Rapporto ONU sul riscaldamento globale È necessario intervenire tempestivamente per evitare che la situazione precipiti ISTITUZIONI
Differenziata a Napoli tra ricorsi e primati
Martelli a pag.4
NATURA & BIODIVERSITÀ
Rimedi biologici contro gli inquinanti Gli alogenuri organici prodotti dall’industria e dall’agricoltura sono dei pericolosi inquinanti ambientali. Uno studio dell’Università di Manchester, pubblicato sulla rivista... Buonfanti a pag.9
SCIENZA & TECNOLOGIA
Una macchina del tempo per il clima
Lo studio del meteo, del clima e delle sue variazioni è estremamente complesso, i modelli statistici sono difficili da elaborare,spesso ci sono gap piuttosto significativi nei dati storici e sta ai ricercatori colmarli, nonché intervenire sugli errori.
Il riscaldamento globale è quasi completamente causato dall’uomo, che ha contribuito attraverso la combustione dei carboni fossili e la deforestazione e per limitarne l’impatto è necessario intervenire tempestivamente, riducendo in maniera drastica le emissioni di CO2 nell’atmosfera. È quanto emerso dal rapporto sul riscaldamento globale dell’ONU, presentato ad inizio Novembre dal Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC), durante la riunione a Copenhagen delle Nazioni Unite, la penultima prima della tappa cruciale di Parigi 2015.
CURIOSITÀ
A trent’anni dalla scomparsa di Eduardo De Filippo
Cuoco a pag.3
ARPAC
Forum sulla Terra dei Fuochi a Bagnoli «Dopo venticinque anni di denunce, inchieste giudiziarie, studi epidemiologici, a che punto siamo?». Il sottotitolo chiarisce il significato del seminario organizzato lo scorso 5 novembre a Città della Scienza, a Napoli. Tra i partecipanti, il direttore tecnico Arpac, la dott.ssa Marinella Vito. Mosca a pag.7
Le alluvioni ricorrenti del mese di novembre
Capuzzelle, torroni e zucche: Novembre tra ‘A livella e Halloween
NATUR@MENTE
Loffredo a pag. 6
Ogni anno il 2 novembre c’è l’usanza di andare al cimitero. È il celeberrimo incipit de “’A Livella” di Totò. L’usanza di commemorare i defunti è più antica dell’uomo stesso; anche due millenni or sono si usava ricordare e “venerare” i propri avi quasi come divinità che avevano il potere di proteggere la famiglia ancora in vita. De Crescenzo-Lanza a pag.15
AMBIENTE & SALUTE BIO-ARCHITETTURA
AMBIENTE & TENDENZE
Come abbattere le isole di calore
Fairphone: il cellulare equo e solidale
Un fenomeno che rende sempre più invivibili le abitazioni Nella prospettiva di un miglior livello di comfort climatico nelle città, una delle problematiche su cui si sta concentrando l’attenzione dei pianificatori è l’isola di calore urbano (Urban Heat Island - UHI). Bove a pag.13
Matania pag.16
Cambiare punto di vista sul mondo e migliorare
Novembre è sempre stato nella tradizione della meteorologia italiana uno dei mesi più piovosi dell’anno. Ma è anche vero che negli ultimi decenni le piogge sono cadute in maniera spropositata, a carattere di nubifragio, collocandolo come mese a più alto potenziale alluvionale sull’Italia. Quest’anno lo conferma tragicamente.
a pag.10
Antibiotico-resistenza
Sono trascorsi trent’anni dalla scomparsa di Eduardo De Filippo ed in questi giorni si succedono le iniziative per ricordare uno dei più grandi uomini di cultura del ventesimo secolo. Si sprecano le definizioni, le frasi, gli epiteti e le etichette per Eduardo: drammaturgo, attore teatrale, attore cinematografico, regista teatrale, regista cinematografico, sceneggiatore e poeta, ebbe ed ha il merito di portare in alto la cultura napoletana intrisa di contraddizioni e superstizioni senza mai cadere nello stereotipo “napoletano”.
Palumbo a pag.17
Abbrunzo a pag.18
Si spiffera che nelle relazioni interpersonali sui luoghi di lavoro, sono ricordate forme occasionali di gentilezza. Tutti sono alla ricerca di segnali provenienti dall’aldilà. A dire il vero sul lavoro, qualcuno che collaudi la possibilità di essere gentile ogni tanto lo incontro. Ma passa subito per un povero debole demente. L’archetipo che nel mestiere delle relazioni umane sia ancora avverabile, la remota possibilità di calarsi nei panni altrui è valutata bislacca. In fondo la crisi economico/sociale, che ha bruciato la vostra vita, vi ha rinsecchito il portafogli solo perché da tempo aveva già corroso i vostri cuori. Tafuro a pag.19
RAPPORTO ECOSISTEMA URBANO 2014 Verbania, Belluno e Bolzano top. Benevento e Salerno prime città per la differenziata Alessia Esposito È giunta alla ventunesima edizione l’iniziativa di Legambiente “Ecosistema Urbano”, la ricerca sulla vivibilità dei nostri capoluoghi effettuata in collaborazione con l'Istituto di Ricerche Ambiente Italia e Il Sole 24 Ore. Quest’anno Ecosistema Urbano concentra l’attenzione sulle politiche ambientali messe in atto dalle amministrazioni locali per quanto riguarda la salvaguardia del proprio territorio. I criteri della classificazione vanno dalla qualità dell’aria (concentrazioni di polveri sottili, biossido di azoto e ozono) alla mobilità (tasso di motorizzazione auto e moto, modale share, indice di ciclabilità e isole pedonali), dalla gestione idrica (consumi, dispersione della rete e depurazione) a quella dei rifiuti, dal trasporto pubblico all’incidentalità stradale fino ai dati sull’energia consumi e diffusione rinnovabili). In generale l’andamento migliore lo fanno registrare comunque le città medio-piccole, soprattutto del nord Italia. I risultati migliori si registrano a Verbania, Belluno, Bolzano, Trento e Pordenone, ma anche qui non mancano i problemi, sintomo del grave stato in cui versa l’ecosistema Italia.
Secondo quanto si legge sulla pagina di Legambiente, ad esempio, a Trento, risultano eccessivi i valori del biossido di azoto, Verbania e Belluno perdono un terzo dell’acqua immessa in rete, Pordenone depura poco più della metà dei suoi scarichi fognari. Ben peggiore la situazione per i fanalini di coda della classifica: Agrigento e Isernia, Crotone e Messina, Catanzaro e Reggio Calabria. L’inquinamento atmosferico è tuttora a livelli di emergenza: Trieste, Milano, Torino e Roma fanno registrare valori di biossido di azoto oltre i 50 μg/mc. In sintonia con questo dato aumentano anche (seppur leggermente) i numeri degli spostamenti in auto e moto. Solo a Bolzano le politiche di mobilità sostenibile sono riuscite a limitare gli spostamenti privati ad un terzo del totale. Mentre 26 sono le città in cui questi superano i due terzi del totale. A confermare i risultati, lo scarso uso del trasporto pubblico a Bari, Catania, Napoli, Palermo (complice il cattivo stato del servizio). Per quanto riguarda la raccolta differenziata le città invece si dividono: un terzo dei comuni non raggiunge nemmeno il traguardo del 35% previsto per il 2006, mentre altre (come le campane Benevento e
Salerno) hanno raggiunto o superato l’obiettivo di legge del 65%. Per quanto riguarda la dispersione dell’acqua la maglia nera va all’88% di Foggia e al 77% di Cosenza. Ma sono ben 52 in totale le città in cui più del 30% dell’acqua immessa nella rete viene dispersa. Certo, come sostiene il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza “Non mancano i segnali di cambiamento: il successo della raccolta differenziata a Milano e Andria, il car-sharing a Roma e Milano, le pedo-
nalizzazioni a Bologna, la mobilità a Bolzano. Pochi i segnali positivi in una situazione bloccata”. Aggiunge però che “Serve un piano nazionale che assegni alle città un posto di primo piano nell’agenda politica che superi la frammentazione dei singoli provvedimenti e mostri una capacità politica di pensare un modo nuovo di usare e vivere le città. Purtroppo, il decreto SbloccaItalia rappresenta solo l'ennesima occasione persa. E le città pagheranno anche questo”.
Scandalo nel casertano: il fiume Volturno utilizzato come discarica
FORESTE MOLISANE, SVERSAMENTI ILLECITI E LATTE SCADUTO IN COMMERCIO È stata un’inchiesta della procura di Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta, a portare ai domiciliari l’imprenditore casertano Giuseppe Gravante, impegnato da oltre 40 anni nel settore zootecnico, ex patron di Latte Matese, proprietario di allevamenti e di un grande stabilimento nel comune di Gioia Sannitica. Disparate le accuse: vendita di latte scaduto mischiato con quello in lavorazione, animali sommersi dai loro liquami, sversamenti illeciti direttamente nel fiume Volturno. Il marchio Foreste Molisane costava dunque, con la sua produzione, un livello di inquinamento pari a quello di una città di 24mila persone. L’indagine è partita dalle dichiarazioni di un ex dipendente, la cui versione è stata confer-
mata da altri operai dell’azienda. Gli stessi operai che per anni (dal 1994) sarebbero stati costretti a mantenere il silenzio sotto minaccia di licenziamento. Secondo le testimonianze nel Volturno sarebbero finiti, attraverso un sistema di pompe idrauliche e canalizzazioni, escrementi degli animali, reflui delle sale di mungitura, acque di lavaggio delle stalle contaminate da detergenti e acidi fortemente tossici; sarebbero poi stati interrati o bruciati gli scarti dell’attività di imbottigliamento per un totale di circa 6,5 quintali di rifiuti al giorno. Gli sversamenti illegali avrebbero fatto risparmiare al patron di Foreste Molisane circa un milione di euro in quindici anni di attività. Come riporta il Fatto Quotidiano, secondo un ex ad-
detto “la situazione era insostenibile, gli animali erano sommersi di liquami, e intanto il Gravante riceveva un sussidio pubblico di 70 euro per il benessere di ciascun animale”. Il sistema era ben architettato, gli sversamenti erano effettuati soprattutto di sera o nelle ore notturne, tanto che le autorità, nonostante le denunce del WWF sul pessimo stato del Volturno, non avevano finora ri-
scontrato il gravissimo danno all’ambiente provocato dall’azienda di Gioia Sannitica. Lo stesso comune aveva conferito nel 2007 a Gravante la cittadinanza onoraria col titolo di "re del latte". Del resto proprio i proprietari e i gestori delle imprese agricole dovrebbero custodire e tutelare il patrimonio naturale, fonte di ricchezza e benessere. E invece, come scrive il
Gip nell’ordinanza di arresto, “L’indagato in realtà non voleva proprio sentir parlare del problema dei rifiuti. Pretendeva che gli scarichi fossero eliminati”. Proseguono tuttora, anche con la collaborazione dei tecnici dell’Arpac, le operazioni di monitoraggio del sottosuolo per rinvenire i dati precisi dello scandalo Foreste Molisane. A.E.
È necessario intervenire tempestivamente
Rapporto ONU sul riscaldamento globale Fabio Cuoco Il riscaldamento globale è quasi completamente causato dall’uomo, che ha contribuito attraverso la combustione dei carboni fossili e la deforestazione e per limitarne l’impatto è necessario intervenire tempestivamente, riducendo in maniera drastica le emissioni di CO2 nell’atmosfera.
È quanto emerso dal rapporto sul riscaldamento globale dell’ONU, presentato ad inizio Novembre dal Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC), durante la riunione a Copenhagen delle Nazioni Unite, la penultima prima della tappa cruciale di Parigi 2015. Secondo quanto emerso dal rapporto, tra il 1880 ed il 2012, la temperatura del pianeta è aumentata di ben 0.85°C, un ritmo troppo veloce che porterebbe, nel giro di un secolo, al raggiungimento della soglia di pericolo dei 2°C, alla quale si verificherebbe uno stato di irreversibilità che porterebbe allo scioglimento dei ghiacciai, al surriscaldamento delle acque oceaniche ed all’innalzamento del livello del mare, con conseguenze dannose per gli esseri viventi. Il rapporto, oltre ai tre prece-
denti studi portatati avanti in questi anni dall’IPCC, riporta le tematiche sviluppate nel quarto ed ultimo lavoro, dove si pone l’accento sui rimedi, da applicare tempestivamente, per mantenere la temperatura terrestre sotto la soglia di sicurezza. In particolare, sarà di fondamentale importanza ridurre drasticamente le emissioni di gas serra nel corso del
stralciati, creando non poche discussioni in merito. I Paesi sviluppati, infatti, non ritengono ammissibile ignorare alcuni passi importanti del rapporto, come ribadito dal Segretario di Stato americano, John Kerry: “Chi decide di ignorare e contestare questi dati mette in una situazione di pericolo tutti noi, ma anche i nostri figli e nipoti”.
