PRIMO PIANO
Nuova legge regionale sul servizio di gestione dei rifiuti urbani e assimilati
Morlando a pag.2 ISTITUZIONI
Frane e rischio in Costa d’Amalfi e Cilento
Dopo le ultime piogge la situazione sembra stia degenerando; per arginare il fenomeno franoso e mettere in sicurezza le strade provinciali di Costa d’Amalfi e Cilento maggiormente sensibili al rischio idrogeologico, la giunta regionale della Campania ha stanziato circa 28 milioni di euro. Martelli a pag.4
ARPAC
Terra dei fuochi: ultimi interventi dell’Agenzia Prosegue l'azione del Commissario straordinario dell'Agenzia Regionale per la Protezione dell'ambiente in Campania (ARPAC) Dr. Pietro Vasaturo, nell'attività continua e costante di monitoraggio e controllo del territorio della Campania.
Il decreto “Terra dei fuochi” passa l’esame del Parlamento
La legge sulle emergenze ambientali I media l'hanno ribattezzata “Legge sulla terra dei fuochi”. In realtà, però, il decreto sulle emergenze ambientali, da pochi giorni convertito in legge, è un complesso dispositivo che non riguarda solo la Campania e che fornisce nuovi strumenti per migliorare la qualità del territorio e la sicurezza dei prodotti agroalimentari. Uno di questi strumenti, senza dubbio, è il reato di combustione illecita di rifiuti, che questo decreto ha introdotto nel nostro ordinamento e che comporta sanzioni penali non trascurabili. La norma punisce chiunque dà fuoco a rifiuti abbandonati o depositati in maniera incontrollata. Le pene si inaspriscono se si tratta di rifiuti pericolosi oppure se i roghi vengono compiuti all'interno di attività organizzate. Mosca a pag.3
Il progetto CCM 2010 “Salute e rifiuti”
I vini della Campania Felix
Cultura dell'incontro o cultura dello scarto?
Due millenni di tradizioni
Il Teatro San Carlo di Napoli è stato negli ultimi tempi al centro di una dolorosa querelle. Si è toccato il fondo lo scorso 23 gennaio, quando a causa della protesta dei lavoratori del Massimo napoletano è saltata la replica del 'Barbiere di Siviglia'.
I figli sono la pupilla dei nostri occhi… Che ne sarà di noi se non ci prendiamo cura dei nostri occhi? Come potremo andare avanti? Le parole di Papa Francesco riescono sempre ad inquadrare i problemi, queste parole mi sono tornate in mente l’altro giorno. Ero sul treno, per raggiungere il lavoro, quando ho visto una ragazzina in lacrime, perché non aveva avuto il coraggio di farsi interrogare in Greco. Appartengo alla generazione che in treno guarda il paesaggio, scopre nuove amicizie, riscopre il gusto del dialogo e non compulsa sulla tastiera del telefonino solitariamente.
Matania a pag.16
Tafuro a pag.19
Marro-Bardari a pag.7
Già Plinio aveva scritto la storia delle nostre viti, della grande varietà delle nostre uve e dei metodi che caratterizzavano la produzione dei vini ma “un tempo, e ne sono fresche le memorie, noi arrossivamo di vestir pannine o portar cappelli o avere arnese qualunque che non fosse opera di mani straniere...
BIO-ARCHITETTURA
Palumbo a pag.15
NATUR@MENTE
Si intitola “Salute e rifiuti: ricerca, sanità pubblica e comunicazione” il progetto a cui ha preso parte, tra gli altri, Arpac, e i cui risultati sono stati illustrati lo scorso 6 febbraio nel corso di un convegno a Roma. L’obiettivo dello studio è contribuire a comprendere attraverso quali meccanismi, nei territori caratterizzati da una gestione illegale dei rifiuti, possono nascere effetti nocivi per la salute della popolazione residente.
a pag.6
Simboli e sostenibilità nel progetto di paesaggio
AMBIENTE & TRADIZIONE
De Crescenzo-Lanza a pag.14
SICUREZZA ALIMENTARE
AMBIENTE & CULTURA
Gli additivi alimentari
Teatro San Carlo: nuovo commissariamento
Colarusso a pag.13
La querelle che sta travolgendo il massimo napoletano
Personaggio Ambiente 2013: il gip che si è occupato del “caso Ilva” Tra i provvedimenti di Patrizia Todisco il sequestro dell’area a caldo dello stabilimento Alessia Esposito È il gip di Taranto Patrizia Todisco il personaggio ambiente 2013. Il magistrato firmatario di molti provvedimenti contro l’Ilva con l’accusa di disastro ambientale, ha vinto il riconoscimento assegnato tramite votazione popolare sul sito www.personaggioambiente.it . Il premio è stato istituito nel 2010 per dare un riconoscimento al personaggio che, nel corso dell’anno trascorso, si è maggiormente distinto per “la proposizione di idee, pratiche, informazioni, politiche, imprese” in tema di difesa dell’ambiente. La rosa dei nomi è proposta da un Comitato tecnico composto
da esperti della materia (direttori di testate giornalistiche ambientali, giornalisti ambientali, responsabili di siti tematici, blogger e associazioni di settore) per essere poi sottoposta al giudizio degli internauti. Quest’anno tra 19 nomi ha spiccato, con il 46,9% dei voti ricevuti su una base di 6.850 totali, quello di Patrizia Todisco, lo comunica con una nota stampa il presidente della onlus "Fondo Antidiossina Taranto", Fabio Matacchiera. Il Comitato tecnico si riserva, comunque, di esprimere una preferenza tramite una Menzione Speciale che per il 2013 è stata assegnata a Cristian D’Alessandro, attivista della campagna “Save the Arctic” di
Greenpeace che è stato trattenuto nelle carceri russe per 65 giorni in seguito alla protesta pacifica contro le trivellazioni petrolifere. Il napoletano risulta anche medaglia di bronzo nella classifica generale. Al secondo posto si trova invece Maria De Biase, dirigente scolastica dell'Istituto Teodoro Gaza di San Giovanni a Piro (Sa), con il 24,7% dei voti. Il merito è di aver inserito nella sua scuola programmi e attività “green”: permacultura, l'orto sinergico, laboratori di autoproduzione, recupero e valorizzazione delle tradizioni locali, raccolta degli olii esausti e loro trasformazione in sapone, compostaggio, eco-merenda (pane e verdura), mercatini della solidarietà. Tra i personaggi della politica si aggiudica l’1,4% dei voti il presidente dell'Uruguay, Josè Mujica, esempio di buona politica; mentre tra i politici nostrani l’unico nome presente è quello del sindaco di Lampedusa Giusy Nicolini che ottiene lo 0,3% delle preferenze (aveva già ottenuto la menzione speciale Comitato Tecnico nella precedente edizione). La premiazione è avvenuta presso le scuderie di Palazzo Ruspoli, a Roma. Nell’occasione Stefania Todisco, nipote del gip di Taranto, ha ritirato il primo premio e riportato il commento del giudice: ''Rin-
grazio di cuore tutti coloro che con il loro voto hanno voluto esprimere fiducia e sostegno all'operato della magistratura tarantina tutta, che nell'adempimento del proprio dovere istituzionale è chiamata ad occuparsi dell'assai dolorosa e delicata vicenda Ilva. Dedico il
premio ai bambini della città di Taranto''. L’anno scorso la medaglia d’oro era andata ad Alessio Ciacci, assessore all’ambiente del Comune di Capannori, il primo comune in Italia ad aver aderito alla strategia internazionale Rifiuti Zero.
Regione Campania
Nuova legge regionale sul servizio di gestione dei rifiuti urbani e assimilati La Legge Regionale N° 5 del 24 gennaio 2014, che riordina il servizio di gestione dei rifiuti, è stata già approvata dal Consiglio Regionale e, quindi, è stata promulgata dal Presidente della Giunta Regionale e pubblicata sul B.U.R.C. n° 7 del 27 gennaio 2014. Tale legge è una modifica e integrazione della precedente Legge Regionale n. 4 del 28 marzo 2007, ma, di
fatto, trasforma in maniera sostanziale tutto il ciclo dei rifiuti. Data l'importanza dell'argomento, nei prossimi numeri proporremo uno speciale nel quale saranno dettagliatamente analizzati i singoli articoli della Legge, anche grazie al contributo di esperti del settore, chiedendo, inoltre, un parere alle autorità istituzionali preposte. A.M.
La nuova legge sulle emergenze ambientali Il decreto “Terra dei fuochi” passa l’esame del Parlamento. Previste pene per chi incendia rifiuti Luigi Mosca I media l'hanno ribattezzata “Legge sulla terra dei fuochi”. In realtà, però, il decreto sulle emergenze ambientali, da pochi giorni convertito in legge, è un complesso dispositivo che non riguarda solo la Campania e che fornisce nuovi strumenti per migliorare la qualità del territorio e la sicurezza dei prodotti agroalimentari. Uno di questi strumenti, senza dubbio, è il reato di combustione illecita di rifiuti, che questo decreto ha introdotto nel nostro ordinamento e che comporta sanzioni penali non trascurabili. La norma punisce chiunque dà fuoco a rifiuti abbandonati o depositati in maniera incontrollata. Le pene si inaspriscono se si tratta di rifiuti pericolosi oppure se i roghi vengono compiuti all'interno di attività organizzate (ad esempio quando vengono sistematicamente incendiati gli scarti di lavorazioni industriali). Per prevenire e contrastare questo tipo di comportamenti, i prefetti campani potranno avvalersi anche dell'esercito, in via straordinaria e non oltre il 31 dicembre del 2014. L'altro grande fronte di intervento è il monitoraggio della situazione ambientale e sanitaria nella nostra regione. Una serie di enti (tra cui Arpac, ma non solo) sono chiamati a condurre indagini per la mappatura dei terreni destinati all'agricoltura: occorre infatti chiarire quali di questi
terreni sono contaminati a causa di abbandoni o incendi di immondizia, o comunque come conseguenza di una gestione scorretta dei rifiuti. In base all'esito delle indagini, i terreni potranno essere inseriti in una particolare lista di suoli destinati a colture non agroalimentari e vigilati dal Corpo forestale dello Stato: in altre parole, i prodotti coltivati su questi terreni non saranno immessi nella catena alimentare, ma indirizzati ad usi diversi, ad esempio alla produzione di carburante bio-
logico (le cosiddette colture “no food”). I proprietari devono rendere i propri terreni accessibili ai tecnici incaricati delle indagini: infatti, secondo quanto sembra indicare il decreto, i terreni a cui viene negato l'accesso finiscono automaticamente nella lista “no food”. Questo per quanto riguarda i controlli ambientali. Poi c'è l'aspetto sanitario: all'Istituto superiore di sanità viene assegnato il ruolo di aggiornare lo studio epidemiologico “Sentieri” sull'incidenza di tumori
e malformazioni congenite in Campania. Inoltre, viene citata l'esigenza di avviare i nuovi registri sanitari della nostra regione (sulla questione anche il Consiglio regionale ha approvato pochi giorni fa nuove norme). Viene poi prevista un'ulteriore campagna di controlli sanitari sulla popolazione della Terra dei fuochi. Come chiarisce una direttiva approvata dal governo, lo screening sanitario della popolazione riguarda al momento 57 comuni delle province di Napoli e Caserta.
A livello governativo viene poi istituito un comitato per coordinare le attività previste dal decreto: il comitato, presieduto dallo stesso presidente del Consiglio, prevede la partecipazione del governatore della Campania. Le reazioni politiche al nuovo provvedimento sono state prevalentemente positive. Alcuni gruppi di attivisti lo hanno tuttavia valutato insufficiente. Inoltre alcuni sindaci hanno protestato per l'esclusione dei propri comuni dal programma di screening sanitario.
Caserta e Sun: protocollo per monitorare le aree agricole Rosa Funaro Programmare attività e iniziative per dare notizie sicure ai cittadini nel campo della tutela dell’ambiente, dei suoli e dei prodotti agroalimentari. Questo l’obiettivo del protocollo d’intesa siglato a fine gennaio scorso a palazzo Castropignano tra il sindaco di Caserta Pio del Gaudio e il Dipartimento di Scienze e Tecnologie ambientali, biologiche e farmaceutiche (DiSTABiF) della Sun. “Puntiamo - ha detto il professore Elio Coppola, uno dei docenti presenti
in rappresentanza dell’Università - ad affermare su questo territorio divenuto oggetto di allarmi e denunce il presidio dell'agricoltura, indispensabile ad una tutela che lo salvaguardi per sempre. Il nostro Dipartimento rende disponibili saperi e competenze per contribuire a fare chiarezza sui prodotti agroalimentari coltivati e orientare correttamente le future politiche di tutela del territorio. Avvieremo una serie di interventi, tra cui la caratterizzazione dei suoli nell’area compresa tra Lo Uttaro e la
zona pedemontana di San Clemente. Questo casertano è un territorio di cui molto si è parlato e molti allarmi sono ormai diffusi, noi dobbiamo dare certezze sulla situazione reale, come quella di informare che ci sono 1400 Kmq di territorio soggetti a norme particolari di controllo, da prima del 2000”. L’auspicio è che anche le associazioni del mondo dell' agricoltura intendano collaborare a questo progetto per la tutela del consumatore e di un'economia purtroppo duramente colpita dagli effetti mediatici.
