Arpa campania ambiente 2014 16

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PRIMO PIANO

Cementificazione selvaggia emergenza in Italia

Maisto a pag.2 AMBIENTE & LIBRI

Libri che raccontano il futuro del Pianeta

Con la crisi finanziaria globale, sembra che i temi dell’ambiente non siano più al centro della discussione politica internazionale. Eppure si continua a scrivere di natura, ecologia, cambiamenti climatici, inquinamento e salute, nel mondo come in Italia. Mosca a pag.4

SCIENZA & TECNOLOGIA

Misurare il “respiro” dei vulcani I vulcani sono una delle manifestazioni più appariscenti e spettacolari dei processi geodinamici che operano all’interno della terra e la conoscenza degli stessi e dei meccanismi che li governano riveste un ruolo di primaria importanza... Buonfanti a pag.9

AMBIENTE & SALUTE

Fecondazione eterologa: si intravede uno spiraglio

Istat: in Italia la qualità dell’aria sta migliorando La qualità dell'aria in Italia migliora per effetto dell'aumento della mobilità sostenibile; lo rileva uno studio dell’Istat. I dati sono relativi al 2013 che risulta il secondo anno consecutivo in cui si registra una lieve flessione discendente dei tassi di motorizzazione dei capoluoghi di provincia: circa 613, 2 automobili e 132,7 motocicli per mille abitanti (rispettivamente - 0,9 e -0,6 % rispetto al 2012). Che sia per effetto di una maggior responsabilità ambientale o della crisi finanziaria, più italiani scelgono mezzi alternativi rispetto al 2012. La scelta, probabilmente causa malfunzionamento, non ricade però sui mezzi pubblici, la cui domanda è infatti in calo. Esposito a pag.7

RACCONTIAMO IL METEO

AMBIENTE & TRADIZIONE

LAVORO & PREVIDENZA

Luglio 2014 insolitamente fresco e piovoso

Il “Real Orto Botanico” di Napoli

La Corte di Giustizia dell’Unione Europea

Quello di quest’anno è stato tra i mesi di luglio più freschi ed instabili degli ultimi decenni. La lunga sequenza delle perturbazioni che hanno colpito l’Italia ha fatto registrare a luglio precipitazioni di gran lunga superiori alla norma. Loffredo a pag.5

Garbage Patch State l’arcipelago di plastica Forse pochi lo sanno ma esiste una nazione composta pezzo per pezzo da qualcosa che ognuno di noi ha abbandonato perché poco importante. Funaro a pag.6

L'Orto botanico di Napoli è tra i più antichi d’Italia e senz’altro il più importante per il numero e le qualità delle collezioni presenti. Il Real Orto botanico fu fondato nel 1807 (anche se alcuni anni prima a Monteoliveto già esisteva un orto botanico universitario) in un’area ai piedi della meravigliosa collina di Capodimonte nei pressi del Real Albergo dei Poveri, un’opera monumentale anch’essa conosciuta ed apprezzata in tutto il mondo. De Crescenzo-Lanza a pag.12

AMBIENTE & CULTURA

NATUR@MENTE

Il principe di Metternich a Napoli

Vuoi tu dare un futuro ai bimbi? Sì lo voglio Francesco che trascina il carretto, Simona che gioca con le conchiglie...

Nella notte tra il 22 e il 23 agosto del 1791 nell’isola di Haiti, gli africani deportati insorsero contro i negrieri e organizzarono la prima rivolta storica occidentale per l’abolizione dello stato di schiavitù. Clemente a pag.11

Terzi a pag.13

Tafuro a pag.17

Ai sensi dell’art. 19 TUE, “la Corte di Giustizia dell’Unione Europea comprende al suo interno la Corte di Giustizia, il Tribunale e i tribunali specializzati”. Compito della Corte di giustizia è quello di interpretare il diritto dell' Unione Europea affinché esso trovi identica applicazione in tutti i Paesi rientranti in tale contesto. Essa giudica, inoltre, in merito alle controversie tra i governi degli Stati membri e le istituzioni dell'UE. Tutti possono rivolgersi alla Corte di Giustizia, privati cittadini, imprese, nonché organizzazioni, nel caso in cui si ritenga che sussista una lesione di diritti da parte di un'istituzione dell'UE. Ferrara a pag.16


È necessario regolamentare il consumo di suolo

Cementificazione selvaggia, emergenza in Italia Rosario Maisto Un’ invasione di case insicure, fragili, non coibentate, energeticamente costose e spesso vuote e inutili, insieme a capannoni, autostrade, parcheggi, cave e strade continuano a cancellare importanti porzioni del nostro territorio. In tre anni abbiamo perso, secondo

l’Ispra, ben 720 chilometri quadrati di suolo. Nemmeno la crisi ferma questa epidemia cementificatoria, che devasta il Paese senza incidere per nulla sull’emergenza casa che riguarda ben 650mila famiglie che per reddito e condizioni avrebbero diritto ad un alloggio di edilizia popolare. Senza un serio impegno politico la situazione non cambierà. Servono subito provvedimenti specifici per frenare il consumo di suolo e per la riqualificazione del patrimonio edilizio con chiari obiettivi di efficienza energetica e sicurezza antisismica. Non servono altre case di carta in periferia, insicure e invivibili, ma nuove politiche per ripensare periferie degradate e dismesse con proce-

dure che permettano finalmente di avviare progetti innovativi. Dei 22.000 chilometri quadrati urbanizzati in Italia, il 30% è occupato da edifici e capannoni, il 28% da strade asfaltate e ferrovie. Tra le città con le superfici più cementificate troviamo Napoli e Milano (con oltre il 60%) seguite da Pescara e Torino

(oltre il 50%) e poi da Monza, Bergamo, Brescia e Bari con oltre il 40% di superficie impermeabilizzata. Nel 2014, inoltre, ancora in gran parte d’Italia non esistono controlli e sanzioni rispetto ai consumi delle abitazioni (ossia le verifiche degli attestati di prestazione energetica che per la Direttiva sono obbligatori) e quindi si condannano le famiglie a spendere migliaia di Euro per case fredde d’inverno e calde d’estate. Malgrado dibattiti e impegni, ancora non è in vigore il libretto del fabbricato e non si hanno informazioni nemmeno per edifici in zone a rischio sismico e idrogeologico, o controlli mirati relativi ai materiali e alle tecniche di costruzione utilizzate. In que-

sta situazione, il settore dell’edilizia vive una drammatica crisi occupazionale con oltre 600.000 posti di lavoro persi e migliaia di imprese chiuse. C’è quindi urgente bisogno di un progetto che tenga assieme gli obiettivi e le politiche per tre grandi questioni strettamente connesse tra loro: il consumo di suolo, l’emergenza casa e la

rigenerazione urbana. Rispetto all’emergenza casa, negli ultimi 5 anni sono stati emessi oltre 311.000 sfratti, e milioni di famiglie vivono condizioni di grave disagio per pagare le rate del mutuo o dell’affitto nonostante siano 2.700.000 le case vuote su tutto il territorio italiano (contro le 700.000 nel Regno Unito per fare un esempio). Servono nuove politiche, con risorse stabili per riqualificare il patrimonio edilizio pubblico in locazione e per creare nuovi alloggi negli ambiti di riqualificazione, con nuovi strumenti urbanistici e fiscali da affidare ai Comuni per gestire il patrimonio immobiliare. Interventi che mancano completamente nel Decreto sulla casa.

Contabilità ambientale

Gestire i flussi di materia e energia Italia ligia al dovere Angelo Morlando Nel bilancio 2014-2020 della UE, la politica di coesione investirà 325 miliardi di euro per realizzare gli obiettivi in tema di crescita e occupazione, nonché per affrontare le problematiche legate al cambiamento climatico e alla dipendenza energetica. Tenendo conto dei contributi nazionali, l'impatto complessivo dovrebbe superare i 500 miliardi di euro. Gli elementi chiave della riforma si basano sull' adattare il livello di sostegno e il contributo nazionale ai relativi livelli di sviluppo indirizzando le risorse, contemporaneamente, sui settori chiave per la crescita. Le priorità saranno quattro: innovazione e ricerca, agenda digitale, sostegno alle piccole e medie imprese (PMI) ed economia a bassa emissione di carbonio. E' necessario stabilire obiettivi chiari, trasparenti, misurabili e parametri di responsabilità e di risultato. Solo in questo modo sarà possibile assicurare l'efficacia degli investimenti e un migliore coordinamento per evitare le sovrapposizioni. Nell’Agenda verde del governo, inoltre, è stato inserito un nuovo articolo: è il numero 31 ed istituisce il "Comitato per il capitale naturale". L'articolo è ancora una bozza, ma potrebbe risultare determinante per colmare una lacuna decisiva che si protrae da anni. Le basi per la contabilità ambientale sono poste dal capitolo 8 dell'Agenda 21 in cui viene proposto un programma per tutti i paesi, ma in Italia il sistema è ancora lacunoso e ciò mina alla base la sostenibilità di ogni politica industriale. Senza risorse, infatti, non c’è industria. Ogni manifattura, a sua volta, produce scarti che vanno gestiti. La gestione dei flussi di materia e di energia è ciò che mantiene in vita i processi economici; la mancanza di conoscenza della loro qualità, quantità e movimenti, pone il paese e l'intero sistema economico di fronte a gravi rischi. L’Ispra e l’Istat hanno provato, con le risorse disponibili, a portare la contabilità ambientale al massimo livello possibile, ma senza mai poterne proporre una versione definitiva. Citiamo la nota ufficiale del Ministero dell'Ambiente: «Entro il 28 febbraio di ogni anno il Comitato consegna al Presidente del Consiglio dei Ministri e al Ministro dell’economia e delle finanze un rapporto sullo stato del capitale naturale del Paese, corredato delle informazioni e dei dati ambientali espressi in unità fisiche e monetarie seguendo le metodologie definite dalle Nazioni Unite e dall’Unione europea». Se tutto ciò sarà seriamente e definitivamente stabilito, sarà concretamente possibile limitare lo sfruttamento delle risorse naturali.


Dossier Legambiente sull’inquinamento dei laghi Laghi inquinati e minacciati dal cemento. È complessivamente negativo l'esito del monitoraggio scientifico dell’ edizione 2014 della Goletta dei Laghi di Legambiente, che con il contributo del Coou (Consorzio Obbligatorio Oli Usati) e Novamont ha fatto undici tappe, attraversando dieci regioni, ed analizzato campioni di acqua in oltre cento punti in 11 laghi italiani: Iseo, Lario, Varese, Ceresio Maggiore e Garda in Lombardia, la sponda del Maggiore in Piemonte e quella del Garda in Veneto, Bolsena, Bracciano, Albano e Vico nel Lazio e Trasimeno e Piediluco in Umbria. Su 101 punti campionati dai tecnici del laboratorio mobile, "ben 62 hanno mostrato una concentrazione di batteri fecali superiori alla norma, 39 in misura tale da risultare fortemente inquinati" è la conclusione dopo un mese di viaggio della Goletta. Tra i più critici, spiega Legambiente, i bacini della Lombardia, con 38 punti su 58 oltre i limiti di legge. Imputati principali si confermano le foci dei corsi d'acqua "che raccolgono reflui nell'entroterra, oltre agli scarichi diretti a lago, in un quadro generale afflitto troppo spesso dall'inadeguatezza dei sistemi fognari e depurativi". Che assieme alla cementificazione delle coste (Iseo e Garda), a progetti impattanti

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Nel 51% dei campionamenti nei laghi italiani i valori dei batteri sono fuori norma

come la possibile realizzazione del comprensorio sciistico più grande del Sud Italia (sui laghi Arvo e Cecita in Calabria), alle attività agricole (Como), e alle attività industriali (Pertusillo in Basilicata), sono tra le minacce più rilevanti. Per far fronte alla situazione "urgono investimenti in infrastrutture fognarie e depurative", osserva Legam-

biente. Ma accanto alle criticità, non mancano le località che hanno saputo coniugare con successo l'offerta turistica e la sostenibilità ambientale, veri e propri presidi ecologici, come i Pantani di Lentini e Gelsari in Sicilia, il lago di Vico nel Lazio, il lago di Porta in Toscana, i bacini della Sila in Calabria. "In un momento economico

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così difficile - commenta Rossella Muroni, direttrice nazionale di Legambiente - i laghi possono essere motori della green economy e diventare volani di sviluppo sostenibile. Da qui il nostro sostegno a strumenti come i Contratti di Lago che possono far collaborare concretamente le istituzioni provinciali e regionali, le amministrazioni lacuali e quelle

dell'entroterra, gli enti tecnici, le società di gestione, le associazioni e i cittadini". "La carenza del sistema depurativo riguarda ancora un'estesa area del nostro Paese - spiega Giorgio Zampetti, responsabile scientifico nazionale di Legambiente - Le conseguenze hanno un impatto sull'ambiente e sono anche economiche: rischiamo di dover pagare pesanti sanzioni per le procedure d'infrazione dovute al mancato rispetto delle direttive europee". L’intento di questo dossier è anche quello di dare sostegno a strumenti come i Contratti di lago la cui esperienza traccia la strada per una pianificazione partecipata del territorio e la riqualificazione dei bacini lacustri. Durante l'edizione appena conclusasi, la Goletta ha stimolato l'utilizzo dello strumento dei Contratti, previsto dalla Direttiva Quadro Europea sulle Acque 2000/60/CE, sulla scia dei percorsi avviati sul Trasimeno in Umbria e sui laghi di Avigliana in Piemonte. Questi ultimi sono un esempio della buona gestione auspicata dagli ambientalisti. Lo dimostrano le 5 Vele della Guida Blu di Touring Club e Legambiente con cui Avigliana è stata premiata nella classifica nazionale dedicata ai laghi dell'edizione 2014 della storica iniziativa. G.M.