Gli ambientalisti scrivono alla Commissione UE Rosa Funaro
secolo, seguendo le tappe suggerite dagli esperti: abbattimento delle emissioni del 40%-70% entro il 2050, seguito da un taglio pressoché totale entro il 2100. “L'influenza umana sul sistema climatico è chiara – ha dichiarato il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon - dobbiamo agire rapidamente e in modo decisivo, e abbiamo i mezzi per limitare cambiamenti climatici e costruire un futuro migliore”. La lotta contro le emissioni di gas serra, inoltre, è da sempre caratterizzata da un duro confronto tra i Paesi industrializzati e quelli in via di sviluppo. La stessa frattura si è ripresentata con il nuovo rapporto presentato dall’IPCC: in merito al testo, infatti, i delegati delle diverse nazioni non hanno trovato un accordo su alcuni punti, i quali sono stati
Dal proprio canto, invece, i paesi in via di sviluppo continuano a sostenere che le nazioni più ricche hanno maggiori responsabilità in merito alla condizione attuale e, per compensare a questa mancanza, dovrebbero sostenere quelle più povere a far fronte all’impatto del riscaldamento globale. Secca, infine, la risposta di Marc Oppenheimer, uno dei principali autori del rapporto:“Se i governi vogliono che l’IPCC faccia il suo lavoro, non devono farsi coinvolgere in lotte che non hanno nulla a che fare con il gruppo intergovernativo”. Sembra, dunque, che la vera sfida sia quella di convincere tutti gli stati a collaborare e di decidere chi dovrà fare cosa, possibilmente nel più breve tempo possibile, prima che il fenomeno diventi irreversibile.
Gli ambientalisti europei scrivono al nuovo esecutivo Ue guidato da Jean Claude Juncker. A stilare l'elenco delle priorità è il gruppo dei Green 10, l'alleanza delle organizzazioni ambientaliste che rappresentano oltre 20 milioni di cittadini europei, dal Wwf a Greenpeace e BirdLife. Il messaggio è indirizzato a Juncker, ma è chiaramente rivolto a tutta la sua squadra, a partire da due nuove figure chiave: il commissario Ue all'ambiente, affari marittimi e pesca, Karmenu Vella e il commissario Ue per clima ed energia, Miguel Arias Canete. Nella lista delle azioni urgenti presentata al primo posto compare la necessità di "mettere lo sviluppo sostenibile al cuore dell'agenda Ue". Un concetto su cui batte in particolare Toney Long, direttore del Wwf Ue. "Questa Commissione dovrà provare che è in grado di assumere il compito di tirare fuori l'Europa dalla crisi e di creare posti di lavoro e benessere, come promesso ai cittadini" afferma Long. La chiave per riuscirci sarà quella di intraprendere "uno sviluppo sostenibile, o in altre parole, un uso più saggio delle risorse naturali" sottolinea il direttore del Wwf Ue. Per andare in questa direzione e crescere nei limiti delle risorse disponibili, secondo Green10 il maxi-pacchetto di investimenti di 300 miliardi di euro promesso da Juncker dovrà andare a "soluzioni verdi e 'basate sulla natura'". In questa logica, la Commissione europea dovrà anche presentare proposte legislative efficaci per tagliare le emissioni di gas serra, aumentare le rinnovabili e l'efficienza energetica. "Juncker e la sua squadra devono dimostrare di non parlare a vuoto, ma di agire per portare l'Europa verso posti di lavoro sostenibili, energia pulita e risparmio energetico" spiega Jorgo Riss, direttore di Greenpeace Ue, ricordando che "Juncker ha detto che vuole un'Europa leader nelle rinnovabili: dimostri il suo impegno e abbracci la rivoluzione energetica voluta dai cittadini europei". Fra le priorità sottolineate da Green10 nella lettera ci sono anche lo stop ai sussidi nocivi all'ambiente, politiche sull'uso delle risorse e di gestione dei rifiuti, meno pesticidi e sostanze chimiche pericolose, più limiti all'inquinamento dell'aria. Niente accordi di libero scambio con Usa e Canada poi, se possono pregiudicare gli standard sociali e ambientali raggiunti in Europa. Se queste richieste rimarranno o meno lettera morta sarà la nuova Commissione Ue a chiarirlo. Intanto si sa solo che al messaggio dei Green 10, assicurano i portavoce di Bruxelles, "verrà dato appropriato seguito".
Futuro Remoto: un mare di idee ed iniziative Fare della scienza un sapere con partecipazione e allegria Fabiana Liguori “Se il rumore del mare sovrasta quello dei pensieri, sei nel posto giusto”. Lo scorso 7 novembre ci siamo recati presso Città della Scienza, sede della XXVIII edizione di “Futuro Remoto”, la prima manifestazione di divulgazione scientifica in Italia, con una missione: fare della scienza un sapere non solo per esperti ma un’occasione di divertimento e conoscenza partecipata per tutti. Tema del 2014: il mare, affrontato nei suoi diversi aspetti e problematiche, coinvolgendo tutti i principali enti scientifici, gli istituti di cultura e ricerca della città, i semplici appassionati e le generazioni future. L’atmosfera che sentiamo addosso durante il nostro viaggio nel “Futuro Remoto” è, silenziosamente, magica. Attratti da tanta grazia, tutto è quiete, partecipazione, progresso. E come non gioire delle tante scolaresche presenti che, con energia e spensieratezza, “rallegrano” i giardini antistanti le sale. A guidarci nel nostro itinerario di “bordo” verso le due princi-
pali mostre in programma: Guglielmo Maglio, responsabile dei progetti scientifici della manifestazione. La prima esposizione che visitiamo “Gnam Mare” è stata voluta dall’Assessorato all’Agricoltura, Foreste, Caccia e
Pesca della Regione Campania, nell’ambito delle azioni di comunicazione e promozione della Misura 3.4 del FEP Campania 2007/2013, per informare i consumatori sui prodotti della pesca e dell’acquacoltura, coinvolgendo in primis i più giovani. Una mostra scientifica in 750 mq, pensata come un accattivante percorso per imparare le diverse tecniche di pesca, invasive e non, e per avvicinare i più piccoli al consumo del prodotto ittico, attraverso “l’incon-
tro” con gli organismi che popolano il nostro Mediterraneo e che da sempre sono legati alla tradizione gastronomica. Installazioni interattive, acquari, vasche tattili e tecnologie mul-
Differenziata a Napoli tra riscorsi respinti e primati nazionali Giulia Martelli È di qualche giorno fa la notizia che la Corte europea di Giustizia ha respinto definitivamente un ricorso dell’Italia contro il mancato pagamento, da parte della Commissione europea, di una parte dei fondi strutturali Ue che nel 2000 erano stati destinati alla Campania per contribuire alla predisposizione – mai attuata – di un sistema regionale efficace di raccolta, gestione e smaltimento dei rifiuti. Nell’ambito di una procedura d’infrazione contro l’Italia avviata nel 2007 e sfociata in una condanna della Corte nel 2010 per violazione della direttiva sui rifiuti, la Commissione aveva dichiarato inammissibile e rifiutato di pagare un contributo Ue (dal Fondo europeo di Sviluppo regionale – Fesr) pari a 18.544.968 euro, motivazione del rifiuto del pagamento: la constatazione che le autorità regionali non avevano creato una
rete integrata e adeguata di impianti di smaltimento, che garantisse una gestione dei rifiuti senza pericolo per la salute dell’uomo e senza danni all’ambiente. Nel 2013, dopo la condanna della Corte del 2010, l’Italia aveva adito il Tribunale di primo grado dell’Ue contro la Commissione ma il ricorso era stato respinto, l’Italia aveva allora fatto appello alla Corte europea di Giustizia. Con la sentenza da poco emessa la Corte ha respinto tutti gli argomenti dell’Italia e il ricorso nel suo complesso e confermato definitivamente il rifiuto al pagamento. Come al solito a farne le spese sia in termini economici che di salute e tutto ciò fa ancora più riflettere poiché questa sentenza arriva all’indomani della pubblicazione del rapporto “Comuni Ricicloni 2014” di Legambiente che ha visto la Campania piazzarsi tra le prime posizioni della classifica dei comuni italiani con la maggiore
percentuale di raccolta differenziata. Secondo il Rapporto solo 8 municipi sui 358 censiti in regione hanno una percentuale minore del 35% mentre 230 superano il 55% di differenziata e tra questi ben 143 vanno oltre il 65%. La Campania complessivamente (come segnala anche l’ultimo rapporto di Ispra) ha allungato il passo raggiungendo una quota di raccolta differenziata pari al 44% che le ha permesso di superare regioni come la Toscana e l’Emilia Romagna ed eguagliare la Valle D’Aosta. L’auspicio è che la strada intrapresa possa rivelarsi quella giusta e che mai ci si possa trovare di nuovo di fronte ad un provvedimento del genere.
timediali inebriano i nostri sensi…. Il nostro simpatico e gentile Cicerone, ci accompagna, poi, nelle aree che ospitano l’altra esposizione: “Orizzonte Mare”, realizzata nell’ambito del progetto europeo PIER (Public Involvment with Exhibition on Responsible Research and Innovation). Questa mostra affronta, invece, i temi “caldi” del mare del futuro: dai fenomeni atmosferici e biologici a i segreti delle piccole alghe, che rappresentano un’incredibile risorsa, dalle tecnologie utilizzate da vulcanologi e geofisici per studiare i fondali marini e prevedere gli effetti di fenomeni vulcanici sottomarini alle energie rinnovabili, dalla biodiversità marina ai trasporti marittimi e ai nuovi materiali e prodotti ottenuti dal riciclo delle risorse marine. Ma a tal proposito, il quesito posto è uno: può la ricerca aiutare a preservare il Mediterraneo dalle tante e diverse minacce presenti sul Pianeta? Ai visitatori l’ardua sentenza! La peculiarità di “Orizzonte Mare, inoltre, è che si tratta di una mostra frutto della progettazione partecipata: cittadini e scienziati hanno lavorato, nel corso degli ultimi mesi, nell’individuazione degli argomenti articolati in 8 sezioni espositive. Un’applicazione multimediale, scaricabile all’ingresso, utilizzabile su smartphone e tablet,
consente al visitatore di interagire con gli exhibit e realizzare un vero e proprio “diario di bordo” da condividere con i propri amici attraverso i social network o da “scolpire” sul muro virtuale in sala . Altro bello e interessante spazio ludico-didattico è “l’Officina dei bambini”, uno spazio organizzato in cinque settori dove i piccoli partecipanti, accolti da Bit, il burattino virtuale di Città della Scienza, sono coinvolti in una serie di attività divertenti e formative su vari temi: dal confronto tra sé e gli altri, a partire dalla cognizione del proprio corpo, alla conoscenza dell’infanzia vissuta in altre realtà del mondo; dall’esplorazione della materia ( argilla, materiali di riciclo o riuso e così via) allo studio dei fenomeni naturalistici utilizzando: piante, microscopi, reagenti chimici e software didattici. Lo spazio “Tutti giù per terra!”, infine, è riservato ai bambini da 0 a 3 anni, dove colori vivaci, forme morbide, superfici piacevoli al tatto, suoni e luci… stimolano l’attenzione sensoriale e il contatto fisico. In calendario, tanti documentari, racconti, spettacoli e altri eventi, che hanno reso la manifestazione scientifica ancor più bella e appassionante. Anche quest’anno, infatti, l’affluenza e la partecipazione delle scuole sono state all’altezza delle attese e forse anche più.
Ocean Atlas: quando arte e ambiente si alleano Alle nuove generazioni il compito di “supportare” e salvaguardare i nostri mari Anna Paparo
dell’artista inglese ha lo scopo primario di dimostrare come le persone, ed in particolare le nuove generazioni, siano in grado di supportare i nostri mari ed impedirne il loro collasso. Inoltre, per non creare danni all'ecosistema e per simulare ambienti marini reali, è stato utilizzato nell’opera di Taylor un ingrediente molto speciale, un particolare tipo di “cemento marino” a ph neutro molto resistente, che non richiede rinforzi in metallo, che si possano corrodere sott'acqua nel corso del tempo. È cosa risaputa che la maggior parte delle barriere coralline si forma su formazioni rocciose naturali e per questo motivo si ha bisogno di un oggetto estremamente solido la cui superficie sia strutturata in modo che i polipi corallini possano unirsi e, quindi, ancorarsi. Su queste basi nasce l’idea del giovane artista inglese. E ancora, la scultura - ha continuato l’inglese Taylor - deve essere posizionata a valle delle barriere coralline naturali, in modo tale che il corallo embrionale alla deriva attraverso l'acqua raggiunga e riesca a colonizzare l’intera struttura. Insomma, ci troviamo di fronte ad un bellissimo esempio di alleanza perfetta, dove arte e natura si uniscono creando un bellissimo rapporto osmotico senza che nessuna danneggi l’altra.