FRANE E RISCHIO IN COSTA D’AMALFI E CILENTO In arrivo 28 milioni per le strade dissestate e 20 nuovi pluviometri Giulia Martelli Dopo le ultime piogge la situazione sembra stia degenerando; per arginare il fenomeno franoso e mettere in sicurezza le strade provinciali di Costa d’Amalfi e Cilento maggiormente sensibili al rischio idrogeologico, la giunta regionale
della Campania sotto la spinta dell’ assessore regionale ai Lavori pubblici, Protezione civile e Difesa del suolo Edoardo Cosenza, ha stanziato circa 28 milioni di euro. Questi importanti interventi si aggiungono agli altri lavori di manutenzione stradale già programmati dalla Provincia di Salerno su
Discarica So.Ge.Ri: autorizzato l'avvio dei lavori di messa in sicurezza Sul B.U.R.C. n° 7 del 27 gennaio 2014, è stato ripubblicato il decreto dirigenziale che approva definitivamente la progettazione definitiva della messa in sicurezza della discarica So.Ge.Ri. in località Bortolotto nel Comune di Castel Volturno. Sono stati anche autorizzati i lavori, ma la Sogesid S.p.A. (società in house del Ministero dell'Ambiente incaricata della progettazione e delle procedure di gara e della verifica dell'esecuzione dei lavori) deve indire tutte le procedure di gara che probabilmente si svolgeranno con la procedura dell'appalto integrato. E' giusto parlare di ripubblicazione, perché il decreto regionale annulla quello già predisposto il 12 dicembre 2013 con numero 344. La Regione, infatti, ha richiesto erroneamente alla Sogesid S.p.A. la garanzia finanziaria che ovviamente spetta in danno alla società So.Ge.Ri. s.r.l. In verità tutti i costi sostenuti e da sostenere sono in danno della So.Ge.Ri. s.r.l. anche se è difficile capire se un giorno qualcuno veramente pagherà anche per il danno ambientale. Attendiamo la pubblicazione dell'avviso pubblico della procedura di gara per fornire un ulteriore aggiornamento.
cinque tratte di propria competenza in diversi Comuni del territorio, nonché a quelli resi possibili grazie al prelevamento dal fondo di riserva della somma di euro 375.000,00 deliberato dalla giunta provinciale lo scorso 16 dicembre. « È un’ importantissima risposta della Regione Campania ai problemi dei cittadini della provincia di Salerno - ha dichiarato Cosenza - Gli interventi sono possibili grazie ai fondi europei per l'accelerazione della spesa (sull'Obiettivo Operativo 1.6 del POR Campania FESR 20072013) e, quindi, hanno copertura immediata. La Regione interviene dunque con i fondi europei, per sussidiarietà, su strade provinciali». Cosenza ha poi sottolineato la grande sinergia istituzionale con la Provincia di Salerno che ha messo a disposizione le progettazioni così da rendere le opere immediatamente appaltabili». Oltre a ciò sono poi stati stanziati 600mila euro per l’installazione di 20 nuove stazioni pluviometriche nei territori della Costiera Amalfitana e del Cilento per un più capillare controllo delle precipitazioni e la tutela delle popolazioni dal rischio frane e alluvioni. “Le 20 nuove stazioni automatiche si aggiungono – ha proseguito Cosenza – alle 200 attualmente in eserci-
Le strade interessate: SP 82 Policastro - Santa Marina;SP 101;SR ex SS n. 447 nel Comune di San Mauro la Bruca;Via di fuga/esodo da Siano all’A30;SP 93 nel Comune di Rofrano;SP 430 nel Comune di Agropoli;SP 269 nel Comune di Ascea;SP 430 nel Comune di Montano Altilia;SP 11 nel Comune di Albanella;SP 16 nei Comuni di Casaletto Spartano, Totrorella, Torraca e Vibonati;SP 210 nel Comune di Morigerati;SS 488 nel Comune di Roccadaspide;SP 342 b Roscigno - Corleto Monforte; SP 12 e SP342a Sacco – Corleto Monforte;SP 84 Futani - San Mauro la Bruca; SR ex SS 447Pisciotta – Palinuro; SP 430 Roccagloriosa Roccagloriosa; SP 54 Vibonati – Morigerati; SP 17 Celle di Bulgheria; SP 257 Pisciotta – Rodio – Ceraso; SP 269 Ascea-Ceraso; SP 365 Pattano – Metoio; SP 16 Torraca; SP 17b Acquavena –S.Giovanni a Piro; SP 18b Rofrana Sanza; SP 18 a Rofrano Laurito; SP 273 Padula; SP 35/b Petina-Polla; SP 94 Auletta; SR ex SS 562 S. Giovanni a Piro; SP 10 a Palomonte – Contursi; SP 249 Contursi Terme; SP 48 a Pollica – Pioppi; SP 15 Pollica – Acciaroli; SP 10 b Buccino; SP 355 Buccino; SP 35 Sicignano degli Alburni; SP 143 Montano Antilia-Abatemarco; SP 198 Montano Antilia; SP 346 Abatemarco –Massicelle; SP ex SS 407° Confine Provincia; SP 91 Castelnuovo di Conza; SP 381 Laviano; SP 33 Santomenna; SP 26 Giffoni Sei Casali; SR ex SS 103 Confine Provincia. zio che costituiscono la rete ufficiale di protezione civile gestita dall’Assessorato. Tutte le apparecchiature sono collegate alla sala di controllo del Centro Direzionale: i dati rilevati in tempo reale dalle stazioni vengono utilizzati per l’allertamento delle popolazioni esposte al rischio idrogeologico e per supportare, in linea con le normative vigenti, le decisioni dei sindaci rispetto, ad esempio, ad una eventuale evacuazione preventiva del territorio.
Le stazioni misurano l’intensità delle piogge, elaborano i dati aggregati confrontandoli con le soglie di allarme prefissate nei modelli e li trasmettono al Centro multirischi della Regione e alla Sala Italia del Dipartimento Nazionale di Protezione civile: nel caso in cui i valori limite vengano superati, si adottano le misure di sicurezza necessarie a tutela del cittadino, avvisando tempestivamente le autorità competenti”.
Il vertical village di Dubai Il fotovoltaico copre l’80% del fabbisogno energetico Antonio Palumbo
prendo il fabbisogno per circa l’80% del necessario. Da questo punto di vista, la “gonna” solare del basamento è, senza dubbio, l’elemento più interessante dell’intero progetto. Infatti, grazie alla sua adozione, Graft Architects realizza il duplice obiettivo di tenere la struttura in ombra da una parte, mentre, dall’altra, si attua la massima esposizione della stessa. Questo stratagemma consente di contenere al minimo il fabbisogno energetico per il raffrescamento dell’imponente complesso, permettendo, nel contempo, di massimizzare l’approvvigionamento di energia dal sole. Tale condizione viene ottenuta altresì grazie al sistema di auto-ombreggiatura - escogitato per il margine settentrionale del sito - che, a sua volta, abbassa l’angolo di sole, riducendone la penetrazione. Altre soluzioni adottate per il maggior contenimento dei consumi energetici includono il riscaldamento naturale dell’acqua, che, raccolta sul tetto, viene immessa nuovamente in circolo negli edifici. La presenza, all’interno della struttura, del grande centro commerciale e delle numerose attrezzature necessarie per lo svago, consente infine a quanti utilizzano il Vertical Village di limitare al massimo l’utilizzo dei mezzi per spostarsi nel centro di Dubai.
Ideato per la città di Dubai da Graft Architects, il Vertical Village ha il suo punto di forza nella rilevante capacità di approvvigionarsi di energia dal sole. Realizzato su un imponente basamento a forma di foglia - provvisto di numerose venature, che ripartiscono il campo solare in diverse aree ricoperto pressoché interamente da pannelli fotovoltaici di ultima generazione, questo avveniristico complesso residenziale è capace di autoalimentarsi quasi completamente rispetto al proprio fabbisogno energetico. Al di sopra della piastra di base si elevano 4 torri ad orientamento differenziato, che costituiscono la parte emergente dell’organismo: edificato a scopo residenziale, alberghiero e di intrattenimento, il Vertical Village è dotato di sale cinematografiche e di un teatro, e, inoltre, di negozi, ristoranti e di numerose altre facilities. I lati nord, est e ovest del complesso sono auto-ombreggiati, per aumentare la schermatura dal sole, mentre, di contro, il lato sud è interamente ricoperto da collettori solari, in grado di orientarsi automaticamente nella direzione che favorisce il maggiore assorbimento di energia. Grazie all’ampiezza del campo dei collettori, il Vertical Village può fornire alla struttura energia ed acqua calda co-
Una nuova opportunità di riscatto sociale
LO SVILUPPO DEI VEICOLI ELETTRICI IN INDIA Fabio Schiattarella In India, per le fasce più povere dei lavoratori, quelli che lavorano in campagna e che per farlo sono costretti a fare molti chilometri al giorno per raggiungere le terre, si sta prospettando una nuova opportunità di riscatto sociale, i veicoli elettrici. Possedere un veicolo di questo tipo vuol dire meno fatica e maggior capacità di spostamento. Le biciclette, da sempre, sono il mezzo di trasporto privilegiato: le attività lavorative, spesso erranti fra villaggi diversi situati a km di distanza, sono direttamente influenzate dalla capacità di spostamento delle persone ed in questo, più si è fisicamente forti, più si è in grado di guadagnare. Questo discorso vale per tutti i lavori. Spostarsi vuol dire aver la possibilità di raggiungere clienti. Le compagnie Ampere Vehicles Pvt. Ltd., ed Hero Electric, che
producono e importano veicoli elettrici in India lo hanno capito e stanno facendo degli ottimi affari. Ecco dunque un innovazione che arriva repentina dalle campagne. In alcune aree il ritmo di vendita per le due ruote elettriche è salito sino alle 600 unità al mese, non male rispetto alle 2.500 auto elettriche vendute in tutta l’India da Mahindra dal 1990 ad oggi. La stessa SMEV (Society of Manufacturers of Electric Vehicles) riporta il passaggio dalle 40.000 unità di scooter elettrici del 2009 alle oltre 100.000 del 2011. Le ragioni dominanti sono il prezzo che risulta più basso di una moto tradizionale, e il costo per ogni km percorso, circa un terzo di un due ruote a carburante. Un cambiamento in larga scala appare possibile ma sarà inevitabilmente lungo e complesso se consideriamo come gli scooter elettrici costano ancora troppo e sicura-
mente chi è povero non può permettersi di acquistarne uno. Inoltre le banche non danno incentivi per l’acquisto di veicoli di questo tipo in quanto in India essi possono circolare senza targa, patente e immatricolazione dunque divengono irrintracciabili. Se in Europa l’acquisto del veicolo elettrico è mosso dall’idea di voler preservare l’ambiente (prezzo benzina a parte) in India l’unico movente è la possibilità di guadagnare di più e spostarsi con maggiore facilità nelle estese campagne dove le auto neanche esistono. Dati aggiornati al 2013 ci dicono che la richiesta di bici elettriche è aumentata del 30%.L’energia accumulata dal sistema dinamo permette al veicolo di avvalersi di una buona illuminazione nelle ore notturne visti i frequenti blackout di alcune città e l’assenza di illuminazione nelle zone rurali.
Raccontiamo il meteo. Il Mediterraneo è stato più caldo del solito in questo inverno Comunicato
Il mare: alleato o nemico della pioggia? Le acque tiepide favoriscono i temporali Gennaro Loffredo Il mare è da sempre considerato uno dei parametri fondamentali per formulare una previsione meteorologica corretta, visto che condiziona pesantemente i fenomeni atmosferici. Quando si parla di previsione del tempo a livello europeo, la penisola italiana viene etichettata, giustamente, come un paese dove è molto difficile fare previsioni. Questa difficoltà è dovuta in parte dalle catene montuose che deformano i fronti e bloccano le masse d’aria e dalla presenza di un grande specchio d’acqua, il Mediterraneo. Se si osserva, infatti, il comportamento di una perturbazione quando entra sul Mare nostrum, si può notare che il mare esercita un’azione importantissima. Il Mediterraneo ha una temperatura mediamente più alta di quella dell’Oceano Atlantico e questo consente
alle perturbazioni di essere alimentate da questa nuova fonte di energia. Ecco, allora, che un fronte apparentemente innocuo, nel momento in cui entra a contatto con le acque più calde del nostro mare può trasformarsi un una linea temporalesca molto insidiosa, che nasce sul
posto, è molto difficile da prevedere ed è capace di scaricare enormi quantitativi di piogge in un lasso di tempo molto breve. È quello che sta accadendo nelle ultime settimane: la nostra Penisola è stata interessata da un via vai di perturbazioni atlantiche, le
Il commento
Gli esperti hanno previsto un inverno freddo ma la meteorologia non è scienza esatta L’inverno meteorologico termina tra quindici giorni e a breve sarà tempo di giudizi. C’è davvero poco da dire. Inverno praticamente assente su tutte le nostre regioni del centro-sud Italia. Lo sanno bene i nostri operatori turistici che stanno vivendo una delle annate peggiori degli ultimi decenni. Anche i mesi più freddi dell’anno hanno deluso e la neve è quasi praticamente assente alle quote medio-basse di tutti i comprensori montuosi dell’Appennino centro-meridionale. Eppure i grandi esperti meteo si sono più volte espressi già ad inizio autunno con affermazioni del genere: «prepariamoci all’inverno più freddo del secolo», o interrogativi del tipo «sarà l’inverno 2013/14 più freddo degli ultimi 100 anni?», solo per citarne due. Dopo aver assaporato per mesi la forza dell’Atlantico possiamo dire che è stato uno degli inverni più miti del secolo. Sono mancate le classiche irruzioni fredde da nord-est, in quella che si sta definendo una anomalia eclatante di questa stagione invernale. Gli indici, che scienziati e meteorologi analizzano, possono dare solo una tendenza sulla
stagione che verrà, ma nessuna certezza, come abbiamo potuto constatare. La meteorologia è una delle scienze dell’atmosfera che studia i fenomeni fisici che avvengono nell’atmosfera terrestre e sono responsabili del tempo atmosferico. È una scienza inesatta, di difficile interpretazione e soprattutto piena di sorprese. A volte la previsione risulta difficile anche a pochi giorni dall’evento. Sono anni che si cerca di studiare l’andamento del clima, ma anche tra grandi scienziati si registrano tesi diverse a riguardo. Per molti basta fare notizia, e su questo i mass media ci vanno a nozze, creando quasi sempre disinformazione. Un vero peccato insomma. Sarebbe meglio viverla alla giornata questa passione. È chiaro, quindi: anche un episodio invernale a fine mese o a marzo non rivaluterebbe la tesi di chi ha incautamente profetizzato l’inverno più freddo del secolo. E del resto, c’è da scommettere: a breve sicuramente ricorreranno voci sull’estate più calda del secolo. Ge.Lo.