Il festival dell’impegno civile “Storie perbene” nella terra di “Gomorra” Anche quest’ anno si è concluso il festival dell’impegno civile, festival itinerante giunto alla sua settima edizione. Stiamo parlando dell'unica rassegna interamente realizzata nei beni confiscati alla camorra, promosso dal Comitato don Peppe Diana e l'associazione Libera - coordinamento di Caserta. La rassegna, nata sette anni fa a Casal di Principe, muove i primi passi già nel 2006 quando, il 15 Aprile, durante i funerali di Don Peppe Diana,in quella triste occasione nascerà infatti quell’impegno che porterà le terre di Gomorra a trasformarsi nelle terre di Don Peppe Diana, il prete ucciso dalla camorra

venti anni fa. Il tema scelto per il festival di quest’ anno è stato “Storie per bene”,con l’intento di far rivivere tramite il racconto tutte le vicende che quotidianamente vengono costruite da chi abita le terre di Don Peppe Diana. Incontri, dibattiti, concerti, presentazioni di libri, degustazioni di prodotti realizzati sui terreni confiscati alle mafie, rappresentano la colonna portante di una rassegna che vuole illuminare l'impegno di comunità educative, solidali e sane che operano in territori laboriosi di rinnovata identità dal passato opulento. Così nel “ bene confiscato di Maiano a Sessa Aurunca ”, su un terreno confiscato e dedicato a

una vittima innocente di camorra, Alberto Varone, nasce il primo laboratorio di trasformazione di prodotti agricoli nato su un terreno confiscato. Il laboratorio è dedicato a Giuseppe Mascolo, altra vittima innocente di camorra, un imprenditore di Sessa Aurunca. In questo impianto si trasfor-

meranno i prodotti agricoli che diverranno conserve le quali verranno inserite nel progetto “facciamo un pacco alla camorra”, il pacco alimentare che racchiude le primizie provenienti dalle cinquantuno imprese che oggi restituiscono “il pacco” che la camorra ha da sempre fatto alla gente per-

bene! Il festival ha fatto tappa in tutta la Campania e non solo, Casalnuovo, Baia Verde, Napoli, Ottaviano, Castel Volturno, Casal di Principe, San Cipriano d'Aversa, Sessa Aurunca. Durante le tappe sono intervenuti i parenti delle vittime innocenti di camorra, attori, musicisti, artisti, cantanti, mediatori culturali, uomini e donne in rappresentanza dell'economia etica e sociale, rappresentanti della politica, giornalisti, docenti, magistrati, scrittori, sacerdoti e tanti giovani, in particolare quelli dei campi estivi organizzati da Libera. Tutti insieme per urlare a gran voce che “si può fare!” e i fatti lo stanno dimostrando. F.S.


Libri che raccontano il futuro del Pianeta Sono molte le novità editoriali in tema di ambiente, in Italia e nel mondo Luigi Mosca Con la crisi finanziaria globale, sembra che i temi dell’ambiente non siano più al centro della discussione politica internazionale. Eppure si continua a scrivere di natura, ecologia, cambiamenti climatici, inquinamento e salute, nel mondo come in Italia. Segno che esiste ancora, nel pianeta, una necessità di conoscere il mondo naturale dove viviamo e le sue trasformazioni: un bisogno che non viene espresso solo da scienziati e addetti dai lavori, ma anche dal pubblico più in generale. Su questi temi, sono tanti i libri di carattere divulgativo, pubblicati nel nostro Paese e a livello internazionale nel corso del 2014, oppure di prossima uscita. Naomi Klein, che ha segnato un’epoca con il suo “No Logo”, bestseller internazionale del 2001, si appresta a pubblicare un libro-denuncia sui cambiamenti climatici, la cui uscita è prevista a settembre nei paesi di lingua inglese. Il volume si intitola “This Changes Everything”, “Questo cambia tutto”, ed esibisce un sottotitolo polemico e di sicura presa (“Capitalism vs. The Climate”, cioè “Capitalismo contro clima”). Principale bersaglio dell’autrice canadese è l’ottimismo di chi ritiene che il mercato e lo svi-

luppo tecnologico siano in grado di auto-regolarsi, favorendo la diffusione di dispositivi e sistemi sempre più sofisticati e quindi sostenibili dal punto di vista ecologico. La Klein mostra di non crederci e reclama soluzioni drastiche e immediate per tagliare le emissioni di gas serra. In Italia, invece, sta per arrivare la traduzione di “Cooked”, un brillante saggio-racconto scritto dal giornalista Michael Pollan. Il quale ha già avvicinato negli Stati Uniti schiere di lettori alla botanica e all’arte di cucinare, con un’insolita capacità di affabulare attraverso gli oggetti e le abitudini di ogni giorno. In “Cooked”, in uscita per i tipi di Adelphi (424 pagine, 26 euro, il titolo italiano è “Cotto”), ci si avventura in una storia intrisa di umorismo, ambientata nella cucina dell’autore. Qui, Pollan riporta la trasformazione del cibo ai quattro elementi fondamentali: il fuoco, cioè l’arrostire; l’acqua, quindi il bollire; l’aria, che innesca il lievitare, e la terra, che custodisce la fermentazione. «Riappropriarsi dell’arte di cucinare», scrive Pollan, «può essere il passo più importante, che chiunque può fare, per contribuire a rendere il sistema alimentare degli Stati Uniti più sano e sostenibile». Quest’anno, poi, Einaudi ha proposto in Italia un altro

fortunato autore americano: si tratta di David George Haskell, professore di biologia alla University of the South, in Tennessee, e finalista del premio Pulitzer 2013 nella categoria saggistica. Per un anno intero, Haskell si è recato ogni giorno in un bosco sotto casa, osservando sempre lo stesso metro quadrato di terreno, per poi raccontarne la vita intensa e mutevole. Il risultato è “La foresta nascosta. Un anno trascorso a osservare la natura” (292 pagine, 29 euro), in cui quella piccola porzione di mondo viene descritta

come un microcosmo meraviglioso e avvincente. Ma ovviamente, la natura e le sue mutazioni sono anche fonte di apprensione, e quindi è inevitabile che a dominare la pubblicistica sia il tema dei cambiamenti climatici: un testo edito di recente da Zanichelli e curato dalla fondazione indipendente Climate Central si intitola “Le stranezze del clima. Che cosa sta cambiando, e perché” (184 pagine, 12,90 euro), e pur rivolgendosi a un pubblico ampio, si avvale del rigoroso controllo scientifico di un gruppo di esperti di livello internazionale. Di radioattività scrive invece il professore Giovanni Vittorio Pallottino, ordinario di Elettronica alla Sapienza di Roma, che con Dedalo ha pubblicato quest’anno “La radioattività intorno a noi. Pregiudizi e realtà” (184 pagine, 16 euro). L’intento dello studioso è, innanzitutto, di ricordare ai lettori che la radioattività è un fenomeno naturale: arriva dal cosmo, viene emessa dal sottosuolo e dai materiali da costruzione, e si sprigiona, in maniera naturale, persino dal

nostro corpo. Il professor Pallottino ci invita a guardare al fenomeno - e a ponderarne i rischi - in maniera razionale. Stesso approccio per “Il Caso Ogm”, volume pubblicato di recente da Carocci (148 pagine, 11 euro) e scritto da Roberto Defez, che dirige il Laboratorio di biotecnologie microbiche all’Istituto di bioscienze e biorisorse del Cnr di Napoli. Defez ripercorre il dibattito sugli organismi geneticamente modificati, ne ricorda gli accenti più critici, ma documenta anche le opportunità offerte dalle biotecnologie.


Raccontiamo il meteo. All’origine dell’anomalia, un anticiclone che ha garantito il beltempo in Scandinavia

Luglio 2014 insolitamente fresco e piovoso Gennaro Loffredo Quello di quest’anno è risultato tra i mesi di luglio più freschi ed instabili degli ultimi decenni. Eravamo fin troppo abituati, negli anni precedenti, alle performance durature del famigerato anticiclone africano, il quale soffocava la nostra penisola con temperature da canicola. La lunga sequenza delle perturbazioni che ha colpito l’Italia ha fatto registrare a luglio precipitazioni di gran lunga superiori alla norma e temperature inferiori alla media, soprattutto al centro nord. Lo attestano i dati dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche ( IsacCnr) di Bologna, che mostrano, per il luglio 2014, un +73% rispetto alle precipitazioni medie registrate nello stesso mese sul periodo 19712000. L’Italia centro-settentrionale è stata maggiormente colpita dalle anomalie, ma anche le regioni meridionali (in primis la Campania) hanno avuto la loro dose di piogge, nel mese più stabile e secco dell’anno secondo la climatologia italiana. Dalla Toscana in su le piogge sono risultate oltre il doppio del normale, ma su alcune zone del Triveneto e

Scostamento delle temperature medie in Europa nel luglio 2014, rispetto ai valori del periodo 1971-2000 (fonte: Cnr-Isac, Noaa)

dell’Emilia occidentale sono state addirittura il triplo. La causa di questo continuo flusso di correnti instabili e fresche sul nostro paese è imputabile alla presenza di un robusto ed anomalo anticiclone sulla Scandinavia che ha deviato il treno di perturbazioni atlantiche proprio sul bacino del mediterraneo. L’enorme energia in gioco, purtroppo, è stata la causa di numerosi nubifragi, i quali

hanno provocato e causato danni e vittime, ad esempio nel Trevigiano. L’anticiclone africano, inoltre, inibito da una siffatta configurazione sinottica, ha interessato solo sporadicamente le nostre regioni meridionali, puntando spesso la Grecia e le nazioni del Medio Oriente. Oltre alle abbondanti precipitazioni, il mese di luglio ha fatto registrare anche temperature piuttosto fresche, chiu-

Scostamento della piovosità del luglio 2014 in Europa, rispetto ai valori del periodo 1971-2000

dendo con un’anomalia di circa mezzo grado sotto la media del periodo 1971-2000. Per trovare anomalie più basse a luglio occorre andare indietro negli anni ‘90: i mesi di luglio 1996 e del 1993 furono infatti più freddi di quello di quest’anno. Questa situazione di avverse condizioni meteorologiche ha messo letteralmente in ginocchio il turismo balneare, e ha praticamente accentuato la

crisi economica del paese. È stata una prima parte della stagione estiva praticamente fallimentare su gran parte del centro-nord: parzialmente salvo solo l’estremo sud, in particolare la Sicilia che si è rivelata, come sempre, l’isola felice del panorama meteorologico. È un trend che è proseguito anche nella seconda parte dell’estate del 2014, sebbene con toni meno esasperati del mese precedente.


