Arpa campania ambiente 2014 17

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Adattarsi ai cambiamenti climatici A Napoli il Convegno "Il Patto dei Sindaci 2.0 per una smart city". Importanti direttive ai comuni. ISTITUZIONI

Caravaggio a Milano: chance o scippo?

Matania a pag.4

NATURA & BIODIVERSITÀ

L’osservatorio multidisciplinare europeo EMSO è l'acronimo di " European Multidisciplinary Seafloor and Water Column Observatory ", cioè Osservatorio Multidisciplinare Europeo sui fondali marini e acquatici... Morlando a pag.8

SCIENZA & TECNOLOGIA

Acque reflue del caffè per produrre energia

Cosa hanno in comune le acque reflue impiegate per la lavorazione del caffè e la produzione di energia? A prima vista niente. Ma a quanto pare ci sbagliamo. Hanno molto da condividere, visto che alcuni produttori...

Per i Comuni italiani, ma anche europei, che ambiscono a diventare sempre più "città intelligenti" è fondamentale adattarsi ai cambiamenti climatici e intervenire per ridurre le emissioni di CO2. Questo è quanto emerso durante il Convegno "Il Patto dei Sindaci 2.0 per una smart city" tenutosi nel'incantevole scenario di Castel Dell'Ovo a Napoli, promosso da Alleanza per il Clima (rete europea di 1.700 comuni attivi sul fronte delle politiche ambientali virtuose) e dal Comune di Napoli.

La prevaricazione nell’ambiente di lavoro

Il rilievo fondamentale che assume il lavoro per il soggetto, sia quale entità sociale, che come piena realizzazione ed affermazione della propria dignità, è sancito innanzitutto dalla nostra Costituzione. La legge 300/70, inoltre, ha posto l’accento sulla salvaguardia della personalità fisica e morale del dipendente. La recente normativa giuslavoristica è proiettata verso una tutela ancora più ampia...

Liguori a pag.4

PRIMO PIANO

Avviata la messa in sicurezza del cantiere di Pinetamare Da qualche giorno un via vai di ruspe, operai e mezzi meccanici… Qualcosa si sta muovendo nella vecchia darsena del l’ex molo San Bartolomeo a Pinetamare e i cittadini sperano che “a soli” 6 anni dall’annuncio, siano finalmente cominciati i lavori del nuovo porto turistico. Martelli a pag.2

Ferrara pag.18

Educazione ambientale nelle scuole, si riparte

Carditello e le “prime” mozzarelle

Anche quest’anno, come ogni anno da un po’ di tempo, l’Agenzia Regionale per l’Ambiente in Campania riprende le sue attività di informazione ed educazione ambientale nelle scuole e non solo. La riapertura delle scuole segna anche l’inizio dei nostri contatti con tutte le istituzioni scolastiche del territorio campano. Gaudioso a pag. 6

Paparo a pag.11

AMBIENTE & SALUTE

Le preparazioni alimentari a chiusura ermetica

LAVORO & PREVIDENZA

Il Real Sito di Carditello è un complesso architettonico di grande valenza storica e culturale della metà del '700, voluto da Ferdinando IV di Borbone come Sito Reale o Reale Delizia. Il luogo fu scelto in un primo momento essenzialmente per l'allevamento di cavalli e per la caccia, perché gli acquitrini della zona costituivano l'habitat ideale per alcune specie di volatili. De Crescenzo-Lanza a pag.14

BIO-ARCHITETTURA

AMBIENTE & TENDENZE

Architettura bioclimatica

La rivoluzione green degli “abbracciapalo”

Il metodo costruttivo per regolare il microclima degli edifici Quello delle cosiddette “torri del vento” è un antico quanto efficace metodo per il raffrescamento naturale degli edifici, adoperato molti secoli fa specialmente in Iran e nelle torride aree desertiche dei Paesi mediorientali mediterranei. Bove a pag.13

Palumbo a pag.15

Abbrunzo a pag.17

NATUR@MENTE

Perchè per mostrare potere mangiano la bellezza?

Mi è ritornato in mente il viaggio compiuto tempo fa a Genova assieme ad altri compagni, per andare a prendere un compagno, missionario in Africa Equatoriale, che ritornava a casa perché seriamente ammalato, per cui non poteva affrontare un così lungo viaggio da solo. Mancavo da Genova da più di dieci anni e mi faceva piacere rivedere la città nella quale avevo vissuto molti degli intensi e ricchissimi anni della mia giovanissima esistenza. Arrivati al porto non ho potuto non notare l’enorme numero di panfili lussuosi che sostavano in rada. Tafuro a pag.19


Cementificazione selvaggia, emergenza in Italia È necessario regolamentare il consumo di suolo (Ultima parte) Rosario Maisto Rispetto alla riqualificazione urbana, nel nostro Paese continua a risultare impossibile realizzare ambiziosi progetti in aree degradate o dismesse, o che riguardino condomini, per normative che impediscono o rendono costosi e complicati interventi invece fondamentali. Eppure sono oltre 2.500.000 gli edifici residenziali sui quali sarebbe urgente intervenire, 865.000 sono residenziali in aree ad alto rischio sismico, mentre quelli residenziali a rischio medio ed alto raggiungono i 4.700.000, con punte elevatissime in Sicilia (oltre 1.200.000) ed in Campania (quasi 800.000). Gli edifici residenziali a rischio frane ed alluvioni sono oltre 1.100.000, in particolare in Campania ed Emilia-Romagna dove si trovano rispettivamente 442.000 e 416.000 abitazioni, e circa 2.000.000 di residenti coinvolti, e tra i comuni con le più alte percentuali di consumo di suolo c’è anche Napoli con il 62,1% di territorio cementificato. L’obiettivo è di far capire l’urgenza di intervenire per fermare il consumo di suolo, attraverso politiche che puntino anche sulla rigenerazione urbana come opportunità per uscire dalla crisi economica. È necessario far conoscere le tante situa-

zioni in Italia di progetti edilizi e infrastrutturali che cancellerebbero aree agricole e paesaggi, e anche fermare il consumo di suolo per contribuire a recuperare le periferie abbandonate. Manifestazioni contro la distruzione di suolo ad esempio, si sono tenute a Umbertide (PG) e Codevigo (PD) contro il progetto della Orte-Mestre, l’autostrada che attraverserà cinque regioni, 11 province e 48 comuni con un tracciato che prevede solo in parte la riqualificazione della E-45, con conseguenti danni a carico di importanti zone di interesse storico, paesistico, ambientale, oppure ad Agrigento, contro una previsione urbanistica che facilita la realizzazione di seconde e terze case di villeggiatura per i residenti delle città limitrofe, con l’obiettivo di realizzare un’ulteriore “villettopoli” a ridosso della frazione balneare già molto congestionata. Insomma, il consumo di suolo e la cementificazione rappresentano una corsa che fa gola a tutti, ma come si dice “il troppo storpia” e alla fine rimarremo nelle grandi città con il cuore di sola pietra e senza un’anima verde, cerchiamo quindi di tutelare non solo una risorsa economica strategica, ma anche di evitare il dissesto idrogeologico che, proprio a causa dell’uso folle del territorio, ha gravi conseguenze, anche in termini di perdite umane.

A breve partiranno i lavori del nuovo porto turistico

AVVIATA LA MESSA IN SICUREZZA DEL CANTIERE DI PINETAMARE Da qualche giorno un via vai di ruspe, operai e mezzi meccanici… Qualcosa si sta muovendo nella vecchia darsena del l’ex molo San Bartolomeo a Pinetamare e i cittadini sperano che “a soli” 6 anni dall’annuncio, siano finalmente cominciati i lavori del nuovo porto turistico. Ad indurre queste aspettative l’apposizione di una recinzione nell’ area del cantiere; in realtà, però, i lavori non sono ancora iniziati, semmai inizieranno ufficialmente fra qualche settimana e la rete apposta non è altro che la conseguenza della firma del passaggio di cantiere apposta all’epoca tra la Regione Campania e i privati frutto della conclusione della procedura di avviamento dei lavori per il porto. La chiusura del cantiere con delle recinzioni faceva

parte già del piano di messa in sicurezza del cantiere, poi fermatosi un anno fa. Il primo passo da compiere, dopo la recinzione, sarà la bonifica dei 300.000 metri quadri della darsena, attualmente invasa da rifiuti di ogni genere accumulatisi negli anni. Ha spiegato così il capo progettista Enrico de Vito: “L’area è molto estesa, lavoreremo alacremente per completare la messa in sicurezza dell’area entro il mese di ottobre prossimo.

L’opera dovrebbe essere consegnata entro l’estate del 2017 ma non escludo che alcuni ormeggi potrebbero essere pronti già tra un paio d’anni”. Quattro darsene per maxiyacht, pescherecci, barche a vela ed altre imbarcazioni (compresi gli aliscafi), oltre ad un sistema di pontili per un totale di 1200 posti: queste le cifre di un progetto che, se realizzato, potrebbe cambiare il destino socio-economico del litorale domitio. G.M.


“Ambiente ed emissioni, aspetti normativi” Ad ottobre un nuovo seminario ad Avellino Il 15 Ottobre 2014 si terrà la terza edizione del seminario “Ambiente ed Emissioni: aspetti normativi e operativi”. L’evento è organizzato da Opus automazione S.p.a., azienda toscana leader nei sistemi di controllo emissioni e gas di processo, e Airmec S.r.l. , zona industriale Tufo (Av), che compie i trent’anni di attività nella realizzazione di impianti trattamento aria e risanamento ambienti di lavoro. Il seminario, che si terrà presso Bellavigna Country House di Montefalcione (AV), si concentrerà sugli aspetti giuridici e pratico/applicativi della Norma UNI EN 14181:2005 “Sorgenti Fisse Assicurazione della qualità di sistemi di misurazione automatici”, che definisce le procedure per il controllo della qualità dei sistemi di monito-

raggio in continuo installati su impianti industriali, e sul nuovo decreto legislativo 4 marzo 2014, n. 46, (modifica al DLG 152/2006 e smi) ed attuazione della direttiva 2010/75/UE relativa alle emissioni industriali (prevenzione e riduzione integrate dell'inquinamento). Focus della giornata sarà l’applicabilità della norma e le criticità comunemente riscontrate nella sua attuazione pratica, al fine di creare un momento di incontro tra aziende, università ed enti di sorveglianza, approfondendo le tematiche inerenti l’ambiente le emissioni e favorendo un dibattito costruttivo fra i relatori ed i partecipanti. Per maggiori informazioni sull’evento o per partecipare scrivere a carla@airmec.biz o mpetrucci@opus-automazione.it.

Al Clima lo spagnolo Canete. Galletti: auguri ai due commissari

Il maltese Vella è il nuovo commissario Ue per l'Ambiente Il maltese Karmenu Vella (foto a destra) è neocommissario Ue per Ambiente, Pesca e Affari Marittimi, mentre il popolare spagnolo Miguel Arias Canete (in basso) è commissario al clima e all'energia. Lo ha reso noto la Commissione. Il ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti si è congratulato su Twitter con i due nuovi commissari Ue competenti sui temi ambientali. "Auguri a Miguel Arias Canete, nuovo commissario Ue per Clima e Energia. Insieme a lavoro per Europa leader su sfide ambientali", scrive il ministro, che si complimenta anche con il maltese Karmenu Vella, neocommissario Ue per Ambiente, Pesca e Affari Marittimi. "L'Ambiente - scrive Galletti - è la vera chiave della crescita europea, lavoriamoci insieme!". Ministro del turismo fino allo scorso aprile, il mal-

tese Karmenu Vella, laburista (Pse), ha 64 anni e una lunga esperienza politica, in quanto dal 1976 é stato eletto nove volte consecutive al Parlamento maltese, ricoprendo nel 1981 l'incarico di ministro dei lavori pubblici, per poi passare nel 1984 a guidare il ministero dell'industria,e successivamente per due volte quello del turismo. Negli ultimi tre anni Vella ha tra l'altro ricoperto la carica di presidente dell'Orange Travel Group. Si é laureato in architettura e ingegneria civile presso l'università di Malta e successivamente ha conseguito un master of science in management del turismo alla Sheffield Hallam University. Ora, come gli altri colleghi designati per il collegio del nuovo Esecutivo Ue, dovrà superare 'l'esame' dei deputati europei. (ansa)

Parlamentari contro cambiamenti climatici,nasce Globe Italia Riunisce esponenti di tutti i partiti, presidente Stella Bianchi È nato Globe Italia, l'intergruppo Camera-Senato sui cambiamenti climatici che si lega alla rete internazionale di parlamentari di tutto il mondo impegnati nella lotta al riscaldamento globale. Globe Italia è presieduto da Stella Bianchi, deputata del Pd, e riunisce esponenti di tutti i gruppi politici nel rispetto della rappresentanza parlamentare. "L'allarme drammatico sulla concentrazione record di gas serra lanciato di nuovo ieri dall'Onu con il rapporto dell'Organizzazione meteorologica internazionale impone che il contrasto ai cambiamenti climatici diventi una priorità assoluta - sottolinea Stella Bianchi - E' urgente un impe-

gno immediato per una drastica riduzione delle emissioni di gas serra e politiche che portino all'abbandono dei combustibili fossili (carbone, petrolio e gas) a favore delle energie pulite con efficienza energetica, rinnovabili e reti intelligenti insieme alle necessarie politiche di adattamento. Un impegno che i governi, Italia ed Europa in testa, devono prendere a partire dal vertice straordinario convocato per il 23 settembre a New York dal segretario generale dell'Onu Ban Ki-Moon in vista del raggiungimento di un accordo globale di riduzione delle emissioni a Parigi nel 2015", conclude. (ansa)


A Napoli il Convegno "Il Patto dei Sindaci 2.0 per una smart city". Importanti direttive ai comuni.