quali si sono rifornite di energia dalle tiepide acque del Mediterraneo, che in questa fase della stagione sono superiori alla media stagionale per l’assenza di irruzioni fredde di origine russo-siberiana. Questo discorso però vale per l’autunno e l’inverno, quando la terraferma ha le temperature più basse di quella dell’acqua. Il mare, infatti, è come un serbatoio che immagazzina calore durante i mesi estivi e li cede pian piano, a differenza della terraferma che lo cede immediatamente e si raffredda subito. Quindi nei mesi di ottobre e novembre e in gran parte della stagione invernale, mentre la terra è già completamente raffreddata, il mare conserva ancora un po’ di calore estivo, che è carburante per i temporali e i nubifragi che saltuariamente investono l’Italia. In primavera ed in estate questo carburante viene in parte a mancare ed allora i temporali prediligono le zone di terra che si riscaldano più facilmente e rapidamente. Il mare, in questo caso, si tramuta in una sorta di stabilizzatore del tempo, grazie a una temperatura più fredda delle sue acque che inibisce, in parte, la formazione dei temporali. Insomma nel bene e nel mare le piogge che interessano le nostre zone sono sensibilmente condizionate da un mare che può rivelarsi alleato o nemico della natura stessa.
Terra dei fuochi: ultimi interventi dell’Agenzia Prosegue l'azione del Commissario straordinario dell'Agenzia Regionale per la Protezione dell'ambiente in Campania (ARPAC) Dr. Pietro Vasaturo, nell'attività continua e costante di monitoraggio e controllo del territorio della Campania. È di ieri, infatti, la notizia dell'istituzione del Nucleo Operativo "Terra dei Fuochi", coordinato dai direttori dei Dipartimenti Provinciali interessati, con la supervisione del Direttore Tecnico dell'Ente dott.ssa Marinella Vito. Il Nucleo Operativo è costituito dal personale appartenente alle Aree territoriali dei Dipartimenti Provinciali, in possesso di adeguata competenza e professionalità in materia di suolo, rifiuti e acque. L'obiettivo è garantire la presenza di risorse umane, mezzi e capacità operative e decisionali in grado di affrontare con la massima tempestività l'emergenza ambientale in corso. È da evidenziare che tutte le attività poste in essere dal Commissario sono svolte nel rispetto del contenimento della spesa, in armonia con le direttive dell'Assessore all'Ambiente Giovanni Romano e del Presidente della Regione l'on. Stefano Caldoro. Un'azione condivisa in maniera bipartisan dal Consiglio regionale mentre si "riattribuisce" all'Agenzia il suo ruolo tecnico di monitoraggio, fondamentale per la prevenzione, il controllo e la tutela della qualità del territorio regionale e favorire, finalmente, il superamento delle molteplici criticità ambientali che hanno visto la regione Campania sulle prima pagine dei giornali di tutti il mondo. Capacità organizzativa, competenza tecnica, coesione e sinergia tra i vari dipartimenti dell'Agenzia, sulla base anche dei nuovi equilibri raggiunti tra management e istituzioni regionali, costituiscono la base del prezioso lavoro che l'Arpac svolge quotidianamente dal 1998 in maniera sistematica per la difesa della nostra Campania felix. (11 febbraio 2014)
Pubblichiamo una sintesi dei risultati dello studio a cui hanno partecipato Arpa Campania e Iss
Il progetto CCM 2010 “Salute e rifiuti” Si intitola “Salute e rifiuti: ricerca, sanità pubblica e comunicazione” il progetto promosso dal ministero della Salute, i cui risultati sono stati illustrati lo scorso 6 febbraio nel corso di un convegno a Roma. L’obiettivo dello studio, a cui hanno preso parte, tra gli altri, l’ Istituto superiore di sanità e Arpa Campania, è contribuire a comprendere attraverso quali meccanismi, nei territori caratterizzati da una gestione illegale dei rifiuti, possono nascere effetti nocivi per la salute della popolazione residente. Al convegno hanno partecipato il direttore tecnico Arpac, dott.ssa Marinella Vito, e il dott. Claudio Marro, dirigente dell’Unità operativa Rifiuti e uso del suolo. Pubblichiamo a seguire una sintesi delle risultanze del convegno, della relazione presentata dal dott. Marro e dei dati elaborati dall’Iss.
Siti di abbandono incontrollato dei rifiuti in Campania
Claudio Marro Roberto Bardari Una molteplicità di studi epidemiologici ha riscontrato, in Europa e non solo, eccessi di casi di determinate patologie in prossimità di siti dove sono stati interrati o incendiati illegalmente rifiuti. Le patologie in eccesso comprendono soprattutto alcuni tumori e malformazioni congenite. In partico-
ARPA CAMPANIA AMBIENTE del 15 febbraio 2014 - Anno X, N.3 Edizione chiusa dalla redazione il 13 febbraio 2014 DIRETTORE EDITORIALE
Pietro Vasaturo DIRETTORE RESPONSABILE
Pietro Funaro CAPOREDATTORI
Salvatore Lanza, Fabiana Liguori, Giulia Martelli IN REDAZIONE
Cristina Abbrunzo, Anna Gaudioso, Luigi Mosca, Andrea Tafuro GRAFICA E IMPAGINAZIONE
Savino Cuomo HANNO COLLABORATO
S. Allinoro, I. Buonfanti, R. Bardari, F. Clemente, G. Colarusso, G. De Crescenzo, A. Esposito, E. Ferrara, R.Funaro, G. Loffredo, C.Marro, D. Matania, B. Mercadante, A. Morlando, A. Palumbo, A. Paparo, F. Schiattarella SEGRETARIA AMMINISTRATIVA
Carla Gavini DIRETTORE AMMINISTRATIVO
Pietro Vasaturo EDITORE Arpa Campania Via Vicinale Santa Maria del Pianto Centro Polifunzionale Torre 1 80143 Napoli REDAZIONE Via Vicinale Santa Maria del Pianto Centro Polifunzionale Torre 7- 80143 Napoli Phone: 081.23.26.405/426/427 Fax: 081. 23.26.481 e-mail: rivista@arpacampania.it Iscrizione al Registro Stampa del Tribunale di Napoli n.07 del 2 febbraio 2005 distribuzione gratuita. L’editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti e la possibilità di richiederne la rettifica o la cancellazione scrivendo a: ArpaCampania Ambiente,Via Vicinale Santa Maria del Pianto, Centro Polifunzionale, Torre 7-80143 Napoli. Informativa Legge 675/96 tutela dei dati personali.
lare, in Campania sono stati riscontrati, da diversi ricercatori, eccessi di tumori e malformazioni congenite in una fascia di comuni a cavallo tra le province di Napoli e Caserta. Si è ipotizzato che l’incidenza anomala di queste patologie sia legata alla presenza di siti di smaltimento illegale di rifiuti, concentrati in questa area (come mostra la mappa pubblicata in questa pagina). Dalle evidenze scientifiche disponibili emerge un quadro complessivo a supporto dell’ipotesi di un impatto sulla salute delle popolazioni delle province di Napoli e Caserta ascrivibile a siti di smaltimento illegale dei rifiuti e alle pratiche di incenerimento incontrollato, anche se non sono stati accertati specifici nessi casuali. Se però c’è un limite di questi studi epidemiologici, è la difficoltà di stimare adeguatamente l’esposizione a specifici agenti chimici presenti nelle diverse matrici ambientali dei territori in esame. Perciò il progetto promosso dal ministero della Salute ha previsto l’elaborazione di protocolli per caratterizzare le sostanze volatili emesse dai siti di smaltimento illegale dei rifiuti pericolosi, e le deposizioni al suolo del materiale particellare in prossimità di questi siti. Con questo scopo, Iss e Arpac hanno individuato due siti da utilizzare come casi di studio. Si tratta dell’ex discarica Resit, nel territorio di Giugliano in provincia di Napoli, e del sito in località Caselle Pisani a Pianura, nella periferia occidentale del capoluogo campano. La Resit, discarica formalmente autorizzata, è stata utilizzata dal 1980 al 2004 per lo smaltimento illegale di rifiuti urbani e speciali, anche pericolosi. Il sito in località Caselle Pisani, invece, è stato in passato utilizzato come discarica completamente illegale di rifiuti da demolizione e costruzione, rifiuti speciali ed
urbani. Per quanto riguarda il sito a Giugliano, già in passato sono stati riscontrati nelle acque prelevate dai pozzi spia superamenti di mercurio, fluoruri, idrocarburi totali, 1,2-dicloropropano, tricloroetilene, tetracloroetilene, mentre alcuni suoli indagati nella relativa area vasta hanno mostrato superamenti delle concentrazioni soglia di contaminazione (Csc) per arsenico, metalli pesanti e inquinanti organici. Con questo progetto, si è provveduto a effettuare un monitoraggio delle sostanze organiche volatili nell’arco del 2012 e del 2013. I campionamenti sono stati effettati mediante campionatori passivi (Radiello) per periodi di circa 15 giorni a diverse altezze dal fondo della discarica di località Caselle Pisani. Per quanto riguarda la Resit, dove si è notato in più punti fumo e/o vapore sollevarsi dal corpo della discarica, sono stati posizionati due campionatori passivi, uno sulla discarica e l’altro presso un capannone industriale all’interno del sito stesso, più un terzo presso un fondo agricolo a circa 500 metri dalla discarica. Inoltre in seguito ad alcuni episodi di incendio (probabilmente di autocombustione) è stato posizionato un quarto campionatore passivo lungo il perimetro opposto all’ingresso della discarica stessa. Per il sito di Pianura, non è stato preso in considerazione il prelievo delle deposizioni atmosferiche perché si è ritenuto che difficilmente, vista la profondità dell’invaso, potesse esserci un risollevamento eolico delle polveri dal fondo. Diverso è il caso della discarica ex-Resit, che si estende sul piano campagna in una zona pianeggiante. Qui si è deciso di realizzare due postazioni, la prima all’interno della discarica e la seconda presso il fondo agricolo esterno già utilizzato per posizionare il campionatore. Per quanto
riguarda le sostanze organiche volatili si sono prese in considerazione le concentrazioni di Benzene rilevate nelle due discariche; nel sito di Pianura (Caselle-Pisani) le medie calcolate per l’intero periodo di campionamento vanno da 1,26 a 2,22 µg/m³ in linea con il limite annuale per l’aria ambiente pari a 5 µg/m³, nel sito di Giugliano (exResit) le postazioni presso il capannone ed il fondo agricolo presentano concentrazioni medie pari a 3,25 µg/m³ e 2,74 µg/m³, anch’esse in linea con il limite annuale mentre nelle due postazioni situate sulla discarica i valori di concentrazione medi dell’intero periodo sono pari a 20,5 µg/m³ e 36,8 µg/m³ decisamente superiori al limite considerato. Per ciò che riguarda il flusso delle polveri sedimentabili rilevate nei due siti i valori rilevati sono inferiori al limite riportato nella normativa tedesca (TA-Luft) di breve durata di 650 mg/m2d e di 350 mg/m2d come media annuale. Per i metalli, la caratterizzazione delle polveri sedimentabili hanno evidenziato un flusso di deposizione caratterizzato da elevati contenuti di mercurio che, per il sito ex-Resit, presenta un valore medio annuale di 1,28 µg/m²d e per il sito fondo agricolo un valore di 0,81 µg/m²d. I valori degli altri metalli risultano decisamente inferiori (di circa 10 volte) a quelli che sono i valori (media annuale) presenti in alcuni paesi europei. Per le PCDD/F+PCBDL, sulla base dei dati rilevati, il flusso medio mensile di deposizione risulta, nel sito ex-Resit, compreso tra 3,25 e 74,1 pg[TEF]/m²d) con un valore di punta sensibilmente superiore al valore guida di 21 pg WHO-TE/m2 al giorno suggerito dal Belgio come media mensile; per il sito presso il fondo agricolo il valore medio è contenuto tra 0,44 e 2,83 pg[TEF]/m²d .