GARBAGE PATCH STATE: L’ARCIPELAGO DI PLASTICA Un’installazione per dare forma ad un’emergenza terribile ma invisibile Rosa Funaro Forse pochi lo sanno ma esiste una nazione composta pezzo per pezzo da qualcosa che ognuno di noi ha abbandonato perché poco importante, si chiama “Garbage Patch State” ed è uno stato Federale di 16 milioni di chilometri quadrati che comprende le 5 “isole” costituite dai rifiuti plastici convogliate dalle correnti oceaniche denominate Garbage Patch. Il GPS è stato rappresentato dall’artista Maria Cristina Finucci con una performance /installazione all’UNESCO e come tutti gli stati ha una sua bandiera, una costituzione, un’anagrafe di 5mila oggetti che possono essere virtualmente adottati da chi ne richiede la cittadinanza, non si trova ancora sulle cartine geografiche ma presto avrà anche una sua Ambasciata. Nel Garbage Patch si trovano pezzi di plastica di varie dimensioni che vanno da quelli più grandi fino ad arrivare a particelle microscopiche, questa mescolanza di plastica sciolta nel mare viene comunemente definita “ la zuppa di plastica”. Le creature marine che vengono intrappolate nelle reti abbandonate dai pescatori o

dagli anelli delle confezioni da sei lattine (sixpacks) o dai sacchetti di plastica, inevitabilmente muoiono perché non riescono più a liberarsi o perché soffocati, oppure perché scambiano per cibo i pezzetti colorati di plastica che non potendo digerire li portano alla morte. Le analisi dell’acqua hanno evidenziato che per ogni particella di plankton ce ne sono 6 di plastica fino ad una profondità di 30m sotto il livello del mare per cui i pesci ingeriscono più plastica che nutrimento. La plastica, che è porosa, attira gli ormoni dispersi negli oceani, come è noto il mare contiene una grande quantità di ormoni di sintesi prodotti per uso umano o per l’industria agro alimentare. Quindi, insieme alla plastica, i pesci ingeriscono anche alte dosi di ormoni che creano squilibri al loro sistema endocrino. Inoltre Il manto di plastica agisce da filtro e impedisce la fotosintesi di quella specie di alghe che sono proposte ad ossigenare il mare, questo influisce sul livello di CO2 nell’atmosfera. Non esiste per ora alcun rimedio per questo disastro ambientale, perché anche qualora si trovassero i fondi necessari per ripulire i 16 m di kmq di

mare inquinato, fino ad una profondità di 30 m, sarebbe impossibile evitare di rimuovere insieme alla plastica anche i microorganismi presenti nel mare e si finirebbe con il rovinare ancora di più l’ecosistema. Lo stato del GPS è stato ideato e fondato per rendere tangibile attraverso l’immagine una realtà molto complicata da percepire perché per sua natura quasi invisibile. Il GPS nasce come azione artistica volta a far cono-

scere e quindi a combattere il fenomeno del GP ,affinché ognuno di noi si impegni a far sì che questo pericoloso ammasso di plastica non cresca ulteriormente ( dal 1970 il GP è ingrandito 100 volte). L’ Arte può con la potenza delle sue immagini e delle sue azioni smuovere nel profondo laddove la comunicazione scientifica non ha saputo sufficientemente formare un immaginario collettivo.

L’Isola artificiale sul fiume Hudson

LA GRANDE MELA AVRÀ UNA SUA SPIAGGIA: NASCE NEW YORK CITY BEACH Anna Paparo Da oggi anche New York avrà la sua spiaggia grazie all’inventiva di alcuni architetti della Grande Mela che hanno progettato un’isola artificiale nel fiume Hudson. Così nasce “New York City Beach”, una spiaggia galleggiante lunga duecento sessanta metri e larga sessantacinque metri che sorge proprio di fronte lo skyline di New York. Per il momento si tratta solo di un’idea, un’idea che costa la bellezza di ventiquattro milioni di dollari che sta cercando fondi per poter prendere forma attraverso Indiegogo. Il progetto prevede l’istallazione lungo il corso del fiume di una sorta di isola galleggiante con tanto di ombrelloni, tavolini, ristoranti, bar a seguito. In particolare, la chiatta, co-

struita su due livelli, ricorda un ponte levatoio ed è completa di sabbia, sdraio ed ombrellone. Insomma, per i newyorkesi sarà proprio come fare una vacanza al mare, solo che non dovranno spostarsi di molto. Se la campagna di crowdfounding andrà a buon fine e gli architetti responsabili otterranno il permesso della città, non dovremmo aspettare tanto per vedere il tutto realizzato. Più o meno un paio d’anni. Da un’idea di Blayne Ross in collaborazione con Matt Berman e Andrew Kotchen di workshop/apd, importante studio di design, e Nathaniel Statnton di Craft Engineering Studio, il progetto potrà essere finanziato attraverso delle donazioni. Infatti, si potrà acquistare un semplice “shout-out” su un apposito sito a soli venticinque

dollari oppure si potrà acquistare – opzione per i donatori più facoltosi e generosi - un ricevimento privato con il signor Ross e la sua squadra a soli cinque mila dollari. Quindi, sotto a chi tocca. La spiaggia galleggiante newyorkese sta scalpitando e, se tutto andrà secondo i piani, sarà inaugurata, poi, attraverso una campagna Kickstarter. La comodità di questa fantastica

spiaggia sarà per i cittadini newyorkesi quella di rilassarsi e godersi una vacanza senza necessariamente doversi allontanare dalla città. Ma questo non è l’unico progetto ideato per rispondere alle esigenze degli americani stressati da una vita frenetica e in continuo movimento: infatti, nel prossimo 2016arriverà anche The Plus Pool (è possibile visionare il

progetto visitando il sito www.pluspool.org), una grande piscina olimpionica sull’East River collegata alla riva da una sorta di sentiero. Manca davvero poco e anche a New York potranno cantare per quest’anno non cambiare, stessa spiaggia stesso mare senza essere costretti a spostarsi o a viaggiare lontano da casa.


Istat: in Italia qualità dell’aria in ripresa Il rapporto 2013 fa registrare un miglioramento “green” al Centro Nord, mentre il Sud è in affanno Alessia Esposito La qualità dell'aria in Italia migliora per effetto dell'aumento della mobilità sostenibile; lo rileva uno studio dell’Istat. I dati sono relativi al 2013 che risulta il secondo anno consecutivo in cui si registra una lieve flessione discendente dei tassi di motorizzazione dei capoluoghi di provincia: circa 613, 2 automobili e 132,7 motocicli per mille abitanti (rispettivamente - 0,9 e -0,6 % rispetto al 2012). Che sia per effetto di una maggior responsabilità ambientale o della crisi finanziaria, più italiani scelgono mezzi alternativi rispetto al 2012. La scelta, probabilmente causa malfunzionamento, non ricade però sui mezzi pubblici, la cui domanda è infatti in calo. Pare che la vera risposta siano state le iniziative di mobilità sostenibile, come il car sharing (attivo in 23 città, soprattutto nel settentrione) e il bike sharing (presente ormai in ben 66 città). I comuni si adeguano: ormai dei 116 sono 36 quelli a disporre d almeno 34 km di pista ciclabile. Nonostante tutto, però, l'Italia non può ancora fare a meno delle politiche di limitazione della circolazione del traffico

privato che sia per il superamento della soglia limite di inquinamento o per prevenzione. Ventotto i capoluoghi che ne hanno fatto uso. In ogni caso, si registra un generale miglioramento della qualità dell'aria per quanto riguarda il superamento della soglia delle polveri sottili: rispetto all'anno precedente, nel 2013 diminuisce il numero di capoluoghi in cui il

valore massimo (Pm10) viene superato per più di 35 giorni. Ciò accade al Centro (da 9 a 6 capoluoghi) e al Nord (da 37 a 32) anche grazie all'incremento di autovetture euro 4 o superiori o motocicli meno inquinanti. Il Mezzogiorno fa registrare invece una media del 10% in meno dei veicoli di questo tipo. Concausa, questa, del fatto che

il Sud non rispetta il trend positivo. Per quanto riguarda la Campania, ad esempio, i capoluoghi della regione che oltrepassano la soglia di inquinamento per più di 35 giorni passano da 2 a 4. Notizie positive riguardano gli spazi verdi pubblici. Nel 2013 rappresentano il 2,7% del territorio dei capoluoghi di provincia che corrispondono a circa

577 milioni di metri quadrati, ovvero 32,2 m2 per abitanti (+0,7% rispetto al 2012). Inoltre sono ben 57 le amministrazioni che hanno affidato orti urbani ai cittadini. A garanzia della salvaguardia della biodiversità urbana, oltre 3.200 km quadrati del territorio dei capoluoghi (ovvero il 15,8%) sono stati poi identificati come aree naturali protette.

Mobilità sostenibile: il bike sharing arriva a Salerno Saranno tre le ciclostazioni attive Prende il via il progetto Bike Sharing Salerno per il miglioramento della mobilità sostenibile. In tre ciclostazioni collocate in via Giuseppe Odierno (alle spalle della Villa Comunale), sul lungomare Tafuri e in piazza della Libertà (Pastena), sono da oggi utilizzabili 24 biciclette a pedalata assistita per gli spostamenti in città. Dopo una prima fase sperimentale, il servizio sarà potenziato con nuove ciclostazioni e nuove bici.” Lo annuncia il sindaco Vincenzo De Luca sulla sua pagina Facebook. Il progetto di bike sharing è stato affidato alla Renergo Energy, società di giovani ingegneri salernitani e sul sito del Comune vengono indicate le modalità di utilizzo: è necessario stipulare un contratto d'uso presso alcuni BKS point grazie

a cui effettuare l'abbonamento e ritirare una tessera con importo a scalare. Gli utenti potranno sottoscrivere l'abbonamento (e ricaricarlo) anche dal sito www.bicincentro.it. Gli stessi dispositivi danno accesso ai servizi di prenotazione bici e di controllo. Si possono cioè visualizzare le bici libere e la posizione delle ciclostazioni più vicine. A breve sarà attivata anche l'App relativa per facilitare le operazioni. Le ciclostazioni sono per il momento state implementate in zone strategiche, ma, dopo un primo periodo di sperimentazione, è previsto di situarle progressivamente in diverse zone per servire al meglio la città. Sono dotate di impianto fotovoltaico per essere green a 360°, ma, per garantire la con-

tinuità del servizio 365 giorni l'anno 24 ore su 24, sono collegate anche alla rete elettrica in caso di giornate non soleggiate e di utilizzo notturno. Ciascuna delle tre prevede deposito e ricarica per otto biciclette più due posti liberi. Le bici hanno tre livelli di velocità e queste sono a pedalata assistita per consentire una pedalata semplice anche nelle zone collinari presenti nella città di Salerno. Per promuovere l'utilizzo del bike sharing nei primi tempi sono previsti stand informativi e per incentivarne l'uso l'attivazione di convenzioni con bar e locali della movida. Il piano tariffario è accessibile: 39€ di abbonamento valido per 20 ore di utilizzo, oltre a promozioni pensate per utenti abituali e nel caso di eventi cittadini. A.E.


Il pannello solare termico “Sferasol” Grazie alla sua forma sferica incanalerà più energia Fabio Schiattarella Giunto da un po’ di tempo sui mercati, il pannello solare termico “Sferasol” acquista sempre più consensi. Questa nuova tipologia di pannello contiene un sistema di scambio termico completamente integrato. All’interno c’è un serbatoio da 150 litri con la serpentina e il vaso di espansione, nella base c’è una centralina di controllo, il gruppo di pompaggio del fluido e un circuito chiuso di glicole etilenico, che trasferisce il calore del sole al serbatoio pieno d’acqua. La cornice è una sfera d’acciaio verniciata, essa è volta a captare i raggi del sole, e infine, una base in acciaio inox. Il pannello non supera un metro e mezzo d’altezza e può essere senza troppe difficoltà collocato ove c’è spazio sufficiente. Basta davvero poco: allacciarlo a un tubo dell’acqua in entrata e uno in uscita, attaccarlo alla corrente e nulla più. Mario Boaglio, co – fondatore ed amministratore delegato di Sferasol spiega come la mission sia stata quella di rivoluzionare il modo di vivere il solare termico. La sfera non dovrà essere installata per forza sul tetto ma

anche altrove. Il progetto nasce come start up del Politecnico di Torino e successivamente grazie alla Start Cup organizzata dalla stesso Politecnico hanno avuto ragione della loro idea. L’ idea di un

collettore sferico nasce e si sviluppa da un’idea estremamente semplice. Un pannello piano è capace di raccogliere l’energia solare in proporzione alla superficie esposta perpendicolarmente ai raggi del sole.