Adattarsi ai cambiamenti climatici Fabiana Liguori

inquinanti. La politica dell'U.E. sul clima, intorno alla quale si muovono le diverse iniziative messe in atto, è molto semplice. Se consideriamo gli effetti dei cambiamenti climatici che negli ultimi decenni si sono verificati in modo considerevole e ripetuto (improvvise condizioni metereologiche estreme, innalzamento delle temperature medie globali e dei livelli del mare e così via), dobbiamo anche, purtroppo, mettere in conto che gli stessi mutamenti e le relative conseguenze potrebbero, man mano, intensificarsi. Da qui, la necessità di prepararsi e darsi da fare per prevenire e minimizzare i danni che ne potrebbero derivare coinvolgendo, soprattutto, le piccole e grandi autorità locali, guide e tutrici dei propri territorio di pertinenza. Oltre 120 i presenti al convegno, in rappresentanza di altrettanti Comuni di tutta Italia. Il primo cittadino partenopeo, Luigi de Magistris, ha fatto gli onori di casa annunciando che il Comune di Napoli ha aderito al progetto “Mayors Adapt”, iniziativa del Patto dei Sindaci per l’adattamento ai cambiamenti climatici (che verrà presentata ufficialmente il 16 ottobre a Bruxelles), e che continuerà ad impegnarsi, insieme al suo team, per rendere Napoli una città sempre più “smart”.

Per i Comuni italiani, ma anche europei, che ambiscono a diventare sempre più "città intelligenti" è fondamentale adattarsi ai cambiamenti climatici e intervenire per ridurre le emissioni di CO2. Questo è quanto emerso durante il Convegno "Il Patto dei Sindaci 2.0 per una smart city" tenutosi nel'incantevole scenario di Castel Dell'Ovo a Napoli. L'incontro, promosso da Alleanza per il Clima (rete europea di 1.700 comuni attivi sul fronte delle politiche ambientali virtuose) e dal Comune di Napoli, ha messo in evidenza, quindi, l'importanza di considerare le politiche locali, integrate e smart sul clima, non più come un obbligo da adempiere verso altri Enti, ma come una serie di eccezionali opportunità da cogliere per uno sviluppo sostenibile del territorio. A ribadirlo, in prima linea e con numeri alla mano, è stato Humberto Delgado Rosa, Direttore DG "Azione per il Clima", che ha puntualizzato come a livello europeo alcuni dei comuni più sensibili sul fronte dell’adeguamento ai cambiamenti climatici (come Copenaghen, Amburgo e Rostock), siano anche i più attivi per quanto riguarda le politiche locali che mirano alla riduzione delle emissioni

Le “Sette Opere di Misericordia” al centro del dibattito

CARAVAGGIO A MILANO: CHANCE O SCIPPO? Domenico Matania Il dibattito è acceso. Ha senso spostare opere d’arte? Nel caso specifico la querelle ha riguardato innanzitutto la possibilità di spostare i Bronzi di Riace da Reggio Calabria a Milano durante i mesi di Expo 2015. Non solo i Bronzi, ma anche le “Sette Opere di Misericordia” di Caravaggio, opera custodita presso il Pio Monte della Misericordia in Via Tribunali a Napoli. L’opera fu realizzata tra la fine del 1606 e l’inizio del 1607; rappresenta le sette opere di misericordia corporali: seppellire i morti, visitare i carcerati, dar da mangiare agli affamati, vestire gli ignudi, curare gli infermi, dar da bere agli assetati, ospitare i pellegrini. Sull’opera sono state avanzate disparate chiavi di lettura e costituisce una tappa “culturale” obbligata per chi visita Napoli. Riguardo allo sposta-

mento dell’opera di Caravaggio così come dei Bronzi di Riace si è acceso un dibattito tra coloro che vedono nello spostamento una possibilità di dare visibilità a capolavori italiani e chi ritiene che si tratti di una operazione poco congeniale. Ferma la posizione del Premier Matteo Renzi che sostiene che «Un conto è prendere opere italiane e portarle in giro per il mondo, ma per quale motivo dovrei spostare i Bronzi a Milano? Piuttosto dovrei portare i visitatori dell'Expo da Milano a Reggio, perché ho bisogno di valorizzare la Calabria. A mio giudizio questa vicenda non ha alcun senso, comunque decideranno gli organi competenti». Sulla falsa riga del Premier giungono le parole della deputata campana del Partito Democratico, Giovanna Palma che parla di «un tentativo di scippo al popolo napoletano”, e “un'incuria amministrativa” imputata al sindaco Luigi de

Magistris. Dall’altro lato i sostenitori del trasferimento momentaneo delle opere d’arte vedono nello spostamento la possibilità di valorizzare il patrimonio culturale italiano indipendentemente dall’area geografica che lo ospita. Non sarebbe il primo spostamento per il capolavoro di Caravaggio. Era già accaduto quattro volte nel corso del secolo scorso, una volta fino a Parigi. In realtà Napoli trarrebbe vantaggio dal prestito dell’opera d’arte: in cambio si darebbe vita ad un centro di accoglienza per malati terminali, obiettivo assai gradito alla Congregazione del Pio Monte di Misericordia. Ad ogni modo la decisione finale sarà discussa innanzitutto in maniera collegiale dai governatori dell’Istituzione Pio Monte della Misericordia, per poi decidere insieme al Ministero per i Beni e le Attività Culturali e al Vaticano.


Ecco cosa si nasconde al di sotto degli Stati Uniti Fabiana Clemente L’acqua è una risorsa limitata. Abbiamo pertanto imparato ad evitare gli sprechi nei piccoli gesti quotidiani. Utilizzare la giusta quantità per l’igiene della persona e della casa, riparare un rubinetto che perde, usufruire dell’acqua piovana per innaffiare le piante! Osservando buone abitudini contribuiamo in parte a preservare una risorsa per noi vitale. Preoccupazioni a parte, una recente scoperta– divulgata dalla rivista Science - ci arriva dal nuovo continente. Un team di scienziati dell’Università Northwestern dell’Illinois e dell’Università del Nuovo Messico ha condotto una ricerca che ha portato alla scoperta della più grande riserva d’acqua al mondo, ubicata nel mantello terrestre al di sotto degli Stati Uniti. Nello specifico ad una profondità compresa tra i 410 e 660 chilometri, in una regione rocciosa che si trova tra la crosta e il nucleo della terra. L’obiettivo principale della ricerca si prefiggeva di calcolare la quantità di acqua scambiata tra le riserve sotterranee e la superficie terrestre. A tale scopo sono stati impiegati nel progetto 2.000 sensori – che normalmente servono per mo-

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Un team di scienziati dell’Università Northwestern ha scoperto la più grande riserva d’acqua al mondo

nitorare i terremoti – che hanno aiutato a tracciare una mappa del sottosuolo. Con l’ausilio di tale strumentazione è stato possibile localizzare i serbatoi di magma ricchi di acqua. I ricercatori auspicano che circa l’1% del peso del mantello di rocce sia caratterizzato da acqua. Per noi inesperti può sembrare una

quantità irrisoria. E invece non è affatto così. Si tratterebbe di una quantità idrica tre volte superiore all’acqua presente nei nostri oceani. Una riserva d’acqua che non si presenta in una forma consueta – ovvero non è liquida, non è vapore e non è ghiaccio ma sotto forma di struttura cristallina. Ergo, un minerale.

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Questa forma sui generis è causata da due fattori principali. Occorre considerare l’elevata pressione causata dal peso di chilometri e chilometri di roccia e elevate temperature che superano i 1.100 gradi. Una scoperta scientifica con una duplice rilevanza. Infatti oltre al rilevamento di una risorsa vitale per la nostra so-

pravvivenza, la ricerca evidenzia al tempo stesso che tale bacino idrico potrebbe incidere sulla consistenza del mantello e causarne lo scioglimento. Come e perché siamo di fronte ad una scoperta sensazionale? La ringwoodite – è questo il nome del minerale in questione - è un polimorfo dai pigmenti blu. In laboratorio sono stati condotti alcuni esperimenti per capire in che modo la sua particolare struttura sia in grado di trattenere al suo interno acqua. Si è rilevato che trattiene acqua sia in forma liquida sia sotto forma di ioni di idrossido. E se la ringwoodite si presentasse in forma idratata anche all’interno del mantello? A quali conseguenze potrebbe andare incontro l’intero pianeta? Alcune circostanze potrebbero causare lo scioglimento dell’acqua cristallizzata, e il composto liquido potrebbe incidere in modo significativo sull’attività delle onde sismiche. Lungi dal creare allarmismi, lo studio potrebbe portare anche ad una soluzione vantaggiosa per tutti. Se si riuscisse a trovare un modo per estrapolare l’acqua con la dovuta cautela, sarebbe la risposta che stavamo aspettando. Una nuova fonte d’acqua. Una nuova fonte di vita.

Progetto AT-SEA: le alghe marine, una risorsa da sfruttare su larga scala Il mare, un ecosistema ricco di risorse alimentari ed energetiche, che non smette mai di “dare” e stupire. Gli appassionati di immersioni subacquee, sanno bene di che cosa stiamo parlando. Una continua scoperta, emozione. E non solo per gli occhi. Anche una semplice alga, può diventare ricchezza. Le alghe marine, infatti, possono essere potenzialmente impiegate in diversi settori: alcune come fonti di sostanze biochimiche per farmaci, cosmetici naturali e fertilizzanti organici. Da altre è possibile estrarre proteine e lipidi preziosi, antiossidanti, agenti gelatificanti, vitamine e minerali essenziali, da utilizzare nella produzione alimentare. Altre, ancora, appaiono promettenti per la produzione sostenibile di

biocombustibili, contribuendo, dunque, a ridurre la dipendenza dai combustibili fossili. Rispetto ad altre colture energetiche, presentano diversi vantaggi: sono gli organismi vegetali con il ciclo di crescita più breve al mondo e possono essere coltivati tutto l’anno. Ma, soprattutto, si tratta di vegetali che non necessitano per la crescita di terreni agricoli o per forza di acqua pulita. Grazie alla loro naturale resistenza,infatti, sono in grado di prosperare perfino nelle acque reflue. L’alghicoltura è, quindi, un processo semplice in quanto non richiede altro che nutrienti, acqua, luce solare e anidride carbonica (CO2). Attualmente, però, le alghe si ottengono tramite la raccolta di esemplari selvatici o la col-

tivazione su corde, metodi difficilmente riproducibili su larga scala in quanto richiedono molta manodopera e hanno una resa relativamente bassa. È da questa premessa che nasce, grazie a un finanziamento dell’Unione Europea, il progetto AT-SEA. L’équipe, addetta ai lavori, ha messo a punto un innovativo tessuto sul quale si possono coltivare le alghe vegetali in

grandissime quantità, senza pericolo che lo stesso si laceri o che attragga piante indesiderate e molluschi. Il tessuto è rivestito da pellicole di origine biologica che proteggono le giovani alghe e ne promuovono lo sviluppo . Con tale prototipo, dunque vengono realizzate ampie stuoie dello spessore di 1 mm, collocate, poi, un paio di metri sotto la superficie del mare. Qui, le

alghe trovano un “accogliente luogo” per crescere e riprodursi. Raggiunta la maturità, le stesse vengono raccolte a bordo di navi e depositate in serbatoi di stoccaggio, anch’essi prodotti a partire da tessuti AT-SEA di tecnologia avanzata. Le prove sui tessuti ideati, condotte presso i siti sperimentali di Solund (Norvegia), Oban (Scozia) e Galway (Irlanda), hanno prodotto rese pari a fino a 16 kg di alghe (peso umido) per metro quadrato, da tre a cinque volte quelle dell’alghicoltura tradizionale. A breve, il team di ATSEA inizierà a coltivare 200 metri quadrati di stuoie in ciascuno dei tre siti sperimentali, con l’obiettivo di valutarne il potenziale commerciale. F.L.