Manuale ISPRA sulla salvaguardia dei litorali Studi per la realizzazione di opere di difesa costiera Angelo Morlando Si tratta di una pubblicazione recentissima, in quanto risale a fine gennaio scorso. Per gli appassionati e specializzati della materia, costituisce una lettura piacevole ed utile. Per chi, come me, è cresciuto "fronte mare" e ha visto sopravvivere o scomparire dune sabbiose millenarie, resta il rimpianto e il rammarico che gli autori non siano nati 30 anni prima, perché questa pubblicazione avrebbe consentito la conservazione di un patrimonio ambientale e naturalistico unico al mondo. Nel titolo c'è già conferma di questo rammarico: "opere di difesa costiera". E' la conferma che quasi la totalità delle coste italiane e mediterranea necessita di una difesa, perché aggredita o distrutta dagli interventi antropici, soprattutto quelli di speculazione edilizia. Il manuale è costituito da sei capitoli oltre la bibliografia e l'impostazione generale può riassumersi citando integralmente parte dell'introduzione: "...la fascia costiera costituisce una delle zone più critiche, soggette a degrado ambientale, sia per gli interessi conflittuali che vi si accentrano, sia per la fragilità tipica di ogni ambiente di transizione... Tale fragilità è accentuata dai fenomeni erosivi che oggi colpiscono il 15% delle
coste europee, ovvero circa 15.000 km su un totale di 101.000 km di coste (EUROSION, 2004; Southerland, 2010)." Il "Capitolo 1 - Opere di difesa costiera e principali effetti fisici sull’ambiente" comprende 8 sottoparagrafi che descrivono tutti i sistemi di difesa costiera (aderenti rigide, aderenti morbide, distaccate, trasversali) ripascimenti, by-pass, drenaggio e interventi di ripristino e protezione delle dune. Il "Capitolo 2 - Principali effetti ambientali delle opere di difesa costiera" è molto discorsivo e forse meritava un maggior approfondimento. Il "Capitolo 3 - Norme di protezione ambientale" è una raccolta completa ed esaustiva
delle norme vigenti. Il "Capitolo 4 - Identificazione e classificazione degli habitat costieri protetti ai sensi direttiva habitat" in cui sono riportai i criteri di classificazione e le categorie fisiografiche e macroambienti (Habitat marini, Habitat acquatici ed umidi alofili, Habitat dunali, Habitat rupestri). Il "Capitolo 5 - Definizione dei criteri di associazione delle specie di flora e fauna protette alle categorie fisiografiche" sono riportate le specie di flora e fauna protette, sensibili e/o minacciate. Questo capitolo, sono
certo, attrarrà le maggiori simpatie e ilarità, in quanto si descriverà il cakileto... Il "Capitolo 6 - Matrici “opera/impatto vs habitat e specie” è la parte più ingegneristica di tutto il manuale in quanto è proposta la sintesi, in forma di matrici, degli impatti tra le opere e l'habitat, inteso in senso generale. E' giusto puntualizzare che la matrice è un modello e il modello è quanto di più adattabile ai diversi casi che possono presentarsi, pertanto, le tabelle devono leggersi come una serie di campi già riempiti,
ma anche e soprattutto come infiniti campi da riempire in funzione delle specifiche informazione ricavate a seguito dell'approfondita conoscenza dei luoghi e delle opere da realizzare. Tutti i capitoli e paragrafi sono accompagnati da una descrizione grafica estremamente esaustiva e chiara. *"Paganelli D., La Valle P., Ercole S., Lisi I., Teofili C., Nicoletti l., 2014 - Linee guida per gli studi ambientali connessi alla realizzazione di opere di difesa costiera. ISPRA, Manuali e Linee Guida 105/2014: 73 pp."
L’acqua è una zuppa di cellule: DNA ambientale per censire la fauna marina È cosa risaputa che il DNA, il famosissimo acido desossiribonucleico, sia la chiave di lettura di ogni cosa, grazie al quale si possono reperire le informazioni genetiche necessarie alla biosintesi di RNA e delle proteine, molecole indispensabili per lo sviluppo e il corretto funzionamento della maggior parte degli esseri viventi. Ed ora scende in campo anche per la fauna marina. Infatti, si potranno riconoscere migliaia specie di pesci in solo bicchiere d’acqua. Non è uno scherzo, ma è quanto è stato fatto da un gruppo di ricercatori dell’Università di Washington, che hanno analizzato il DNA disciolto in un piccolo campione di acqua prelevato da
uno dei dieci acquari più grandi del mondo, ossia quello di Monterey Bay in California. I risultati di questo bizzarro, ma rivoluzionario, esperimento è stato illustrato sulla rivista scientifica Plos One, sottolineandone il vantaggio e cioè che questa tecnica può essere impiegata negli oceani, così da ottenere un attendibile e dettagliato censimento di tutta la fauna marina. «L’acqua è una zuppa di cellule rilasciate dagli organismi che la vivono», così definisce l’ambiente acquatico il coordinatore dello studio, Dottor Ryan Kelly. Quindi, le cellule, che derivano dallo sfaldamento della pelle e dei tessuti danneggiati dei pesci,
vengono rilasciate nell’acqua e contengono DNA, attraverso il quale con i giusti strumenti si può tranquillamente risalire alla specie di appartenenza, così da poter capire quali tipi di pesci popolavano quella determinata zona presa in esame. Più nello specifico, i ricercatori statunitensi hanno rintracciato
il cosiddetto DNA ambientale, ovvero e-DNA, usando delle sonde molecolari, detti primer, che sono in grado di riconoscere e rintracciare il DNA degli animali vertebrati. Una volta immerse in una piccola quantità di acqua, pari a 2 bicchieri da pinta, prelevata dall'acquario, le sonde hanno permesso di
identificare gli otto pesci ossei presenti nella vasca, svelando che tonni e sardine costituiscono la maggior parte della biomassa totale. Inoltre, la tecnica è talmente sensibile che ha permesso di identificare anche i pesci lavorati e usati come mangime. Ora si sta cercando di perfezionare i primer ancora di più: il prossimo obiettivo sarà quello di riuscire ad applicare la tecnica del DNA ambientale al censimento totale della fauna oceanica, ammortizzando i costi e svelando la presenza di specie aliene e invasive che potrebbero risultare dannose per il delicato equilibrio marino. A.P.
IL PARCO RASCOLAGATTI DI CASTELVENERE
Fabiana Liguori Ogni volta che torno a “viaggiare”, ogni volta che la mia terra, la Campania, mi accoglie tra le sue braccia, mi ritrovo davanti agli occhi posti e scenari inesplorati: ricchi di colori e forme che mai avrei pensato di trovare, di avere così vicini. Il comune di Castelvenere si colloca nell’ambito della Valle Telesina, a confine con i comuni di Telese Terme, Solopaca, Guardia Sanframondi, Cerreto Sannita e S.Lorenzello, appartenenti alla provincia di Benevento. In quest’area “pulsa”, “vive”, un grande sito di interesse naturalistico: il parco Rascolagatti la cui superficie, di circa 10 ettari, è quasi interamente coltivata a bosco quercino. Sono presenti, inoltre, diverse specie di piante e di arbusti tipici della macchia mediterranea. L’ambiente, piuttosto integro, ha permesso la conservazione di una
rigogliosa fauna. Orme silenziose di specie come il riccio, la talpa, la volpe, il tasso, “rallegrano” le fertili terre e la vegetazione folta, caparbia, si inerpica fino a tuffarsi nel cielo. Meraviglioso restare stesi col naso all’insù a guardare questo groviglio d’amore. Alcune varietà di uccelli come il merlo, la cinciallegra, il gufo, la civetta, il fagiano, il passero, la ghiandaia e la gazza intonano inni alla vita e uccelli migratori come lo storno, il tordo, la tordella, la beccaccia, il colombaccio, trovano accoglienti dimore prima di riprendere il proprio volo. Molto suggestivi sono i costoni tufacei che si ergono maestosi e che caratterizzano l’ambiente unico nella valle telesina. Lo scorso anno il comune di Castelvenere ha presentato il proprio Piano Regolatore ricevendo grandissimi elogi e consensi. Si tratta di un progetto di recupero e valorizzazione sia del Parco che del centro storico, luogo
di grande valenza storico-culturale. Entrambi posizionati lungo il corso del torrente Seneta. Il piano adottato, prevede per quanto riguarda il Rascolagatti una vera e propria revolution! Pulizia e messa in sicurezza, segnaletica, aree di sosta panoramiche e attrezzate, illuminazione, servizi, delineamento sentieri e percorsi di educazione ambientale. E poi ancora censimento delle specie vegetali esistenti e realizzazione di strutture ricreative, gastronomiche e didattiche come le “animal house”, dove ospitare animali da allevamento, da cortile e lavoro, tipici dell’ambiente agricolo. Le idee su carta non mancano, la volontà di fare nemmeno. Ma come per ogni buon proposito, l’ ostacolo più grande è di natura finanziaria. Si cercano i “mezzi” per realizzare il tutto. L’augurio è che presto questo sogno possa diventare realtà!
“Il paradiso naturalistico della Valle Telesina”
L’Oasi Ferrarelle FAI di Riardo Nelle prime giornate di primavere, il 22 e 23 marzo, in occasione della ventiduesima edizione delle Giornate FAI di Primavera, Ferrarelle SpA inaugura ufficialmente l’Oasi Ferrarelle FAI di Riardo. Dopo l’apertura pilota del 2013 e la conclusione degli ultimi lavori, l’azienda di imbottigliamento e il FAI - Fondo Ambiente Italiano celebrano quest’anno il battesimo dell’Oasi che porta i loro nomi, un’area di 145 ettari, che sovrasta le fonti delle acque minerali Ferrarelle, Natia e Santagata e impone sui comuni di Riardo, Teano, Rocchetta e Croce, nell’alta Campania, ai confini con Molise e Lazio. Un luogo dalla
natura rigogliosa ed incontaminata nel quale il FAI ha patrocinato un’importante opera di valorizzazione realizzata da Ferrarelle SpA che ha consentito di mettere l’Oasi a disposizione della collettività attraverso visite guidate, passeggiate, attività ludico-didattiche e servizio di ristorazione di qualità. Per la prima volta il FAI ha avviato una partnership con un’azienda privata, accogliendo l’invito di Ferrarelle a rendere questo suo patrimonio naturale oggetto di un piano di valorizzazione culturale e paesaggistica finalizzato non solo alla tutela della risorsa idrominerale e del territorio da cui essa ha origine, ma
anche all’incentivazione dell’interesse collettivo nei confronti della risorsa acqua, affinché possa essere conosciuta e vissuta dal pubblico
in maniera stimolante ed innovativa. Per continuare a garantire l’incontaminatezza di questi luoghi e non interferire con le falde acquifere sot-
tostanti, sull’area dell’Oasi sono presenti solo colture gestibili con l’acqua, attraverso l’innaffiamento, come gli ulivi, alberi dalla fibra molto forte, che non necessitano di concimazione o pesticidi, le cui radici danno consistenza e compattezza al terreno. L’Oasi ospita e custodisce inoltre altre diverse specie floristiche, tra cui querce e castagni, e aree boschive di macchia mediterranea. Anche le specie faunistiche che popolano l’area non interferiscono con il terreno: si tratta di uccelli, tra cui rapaci ed aironi, e soprattutto api, straordinari indicatori biologici della salubrità ambientale. (Ansa.it)
LA PIANURA PADANA SOFFOCA Troppe polveri sottili e ultrafini nell’aria Anna Paparo La Pianura Padana sta soffocando. A rivelarlo è stata, lo scorso 22 gennaio, la ricerca del progetto Upupa, Ultrafine Particles in Urban Piacenza Area, del Laboratorio Energia e ambiente Piacenza (Leap), Centro di ricerche del Politecnico di Milano, incentrata sul particolato delle polveri sottili. In tre anni, l’attività di ricerca è stata sostenuta dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano, con lo scopo fondamentale di dimostrare la minaccia rappresentata da quelle componenti ultrafini, ossia migliaia di nano particelle, come, per esempio, solfato e nitrato di ammonio e tracce di metalli presenti nella massa delle polveri, che non solo attualmente non trovano posto in nessuna normativa, ma che proprio per la loro ridottissima dimensione, inferiore di 100 volte a una particella di Pm10, sono pericolose per la salute umana. Si sono, così, delineati i contorni di un quadro poco piacevole per l’ambiente, invitando a correre ai ripari. Un vero e proprio S.O.S. per le condizioni di salute della Pianura Padana, che resta la zona più inquinata d’Europa, secondo i dati dell’ultimo rapporto dell’Agenzia comunitaria. La presenza di polveri sottili e ultrasottili è oramai fuori controllo. Una situazione alquanto delicata, a cui ora si aggiungono i risultati di questa ricerca del Leap. Il campionamento dell’aria è stato condotto non solo con le postazioni fisse in diverse
luoghi di città e provincia, ma abbinata anche a rilevamenti in movimento - effettuati grazie a sofisticati macchinari che i ricercatori portavano in uno zainetto - fatti lungo i percorsi cittadini. Il tutto, poi, è stato confrontato con l’esposizione umana alle polveri ultrafini, a seconda del mezzo di trasporto (piedi, bici, autobus e macchina) utilizzato. Dati che ora, nel clima già di ripensamento urbano del territorio, potrebbero rivelarsi una valida chiave di partenza per possibili so-
luzioni a questo delicato e spinoso problema. «Grazie alla nanotecnologia», spiega Michele Giugliano, direttore delle ricerche e docente d’inquinamento atmosferico del Politecnico di Milano, «ora abbiamo a disposizione dei dati anche sulle componenti nano particellari delle polveri e sulla loro concentrazione nei vari ambienti». Quantità, infatti, che cambia parecchio non solo a seconda del contesto, ma anche a seconda della stagione in cui ci si trova. Per esempio l’inverno
rappresenta la stagione peggiore, non solo per il traffico, le emissioni industriali e dei sistemi di riscaldamento, ma anche perché le polveri ultrafini non sono immesse da nessuna fonte esterna ma si trasformano nell’atmosfera. Insomma, c’è un urgente bisogno di un impegno nazionale, collettivo per riuscire a recuperare e a rimettere in sesto una zona particolarmente svantaggiata a livello climatico e non solo, qual è la Pianura Padana.