Ma il sole non ha un moto di questo tipo, sorge basso all’orizzonte, si muove lentamente verso Sud e tramonta tornando basso a Ovest. Non solo, in estate sale più alto nel cielo, mentre in inverno ri-

mane più basso. Il pannello solare piano, quindi, non potrà mai essere perfettamente esposto, è impossibile, ma tenderà a perdere in rendimento nelle ore iniziali e finali della giornata e nelle stagioni fredde. Sferasol invece segue, grazie alla sua forma, il movimento del sole, in questo modo incanalerà più energia lungo tutto l’arco della giornata. Grazie alla sua forma, questo collettore innovativo rende molto di più di un pannello solare tradizionale e ingombra molto di meno: via i pannelli piani dal tetto, via il serbatoio dalla casa, via la pompa, il vaso di espansione e il sistema di controllo. Grazie al suo design d’avanguardia, il pannello solare Sferasol non ha bisogno di essere messo in disparte. All’interno del nostro giardino potrebbe diventare una delle principali attrattive. Attualmente c’è chi ne acquista anche più di uno. Non sarà strano ritrovarne due o tre all’interno di giardini privati, ed il suo successo non sembra voler esaurirsi. Le prerogative per il suo successo ci sono tutte. Praticità, duttilità, rispetto dell’ambiente e quel tocco di design che oggi è diventato indispensabile.

“Internet si tinge di verde” Per chi non lo sapesse anche il traffico via web ha un suo impatto ambientale. Purtroppo è la verità, anche se risulta davvero difficile rendersi conto che un prolungato tempo di connessione porta a un enorme consumo di energia impattando anche l’ambiente che ci circonda. Ma niente paura. E’ arrivata una possibile soluzione, made in Italy, che riuscirebbe a rendere internet una realtà più verde. Tutto ciò grazie alla mente geniale di uno scienziato italiano, Diego Reforgiato Recupero, autore di diversi studi e diverse ricerche presso la University of Maryland Institute for Advanced Computer Studies. Nel giro degli ultimi anni il traffico internet è cresciuto a vista d’occhio. Basti pensare a tutte le possibilità di accesso

alla rete che oggi abbiamo, dal classico personal computer al portatile, dallo smartphone al tablet. Tutto è a portata di mano e di click. Ed in più sono, anche, aumentati i servizi disponibili in rete, dal social network ai siti di informazione, dalle app per giocare a quelle per vedere video e film in streaming. Insomma, i consumi energetici della rete continuano ad aumentare e con questi l’impatto di internet sull’ambiente. Uno dei problemi fondamentali è rappresentato dal fatto che i router consumano la stessa energia anche di notte, quando il traffico della rete è meno intenso. Così, Reforgiato Recupero ha ben pensato per risparmiare energia di ideare lo “smart standby”, che consentirebbe ai router di accedere ad uno

stato di risparmio energetico, alternativo ai due stati acceso/spento. Oltre a questo, Reforgiato Recupero ha messo su anche altri metodi per il risparmio energetico: sistemi di dynamic frequency scaling (DFS, una possibile alternativa allo smart standby), tecnologie di raffreddamento che abbassano la frequenza ed i consumi della CPU dei server, sistemi che consentono di spegnere provvisoriamente quei nodi della rete che sono meno utilizzati. Sistemi che, da un lato non intaccano la qualità dei servizi e dall’altro consentono di abbattere i consumi della rete. È proprio il caso di dirlo: ci sono tutte le premesse affinché internet diventi uno spazio virtuale verde così da accorciare le distanze ma non A.P. la vita della natura.


Misurare il “respiro” dei vulcani Migliorare le tecniche di monitoraggio per capire e prevenire sempre più l’attività sismica Ilaria Buonfanti I vulcani sono una delle manifestazioni più appariscenti e spettacolari dei processi geodinamici che operano all’interno della terra e la conoscenza degli stessi e dei meccanismi che li governano riveste un ruolo di primaria importanza non solo per meglio comprendere l’evoluzione del nostro pianeta ma anche nella valutazione della pericolosità ad essi associata. Sul territorio italiano esistono dieci vulcani attivi, ovvero che hanno dato manifestazioni negli ultimi 10.000 anni. Di questi, solo Stromboli ed Etna sono in attività persistente, ovvero danno eruzioni continue o separate da brevi periodi di riposo, dell’ordine di mesi o di pochissimi anni. Ma tutti questi vulcani possono produrre eruzioni in tempi brevi o medi. E allora, proprio perché siamo un popolo cresciuto “all’ombra” del vulcano, la ricerca italiana pare ancora una volta dettare il ritmo delle nuove tecnologie in materia di monitoraggio dei vulcani. Un gruppo di ricerca dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) ha messo a punto negli ultimi anni, una metodologia innovativa per monitorare il “respiro” dei vulcani, la loro attività esplosiva. Si tratta di un sistema sincroniz-

zato di telecamere a infrarosso ad alta velocità, collegate a speciali microfoni che permettono di ricostruire ciò che l’uomo non vede, rallentare i processi di esplosione in modo da permetterne un’analisi precisa e dettagliata, fino a descrivere le traiettorie dei lapilli e costruendo vere e proprie immagini tridimensionali degli eventi vulcanici. Un modello questo, che i ricercatori italiani stano condividendo con i colleghi di tutto il mondo. La ricerca è iniziata monitorando i vulcani delle Eolie. E’ così che sulla sommità dello Stromboli sono stati installati strumenti tecnologicamente all’avanguardia come le telecamere termiche, due ad alta velocità, che riescono ad ottenere sequenze di video riprese in infrarosso e che riescono a registrare eventi esplosivi in diretta nonché una rete di 18 microfoni con stazioni sismo acustiche. “Queste tecnologie, spiega uno dei ricercatori, consentono di osservare l’evoluzione in superficie dei fenomeni vulcanici legati alla pressione nella camera magmatica e alla risalita del magma nei condotti, processi fondamentali che precedono un’eruzione. Le telecamere termiche riescono a realizzare una mappatura in tempo reale dei prodotti di eruzione nonché di avere indica-

zioni precise sulla profondità della colonna magmatica e carpire praticamente sempre in diretta l’evoluzione ed il manifestarsi dei fenomeni eruttivi”. Quella che noi chiamiamo “pericolosità” di un vulcano, dal punto di vista strettamente scientifico è una probabilità: per dirla in parole povere è la probabilità che in un dato periodo si verifichi un certo evento o un altro. Per questa ragione il modo forse più valido per ridurre il rischio legato all’attività

eruttiva di un vulcano è capirne l’andamento ed il comportamento durante tutte le sue fasi. Conoscere il “funzionamento” di un sistema vulcanico è inoltre di conseguenza fondamentale dal punto di vista della protezione civile. 01Non tutti i vulcani però vengono monitorati allo stesso modo, specie nei paesi in via di sviluppo, dove le eruzioni vulcaniche si trasformano spesso in vere e proprie emergenze, come è avvenuto lo scorso 30 dicembre a El Salvador, con l’eruzione

del vulcano Chaparrastique. Proprio in questo caso l’INGV ha collaborato con il governo locale per istallare delle speciali telecamere e altri strumenti di ultima generazione per monitorare momento per momento l’evolvere dell’eruzione. Raccogliere dati da monitoraggi in tutto il mondo è importantissimo perché ci permette di costruire dei modelli che vanno oltre il singolo evento, ma che sono applicabili a tutte le attività esplosive.

Carpito il segreto della fotosintesi Alternative ai combustibili fossili: prosegue la ricerca Paolo D’Auria Universalmente riconosciuti come la principale fonte di emissioni di CO2, i combustibili fossili sono il vero tallone d’Achille dell’uomo moderno. Un veleno da cui tutti, più o meno consapevolmente, siamo dipendenti e su cui poggiano le fondamenta dell’economia globale. Le questioni ambientali sollevate dal loro utilizzo, unite alle considerazioni sul progressivo esaurimento hanno negli ultimi decenni dato sempre più impulso alla ricerca di un’alternativa. Ricerca che, inevitabilmente, si scontra con gli interessi delle grandi lobby petrolifere e sulla “praticabilità” di un modello adottabile su

vasta scala e, soprattutto, sostenibile sia economicamente che ecologicamente. La notizia di un carburante “pulito” ottenuto grazie all’acqua e alla luce del sole, potrebbe, ora, rivoluzionare lo scenario energetico così come lo conosciamo. Un team di scienziati dell’Australian National university

(Anu) ha riprodotto con successo uno dei passaggi cruciali della fotosintesi, aprendo la strada a nuove possibilità per produrre idrogeno come fonte di combustibile pulito ed economico. “Acqua e luce solare sono abbondanti. È una prospettiva entusiasmante quella di poterli usare per creare idro-

geno, e farlo in modo economico e sicuro”, ha spiegato la ricercatrice Kastoori Hingorani. È chiaro che l’idrogeno può essere un potenziale sostituto a emissioni zero di carbonio per i prodotti petroliferi. Il team ha creato una proteina che, quando viene esposta alla luce solare, riesce a catturarne l’energia primaria, che è la chiave della fotosintesi. Il sistema utilizza una proteina presente in quasi tutti gli organismi viventi, la ferritina, che non ha bisogno di batterie o metalli costosi, il che significa che potrebbe essere una soluzione conveniente nei paesi in via di sviluppo, ha spiegato ancora Hingorani. Il co-ricercatore Ron Pace ha rilevato che questa ricerca

apre la strada a nuove possibilità per produrre idrogeno come fonte di carburante pulito e a buon mercato. “È la prima volta che riproduciamo la cattura primaria dell’energia dalla luce solare” ha spiegato. “Potrebbe essere l’inizio – continua – di una serie di possibilità per la creazione di un combustibile altamente efficiente o per la cattura del carbonio atmosferico”. Quindi, produrre grandi quantità di combustibile ad idrogeno “potrebbe trasformare l’economia” ha sottolineato. “Questo ciclo senza emissioni di carbonio è sostenibile, praticamente all’infinito. La luce solare è straordinariamente abbondante, così come l’acqua” conclude Pace.


Nuovo cratere tra gli Astroni e la Solfatara

La Campania è tra le regioni a più alto rischio vulcanico

Il maggiore e più antico dei vulcani centrali nella zona flegrea è quello di Agnano che presenta un cratere svasato di circa due chilometri. Tra gli Astroni e la Solfatara, alcuni mesi fa, è stata scoperta una nuova bocca eruttiva. Adesso la zona flegrea viene tenuta sotto controllo. La Campania è tra le regioni a più alto rischio vulcanico al mondo e i vulcani attivi sono tutti dislocati in aree densamente popolate. Le bocche, quelle che vengono chiamate anche fornaci, sono tenute sotto controllo 24 ore su 24 da un sistema di monitoraggio che consente di registrare eventuali segnali che possano far scattare l'allarme eruttivo. Sono vari i parametri le cui variazioni possono far scattare l'allarme. Innanzitutto le scosse di terremoto che pos-

sono essere facilmente percepite dai cittadini, ma anche le deformazioni del suolo. Tecnicamente ci sono le variazioni chimiche e di temperatura dei gas provenienti dalle fumarole. Tutti parametri che potrebbero servire a lanciare l'allarme e mettere al sicuro la popolazione che abita nelle zone a rischio. A questo punto si presenta uno degli antichi problemi sollevati in più occasioni sul territorio. Perché infatti la gestione dell'emergenza proficua è finalizzata a tutelare i cittadini, sarebbe necessario organizzare e pianificare piani di emergenza che le persone dovrebbero apprendere anche mediante esercitazioni mirate e coordinate dalla protezione civile. La nuova bocca scoperta si

trova nella zona compresa tra Adrano, Astroni e Solfatara. Questa fu frutto di uno studio dei ricercatori dell'Istituto nazionale di Geofisica e vulcanologia insieme ai colleghi delle Università di Oxford. La ricerca aveva anche elaborato la stima dei tempi di ristagno dei magmi al di sotto della struttura dei Campi Flegrei, prima di essere espulsi verso l’esterno. In quella circostanza furono anche tracciate le cosiddette “mappe del rischio”. In base a quello studio pur non parlando di “pericoli imminenti” si è reso necessario effettuare periodicamente monitoraggi mirati e finalizzati, soprattutto alla prevenzione. Dunque, non è solo il Vesuvio, ad essere nell’occhio del ciclone! R.M.