Ocean Atlas, questo è il nome del gigante buono che veglia immerso nelle profondità marine, sotto le onde, non lontano dalle coste delle Bahamas. Si tratta della più grande scultura sottomarina del mondo installata al largo di New Providence e raffigura una ragazza che sembra tenere tutto il peso del mare sulle sue bellissime spalle. Figlia dell’estro geniale dell’artista inglese Jason de Caires Taylor, Ocean Atlas rappresenta un vero e proprio reef artificiale, attraverso il quale si vuole trasmettere anche un messaggio di conservazione dei mari e della biodiversità. Il mese scorso si trovava al largo di Nassau. Traendo ispirazione dal mito greco del titano Atlante, che per punizione divina è costretto a sorreggere il mondo sulle sue spalle, “Ocean Atlas” è alta quasi sei metri e pesa ben sessanta tonnellate. Nonostante la grandezza di questa spettacolare scultura sia impressionante, la statua non vuole essere semplicemente un piacere visivo per chi pratica immersioni e fa snorkeling, ma, come ha ben spiegato l’artista a “Live Science”, la sua creatura, Ocean Atlas, vuole essere funzionale a livello conservativo, nonostante sia stato creato un reef artificiale attraverso queste sculture. Quindi, il lavoro
Nonostante l’inquinamento un Ottobre dai colori stupendi
L’AUTUNNO IN CINA TRA SMOG, FUMO E LUNA PIENA L’estate è davvero finita. Ed anche in Cina arriva l’autunno, paese che emette la maggiore quantità globale di gas serra (ma se si calcolano le emissioni pro capite la Cina è dodicesima in una classifica dominata da Australia e Usa). Qui, smog e fumo vengono ormai associati alla grande maggioranza delle città cinesi, dove l’aria è spesso irrespirabile. Ma non dobbiamo fare di tutta l’erba un fascio. Infatti, non tutta la Cina porta questo marchio. Basti pensare che in certe zone i colori dell’autunno sono splendidi, evidenziato dalle tantissime immagini apparse negli ultimi giorni sui circuiti delle agenzie internazionali, tra le quali ricordiamo quelle della foresta di Hengren a Benxi, nella provincia di Liaoning (Xinhua/Cui Zhishuang). Inoltre, tradizione che affonda le sue radici in un antico passato (circa tremila anni fa) è quella
della festa di metà autunno, una delle più importanti del calendario cinese insieme alla festa di primavera (il capodanno). Chiamata anche Festa della Luna, si celebra ogni anno nel quindicesimo giorno dell'ottavo mese del calendario lunare cinese (tra la seconda metà di settembre e i primi giorni di ottobre del calendario gregoriano), in corrispondenza della Luna piena. Viene celebrata rinnovando numerose tradizioni, rimaste intatte nei secoli: si accendono lanterne, si bruciano incensi, si regalano i “dolci della Luna” ad amici e conoscenti, si piantano alberi, ci si esibisce nella danza del dragone infuocato e si osserva la Luna piena insieme alla famiglia riunita per l'occasione. Quest'anno la ricorrenza, che dal 2008 è festa nazionale in Cina, è stata celebrata l'8 settembre. I festeggiamenti riempiono ogni angolo
della Cina, da Pechino, Hong Kong e Yichun. Nonostante ciò, il problema dell’inquinamento dell’aria non è scomparso, anzi continua a farsi sentire, soprattutto a Pechino, tanto che il governo cinese ha ordinato una settimana di stop di lavoro per tutti, la circolazione a targhe alterne, incoraggiando gli agenti di viaggio ad offrire sconti speciali ai loro clienti così da favorire le partenze dalla città. Una libertà coatta con un preciso obiettivo rendere un po’ più respirabile l’aria. Inoltre, in questi giorni (fino al 12 novembre) la capitale cinese sta ospitando il vertice Apec dei paesi dell’Asia/Pacifico. E la storica maratona di Pechino quest’anno, il 19 ottobre, ha visto i corridori partecipanti con una nuova divisa: una maschera antigas. Un vero e proprio controsenso che ha fatto il giro del mondo. A.P.
Raccontiamo il meteo. Tragico riepilogo dei temporali devastanti sulle regioni tirreniche in anni recenti
Novembre, mese delle «configurazioni alluvionali» Gennaro Loffredo Novembre è sempre stato nella tradizione della meteorologia italiana uno dei mesi più piovosi dell’anno. Ma è anche vero che negli ultimi decenni le piogge sono cadute in maniera spropositata, a carattere di nubifragio, collocandolo come mese a più alto potenziale alluvionale sull’Italia. In questo mese il mare è ancora tiepido e fornisce troppa energia alle perturbazioni provenienti dall’Atlantico; inoltre, la quota neve troppo alta favorisce l’ingrossamento della portata dei fiumi a valle. Imputare la colpa esclusivamente al clima è semplicistico: l’uomo, negli anni, ha messo il carico da novanta. E in un paese come l’Italia, tanto splendido quanto fragile, il cattivo utilizzo del territorio amplifica gli effetti delle ondate di maltempo. Non a caso, infatti, tali eventi hanno subito una forte accelerazione negli ultimi anni. Basta menzionare le recenti alluvioni che hanno colpito la Liguria, come quella del 4 novembre 2011, quando Genova fu martoriata dalle inondazioni e il bilancio fu dramma-
tico: sei vittime. Il 2012 fu ancora peggio: l’11 novembre l’alluvione di Massa Carrara, il 12 toccò all’Umbria e alla Maremma, il 28 di nuovo Carrara. In totale persero la vita 7 persone. Nel 2013 la tragica alluvione in Sardegna: venne interessata in particolare la fascia orientale dell’isola, dove Olbia si ritrovò in un megatemporale mai visto e persero la vita circa diciotto persone. La Liguria e la Toscana risultano le regioni più penalizzate, complice l’esposizione orografica ai venti molto umidi e miti provenienti dai quadranti meridionali. E anche oggi stiamo a raccontare l’ennesimo disastro su Chiavari e nel Tigullio di pochi giorni fa, con automobili bloccate nel fango, case completamente sommerse dalle acque dei fiumi, e inoltre, disgraziatamente, diverse vittime. Un film già visto e rivisto e che si ripresenta con una frequenza disarmante. Da qui subentra la psicosi che ad ogni fronte atlantico in arrivo sul nostro Belpaese possa succedere qualcosa. Si lanciano le allerta meteo come fossero coriandoli e cresce la paura: chiuse scuole, strade, parchi, cimiteri,
chi più ne ha più ne metta. Il clima sta cambiando, non c’è ombra di dubbio, ma l’uomo no. La noncuranza, l’ingestibilità del territorio, e anche la troppa foga da parte dei mass-media nel lanciare allarmi, non aiuta di certo il popolo a fronteggiare un’eventuale emergenza. La gente è così terrorizzata dall’arrivo di queste bombe d’acqua che un tempo si chiamavano semplicemente pioggia o temporali. Insomma, i pericoli esistono, è inutile nasconderlo, ma bisognerebbe inculcare nella mentalità dell’italiano
quella giusta cultura per la prevenzione che limiterebbe parecchio i danni della natura. Ora che le grandi piogge incombono (lo dicono i modelli di previsione) sarebbe il caso che chi di dovere si desse da fare per scongiurare tragedie annunciate. La nostra speranza, ovviamente, è che le piogge rimangano tali. Nessun diluvio, nessun nubifragio e nessuna bomba d’acqua. Solamente le tanto care, vecchie piogge atlantiche. (nella foto blogosfere.it, un’immagine di Genova durante la recente alluvione; mappa archivio accuweather.com).
Campania in prima fila per la Settimana del Pianeta Terra Anna Gaudioso È stata celebrata di recente la seconda edizione della settimana del Pianeta Terra, svoltasi dal 12 al 19 ottobre 2014. La prima edizione, che risale al 2012, ha contato migliaia di partecipanti. Durante la laboriosa settimana sono stati moltissimi gli eventi che si sono succeduti: infatti, ci sono stati 160 eventi distribuiti sull’intero territorio nazionale e migliaia sono stati i partecipanti alla manifestazione, che si è svolta presentando una vastità di temi. La "Settimana del Pianeta Terra" è una iniziativa che si svolge ogni due anni, in tutta Italia: difatti quest’anno il tema è stato "L’Italia alla scoperta delle Geoscienze". Essa nasce con lo scopo di diffondere tra il grande pubblico la cultura geologica, il rispetto per l’ambiente, la cura per il territorio; far conoscere l’immenso patrimonio che l’Italia
possiede, non solo dal punto di vista artistico e monumentale, ma anche ambientale, geologico, proponendolo come strumento di promozione turistico-culturale. Tra gli obiettivi c’è anche quello di stimolare l'entusiasmo per la ricerca e la scoperta scientifica; fare in modo di far crescere il dialogo tra scienziati e tecnici da una parte, e politici e decisori dall’altra. È indubbio che investendo su ambiente, energia, clima, alimentazione, salute, risorse e riduzione dei rischi naturali, si possa migliorare qualità della vita e sicurezza del nostro territorio. La Settimana del Pianeta Terra si è articolata in varie manifestazioni, dette “Geo Eventi”, che si sono svolte sull'intero territorio nazionale: escursioni sul terreno, passeggiate nei centri urbani e storici, porte aperte ai Musei, visite guidate, esposizioni, attività didattiche, attività spe-
rimentali di laboratorio per bambini e ragazzi, attività musicali e artistiche, degustazioni conviviali, conferenze, convegni, workshop, tavole rotonde. La grande diffusione e la forte partecipazione su tutto il territorio ha dato a questo evento una forte visibilità tanto da non poter essere ignorato dai mezzi di comunicazione. In effetti un evento così largamente diffuso su tutto il territorio nazionale non può passare inosservato, e magari, perché no?, alimentare la speranza che le voci ar-
rivino fino a chi di dovere perché questa iniziativa non rimanga solo materia per specialisti ma arrivi al grande pubblico. Lo scopo di questo evento è quello di aumentare la visibilità delle geo scienze e dimostrare la possibilità di applicare le scienze della terra alla vita quotidiana. Forse non è scontato ripetere che tematiche come ambiente, energia, clima, salute, risorse e riduzione dei rischi naturali, possano contribuire ad alimentare la speranza di vivere una vita più sana, così come alla ripresa e allo sviluppo economico del Paese. Diversi gli appuntamenti campani fatti registrare a ottobre da questa iniziativa nazionale. A Capri il Museo del centro caprense Ignazio Cerio ha organizzato un tour alla scoperta dell’isola, in particolare delle sue rocce e dei suoi fossili. A Napoli il Centro musei delle scienze naturali e fisiche della Federico II ha al-
lestito un’esposizione intitolata “Rocce e minerali per il progresso dell’umanità: dalla preistoria a oggi”. L’Osservatorio vesuviano, dal canto suo, ha promosso un tour del Gran Cono del Vesuvio, sulle orme di Giuseppe Mercalli, a cento anni dalla scomparsa del grande sismologo, che è stato direttore dell’istituto vulcanologico campano dal 1911 al 1914, anno appunto della sua morte. A Bacoli, con il coordinamento del professore Giuseppe Luongo, a sua volta ex direttore dell’Osservatorio vesuviano, si sono tenute una serie di escursioni tra i coni eruttivi dei Campi Flegrei. Anche in questo caso, ovviamente, l'evento è occorso a metà ottobre, nell’ambito della Settimana del Pianeta Terra, a testimonianza di come la nostra regione faccia sentire la sua presenza quando vengono lanciate iniziative su determinati temi.
“Dopo venticinque anni di indagini, a che punto siamo?” Questa la domanda al centro delle riflessioni
Forum sulla Terra dei fuochi a Bagnoli Luigi Mosca «Dopo venticinque anni di denunce, inchieste giudiziarie, studi epidemiologici, a che punto siamo? ». Forse il sottotitolo, più che il titolo, chiarisce il significato del seminario organizzato dall’Associazione italiana di epidemiologia lo scorso 5 novembre a Città della Scienza, a Napoli. Il tema è, ancora una volta, quel complesso di fenomeni di degrado ambientale riuniti sotto il nome di “Terra dei fuochi”. L’appuntamento è stato intitolato infatti “I dati ambientali e gli effetti sulla salute degli smaltimenti illegali dei rifiuti pericolosi in Campania” e ha contato, tra i partecipanti, rappresentanti di istituzioni impegnate in prima linea nel contrasto e nello studio di questi fenomeni: tra questi, il comandante regionale del Corpo forestale dello Stato, il gen. Sergio Costa, e il direttore tecnico dell’Arpa Campania, la dott.ssa Marinella Vito. Tra i presenti, esponenti del mondo scientifico, così come di associazioni e dei portatori di interessi: ad esempio il presidente di Legambiente Campania, Michele Buonomo, il presidente di Confagricoltura Campa-
ARPA CAMPANIA AMBIENTE del 15 novembre 2014 - Anno X, N.21 Edizione chiusa dalla redazione il 14 novembre 2014 DIRETTORE EDITORIALE
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Salvatore Lanza, Fabiana Liguori, Giulia Martelli IN REDAZIONE
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nia, Michele Pannullo, poi Fabrizio Bianchi del Cnr di Pisa, il presidente dell’Associazione italiana di epidemiologia, Paola Michelozzi. Hanno inoltre partecipato Pietro Comba e Lucia Fazzo dell’Istituto superiore di sanità, il responsabile del Registro tumori dell’Asl Napoli 3
Sud, Mario Fusco il giornalista scientifico Luca Carra, e Paola Dama, coordinatrice del progetto Pandora. La dott.ssa Vito ha fatto il punto sulle indagini svolte dal gruppo di lavoro istituito dal Governo alla fine dell’anno scorso: gruppo di lavoro che comprende, come è noto, svariati
enti, tra cui Corpo forestale e Arpac. Gli esiti della prima fase di indagini sono stati pubblicati la scorsa primavera sul sito del ministero dell’Agricoltura alla pagina http://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/7367. Il direttore tecnico dell’agenzia campana ha illustrato sinteticamente alcuni dei risultati della seconda fase di indagini sui comuni della Terra dei fuochi. Sul territorio sono state coinvolte squadre composte da tecnici Arpac e Asl e da agenti della Forestale ed è previsto, per la pubblicazione dei risultati, l’allestimento di un portale web da parte del governo. Sia il presidente di Legambiente Campania che il rappresentante degli agricoltori della regione hanno manifestato apprezzamento per il lavoro svolto dagli enti di controllo. Il generale Costa, dal canto suo, ha distinto il lavoro di indagine scientifica da quello svolto dalle forze di polizia. L’ufficiale ha ricordato come queste ultime si dedichino a ricostruire le filiere criminali attive nel traffico e nello smaltimento illegale di rifiuti: filiere diverse, come è noto, agiscono nel caso dei roghi di rifiuti in superficie e nel caso delle discariche sepolte nel terreno. Il presidente di Confagricoltura Campania ha ricordato come i controlli sulle produzioni agricole campane abbiano finora escluso casi di contaminazione, e ha sottolineato come spesso, a danneggiare gli agricoltori, sia piuttosto la consueta immagine, poco edificante, delle strade di campagna costeggiate da rifiuti.