SMOG: ANCHE BATTERI E FUNGHI DANNEGGIANO LA SALUTE Sono trascorsi più di 100 anni dalla prima volta in cui il termine “Smog” ha fatto la sua comparsa. Oggi lo smog, inteso come inquinamento atmosferico, è uno dei problemi più preoccupanti a livello mondiale. L’inquinamento infatti, causa nel mondo oltre tre milioni di morti ogni anno. In Italia, Milano ha riconfermato ad inizio anno il suo triste primato di “Capitale dello smog” insieme a Torino. Gli esperti hanno più volte lanciato l’allarme: “Lo smog provoca malattie respiratorie, ma anche trombosi, infarto, ictus ed embolia polmonare e di conseguenza una riduzione dell’aspettativa di vita di 2-3 anni rispetto alla media”. Ma non ci sono solo le polveri sottili a danneggiare la salute nelle giornate di smog. Se-
condo uno studio della Tsinghua University di Pechino, considerata una delle più prestigiose università cinesi,
nell’aria che respiriamo abbondano anche numerose specie di batteri e funghi altamente pericolose per il no-
stro organismo. I ricercatori universitari hanno raccolto 14 campioni in sette giorni consecutivi con valori particolarmente alti di polveri sottili, analizzando il Dna presente direttamente, senza cioè coltivarlo in laboratorio, in modo da evitare di “perdere” alcune specie durante l’esame. Nei campioni sono state identificate ben 1.300 specie microbiche, di cui la maggior parte non pericolose, ma con diversi ceppi altamente nocivi in grado di provocare allergie e altri problemi respiratori. Il microrganismo più abbondante è risultato il Geodermatophilus obscurus, un comune batterio del suolo, ma quantità significative sono state trovate anche di Streptococcus pneumoniae, che può causare la polmonite, e di Aspergillus fu-
migatus, un fungo particolarmente allergenico, e di numerose specie di batteri fecali. “La frequenza e l’abbondanza relativa di diversi allergeni respiratori e patogeni, scrivono gli autori dello studio pubblicato da Environmental Science and Technology, aumenta nei giorni di maggior smog e questo costituisce probabilmente un’ulteriore fonte di rischio soprattutto per le categorie più deboli come i bambini e gli anziani”. Per contrastare questi numeri non ci sono ricette particolari, bisogna pensare di mettere in campo azioni concrete al fine di ridurre drasticamente il traffico che compromette l’aria delle nostre città e considerare il ruolo non trascurabile dell’inquinamento nelle case. I.B.
Una novità originale nel campo delle energie rinnovabili
Nasce e-QBO: il cubo fotovoltaico Ilaria Buonfanti Il suo nome è e-QBO ed è un cubo interamente fotovoltaico che ha fatto il suo debutto internazionale il mese scorso negli Emirati Arabi. Dal 20 al 22 gennaio infatti, ad Abu Dhabi si è tenuto il World Future Energy Summit, il forum che rappresenta il più importante avvenimento nel settore
autosufficiente pensata per la città del futuro. Ha la capacità di ospitare al suo interno mostre, eventi e quanto si desidera e nel contempo quella, grazie ai pannelli fotovoltaici di cui è coperta, di immagazzinare energia e rilasciarla per utenti interni ed esterni. Lo spazio interno può essere utilizzato per diverse funzioni: è stato già installato in
Inoltre non ha fondamenta, viene solo appoggiato: è smart anche in questo!” E’ un oggetto urbano che può produrre energia in modo continuativo ed è flessibile perché è un oggetto architettonico infatti ci sono già richieste: lo sta comprando il comune di Piacenza; sarà usato per un centro residenziale turistico in Libano e al-
delle rinnovabili. L’e-QBO, è frutto di un progetto tutto italiano, nato dall’ingegno dell’architetto Romolo e da un lavoro collettivo effettuato dalla società RSE del gruppo Gse, dall’associazione SD4SCSmart Design for Smart Cities e dalla start up T. Red. Il cubo fotovoltaico ha un lato di 5 metri e grazie ai pannelli solari integrati nelle vetrate che delineano la struttura è in grado di produrre fino a 50 chilowattora di elettricità al giorno, pari al fabbisogno quotidiano medio di 3 famiglie. Molto versatile, si presta ad esempio a ricaricare delle auto elettriche in un parcheggio o ad assicurare docce calde in un campeggio o in un’area picnic. Grazie al sistema di stoccaggio integrato, inoltre, l’energia fotovoltaica in surplus può essere conservata e usata nelle ore notturne.L’eQBO è quindi un’architettura
diverse parti d’Italia e ha avuto la funzione di galleria espositiva, di bar e tanto altro. Ad Abu Dhabi e-QBO ha svolto la funzione di centro di incontro, una sala riunioni, con sedute e proiezioni. Pensate che la struttura e-QBO può essere installata ovunque, anche all’interno di un parco e offrire energia gratis agli utenti del parco stesso, per ricaricare un cellulare o una macchina elettrica, per esempio. “L’e-QBO è quanto di più concreto possa esistere come simbolo della “smartizzazione” delle città, dice Stefano Besseghini, direttore scientifico del progetto. Le città italiane sono ancora poco smart e dal punto di vista estetico non lo sono per niente: le città di oggi sono uguali a quelle di ieri. L’eQBO è riconoscibile subito come smart, per forma, per colore e per illuminazione.
cune aziende sportive e di alta moda lo stanno valutando per farne dei temporary shop. “Gli Emirati hanno fatto una scelta strategica, costruire una piattaforma dedicata alle rinnovabili in un territorio che è baricentro di tutta una vasta area. Loro sono all’inizio del processo di sviluppo delle rinnovabili e hanno bisogno di acquisire due elementi su cui gli italiani sono avanti: gestire la componente tecnica e il meccanismo degli incentivi”, spiega Besseghini, che aggiunge: “Negli ultimi 2-3 anni abbiamo visto aumentare le nostre imprese, in altrettanti anni possiamo rafforzare questa posizione”. Per questi motivi, l’Italia è a caccia di investimenti negli Emirati Arabi nel settore delle energie rinnovabili: il Paese del Golfo, infatti, offre molte opportunità che le aziende italiane sembrano pronte a cogliere.
Le nuove lampade ecologiche Bassi consumi e bassi rischi Nel 2009 l'Unione Europea ha deciso l'abolizione progressiva delle lampadine tradizionali a favore di quelle a risparmio energetico, l'introduzione delle nuove lampade è stata estremamente incoraggiata poiché consentono di risparmiare grosse quantità di energia: consumano infatti l'80% in meno rispetto a quelle convenzionali, consentendo così di ridurre le emissioni di CO2. Nonostante questi evidenti immediati vantaggi non sono mancate nell'opinione pubblica perplessità relative a rischi sulla salute per il loro utilizzo, sopratutto riguardo ai campi elettromagnetici generati, alle radiazioni UV emesse e al contenuto di mercurio. Al riguardo studi recenti hanno provato che non devono essere considerate assolutamente pericolose, infatti se è vero, ad esempio, che campi magnetici di bassa e media frequenza possono generare nel corpo umano correnti elettriche, la densità di correnti massime indotte dalle lampadine a risparmio energetico, anche nell'ipotesi peggiore- una distanza tra il corpo e la lampada di soli 2 cm- è inferiore ai limiti prescritti dalle norme comunitarie, inoltre più aumenta la distanza minore è la densità di corrente. Per quanto attiene le radiazioni UV, le lampadine a basso consumo con tubo fluorescente a vista lasciano filtrare, invero, una piccola parte di UV e possono generare qualche problema a distanze inferiori ai 20 cm; nessun problema invece se c'è un secondo bulbo, attraverso il quale i raggi UV non riescono a filtrare. Riguardo al mercurio le lampadine fluorescenti compatte ne contengono una piccola quantità, rientrante comunque nei limiti imposti dall'Unione Europea, che non comporta alcun pericolo durante l'uso e se la lampada è intatta; nel caso di rottura invece ci può essere l'uscita di una quantità di mercurio pari a qualche milligrammo, un quantitativo quasi impercettibile se lo si paragona ai vecchi termometri che ne contenevano 500 milligrammi, ma che comunque richiede qualche accorgimento per evitare rischi, come arieggiare il locale, adoperare guanti per evitare il contatto ecc. Per evitare qualsiasi pericolo si possono poi scegliere altri tipi di lampade, come quelle a incandescenza migliorate con tecnologia alogena oppure quelle a LED, il cui contenuto massimo di mercurio è 0,25, ma che generalmente ne hanno un contenuto inferiore a 0,1mg. Per evitare qualsiasi rischio è bene comunque adottare alcuni accorgimenti scegliendo, ad esempio, modelli di lampade a doppio involucro, mantenendo sempre una distanza di almeno 30 cm per evitare l'esposizione a raggi UV e a campi elettromagnetici o comprando lampadine LED o CFL. B.M.
Rimedi naturali per un buon sonno Brunella Mercadante Dormire è una funzione essenziale del nostro organismo, come mangiare e respirare, viceversa se non riposiamo bene, si abbassano le difese immunitarie, aumenta il rischio di malattie cardiovascolari, si hanno difficoltà di memoria e apprendimento. Il sonno, d’altronde, non è uno stato passivo, anzi è un processo del tutto in continuità con la veglia, biologicamente necessario per consentirci di interagire correttamente con l’ambiente circostante. I nostro cervello durante il sonno non riposa: elabora gli stimoli raccolti nel corso della giornata, archivia i dati, elimina le nozioni superflue, organizza e predispone l’attività cerebrale per lo stato di veglia. L’insonnia, il dormire poco o male, non consente di trarre il dovuto beneficio dal riposo; non si tratta di una malattia univoca, anzi, spesso l’insonnia è più un sintomo che una malattia e può manifestarsi in
modi diversi, acuti e cronici. Nella maggior parte dei casi non dipende da una malattia organica, ma è l’espressione di un disturbo funzionale associabile ad uno stato di disagio emotivo. E’ purtroppo un disturbo non circoscritto solo alle ore dedicate al sonno, ma che si ripercuote su tutta la giornata, comportando affaticamento, energie ridotte nello svolgere i propri compiti quotidiani: cefalea, deficit d’attenzione, concentrazione e memoria, sonnolenza, irritabilità e sbalzi di umore. Tanti soffrono cronicamente di insonnia e le motivazioni sono per buona parte lo stress, l’ansia, la depressione e negli ultimi tempi è sempre di maggiore evidenza che l’aumento dei problemi legati al sonno è spesso dovuto ai ritmi che ci imponiamo, si dorme meno per lavorare di più un circolo vizioso e paradossale in quanto meno si dorme, meno si è produttivi ed efficienti. Per quanto comuni, però, i disturbi del sonno sono spesso
sottovalutati: pochi si affidano a trattamenti professionali, spesso perché non li si ritiene gravi, ma forse sopratutto per non ricorrere a medicinali ipnotici, temendo le controindicazioni in fatto di tollerabilità e dipendenza. Perché quindi non ricorrere a rimedi naturali, alternativi o a medicinali a base di erbe, ri-
guardo ai quali, invero, c’è un crescente interesse forse proprio perché sono percepiti privi di effetti collaterali. Un equilibrato rapporto veglia/sonno ad esempio può essere assicurato ricorrendo a prodotti naturali come la Valeriana officinalis e la Passiflora incarnata che hanno un azione ipnoinducente, che
unita all’azione rilassante di L Teanina, un aminoacido estratto dal te’ verde, possono costituire una terapia efficace per tutti i tipi di insonnia, stimolando un sonno di qualità alla base di una sana attività diurna, perché è innegabile che una migliore qualità della vita inizia da un buon riposo notturno.
Cibi antidepressione: la psiche ringrazia Fabiana Clemente La depressione – intesa come un disturbo dell’umore – ha sicuramente cause genetiche. Un bambino con un genitore depresso è più incline a sviluppare questa patologia. Ovviamente i fattori sociali e ambientali giocano un ruolo determinante. Cosa si può fare per attenuare le forme lievi di malumore? Perché ricorrere ai farmaci per ritrovare un equilibrio psicofisico? Sono tanti gli alimenti che contengono e producono serotonina, ormone coinvolto nella regolazione dell’umore. Prodotto nel sistema nervoso centrale grazie all’assimilazione di sostanze nutritive presenti in alcuni alimenti, la serotonina è un neurotrasmettitore comunemente conosciuto come “ormone del buonumore”, la cui azione rilassante serve a regolare i ritmi di sonno e veglia. Il cioccolato fondente, antidepressivo per antonomasia,
contiene 2,9 microgrammi di questa molecola per ogni grammo di prodotto. Se ne consiglia un consumo quotidiano – in piccole quantità – per assicurarsi un costante apporto di serotonina e di antiossidanti. Altri alimenti contengono triptofano - amminoacido che interviene nella sintesi della serotonina – quali uova, formaggi freschi, carne bianca, legumi, cereali integrali, ananas, frutti di bosco, patate e latte. Un pietanza a base di cereali – ricchi di carboidrati complessi – abbinata ad una porzione di latticini - fornisce al cervello un regolare rifornimento dell’ormone in que-
stione. Vitamina B, sodio, magnesio, calcio, ferro, omega 3 e 6 giocano un ruolo di primaria importanza nel trasporto di ossigeno al cervello. Quali i cibi da evitare per allontanare aggressività e ansia? Ovviamente la carne rossa! Responsabile di aumentare i livelli di tirosina, un amminoacido precursore di dopamina e adrenalina, e di sedimentare tali ormoni nel cervello – maggiori imputati nelle manifestazioni di iperattività e aggressività. Un consumo eccessivo di proteine animali comporta una significativa diminuzione della serotonina. I due fattori combinati tra loro inibiscono atteggiamenti positivi e ottimisti e, di conseguenza comportano una scarsa propensione a sviluppare relazioni sociali sane. La correzione di abitudini alimentari malsane è sicuramente una valida strategia di coping per restituire armonia e serenità alla nostra psiche.