La nuova bocca si trova nella zona compresa tra Adrano, Astroni e la Solfatara

Dieci milioni di api-sentinelle nella Terra dei Fuochi Milioni di piccoli insetti, instancabili e silenziosi, aiutano l’uomo nella tutela ambientale e nei controlli inerenti il fenomeno della Terra dei Fuochi. Il progetto, lanciato nel dicembre 2013, si chiama “C.A.R.A. Terra” ed è stato ideato da CoNaProA (Consorzio Nazionale Produttori Apistici) che ha diverse unità produttive proprio in provincia di Caserta e di Napoli. All’inizio del mese di luglio, il progetto è stato insignito dell’Oscar Green 2014, premio promosso dalla Coldiretti Giovani. Le api, gli insetti impollinatori per eccellenza,

sono infatti dei veri e propri sensori viaggianti, in grado di raccogliere circa dieci milioni di micro prelievi quotidiani su acqua, aria, terreno e vegetazione. Grazie ai campioni raccolti dalle api stesse, e reperibili nel miele e dalla cera, è possibile successivamente eseguire delle analisi in laboratorio sui livelli di cadmio, piombo e idrocarburi policiclici aromatici (IPA), ossia tutte quelle sostanze derivanti dalla combustione incompleta dei rifiuti. Con “C.A.R.A Terra” si cerca quindi di stabilire anche con maggiore attendibilità e pre-

cisione quali siano le aree effettivamente inquinate, così che, a priori, non tutta l’economia del settore agroalimentare nella Terra dei Fuochi venga danneggiata. Il progetto, che gode del sostegno scientifico dell’Università del Molise e dell’Università di Napoli impegnate rispettivamente con Antonio De Cristofaro, docente di apicoltura, ed Emilio Caprio, ricercatore di entomologia generale e applicata, per seguire le complesse attività analitiche, in un campo di indagine piuttosto ampio, sembra essere destinato a durare a lungo.

Al momento sono quattro le bio-centraline, installate a Caianello, Galluccio, Marzano Appio e Vairano Patenora, che accolgono le api monitorate dal progetto. Un’altra dovrebbe essere installata a breve sul territorio di Piedimonte Matese. L’ape è un’efficientissima sentinella del territorio e l’apicoltore è colui che garantisce la perfetta efficienza e la capillare dislocazione di questo delicato sistema di raccolta dati. Le api e gli insetti impollinatori sono necessari alla salvaguardia dell’agricoltura e dell’ecosistema in generale:

per questo motivo tiene banco, negli ultimi mesi, il fenomeno della moria delle api. Nel nostro continente il fenomeno ha riguardato principalmente i Paesi dell’Europa centrale e meridionale, raggiungendo punte del 53% di mortalità. Greenpeace fa sapere che fino al 35% della produzione di cibo a livello globale dipende dal servizio di impollinazione naturale offerto da tali insetti. Sotto accusa per questo evento pesticidi e fitofarmaci, in particolare i neocotinoidi, recentemente vietati dall’Ue. I.B.


L’Italia si adegua al panorama europeo

Fecondazione eterologa: si intravede uno spiraglio Con la moka minor impatto ambientale

Fabiana Clemente Gravidanze grazie alla donazione dei gameti? Una realtà che inizia a radicarsi anche nel nostro paese. Ma di cosa si tratta? In cosa consiste questa tecnica? Nello specifico, la fecondazione eterologa si verifica quando – in caso di infertilità di uno dei due coniugi - il seme o l’ovulo provengono da un soggetto esterno alla coppia. Un donatore insomma. Fino a poco tempo fa, le donne e gli uomini sterili desiderosi di diventare genitori, ricorrevano ad escamotage al di fuori del nostro paese – una triste realtà conosciuta come turismo riproduttivo. Numerose coppie si sono recate in Paesi esteri, dove la legislazione consente terapie e cure adeguate. Spagna e Belgio i paesi prediletti. Ma lo scenario sta per cambiare radicalmente. Nei prossimi mesi, infatti, l’Italia sarà pronta ad offrire una soluzione al problema di sterilità. Una soluzione a carico del Servizio sanitario nazionale. Lo scorso aprile, la sentenza della Consulta ha giudicato incostituzionale il divieto di ricorrere alla fecondazione eterologa – in vigore dal 2004. La legge 40/2004 escludeva, infatti, la possibilità di ricorrere a questa tecnica di procreazione. La Corte Costituzionale in data 9/4/2014 ha dato un taglio al passato e guardando concretamente al futuro. Il ministro per la salute, Beatrice Lorenzin, ha esposto poche settimane fa alla Camera le prime linee guida per la fecondazione eterologa. In sintesi, è stato fissato un limite massimo di età – 35 anni per le donatrici e 40 per i donatori; non si esclude la possibilità di una doppia donazione eterologa – se entrambi i componenti della coppia non sono fertili potrebbero richiedere gameti dai donatori. Fissato il limite massimo di 10 nuovi nati per ciascun donatore, oltre ad attuare un meccanismo che renda minimo il rischio di incontro involontario tra consanguinei. La procreazione medicalmente assistita eterologa sarà inserita nei livelli essenziali di assistenza, sarà vincolata una quota del Fondo

Il caffè ecologico Brunella Mercadante

sanitario nazionale per permettere l’accesso alla procreazione medicalmente assistita nei centri pubblici. Il ministro ha affrontato in parlamento anche una discussione concernente i diritti del nuovo nato e la questione circa la tracciabilità del donatore. E’ istituito infatti presso Iss-Cnt un registro nazionale dei donatori cui le strutture autorizzate dovranno fare riferimento – non solo per la tracciabilità completa donatore-nato - per un monitoraggio e un calcolo esatto delle donazioni. Ulteriore tema caldo, su cui Lorenzin ha inviato nel dibattito in Parlamento, riguarda la modalità di concepimento. Si

parte dal completamento del recepimento della direttiva europea 17/2006 - ha spiegato Lorenzin. Altro aspetto da non sottovalutare: la donazione è gratuita. I donatori, infatti, non potranno percepire alcun pagamento. Una serie di punti legislativi che concretizzano il desiderio di genitorialità di tanti. Giovani e meno giovani che non hanno sufficienti risorse economiche per poter fare un tentativo all’estero. Finalmente, dopo anni di repressione, anche l’Italia si adeguerà a breve al panorama europeo - da decenni capace di offrire un ampio ventaglio di modalità per la fecondazione medicalmente assistita.

Il caffè è una delle bevande più diffuse al mondo. Si ottiene dalla tostatura e macinazione dei semi di alcuni alberelli tropicali appartenenti alla famiglia delle rubiacee, di cui ne esistono più di 600 generi e 13.000 specie. Del genere Coffea ne sono state identificate e descritte quasi 100 specie, ma commercialmente le più diffuse sono l'arabica, la robusta, la liberica e derivante da quest'ultima l'excelsa. Le diverse varietà differiscono per gusto e per contenuto di caffeina- più aromatica l'arabica, più forte la robusta- ma anche per le modalità con cui il caffè viene preparato. Tantissimi sono i modi di preparazione, ogni paese ha la sua tradizione, da noi, ad esempio, c'è il caffè della napoletana, della moka, il caffè americano e poi l'espresso - il ristretto caffè del bar- ma ora preparato anche a casa con le apposite macchinette, solo più piccole di quelle del bar, ma altrettanto efficienti. Ma qual'è dal punto di vista ambientale il caffè più ecologico? La palma del rispetto dell'ambiente va senz'altro al caffè preparato con la macchinetta napoletana o con la moka, in entrambi i casi la macchinetta è fatta di alluminio riciclabile, il caffè è acquistato in una unica confezione e non subisce altre manipolazioni, non si consuma energia elettrica, e un ulteriore risparmio ecologico lo si può fare dosando bene la quantità di polvere, non sprecando così caffè. La macchinetta con le cialde ha un maggiore impatto ambientale per il consumo energetico e c'è anche la carta che contiene la cialde. Per la macchinetta con le capsule, oltre all'impatto della macchinetta stessa , c'è la plastica e l'alluminio delle capsule. Ci sono poi i modelli automatici, in questi casi il caffè viene macinato dai grani con il conseguente maggior consumo di energia, poi c'è il materiale dell'apparecchio da smaltire. Infine le macchinette con il filtro, anche queste consumano tanta energia, per tenere tra l'altro il caffè sempre al caldo, e inoltre c'è da considerare l'impatto dei filtri.

MEDICI BRITANNICI: STOP AL FUMO PER I NATI DOPO IL 2000 Domenico Matania La proposta è shock ed arriva da Londra: alcuni medici britannici hanno chiesto di vietare la vendita del fumo a tutti coloro che sono nati dopo il 2000. Già nello scorso febbraio oltre 700 medici ed esperti britannici avevano scritto una lettera al Parlamento chiedendo di approvare una legge che vietasse il fumo in auto per proteggere i bambini, attraverso una nota, pubblicata dal British Medical Journal. Ora la proposta è ancora più rivoluzionaria ed avrebbe lo scopo di creare per la prima volta generazioni di non fumatori. I dati riguardo al fumo sono di sicuro allarmanti:

ogni anno muoiono circa cinque milioni e mezzo di persone a causa dell’utilizzo del tabacco. Un paradosso se si pensa alla malaria che ogni anno fa meno di un milione di morti. Di sicuro la proposta è talmente rivoluzionaria da non avere vita facile per essere attuata. Dall’Italia si è espresso l’Osservatorio su fumo alcol e droga dell’Istituto

superiore di sanità. Innanzitutto si creerebbe un problema di discriminazione tra adulti e non, tra chi potrebbe e chi non potrebbe acquistare sigarette. Inoltre la componente psicologica della “merce proibita” renderebbe il prodotto ‘sigaretta’ ancora più allettante agli occhi dei teen ager, andando poi ad alimentare mercati neri già dif-

ficili da abbattere. In Italia nel 1950 era presente una componente del 35 % di fumatori, oggi ne sono il 22 %, ma il calo nell’ultimo decennio è diminuito. Il dato più allarmante è che un terzo dei minorenni fuma e che il 57 % dei fumatori attuali ha cominciato prima dei 17 anni. E allora quale soluzione? Negli Stati Uniti ed in Australia sono state applicate misure antifumo molto decise: a parte campagne pubblicitarie mirate a presentare il fumo come prodotto poco cool, in maniera molto più efficace sono stati aumentati i prezzi delle sigarette e del tabacco sfuso (il più utilizzato dai giovani). Ma se lo Stato guadagna sulla vendita del tabacco …


Il “Real Orto Botanico” di Napoli Eccellenza napoletana Gennaro De Crescenzo Salvatore Lanza L'Orto botanico di Napoli è tra i più antichi d’Italia e senz’altro il più importante per il numero e le qualità delle collezioni presenti. Il Real Orto botanico fu fondato nel 1807 (anche se alcuni anni prima a Monteoliveto già esisteva un orto botanico universitario) in un’area ai piedi della meravigliosa collina di Capodimonte nei pressi del Real Albergo dei Poveri, un’opera monumentale anch’essa conosciuta ed apprezzata in tutto il mondo. Oggi l’Orto botanico è una struttura universitaria, che appartiene alle facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali e si estende per circa 12 ettari, sui quali sono raccolte almeno 10000 specie vegetali per un totale di quasi 25000 esemplari provenienti da ogni parte del mondo. Gli architetti De Fazio e Paoletti curarono la realizzazione della nascente struttura mentre l’arch. Tenore si occupò dell'organizzazione scientifica e ne fu direttore dagli inizi della fondazione fino al 1860. Il primo articolo del decreto istitutivo individuava nell'istruzione del pubblico e nella moltiplicazione delle piante utili alla salute, all'agricoltura e all'industria, gli scopi principali dell’orto. Si intuisce, quindi, la modernità degli intenti e la molteplicità delle funzioni previste per la struttura. Tutto ciò scaturiva principalmente dalla concezione moderna delle scienze botaniche posseduta dal Tenore il quale, precorrendo i tempi, non considerava la botanica come una semplice branca della medicina ma la riteneva una disciplina autonoma. Oggi, oltre alla raccolta, alla coltivazione e alla presentazione a fini museologici di collezioni vegetali, sono principalmente svolte attività didattiche, di ricerca e di conservazione soprattutto di specie vegetali in pericolo di estinzione. L’Orto botanico è una notevole risorsa ambientale in pieno centro di Napoli: basta pensare che ad appena 400 metri di distanza, c’è una delle strade più trafficate ed inquinate d’Italia, via Pessina, angolo Museo Nazionale. Considerato il periodo di fondazione(inizi del XIX secolo)

siamo in piena epoca Neoclassica e l’elemento architettonico fondamentale è caratterizzato dalla semplicità nel pieno rispetto di spazi ed equilibri della tradizione classica come del resto è testimoniato dalle grandi opere borboniche contemporanee. Le diverse aree dell’Orto botanico presentano aspetti differenti legati alla diversa modalità di utilizzo, a seconda che siano dedicate prevalentemente alla cura oppure all’esposizione delle collezioni vegetali. Tali differenze vengono rese più complesse dalla presenza di esemplari storici di particolare rilevanza, dalle trasformazioni operate nel tempo relativamente alle destinazioni d’uso delle aree verdi e delle pertinenze architettoniche. La Serra Monumentale o Serra Merola, costruita pochi anni dopo l’inaugurazione dell’Orto botanico in stile neoclassico, serve da ricovero in inverno per le piante provenienti da zone tropicali o subtropicali. Solo in epoche recenti questa struttura è stata dotata di un impianto di riscaldamento. In prossimità della Serra Merola si trova un imponente gruppo di lecci. Si tratta delle piante più vecchie presenti in Orto, dell’età di almeno 200 anni e quindi precedenti la fondazione di questa istituzione. Vi è poi il moderno complesso delle Serre Califano, che copre una superficie di circa 5000 mq e si compone di vari ambienti che accolgono collezioni di Cycadales, Bromeliaceae, succulente tropicali, felci,