Atlante delle diatomee bentoniche dei corsi d'acqua italiani Angelo Morlando Pubblicazione n° 110 del 2014 i cui autori sono Simona De Meo (ISS), Floriana Grassi (ISS), Stefania Marcheggiani (ISS), Camilla Puccinelli (ISS),Claudia Vendetti (ISS), Laura Mancini (ISS), Cristina Martone (ISPRA), Stefania Balzamo (ISPRA), Maria Belli (ISPRA) e il contributo di Maurizio Battegazzore (ARPA Piemonte) e Rosalba Padula (ARPA Umbria). È un manuale molto tecnico e specifico, ma costituisce una catalogazione importantissima con schede di grande dettaglio. Gli argomenti principali trattati sono: chiavi dicotomiche realizzate per l’identificazione a livello di genere; vetrini di riferimento; schede delle specie di diatomee relative a campioni della regione centrale e mediterranea. Dopo la messa a punto dei protocolli di campionamento (APAT, 2007) , del metodo di classificazione (Mancini & Sollazzo, 2009) e della lista delle diatomee italiane (Puccinelli et al., 2012) il pas-
saggio successivo è stato quello di fornire una guida iconografica per l’identificazione delle diatomee bentoniche. L’atlante comprende la descrizione di 200 specie e sono da considerarsi materiale di riferimento i vetrini in cui esse sono state individuate. Le motivazioni della pubblicazione sono da ritrovarsi nella stessa introduzione che si cita: "Con l’emanazione del D.lgs 152 del 2006... e dei successivi decreti attuativi... gli elementi biologici hanno assunto un ruolo fondamentale nell’analisi dello stato di salute degli ecosistemi fluviali; infatti, la valutazione dello stato ecologico si basa principalmente sull’analisi delle comunità vegetali e animali che popolano i corsi d’acqua. Le attuali norme in vigore per valutare lo stato ecologico dei corpi idrici, prevedono l’indagine di tutti i livelli della catena trofica partendo dai produttori primari, fitobenthos, fitoplancton e macrofite, ai consumatori macroinvertebrati e pesci... per il fitobenthos sono state scelte come rappresentative di questo elemento
biologico le comunità diatomiche..." Le Diatomee si dividono nei due grandi ordini delle Centrales (Diatomee centriche) e Pennales (Diatomee pennate); in particolare l’identificazione delle diatomee viene effettuata analizzando i seguenti elementi tassonomici: forma, polarità e simmetria delle valve; presenza/assenza del rafe (fessura longitudinale che attraversa la faccia valvare in posizione centrale o eccentrica); presenza/assenza, dimensioni e forma dell’area assiale e dell’area centrale; presenza e disposizione delle ornamentazioni; dimensioni e numero di strie. Anche se fa molto "R.I.S." o "C.S.I. - Scena del crimine", le diatomee sono molto importanti e utili nella medicina legale, infatti, la loro ricerca è un esame base per le ipotesi di morte con annegamento, ovviamente in acqua dolce. Con ulteriori indagini specifiche si può anche sapere da quanto tempo è avvenuto il decesso. Buona visione...
Ripopolare la fauna del Parco D’Abruzzo Rosario Maisto Enti e associazioni hanno deciso di lavorare insieme per ripopolare la fauna dell'Appennino, focalizzando la propria attenzione sulla conservazione dell'orso marsicano. Il 17 ottobre è stato firmato un accordo tra il Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise e RewildingApennines, partner di Rewilding Europe, associazione che si pone l'obiettivo di conservare e arricchire le zone naturali del vecchio continente. L'obiettivo principale è quello di reintegrare e conservare specie storicamente presenti nel parco. Fondato nel 1923, il Parco Nazionale d'Abruzzo è una delle prime aree protette d'Italia, una bellezza unica che attira tantissimi visitatori ogni anno,ospita l'ultima popolazione di orso appenninico, o orso bruno marsicano, insieme ad altri animali selvatici come camoscio, lupo, cervo e cinghiale. In questo rigoglioso
parco, tra borghi storici e pascoli, si trovano anche alcuni dei più antichi boschi di faggi d'Europa. La cooperazione tra Ente e associazione sarà fondamentale per affrontare sfide cruciali per la tutela ambientale, come il problema dell'orso
marsicano a rischio estinzione, coinvolgendo anche le popolazioni locali. RewindingApennines si è concentrato su soluzioni innovative per risanare l'area, partendo dalla costruzione di corridoi ecologici, a oggi non ancora protetti, che
collegano il Parco d'Abruzzo alle altre grandi aree protette degli Appennini italiani. La creazione di corridoi di collegamento sicuri consentirebbe agli orsi di ricolonizzare più facilmente questi settori e ampliare il numero complessivo
degli esemplari presenti sul territorio. La popolazione ursina non ha registrato crescite, nonostante gli sforzi sia finanziari che umani compiuti negli ultimi decenni, e risulta sempre a rischio, in virtù anche al basso tasso riproduttivo.Il suo territorio si estende per vaste aree, e per questo è soggetto a bracconaggio, tramite fucilazione diretta. Questi fenomeni accadono sia nelle aree protette, che in quelle non protette, generalmente adiacenti i confini dei parchi frequentati dalla specie. Questo accordo quindi, è un passo avanti importante, pensando sia alla conservazione della natura, alle imprese, al lavoro e alla comunità, volgendo al futuro un approccio più sereno e di salvaguardia per queste aree, con interventi di monitoraggio della fauna selvatica, il coinvolgimento dei cacciatori e lo sviluppo di un turismo che vada alla scoperta degli animali selvatici.
Rimedi biologici contro gli inquinanti Batteri ridurranno il livello di tossicità degli alogenuri usando la vitamina B Ilaria Buonfanti Gli alogenuri organici prodotti dall’industria e dall’agricoltura sono dei pericolosi inquinanti ambientali. Uno studio dell’Università di Manchester, pubblicato sulla rivista Nature, ha dimostrato che esistono dei microrganismi naturali in grado di diminuire la tossicità di questi inquinanti. Gli alogenuri sono molecole nelle quali è presente un elemento alogeno, nella fattispecie fluoro, cloro, bromo, iodio oppure astato. Nella lista degli alogenuri organici compaiono alcuni composti dalla comprovata tossicità per la salute e per l’ambiente, come la diossina e i policlorobifenili (PCB). Questi ultimi, si presentano in forma di solidi cristallini incolori, mentre le miscele di uso industriale sono liquidi viscosi, la cui viscosità è generalmente proporzionale al tenore di cloro presente. Benché le loro proprietà fisiche varino all’interno della classe, tutti i PCB sono caratterizzati da una bassa solubilità in acqua e da una bassa volatilità. Sono inoltre tutti molto solubili in sostanze idrofobe come oli e grassi. Sono sostanze molto stabili, che pos-
sono essere distrutte solo per incenerimento o attraverso processi catalitici. I PCB, la bando negli Stati Uniti dal 1970, sono stati regolamentati in tutto il resto del mondo dalla Convenzione di Stoccolma sugli inquinanti organici persistenti del 2001. Cercando delle valide soluzioni per abbattere la tossicità di questi composti il gruppo di ricercatori inglesi, guidati da David Leys, ha scoperto che
esistono dei batteri in grado di ridurre il livello di tossicità degli alogenuri grazie alla vitamina B12. “Sappiamo che alcuni tra gli inquinanti più tossici contengono elementi alogeni e sappiamo anche che la maggior parte dei sistemi biologici non sa come trattare questi composti”, spiega Leys. “Tuttavia, esistono degli organismi che possono rimuovere questi atomi usando la vitamina B12.” La chiave di volta di questa ricerca, durata 15 anni, è stata l’identificazione di una classe di batteri che possedevano nella loro membrana un enzima in grado di rimuovere gli atomi “incriminati”, grazie all’azione della vitamina B12. Questi enzimi sono stati poi clonati all’interno di una classe di microrganismi in grado di replicarsi molto più velocemente dei precedenti e la loro azione è stata confermata tramite cristallografia 3D. “Conoscere i dettagli di questo meccanismo di detossificazione significa che siamo ora nella posizione di poterlo replicare. Speriamo che nuovi metodi per combattere le più pericolose tossine del mondo possano essere ora sviluppati più rapidamente e efficacemente” conclude Leys.
Dalla nanocellulosa un nuovo isolante green Cellulosa, ossido di grafene e nanoparticelle di sepiolite gli attori di questa originale idea Paolo D’Auria Nuove e sempre più “green” le applicazioni nell’ambito della bioedilizia, a testimonianza della vivacità del settore e dello sviluppo di uno coscienza ambientalista da parte di tecnici ed cittadini. Ultimo ritrovato in quest’ambito è un particolare isolante termico “verde”. Si tratta di un materiale ecocompatibile, con proprietà isolanti e a prova di incendio, sviluppato combinando materiali diversi. L’ha ottenuto un gruppo di ricerca internazionale del quale fa parte il Politecnico di Torino, nell’ambito di una ricerca finanziata dalla Swedish strategic foundation e pubblicata sulla rivista Nature. Produrre materiali isolanti da
fonti rinnovabili con alte prestazioni è sempre più necessario nell’ambito delle costruzioni, che devono essere sostenibili sia dal punto di vista energetico che ambientale (l’isolamento termico degli edifici contribuisce al 10% del consumo globale di energia). I materiali tradizionali, come il polistirene espanso, non permettono infatti di raggiungere gli standard necessari per la costruzione di abitazioni a basso impatto energetico. Per risolvere il problema i ricercatori hanno studiato la realizzazione di un nuovo isolante combinando materiali di tipo diverso, come sospensioni di nanocellulosa, ossido di grafene e nanoparticelle di sepiolite, tutti rinnovabili e abbondanti. In questo modo
sono riusciti a produrre schiume ultraleggere con notevoli proprietà di isolamento termico, resistenza alla fiamma e capacità isolante superiori a quelle dei materiali tradizionali. Le schiume sono anche ecosostenibili, rispetto
ai materiali tradizionali per cui vengono utilizzati additivi per la protezione dal fuoco che risultano essere tossici e dannosi per l’uomo e l’ambiente. Il gruppo di lavoro ha studiato la realizzazione di questo nuovo materiale attraverso un
particolare processo chiamato “freezecasting”, ovvero la combinazione proprio di sospensioni di nanocellulosa, ossido di grafene e nanoparticelle di sepiolite (che sono tutti materiali rinnovabili e abbondanti), che ha permesso la produzione di schiume caratterizzate da estreme proprietà di isolamento termico e resistenza agli incendi. Si tratta di schiume ultra-leggere dalla capacità isolante superiore rispetto ai materiali tradizionali. Anche dal punto di vista dell'applicazione di una fiamma, questi nuovi materiali si dimostrano in netto contrasto con le proprietà dei materiali tradizionali che statisticamente risultano invece la causa principale dei roghi nelle abitazioni.