Bacca Maqui: farmaco naturale dalle mille risorse La bacca Maqui, conosciuta anche come mirtillo della Patagonia, è un frutto contenente importanti proprietà medicinali. Classificatasi al primo posto della Scala Orac – che misura il livello di antiossidanti negli alimenti e nelle sostanze chimiche – è composta da antociani, un potente antiossidante il cui valore supera di gran lunga molte verdure e altre bacche miracolose. Neutralizza i radicali liberi, riduce le infiammazioni alle ossa e congiunture, accelera il metabolismo. Sono solo alcuni dei benefici che possiamo trarre da questo frutto. Aiuta ad eliminare tossine e sostanze chimiche dal nostro organismo,
agendo positivamente come coadiuvante di una dieta ipocalorica. Il potere astringente del suo succo è utile nei casi di dissenteria. La sua azione antiossidante rafforza il sistema immunitario e contrasta l’insorgere di malattie degenerative e forme tumorale. L’alta percentuale di polifenoli contrasta l’invecchiamento cellulare, restituendo all’epidermide lucentezza e compattezza. Apprezzata anche in ambito sportivo, la bacca maqui è un prezioso supporto per combattere l’ossidazione da attività fisica. Dalla natura un concentrato di benessere a tutto tondo! F.C.
Gli additivi alimentari Germana Colarusso Per "additivo alimentare" si intende qualsiasi sostanza, normalmente non consumata come alimento in quanto tale e non utilizzata come ingrediente tipico degli alimenti, indipendentemente dal fatto di avere un valore nutritivo, aggiunta intenzionalmente ai prodotti alimentari, per un fine tecnologico, nelle fasi di produzione, trasformazione, preparazione, trattamento, imballaggio, trasporto o immagazzinamento degli alimenti, che si possa ragionevolmente presumere diventi, essa stessa o i suoi derivati, un componente di tali alimenti direttamente o indirettamente. L’utilizzo degli additivi è da far risalire a tempi remoti ossia a quando l’uomo cominciò a sentire l’esigenza di conservare i cibi. Basti pensare all’impiego della salatura o dell’affumicamento per conser-
vare carni o pesce, l’aggiunta di salnitro nelle carni insaccate o ancora l’impiego di spezie e coloranti per conservare e migliorare l’aspetto dei cibi. Gli additivi alimentari svolgono svariate funzioni che sono spesso date per scontate. Gli alimenti sono soggetti a molte variabili ambientali, che ne possono modificare la composizione originaria: gli additivi alimentari sono essenziali per conservare le qualità e le caratteristiche degli alimenti che i consumatori richiedono e mantenere il cibo sicuro, nutriente e appetitoso dal campo alla tavola. Queste sostanze sono oggetto di una rigorosa regolamentazione e per poter essere impiegate devono avere una comprovata utilità, essere sicure e non confondere il consumatore. L’aggiunta di additivi rappresenta un'esigenza tecnologica conseguente all’evoluzione industriale, al mutare delle abitudini alimentari, che
hanno enormemente influenzato il ciclo produttivo e distributivo degli alimenti. Oggi la produzione, lo stoccaggio e la distribuzione dei prodotti alimentari possono essere realizzati in aree geografiche molto distanti; e tutto ciò è possibile grazie all’uso degli additivi. Nell’Unione europea (UE) tutti gli additivi alimentari sono identificati da un numero preceduto dalla lettera E. Gli additivi alimentari vengono sempre menzionati nell’elenco di ingredienti degli alimenti in cui sono presenti. Le etichette dei prodotti devono riportare sia la funzione dell’additivo nell’alimento finito (conservante, etc) sia la sostanza specifica usata, utilizzando il riferimento al relativo numero E o alla sua denominazione (ad esempio, E 260 o acido acetico). Tutti gli additivi alimentari, oltre ad avere un’utilità dimostrata, devono essere sottoposti ad una valutazione di sicurezza
completa e rigorosa prima di essere approvati per l’uso. Tali valutazioni si basano sull’esame di tutti i dati tossicologici disponibili grazie ai quali viene stabilito il livello massimo di additivi che non abbia effetti tossici dimostrabili. Spesso l’utilizzo degli additivi viene considerato dai consumatori come un aspetto negativo della produzione nella convinzione che questi possano avere effetti nocivi sulla salute. Sebbene sia stato dimostrato che tali convinzioni si basano più spesso su equivoci che su reazioni negative effettivamente identificabili, tuttavia è anche vero che alcune sostanze sono in grado provocare una vera risposta allergica (immunologica) come ad esempio i coloranti,i solfiti,l’aspartame ed il glutammato monosodico. Da qui l’esigenza di rispettarne i limiti di utilizzo e indicarli correttamente in etichetta.
Il distributore automatico di “cibi sani” Nutrirsi nei fast food solitamente non è da considerarsi una modalità d’alimentazione corretta sia in termini di salute che in chiave ecologica ma forse il nuovo distributore automatico istallato a Chicago potrebbe far cambiare l’opinione di tutti coloro che la pensano in questo modo. Stiamo parlando del FarmerFridge, un distributore automatico in grado di offrire insalate fresche, frutta, semifreddi, yogurt e bastoncini di verdura assolutamente fresca. FarmerFridge fornisce frutta e verdura locale e quando possibile anche di provenienza biologica. Considerato il freddo invernale della città, non è semplice ottenere
un buon raccolto e questo rende i prodotti ancora più pregiati. Giorno dopo giorno il distributore viene rifornito con prodotti agricoli freschi, inoltre è previsto uno sconto di $ 1.00
sulle insalate vendute dopo le sei del pomeriggio, inoltre tutto ciò che rimane in giacenza nell’erogatore, viene puntualmente donato ad una mensa per senzatetto. L’idea è decisa-
mente innovativa come lo è la presentazione del prodotto. Ogni verdura è confezionata in contenitori di plastica dal moderno design. Non è un errore pensare che la cura nella presentazione del prodotto lo rende sicuramente molto invitante. Il creatore di questo distributore innovativo, Luca Saunders, sottolinea che il riciclo dei contenitori in plastica e restituzione dei vuoti è un fattore a cui si darà sempre più spazio. Visitando il sito web di FermerFridge possiamo leggere anche i risultati positivi che da il distributore in termini di consumo energetico, esso infatti utilizza meno di 10 dollari al mese di elettricità. Attual-
mente in città sono stati istallati solo due distributori che si trovano uno presso la Food Court Garvey e l’altro al Lake ForestTollway Oasis. Anni fa anche l’Italia provò ad istallare un distributore di questo tipo, esattamente a San Donato Milanese, presso un grande ospedale lombardo. Si trattava di un erogatore di cibo fresco, insalate e yogurt, tutto a chilometro zero, ma il prodotto non è mai davvero decollato. Staremo a vedere se in America questo genere di abbinamento sano e “ fast food ”riuscirà finalmente ad affermarsi e dunque diventare di moda. F.S.
I vini della Campania Felix Due millenni di tradizioni Gennaro De Crescenzo Salvatore Lanza Già Plinio aveva scritto la storia delle nostre viti, della grande varietà delle nostre uve e dei metodi che caratterizzavano la produzione dei vini ma “un tempo, e ne sono fresche le memorie, noi arrossivamo di vestir pannine o portar cappelli o avere arnese qualunque che non fosse opera di mani straniere: ed avevamo vergogna ad imbandire le nostre mense di vini indigeni. Re Ferdinando imprese a vendicare l’onore delle nostre vigne nelle sue Reali Delizie, ogni cura adoperando per avere vini fatti come l’esperienza, di utili metodi sagace maestra, e le novelle teoriche della chimica consigliavano. Ma già gli amatori lodano a cielo il bianco del Ponte della Valle o dell’arse terre che copruono le estreme falde del
Vesuvio o i vini bianchi della famosa Capri e quelli del dolce monte di Posilipo dolcemente generosi, pieni di gradevole profumo e perciò da un greco poeta appellati Vini di Giove, ristoratori della salute e rallegratori del cuore”. Un’apposita Società Enologica era stata istituita per raccogliere notizie sui siti e sull’estensione delle vigne, sulla quantità di vino che esse producevano, sul gusto e sul profumo che distinguevano un vino dall’altro, sui possibili trapianti di uve, sui metodi di coltivazione e di produzione, sulle ragioni che rendevano i vini più o meno pregiati, sui metodi di trasporto per mare e per terra. Tra le qualità di vini più famose a Napoli e in provincia “un vino eccellente chiamato greco, un vino leggerissimo acquoso che la minuta gente chiama marano, un altro assai dolce detto lambiccato; e ci viene udito che un
tempo si facea la malvasia a Torre del Greco e che alcuni proprietari fanno del buon moscato a Posillipo”. Il vino greco, assai pregiato e resistente, era di colore roseo e i vitigni per produrlo si trovavano principalmente alle falde di Somma e del Vesuvio; a Portici e a Resina veniva anche definito lagrima (o mezza lagrima unendolo ad altre uve bianche); a Portici, a Resina e a Torre del Greco erano pregiati anche l’aglianico e il piede’e palumbo. Da un elenco molto parziale di uve che venivano coltivate solo nei dintorni di Napoli si evidenzia già la grande varietà varietà delle uve stesse (e dei corrispettivi vini). L’impoverimento dell’agricoltura e la vera e propria estinzione di molte varietà di produzioni locali è uno dei problemi più attuali del nostro territorio ma la qualità di molti vini resta e resiste.
I vini tipici della Campania In Campania i vini a Denominazione di Origine Controllata (DOC) sono 15, più 4 a Denominazione di Origine Controllata e Garantita (DOCG). A questi si aggiungono 10 vini ad Indicazione Geografica Tipica (IGT). VINI D.O.P./D.O.C.G. (Denominazione di Origine Controllata e Garantita) 1. Taurasi 2. Greco di Tufo 3. Fiano di Avellino 4. Aglianico del Taburno VINI D.O.P./D.O.C. (Denominazione di Origine Controllata) 1. Ischia 2. Capri 3. Vesuvio 4. Cilento 5. Falerno del Massico 6. Castel San Lorenzo 7. Aversa 8. Penisola Sorrentina 9. Campi Flegrei 10. Costa d'Amalfi 11. Galluccio 12. Sannio 13. Irpinia 14. Casavecchia di Pontelatone 15. Falanghina del Sannio VINI AD INDICAZIONE GEOGRAFICA TIPICA (I.G.T.) 1. Colli di Salerno 2. Dugenta 3. Epomeo 4. Paestum 5. Pompeiano 6. Roccamonfina 7. Beneventano 8. Terre del Volturno 9. Campania 10. Catalanesca del Monte Somma
SIMBOLI E SOSTENIBILITÀ NEL PROGETTO DI PAESAGGIO Accrescerne la riconoscibilità preservandone tutte le caratteristiche naturali Il valore simbolico degli elementi che sostanziano ed esaltano le caratteristiche di una buona architettura del paesaggio definisce l’opera dei più noti ed apprezzati paesaggisti a livello internazionale: da Andreas Kipar a João Ferreira Nunes, da Gilles Clément a Charles Jencks, ciascuno di questi autori imprime alle proprie creazioni, con tratto del tutto personale, i segni più ricorrenti e riconoscibili di una peculiare sensibilità progettuale, anche in termini di ecosostenibilità. Esiste infatti, per ogni determinato paesaggio, un rapporto tra il suo apprezzamento estetico - riferibile, per lo più, alla presenza di particolari elementi e simboli, naturali e/o artificiali, che lo caratterizzano (animali, alberi e rocce, giardini, fontane, edifici, elementi storico-archeologici, elementi di arredo, ecc.) - e la sua integrità ecologica, intesa come “qualità ambientale intrinseca” di un paesaggio ed esprimibile tramite principi (non ancora chiaramente definiti) come la “resilienza” ed il “grado di naturalità”. I tratti che determinano l’apprezzamento di un paesaggio sono, infatti, da una parte la
presenza di ricchezza di fattori diversi - naturali e artificiali - posti in un rapporto comprensibile tra loro, e, dall’altra, la possibilità di immaginare e di scoprire qualcosa comprendendo come “muoversi” nell’ambiente circostante. Tali condizioni si identificano nella percezione di alcuni elementi specifici e primitivi, come la presenza di conchiusure o di viste prospettiche, di acqua fresca e pulita, di alcune caratteristiche della vegetazione, che, ad un tempo, definiscono i caratteri e la struttura ecologica di un paesaggio e ne influenzano fortemente l’apprezzamento/non apprezzamento in funzione della storia dell’osservatore, della sua capacità di elaborazione personale e della eredità culturale sua o del suo gruppo sociale. Ogni paesaggio - non solo quelli urbani - è caratterizzato dalla presenza di simboli, del tutto naturali o artificiali, che collegano, per l'appunto, il significante al significato: questi collegamenti sono indubbiamente diversificati in funzione dell'appartenenza di ciascuno a comunità, società e luoghi che determinano il senso della “identità”. Tali elementi, messi in conve-
niente relazione tra loro, possono influenzare il giudizio di ciascuno sul paesaggio che si percepisce. Negli ultimi decenni - segnatamente attraverso l’opera di molti architetti del paesaggio (tra cui si inseriscono, a pieno titolo, le personalità sopra citate) - tale rapporto tra i simboli e gli elementi, per lo più di matrice progettuale e artificiale, inseriti nel paesaggio e le caratteristiche ecologiche di quest’ul-
timo ha assunto un’importanza centrale nella lettura integrata delle diversità che ne definiscono la struttura portante. Ciò ha condotto, progressivamente, ad una progettazione del paesaggio particolarmente attenta ad accrescerne la riconoscibilità e le qualità artistico-percettive, preservandone tutte le caratteristiche naturali ed ecologiche. A.P.