piante insettivore e talune specie di piante tipiche delle mangrovie. Tra le collezioni presenti nell’Orto botanico quella delle Cycadales è senz’altro la più prestigiosa. Essa annovera circa 1000 esemplari appartenenti a 90 specie. Di particolare interesse l’ Encephalartos woodii, pianta originaria del Sud Africa, estinta in natura e conservata solo in pochissime collezioni botaniche. L’agrumeto, raccoglie una collezione di agrumi che comprende piante introdotte nell’Orto botanico durante il periodo borbonico. Si tratta in

genere di varietà di arancio amaro (Citrus aurantium) con strane caratteristiche morfologiche che rendono queste piante atipiche: esempio la foglia crespa nel “melangolo riccio”, la buccia percorsa da canali nello “scompiglio di Venere”, oppure la varietà con la buccia a strisce alternate di colore giallo e arancione nota con il nome di “braghe tedesche”. Nel cortile cresce un notevole esemplare di Gardenia thunbergia, ai due lati del portone d’ingresso sono presenti due grandi esemplari di Eugenia myrtifolia. In un’area anti-

stante, è infine coltivato un enorme esemplare di Camellia japonica, forse uno dei primi introdotti in Europa. Di recente allestimento o ristrutturazione sono invece le aree dedicate alla coltivazione delle piante epifite, delle idrofite, delle palme, delle gimnosperme, delle piante di clima mediterraneo. Vi è inoltre una Sezione Sperimentale delle Piante Officinali nata nel 1928 e diventata negli anni settanta parte integrante dell’ Orto botanico: essa ha scopi didattici e di acclimatazione di piante esotiche che possano avere interesse da un punto di vista farmacologico e industriale. Quest’area è suddivisa in tre sezioni: i campi sperimentali, il frutteto e la zona espositiva che è l’unica a cui può accedere il pubblico. Nell’area espositiva si possono osservare numerose specie usate per l’alimentazione umana, piante tintorie, piante utilizzate per la produzione di essenze e fibre. Nei campi sperimentali sono coltivate numerose specie di interesse medicinale. Nel frutteto sono coltivate alcune varietà rilevanti in passato dal punto di vista agricolo ed ora praticamente scomparse dall’attività produttiva. All’interno della struttura troviamo, infine, il Museo di Paleobotanica ed Etnobotanica. La sezione dedicata alla Paleobotanica occupa l’ingresso e le prime due sale descrivono nel complesso l’evoluzione delle piante terrestri dal Siluriano (435 milioni di anni fa) fino ai nostri giorni.


Il castello di Campolattaro Attualmente la fortezza, interamente visitabile, è stata adibita a “bed and breakfast” tina. Nel 1589 il castello venne infeudato alla famiglia di Capua. Domenico Marra di Capua, nel 1659, vendette il marchesato di Campolattaro per 8000 ducati a Michele Blanch; i discendenti di costui rimasero proprietari del castello sino al 1813, anno in cui Giovanni de Agostini comprò la rocca da Gennaro Blanch. Pare che il castello di Campolattaro abbia ospitato anche membri dell’Ordine dei Templari, “come sembra suggerire l’esistenza di graffiti raffiguranti le croci tipiche dell’Ordine e il simbolo della Triplice Cinta (o del Triplice Quadrato), che consiste in tre quadrati concentrici tagliati sui lati da quattro segmenti”. Tali incisioni, non rare nelle chiese medievali sino al XIII-XIV secolo, generalmente contrassegnavano luoghi aventi un particolare significato “sacrale” per questi cavalieri; ciò spiega la loro presenza in molti degli edifici deputati all’ospitalità dei Templari lungo il tragitto dei loro viaggi in Terrasanta. Attualmente la fortezza, interamente visitabile, è di proprietà delle famiglie de Agostini e Ciannella. È stata adibita a “bed and breakfast” e a location per ricevimenti, concerti e sfilate. La cinquecentesca Cappella palatina è consacrata; vi si celebrano, infatti, matrimoni e battesimi. Fonte:www.fondoambiente.it/ upload/ oggetti/castello_Campolattaro.pdf

Linda Iacuzio Le prime notizie storiche riguardanti il castello di Campolattaro - cittadina appartenente all’odierna provincia di Benevento - risalgono al X secolo, allorché cominciò a formarsi il centro abitato del paese. Nel periodo normanno l’unica fortificazione esistente consisteva in una torre a base quadrata alta una ventina di metri. Peraltro, nel 1138 il borgo venne dato alle fiamme per ordine di re Ruggero, il quale intese punire la popolazione che gli si era ribellata. Nel XIII secolo si diede inizio alla costruzione del vero e proprio castello. La torre originaria fu quindi inserita in una struttura delimitata da mura perimetrali rinforzate da barbacani, comprendente altre tre torri: la prima di avvistamento; la seconda, cilindrica, con funzione di difesa; la terza, una torre campanaria, dotata di “bertesche”, ossia “opere difensive in muratura o legname, sporgenti rispetto alle mura o poste fra le merlature allo scopo di permettere al difensore di restare coperto durante le battaglie pur continuando a offendere”. L’interno, diviso in circa sei appartamenti, racchiude quaranta stanze. Si entra nel castello varcando il fossato e l’ingresso con arco in pietra. Si giunge, così, nella corte interna; qui, nel XVI secolo, fu edificata la Cappella pala-

Vi soggiornò nel 1819 al seguito dell’Imperatore Francesco d’Austria

IL PRINCIPE DI METTERNICH A NAPOLI Lorenzo Terzi Klemens Wenzel Lothar, conte, poi principe di Metternich-Winneburg, abilissimo diplomatico al servizio degli Asburgo d’Austria, fu il principale “tessitore” delle trattative fra le nazioni riunitesi nel Congresso di Vienna (1814-1815), durante il quale egli agì per modellare la carta politica d’Europa, dopo l’età rivoluzionaria e napoleonica, secondo “il principio dell’equilibrio” delle potenze artefici della disfatta di Napoleone, ovvero Austria, Inghilterra, Prussia e Russia. Esse costituirono la “Quadruplice Alleanza”, cui aderì, nel 1817, anche la Francia. Con le conferenze di Karlsbad e di Vienna (1819) Metternich riuscì ad affermare l’egemonia austriaca nella Confederazione germanica. I moti napoletani del 1820 gli permisero di raggiungere il medesimo risultato in Italia: nei con-

gressi di Troppau (1820) e di Lubiana (1821) egli, infatti, promosse il “principio dell’intervento”, allo scopo di scongiurare tentativi di sovversione. Questi avvenimenti segnarono l’apogeo della carriera del diplomatico asburgico; tuttavia, ben presto le divergenze fra i paesi della Quintuplice Alleanza decretarono la fine del sistema geopolitico da lui ideato. Il soggiorno di Metternich a Napoli nel 1819, al seguito dell’imperatore d’Austria Francesco, si inserisce nella trama dei rapporti che fondavano quel sistema. Le vicende del viaggio sono state ricostruite da Nino Cortese, nel 1920, in «Napoli Nobilissima». Il principe giunse nella capitale del Regno delle Due Sicilie il 25 aprile del 1819 precedendo l’imperatore, il quale arrivò a Mola di Gaeta due giorni dopo, accolto da Ferdinando I di Borbone. Sino al 31 maggio Francesco riservò le sue giornate

alle cerimonie e alla visita dei più importanti monumenti e istituti d’arte, cultura e beneficenza di Napoli e dintorni. Nelle lettere scritte da Metternich in questa occasione, traspare una totale mancanza di comprensione nei confronti del popolo napoletano “minuto”. In compenso, l’aspetto della capitale e delle sue vicinanze suscita il suo più incondizionato entusiasmo. In una lettera alla madre egli scrive: “Noi abbiamo gusti abbastanza somiglianti perché io sia convinto che voi sareste la creatura più felice del mondo in questo paese. Tutto ciò che la natura ha fatto di più bello, di più maestoso e di più incantevole è versato qui da essa a torrenti su tutto ciò che si vede, si sente e si tocca. Amate le montagne, ebbene è la Svizzera; amate un cielo dolce e sereno, e potete disporne con una costanza sconosciuta da noi”.


L’architettura del paesaggio secondo Franco Zagari “Il paesaggio è il progetto”, ed essendo un organismo vivente, o evolve, o muore Antonio Palumbo Figura centrale nella cultura del progetto ecosostenibile di paesaggio, in Italia come all'estero, Franco Zagari affianca l'attività progettuale alla didattica e alla ricerca teorica. I suoi temi privilegiati sono lo spazio pubblico urbano e il giardino e le sue opere ed i suoi scritti testimoniano un approccio al progetto paesaggistico basato sull'ibridazione tra elementi fisici ed immateriali e caratteristiche specifiche dei luoghi di intervento. Riqualificare il paesaggio urbano: un lavoro che, a differenza di quello strettamente architettonico, è frutto di una sensibilità diversa, estremamente attenta al senso dello scorrere del tempo, del modificarsi della materia col passare delle stagioni e degli anni. È questa la mission principale di Franco Zagari. Un lavoro che si inscrive in una realtà come quella italiana, che vanta un patrimonio architettonico, stratificatosi in oltre due millenni, in cui anche le aree più isolate hanno subito gli influssi e le trasformazioni dell'insediamento umano e in cui la progettazione del paesaggio ha come aspetto centrale la costruibilità in funzione e al servizio dei comportamenti dell'uomo. Le opere e gli scritti di Zagari testimoniano un approccio al progetto basato sull'integrazione tra elementi fi-

ARPA CAMPANIA AMBIENTE del 31 agosto 2014 - Anno X, N.16 Edizione chiusa dalla redazione il 29 agosto 2014 DIRETTORE EDITORIALE

Pietro Vasaturo DIRETTORE RESPONSABILE

Pietro Funaro CAPOREDATTORI

Salvatore Lanza, Fabiana Liguori, Giulia Martelli IN REDAZIONE

Cristina Abbrunzo, Anna Gaudioso, Luigi Mosca, Andrea Tafuro GRAFICA E IMPAGINAZIONE

Savino Cuomo HANNO COLLABORATO

I. Buonfanti, F. Clemente, P. D’Auria, G. De Crescenzo, A. Esposito, E. Ferrara, R. Funaro, L. Iacuzio, G. Loffredo, R. Maisto, D. Matania, B. Mercadante, A. Morlando, A. Palumbo, A. Paparo, F. Schiattarella, L. Terzi SEGRETARIA AMMINISTRATIVA

Carla Gavini DIRETTORE AMMINISTRATIVO

Pietro Vasaturo EDITORE Arpa Campania Via Vicinale Santa Maria del Pianto Centro Polifunzionale Torre 1 80143 Napoli REDAZIONE Via Vicinale Santa Maria del Pianto Centro Polifunzionale Torre 7- 80143 Napoli Phone: 081.23.26.405/427/451 Fax: 081. 23.26.481 e-mail: rivista@arpacampania.it Iscrizione al Registro Stampa del Tribunale di Napoli n.07 del 2 febbraio 2005 distribuzione gratuita. L’editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti e la possibilità di richiederne la rettifica o la cancellazione scrivendo a: ArpaCampania Ambiente,Via Vicinale Santa Maria del Pianto, Centro Polifunzionale, Torre 7-80143 Napoli. Informativa Legge 675/96 tutela dei dati personali.

sici e percettivi, sulla narratività, sulla interpretazione e anticipazione di comportamenti, sull'interattività. «Siamo oggi di fronte ad un grande cambiamento, che ha prodotto un quadro disastroso dal punto di vista urbanistico ed

ambientale - afferma Zagari - per cui viviamo una crisi di qualità anche del paesaggio. Se l’opinione pubblica percepisce, però, in modo molto concreto il degrado ambientale, non altrettanto si può dire di quello del paesaggio che ci circonda. Ep-

pure il paesaggio è pur sempre un organismo vivente, che si muove, muta e muore. A fronte di una crescita demografica che non è sostenibile da alcuna misura di salvaguardia, nel pianeta si è verificata una spinta di urbanesimo senza precedenti. Una comunità, nella misura della sua consapevolezza del paesaggio che vive o visita o che anche solo conosce, agisce con delle azioni progettuali conseguenti, di tutela, gestione o innovazione. In questo senso possiamo dire che “il paesaggio è il progetto”, e che, essendo un organismo vivente, o evolve o muore. Quanto al mio approccio, secondo me, in primo luogo il progetto deve dimostrare di essere capace di collaborare con altri saperi, di saper comunicare e di saper evocare, ascoltare e valorizzare il contributo di chiunque si senta legato a quel paesaggio, abitante, visitatore o cultore. In secondo luogo, come vi è uno scambio di continua interrelazione fra i momenti di analisi e di interpretazione dei contesti, lo stesso scambio di informazioni e di progressivi aggiustamenti del tiro dovrebbe esserci fra sperimentazione progettuale e pianificazione. È evidente che, per sostenere questo processo così complesso, è necessario, anche e soprattutto, un cambiamento di mentalità e di prospettiva». Fra le opere più rappresentative di Zagari ricordiamo: il Giardino Italiano all’Expo di Osaka del 1990; Villa Leopardi a Roma e Piazza Matteotti a Catanzaro (1992); Piazza Amedeo di Savoia a Cisterna di Latina (1997); il Centro di accoglienza delle Grotte preistoriche di Niaux in Francia del 1994; Piazza Montecitorio a Roma (1998) e, sempre nella capitale, l'Auditorium Parco della Musica (in qualità di consulente di Renzo Piano) del 2002; il sistema delle piazze centrali di Saint-Denis a Parigi (2005-2007).


