Arpa Campania Ambiente del 15 marzo 2014

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PRIMO PIANO

Città della Scienza: arriva l’accordo tanto atteso

Buonfanti a pag.2 ISTITUZIONI

La scuola che insegna ad amare la terra

C’è un grande prato verde dove nascono speranze...parafrasando una nota canzone potremmo dire che c’è una scuola in Campania dove nascono speranze, dove la cultura e l’educazione si fondono con la sostenibilità, stiamo parlando dell’Istituto Teodoro Gaza di San Giovanni a Piro (Sa). Martelli a pag.4

BIO-ARCHITETTURA

Le case sotterranee di Gary Neville

A Castel Volturno un vivo confronto sulle recenti misure del Governo

Incontro in Terra dei fuochi tra istituzioni e cittadini Prove di dialogo tra istituzioni e cittadini, a Castel Volturno, dove giovedì scorso esponenti del governo, magistrati e rappresentanti delle forze dell'ordine hanno incontrato associazioni e comitati che operano nella Terra dei fuochi. Nell'auditorium del Corpo forestale dello Stato, intitolato a don Giuseppe Diana, si è fatto il punto sui provvedimenti recentemente adottati del governo. L'ultimo, siglato pochi giorni fa, è il decreto interministeriale che circoscrive una serie di terreni non idonei per i prodotti ortofrutticoli. A illustrare i contenuti del decreto sono arrivati sul litorale domizio il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, e il suo omologo all'Agricoltura, Maurizio Martina. Mosca a pag.7

Nuova legge regionale sui rifiuti in Campania

Prevenzione e studio delle eruzioni vulcaniche

La Legge Regionale n. 5 del 24 gennaio 2014, che riordina il servizio di gestione dei rifiuti, è stata già approvata dal Consiglio Regionale e, quindi, è stata promulgata dal Presidente della Giunta Regionale e pubblicata sul B.U.R.C. n. 7 del 27 gennaio 2014. Tale legge è una modifica e integrazione della precedente Legge Regionale n. 4 del 28 marzo 2007, ma, di fatto, trasforma in maniera sostanziale tutto il ciclo dei rifiuti.

Sotto l'azzurro fitto del cielo qualche uccello di mare se ne va; né sosta mai: ché tutte le cose pare sia scritto: “più in là”. Sono gli ultimi versi di Maestrale stupenda poesia di Eugenio Montale.

Sono convinta che, l’appartenenza dell’Italia al contesto comunitario, abbia influito, non poco, sulla scelta del premier di adottare un anglicismo, per rendere,il più possibile confacente alla politica europea, il concetto di piano per il lavoro, che si intende seguire nel nostro Paese. I puristi della lingua storcono il naso e nel tirare in ballo le teorie più disparate, scomodando perfino il diritto americano, asseriscono che non sia di facile risoluzione il problema dell’esatta traduzione, perdendosi in sottili indagini linguistiche, nella ricerca affannosa di possibili significati da attribuire alla parola Act.

Tafuro a pag.19

Ferrara a pag.18

Morlando a pag.4

Palumbo a pag.12

AMBIENTE & SALUTE

Gli additivi alimentari: i dolcificanti I dolcificanti sono additivi usati sia per conferire un gusto dolce ai prodotti alimentari che come edulcoranti da tavola. Tutti gli additivi alimentari devono essere riportati nell'elenco degli ingredienti sulle etichette dei prodotti alimentari. Cavallo a pag.13

Il Consiglio Europeo della Ricerca (CER) destinerà un finanziamento di due milioni di euro al progetto “Chronos”. Si tratta di un importante passo verso la prevenzione e lo studio delle eruzioni vulcaniche. Incontriamo l’ideatore e responsabile del progetto: Diego Perugini, ricercatore del Dipartimento di Fisica e Geologia dell’Università di Perugia. Liguori a pag.10

AMBIENTE & TRADIZIONE

NATUR@MENTE

Il marchio Capodimonte famoso in tutto il mondo

Dove si trova la mia ricchezza?