Costano poco e inquinano meno
CASE DI TERRA: ABITARE TRA MURA DI PAGLIA E FANGO Salvatore Allinoro Si chiamano case di terra cruda perché i mattoni non vengono cotti nei forni, si aspetta che il sole asciughi gli impasti di fango e paglia, il processo di evaporazione lento aumenta resistenza e durabilità. Le atmosfere dei cantieri sono intense e spesso piene di musica, serve ad accompagnare i muratori così che si sforzino meno. Agire a piedi e mani scoperti è consigliato per godere delle abrasività delle argille. Quando si mischiano terra acqua e paglia il cumulo viene movimentato con i millenari gesti tipici delle vendemmie, quando si formano i mattoni passano per le mani le stesse morbide sostanze che si ritrovano nei centri benessere.
Sono case anticrisi, strumenti e mezzi in uso sono molto economici, si risparmia addirittura sui DPI (dispsitivi di protezione) perché in certe situazioni, per esempio quando si impasta, bisogna stare senza scarpe e senza guanti. Le costruzioni sono davvero affidabili, per questo le culture millenarie in cui le società odierne sono state incubate si sono adoperate in tecniche sempre più perfezionate. Le case in terra resistono centinaia d’anni e richiedono pochissima manutenzione. Oggi i luoghi in cui sono più attive le ditte che costruiscono in terra cruda di solito sono dislocati nelle fattorie, negli spazi ampi è più semplice ricevere autorizzazioni e c’è più spazio per immaginare pareti curve abbastanza semplici da ti-
rare su. Ricevere forniture elettriche è comunque semplicissimo quasi ovunque. Ogni suggerimento creativo è il benvenuto, si può richiedere molta duttilità ai mattoni di terra cruda: cupole, pareti sinuose tra oblò di vetro in cui si infiltrano i raggi del sole, tranne i grattacieli si può fare di tutto. Semplicità e sicurezza vanno d’accordo mentre si costruisce. Gli incidenti non sono frequenti e può essere inserita manodo-
pera non preparata. I livelli di coibentazione nelle case di terra sono molto efficienti, le mura spesse trattengono tantissima umidità accogliendoci in interni secchi e confortevoli. In fase di rifinitura è semplice aggiungere bassorilievi o intarsi, agendo sulle pareti come su sculture morbide. In quindici giorni le nostre opere seccheranno e diventeranno dure come pietra.
Per iniziare si può pensare di costruire forni per le pizze o sostituire singole pareti adottando tecniche sostenibili. È consigliabile iniziare durante un workshop per apprendere rapidamente tutti i consigli del capocantiere. Le case di terra costano poco ed inquinano ancora meno. Per ulteriori informazioni visitate il sito www.casediterra.it.
Quando Napoli ammaliò Mozart Tappa fissa del Grand Tour nonché centro indiscusso dal punto di vista musicale Domenico Matania Correva l’anno 1770 quando Wolfgang Amadeus Mozart soggiornò a Napoli, insieme al padre Leopold. Cosa mai poteva spingere l’eccelso Genio della musica a spingersi fino in Campania? Napoli era Capitale del Regno, tappa fissa del Grand Tour Europeo nonché centro indiscusso dal punto di vista musicale: il valore della Scuola Musicale napoletana del '700 si basava sulla presenza di un gran numero di maestri e musicisti di rilievo, in concomitanza ai diversi Teatri (primo tra tutti il San Carlo) ed ai Conservatori musicali presenti in città. Lo stesso Mozart evidenziò nelle diverse lettere inviate alla sorella ed alla madre l’importanza di recarsi a Napoli per emergere, affermarsi ed entrare in contatto con le eccellenze musicali attive a Napoli nella seconda metà del XVIII secolo. Sono proprio le lettere che i Mozart inviavano a Salisburgo a costituire una fonte di indiscusso valore: dalle parole
di Wolfgang Amadeus e del padre Leopold emergono aspetti interessanti sul soggiorno in terra campana, dal punto di vista musicale ma non solo. Provenendo da Roma
i Mozart fecero tappa a Sessa ed a Capua, dopodiché giunsero a Napoli il 14 maggio 1770 soggiornando nella zona di San Giovanni a Carbonara prima nel Monastero Agosti-
niano, poi in un appartamento. Ebbero modo di conoscere i Sovrani Borbonici e di frequentare i Teatri cittadini entrando in contatto con i migliori maestri presenti in città. Dalle let-
Teatro San Carlo: nuovo commissariamento La querelle che sta travolgendo il massimo napoletano Il Teatro San Carlo di Napoli è stato negli ultimi tempi al centro di una dolorosa querelle. Si è toccato il fondo lo scorso 23 gennaio, quando a causa della protesta dei lavoratori del Massimo napoletano è saltata la replica del 'Barbiere di Siviglia' con il pubblico presente in sala inviperito. È stato solo l’episodio culminante di una vicenda di cattiva gestione che va avanti da tempo e che non sembra avviarsi, almeno per il momento, a conclusioni concrete e definitive. Il Sindaco di Napoli Luigi De Magistris, presidente della Fondazione che gestiva il Teatro, ha deciso di non aderire al Decreto Valore Cultura proposto dal Ministro Bray, una legge con pro e contro, come è inevitabile che sia. Lo scopo del Decreto è quello di valorizzare e rilanciare le Fondazioni Lirico - Sinfoniche indebitate, grazie ai 75 milioni di euro messi a disposizione. De Magistris, d’accordo con lavoratori e sindacati si è opposto fermamente all’adesione al Decreto imputando la sua scelta al fatto che in realtà la Legge imporrebbe un taglio
dei salari dei lavoratori e dei lavoratori stessi. D’accordo con lavoratori e sindacati, ma non con il Consiglio d’amministrazione del Teatro che ha scelto la strada delle dimissioni: del Consiglio dimissionario faceva parte
anche il Presidente della Regione Campania Stefano Caldoro. E allora quale soluzione? Per il momento il Ministro Bray ha imposto il Commissariamento del Teatro, scegliendo Michele Lignola come Commissario: solo due anni fa il San Carlo era uscito dal Commissariamento. Alla decisione del Ministro sono seguite dure reazioni da parte del Sindaco di Napoli che spera «di ritornare quanto prima alla presidenza della fondazione, funzione dalla quale sono stato esautorato con un provvedimento illegittimo». Di risposta al Commissariamento il Comune di Napoli ha dato il via libera alla ricapitalizzazione e lo stesso De Magistris punta ad una tempestiva soluzione. Intanto il Commissario Michele Lignola ha incontrato le organizzazioni sindacali dando vita ad un confronto utile al riassestamento della situazione. Fine ultimo dell’incontro è stato quello di definire quanto prima un piano industriale condiviso da tutte le parti in gioco. D.M.
tere non emergono solo aspetti “musicali”, Wolfgang Amadeus fu incuriosito dal popolo napoletano: «Napoli è bella, ma piena di gente come Vienna e Parigi. E per quanto riguarda
«La posizione del luogo,la fertilità, la vivacità, le rarità ecc.: cento cose belle rattristano la mia partenza da Napoli» l`impertinenza del popolo a Londra e a Napoli, non so se Napoli non abbia la meglio su Londra». Fu allo stesso tempo attratto dalle bellezze dei luoghi e dei paesaggi, Wolfgang Amadeus e Leopold visitarono, tra l’altro, la zona dei Campi Flegrei, il Vesuvio, Pompei, Ercolano, Caserta e Capodimonte. Il 25 giugno 1770 i Mozart lasciarono Napoli per far ritorno a Roma; queste furono le emblematiche parole di Wolfgang Amadeus quando il soggiorno a Napoli stava per volgere a termine: «La posizione del luogo,la fertilità, la vivacità, le rarità ecc.: cento cose belle rattristano la mia partenza da Napoli».
Basta un poco di zucchero e…la batteria funziona Arrivano le pile al glucosio: efficienti, economiche ed ecologiche Cristina Abbrunzo Sembra fantascienza, ma non lo è. Entro tre anni potrebbero arrivare sul mercato batterie allo zucchero molto più efficienti, convenienti ed ecologiche rispetto a quelle attuali. Ad annunciarlo è l'articolo pubblicato sulla rivista Nature Communications dal gruppo di ricerca coordinato da Percival Zhang, dell'università della Virginia. Le batterie allo zucchero hanno una densità di energia senza pari rispetto alle batterie convenzionali ed inoltre sono più economiche, ricaricabili e biodegradabili. Il Litio, sostanza di cui sono composte le comuni pile, è un minerale presente in quantità molto scarse e soprattutto non rinnovabile, dannoso sia per l'uomo durante l'estrazione che per l'ambiente. La sua scarsità lo rende anche costoso: ricercatori di tutto il mondo quindi studiano sistemi alternativi in previsione di una futura sostituzione del litio. E lo zucchero sembrerebbe una valida alternativa. In realtà non è la prima volta che le molecole di glucosio si prestano a questo tipo di ricerche ma, come spiega Percival Zhang, uno degli autori dello studio, la pila firmata Virginia Tech mostra una carica senza precedenti. “In natura lo zucchero è un perfetto composto per lo stoccaggio di energia” afferma Zhang. “Quindi è logico cercare di sfruttare questo potere na-
turale in un modo ecologico per produrre una batteria”. Il funzionamento è complesso, ma efficiente. Un composto enzimatico interagisce con il carbonio contenuto nello zucchero: si viene a creare un processo di catalizzazione in una cella a combustibile enzimatica, dove le maltodestrine – estratte dall’idrolisi dell’amido – e l’aria attivano lo scambio.
Diversamente dalle celle a combustibile idrogeno e quelle a metanolo, la soluzione zuccherina non è né esplosiva né infiammabile e possiede una maggiore densità di immagazzinamento energetico. Inoltre gli enzimi e i combustibili utilizzati per costruire il dispositivo sono biodegradabili al 100%. La batteria infine è ricaricabile aggiungendo sem-
plicemente dello zucchero, come si fa con l'inchiostro per le cartucce di stampa. Questa nuova e originale pila dovrebbe essere sul mercato entro tre anni e servirà per dare potenza a telefoni cellulari, tablet, videogiochi e gli altri gadget elettronici che, possedendo sempre maggiori funzioni, richiedono sempre più energia. Secondo l'Agenzia
per la Protezione dell'Ambiente, solo negli Stati Uniti ogni anno vengono gettate via miliardi di batterie tossiche che minacciano l' ambiente e di conseguenza la salute dell'uomo. Le nuove pile allo zucchero potrebbero evitare che centinaia di migliaia di tonnellate di batterie finiscano nella discarica e assicurare all’ambiente un futuro più “dolce”.
Acquacell: le rivoluzionarie batterie green Si attivano in acqua e non inquinano Basta qualche minuto a “bagnomaria” in acqua e la rivoluzionaria pila è pronta all’uso. Si chiama Aquacell ed è un’ interessante soluzione proposta nel campo dell'energia sostenibile e prodotta dall'omonima azienda svizzera e ideata da uno scienziato olandese, Niels Bakker, insieme ad un team di colleghi studiosi. Ci sono voluti quasi quattro anni di ricerca e sviluppo per raggiungere una pila dal design pulito, che contiene pochissimi metalli pesanti e che funziona dopo cinque minuti di immersione in acqua. Da allora, una fabbrica situata nella provincia di Guangdong in Cina produce tra i 3 e i 5 milioni di batterie al mese. E' leggera(pesa solo 12 grammi), progettata sulla base di polveri organiche non inquinanti e, una volta confezionata, è completamente scarica, senza alcun tipo di tensione o amperaggio. Soltanto dopo la sua immersione in acqua la pila viene 'attivata' ed è in grado di fornire energia utile a dispositivi elettronici con un consumo medio come le torce
LED, i telecomandi e i giocattoli per bambini. 'Aquacell' è stata, inoltre, realizzata senza utilizzare l'acciaio, ma realizzando un involucro costituito completamente in plastica riciclata. Non ha bisogno di acqua per essere fabbricata, eliminando in questo modo a monte anche il problema del trattamento dei liquidi reflui e tossici di produzione. Grazie a questi accorgimenti, la novella batteria può essere riciclata a basso costo fino all'85% (le pile convenzionali invece si possono recuperare solo fino al 50%) e non ha una data di scadenza, contrariamente alle convenzionali pile alcaline che durano in media 8 anni. L'unico inconveniente è che una volta attivate, durano un pò meno tempo rispetto alle batterie tradizionali e sono leggermente meno potenti. Acquacell non è ancora disponibile in commercio in Italia, ma sul sito svizzero dell'azienda produttrice si trova già in vendita e presto verrà distribuita in tutta Europa. C.A.