Educazione ambientale nelle scuole, si riparte L’idea di fondo: sensibilizzare l’uomo di oggi per prevenire i disastri futuri Anna Gaudioso Anche quest’anno, come ogni anno da un po’ di tempo, l’Agenzia Regionale per l’Ambiente in Campania riprende le sue attività di informazione ed educazione ambientale nelle scuole e non solo. La riapertura delle scuole segna anche l’inizio dei nostri contatti con tutte le istituzioni scolastiche del territorio campano. I progetti di informazione ed educazione ambientale saranno concordati con le scuole interessate ad avere informazioni sulle tematiche ambientali. Ma quali sono gli obiettivi del nostro programma di educazione ambientale? È indispensabile delineare una profonda riflessione. Quella che viviamo è considerata senza dubbio l’era tecnologica: pratichiamo l’esplorazione spaziale, scopriamo le prime meraviglie del mondo su-

batomico, e l’elenco potrebbe continuare. Scoperte che ampliano le nostre conoscenze e mettono in crisi i nostri vecchi modi di pensare e di conoscere la realtà. Possiamo dire che la vita media si è raddoppiata, che molti passi avanti sono stati compiuti a cominciare dalla sconfitta di molte malattie, che l’analfabetismo si è ridotto notevolmente e ci sono state molte conquiste in campo sociale, molti processi di evoluzione hanno fatto sì che la vita nei paesi sviluppati sia più confortevole e più sicura rispetto al passato. Nei paesi del terzo mondo, al contrario, le cose vanno sempre peggio: gli abitanti sono sempre più poveri, sfruttati, indebitati, frustrati, e con gravissimi problemi di sopravvivenza. Tutto sommato questo grande impulso in avanti, gestito e goduto da una

piccola parte della popolazione mondiale, da una parte offre una vita più confortevole ma dall’altra delinea tante incertezze. Forse qualche anima si interroga e si chiede se è proprio vero che con la scienza e la tecnologia si possa risolvere tutto, se può esistere una pillola per ogni disturbo o malattia, se davvero le risorse terrestri siano illimitate. Qualche domanda del genere comincia ad affiorare nella mente dell’uomo occidentale, rendendolo inquieto, insicuro, infelice e racchiudendolo sempre di più nelle sue incertezze. L’uomo dei paesi in via di sviluppo sogna una società simile a quella occidentale. Ma la realtà di chi emigra è quasi sempre frustrante e deludente. Grazie agli straordinari sviluppi nella tecnica, nella scienza, nelle comunicazioni eccetera, possiamo vedere come l’evoluzione umana abbia compiuto una crescita accelerata in questi ultimi centocinquanta anni. Anche se l’applicazione delle conquiste tecnologiche e scientifiche non sempre è stata corretta e così l’umanità si trova a dover affrontare una serie di nuovi problemi, come quelli ambientali. Assistiamo per esempio alla distruzione degli ecosistemi ed alla modificazione degli equilibri climatici e atmosferici, senza che la tecnologia e la scienza si evolvano allo stesso ritmo per

poter evitare o attenuare certi effetti. Un esempio significativo, perlomeno fino a un recente passato, è quello della progressiva diminuzione dell’ozono, causato dall’immissione nell’atmosfera di prodotti particolari, provocati dall’uso indiscriminato di sostanze nocive o di applicazioni di processi altamente distruttivi, le cui conseguenze sono conosciute da anni. La natura provvede con i sui tempi ed i suoi ritmi a ricostruire lo strato di ozono originario. L’ozono in alta quota si riforma lentamente. Potrebbero essere necessari parecchi decenni per tornare ad una situazione di sicurezza, una volta bandite le sostanze chimiche responsabili della sua distruzione. L’uomo interagisce con l’ambiente che lo circonda e viceversa. La biosfera è quella parte della terra capace di sviluppare la vita. Ma è tanto ormai che la terra quale organismo vivente che non può parlare lancia i suoi

messaggi per far comprendere il suo stress, la sua intollerabilità alla mano incurante e devastante dell’uomo. Infatti, le sempre più frequenti anomalie climatiche, l’innalzamento della temperatura media atmosferica e delle acque, lo scioglimento dei ghiacci, la desertificazione, possono essere interpretati come la risposta allo sfruttamento sconsiderato delle risorse terrestri. Sicuramente dopo catastrofi naturali o provenienti dallo spazio in cui le condizioni di vita per l’uomo sulla terra possono diventare critiche, nel suo complesso l’ambiente troverà sicuramente un altro equilibrio. L’uomo di oggi ha molto più potere nelle sue mani rispetto alle epoche passate, le sue decisioni possono influenzare altri uomini, contemporanei e futuri, intere città, anche tutta la terra. È per queste motivazioni che va scosso e sensibilizzato l’uomo di oggi verso un sentimento di vita che lo avvicini all’ambiente, che gli faccia prendere coscienza che la vita dell’ambiente circostante è la sua stessa vita, dei sui figli, dei sui nipoti e pronipoti. Per informazioni sul programma Arpac di educazione ambientale: Ufficio comunicazione informazione educazione, Responsabile educazione ambientale dott.ssa Filomena Anna Gaudioso, Uff. 081 2326297, 081 2326401/448.


Le trombe marine, fenomeno tipico dell’autunno Numerosi i vortici nati dal mare che hanno colpito l’Italia a inizio settembre Gennaro Loffredo Siamo oramai entrati nel primo mese dell’autunno meteorologico e le condizioni atmosferiche stanno gradualmente assumendo i caratteri tipici della nuova stagione. Il sole cala prima all’orizzonte, le calde giornate d’estate lasciano strada all’incipiente frescura notturna. Le terre emerse, dopo aver accumulato il calore estivo, tendono pian piano a raffreddarsi e le perturbazioni prima timidamente e poi in maniera sempre più convincente interessano un po’ tutte le nostre regioni dopo la lunga pausa estiva. La superficie marina, invece, tende a conservare più a lungo l’energia assorbita durante la stagione estiva sottoforma di calore latente e grazie alle sue alte temperature fornisce notevole energia ai sistemi nuvolosi in apparenza di scarsa consistenza, portando contrasti d’aria che poi sono all’origine dei moti vorticosi che si generano a mare: le trombe marine. Queste trombe marine sono dette “waterspout” e sono tipiche dell’Italia e dell’Europa. Esse si formano generalmente a largo, però capita, seppur sporadicamente, che forti temporali a supercella si spostino fin verso la terraferma, provocando danni significativi a persone o cose. In queste circostanze, alla base della tempesta, si formano delle potenti

ARPA CAMPANIA AMBIENTE del 15 settembre 2014 - Anno X, N.17 Edizione chiusa dalla redazione il 15 settembre 2014 DIRETTORE EDITORIALE

Pietro Vasaturo DIRETTORE RESPONSABILE

Pietro Funaro CAPOREDATTORI

Salvatore Lanza, Fabiana Liguori, Giulia Martelli IN REDAZIONE

Cristina Abbrunzo, Anna Gaudioso, Luigi Mosca, Andrea Tafuro GRAFICA E IMPAGINAZIONE

Savino Cuomo HANNO COLLABORATO

D. Bove, I. Buonfanti, F. Clemente, P. D’Auria, G. De Crescenzo, A. Esposito, E. Ferrara, R. Funaro, G. Loffredo, R. Maisto, D. Matania, B. Mercadante, A. Morlando, A. Palumbo, A. Paparo SEGRETARIA AMMINISTRATIVA

Carla Gavini DIRETTORE AMMINISTRATIVO

Pietro Vasaturo EDITORE Arpa Campania Via Vicinale Santa Maria del Pianto Centro Polifunzionale Torre 1 80143 Napoli REDAZIONE Via Vicinale Santa Maria del Pianto Centro Polifunzionale Torre 1- 80143 Napoli Phone: 081.23.26.405/427/451 Fax: 081. 23.26.481 e-mail: rivista@arpacampania.it Iscrizione al Registro Stampa del Tribunale di Napoli n.07 del 2 febbraio 2005 distribuzione gratuita. L’editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti e la possibilità di richiederne la rettifica o la cancellazione scrivendo a: ArpaCampania Ambiente,Via Vicinale Santa Maria del Pianto, Centro Polifunzionale, Torre 7-80143 Napoli. Informativa Legge 675/96 tutela dei dati personali.

trombe marine, dette “tornadiche”. La loro genesi è identica a quella dei forti tornado e i loro effetti sono altrettanto devastanti per le zone costiere. All’occhio la tromba marina appare come una nube a forma d’ imbuto che può raggiungere la

superficie dell’acqua. All’interno dell’imbuto la pressione è molto bassa e questo provoca il risucchio dell’acqua che inizia a ruotare a velocità che arriva fino a 100km all’ora. Le trombe marine si formano con mag-

giore frequenza sui mari caldi con temperature generalmente superiori ai 25°C (ad esempio il Mediterraneo) e nelle zone delle calme equatoriali, cioè dove sono più alte le probabilità di formazioni nuvolose temporalesche. In zone con acque fresche, sono piuttosto rare e quando si formano generano più sorpresa e meraviglia che spavento data la loro scarsa dimensione. Esse sono frequenti soprattutto tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno. In Italia le zone più battute da questo fenomeno sono il Friuli, la costa meridionale abruzzese, lo stretto di Messina, la costa laziale, ligure e toscana. Le trombe marine rappresentano ovviamente un pericolo per le imbarcazioni, in quanto non sono prevedibili essendo fenomeni di breve durata e di piccola estensione. Possono avere movimenti imprevedibili, possono viaggiare velocemente, oppure sembrare quasi stazionarie e quindi più facilmente evitabili. Non è detto che la direzione della tromba sia quella del vento dominante. Utile per capire se il turbine si sta avvicinando all’imbarcazione è quello di controllare il barometro, perché il passaggio del vortice è caratterizzato da una forte e repentina caduta della pressione atmosferica nella misura di 1-3hPa al secondo. L’arrivo di una circolazione molto fresca nord europea, nei primi giorni di settembre, ha favorito la formazione di numerose trombe marine, soprattutto sulle regioni centro-meridionali, dove i contrasti sono stati più accesi tra l’aria fresca in arrivo e il mare caldo. Il litorale laziale, campano e quello calabro lucano hanno sfornato una serie di suggestivi vortici a mare, i quali hanno attirato l’attenzione di numerosi testimoni, che hanno subito diffuso le immagini sui social network.


L’OSSERVATORIO MULTIDISCIPLINARE EUROPEO Monitorare i processi ambientali sui fondali marini e acquatici Angelo Morlando EMSO è l'acronimo di " European Multidisciplinary Seafloor and Water Column Observatory ", cioè Osservatorio Multidisciplinare Europeo sui fondali marini e acquatici ed è una infrastruttura di ricerca europea su larga scala (RI). Si tratta di una rete europea di osservazione delle profondità marine con l'obiettivo scientifico di eseguire un monitoraggio a lungo termine dei processi ambientali legati all'interazione tra la geosfera, biosfera e l'idrosfera. È un programma che risponde alle esigenze a lungo termine delle comunità di ricerca europee e si estende dal Mar Artico all'Atlantico, dal Mediterraneo al Mar Nero. EMSO sarà il sistema marino profondo per il monitoraggio globale per l'ambiente e la sicurezza (GMES) e aumenterà significativamente le capacità di osservazione di tutta l'area con una politica di open data conforme alle raccomandazioni in fase di sviluppo nell'ambito dell'iniziativa GEOSS (Sistema osservazione globale della Terra). E' anche conforme alle iniziative avviate in aree dell’America del Nord (NEPTUNE Ca-

nada, Ocean Observatory Initiative) dell’Asia (DONET Giappone, MACHO Taiwan) e dell’Oceania (IMOS). Tra i membri del consorzio vi è anche l'Italia con la collaborazione tecnico-scientifica dell’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia). L’INGV, attualmente, si occupa insieme all’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), del funzionamento dell’osservatorio sottomarino NEMOSN1, situato a largo della Sicilia orientale, a 2000 m di profondità. NEMO-SN1 è uno dei nodi più avanzati della rete EMSO, infatti fin dal 2005 è collegato a terra con un cavo sottomarino da cui riceve alimentazione e attraverso il quale invia dati in tempo reale utilizzati anche nell’ambito della sorveglianza sismologica. L'altra buona notizia per la protezione dei mari è l'approvazione del regolamento del Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEMP) con oltre 6,3 miliardi di euro per il settennato 2014-2020. Il FEAMP aiuterà i pescatori a conformarsi agli obiettivi di sostenibilità della nuova PCP (politica comune della pesca) in particolare a rispettare il divieto di rigetto in mare e ad

acquistare attrezzi da pesca più selettivi. Le risorse saranno utilizzate anche per migliorare la sicurezza sul lavoro e le infrastrutture portuali. 520 milioni di euro siano destinati alla raccolta e alla gestione dei dati sulla pesca necessari per impostare il rendimento massimo sostenibile richiesto dalle nuove norme della PCP, cioè il limite alle catture che possono essere

realizzate senza compromettere la riproduzione degli stock ittici. Interessante anche una proposta a sostegno dei pescatori under 40, che potranno ricevere contributi fino a 75mila euro. Gli aiuti alle start-up individuali saranno subordinati all'acquisto di piccole navi da pesca costiera e al requisito dell'esperienza professionale nel settore, pari ad almeno cinque anni.