Arriva il cartone della pizza 100% riciclabile Un’ invenzione green tutta made in Italy Cristina Abbrunzo La strategia dei rifiuti zero è fondamentale per migliorare la salute dell'ambiente e della nostra vita. Purtroppo in alcuni settori sottovalutati, c’è ancora tanta strada da fare. Un esempio su tutti: lo smaltimento dei cartoni di pizza d’asporto. Inconsapevoli o no è molto alta la percentuale di consumatori di pizza che gettano i cartoni usati e unti o con residui di cibo nei contenitori per la carta e il cartone da riciclare. Ma delle scatole portapizza solo le parti pulite si possono riciclare e le persone che ne sono a conoscenza sono ancora poche. La cosa potrebbe sembrare una faccenda di poco conto ed invece si tratta di un problema dalle dimensioni preoccupanti: solo in Italia si consumano oltre 547 milioni di pizze all’anno mentre negli Stati Uniti la cifra sale a quasi 3 miliardi. Se impilassimo tutte le scatole portapizza utilizzate nel mondo arriveremmo sulla Luna. Il corretto differenziamento delle tradizionali scatole portapizza prevede la separazione delle parti pulite da gettare nella carta, dalle parti sporche da gettare nell’umido e teoricamente non

avremmo alcun spreco poiché il pulito si ricicla e lo sporco crea fertilizzante: nella pratica le cose vanno molto diversamente. Non tutti i consumatori di pizza a casa sono a conoscenza di queste regole: il che vuol dire che anche pensando di fare l’azione giusta gettano il cartone non pulito nella carta. Di contro c’è chi sapendo che non si gettano i cartoni della

pizza unti nella carta, li butta nell’indifferenziato non sognandosi nemmeno che il posto giusto sarebbe l’umido. Tutto questo porta ad un’altissima percentuale di spreco. Ma c’è di più: considerando che i cartoni della pizza unti e con residui di cibo gettati nei contenitori della carta contaminano la partita buona in essi contenuta, ecco che lo spreco di qualcosa che ol-

tretutto si potrebbe riciclare assume proporzioni veramente notevoli. Fare in modo che il contenitore che custodisce uno dei piatti simbolo del made in Italy nel mondo diventi riciclabile al 100% da oggi è possibile: da Saronno infatti arriva il prototipo di Vinni pizza, il “cartone non sprecone” frutto della geniale intuizione di un imprenditore di Saronno, Armando

Fast food sempre più “verdi” Dai colossi degli hamburger nuove idee contro gli sprechi Novità dal mondo degli hamburger: da McDonald’s, l’olio delle fritture diventa carburante. Succede negli Emirati Arabi dove il colosso del fast food ha annunciato di aver intrapreso un programma che prevede il riciclo dell’olio esausto e il suo riutilizzo, dopo un adeguato trattamento, come carburante per i suoi veicoli. Il biodiesel ricavato dall’olio delle patatine permetterà di ridurre dell’80 per cento le emissioni nocive dei camioncini destinati al trasporto delle merci. Il progetto era già stato sperimentato in maniera analoga da McDonald’s a Londra, in occasione dei Giochi Olimpici. In quel caso, la trasformazione degli olii esausti in biocarburante aveva garantito un risparmio di 6mila tonnel-

late di carburante all’anno evitando così l’inquinamento prodotto da 2.400 vetture. E non è tutto. Rimaniamo in tema hamburger ma questa volta ci spostiamo però in Brasile dove Bob’s, una delle più famose catene di fast food, ha lanciato il primo hamburger che si mangia senza togliere la carta che lo avvolge. I panini, venduti per un periodo limitato, erano avvolti da

un sottile film di carta di riso commestibile su cui accanto al logo del marchio era riportata la dicitura “mi potete mangiare”. Sorprendenti i risultati dell’iniziativa: nel corso del periodo di prova, gli hamburger con tutto il loro involucro sono stati divorati senza lasciare nemmeno una confezione sui vassoi dei ristoranti. Il tutto con un notevole risparmio sul piano dello smaltimento dei ri-

fiuti. Non è la prima volta che i gestori dei fast food si trovano a lavorare con il problema del packaging che, come dimostrano numerosi studi, è il responsabile dei maggiori problemi di inquinamento. Tra le varie soluzione studiate dagli esperti per porre rimedio alla situazione vi è quella proposta da Wikicell. Si tratta di uno speciale packaging alimentare commestibile che riprende il sapore e i colori dell’alimento che contiene per dare continuità di gusto con il prodotto alimentare stesso. Al momento si tratta di un progetto ancora in fase sperimentale ma potrebbe aiutare a ridurre l’utilizzo delle confezioni realizzate con le materie plastiche, difficili da smaltire e C.A. riciclare.

Rizzo. Mentre si occupava di cartoncini promozionali che servissero da supporto per mangiare la pizza, ha realizzato che quei cartoncini potevano diventare sottopiatti per preservare il cartone dall’unto ed essere la soluzione al problema degli imballaggi per le pizzerie d’asporto e allo spreco di carta ad esso collegato. Il portapizza Vinni si presenta come un normale cartone per l’asporto, con un accessorio segreto; un controvassoio in plastica con i lati rialzati che protegge le pareti cartacee da macchie di olio o altri alimenti, rendendo così l’involucro pronto per il riciclo. In questo modo, una volta terminata la pizza, è sufficiente togliere Vinni dal cartone, sciacquarlo sotto l’acqua e buttarlo nella plastica mentre la scatola, perfettamente integra e pulita, potrà essere gettata tranquillamente nella carta. Il sottopiatto è realizzato in PET, materiale atossico che con la sua particolare struttura, fa traspirare l’alimento mantenendone la fragranza. Può inoltre essere utilizzarlo come piatto, dato che si può facilmente estrarre dal cartone e che è dotato di linee di taglio per porzionare la pizza. Vinni è la dimostrazione che il made in Italy ha ancora tanto da dire sotto tutti i punti di vista: per ora è solo un prototipo, ma aspettiamo di vederlo messo in produzione a breve.


L AVORO E PREVIDENZA

La Corte di Giustizia dell’Unione Europea Eleonora Ferrara Ai sensi dell’art. 19 TUE, “la Corte di Giustizia dell’Unione Europea comprende al suo interno la Corte di Giustizia, il Tribunale e i tribunali specializzati”. Compito della Corte di giustizia è quello di interpretare il diritto dell' Unione Europea affinché esso trovi identica applicazione in tutti i Paesi rientranti in tale contesto. Essa giudica, inoltre, in merito alle controversie tra i governi degli Stati membri e le istituzioni dell'UE. Tutti possono rivolgersi alla Corte di Giustizia, privati cittadini, imprese, nonché organizzazioni, nel caso in cui si ritenga che sussista una lesione di diritti da parte di un'istituzione dell'UE. Con l'entrata in vigore del Trattato di Lisbona, avvenuta in data 1° dicembre 2009, l'Unione europea si è dotata di personalità giuridica e ha rilevato le competenze precedentemente conferite alla Comunità europea. Il diritto dell'Unione non è altro, quindi che il diritto Comunitario. Esso ricomprende, inoltre, tutte le disposizioni adottate in passato in forza del Trattato sull'Unione europea nella versione precedente al Trattato di Lisbona. Convenzionalmente, si usa il termine di diritto comunitario, allorquando si vuole fare riferimento alla giurisprudenza della Corte di giustizia, antecedente all'entrata in vigore del Trattato di Lisbona. E’ opportuno precisare anche la struttura di questa Corte, che è costituita da un giudice per ogni Stato membro che la compone e si avvale di nove avvocati generali che hanno il compito di presentare pareri motivati sulle cause sottoposte al suo giudizio. I giudici e gli avvocati generali rimangono in carica per un periodo rinnovabile di sei anni e sono designati, di comune accordo, dai governi degli Stati membri. Il Tribunale, che affianca la Corte di giustizia nella disamina delle molteplici cause, proposte da privati cittadini, imprese e alcune organizzazioni, nonché su casi in materia di concorrenza , è stato istituito al fine di offrire ai cittadini una maggiore tutela giuridica. In merito alle controversie tra l'UE ed i propri dipendenti, si pronuncia, invece, il Tribunale della funzione pubblica. Cinque sono le categorie più comuni di cause sulle quali si pronuncia la Corte.

Più precisamente: 1. il rinvio pregiudiziale, ovvero quando i tribunali nazionali chiedono alla Corte di giustizia di interpretare un determinato punto del diritto dell'UE; 2. il ricorso per inadempimento, presentato allorchè uno Stato membro non applichi il diritto dell'UE; 3. il ricorso di annullamento, presentato qualora si ritenga che il diritto dell'UE violi i trattati o i diritti fondamentali dell'UE; 4. il ricorso per carenza, presentato se un'istituzione dell'UE si astenga dall'obbligo di prendere decisioni; 5. ricorsi diretti, presentati da privati cittadini, imprese od organizzazioni contro le decisioni o le azioni dell'UE. I giudici della Corte di giustizia designano tra loro il presidente e il vicepresidente, il cui rispettivo incarico dura tre anni ed è rinnovabile. Il presidente dirige le attività della Corte di giustizia e presiede le udienze e le deliberazioni per quanto riguarda i collegi giudicanti più ampi. Il vicepresidente assiste il presidente nell'esercizio delle sue funzioni e lo sostituisce in caso di impedimento. Il cancelliere è il segretario generale dell'istituzione, di cui dirige i servizi sotto l'autorità del presidente della Corte.

Viaggio nelle leggi ambientali AMBIENTE Testo del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 91 (in Gazzetta Ufficiale - serie generale n. 144 del 24 giugno 2014), coordinato con la legge di conversione 11 agosto 2014, n. 116M recante: “Disposizioni urgenti per il settore agricolo, la tutela ambientale e l'efficientamento energetico dell'edilizia scolastica e universitaria, il rilancio e lo sviluppo delle imprese, il contenimento dei costi gravanti sulle tariffe elettriche, nonché per la definizione immediata di adempimenti derivanti dalla normativa europea”. In particolare si segnalano: l'art. 1 recante "Disposizioni urgenti per il settore agricolo, la tutela ambientale e l'efficientamento energetico dell'edilizia scolastica e universitaria, il rilancio e lo sviluppo delle imprese, il contenimento dei costi gravanti sulle tariffe elettriche, nonché per la definizione immediata di adempimenti derivanti dalla normativa europea". L'art. 1 bis che contiene "Disposizioni urgenti in materia di semplificazioni" relative al settore agricolo. L'art. 15 che prevede "Disposizioni finalizzate al corretto recepimento della direttiva 2011/92/UE del Parlamento euro-

peo e del Consiglio, del 13 dicembre 2011, in materia di valutazione di impatto ambientale. Procedure di infrazione n. 2009/2086 e n. 2013/2170". INQUINAMENTO Lo scopo delle disposizioni dell’articolo 242 e segg. del D.lg. 3 aprile 2006, n. 152 non è in via prioritaria quello di individuare esattamente il grado di responsabilità di ciascun soggetto nella causazione dell’inquinamento al fine di garantire che gli obblighi di ciascuno siano esattamente

proporzionali al rispettivo grado di responsabilità; scopo delle norme è invece quello di garantire che la bonifica, a tutela della pubblica incolumità, sia posta in essere celermente e non vada a gravare sulla finanza pubblica ma, se possibile, sul soggetto o sui soggetti che l’inquinamento hanno provocato. In questa prospettiva se risulta che la situazione di inquinamento può non essere stata determinata da un unico soggetto, il compito dell’amministrazione è in via prioritaria quello di individuare con ragionevole certezza scientifica quali siano i soggetti responsabili ponendo a loro carico gli oneri di bonifica; una esatta individuazione del rispettivo grado di responsabilità, beninteso allorché sia scientificamente possibile, appare indispensabile solo quando ciò sia strumentale al fine di individuare i necessari strumenti di intervento. In altri termini l’esatta individuazione dell’apporto causale di ciascuno è necessario solo quando questa indagine condizioni l’individuazione delle misure di ripristino ambientale. Tar Lazio, sez. I, 23 maggio 2014, n. 375. A.T.