L AVORO E PREVIDENZA
La retribuzione Eleonora Ferrara La retribuzione costituisce il diritto fondamentale del lavoratore subordinato e, parallelamente, l’obbligo preminente del datore di lavoro. Emerge, quindi, la natura corrispettiva del contratto di lavoro subordinato, dato che la retribuzione rappresenta il corrispettivo del lavoro effettuato. Da questo principio di corrispettività dovrebbe scaturire che il lavoratore avrebbe diritto alla retribuzione, unicamente nel caso di effettivo svolgimento del proprio lavoro. Tuttavia, esistono ipotesi normative nelle quali il lavoratore ha, comunque diritto a percepire la normale retribuzione, in mancanza di una prestazione lavorativa. Sono le ipotesi di sospensione previste dall’ordinamento, quali la malattia, la maternità, i permessi sindacali ecc.. Viene riscontrata, in questo caso, la funzione sociale della retribuzione, accanto a quella corrispettiva, determinata dalla condizione di bisogno in cui versa il lavoratore in un determinato periodo, oppure da interessi meritevoli di tutela. La duplice funzione della retribuzione – corrispettiva e sociale – si evince chiaramente dai principi costituzionali in tema di retribuzione. Sicuramente fondamentale è l’articolo 36 comma 1 della Costituzione, che garantisce al lavoratore una retribuzione sufficiente che assicuri, tanto a lui quanto alla sua famiglia, un’esistenza libera e dignitosa, comportando, indirettamente l’estensione a tutti i lavoratori dell’efficacia delle clausole retributive dei contratti collettivi nazionale di categoria. Pertanto, la retribuzione base rappresenta il parametro di riferimento del concetto di sufficienza del compenso spettante. Nel nostro Paese è garantita l’unità retributiva delle diverse aree, anche grazie all’orientamento della giurisprudenza di Cassazione, in tal modo si è andati ben oltre il concetto delle cosiddette “gabbie salariali”. Naturalmente l’unità retributiva non implica l’identità delle paghe su tutto il territorio nazionale, garantendosi, di fatto, solo i minimi tariffari. Intervegono, quindi,altri fattori che definiscono meglio il corrispettivo effettivamente spettante al lavoratore, come per esempio il costo della vita che può essere superiore al Nord rispetto al Sud, in cui sussiste una più
bassa diffusione della contrattazione territoriale o aziendale integrativa. Inoltre l’art. 36 comma 1 della nostra Costituzione stabilisce, peraltro, il diritto del lavoratore ad una retribuzione che sia proporzionata alla quantità ed alla qualità del lavoro. La determinazione di questi elementi è demandata alla contrattazione collettiva, che fissa i parametri di riferimento della retribuzione oraria o mensile e dei sistemi di inquadramento professionale, al fine di consentire l’articolazione della struttura della retribuzione. Risulterebbe difficile che un giudice possa pronunciarsi nel senso di riconoscere ad un lavoratore, piuttosto che ad un altro, la non sufficienza della retribuzione percepita per la qualità del lavoro prestato, poiché non sarebbe facile riscontrare l’entità della qualità della prestazione effettuata, pur nella negazione di un esplicito riconoscimento della inderogabilità della regola di parità di trattamento. In effetti le uniche regole di parità, assunte dall’ordinamento, sono quelle che derivano dai divieti di discriminazione previste dalle norme imposte.
Viaggio nelle leggi ambientali AMBIENTE Legge 6 febbraio 2014, n. 6. Conversione in legge, con modificazioni, del decretolegge 10 dicembre 2013, n. 136, recante disposizioni urgenti dirette a fronteggiare emergenze ambientali e industriali ed a favorire lo sviluppo delle aree interessate. Gazzetta Ufficiale Serie Generale n.32 del 82-2014 BENI AMBIENTALI E’ vietata la privatizzazione dei terreni ad uso civico ricadenti in aree naturali protette. Ai sensi dell’art. 1 della L.R. n. 11 del 18/2/05 la Regione Lazio ha vietato la privatizzazione dei terreni di proprietà collettiva di uso civico ricadenti in aree sottoposte a vincoli, a tutela dei parchi e delle aree protette. Inoltre, secondo la giurisprudenza formatasi in materia, il provvedimento di legittimazione pur in presenza delle condizioni fissate dalla legge, tra cui la esecuzione di migliorie sostanziali e permanenti, che in ogni caso debbono consistere in opere preordinate alla coltivazione o comunque allo sfruttamento agricolo o zootecnico del suolo ed alla soddisfazione dell'interesse agrario della collettività, rimane pur sempre un atto a carattere eccezionale, cui è possibile pervenire solo
attraverso un adeguato apprezzamento, rimesso al potere discrezionale del Commissario, di tutti gli interessi pubblici eventualmente ostativi alla legittimazione. TAR Lazio (RM), Sez. I-Ter, n. 9846, del 18 novembre 2013 RIFIUTI E’ illegittimo l’imposizione alla ricorrente dell’obbligo di elaborare un piano integrativo considerante anche il limite del MTBE nelle acque di falda pari a 40 μg/l. Si deve concordare con quella giurisprudenza che ha giudicato insufficienti le spiegazioni dell’I.S.S. per fondare l’assimilazione del MTBE ai valori limite degli idrocarburi, concludendo
per l’illegittimità del limite fissato nel parere del 2001 relativamente alle acque sotterranee (10 µg/l): ciò, in quanto, considerata la dubbia assimilazione tossicologica tra MTBE ed idrocarburi totali, smentita successivamente dallo stesso I.S.S., il limite in discorso pare esser stato ispirato da un ingiustificato eccesso di prudenza, in violazione del principio di proporzionalità. Sostanzialmente irrilevante appare poi il fatto che il parametro relativo al limite del MTBE nelle acque di falda sia stato considerato, nella misura di 40 μg/l in luogo della più restrittiva 10 µg/l. TAR Toscana, Sez. II, n. 1617, del 26 novembre 2013 DIFESA CONSUMATORI Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali. Decreto 23 dicembre 2013 . Disposizioni nazionali concernenti l'attuazione del regolamento di esecuzione (UE) n. 299/2013 della Commissione del 26 marzo 2013, recante modifica del regolamento (CEE) n. 2568/91, relativo alle caratteristiche degli oli d'oliva e degli oli di sansa d'oliva nonché ai metodi ad essi attinenti. Gazzetta Ufficiale Serie Generale n.32 del 8-2-2014. A.T.
CULTURA DELL'INCONTRO O CULTURA DELLO SCARTO? LA SOCIETÀ È CHIAMATA A INTERROGARSI E A DECIDERE SU QUALE MODELLO DI CIVILTÀ PROMUOVERE Andrea Tafuro I figli sono la pupilla dei nostri occhi… Che ne sarà di noi se non ci prendiamo cura dei nostri occhi? Come potremo andare avanti? Le parole di Papa Francesco riescono sempre ad inquadrare i problemi, queste parole mi sono tornate in mente l’altro giorno. Ero sul treno, per raggiungere il lavoro, quando ho visto una ragazzina in lacrime, perché non aveva avuto il coraggio di farsi interrogare in Greco. Appartengo alla generazione che in treno guarda il paesaggio, scopre nuove amicizie, riscopre il gusto del dialogo e non compulsa sulla tastiera del telefonino solitariamente. Ma ritornando alla studentessa, quelle lacrime mi hanno colpito molto… io ero più forte in latino e ricordo che educare deriva da ex-ducere, che significa tirare fuori. Alla prof di quella studentessa vorrei solo dire che l’ educatore è come un’ostetrica, non porta un figlio in grembo quindi non può donare vita, ma può aiutare a farla nascere, così quell’educaprof può aiutare a
prendere consapevolezza dei propri talenti da sfruttare nel grande gioco della relazione con gli altri. Albert Einstein ha detto che: “Ogni persona è un genio. Ma, se giudichi un pesce dalla sua capacità di scalare un albero, passerà tutta la sua vita pensando di essere stupido”. Un rapporto dell’Ocse ha messo in evidenza la paura degli studenti di alzare la mano e rispondere a una domanda rischiando di essere presi in giro. Da questa considerazione è nato a Parigi “Il Festival dell’errore”. L’idea di fondo è che i ragazzi debbano imparare a sbagliare e non viceversa imparare dagli sbagli, cioè bisogna insegnare ai nostri figli l’importanza dei passi falsi, quante volte il probabile non si è realizzato e l’improbabile invece sì. Il probabile, nel nostro moderno mondo liquido, è la convinzione di poter controllare la natura, ma non i mercati. Tutti siamo accecati dalla certezza che si possa manipolare un organismo che opera magistralmente da tre miliardi e mezzo di anni, ma si ritiene impossibile cambiare un tipo di econo-
«In una stanza silenziosa c’erano quattro candele accese. La prima si lamentava: “Io sono la pace. Ma gli uomini preferiscono la guerra: non mi resta che lasciarmi spegnere”. E così accadde. La seconda disse: “Io sono la fede. Ma gli uomini preferiscono le favole: non mi resta che lasciarmi spegnere”. E così accadde. La terza candela confessò: “Io sono l’amore. Ma gli uomini sono cattivi e incapaci di amare: non mi resta che lasciarmi spegnere”. All’improvviso nella stanza comparve un bambino che, piangendo, disse: “Ho paura del buio”. Allora la quarta candela disse: “Non piangere. Io resterò accesa e ti permetterò di riaccendere con la mia luce le altre candele: io sono la speranza”.» Parabola ebraica
mia creata dall’uomo stesso. L’economia che fa girare il mondo, cari tuttologi, è infatti un’invenzione recente, i mercati sono sempre esistiti, ma non l’economia dell’uso insostenibile della natura. I capibastone dell’economia di mercato erano convinti che seguendo le sue leggi naturali ci sarebbe stato benessere per tutti, restarono allibiti quando scoprirono che la crescita della ricchezza della società e delle classi al potere portava con sé la miseria di estese fasce di popolazione… non avevano messo in conto i poveri. Questi stupratori intellettuali ritengono, tuttora, che l’economia non è soggetta alla morale, tentano di dimostrare l’inutilità del bene pubblico, tanto è compito di una mano invisibile, che opera nel cuore dei processi economici regolamentare il tutto. Ci hanno convinti che il processo di emancipazione che ci ha guidati nella modernità è da attribuire a uno spazio sistemico, l’economia, e che esso agisca indipendentemente dagli altri ambiti dell’attività umana. La produzione, la ripartizione e l’utilizzo delle ricchezze costituirebbero un mondo a sé, un mondo a parte che possiede una coerenza interna orientata al bene dell’uomo… tutte fandonie. Per uscire dall’impasse civile in cui questa crisi mi ha cacciato faccio mie la parole di Eraclito: “Senza la speranza è impossibile trovare l'insperato”.
Ecco, io come padre e quindi come educatore spero l’insperato ogni giorno e lo faccio con tenacia… senza grandi certezze. Eppure sono convinto che sia possibile scovare gli strumenti per leggere la mia attuale condizione di vita, è vero che ho smarrito i quadri teorici che mi hanno sorretto in passato e non mi resta che inventare quotidianamente la vita come un’opera d’arte “difficile trovar parole molto serie, tenterò di disegnare... come un pittore, farò in modo di arrivare dritto al cuore con la forza del colore”, recita una canzone. Come un esploratore sono alla ricerca di tracce e direzioni per dare un senso alla continua costruzione di condivisioni e significati in un mondo complesso e mutevole. Non inseguo certezze, neppure nella fede, ma indicazioni preziose che mi consegnano ogni giorno i miei compagni strada, anche dalla studentessa che piange, la speranza è riconoscere che come padre sono un generatore di energia positiva per il futuro e convinto di poter attuare progetti di convivenza e di incontro. “Generare la vita è generare il futuro anche e soprattutto oggi, nel tempo della crisi; da essa si può uscire mettendo i genitori nella condizione di realizzare le loro scelte e i loro progetti”, è parte del messaggio per la giornata della vita che si è celebrata lo scorso 2 febbraio. Di qui, accanto alla sottolineatura che
“la società tutta è chiamata a interrogarsi e a decidere quale modello di civiltà e quale cultura intende promuovere”, la scelta della vita, sempre: “Se lamentiamo l’emorragia di energie positive che vive il nostro Paese con l’emigrazione forzata di persone, spesso giovani, dotate di preparazione e professionalità eccellenti, dobbiamo ancor più deplorare il mancato contributo di coloro ai quali è stato impedito di nascere”. Analoga considerazione il Messaggio lo dedica alla “esclusione che tocca in particolare chi è ammalato e anziano, magari con il ricorso a forme mascherate di eutanasia”, per concludere riaffermando “il senso dell’umano e la capacità del farsi carico... fondamento della società”. La nostra società ha bisogno oggi di solidarietà rinnovata, di uomini e donne che la abitino con responsabilità e siano messi in condizione di svolgere il loro compito di padri e madri, impegnati a superare l’attuale crisi sociale e demografica e, con essa, tutte le forme di esclusione. Per porre i mattoni del futuro siamo sollecitati ad andare verso le periferie esistenziali della società, sostenendo donne, uomini e comunità che si impegnino, come afferma Papa Francesco, per un’autentica cultura dell’incontro. Dì la tua inviando un commento all’indirizzo: comunicazione@arpacampania.it
Foto di Fabiana Liguori
13 febbraio 2014 – Napoli: finalmente si “viaggia� verso il cambiamento! Ecco la nuova stazione della metropolitana in piazza Garibaldi