Tutta colpa dello scioglimento dei ghiacci

IL LIVELLO DEL MARE IN ANTARTIDE AUMENTA SENZA FRENI Le stupende coste dell’Antartide stanno assistendo impotenti all’innalzamento repentino e senza freni del livello del mare. Nulla a che vedere con ciò che succede nel resto dell’Oceano Meridionale. Per colpa di chi? Ma è semplice. Basta prendersela con il massiccio fenomeno di scioglimento dei ghiacci del Polo Sud, che continua a riversare enormi quantità di acqua dolce in mare. Il tutto è stato dimostrato e supportato abbondantemente dai dati satellitari raccolti negli ultimi vent’anni, pubblicati ed analizzati su “Nature Geoscience” dal gruppo di ricercatori dell’università britannica nel cuore di Southampton. È stato, così, evidenziato che negli ultimi due decenni, lo scioglimento dei ghiacciai nella zona antartica ha causato il ri-

versamento in mare di circa trecentocinquanta miliardi di tonnellate di acqua dolce. Un vero e proprio disastro, se si pensa che ciò ha determinato una riduzione della salinità delle acque in prossimità delle coste che è stata confermata anche da analisi di laboratorio. “ L'acqua dolce è meno densa di quella salata – ha ben messo in evidenza il coordinatore dello studio, il Dottor Craig Rye, così ci aspettiamo che nelle regioni in cui si accumula un eccesso di acqua dolce si verifichi un innalzamento localizzato del livello del mare”. E a quanto pare la profezia si è decisamente avverata: a dimostrazione ci sono le misure effettuate dai satelliti tra gli anni che sono compresi tra il millenovecentonovantadue e il duemilaundici. In pratica, ogni

anno le acque in prossimità delle coste dell'Antartide si sono alzate di circa due millimetri in più rispetto alla restante parte dell'Oceano Meridionale. Il ruolo determinante dello scioglimento dei ghiacci è stato, poi, confermato da una simulazione al computer, attraverso la quale i ricercatori hanno ricostruito la circolazione oceanica. Quindi,

risulta essere di fondamentale importanza l'interazione tra aria, acqua e ghiaccio in questi mari, che è cruciale per la creazione della stabilità della calotta glaciale antartica e per il livello globale dei mari al pari di altri processi come la generazione dell'acqua antartica profonda che raffredda e dà ossigeno a gran parte dell'abisso

oceanico. Un segnale forte, questo, che ci invia la natura, affinché l’uomo corra ai ripari e metta un freno alle sue attività che causano lo scioglimento dei ghiacci. È giunto, quindi, il momento di prendere atto della situazione e porre rimedio. C’è in ballo la salute nostra e dell’intero pianeta. A.P.


Biomimetica: impariamo dalla natura Come affrontare i gravi problemi ambientali che attanagliano il Pianeta Brunella Mercadante Attualmente l’Umanità si trova ad affrontare gravi problemi come la scarsità d’acqua, la gestione dei rifiuti, la raccolta di energia e di nutrienti, e a dover rispondere nel contempo a fenomeni rilevanti come il cambiamento climatico. Sfide simili, in effetti, sono e sono state però affrontate da miliardi di anni dalla Natura, che attraverso un continuo processo di tentativi ed errori si è evoluta e ha prosperato adattandosi alle condizioni mutevoli, utilizzando le risorse rinnovabili disponibili localmente, il tutto in modo efficiente e resiliente. Andando oltre la sostenibilità ha poi continuamente difeso le condizioni favorevoli di vita. Per fronteggiare le problematiche attuali si può, quindi, copiare dalla Natura, e la biomimetica è per l’appunto la nuova disciplina che mira ad indagare la natura per scoprire le sue migliori idee e tradurle in principi di progettazione per risolvere le sfide umane, applicando dei processi biologici e biomeccanici, che si possono identificare in natura, alle attività e tecnologie umane. La natura dunque come modello alla luce del fatto che tutti i sistemi naturali rispettano alcuni principi fondamentali: funzionano come cicli chiusi (non esi-

ste il concetto di rifiuto), si fondano su interdipendenza, interconnessione e cooperazione, sfruttano l’energia solare ed infine rispettano e moltiplicano la diversità. La biomimetica poi come strumento potenziale per innovazioni sostenibili che aumentino la creazione di economie circolari: sistemi produttivi progettati in modo tale che le stesse risorse vengano utilizzate più volte, facendole girare attraverso il riutilizzo ed il riciclo, con conseguenti guadagni in efficienza. Creare una economia circolare significa in effetti creare strutture e processi che funzionano come un sistema vivente, come un ecosistema ad esempio; un’ economia che si sviluppa e cresce utilizzando le risorse localmente disponibili e rinnovabili i cui elementi sono collegati in una rete in cui le risorse vengono utilizzate al meglio, riciclate e riutilizzate, resiliente, in grado di rispondere alle crisi grazie al feedback efficace fra i suoi elementi e l’ambiente esterno e di conservare l’ambiente in cui si trova. Proprio come gli ecosistemi che , infatti, si sviluppano utilizzando ciò che è disponibile localmente, senza compromettere le risorse e che sono in grado di ripristinare le aree impoverite,al fine di creare condizioni favorevoli alla vita.

La biomimetica può essere applicata praticamente a quasi tutte le attività umane, all’architettura per esempio che nella progettazione ecosostenibile si avvale dei principi della biomimetica, basandosi sui parametri climatici del luogo dove si colloca l’intervento, seguendo le indicazioni della Natura. Da sempre, d’altronde, gli abitanti di zone dal clima rigido costruiscono igloo, strutture semplici che massimizzano il volume interno minimizzando la superficie disperdente, per perdere meno calore possibile. Questi comportamenti si ritrovano in natura in animali e piante, co-

stituiscono un naturale adattamento degli organismi viventi alle condizioni del contesto ambientale in cui vivono. La stessa analisi del luogo, fondamentale e preliminare nella progettazione architettonica ecosostenibile o nella pianificazione di un insediamento urbano, è d’altronde la stessa che viene eseguita dalle specie animali per scegliere dove collocare il proprio nido o la propria tana, che vengono costruiti per lo più con materiali locali di recupero: legno, sabbia, fango, paglia, foglie. Materiali che in edilizia verrebbero definiti a Km 0, con bassissima energia incorporata-

intesa come energia consumata durante l’estrazione, la produzione, il trasporto, l’installazione- oltre all’ottimizzazione dei tempi e delle risorse impiegate, alla minimizzazione dei consumi e all’eliminazione degli sprechi. Un famoso esempio di edilizia sostenibile ispirato dalla Biomimetica è l’Eastgate Centre di Harare in Zimbabwe, progettato prendendo come riferimento la struttura di ventilazione dei termitai, dotati di sistemi di areazione in grado di mantenere la temperatura interna costante a 30 gradi in ambienti dove oscilla tra 3 e 42 gradi!

Laghi e fiumi d’Europa a rischio chimico I controlli sono stati realizzati in 4000 siti distribuiti in 91 bacini idrografici Rosario Maisto Quasi metà delle acque dolci di tutta Europa vede minacciata la sua integrità ecologica dalla presenza di sostanze chimiche organiche che ne mettono a rischio la biodiversità. Questo quanto risulta dalla valutazione su scala continentale del rischio chimico complessivo dei corpi idrici, che ha preso in esame i tre principali gruppi di organismi che vivono negli ecosistemi di acqua dolce (pesci, invertebrati e alghe).Lo studio è realizzato da ricercatori per la ricerca ambientale di Lipsia e dell'Università di Coblenza-Landau,questi hanno esaminato le concentrazioni di 223 prodotti chimici rilevate dalle diverse autorità

nazionali in 4000 siti distribuiti su 91 bacini idrografici europei, per poi definire sulla base del livello di tossicità delle varie sostanze due soglie di rischio, una di rischio acuto e una di rischio cronico per ciascun tipo di organismo. Dal-

l'analisi dei dati è risultato che nel 14% dei siti le sostanze chimiche organiche potevano provocare effetti letali per gli organismi e nel 42% causare effetti cronici. Su scala regionale, i paesi del Nord Europa appaiono maggiormente a ri-

schio, ma questo risultato potrebbe essere frutto di una distorsione sistematica, dato che quei paesi tendono a monitorare regolarmente un numero superiore di sostanze chimiche organiche rispetto alle nazioni dell'Europa meridionale.I pesticidi sono responsabili dell'81% dei superamenti della soglia di rischio acuto per i pesci, l'87% di quella per gli invertebrati e del 96% di quella delle alghe. Per quanto la forte regolamentazione e i progressi tecnologici in termini di specificità e di degradabilità dei pesticidi, questi continuano a minacciare le specie che non sono loro bersaglio. Le principali altre sostanze organiche che incidono sul rischio acuto sono alcuni agenti

antivegetativi, che percolano nelle acque dalle vernici con cui sono trattate le imbarcazioni, alcune sostanze usate come ritardanti di fiamma nei prodotti di consumo e gli idrocarburi policiclici aromatici. Pur avendo un impatto acuto minore dei pesticidi, questi ultimi gruppi di sostanze sono comunque preoccupanti per la loro persistenza ela loro tendenza a essere accumulati negli organismi e risalire poi nella catena alimentare contribuendo così al rischio cronico. Questi risultati suggeriscono che sia necessario intraprendere misure di protezione ambientale più incisive per mitigare gli effetti dell'inquinamento organico a livello continentale.


Il colosso Apple sempre più green In un solo anno l’impronta del carbonio è calata del 3% Ilaria Buonfanti Apple è la compagnia tecnologica che sta guidando il passaggio a internet in modo sempre più verde e sostenibile. Già nella scorsa primavera un rapporto di Greenpeace incoronò l’azienda di Cupertino. Il report “Clicking Clean: How Companies are Building the Green Internet” analizzò le misure messe in campo dalle internet company, in particolare nel settore del cloud, per alleggerire l’impatto sull’ambiente. Apple guida la classifica grazie ai servizi iCloud e iTunes, alimentati con il 100% di energie rinnovabili, ma anche grazie all’impianto fotovoltaico privato più grande degli Usa, che fornisce elettricità ai propri data center nella Carolina del Nord. “Apple è l’azienda più innovativa e determinata” nel raggiungere l’obiettivo del 100% di energia rinnovabile, si legge nel rapporto. Oggi, in un rapporto online intitolato “Il nostro progresso”, la Apple dichiara che l’impronta di carbonio dei suoi stabilimenti e dei suoi prodottiè calata a livello mondiale del 3% tra il 2012 e il 2013. “Grazie agli investimenti nell’energia pulita, si

legge nel documento Apple, le nostre emissioni gas serra sono calate del 31% dal 2011. E questo nonostante un aumento globale dei consumi di energia del 42%”. Nel 2013 la mela morsicata ha prodotto 33,8 milioni di tonnellate metriche di gas serra. Attual-

mente le energie rinnovabili alimentano 145 Apple Store negli USA, il 100% di quelli australiani, tutti i data center, tra cui ovviamente quello nuovissimo di Reno nel Nevada, e il 94% dei campus Apple. Negli ultimi tre anni, si sottolinea inoltre nel documento, il

programma di efficienza energetica di tutti gli immobili e uffici Apple ha portato a un risparmio di 28,5 milioni di kWh di energia elettrica e 2,1 milioni di metri cubi di gas naturale. “L’energia più pulita è però quella che non si consuma, sottolinea Lisa Jackson,

vicepresidente per le iniziative ambientali, e dal 2008 abbiamo ridotto del 57% il consumo totale di tutti i prodotti Apple. Ognuno dei nostri prodotti oggi eccede le già ristrette specifiche ambientali dello standard “Energy Star”. Inoltre, aggiunge, abbiamo riciclato più di 190 milioni di chilogrammi di componenti elettronici. Adesso gli Apple Store ritirano gratuitamente ogni prodotto Apple destinato alla rottamazione e lo riciclano responsabilmente”. Non meno importante poi l’attenzione verso la salute dei consumatori. Obiettivo primario della Apple è eliminare l’uso di tossine pericolose, in modo che chiunque assembli, usi o ricicli un dispositivo possa farlo in totale sicurezza. Benzene ed n-esano sono stati completamente eliminati e sono continui gli investimenti nella chimica verde, finanziando ricerche in nuove tecnologie e materiali che hanno portato alla produzione, ad esempio, di cavi per l’alimentazione senza PVC e display senza mercurio. Insomma, la Apple potrebbe e dovrebbe essere da esempio per tutti i colossi aziendali del pianeta.