De Crescenzo-Lanza a pag.14

LAVORO & PREVIDENZA

Il Job Act e il taglio del cuneo fiscale

Lettera d’amore con foto scritta alla mia terra


Città della Scienza: arriva l’accordo tanto atteso Ad un anno dall’incendio che la devastò, Città della Scienza è finalmente pronta a rinascere Ilaria Buonfanti Poche ore. Questo il tempo impiegato dalle fiamme per distruggere uno dei più importanti poli scientifici d’Europa. 120.000 metri quadri di struttura, lavori, sogni e speranze andati completamente

in fumo nonostante l’arrivo immediato dei vigili del fuoco. Oggi, ad un anno di distanza, le indagini della procura di Napoli continuano a seguire un’unica pista, quella cosiddetta “interna”, perché il rogo fu doloso, come dimostrarono molte tracce di benzina e 6

probabili punti d’innesco. Il 4 marzo scorso, in occasione dell’anniversario del disastro, si sarebbe dovuto firmare l’accordo per la ricostruzione di Città della Scienza ma, con sorpresa e delusione, l’accordò saltò all’ultimo momento. “Ci vorrà qualche giorno ancora, ci sono ancora dettagli da limare”, provò a stemperare la tensione il consigliere di Città della Scienza, Vincenzo Lipardi, prima che emergesse chiaro lo scontro politico. Uno scontro politico tra Comune e Regione, il nodo è ancora una volta la bonifica di Bagnoli che il Comune vorrebbe all’interno dell’accordo. In realtà infatti, ci sarebbero due accordi distinti: uno sulla ricostruzione di Città della Scienza ed un altro relativo alla bonifica della spiaggia e

del mare di Bagnoli. “Per noi, -ha spiegato il vicesindaco Sodano- scindere la ricostruzione di Città della Scienza dalla bonifica di Bagnoli è inaccettabile”.In effetti, la bonifica e la riqualificazione di tutta l’aera di Coroglio-Bagnoli è un dovere nei confronti di tutti i cittadini napoletani e non solo. Ma fortunatamente, qualche giorno fa, a Roma presso il Dipartimento dello Sviluppo e della Coesione, l’accordo è stato raggiunto. Al tavolo si sono riuniti i rappresentanti del ministero dello Sviluppo Economico, del ministero delle Infrastrutture, del ministero dell’Ambiente, della Regione Campania, del Comune di Napoli, della Provincia di Napoli e di Città della Scienza - Fondazione Idis.I

responsabili amministrativi delle diverse istituzioni partecipanti al tavolo hanno definito e condiviso tutti gli aspetti dell’accordo di programma quadro sulla ricostruzione di Città della Scienza e del Protocollo di intesa per la riqualificazione di Bagnoli. Il sindaco de Magistris, sereno e fiducioso ha dichiarato: “Siamo ad un passo da una svolta storica per la città. Dobbiamo tutelare la ricostruzione di luoghi feriti da mani criminali e bonificare finalmente un territorio ferito, salvaguardando la salute cittadini. Dobbiamo anche ricostruire la spiaggia, stiamo recuperando tempo prezioso. Servono tutte le risorse necessarie per fare queste operazioni, quelle che le parti che firmano si impegnano a trovare”. Che si sia imboccata la dirittura finale è confermato anche dal vice presidente della Provincia di Napoli, Ciro Alfano, presente al tavolo di riunione. “Siamo molto soddisfatti di aver contribuito, con un’azione silenziosa ma determinata, alla definizione degli accordi raggiunti”. E così, si eleva una fumata bianca, che segna l’inizio di un percorso che porterà lo Science Centre di Città della Scienza a comportarsi come una fenice, risorgendo dalle proprie ceneri.


Il monitoraggio acustico aeroportuale Guida alla gestione e alla progettazione degli interventi La pubblicazione dell'ISPRA n. 102 / 2013, è il risultato del lavoro congiunto dell'ISPRA (autori: Salvatore Curcuruto, Delio Atzori, Enrico Lanciotti, Francesca Sacchetti, Rosalba Silvaggio e Giuseppe Marsico) e delle ARPA Lombardia (Maurizio Bassanino, Mauro Mussin, Alessandra Balestreri) dell'Arpa Lazio (Tina Fabozzi) e della SACBO S.p.A. – Aeroporto Bergamo Orio al Serio (Paolo De Forza). Il manuale è costituito da cinque capitoli più tre appendici per complessive 94 pagine i cui contenuti possono riassumersi citando integralmente l'introduzione: "La normativa in materia di rumore aeroportuale e dei relativi sistemi di monitoraggio... costituisce un corpus particolarmente complesso; la successione dei provvedimenti e la loro specificità, nonché gli interventi giurisprudenziali, non consentono una lettura lineare delle norme. Occorre quindi provvedere all'emanazione di una serie di indicazioni tecnico/pratiche che, nell'osservanza delle singole disposizioni, garantiscano lo svolgimento in maniera efficace ed efficiente delle funzioni di

monitoraggio e controllo del rumore generato dagli aerei. A tal proposito, il presente documento costituisce la linea guida di riferimento per la progettazione e la gestione delle reti di monitoraggio acustico aeroportuale degli aeroporti italiani."