Una macchina del tempo per il clima Un nuovo software per studiare e capire il clima degli ultimi 100 anni Lo studio del meteo, del clima e delle sue variazioni è estremamente complesso, i modelli statistici sono difficili da elaborare,spesso ci sono gap piuttosto significativi nei dati storici e sta ai ricercatori colmarli, nonché intervenire sugli errori. I dati riguardo alle precipitazioni degli anni precedenti di cui siamo in possesso, non possono dirci tutto, non possono chiarire gli innumerevoli dubbi e quello che sappiamo è che le precipitazioni possono raccontarci solamente una parte della storia; elaborare una ricostruzione al computer, al contempo, è molto complicato. I modelli statistici sono difficili da elaborare, spesso ci sono gap piuttosto significativi nei dati storici e sta ai ricercatori colmarli, nonché intervenire sugli errori. Il tutto basandosi sui (pochi) dati registrati, limitati solo a una piccola parte della superficie del pianeta. Queste complicazioni fanno sì che siano ben pochi gli scienziati che si occupano di clima che possono affidarsi a modelli accurati sulle precipitazioni storiche. Una situazione che potrebbe tuttavia cambiare molto presto, grazie a un software elaborato dal team di
Samuel Shen, della San Diego State University. Il suo nome è SOGP 1.0 ed è basato sul linguaggio di programmazione MATLAB, molto utilizzato sia nella ricerca scientifica che in ingegneria. “In passato solamente una ventina di scienziati sarebbero stati in grado di elaborare ricostruzioni simili”, spiega Shen, esperto nella mi-
nimizzazione dell’errore nei modelli di simulazione. “Ora chiunque può usare questo software user-friendly, sfruttandolo per improntare la sua ricerca e sviluppare nuove ipotesi e modelli. Questo nuovo strumento renderà semplice un tipo di scienza che finora era estremamente complicata”. Lo studio è stato pubblicato sul Journal of At-
mospheric Sciences. SOGP 1.0 è in grado di ricostruire le precipitazioni che hanno riguardato l’intero pianeta (ad eccezione delle regioni polari) tra il 1900 e il 2011, permettendo ai ricercatori di studiare “da vicino” finestre temporali molto ristrette o aree geografiche limitate. Periodi molto umidi o di spiccata siccità, ad esempio,
Arriva il cellulare che si ricarica con la voce Il primo prototipo è stato realizzato dall’Azienda Nokia I nuovi smartphone, quelli che hanno rimpiazzato i telefoni cellulari tradizionali, sebbene abbiano aumentato le proprie funzionalità, inevitabilmente hanno fatto registrare anche delle grandi limitazioni, come, ad esempio, la ridotta autonomia della batteria. La problematica è talmente sentita che, ormai da anni, le case produttrici tentano in diversi modi di aumentare l’affidabilità dei propri prodotti, cercando il miglior modo per potenziare le batterie a litio senza, però, ingrandirle rendendo, di conseguenza, poco maneggevole anche lo stesso telefonino. Dopo anni di tentativi, la Nokia, in collaborazione con i ricercatori della Queen Mary University di Londra, è riuscita a trovare il metodo giusto per permettere agli utenti di ricaricare il proprio smartphone in qualunque luogo ed in qualunque momento della giornata, grazie alle vibrazioni causate dalla propria voce. Un prototipo di questo prodotto di
nuova generazione è già stato implementato: esteticamente non presenta alcuna differenza con i dispositivi oggi in commercio, ma all’interno è stato realizzato con l’ossido di zinco, un materiale che trasforma le onde prodotte dal rumore della propria voce in energia. Il materiale piezoelettrico, però, per essere introdotto all’interno del terminale, ha dovuto subire manipolazioni: dapprima è stato ridotto in
nanotubi e nanofili, i quali, però risultavano ancora troppo grandi per essere inseriti nel dispositivo. I ricercatori hanno, quindi, provveduto a trasformarne lo stato, da solito a liquido, e spruzzarlo su dei fogli di plastica che, riscaldati a 90°, hanno provocato l’espansione del ossido di zinco su tutta la superficie. La produzione di energia, tra l’altro, può essere causata non soltanto dal suono della voce, ma da tutti i tipi di vibrazione: da quello delle casse amplificatrici fino al classico caos ambientale che, purtroppo, caratterizza tutte le giornate della vita cittadina. Vedremo, dunque, che impatto faranno registrare sul mercato questi dispositivi “intelligenti” al momento della loro commercializzazione, di sicuro si tratterà di una vera e propria rivoluzione, in un segmento che è tra i più dinamici e vivaci dell’intero settore tecnologico. F.C.
se durano molto a lungo possono predire l’arrivo di fenomeni climatici come El Nino o La Nina. Il problema che si riscontra con i modelli storici è proprio il fatto che dati storici davvero affidabili esistono solamente per una piccola parte della superficie terrestre. Circa l’84% della pioggia cade nel bel mezzo dell’oceano, dove nessuno ne tiene traccia, e le tecnologie satellitari dedicate hanno solo pochi decenni. Esiste poi una piccola area nel mezzo del Pacifico, spiega Shen, che solitamente lampeggia di rosso sullo schermo. Questo indica la presenza di siccità estrema. Altre volte invece lampeggia di blu, il che significa un’annata insolitamente piovosa. Quando si verifica una di queste due circostanze, commenta il leader della nuova ricerca, è quasi sicuro che il clima dell’America del nord sarà aderente alla “previsione”, mantenendo tali condizioni anche per alcuni anni. La conferma arriva dal Dust Bowl,un lungo periodo di siccità che, durante gli anni Trenta, ha compromesso i raccolti e modificato di molto la distribuzione della popolazione sul territorio: confrontando le informazioni elaborate dal modello con i dati storici a noi pervenuti, i ricercatori sono stati in grado di mostrare in maniera retroattiva i “segnali” climatici che hanno preceduto il Dust Bowl. I.B.
Contribuisce al “logorio della vita moderna”
Il fenomeno dello smog sonoro Brunella Mercadante Il rumore di fondo che accompagna, come una colonna sonora, quasi ogni momento della vita costituisce al pari di alcune sostanze chimiche e particelle contenute negli alimenti, nei detersivi, nell'aria che respiriamo, una forma di inquinamento. Questo tipo di smog fa nascere e alimenta un certo numero di disturbi, la cui importanza clinica è variabile e dipende da fattori di sensibilità soggettiva. Esso contribuisce al quadro di quello che potremmo definire, citando un noto carosello televisivo, “il logorio della vita moderna”. Il fenomeno va comunque distinto dal cosidetto “pericolo rumore” che rappresenta invece, la causa di ben definiti danni all'organo dell'udito e del quale è paradossalmente più facile difendersi. L'inquinamento acustico è dato dall'insieme dei rumori ambientali, o di fondo, di qualsiasi genere essi siano o può essere costituito da singoli suoni che disturbano. Un fenomeno che, come è importante rimarcare, non determina danni all'organo dell'udito, essendo costituito da suoni che per intensità non raggiungono la soglia dei 90 decibel (dB), considerata critica. Per questo l'inquinamento acustico deve essere distinto dal “pericolo rumore” che, superando tale valore limite, provoca, invece, danni uditivi specifici. Uno stesso suono può esser parte del rumore di fondo o diventare “pericolo rumore”, semplicemente in funzione della distanza a cui ci si trova da esso. E' il caso , ad esempio, di una sirena, che suonando con un intensità di 110 dB è dannosa per chi si trovi ad una distanza di dieci metri, solo fastidiosa per chi sia a 300 metri.All'aperto, in un bosco o in un giardino silenzioso, si percepisce il fruscio delle foglie che ha un'intensiotà di circa 20 dBA. Il rumore di fondo in un ambiente tranquillo come una biblioteca o un soggiorno varia tra i 35 e i 40-45 dBA., il valore sale in caso di conversazione o per il volume della televisione arrivando a circa 60 dBA e può elevarsi fino a 80 dBA in un ristorante affollato o per il traffico intenso. In discoteca, in treno o a un con-
certo rock il rumore arriva agli 80- 115 dBA. L'inquinamento acustico può dar vita ad un ampia gamma di sintomi aspecifici. Non tutti ne risentono allo stesso modo, l'intensità dei disturbi è infatti condizionata dalla sensibilità individuale. In linea di massima un rumore può iniziare ad essere fastidioso quando è superiore ai 40 dBA di giorno e ai 30 di notte. I problemi più comuni sono i disturbi del sonno, i disturbi della concentrazione, il senso di affaticamento e stress, l'insorgere di stati ansiosi, di problemi dell'apparato cardiocircolatorio, digestivo e respira-
torio, di condizioni di irritabilità, di disturbi dell'apparato visivo e genitale. La maggior fonte di inquinamento acustico è rappresentata oggi dal traffico automobilistico., molto attuali sono altresì le problematiche sollevate dai centri urbani che sorgono in prossimità degli aereoporti, delle autostrade, delle fabbriche. Purtroppo sempre di più l'inquinamento acustico assume il carattere di un problema sociale strettamente legato alla vita dei centri urbani e alla convivenzatra gli individui, nonché ovviamente al rispetto delle norme di educazione.
PROGETTO #TERRACIVICA: 124MILA ETTARI DISPONIBILI Si chiama #TerraCivica ed è il progetto varato da Coldiretti Salerno per valorizzare gli oltre 124mila ettari di terreno gravati da diritti di uso civico, nei comuni della Provincia di Salerno. Un Piano che, messo in atto, potrebbe assicurare 12mila nuovi posti di lavoro nel campo dell’agricoltura. Secondo i dati elaborati dall’Ufficio Studi della Coldiretti Salerno, a fronte di una superficie complessiva della provincia di Salerno che ammonta a 491.700.00.00 ettari, ben il 25% (e dunque 124mila 776 ettari) è in uso civico, tra terreni destinati al bosco/pascolo e terreni ad uso agricolo. “Ed è proprio all’interno di questa percentuale – spiega il presidente di Coldiretti Salerno, Vittorio Sangiorgio che è possibile intravedere il futuro sviluppo del territorio, in quanto, da una semplice simulazione fatta, abbiamo visto come, potenzialmente, la valorizzazione di questi terreni attualmente non utilizzati potrebbe generare circa 1000 aziende agricole per un’occupazione di circa 12mila nuovi occupati. In tempi di crisi, in cui si parla solo di attività che chiudono, offrire la possibilità a tanti giovani di aprire un’azienda agricola, a costi ridotti, su terreni ad uso civico, è una possibilità straordinaria”. I comuni con più terreni ad uso civico sono Sanza (con oltre 7mila ettari), Casaletto Spartano, Montesano sulla Marcellana, Corleto Monforte, fino a Giffoni Valle Piana (3100 ettari). Il Comune di Camerota è stato tra i pionieri dell’iniziativa (circa venti i nuovi allevatori che hanno deciso di intraprendere questa attività su terreni ad uso civico) ma tanti altri comuni sono pronti ad aderire all’iniziativa della Coldiretti Salerno. Ma come valorizzare questi terreni? Si potrebbero promuovere imprese forestali che sfruttando il diritto di legnatico piuttosto che quello di fungatico, tartufatico o del sottobosco, assumono manodopera, stipendiata utilizzando i proventi della gestione del demanio stesso; porzioni del patrimonio demaniale potrebbero essere date in concessione a cooperative agricole o a società in house capaci di svolgere azioni di salvaguardia e recupero dell’ambiente e al tempo stesso esercitare azioni di presidio di aree montane e diventare, più generalmente, “custodi del territorio”. “Coldiretti Salerno – conclude Sangiorgio – mette a disposizione la sua struttura per fornire assistenza giuridica e tecnico-economica sia per la creazione di modelli di gestione sia per lo sviluppo di aziende agro-socio-ambientali che siano idonee alla conduzione dei terreni in uso civico. Ovviamente Coldiretti si propone anche per accompagnare i Comuni in questo processo con la sottoscrizione di appositi protocolli d’intesa”.
Giovani imprenditori per la “Terra dei Fuochi” Fabio Schiattarella Nella Caserta della “terra dei fuochi” composta ormai da giovani che sempre più decidono di andar via nella convinzione che non ci può essere futuro, c’è un'altra Caserta, quella di chi ha deciso di restare per cercare, nel proprio piccolo di cambiare le cose, ripartendo proprio dalla terra. Queste sono le storie di Manuel che ha deciso di dedicarsi all’agricoltura o Vincenzo che ricerca semi di specie a rischio oppure i fratelli Barbiero che producono un pomodoro dal sapore antico,perduto, il pomodoro riccio.Ragazzi che credono nel riscatto del proprio territorio e sono pronti ad accoglierti
nel territorio con un sorriso.Manuel Lombardi vive tra alberi in fiore, vigneti e pecore al pascolo, nell’agriturismo di cui è titolare, nelle campagne intorno al borgo di Castel di Sasso, nella zona preappenninica della provincia di Caserta, non lontano dai monti del Matese. Geograficamente questa martoriata provincia è divisa in due aree divise dal fiume Volturno. A sud ovest troviamo la pianura che include l’area di Caserta, l’Agro Aversano ed il litorale domizio cioè le zone più dilaniate dallo scarico di rifiuti tossici. A Nord-Est la morfologia del territorio è differente, si incontrano prima le colline e poi i monti. Una zona dove si
respira aria pura, dove la natura è incontaminata e i cibi conservano gli antichi sapori di un tempo. Sembra di essere in Toscana ma siamo nel casertano. In questi territori Manuel ha riscoperto il formaggio più antico della nostra penisola, il conciato romano, oggi rivalutato e diventato presidio slow food della provincia di Caserta. Un antica tecnica che vede la caglia rotta a mano salata a secco e inserita in una concia e stagionata in contenitori di terracotta fino a 20 mesi. Non lontano da Castel di Sasso, a Piana di Monte Verna, i fratelli Barbiero titolari di un azienda agricola messa su un po’ per mancanza d’alternative un po’
per ricalcare le orme dei nonni, hanno recuperato, seguendo i contadini locali, le vecchie tecniche di coltivazione, adattandole ai tempi moderni. Attualmente producono conserve di qualità, coltivano il pomodoro riccio, le zucche, i fagioli. Salendo sui monti troviamo V. Coppola, agronomo che offre consulenza in campo agricolo nel suo territorio, prescrivendo fitofarmaci per ridurre l’utilizzo di pesticidi. L’agronomo ha scelto di rimanere nel suo territorio e combattere per il mantenimento della biodiversità, contro il mercato di multinazionali. Storie di chi resta per provare a cambiare le cose.