Dalla filiera del riciclo 90.000 posti di lavoro entro il 2020 Alessia Esposito Riuscire a raggiungere gli obiettivi di riciclo previsti dall'Unione Europea sarebbe, per l'Italia, non solo un gran traguardo, ma anche un punto da cui far partire un rilancio dell'occupazione e, conseguentemente, dell'economia. L'UE ha imposto una soglia del riciclo che si attesta al 50% del totale dei rifiuti. Ad oggi solo un terzo dei rifiuti urbani è invece avviato al riciclo. Se al Nord il ricorso alla discarica è limitato al 22%, al Centro e al Sud raggiunge ben il 60%. Lo studio "Ricadute occupazionali ed economiche nello sviluppo della filiera del riciclo dei rifiuti urbani", realizzato da Conai (Consorzio Nazionale Imballaggi), in collaborazione con Althesys, traccia, a partire dall'attuale status quo, due possibili scenari che ha pre-

sentato al Meeting di Rimini, al convegno “Creare Occupazione Quali Garanzie?”, alla presenza del ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Giuliano Poletti. Un primo scenario, reputato poco realistico, contempla il raggiungimento completo degli obiettivi UE, mentre un secondo, più prudente, ipotizza una media nazionale di riciclo del 50% ma con punte minime di 40% e massime di 61% a seconda del punto di partenza delle diverse aree geografiche. I rifiuti in discarica, secondo le previsioni riguardanti quest'ultimo, si ridurrebbero di 4 milioni di tonnellate entro 2020. Il volume d'affari incrementale - riferito a raccolta differenziata, trasporto, selezione, produzione di semilavorati per il riciclo, compostaggio, termovalorizzazione - nello scenario prudente è stato valutato pari

a circa 6,2 miliardi, gli investimenti in strutture ammonterebbero a 1,7 miliardi e il valore aggiunto raggiungerebbe la cifra di 2,3 miliardi. Questo implicherebbe un aumento di possibilità occupazionali: ci sarebbe bisogno di circa 76.400 nuovi addetti per la filiera e 12.600 nuovi costruttori di impianti. Con uno sviluppo del business che aumenterebbe, in proporzione, maggiormente nel Mezzogiorno. Lo studio suggerisce le iniziative per far sì che questo “sogno green” diventi realtà: finanziamenti alla ricerca, azioni per promuovere il consumo di prodotti sostenibili e iniziative per sensibilizzare l'opinione pubblica sui temi dell'ecologia e del riciclo. Oltre, ovviamente, a finanziamenti diretti alla filiera. Non resta che augurarsi che le previsioni si avverino.


Acque reflue del caffè per produrre energia In Honduras, Nicaragua e Guatemala impianti ad hoc per generare biogas Anna Paparo

acque di lavaggio, i rifiuti organici contenuti al loro interno si trasformano in biogas che possono essere impiegati sia per il funzionamento delle macchine agricole che per il semplice uso domestico. E ancora, il metano generato durante il processo di decomposizione viene catturato da un reattore realizzato ad hoc ed utilizzato come combustibile pulito per stufe, lampade e altre tipologie di macchine. Bene, il Sud America è il paese per eccellenza in cui viene prodotta la maggior quantità di caffè e con questa scoperta lo diventerà anche per la salvaguardia dell’ambiente. Chi l’avrebbe mai detto o, quanto meno, mai pensato che le acque reflue, utili per lavorare il caffè, avrebbero potuto essere impiegate per produrre energia, diventando un valido alleato contro l’inquinamento. Una scoperta alquanto sensazionale, visto che questo riuscirebbe a ridurre di parecchio i costi e, di conseguenza, anche l’ambiente ne trarrebbe i suoi vantaggi perché i terreni sarebbero privi dei gas. Ma vediamo nel concreto cosa è stato realizzato. I risultati ottenuti vanno dalla prevenzione della deforestazione degli alberi nativi a migliori ambienti interni per le famiglie che hanno sostituito la legna da ardere con stufe a gas per cucinare. La produzione di caffè può ritenersi sostenibile dal punto di vista ambientale. D’ora in poi gusteremo ‘na tazzulella e’ cafè con ancora più gusto pensando che l’ambiente sarà maggiormente salvaguardato grazie a questa scoperta quanto mai rivoluzionaria e fuori dall’ordinario.

Cosa hanno in comune le acque reflue impiegate per la lavorazione del caffè e la produzione di energia? A prima vista niente. Ma a quanto pare ci sbagliamo. Hanno molto da condividere, visto che alcuni produttori dell'America Latina per l'auto sostentamento energetico utilizzano le acque reflue per produrre pura energia, evitando così di disperdere sostanze nocive nell'ambiente. È cosa ormai risaputa che circa il 70% dell’offerta globale di caffè proviene dall’America Latina, ma forse non tutti sanno che questo tipo di coltivazioni genera acque reflue che possono essere dannose se non trattate adeguatamente. Ed è proprio da qui che prende spunto questa rivoluzionaria idea. Nasce, così, il progetto “Energy from Coffee Wasterwater”, condotto da UTZ Certified, dimostrando che è possibile generare energia, affrontare il cambiamento climatico e proteggere le risorse idriche trattando gli scarichi prodotti dagli impianti di macinazione del caffè. Il progetto è iniziato nel 2010 con l'obiettivo di affrontare i problemi ambientali e sanitari causati dalle acque reflue del settore del caffè. Quindi, alcune famose aziende agricole del caffè in Honduras, Nicaragua e Guatemala hanno installato particolarissimi e sofisticati impianti in grado di estrarre gas metano e biogas dagli scarti della lavorazione che solitamente vengono rilasciati nell'ambiente a causa dei lavaggi che sono necessari al mantenimento della pulizia degli impianti. Convogliando, poi, le

INVERSIONE DI MARCIA SULL’A3: DA AUTOSTRADA A RISORSA AMBIENTALE Giulia Martelli L’autostrada Salerno-Reggio Calabria tanto temuta dai vacanzieri potrebbe essere protagonista di un progetto di restyling davvero futuristico ed ecosostenibile. Abbandonata, infatti, quasi del tutto la nomea di “trappola infernale” grazie ai lavori di ammodernamento dell’Anas, questa famosissima arteria si prepara a diventare una sorta di laboratorio di sperimentazione di una nuova forma di edilizia residenziale. L’idea, venuta agli architetti francesi dell’ Oxo Architects (Manal Rachdi - famoso per aver trasformato una metro parigina abbandonata in una piscina-, Samuel Nageotte, Philippe Rizzotti e Tanguy Vermet) è quella di convertire i ponti in cemento armato in grattacieli green "rovesciati", con vista sul mare ed energeticamente autonomi. Le infrastrutture inutilizzate dell’autostrada A3, nel tratto tra Scilla a Bagnara, si tramuterebbero così in complessi abitativi con un apporto minimo di nove materie prime, sfruttando la resistenza dei viadotti, costruiti in previsione di un traffico intenso, riducendo l’impatto ambientale attraverso il riciclo di strutture esistenti e sfruttando l’energia geoter-

mica per via della vicinanza all’Etna. Dal punto di vista energetico, il villaggio verticale sarebbe completamente autonomo grazie all'installazione di un impianto fotovoltaico da 5 MW. Lo studio di Parigi ha previsto moduli abitativi futuristici con la struttura del ponte ancora visibile, seppur ricostruita con elementi in vetro, cemento ed acciaio. “Lo chiamo condominio invertito – ha dichiarato Rachdi in un’intervista – In un condominio tu vieni dal piano inferiore e sali in alto. In questo caso tu hai l’auto che ti aspetta al piano di sopra e magari scendi di 50 metri per giungere al tuo appartamento”. Il concetto ispiratore degli Oxo è quello dell’archeologia moderna (il ponte) “il risultato di un processo di contaminazione tra l’urbanizzazione e la natura arrampicata. La vita privata abita pile verticali e supporta la socialità orizzontale delle strutture pubbliche, la situazione offre una unica e aperta a tutti, a tutti i livelli”. La struttura ipotizzata “aiuta a dare volume al ponte, a colonizzare i piloni (…) con una spirale stretta con sbalzi di due metri”. Nell’ottica eco-sostenibile, poi, l’acqua piovana viene immagazzinata in serbatoi in tunnel per la produzione di energia ed il consumo interno. Il gas necessario per le abita-

zioni, invece, verrebbe prodotto dalla digestione anaerobica di rifiuti organici e di energia elettrica e di energia geotermica con un processo di produzione definito “hot dry rock”. Unico punto interrogativo è la disponibilità di investimenti (ammonterebbero a circa 22 milioni di euro) che, secondo gli ideatori del progetto, potrebbe risolversi con l'intervento dell’Europa e delle istituzioni del Paese.


Farmaci e alimenti: attenti alle interazioni! Abbinamenti “sbagliati” vanificano l’ efficacia della cura Rosa Funaro Quando si assume un medicinale bisogna fare attenzione a quello che si mangia perché alcuni alimenti possono modificarne gli effetti con conseguenze perfino dannose per la salute. Il problema ha dimensioni inquietanti: ricercatori della Temple University di Philadelphia hanno denunciato che il 5 per cento della popolazione rischia incroci azzardati fra farmaci e cibo. «Gli anticoagulanti sono forse la categoria di medicinali più critica per le possibili interazioni con gli alimenti: mangiare cibi ricchi di vitamina K, ad esempio, può vanificare completamente la terapia», sottolinea Alessandro Nobili, farmacologo dell' Istituto Mario Negri di Milano, autore insieme con il professor Silvio Garattini del libro "Interazioni fra farmaci" in cui vengono discusse anche le interazioni fra medicinali e alimenti. «In altri casi il consumo di alcuni cibi, o di certi integratori alimentari, può comportare "soltanto" ef-

fetti collaterali spiacevoli», prosegue Nobili. «Va detto che il più delle volte l' interazione alimento-farmaco non ha serie conseguenze cliniche, ma si limita ad alterazioni poco rilevanti dell' assorbimento e

quindi dell' azione del medicinale: tuttavia, non sempre è così, come dimostra, ad esempio, il famigerato caso del succo di pompelmo. I numerosi studi condotti su questo alimento hanno infatti dimo-

strato che perfino in minime quantità può alterare il metabolismo di un gran numero di farmaci, in genere aumentandone la disponibilità in circolo e quindi accrescendo in maniera sostanziale la probabilità

Inquinamento luminoso Un cittadino del mondo su cinque non vede la Via Lattea Ammirare il cielo stellato in una notte limpida è un’esperienza bellissima, che ogni volta suscita, immutati, incanto e meraviglia. Purtroppo secondo gli studi più recenti l’inquinamento luminoso impedisce a un abitante del mondo ogni cinque di vedere la Via Lattea. L’inquinamento luminoso è stato a lungo considerato un problema solo negli Stati Uniti, in Europa e in Giappone, ma ormai non ci sono in realtà nazioni che non ne risentano, di fatto circa due terzi della popolazione mondiale vivono in cieli inquinati. Nelle nostre città non si riesce a scorgere più del 4% del numero totale delle stelle visibili ad occhio nudo. Da noi in Campania, come anche nel Lazio e in Lombardia, circa il ¾ della popolazione non riescono più a vedere la Via Lattea, la situazione è leggermente migliore in altre regioni e discrete condizioni si rilevano in Molise, Basilicata, Sardegna e in parte della Toscana, dove circa l’80% della popolazione vive in località dove è ancora possibile scorgere la Via Lattea. Tutto ciò a causa dell’inquinamento luminoso, che come

viene definito dalla L.R. 12/2002 è l’emissione di luce artificiale rivolta direttamente o indirettamente verso la volta celeste. E’ indiscutibile che la luce artificiale sia di grande utilità per lo svolgimento delle attività umane, serve a illuminare strade, piazze o altri luoghi di passaggio, però molta di questa luce, a volte a causa di impianti fatti male, viene dispersa verso l’alto o in direzione quasi orizzontale in modo incontrollato ed è visibile anche a grande distanza. Questa luce dispersa, il più delle volte, è un inutile spreco di energia e rappresenta la causa scatenante dell’inquinamento luminoso. La luce dispersa fa sì che nell’ambiente au-

menti la luminosità di fondo e di conseguenza la luminosità del cielo (l’atmosfera possiede comunque una sua luminosità naturale, ma è appena percettibile). Quando la luminosità del cielo, a causa dell’introduzione di luci artificiali, supera determinati valori si ha un degrado della trasparenza e quindi anche della visibilità delle stelle, come se nell’atmosfera aleggiasse una perenne nebbia che fa diventare invisibili le stelle più debili. Lontano da fonti luminose l’effetto è appena percettibile, ma, avvicinandosi alle città, diventa più marcato sino a far scomparire anche le stelle più luminose. Ma gli effetti dell’inquinamento luminoso non si limitano a privarci della magia del cielo stellato, finiscono per sconvolgere gli equilibri naturali del periodo luce/buio e così, ad esempio, gli insetti fotosensibili sono attratti dalle luci notturne e questo può provocare addirittura l’interruzione dei flussi migratori di specie che possono entrare a far parte della catena alimentare animale e contribuire alla biodiversità. B.M.