Il "Capitolo 1 - Generalità" comprende 5 sottoparagrafi che descrivono i seguenti argomenti: componenti del sistema di monitoraggio, gestione del sistema, verifica e audit, flusso informativo. Il "Capitolo 2 - Progettazione"

comprende 3 sottoparagrafi che descrivono i seguenti argomenti: le stazioni di misura (numero e ubicazione delle postazioni, strumenti e loro caratteristiche, operatività) stazioni per l’acquisizione dei dati meteo climatici, il Centro di Elaborazione Dati (CED) con le specifiche indicazioni per trasmissione e requisiti del sistema. Il "Capitolo 3 - Gestione del sistema" comprende 2 sottoparagrafi che descrivono i seguenti argomenti: manutenzione (stazione e centro) ed elaborazione dati (identificazione degli eventi acustici, acquisizione dei dati relativi ai voli, correlazione degli eventi ai voli, determinazione dell’indice LVA e validazione, determinazione del rumore non aeronautico). Il "Capitolo 4 - Verifica dell'efficienza del sistema" comprende 3 sottoparagrafi che descrivono i seguenti argomenti: verifica dei requisiti di sistema, verifica dell’efficienza della gestione (manutenzione ed elaborazione) e validazione dei dati. Il "Capitolo 5 - Informazione e reporting" comprende 4 sottoparagrafi che descrivono i seguenti argomenti: rapporti periodici

(rapporti redatti dal gestore del sistema, rapporti redatti da ARPA) informazione al pubblico, gestione delle lamentele e procedure antirumore e contestazione delle eventuali violazioni. Un paragrafo di particolare interesse per l'informazione pubblica è proprio la "Gestione delle lamentele" presentate dai cittadini che si distinguono in due categorie: circostanziate e generiche. A ogni lamentela deve seguire, da parte della Società di gestione dell’aeroporto, una procedura che porti alla correlazione della lamentela con il sorvolo che l’ha causata. A seguito delle verifiche volte a identificare con esattezza l’episodio lamentato, dovrà essere fornita al reclamante, e per conoscenza al Sindaco del Comune competente nonché al Direttore della Circoscrizione Aeroportuale, opportuna risposta. Per le segnalazioni anonime la risposta va indirizzata al Sindaco del comune interessato. Le segnalazioni generiche, invece, possono richiedere alcuni approfondimenti specifici, in funzione del contenuto. A.M.

Siti a rischio: il comune di Lusciano pubblica i dati sul web Terra dei Fuochi: continua l’azione di monitoraggio Il primo passo verso la lotta all’illegalità e all’abbandono indriscriminato dei rifiuti va fatto all’insegna della conoscenza. È questa la linea adottata dal Comune di Lusciano, in provincia di Caserta. Sul sito istituzionale dell’Ente, infatti, è stato di recente pubblicato il registro delle aree soggette ad abbandono incontrollato e al rogo di rifiuti. Ben quattordici le aree censite in collaborazione con l’Arpac. Le aree sono catalogate in base alla zona e corredate con informazioni circa la natura dei materiali depositati, con allegati rilievi fotografici. Tutte le zone sono state messe in sicurezza e due di esse risultano già bonificate. Tristemente vario il camponiario delle sostanze presenti: rifiuti urbani, pericolosi e tossici, onduline di eternit, combusti, ingombranti, inerti, pellami, pneumatici e

miscele bituminose, olii esausti, batterie. Pericolosi già per natura propria, questi rifiuti diventano letali quando dati alle fiamme. “Non bisogna abbassare la guardia – afferma Mimmo Mottola, vice presidente WWF Agro aversano, Napoli Nord e Litorale Domizio – siamo ancora ostaggio dell’attività criminale di questi soggetti che non si rendono conto del danno che arrecano all’ambiente e, soprattutto alla salute degli abitanti delle aree interessate. Nel quadrilatero dei roghi (Aversa, Lusciano, Parete e Trentola-Ducenta) l’inquinamento atmosferico, secondo i dati di una nostra indagine, ha raggiunto livelli altissimi ed intollerabili”. Il territorio è sotto la lente di ingrandimento dell’opinione pubblica e della politica nazionale. “Allo stato dei risultati attuali e delle informazioni

complessivamente disponibili” il 2 per cento dei terreni presenti in 57 comuni della cosiddetta Terra dei fuochi in Campania è da considerare area a sospetto rischio. “Su un totale 1076 km2 terreni mappati, si tratta di 21,5 km2, dei quali 9,2 destinati all’agricoltura”, ha detto il ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali, Maurizio Martina, presentando la mappatura dei terreni disposta in seguito all'approvazione del dl n.136 del 2013 per fronteggiare l’emergenza ambientale in questa zona della Campania. L’indagine è stata recentemente presentata a Palazzo Chigi, alla presenza anche del ministro della salute, Beatrice Lorenzin, il ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti, e il presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro. P.D’A.