Sushi e Sashimi: la tutela del consumatore Daniela Bove In molti Paesi occidentali, come anche in Italia, si è verificata una progressiva diffusione di esercizi di ristorazione che somministrano questo tipo di alimento a base di pesce crudo. Il Sushi è tipico della tradizione culinaria giapponese, a base di riso con pesce, alghe, vegetali o uova, con ripieno crudo, cotto o marinato ed avvolto da alghe e riso oppure esclusivamente da riso o ancora inserito in un piccolo pezzo di tofu ( formaggio a base di latte di soia). Il riso impiegato è di tipo giapponese (Kome), a chicco piccolo e ad elevato contenuto in amido. Anche il sashimi come il sushi è un piatto di tradizione nipponica e consiste in sottili fette di pesce crudo o molluschi freschissimi serviti generalmente con alcune salse di accompagnamento. Le specie ittiche utilizzate in Italia per la preparazione di queste varietà gastronomiche sono rappresentate soprattutto da anguilla d’acqua dolce, salmone, tonno rosso, branzino, sgombro ecc. Dal punto di vista della sicurezza alimentare, in questi alimenti a base di pesce crudo o poco cotto il pericolo per la salute umana, a parte l’aspetto microbiologico, è rappresentato
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I consumatori per tutelarsi devono accertarsi che i prodotti crudi siano stati abbattuti in base alle norme
dall’Anisakisiasi, zoonosi dovuta a forme larvali di nematodi ascaridoidei appartenenti ai generi Anisakis e Pseudoterranova (Famiglia delle Anisakidae); questo nematode è di colore bianco o rosato, sottile
come un capello e lungo da 1 a 3 cm ed è visibile ad occhi nudo. I mammiferi marini, ospiti definitivi, si infestano ingerendo pesci e/o cefalopodi parassitati. L’uomo, come ospite accidentale, contrae l’infesta-
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zione cibandosi degli ospiti intermedi naturali (pesci e cefalopodi: come acciughe, sardine, sgombri, totani e calamari). La larva una volta ingerita spesso muore o non dà sintomi. In alcuni casi, invece, possono
comparire:dolori addominali, nausea, vomito ed occasionalmente febbre, sintomi a volte scambiati per altre patologie gastrointestinali. Ma come può tutelarsi il consumatore? È buona norma verificare se nell’esercizio commerciale sia presente, ben in vista, un cartello , come impone la legge (Decreto del Ministero della Salute del 17 Luglio 2013), con l’indicazione dell’avvenuto abbattimento di temperatura su tutti i prodotti da somministrare crudi o poco cotti, trattamento questo in grado di scongiurare pienamente il rischio da parassiti. Il cartello deve avere le seguenti indicazioni “In caso di consumo crudo, marinato o non completamente cotto il prodotto deve essere preventivamente congelato per almeno 96 ore a – 18 °C in congelatore domestico contrassegnato con tre o più stelle”. Premesso che il trattamento con limone o aceto non distrugge il parassita, un alimento che subisce un abbattimento termico non è assolutamente scadente dal punto di vista qualitativo poiché, il congelamento, se effettuato correttamente e con tecnologie recenti, non influisce sulle qualità organolettiche delle materie prime e, quindi, non ne implica il deprezzamento.
Scelta di vita, stile alimentare o semplicemente una moda da seguire
In aumento vegetariani e vegani Brunella Mercadante Divenire vegetariani o vegani, per molti è una scelta di vita, per altri una scelta legata all'alimentazione, per qualcuno una moda. La dieta vegetariana è considerata, comunque, da molti esperti una delle più salutari per vivere a lungo e in buona salute, sempre però con alcune accortezze. I vegetariani basano la loro dieta su tutti gli elementi del mondo vegetale, limitando in modo più o meno severo i cibi di origine animale. Proprio in base all'entità dell'esclusione si distinguono: in puri o vegani, che non consumano né utilizzano nulla che derivi da animali; in lattovegetariani che includono nella loro alimentazione anche
latte e prodotti caseari e in latto-ovo-vegetariani, che assumono, oltre al latte e i suoi derivati, anche le uova. Non si tratta di differenze di poco conto, in quanto le proteine contenute nella carne, nel pesce, nelle uova e nei latticini non sono uguali a quelle contenute nei cereali,
nei legumi, nella verdura e nella frutta, anche secca. Le prime hanno infatti il grande pregio di fornire proteine nobili, ad alto valore biologico, in quanto complete di tutti gli aminoacidi, indispensabili per formare quella miriade di proteine - enzimi, ormoni, anticorpi, molecole di sostegno di tessuti e di struttura dei muscoli- che quotidianamente sono essenziali per il nostro organismo, che non è in grado di sintetizzarli autonomamente, ma deve necessariamente introdurli con gli alimenti della dieta. Chi segue, come scelta di vita, una dieta vegetariana pura, vegana, con l'esclusione di tutti gli elementi di origine animale, compresi uova, latte, yogurt e formaggi, può però
rischiare una carenza di ferro, calcio e vitamina B 12, in quanto le proteine del mondo vegetale mancano di alcuni aminoacidi essenziali. In questi casi per aumentare il valore biologico, si possono unire insieme, ad esempio, cereali e legumi, anche se resta sempre il problema della carenza di altre sostanze, che rende necessario l'assunzione di integratori di vitamine e sali minerali. Adottare invece una dieta vegetariana, pianificata in maniera attenta e bilanciata, non rigida- senza l'esclusione di latte,uova e prodotti caseari- può avere effetti positivi nella prevenzione di molte malattie. È infatti dimostrato lo stretto legame fra patologie gravi e
cattiva alimentazione e i vantaggi al contrario del mangiare regolarmente frutta, verdura e proteine vegetali in genere. L'alimentazione lattoovo-vegetariana ha inoltre l'enorme pregio di fornire meno grassi saturi (a patto che non si esageri coi formaggi) meno sodio, più potassio e, naturalmente, una buona quantità di fibre solubili e insolubili. Per un adulto sano una simile dieta non compromette lo stato di salute, non è così invece per i bambini, gli adolescenti, gli sportivi, gli anemici e per particolari periodi della vita come la gravidanza, l'allattamento, la convalescenza o in caso di malattie che aumentano i fabbisogni energetici e nutrizionali.
Antibiotico-resistenza Un fenomeno legato soprattutto all’uso indiscriminato degli antimicrobici La diffusione dell’antibioticoresistenza nelle infezioni zoonotiche è un importante problema di salute pubblica che deve essere affrontato nella prospettiva “one health” perché coinvolge settori della Sanità Pubblica Veterinaria ed Umana, dal momento che interessa sia la sanità animale che la sicurezza alimentare. Che cos’è l’antibiotico-resistenza? Come è noto la cura delle malattie infettive è stata rivoluzionata dall’avvento degli antibiotici, e più in generale degli antimicrobici, che hanno rappresentato un traguardo fondamentale per il miglioramento delle condizioni di salute dell’uomo e degli animali. L’antibiotico resistenza rappresenta una grave minaccia a livello mondiale per la salute e la vita delle persone. Letteralmente il termine indica la capacità dei batteri di resistere all’azione di un antibiotico. Il fenomeno della resistenza pur essendo un naturale processo evolutivo, può essere aggravato da un uso improprio
dei farmaci antibiotici I fenomeni di antibiotico- resistenza sono da attribuire essenzialmente all’uso indiscriminato degli antimicrobici, pratica ricorrente sia in medicina umana che veterinaria. In zootecnia, in passato, gli antimicrobici venivano utilizzati non solo a scopo terapeutico ma anche a scopo auxinico cioè, come promotori di crescita. Quest’ultima pratica è ampiamente diffusa negli Stati Uniti e fa sì che tali sostanze somministrate a lungo a basso dosaggio creino un ambiente favorevole per lo sviluppo di batteri resistenti. I ceppi sensibili vengono distrutti, mentre quelli resistenti cominciano a moltiplicarsi, aumentano di numero e trasmettono la resistenza dagli animali all’uomo, di generazione in generazione anche al di fuori dell’allevamento. Attualmente l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha allertato gli esperti evidenziando che la resistenza agli antibiotici si sta diffondendo a livello mondiale, provocando gravi conseguenze per
la salute. Alcune polmoniti, ad esempio, che prima venivano curate senza troppa difficoltà grazie alla penicillina ora in molti casi non rispondono più a questo farmaco. Per questo motivo se non si interviene rapidamente potrà accadere fra qualche decennio che il mondo non riuscirà a curare nemmeno infezioni batteriche lievi. L’Unione Europea per fermare
il rischio di molecole resistenti si è attivata emanando diversi provvedimenti legislativi finalizzati a regolamentare l’utilizzo degli antibiotici in ambito veterinario e a vietare l’uso degli stessi come promotori della crescita. Con l’auspicio che vengano al più presto individuati farmaci di nuova generazione di cui abbiamo urgente bisogno, per li-
mitare i danni dovuti a questo fenomeno occorre una prescrizione più limitata di queste sostanze ed il singolo individuo dovrà usare l’antibiotico solo in caso di necessità e non, come spesso succede, per curare lievi patologie stagionali come il raffreddore o l’influenza, visto che gli antibiotici non curano i virus. D.B.
Insufficienza venosa: sintomi e cure naturali Fabiana Clemente Prurito, formicolio, gambe gonfie, macchie scure, comparsa di vasi bluastrie edemi cutanei. Sono alcuni sintomi che denotano la presenza di un’insufficienza venosa. Pesantezza, gonfiore e dolore possono accentuarsi in casi di gravidanza, ciclo mestruale e ortostatismo. L’insufficienza del circolo venoso provoca un rallentamento del flusso sanguigno, con un conseguente ristagno del sangue nella parte inferiore delle gambe. Si riduce quindi anche l’apporto di ossigeno e di sostanze nutritive.Oltre a consultare il proprio medico di base, si può giungere ad una diagnosi precisa attraverso un ecodoppler – una tecnica non invasiva che descrive la situazione morfologica e funzionale dei vasi sanguigni, arteriosi e venosi, e del cuore.Sovrappeso, età avanzata, gravidanza, fattori ereditari, ritenzione idrica, consumo di contraccettivi or-
monali e stitichezza sono da considerarsi fattori di rischio. Cosa è possibile fare nel quotidiano per contrastare l’insufficienza venosa? Per migliorare la circolazione è fondamentale modificare il proprio stile di vita e adottare comportamenti ad hoc. Abolire il fumo e cam-
minare il più possibile sono i primi accorgimenti da osservare. Per chi è predisposto e per le donne in gravidanza si consiglia indossare abitualmente calze elastiche a compressione graduale in modo da ridurre il gonfiore e favorire la funzionalità dei vasi. Inoltre
sono da considerarsi buone abitudini evitare posizioni statiche, camminare e muovere gli arti inferiore in modo da favorire il ritorno del sangue al cuore, non lavarsi con acqua molto calda. Ma anche la natura ci può dare dei rimedi. Esistono infatti piante medici-
nali in grado di rinforzare l’elasticità dei vasi. Centella asiatica, vite rossa, pungitopo, mirtillo, meliloto, equiseto, anice, maggiorana, amamelide e ginkgo biloba. Sono tra i principali alleati per prevenire e curare il problema nella fase iniziale. È possibile attingervi sia in modo naturale che sintetico, attraverso tisane, creme, compresse e oli. In casi più gravi occorre un consulto medico per valutare come intervenire per scongiurare il rischio di ulteriori complicanze – quali distrofie o ulcere cutanee, ischemia e varicoflebite. Sarà un esperto a valutare se è sufficiente una cura farmacologica, attraverso anticoagulanti, o invece intervenire chirurgicamente con l’iniezione nella vena in questione di una sostanza irritante oppure procedere con lo sfilamento del vaso. Avvistati i primi sintomi si consiglia di non sottovalutarli e indagare il prima possibile circa il da farsi.