di eventi avversi». Il numero delle interazioni possibili è enorme: l' Associazione dei Farmacisti tedeschi ha pubblicato nel 2002 una lista di 315 medicinali che possono "fare a pugni" con gli alimenti. Tuttavia, solo poche interazioni sono state realmente indagate. «Non è semplice documentare traccia degli effetti del cibo sulle terapie», ammette Nobili. «Quando un paziente manifesta un effetto collaterale anche grave durante un trattamento, la connessione con il consumo di uno specifico alimento non è sempre lampante». Le interazioni farmacologiche sono comunque oggetto di attenzione da parte delle aziende farmaceutiche e delle Agenzie regolatorie già nella fase di sviluppo di un farmaco. L’Agenzia Europea dei Medicinali ha sviluppato e aggiornato (nel 2013) delle apposite linee guida (“Guideline on the Investigation of Drug Interactions”), che delineano un approccio globale alla valutazione del potenziale di interazione di un farmaco durante il suo sviluppo e forniscono un indirizzo per garantire che il medico prescrittore riceva informazioni chiare sul potenziale di interazione e consigli pratici su come gestirle. Sul sito internet dell’Agenzia italiana del Farmaco (www.agenziafarmaco.gov.it) è possibile trovare una sintesi della Guida FDA sulle interazioni Farmaci-Alimenti.


Cosa sono, cause di deterioramento, regole da seguire

LE PREPARAZIONI ALIMENTARI A CHIUSURA ERMETICA Daniela Bove Cosa sono? Le conserve sono tutte quelle preparazioni alimentari confezionate in contenitori a chiusura ermetica e sottoposte a trattamento termico che ne permette la stabilizzazione e la conservazione per lunghi periodi a temperatura ambiente. Si distinguono in conserve acide e non acide. Le semi-conserve, invece, sono quelle preparazioni alimentari che per la loro composizione non possono essere sottoposte a trattamenti termici elevati. Sono alimenti non sterili, perché con la pastorizzazione vengono distrutti gran parte dei germi ma non le spore, per cui solitamente si conservano in frigorifero per un periodo di tempo più breve rispetto alle conserve. Cause di deterioramento I principali agenti di deterioramento sono rappresentati da agenti biologici (microrganismi,insetti,animali), agenti chimici (enzimi) e agenti fisici (calore,luce). Regole da seguire La preparazione delle conserve in ambito domestico è una tradizione consolidata in molte regioni italiane. A parte le conserve di tipo industriale che rispondono a determinati requisiti igienico sanitari, il problema principale si pone particolarmente per quelle casalinghe che se non vengono preparate nel rispetto di alcune regole possono rappresentare un rischio per la salute. Le principali regole da seguire

sono: l’igiene del personale e della cucina, le attrezzature (utensili e contenitori perfettamente puliti), la scelta degli ingredienti (prodotti di stagione di primissima qualità) selezione e lavaggio dei prodotti,sanificazione dei contenitori (sterilizzazione dei contenitori e dei tappi), riempimento dei contenitori, pastorizzazione delle conserve (unico trattamento di stabilizzazione termica in ambito domestico) e ispezione dei contenitori (verifica ermeticità della chiusura). Un esempio di conserva è rappresentato dalle preparazioni a base di pomodoro che sono per tradizione le conserve maggiormente preparate in ambito domestico; seguono: vegetali sott’aceto, carne in scatola, tonno in scatola, legumi in banda stagnata ecc. Un esempio di semi-conserva è rappresentato da zuppe e minestroni pronti, prodotti essiccati e liofilizzati, gelati, surgelati e prodotti congelati. Al fine di scongiurare possibili rischi legati alla preparazione e/o alla conservazione di tali alimenti si suggerisce di attenersi a quanto indicato nelle “Linee Guida per la corretta preparazione delle conserve alimentari in ambito domestico” redatte dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS), attraverso il Centro Nazionale di Riferimento per il Botulismo(CNRB),in collaborazione con il Ministero della Salute, la Facoltà di Bioscienze e Tecnologie Agro-alimentari e ambientali dell’Università degli Studi di Teramo e con il Centro Antiveleni di Pavia.

L’obiettivo è quello di aiutare coloro che vogliono cimentarsi nella preparazione di conserve domestiche offrendo informazioni scientifiche utili per una corretta gestione di tutto il processo. Fonte: ISS http://www.iss.it/ binary/spva4/cont/linee_guid a _conserve_botulismo_def.pdf


Luoghi e prodotti della Campania

Carditello e le “prime” mozzarelle Gennaro De Crescenzo Salvatore Lanza Il Real Sito di Carditello è un complesso architettonico di grande valenza storica e culturale della metà del '700, voluto da Ferdinando IV di Borbone come Sito Reale o Reale Delizia. Il luogo fu scelto in un primo momento essenzialmente per l'allevamento di cavalli e per la caccia, perché gli acquitrini della zona costituivano l'habitat ideale per alcune specie di volatili. I Borbone prestavano molta attenzione all'allevamento del bufalo, tanto da creare un allevamento nella tenuta reale di Carditello dove nella metà del '700, insediarono anche un caseificio. Per accogliere il sovrano e i membri della sua famiglia si ritenne poi particolarmente utile far progettare dall'architetto Francesco Collecini, una palazzina, le dipendenze agricole ed una chiesa. A partire dal mese di marzo del 1784, i lavori delle Reali Fabbriche riguardarono progressivamente la costruzione dello stallone, della scuderia, dell’abitazione dei vaccari, della stalla delle bufale, della torre dove avveniva la manipolazione dei latticini, del granaio sulla

scuderia dei cavalli, e di altri comodi per l'agricoltura. Ai due lati del casino si trovano otto torri utilizzate ai piani superiori come abitazioni per i residenti del sito. Precede il sito un ampio stadio, usato per le feste campestri e le corse dei cavalli, mentre due vaste corti quadrate delimitano il retro. Ricchi gli apparati decorativi del corpo di fabbrica centrale su due livelli, coronato da un loggiato scoperto. Oggi il sito conserva solo una parte degli affreschi originari neoclassici superstiti. Da anni, di proprietario in proprietario, il sito è in totale abbandono ed è stato solo recentemente acquisito dallo Stato nell’attesa dei necessari e sempre più urgenti restauri e nell’attesa di un vero e con-

creto progetto per la valorizzazione. A Carditello si lega la storia, come detto, di uno dei prodotti più famosi del mondo e riferibili alla nostra terra: la famosa mozzarella. Nasce nel Sito Reale ma prosegue la sua “evoluzione” in diverse aree del casertano (in particolare quella di Mondragone) e anche del Salernitano (in particolare quella di Battipaglia) anche se con modalità e caratteristiche differenti. Quando si discute del futuro della Campania non si può fare a meno di pensare esattamente a progetti che dovrebbero unire, in totale armonia (la stessa che architettonicamente e miracolosamente ancora si vede a Carditello) natura, siti e tradizioni culturali ed enogastronomiche.

Il Real Sito di Carditello All’alba del 2014 la Reggia di Carditello è stata ceduta al Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, dopo l’accordo con la SGA, la Società Gestione Accordi, che gestisce i crediti del Banco di Napoli. La tenuta che ospita la Reggia vide la luce nel corso del ‘700 per volere di Carlo di Borbone e di Ferdinando IV. La residenza settecentesca fu progettata come reggia di caccia da Francesco Collecini, braccio destro di Luigi Vanvitelli, e fu trasformata poi da Ferdinando IV in una villa di 2.070 ettari bagnati dalle acque dei Regi Lagni. Il degrado in cui

oggi versa Carditello ebbe inizio con l’unità d’Italia. Dopo il progressivo disfacimento, nel 2011, è stata disposta la vendita all'asta del sito ad un prezzo di partenza di 10 milioni di Euro. Alla fine del 2013 tutte le aste erano andate deserte. Finalmente la buona notizia: la Società Gestione Accordi si è aggiudicata il sito per la cifra di 11,5 milioni di euro per poi cederlo al Ministero. Ora arriva il difficile, per restituire lustro ad una delle opere di maggiore rilievo del periodo Borbonico e per evitare nuove infiltrazioni da parte della camorra.


Architettura bioclimatica Il metodo costruttivo per regolare il microclima all’interno degli edifici Antonio Palumbo Quello delle cosiddette “torri del vento” è un antico quanto efficace metodo per il raffrescamento naturale degli edifici, adoperato molti secoli fa specialmente in Iran e nelle torride aree desertiche dei Paesi mediorientali mediterranei. Questo espediente costruttivo, con pochi accorgimenti, può costituire oggi, anche dal punto di vista estetico, una semplice, sicura ed interessante soluzione architettonica per regolare il microclima all’interno degli edifici. Il metodo costruttivo delle torri del vento è legato al concetto di architettura bioclimatica (da non confondere con la cosiddetta bioarchitettura), il quale si basa su un modello abitativo che soddisfa i requisiti di comfort con il controllo passivo del microclima, inteso come una strategia che, minimizzando l’uso di impianti meccanici, massimizza l’efficienza degli scambi tra edificio e ambiente: la regolazione delle condizioni microclimatiche interne si ottiene controllando attentamente le caratteristiche geometriche, localizzative e tecnologiche della costruzione edilizia.Questi sistemi di raffrescamento passivo sono ba-

sati sull’innesco e sull’incremento della ventilazione indoor attraverso l’introduzione di appositi elementi architettonici verticali, configurati come “camini”, o come, appunto, vere e proprie torri del vento, aventi appunto la funzione di captare i flussi d’aria ed immetterli all’interno dell’edificio o di favorirne il

movimento attraverso gli spazi abitati. L’induzione di una buona ventilazione degli ambienti consente la dissipazione dell’aria dall’interno dell’edificio, attuata mediante una “asportazione convettiva” del calore interno accumulato. Dicevamo inoltre che, tra le soluzioni tradizionali tecnologicamente valide utilizzabili per il raffrescamento estivo, la torre del vento rappresenta una delle più suggestive nel linguaggio architettonico vernacolare. In Medio Oriente, soprattutto in territorio iraniano, se ne possono rinvenire innumerevoli esempi, diversi nella tipologia, che è spesso legata alle caratteristiche ambientali del sito nonché alle tradizioni costruttive locali. L’analisi di questo elemento architettonico dovrebbe condurre a definire tipologie di raffrescamento passivo tali da poter essere “esportate” anche in luoghi diversi rispetto a quelli di origine, tenendo presente, però, che non tutti i contesti consentono un’applicazione di questi sistemi di raffrescamento, codificati appunto in Medio Oriente. Ciò vale, in particolare, proprio per l’Italia, dove la scarsa presenza di venti prevalenti rende di fatto impraticabili soluzioni del genere. Bisognerà, in alternativa, appli-

care il principio della ventilazione in funzione delle diverse strategie adottabili in ciascuno dei contesti nei quali si andrà ad operare. Inoltre, dal punto di vista formale, l’elemento della torre potrebbe essere, ad esempio, convertito in quello di “camino solare”. Si possono distinguere due fondamentali configurazioni del sistema in rapporto alle specifiche modalità di funzionamento e, più specificamente, in rapporto all’andamento dei flussi d’aria attraverso l’edificio: sistemi a flusso d’aria discendente e sistemi a flusso d’aria ascensionale. Nel primo l’elemento “torre” svolge una funzione di captazione del vento attraverso l’apertura in sommità, opportunamente disegnata ed orientata controvento.