VUOI TU DARE UN FUTURO AI BIMBI? SÌ, LO VOGLIO Francesco che trascina il carretto, Simona che gioca con le conchiglie... Andrea Tafuro Nella notte tra il 22 e il 23 agosto del 1791 nell’isola di Haiti, gli africani deportati insorsero contro i negrieri e organizzarono la prima rivolta storica occidentale per l’abolizione dello stato di schiavitù. La rivolta, guidata da Toussaint Louvertoure, primo generale maggiore di colore, venne soffocata, com’è ovvio, nel sangue e nel massacro da parte dei negrieri di migliaia di persone innocenti. Il 23 agosto 2004 per ricordare questo evento venne istituita, dall’Unesco, la celebrazione della “Giornata internazionale della commemorazione del commercio degli schiavi e della sua abolizione”, per non gettare

“La tolleranza è una conseguenza necessaria della nostra condizione umana. Siamo tutti figli della fragilità: fallibili e inclini all’errore. Non resta dunque che perdonarci vicendevolmente le nostre follie. È questa la prima legge naturale: il principio a fondamento di tutti i diritti umani.” Voltaire nell’oblio, tipico dell’Occidente, questa tragedia dell’umanità, ma anche per aprire gli occhi sulle moderne forme di schiavitù ed agire insieme per debellarle. La celebrazione della Giornata rappresenta un’opportunità per esaminare gli effetti della tratta di schiavi, poiché la storia del traffico di esseri umani parla anche di quasi quattro secoli di collegamenti e scambi tra popoli e culture, ognuno di noi deve conoscere ed imparare da questo passato, come un passo necessario per la costruzione di un nuovo terreno comune. Essa, oltre a distruggere la vita di milioni di esseri umani strappati dalle loro terre e costretti a vivere in condizioni di-

sumane, ha anche generato “scambi culturali che hanno profondamente e durevolmente influenzato le morali e le credenze, le relazioni sociali e la conoscenza in diversi continenti. Ci dobbiamo far carico della conoscenza per contribuire alla decostruzione dei pregiudizi razziali e alla lotta contro le ideologie di odio e fanatismo, per promuovere un dialogo basato sui valori della tolleranza, uguaglianza e condivisione“. La tolleranza va infatti oltre la coesistenza pacifica fra diverse culture, è un atteggiamento concreto e positivo, ispirato dal riconoscimento e dal rispetto per i diritti e le libertà altrui, ciò significa che l’interessamento per gli altri deve prevalere sull’indifferenza e sul disprezzo, e che uno sforzo per conoscere l’ altro deve prendere il posto dell’ignoranza, del cieco pregiudizio e della discriminazione. Questi, tuttavia, non sono fenomeni legati al secolo scorso, secondo i più recenti dati disponibili, sono 5,5 milioni i minori vittime di lavoro forzato o tratta con fini di sfruttamento sessuale e lavorativo nel mondo, su un totale di 20,9 milioni di persone coinvolte, guardando al solo ambito del lavoro. Secondo la ricerca Game Over pubblicata nel 2014 da Save the Children si segnalano ben 28.000 minori tra i 14 e i 15 anni, sia italiani che stranieri, coinvolti in attività definibili a rischio di sfruttamento. Al di là dei numeri, le violazioni dei diritti e le violenze di ogni tipo subite da bambini e adolescenti vittime o a rischio di tratta e sfruttamento anche in Italia sono gravi e impressionanti. Come nel caso delle molte ragazze tra i 16 e i 17 anni originarie dei paesi dell'Est, trasferite o attirate in Italia per essere sfruttate sessualmente o coinvolte in attività illegali, piuttosto che rese vittime di matrimoni precoci nei quali devono ripagare ai suoceri il prezzo sostenuto per il loro acquisto dalla famiglia di origine, ciò avviene molto spesso nelle comunità rom. Per le minori nigeriane, che partono dal loro paese con la promessa di un lavoro che non si avvererà mai, lo sfruttamento sessuale inizia invece già nei paesi di transito, per trasformarsi in una prigione dalla quale è difficilissimo uscire una volta giunte in Italia e inserite sotto ricatto nel

circuito della prostituzione. Il rischio di sfruttamento è poi particolarmente elevato per gran parte dei minori stranieri non accompagnati arrivati nel nostro Paese via mare, già segnati da ferite profonde per le violenze subite in viaggi spesso lunghi e terribili. Anche a causa della mancanza di un sistema di protezione nazionale e conseguentemente di un'accoglienza dignitosa e rispettosa di standard minimi di qualità, alcune migliaia di minori sono fuggiti dai centri di prima accoglienza improvvisati per gestire il costante arrivo di migranti attraverso il Mediterraneo, con la conseguente esposizione a gravi rischi di sfruttamento sul nostro territorio. Alcuni, come i minori eritrei o afghani, si rendono invisibili per poter proseguire il loro viaggio verso il Nord Europa, altri, come i minori egiziani, raggiungono in maggioranza le grandi città come Roma e Milano dove accettano facilmente condizioni di lavoro estreme e sfruttamento per poter ripagare rapidamente i pesanti debiti di viaggio, e per questo fanno spesso uso di farmaci oppiacei antidolorifici per far fronte alla fatica insostenibile e al disagio, con ulteriori gravi conseguenze per la loro salute. Tutti questi dotti esempi sono lontani da noi, abbiamo goduto delle vacanze, abbiamo visto gente bellissima, perché ora ammorbarci con tutte queste storie? E allora ripenso all’estate di quand’ero ragazzo, erano tre abbondanti mesi di sole infuocato senza che nessuna nuvola minacciosa cor-

resse in cielo. Poi, con la fine d’agosto e un clima più fresco tornava la scuola, il tempo era ben cadenzato e tutto appariva pacifico, non avevo responsabilità se non quella di pensare al mio futuro. Ecco il punto, alla fine di questa estate 2014, voglio riflettere sullo spirito dei tempi che viviamo. Io come tutti i miei amici e le mie amiche, compagni di giochi estivi, vivevamo spensierati e felici e ogni tanto ci balenava in mente e nei nostri discorsi che fra qualche tempo toccava a noi giocare la partita della vita. I più sicuri erano i nostri genitori che erano guidati dalla speranza che noi figli saremmo stati meglio. Penso che questa sia l’idea di progresso, cioè credere fermamente che i sacrifici che si fanno oggi servono a ren-

dere migliore il futuro di chi verrà dopo di noi. Alla fine dei giochi sommate tutte le speranze individuali nasceva la speranza collettiva, nutrimento per la crescita della nostra Patria. Nei palazzi lastricati di marmo sono tutti bravi a valutare le soluzioni a posteriori. Comunque vada, il loro congruo stipendio corre. È intanto il nostro mondo deraglia. In realtà questa crisi segna la fine di un sistema basato sugli iperconsumi, tutta la società ha il fine esplicito di trasformarci in stupidi consumatori. Il pianeta non lo regge, la morale e la religione, lo condannano espressamente, poiché, sempre più gli individui si indirizzano verso scelte e comportamenti che non sono più puro consumo.


Domenica 28 settembre 2014 PULIAMO LA VALLE DELLE FERRIERE Nel cuore della Costiera Amalfitana esiste un posto di incredibile bellezza ed energia: la “Valle delle Ferriere”. Questo incantevole polmone verde, raggiungibile agevolmente a piedi da Amalfi, racchiude in sé elementi storico-naturalistici unici al mondo. L’area di circa 500mq, sembra essere quasi “disegnata” dal corso del Canneto, un vivace torrente che si presenta sotto forma di piccoli rivoli, percorsi d’acqua e cascate. L'ambiente è molto suggestivo e fresco, anche in piena estate. In questa straordinaria oasi naturale, sono sopravvissute colonie di vegetali di estremo interesse, preservate da epoche lontanissime. Tra le specie spiccano quelle termofile e soprattutto la felce gigante Woodwardia radicans individuata per la prima volta dal botanico Pier Antonio Micheli nel 1710. Presenti, inoltre, la Pteris cretica, la Pteris vittata e la pianta carnivora Pinguicola hirtiflora. Avvistata gironzolare tra la vegetazione la Salamandra pezzata, un simpatico urodelo appartenente alla famiglia Salamandridae. Come ogni luogo di rara bellezza anche la Valle delle Ferriere necessiterebbe di più tutela e valorizzazione da parte di tutti, soprattutto delle Istituzioni. Ma, come spesso accade, sono gli abitanti del posto o comunque i semplici cittadini, appassionati di ambiente e natura, a scendere in campo, sempre e comunque. Domenica 28 settembre, grazie a un’iniziativa del Circolo Legambiente di Amalfi sarà realizzata, nell’ambito della Campagna Nazionale “Puliamo il mondo”, una giornata all’insegna del volontariato: “Puliamo la Valle delle Ferriere”. Il ritrovo dei partecipanti, che contribuiranno così alla pulizia dell’area, è fissato per le 8.30 in piazza Spirito Santo (Amalfi), dove riceveranno gratuitamente i kit utili alla causa. Aver cura del proprio territorio è un atto d’amore. Parola d’ordine: aderire!. Per info e contatti: www.circololegambienteamalfi.it.

Dal 5 al 7 settembre nel Casale di Teverolaccio a Succivo (CE) FestAmbiente Terra Felix, il Festival ecologista del buon gusto! Dal 5 al 7 settembre 2014, nella meravigliosa cornice del Casale di Teverolaccio (Ce), si svolgerà “FestAmbienteTerra Felix”, uno tra i più apprezzati festival ecologisti in Italia. L’evento rappresenta un momento di festa e di "buon vivere" in armonia con il territorio. Tema dell’edizione di quest’anno: la terra. L’obiettivo, infatti, è di promuovere la peculiarità e la genuinità dei prodotti locali, frutto di una terra troppe volte apostrofata e sabotata con appellativi poco piacevoli. Il nostro territorio vale, perché ricco non di veleni ma di onesti lavoratori, associazioni e volontari che vogliono dimostrare, anche in questa occasione, quanto è possibile produrre in modo diverso e pulito, scommettendo proprio sull'ambiente, come leva di sviluppo e miglioramento della qualità di vita di ognuno e di tutti. Il Festival si svolgerà all’insegna dell’ecologia, del mangiar sano, della natura incontaminata, in una piacevole atmosfera caratterizzata da un elevato contenuto educativo e culturale. Ampio spazio, infatti, sarà dedicato ai bambini, con aree appositamente attrezzate, dove l’educazione ambientale sarà la tematica centrale di giochi, laboratori e spettacoli divertenti. FestAmbiente offrirà l'opportunità di discutere e aggiornarsi su argomenti di grande attualità, quali i beni comuni, la green economy e l'eno-gastronomia come traino di crescita del territorio regionale, ma anche la valorizzazione del ricchissimo patrimonio storico - culturale campano. Inoltre, ambiente, legalità, impresa e innovazione terranno banco nella sala congressi, dove ci saranno momenti di incontro e dialogo tra i rappresentanti delle istituzioni, imprese ed associazioni. Durante la kermesse, grande attenzione sarà dedicata alla sicurezza alimentare. Ogni sera, concerti e spettacoli animeranno l’atmosfera del Casale e presso gli stand espositivi i visitatori potranno deliziare il palato con tanti prodotti di qualità realizzati con criteri e metodi che rispettano l’ambiente.


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