Cerreto, San Lorenzello e le ceramiche Un prodotto, un luogo della Campania Gennaro De Crescenzo Salvatore Lanza I comuni di Cerreto Sannita e di San Lorenzello in provincia di Benevento sono famosi per la produzione di ceramiche. La ceramica “cerretese” e “laurentina” ha origini antichissime anche se il periodo di massimo splendore è alla fine del Seicento. La ricostruzione che seguì il devastante terremoto del giugno del 1688, infatti, richiamò da quelle parti molti artisti-artigiani anche da Napoli e il tutto confluì in una sapiente miscela che portò alla ceramica fastosa e barocca conosciuta nel mondo anche oggi. La tesi secondo la quale “nella nuova e vecchia Cerreto han sempre gli stoviglieri manipolato vasi ancor grandi, invetriati e variamente dipinti”, testimonianza di un antico storico locale, sarebbe confermata dal ritrovamento di numerosi frammenti ritrovati tra i ruderi della Cerreto distrutta dal sisma. “A Cerreto tale arte nella incertezza di sue regole e quantunque ne siano stati molti i cultori solo alcuni si distinsero per la delicatezza delle tinte e per la forma”, ribadisce lo stesso
storico. “Vasai e pignatari”, allora, nel tempo impararono tecniche che li avrebbero resi originali e unici nelle loro produzioni. Importante una presenza: quella di Antonio Giustiniani, legato ad un’antica famiglia di decoratori pavimentali (presenti con importanti fabbriche anche a Napoli), che realizzò agli inizi del Settecento diverse opere tra le quali il pannello nel timpano del portale della Chiesa della Congregazione della Sanità in San Lorenzello. Il Museo Civico della Ceramica cerretese fornisce un valido supporto per una ricostruzione della storia e numerosi esempi delle capacità di quei ceramisti tra passato e presente. Da tempo è
attivo un vero e proprio itinerario dalle “faenzere”, antichi luoghi di produzione, alle attuali botteghe artistiche. Da visitare a San Lorenzello, tra l’altro, la Chiesa di San Donato, la chiesa di San Lorenzo Martire, la chiesa di San Sebastiano, il Convento dei Carmelitani. A Cerreto la chiesa Cattedrale, la Collegiata di San Martino Vescovo, la chiesa di Sant'Antonio di Padova. Dal punto di vista naturalistico rilevante tutta la valle del Titerno, il fiume che arriva nell’area cerretese dopo avere attraversato l’angusta gola calcarea tra i monti Erbano e Cigno. Era quel fiume, del resto, a fornire l’argilla ai ceramisti locali.
Capuzzelle, torroni e zucche: Novembre tra ‘A livella e Halloween Ogni anno il 2 novembre c’è l’usanza di andare al cimitero. È il celeberrimo incipit de “’A Livella” di Totò. L’usanza di commemorare i defunti è più antica dell’uomo stesso; anche due millenni or sono si usava ricordare e “venerare” i propri avi quasi come divinità che avevano il potere di proteggere la famiglia ancora in vita. Negli ultimi anni sembra quasi di moda il conflitto Halloween vs Ognissanti/Commemorazione dei defunti, spesso presi rispettivamente come simbolo del male e del bene, del profano e del sacro. Eppure con un’analisi meno estrema e più attenta, si nota come in realtà le diverse interpretazioni culturali della festa non siano poi così distanti. Come piccola premessa potrebbe bastare che a Napoli esiste(va) non una commemorazione dei defunti ma un vero e proprio culto (marchio d’infamia con cui si etichettano gli anglosassoni seguaci di Halloween). A Napoli si veneravano le “capuzzelle”, i teschi dei defunti abbandonati ai quali i napoletani prestavano devozione in cambio di protezione sulla terra. Secondo la credenza popolare lo scambio di favori era reciproco: il defunto “proteggeva”, il devoto “rinfrescava” e ripuliva il teschio del morto, pregando per lui e velocizzando quindi i tempi di trapasso dal Purgatorio al Paradiso. Da qui la celebre espressione “Rinfresca l’anima ‘o Priatorio!”. Come ogni festa che si rispetti, anche il periodo dei “morti” conserva una tradizione gastronomica ben precisa, che varia a seconda delle regioni italiane. Si parte dal nostro torrone, da dove arriva questa tradizione? Sembra che nei tempi del dopoguerra, nei quartieri popolari si usava andare in giro con una cassetta di cartone a forma di cassa da morto, detta "’o tavutiello" e si gridava "Famme bene, pe' li muorte: dint'a ‘sta péttula che ‘ce puórte? Passe e ficusecche ‘nce puórte e famme bene, pe' li muorte" (traduzione: Fammi del bene per i morti: in questo grembiule che ci
porti? Uva passa e fichi secchi porti e fammi del bene, per i morti). Ebbene, come non ricondurre la forma del torrone a quella di una cassa da morto! Paese che vai, tradizione che trovi, e si scopre inaspettatamente che in Calabria commemorazione dei defunti ed Halloween hanno molte cose in comune: a Serra San Bruno, ad esempio, in provincia di Vibo Valentia, esiste la tradizione del "Coccalu di muortu": i ragazzini sono soliti modellare la zucca dando vita ad un teschio ("coccalu di muortu"); poi girano per le
vie del paese con in mano il teschio appena creato, esclamando "Mi lu pagati lu coccalu?" ("Me lo pagate il teschio?"), che non è troppo lontano da "trick or treat?" ("dolcetto o scherzetto?") tipico di Halloween. Anche in Friuli Venezia Giulia ed in Veneto la tradizione privilegia la zucca: in Friuli si usa intagliare zucche con fattezze di teschio, in Veneto invece si prepara il risotto di zucca e si utilizza la stessa svuotata per produrre una lanterna. Insomma, tra capuzzelle, torroni e zucche … ogni mondo è paese! G.D.C. e S.L.
A trent’anni dalla scomparsa di Eduardo De Filippo Identificabile solo con il nome, come tutti i grandi! Domenico Matania Sono trascorsi trent’anni dalla scomparsa di Eduardo De Filippo ed in questi giorni si succedono le iniziative per ricordare uno dei più grandi uomini di cultura del ventesimo secolo. Si sprecano le definizioni,
palinsesto un programma di eventi dedicati a De Filippo attraverso una retrospettiva suddivisa in più cicli tematici: L’eredità di Eduardo, Eduardo in scena, Eduardo e la musica e Un anno con Eduardo. A partire dallo scorso 25 ottobre fino a maggio 2015 Rai5 dedicherà
sulla sua vita, la sua carriera ed i luoghi a lui più cari. Domenica 2 novembre nella fascia d’ascolto pomeridiana è andata in onda in diretta dal Teatro San Ferdinando (luogo simbolo di Eduardo) “Le voci di dentro” con Toni Servillo e la regia di Paolo Sorrentino ottenendo un
Gli effetti degli agenti inquinanti sui monumenti Fabio Schiattarella
le frasi, gli epiteti e le etichette per Eduardo: drammaturgo, attore teatrale, attore cinematografico, regista teatrale, regista cinematografico, sceneggiatore e poeta, ebbe ed ha il merito di portare in alto la cultura napoletana intrisa di contraddizioni e superstizioni senza mai cadere nello stereotipo “napoletano”. Eduardo nasce il 24 maggio del 1900 nella zona della Riviera di Chiaia, se a via Bausan o a via Ascensione non ci è dato sapere. Il padre è Eduardo Scarpetta, attore e commediografo, ma sia Eduardo che la sorella Titina e il fratello Peppino ereditano il cognome della madre Luisa, poiché tra Scarpetta e la De Filippo si trattava di una relazione extra coniugale. Fatto sta che partendo dall’influenza del padre e muovendo i primi passi con la compagnia del fratellastro Vincenzo Scarpetta, Eduardo darà il via alla sua brillante carriera. A trent’anni dalla sua scomparsa, Eduardo è riconosciuto come simbolo di cultura a livello nazionale e ne sono la prova le innumerevoli iniziative in suo onore. Innanzitutto la Rai ha inserito nel suo
Speciali alla figura di Eduardo: già la prima serata del 31 ottobre, giorno della scomparsa trent’anni fa di Eduardo, è stata interamente dedicata al drammaturgo napoletano con documentari ed approfondimenti
incredibile successo di pubblico. Non solo la Rai: svariate le iniziative in allestimento a Napoli nell’ambito del Forum Universale delle Culture che hanno come figura simbolo l’indimenticato Eduardo De Filippo.
In Europa l’inquinamento atmosferico conta un elevatissimo numero di vittime: oltre 400.000 all’anno. Da considerare che il costo medico per le cure delle malattie dell’apparato respiratorio raggiunge, sempre in Europa, il tetto dei 380 miliardi di Euro all’anno. Se da un lato le misure di contrasto a questo fenomeno contenute nella normativa europea, come in quella nazionale, risultano nei fatti altamente insufficienti a migliorare un quadro così allarmante, l’analisi ravvicinata dei dati recenti preoccupa ancora di più, soprattutto se guardiamo ai dati italiani. Il nostro patrimonio architettonico è stato costruito nei secoli con molti differenti tipi di materiali lapidei sia naturali come granito, porfido e calcare, sia artificiali come il laterizio e altri generi di materiali ceramici e le malte. In molte pubblicazioni scientifiche si analizzano gli effetti degli agenti inquinanti sulle pietre, in sintesi si può affermare che ogni composto chimico in grado di diminuire il pH dell’acqua può svolgere un ruolo significativo nella corrosione dei materiali a base di carbonato di calcio. Per tutelare il patrimonio cittadino l’unica soluzione possibile è quella di monitorare costantemente sia lo stato dei monumenti, sia la qualità dell’aria che li circonda, così da riuscire ad intervenire quando i danni sono ancora di piccola entità e i lavori di conservazione non troppo complessi da progettare e i costi ancora sostenibili. Bisogna perseguire con tenacia politiche e programmi lungimiranti per il miglioramento della qualità dell’aria e la riduzione dell’inquinamento dovuto alle attività umane. Per la salute dei cittadini,per la tutela della biodiversità, garantendoci il futuro e la memoria..
La mela, un frutto anti-obesità Una mela al giorno toglie il medico di torno. Errata corrige: toglie il dietologo di torno. È proprio il caso di dirlo, stando a quanto afferma la rivista FoodChemistry. Un recente articolo ha pubblicato, infatti, uno studio – condotto da un equipe di ricercatori della Washington State University - secondo cui la mela o meglio i suoi composti non digeribili aiuterebbero a prevenire l’obesità. Nello specifico, le maggiori fautrici della causa sono le mele verdi grannysmith, grazie al basso contenuto di carboidrati.Fibre alimentari e polifenoli, presentiin elevate quantità, raggiungono il colon superando gli
enzimi e gli acidi grassi e lì riducono l’infiammazione cronica – uno dei fattori che causano l’alterazione della flora intestinale e il conseguente accumulo di grasso. Giunti a destinazione, fermentano e facilitano la crescita di batteri buoni nell’intestino.
Particolarmente ricca di pectina, fibra solubile che aiuta a controllare i livelli di colesterolo, contribuisce a regolarizzare la funzionalità intestinale e tiene sotto controllo l’appetito. E’ preferibile consumare oltre alla mela anche la sua buccia – dove si concentrano
importanti principi nutritivi e fibre. Basti pensare che una mela con la buccia contiene circa 4 grammi di fibre, mentre senza appena la metà. In caso di diete ipocaloriche, sono soprattutto le bucce a favorire il processo di dimagrimento. Aumenta infatti il senso di sazietà. Per non parlare poi del potere antiossidante che ci regala la quercetina – sostante presente esclusivamente all’esterno. Meglio consumare una mela a fine pasto per riequilibrare il ph dello stomaco, favorendo pertanto la digestione. Per iniziare a dimagrire…iniziamo dalla frutta! F.C.