Nel secondo il sistema prevede un andamento ascensionale dei flussi d’aria attraverso l’elemento torre e il vento viene captato dal lato controvento dell’edificio ed aspirato dal camino verso la zona di bassa pressione, determinando la ventilazione degli spazi abitati. L’attuale situazione ambientale, determinata dalle trasformazioni e dai cambiamenti climatici, suggerisce l’utilizzo delle torri del vento anche in contesti geograficamente distanti dalle zone medio orientali, nelle quali tale sistema si è formalizzato. Attualmente troviamo applicazioni di tale metodo di raffrescamento anche in contesti come la Gran Bretagna, la Danimarca e i Paesi nordeuropei.


Assegnato il Green Drop Award 2014 ALLA MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA TRIONFA “THE POSTMAN’S WHITE NIGHTS” Alessia Esposito Tra i premi assegnati al Festival del cinema di Venezia ce n'è uno dedicato all'ecologia. Si tratta del Green Drop Award e quest'anno è stato assegnato a “Il postino” di Andrej Konchalovsky. È stata questa la pellicola che Green Cross Italia e Città di Venezia hanno scelto tra tutte quelle in concorso alla 71esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia con la motivazione che sia stata quella che "meglio abbia interpretato i valori dell'ecologia e dello sviluppo sostenibile, con particolare attenzione alla conservazione del Pianeta e dei suoi ecosistemi per le generazioni future, agli stili di vita e alla cooperazione fra i popoli". La premiazione è avvenuta il 5 settembre a bordo della Ms Turanor Planet Solar, la nave solare più grande del mondo, un catamarano di 40 metri supportato energeticamente da 500 metri quadrati di pannelli fotovoltaici. Il premio è una goccia di vetro sof-

fiato di Murano che contiene, simbolicamente, un campione di terra proveniente dall'Antartide, una delle terre simbolo della lotta green. The postman’s white nights tratta la storia di una comunità russa

Le tante storie creative di Victor Nunes Faces Ma fin dove può arrivare la fantasia? Lontano. Molto lontano. E, quasi sempre, non servono grandi ricchezze o particolari elementi. Bazzicando in internet mi sono imbattuta in una vetrina fotografica davvero appassionante. L’autore è Victor Nunes Faces, un geniale artista brasiliano, che armato di carta e matita e con l’impiego di pane, schiuma di caffè, tappi, noci , foglie e altri piccoli oggetti o elementi di scarto, incanta, con le sue opere, tantissimi occhi in tutto il mondo! Quello che fa è molto semplice: dà vita a storie, personaggi e vignette

che vive in un villaggio nei pressi del lago Kenozero, a pochi passi da una base spaziale ipertecnologica. Il fulcro del film sta nel contrasto tra la stazione e la vita “arretrata” condotta dai pochi abitanti del villaggio che sono collegati al resto del mondo devono solo attraverso una barca e un lago, una vita ferma al millennio scorso in cui si producono solo i beni necessari alla sussistenza. I giurati, Silvia Scola (sceneggiatrice), Blasco Giurato (direttore della fotografia) e Chiara Tonelli (bioarchitetto), si sono trovati concordi sull'assegnazione del Green Drop Award alla pellicola in quanto “opera di profonda riflessione sui rapporti fra uomo e uomo e fra uomo e natura, il cui futuro è nelle nostre mani se solo vorremo assumercene la responsabilità”. Il regista Konchalovsky commenta così il film: “Il cinema moderno stia cercando di liberare lo spettatore da qualsiasi forma di contemplazione. La contemplazione è lo stato d’animo dell’uomo che si sente tutt’uno con l’universo. Forse questo film è il tentativo di affinare il mio udito per ascoltare il quieto sussurro dell’universo”.

utilizzando qualsiasi elemento a sua disposizione. È meraviglioso guardare come dei popcorn diventino faccine buffe di tanti animali o che forbici si trasformino in biciclette e pesci spada, come gli incarti di cioccolatini in abiti e accessori. Ma son davvero tante le stravaganze artistiche di Victor! Lui che, a 65 anni, si definisce “ancora un bambino”. Se desiderate tuffarvi nel suo mondo, anche solo per pochi minuti, potete farlo attraverso la pagina Facebook, grazie alla quale, sta collezionando una marea di fan e clienti!

ARTE CANADESE AL SERVIZIO DELL’AMBIENTE Cheryl Gladu è un’artista e designer canadese con il pallino per l’ambiente e per i progetti che favoriscano il cambiamento del tessuto sociale locale. Con il sostegno della Concordia University di Montreal, dove è ricercatrice all’interno del Centro per la gestione sostenibile d’impresa, ha cominciato a costruire un database dei progetti che hanno fatto ricordo a una qualche forma artistica per tentare di risolvere un problema ambientale o sociale. Il database, in continuo aggiornamento, si chiama Change As Art ed è in continua crescita, sebbene, parole della stessa Cheryl, “sono comunque limitata dal fatto che parlo e capisco solo inglese e francese: chissà quanti progetti mi sto perdendo”. Qui di seguito qualche suo progetto: 1) Rhine Water Purification: si tratta di un lavoro pionieristico che permette la purificazione dell’acqua che altrimenti sarebbe finita nel bacino del Reno nelle vicinanze della città di Krefeld in Germania. Si tratta di un sistema di purificazione (oggi esposto al museo Haus Lange) che è anche esteticamente molto bello. 2) Time Landscape: un angolo di foresta precolombiana nel centro di New York City. C’è tanta land art dietro a questo progetto, con uno spazio verde non particolarmente grande che non è curato come un giardino o un parco, ma è una vera e propria porzione di foresta. 3) Spoil’s Pile: lo studio Harrison ha reclamato una cava abbandonata nello stato di New York

e nel corso di 2 anni l’ha trasformata in un’area verde. Il materiale organico necessario è stato fornito dalla collaborazione di comuni, aziende, privati che hanno “donato” complessivamente oltre 3000 camion di detriti, che lo Stato di New York ha parzialmente detassato. Ora lo spazio è parte dell’Art Park ed è una piacevole area verde con alberi e prati. 4) Elevated Wetlands: una coltura idroponica realizzata con plastica riciclata che si sviluppa su 6 sculture a forma animale di polistirolo. Le sculture non solo ospitano le piante ma contribuiscono anche alla purificazione dell’acqua. Un’artista sicuramente originale e piena d’iniziativa e l’ambiente ringrazia. I.B.


La rivoluzione green degli “abbracciapalo” Appendi una pianta per migliorare la città Cristina Abbrunzo Lanciano bombe di semi, si chiamano tra di loro “campagneros” e, di solito, attaccano muniti di innaffiatoio e zappa. Sono i guerrilla gardeners e l’Italia ne è piena, da Aosta a Palermo: cittadini col pollice verde che si prendono cura di spazi pubblici abbandonati, facendoli rinascere con azioni di giardinaggio spontanee. Con Guerrilla Gardening si intende, dunque, una sorta di giardinaggio politico, una forma di azione ambientalista nonviolenta e diretta che già da alcuni anni dilaga nelle principali città italiane. Grazie al boom dei social network, questa forma di attivismo sta vivendo una nuova giovinezza. Qualsiasi giardiniere “sovversivo” oggi può facilmente trovare una comunità di riferimento, scambiarsi consigli, documentare le proprie azioni verdi e mettere on line foto, video e commenti. I gruppi recentemente si sono moltiplicati e hanno dato vita ad una serie di progetti ed iniziative indubbiamente interessanti. E’ il caso ad esempio de L’ABBRACCIAPALO di Milano. Un progetto nato per af-

frontare il tema del verde e dell'essere cittadino in un modo diverso, più attivo e più personalizzato. Tutto nasce dall’idea di un gruppo di ragazzi, un collettivo di cui fanno parte: Mat (laureata alla Facolta di Architettura e Societa del Politecnico di Milano nel corso di

laurea di Urbanistica), Fabri (il quale si occupa di mobilità sostenibile), Stefi (la quale ha studiato architettura e sta dedicando la sua tesi al riuso delle cascine milanesi), Tommi (il quale ha studiato architettura del paesaggio e lavora con le piante). Un’iniziativa sem-

plice e alla portata di tutti perché ognuno possa concorrere a migliorare la città. Piccole azioni individuali a bassissimo costo, sparse sul territorio, che cambiano il volto della propria via, delle piazze, dei quartieri. L'azione è molto semplice quanto intelligente: utilizzare

I giardinieri di Santa Rosalia fanno “piazza pulita” Obiettivo: recuperare la sacralità del verde urbano Hanno deciso di chiamarsi i «giardinieri di Santa Rosalia» e di affidare a se stessi la missione di salvare alcuni angoli di Palermo dal degrado. Giardinieri sì, ma perché di S. Rosalia? È la santa patrona della città dove operano: Palermo. Tra i palermitani e Santa Rosalia c'è un rapporto di amore viscerale! E poi mai nome di santa è stato più appropriato! L'obiettivo? Ridare sacralità agli spazi verdi e ai giardini abbandonati della città, accostarsi alla cultura e alla vita dei quartieri popolari, dialogare per recuperare dal basso gli spazi pubblici abbandonati. Si tratta di un gruppo spontaneo di giovani, un movimento di cittadini stanchi di passare da uno dei quartieri storici di Palermo, Ballarò, e vedere una piazza adibita da

un lato a discarica, con topi e puzza a seguito, e dall'altro a parcheggio. Un bel giorno quasi per caso si sono incontrati e hanno deciso di riprendersi quella piazza, anzi, giocando con le parole potremmo dire, hanno deciso di fare “piazza pulita”! Armati di buona volontà i ragazzi hanno richiesto all’Amia un cassone per rifiuti importanti e hanno ripulito l’intera

piazza per poi impegnarsi nella realizzazione di panche e aree verdi, dando prova di come si possano reinventare gli spazi utilizzando materiali riciclati. Piante e fiori, concessi dal vivaio comunale hanno trasformato la piazzetta in un luogo molto più dignitoso e grazie ad una piccola colletta raccolta dal gruppo, sono stati curati tutti i dettagli del progetto ecologico, dall’interramento delle piante alla verniciatura delle strutture. Ecco che l'immondezzaio abbandonato si è trasformato in un giardino fiorito! Ma l'attività non si è limitata a questo. Dopo tanto duro lavoro arrivano i festeggiamenti. L'attività dei giardinieri si trasforma in un happening sociale che si esprime diversamente a seconda dei

partecipanti: dalla preparazione di una marmellata di arance all'aria aperta, alle bande musicali, ai racconti per bambini, ecc. Oggi la collaborazione della gente del quartiere è fondamentale per mantenere pulito il giardino una volta inaugurato. Questo, infatti, ha bisogno di cure e manutenzione costanti per non regredire all'iniziale stato di abbandono. La gente del posto dovrà sentirlo proprio per difenderlo e custodirlo con l'aiuto di questi rivoluzionari giardinieri che, simpaticamente, ad ogni pianta o aiuola hanno affisso un cartello che dice “Santa Rosalia benedice chi innaffia”, un particolare invito a prendersi cura di quello che è stato seminato nel terreno e tra la gente. C.A.

contenitori di scarto di piccole/medie dimensioni (come le latte, piccole ceste di legno o vimini, ecc), abbellirli, riempirli di terra e metterci una piantina. Può essere un'erba aromatica, fiori (possibilmente non troppo fragili) o piante grasse. Una volta pronta, si lega il barattolo con un laccio a un palo, a una ringhiera o in tanti altri posti, in tutti quei punti della città particolarmente grigi o da recuperare, per dar loro un tocco di verde o una nota olfattiva. La funzione principale di ABBRACCIAPALO è quella di andare a "colpire" le periferie, le zone più bisognose di un tocco di verde e colore, ma anche far alzare gli occhi da terra o dal cellulare ai milanesi. Più che una lotta al degrado, quindi, è proprio voglia di risvegliare le coscienze e abbellire l’ambiente in cui si vive. Se dovesse prendere piede questa nuova forma di “guerrilla ecologica”, si potranno vedere dei gerani penzolare da un divieto di sosta o del basilico filtrare la luce di un lampione. E se capiterà di dimenticare le melanzane al supermercato, si potrà mandare il proprio figlio al semaforo più vicino. L' ABBRACCIAPALO è un progetto che muta a seconda di chi lo fa: ognuno può fare una piccola cosa per migliorare la propria città e, in fin dei conti, la qualità della vita di tutti.


L AVORO E PREVIDENZA

La prevaricazione nell’ambiente di lavoro Eleonora Ferrara Il rilievo fondamentale che assume il lavoro per il soggetto, sia quale entità sociale, che come piena realizzazione ed affermazione della propria dignità, è sancito innanzitutto dalla nostra Costituzione. La legge 300/70, inoltre, ha posto l’accento sulla salvaguardia della personalità fisica e morale del dipendente. La recente normativa giuslavoristica è proiettata verso una tutela ancora più ampia, che si spinge verso una più marcata valorizzazione delle capacità professionali di ciascun prestatore di lavoro, da esplicarsi in un contesto in cui le condizioni ambientali corrispondano pienamente a quei supremi principi informatori, quali la tutela della libertà, della salute, della dignità e riservatezza della persona del lavoratore. Quanto innanzi esposto contrasta, pienamente, con quelle situazioni che sovente si verificano in ambito lavorativo, consistenti in manifestazioni “aggressive” da parte di alcuni verso altri. In effetti, è ben noto che l’aggressività non è altro che una reazione alla frustrazione, consistente in azioni che mettono in seria difficoltà la persona che si avverte come causa della frustrazione. Si tratta, quindi, di una aggressività molto attenuata che si sviluppa all’interno del contesto sociale, parallelamente a quella violenta, del tutto inammissibile. In ambito lavorativo, tale prevaricazione si sostanzia in abusi di potere, tendenti alla creazione di situazioni di conflitto caratterizzate da azioni offensive e persecutorie, perpetrate, in modo sistematico, ai danni di un dipendente, al punto da farne scaturire un danno alla salute psicofisica dello stesso. Discutere di prevaricazione in ambito lavorativo, quindi, significa soffermarsi su quei comportamenti ostili da parte di colleghi e superiori, che si traducono in una vera e propria “guerra di nervi”. In poche parole, si tratta di un maltrattamento deliberato e ripetuto nel tempo, da parte dei superiori o di uno o più

colleghi, con lo scopo di emarginare totalmente la vittima, mediante il ricorso a mezzi meschini quali pettegolezzi e calunnie, boicottaggio dell’attività lavorativa, abuso di potere, comportamenti dispotici o altro ancora. La legge, intanto, soccorre nel dettare le linee guida per evitare tali deplorevoli situazioni, mediante la previsione di codici di comportamento dei dipendenti pubblici. Difatti, il Decreto Legislativo 30 marzo 2001 n. 165 “Norme generali sull’ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche”, all’art. 54 in tema di Codice di comportamento, sancisce al comma 5 che “Ciascuna pubblica amministrazione definisce, con procedura aperta alla partecipazione e previo parere obbligatorio del proprio organismo indipendente di valutazione, un proprio codice di comportamento che integra e specifica il codice di comportamento di cui al comma 1... ”. Anche la nostra Agenzia, in conformità della normativa vigente anche integrativa, ha adottato un nuovo Codice di

Comportamento dei propri dipendenti, compresi i dirigenti, il personale in comando e tutti coloro che, a qualunque titolo, collaborano con essa, precisando compiutamente il corretto comportamento che

ciascun dipendente deve assumere. È naturale che nel momento in cui ci si discosti dal corretto modello di comportamento sancito, l’Amministrazione intervenga sanzionando tale

inaccettabile agire. In ogni caso, ciò che conta veramente è il rispetto della persona, la cui dignità va considerata e rispettata al di là di qualsiasi atteggiamento dispotico, meschino, quindi prevaricatore.

Viaggio nelle leggi ambientali RIFIUTI combustione di residui vegetali Si discosta dal concetto di utilizzo ex art. 185, D.L.vo n. 152/2006, nella parte in cui relativamente a sfalci e potature fa riferimento all’impiego in agricoltura, nella selvicoltura o per la produzione di energia, l’incenerimento di materiale che venga effettuato direttamente dal produttore sul luogo di produzione, trattandosi comunque di una forma di autosmaltimento non consentita in assenza, quantomeno, di comunicazione ex art. 215 D.L.vo n. 152/2006. Peraltro, a seguito dell’introduzione del delitto di cui all’art. 256-bis, comma 2, D.L.vo n. 152/2006 la combustione non autorizzata, quale modalità di smaltimento dei rifiuti dolosamente perseguita all'esito dell'attività di raccolta, trasporto e spedizione, qualifica le corrispondenti condotte previste dagli artt. 256 e 259, d.lgs. 152/2006, facendole assurgere a fattispecie autonoma di reato, ancorché a tali fasi di gestione del rifiuto, prodromiche alla combustione, non segua la combustione stessa. Ne consegue che la condotta di autosmaltimento mediante combustione illecita di rifiuti continua ad avere penale rilevanza (fattispecie relativa all’incenerimento,

svolto privatamente da un contadino, di scarti vegetali provenienti dal proprio terreno). Cassazione Pen. Sez. III del 01/08/2014 n. 34098 RIFIUTI Non vi è dubbio che ogni qualvolta l’attività di abbandono ovvero di deposito incontrollato di rifiuti, sia prodromica ad una successiva fase di smaltimento ovvero di recupero del rifiuto stesso, caratterizzandosi, pertanto, essa come una forma, per quanto elementare, di gestione del rifiuto,

la relativa illiceità penale permea di sé l’intera condotta integrando, pertanto, una fattispecie penale di durata, la cui permanenza cessa soltanto con il compimento delle fasi ulteriori rispetto a quella di rilascio. Laddove, invece, siffatta attività non costituisca l’antecedente di una successiva fase volta al compimento di ulteriori operazioni aventi ad oggetto appunto lo smaltimento od il recupero del rifiuto, ma racchiuda in sé l’intero disvalore penale della condotta, non vi è ragione di ritenere che essa sia idonea ad integrare un reato permanente; ciò in quanto, essendosi il reato pienamente perfezionato ed esaurito in tutte le sue componenti oggettive e soggettive, risulterebbe del tutto irragionevole non considerarne oramai cristallizzati i profili dinamici fin dal momento del rilascio del rifiuto, nessuna ulteriore attività residuando alla descritta condotta di abbandono (fattispecie relativa al titolare di un maneggio che, a seguito della cessazione di attività, aveva abbandonato su di un terreno di proprietà di terzi rifiuti pericolosi e non pericolosi). Cassazione Pen. Sez. III del 15/07/2014 n. 30910. fonte: www.tuttoambiente.it A.T.


PERCHÈ PER MOSTRARE POTERE MANGIANO LA BELLEZZA? Il lusso e la ricchezza sono un diritto o sono un insulto sociale? Andrea Tafuro Mi è ritornato in mente il viaggio compiuto tempo fa a Genova assieme ad altri compagni, per andare a prendere un compagno, missionario in Africa Equatoriale, che ritornava a casa perché seriamente ammalato, per cui non poteva affrontare un così lungo viaggio da solo. Mancavo da Genova da più di dieci anni e mi faceva piacere rivedere la città nella quale avevo vissuto molti degli intensi e ricchissimi anni della mia giovanissima esistenza. Arrivati al porto non ho potuto non notare l’enorme numero di panfili lussuosi che sostavano in rada. Il mio compagno missionario, d’altronde, era ritornato a casa a bordo di un trialbero di un ricco americano che gli aveva offerto, per così dire, un passaggio, non potendo viaggiare in aereo in quanto gli aeroporti erano tutti chiusi a causa dei continui attentati terroristici. Lungo il viaggio di ritorno verso Nola abbiamo iniziato a discutere del lusso e dell’uso della ricchezza in mano a poche persone nel mondo. Per puro spirito di

contraddizione io ho esordito dicendo che il lusso è un diritto che contempla il godimento di feste, gioielli, ville, vivere negli eccessi e ancora di più. Allora il solito buonista mi fa: “Andrea cos’è il lusso, il piacere che ti dà una cosa o il fatto di possederla?”. Di rimando, io… il cattivo, rispondo: “È puntare al massimo, è volere sempre di più, non essere soddisfatti. Mai. È avidità e invidia”. Il buono: “Tu non sai di cosa parli. A volte il vero lusso sta nelle cose più semplici”. Il cattivo: “Sei solo un sognatore”. Inevitabilmente il discorso è finito sulla nuova terra del lusso smodato e spasmodico: la Cina, qui i veri ricchi vogliono essere davvero fuori dal comune. Qualsiasi ricco miliardario in tutto il mondo, può possedere imbarcazioni, palazzi, auto e perché no concubine. In Cina, che si fa chiamare ancora comunista, osano di più, si fanno servire a pranzo una tigre viva. Si avete capito bene, davanti a un selezionatissimo e ristretto pubblico, il felino viene ammazzato fatto a pezzi e cucinato: i più impazienti bevono subito il suo

Tardi ti ho amato, bellezza così antica e così nuova, tardi ti ho amato. Tu eri dentro di me, e io fuori. E là ti cercavo. Deforme, mi gettavo sulle belle forme delle tue creature. Tu eri con me, ma io non ero con te. Mi tenevano lontano da te quelle creature che non esisterebbero se non esistessero in te. Mi hai chiamato, e il tuo grido ha squarciato la mia sordità. Hai mandato un baleno, e il tuo splendore ha dissipato la mia cecità. Hai effuso il tuo profumo; l'ho aspirato e ora anelo a te. Ti ho gustato, e ora ho fame e sete di te. Mi hai toccato, e ora ardo dal desiderio della tua pace. Sant’Agostino

sangue caldo, i più insicuri ne mangiano il pene. Il governo cinese per arginare questo fenomeno ha introdotto leggi severissime. Tutto ciò non ha frenato la sfrontata voglia consumistica dei neomiliardari, pensate un cittadino ha mangiato, quello che probabilmente è l’ultimo esemplare di tigre indocinese: sconterà svariati anni di carcere. Un ricco uomo d’affari, tale signor Hu, è stato accusato di essersi cibato di tre tigri nel solo 2013: passerà 12 anni in prigione. Visto che il facoltoso miliardario può permettersi tutto, o quasi, cosa l’ha indotto a fare quello che permesso non è? Cosa deve fare un ricco per dimostrarsi potente? Comprare, possedere, comandare, gestire? No, niente di tutto questo, lui vuole essere onnipotente, si vuole sostituire a Dio, vuole decidere della morte, dell’estinzione di altre specie viventi. E’ l’anti-genesi, perchè avete fatto Dio a vostra immagine, secondo la vostra somiglianza e non c’è un altro Dio a competere con voi. Diciamo che Dio pensa come voi, pensate che odia come voi odiate e che uccide come voi uccidete. Il super-ricco cinese mangia la tigre a rischio estinzione, perché desidera mettere in scena una contro genesi, vuole innalzarsi ad

avversario di Dio. Estinguendo gli ultimi decide la storia della vita. Come il rozzo mafioso o lo spregiudicato mercante di carne umana non percepisce perché lo fa, ma il suo inconscio la sa e non si lascia scappare l’occasione. Allora si che è vera l’ipotesi che tutto ciò avviene per la diffusione senza controllo di invidia e bramosia. L’invidia consiste nel credere che gli altri esseri viventi possiedano qualità, beni, occasioni che li rendono felici e che io non ho. Ci sono persone che si rodono interiormente e che si avvelenano la vita per questo! La società consumistica creando dei bisogni artificiali per potervi vendere ciò che vi soddisfa, ingenera dei falsi idoli. I messaggi che vi raggiungono vi dicono che per essere felici occorre essere belli, giovani, sani, ricchi, con partner e figli intelligenti e moderni, un lavoro ben retribuito e gratificante… e ci sono persone che ci credono! Addirittura pensano che all’origine della loro infelicità ci siano dei chili di troppo, un fisico non proprio attraente, un lavoro insoddisfacente… Certo tutti vogliamo star bene e lavorare con piacere e non preoccuparsi troppo del futuro. L’invidia, e pochi ne parlano, uccide la vostra anima, suscitando in voi un

malefico dolore inutile, un dolore bugiardo, che mente e quello sì che può uccidere. La pessima abitudine di confrontarsi con gli altri, per trovarli migliori di voi, più belli, più simpatici, più ricchi è ancora incredibilmente diffusa. Sei roso dall’invidia per tua sorella che ha molto successo più di te? O del tuo collega d’ufficio che, pur essendo un idiota incapace, ti è passato davanti nella carriera? Ti urta il fatto che la tua amica d’infanzia possa permettersi vacanze lussuose in posti che non vedrai mai? Non hai bisogno di paragonarti agli altri! Scopri che sei un pezzo unico, un capolavoro, non una fotocopia sbiadita! Diventa ciò che sei! La bramosia, il desiderio smodato e ossessivo di possedere, di accaparrarsi i beni e la vita altrui, acceca la nostra mente e ci porta a commettere ogni sorta di iniquità. E allora: “…Santa Maria, donna del piano superiore, facci contemplare dagli stessi tuoi davanzali i misteri gaudiosi, dolorosi e gloriosi della vita: la gioia, la vittoria, la salute, la malattia, il dolore, la morte. Sembra strano: ma solo da quell'altezza il successo non farà venire le vertigini, e solo a quel livello le sconfitte impediranno di lasciarsi precipitare nel vuoto”.


Foto di Fabiana Liguori

I momenti che fanno bene alla testa, al corpo ed anche alla cittĂ : 13 settembre 2014, la Terza Edizione del “Napoli Bike Festivalâ€?


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