Come abbattere le isole di calore Un fenomeno che rende sempre più invivibili le abitazioni cittadine Antonio Palumbo Nella prospettiva di un miglior livello di comfort climatico nelle città, una delle problematiche su cui si sta concentrando l’attenzione dei pianificatori è l’isola di calore urbano (Urban Heat Island UHI), fenomeno microclimatico che provoca un significativo incremento della temperatura nell’ambito urbano rispetto alle aree rurali circostanti: una sorta di “local warming” che attanaglia i nostri centri urbani fin da quando l’uomo ha smesso di progettare in sintonia con i luoghi e le specificità climatiche. Il fenomeno è dovuto soprattutto al maggior assorbimento di energia solare da parte delle superfici asfaltate e del cemento degli edifici. In estate, nelle ore più assolate, le strade e i tetti delle case possono raggiungere spesso temperature superiori a 60-90°C. Inoltre, il suolo urbano presenta una scarsa capacità di trattenere acqua: ne consegue una minore evaporazione, che riduce ulteriormente il raffrescamento dell’aria in prossimità del terreno. Anche alcuni parametri meteorologici risultano modificati: i fenomeni temporaleschi, ad esempio, risultano essere aumentati del 10-15% rispetto agli ambienti rurali, mentre il vento, per la presenza delle abitazioni, risulta diminuito (in condizioni di brezza) del 20-30%. L’isola di calore, inoltre, è il risultato di un’altra forma di cambiamento climatico, di origine prettamente antropica, ovvero il riscaldamento dovuto all’urbanizzazione dello strato limite (Boundary Layer), lo strato atmosferico più vicino al suolo, la cui altezza varia da poche decine di metri a circa 1000-2000 metri. In ambito urbano il Boundary Layer è condizionato dalla presenza dell’Urban Canopy Layer, lo strato climatico che va dalla linea di terra (0 metri) fino all’altezza degli edifici, che presenta caratteristiche intrinseche e differenti da città a città (altezza degli edifici, materiali da costruzione di facciate e tetti, tessuto urbano, rapporto tra aree verdi, aree libere e aree edificate, ecc.). Il
risultato dell’interazione tra il Boundary Layer, il Canopy Layer e la superficie urbana (Surface Layer) è la presenza sopra la città di un’isola di calore. All’interno del Canopy Layer l’intensità dell’isola di calore - e, quindi, la temperatura - cresce durante la giornata con un massimo nelle ore notturne, effetto del rilascio di calore assorbito durante le ore diurne dagli elementi che compongono la città. L’effetto ‘isola di calore’ rende sempre più invivibili ed energivore le abitazioni cittadine e spinge all’utilizzo dei climatizzatori, che rigettano all’esterno flussi caldi, ostacolando ulteriormente il raffrescamento notturno dell’aria. Circa metà della popolazione mondiale, attualmente, vive nelle città, con proiezioni di ulteriore crescita: si prevede che nel 2030 la percentuale salga al 63%. Di conseguenza, in futuro, un sempre maggior numero di persone sarà esposto al fenomeno. Due dei metodi della bioedilizia più efficaci degli ultimi anni, adoperati per contrastare le isole di calore, sono dati dall’utilizzo dei cosiddetti “Cool Roofs” e “Green Roofs”. I Cool Roofs sono tetti che si scaldano poco,
grazie ad un’elevata capacità di riflettere la radiazione solare incidente e, al contempo, di emettere energia termica nell’infrarosso. I Green Roofs (Tetti Verdi, o Coperture a Verde) sono superfici inverdite che riducono l’effetto ‘isola di calore’, poiché sostituiscono le superfici che assorbono il calore con piante, arbusti e piccoli alberi, che rinfrescano l’aria attraverso l’evapotraspirazione.
Fairphone: il cellulare equo e solidale In vendita il primo smartphone “eticamente corretto” Cristina Abbrunzo Dopo il cibo e l'abbigliamento sembra che il concetto dell’equo e solidale abbia invaso anche il campo dell'elettronica, come dimostra il progetto FairPhone. FairPhone è il nome di uno smartphone prodotto da una fondazione omonima olandese nata nel Marzo 2011 con lo specifico intento di produrre cellulari in condizioni di equità per i lavoratori e l'ambiente coinvolti nella produzione. Molto poco seguito è stato dato in passato a questo progetto, in quanto nell'ambito dell'elettronica di consumo, i concetti di equo e solidale sembrano molto più difficili da applicare che in altri settori produttivi. Nel settore delle telecomunicazioni, infatti, imporre una catena di produzione completamente equa è difficilissimo, in quanto i problemi etici di uno smartphone cominciano dall'estrazione delle materie prime per produrre i componenti fino allo smaltimento dei rifiuti elettronici. Queste difficoltà non hanno comunque fermato FairPhone che, nonostante tutto e in barba ai grossi produttori mondiali e ai loro impegni for-
mali spesso non concretizzati, ha finalmente ufficializzato lo smartphone etico e ne ha aperto la prevendita in Europa, con consegna garantita per questo inverno. Questo smartphone, progettato in Olanda qualche anno fa, è stato assemblato ponendo grandi attenzioni verso l’ambiente e verso il sociale, impiegando materiali ben
controllati e servendosi di aree di lavoro in cui i dipendenti non vengono sfruttati e “schiavizzati”, ma godono invece di buone condizioni lavorative. Del resto, il nome la dice già lunga a riguardo: “Fairphone“, infatti, letteralmente significa telefono “equo”, “etico”, “giusto”. L'eticità di FairPhone inizia dalle materie prime: l'associa-
zione ha collaborato con Conflict-Free Tin Initiative per trovare minerali (cobalto, Columbite-tantalite, stagno) "senza sangue" in Congo, provenienti da miniere che non sfruttino il lavoro minorile, che mantenga la dignità di trattamento, orario e salariale dei lavoratori e che non alimentino il flusso di soldi verso i signori della guerra civile.
Vivibici: hai voluto il cellulare…e ora pedala! La nuova app che trasforma i km in traffico telefonico Convertire i chilometri percorsi in bicicletta o a piedi in traffico telefonico per chiamare e navigare in internet gratis dallo smartphone… oggi si può! Chi pedala, guadagna e risparmia. E' l'idea alla base dell'iniziativa ViviBici, che è stata presentata in occasione della Smart City Exhibition 2014, a Bologna a fine ottobre. ViviBici è una app proposta da CoopVoce, l'operatore di telefonia mobile Coop. I clienti potranno convertire i chilometri percorsi in bicicletta e a piedi in traffico telefonico e internet gratuito. In occasione della fiera è stata offerta agli utenti la possibilità di testare l'applicazione su tablet, cellulari e smartphone per comprenderne meglio il funzionamento. La
novità riguarda sia i clienti di CoopVoce sia chi vorrà diventarlo. I chilometri percorsi a piedi o in bici si trasformano in "chilometri voce", cioè in minuti di conversazione per le chiamate nazionali o in megabyte di traffico internet nazionale gratuito. Alla promozione Chiamatutti Bici sarà possibile sommare men-
silmente 200 minuti di chiamate e 1000 megabyte di traffico internet con un massimo di 200 "chilometri voce" percorsi a piedi o in bici. La app sarà scaricabile gratuitamente in tutta Italia sia dal Play Store di Android sia dall'App Store di Apple. L'obiettivo principale dell'iniziativa è promuovere uno stile di vita
più sostenibile che possa tracciare sia l'attività motoria dei partecipanti sia i punti di interesse incontrati lungo il percorso. In tempi di crisi ogni occasione per risparmiare di certo fa gola, soprattutto quando si tratta di internet e chiamate, dato che la maggior parte di noi usa cellulare e smartphone abitualmente sia per telefonare che per navigare. Inoltre, ecco un'ulteriore motivazione per uscire a fare una passeggiata a piedi o in bici e per muoversi di più durante la giornata. Il progetto è nato in collaborazione con il portale Ciclisti Urbani di Fiab Onlus, la Federazione italiana amici della bicicletta, che si è occupata dei dettagli tecnici che saranno d'aiuto per i ciclisti. C.A.
Dal punto di vista tecnico, FairPhone avrà un processore Mediatek 6589 quadcore, un display da 4.3 pollici, Android 4.2, due fotocamere da 8 e 1.3 megapixels e 16 GB di memoria interna e dual SIM. La connettività è garantita da una connessione USB, mentre l'espandibilità avverrà tramite microSD. Tutto questo è offerto online sul sito Web. Il primo blocco di smarphone è stato consegnato ad un costo di 325 euro mesi fa e ha avuto un ottimo riscontro. Attualmente è in preparazione un nuovo blocco di prenotazioni per la messa in produzione dello smartphone. Acquistabile ad un prezzo di 310 euro (un prezzo leggermente inferiore perchè l’azienda non ha bisogno di ripetere le certificazioni e i test), il Fairphone ha come obiettivo quello di raggiungere le 35.000 unità, su 26.714 attualmente raggiunte. Insomma, vale davvero la pena darci un’occhiata e, perchè no, procedere all’acquisto. Spesso non ce ne rendiamo conto, ma sapete quanto sfruttamento lavorativo c’è dietro la produzione di uno smartphone o conoscete l’origine dei materiali impiegati? Porre l’attenzione su questi due quesiti dovrebbe invitarci a riflettere, piuttosto che correre dietro alle ultime proposte offerte dalle grandi marche.
CAMBIARE PUNTO DI VISTA SUL MONDO E MIGLIORARE Gli atti di gentilezza pesano quanto tutti i comandamenti. (Talmud) Andrea Tafuro Si spiffera che nelle relazioni interpersonali sui luoghi di lavoro, sono ricordate forme occasionali di gentilezza. Tutti sono alla ricerca di segnali provenienti dall’aldilà. A dire il vero sul lavoro, qualcuno che collaudi la possibilità di essere gentile ogni tanto lo incontro. Ma passa subito per un povero debole demente. L’archetipo che nel mestiere delle relazioni umane sia ancora avverabile, la remota possibilità di calarsi nei panni altrui è valutata bislacca. In fondo la crisi economico/sociale, che ha bruciato la vostra vita, vi ha rinsecchito il portafogli solo perché da tempo aveva già corroso i vostri cuori. Per non uscire di pista nella spericolata gara della globalizzazione, vi hanno propinato l’intero menu per imporsi nel mondo, le cui portate comprendono l’avere padronanza di sé, il mostrarsi superiori e totipotenti, per cui non sprecate tempo per dedicarvi a queste cose. “C’è gente talmente povera che non ha nient’altro che il denaro e pensa che la statura morale di una persona equivale al suo capitale. E c’è gente che vuole tutto quello che gli passa sotto il naso perché non sa cosa vuole”. In un mondo legato all’apparenza, dove lo sfoggio di beni superflui e l’accumulo indisciplinato di oggetti accessori, rendono inutile ogni qualità etica, le persone desiderano ogni cosa senza desiderio, vittime inconsapevoli di un potere insensibile chiamato
Tre cose sono importanti nella vita umana: la prima è essere gentili, la seconda è essere gentili e la terza è essere gentili Henry James
denaro. “C’è gente che è così comica, ma si prende un po’ troppo sul serio e non troverà mai una verità nemmeno se gliela metteranno in mano. E c’è gente che ha un ascensore nella testa e una scala a pioli nel cuore. C’è chi non ha più curiosità e piano piano cerca di invecchiare”. La verità è nelle mani di chi sa valorizzarsi senza cadere nel ridicolo, di chi riesce a vivere equilibrando razionalità e fol-
lia e negando alla smania di arrivismo di ostruire le ragioni del cuore, di chi non permette al tempo di togliere anni alle scoperte e alle sorprese di ogni tappa dell’esistenza.C’è gente che è così immobile che frange i flutti del destino e non proverà mai una novità nemmeno se gli passerà vicino. E c’è gente che pensa di avere sbagliato tutto nella vita e pensa solo al passato, che non comprende che si può rinascere ogni giorno se fai la cosa giu-
sta adesso. Spesso gli errori ci inchiodano al passato, rendendo invisibile ai nostri occhi ogni ancora di salvezza che il destino ci porge, trasformando il presente in un luogo senza opportunità. Invece, devono essere proprio le scelte quotidiane a smuovere le nostre esistenze svuotate di senso, permettendoci di nuotare verso il futuro senza paura di annegare. Il salvagente, in questo burrascoso cambio di rotta, è già in noi.Quando comincerai a vedere il mondo in un modo diverso il mondo comincerà a cambiare. Così recita insistente il ritornello del brano, a sottolineare la necessità di guardare al mondo con occhi diversi, aspirando a un cambiamento che parta da noi stessi per dare una scossa all’immobilità di un mondo fatto di persone che non sanno più sorprendersi e sorprenderci. Perché allora disquisire sul nobile concetto della gentilezza? Perché la vostra bella società in cui dominano la arroganza e l’ingiustizia è dopata come un malato terminale. Urgono pacchi di flebo per ripristinare i corretti parametri del FIL (Felicità Interna Lorda).
Salva Gente C'è gente talmente povera Che non ha nient'altro che il denaro E pensa che la statura morale di una persona Equivale al suo capitale E c'è gente che vuole tutto quello che glipassa sotto il naso Perché non sa che cosa vuole Quando cominceranno a vedere il mondo in un modo diverso, il mondo comincerà a cambiare c'è gente che è così comica ma si prende un po' troppo sul serio e non troverà mai una verità nemmeno se gliela metteranno in mano e c'è gente che ha un ascensore nella testa e una scala a pioli nel cuore c'è chi non ha più curiosità e piano piano cerca di invecchiare. Quando comincerai a vedere il mondo in un modo diverso, il mondo comincerà a cambiare Quando comincerai a vedere il mondo in un modo diverso, il mondo comincerà a cantare. Quando comincerai a vedere il mondo in un modo diverso, il mondo comincerà a cambiare. Quando comincerai a vedere il mondo in un modo diverso, il mondo comincerà a cantare e la gente che non si sorprende è la gente che non riesce a sorprenderci più e la gente che non si sorprende è la gente che non riesce a sorprenderci più c'è gente che è cosi immobile dei frangiflutti del destino e non troverà mai una novità nemmeno se gli passerà vicino c'è gente che pensa di aver sbagliato tutto nella vita e pensa solo al passato e non comprende che si può rinascere ogni giorno se fai la cosa giusta adesso. Quando comincerai a vedere il mondo in un modo diverso, il mondo comincerà a cambiare Quando comincerai a vedere il mondo in un modo diverso, il mondo comincerà a cantare e la gente che non si sorprende è la gente che non riesce a sorprenderci più e la gente che non si sorprende è la gente che non riesce a sorprenderci più.
Marta sui tubi feat Franco Battiato (2014)
Foto di Fabiana Liguori
7 novembre 2014 – A Napoli la XXVIII edizione di Futuro Remoto dedicata al mare