NUOVA LEGGE REGIONALE SUI RIFIUTI IN CAMPANIA Il Prof. Giovanni Perillo dell’ANCI chiarisce il ruolo dei comuni Angelo Morlando La Legge Regionale n. 5 del 24 gennaio 2014, che riordina il servizio di gestione dei rifiuti, è stata già approvata dal Consiglio Regionale e, quindi, è stata promulgata dal Presidente della Giunta Regionale e pubblicata sul B.U.R.C. n. 7 del 27 gennaio 2014. Tale legge è una modifica e integrazione della precedente Legge Regionale n. 4 del 28 marzo 2007, ma, di fatto, trasforma in maniera sostanziale tutto il ciclo dei rifiuti. L'iter istituzionale è stato il seguente: • Disegno di legge ad iniziativa dell'Assessore Giovanni Romano adottato dalla Giunta Regionale con deliberazione n. 221 del 5 luglio 2013 (BURC n. 44 del 12 agosto 2013). • Depositato in Consiglio regionale in data 26 agosto 2013, dove ha acquisito il n. 474 del registro generale ed assegnato alla VII Commissione consiliare permanente per l'esame e alla I e II • Commissione consiliare permanente nonchè alla Commissione Consiliare Speciale per il controllo sulle bonifiche ambientali e sui siti di smaltimento rifiuti e ecomafie e

riutilizzo dei beni confiscati per il parere. • Approvato dall'Assemblea legislativa regionale nella seduta del 16 gennaio 2014. Si tratta di una legge snella, composta da complessivi 18 articoli, oltre note e rimandi specifici alla precedente legge regionale, di cui, come detto, ne costituisce una sostanziale integrazione. Abbiamo chiesto un primo parere al prof. Giovanni Perillo, docente di ingegneria ambientale all'Università Parthenope ed esperto nel settore, che ha seguito per l'ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) la stesura della Legge: "È possibile affermare che, finalmente, la Regione Campania ha un sistema come tutte le altre regioni italiane, nonostante le resistenze e le interferenze dei Comuni. Dopo oltre 15 anni di commissariamento, la responsabilità ritorna in capo ai Comuni. Questa è la grande novità. Ai comuni spetterà sia l'attività di igiene urbana, sia quella di smaltimento; con tutti gli oneri e gli onori. Mancano ancora i decreti attuativi della Regione e poi ci sarà l'entrata in vigore." Molti comuni già stanno puntando i

piedi, affinché i tempi si allunghino, ma dal Ministero dell'Ambiente sembra che non si accetteranno più proroghe. I comuni, quindi, sono in condizione di essere operativi tra circa sei mesi, visto che non ci saranno ulteriori proroghe? "Le province napoletane e casertane destano le maggiori ansie, infatti, ANCI promuoverà a

breve una serie di seminari conoscitivi per supportare gli enti locali. Sussistono, infatti molte preoccupazioni in merito alle attività da espletarsi entro il 30 giugno 2014." Nel prossimo numero approfondiremo specifici articoli con le relative note per rendere ancor più chiaro il funzionamento del nuovo sistema. (prima parte)

Orti, pasti bio, riciclo e compostaggio: nel Cilento un istituto modello

LA SCUOLA CHE INSEGNA AD AMARE LA TERRA Giulia Martelli C’è un grande prato verde dove nascono speranze...parafrasando una nota canzone potremmo dire che c’è una scuola in Campania dove nascono speranze, dove la cultura e l’educazione si fondono con la sostenibilità, stiamo parlando dell’Istituto Teodoro Gaza di San Giovanni a Piro, in provincia di Salerno, dove la dirigente scolastica Maria De Biase ha deciso di inserire nel programma curricolare una serie di iniziative green sposando in toto i principi di Paul Connet relativi alla “Strategia rifiuti zero” e quelli del movimento “Transition Town” cui ha aderito. Arrivata nel 2007 da Marano, (comune dell’hinterland napoletano tristemente noto alle cro-

nache perché parte della Terra dei Fuochi) a capo dell’istituto comprensivo cilentano, la preside De Biase ha ottenuto che, assieme a lei, alunni, insegnanti e genitori si rimboccassero le maniche e iniziassero a curare dei piccoli orti, superando con coraggio e tenacia i timori e le resistenze iniziali dovuti soprattutto al fatto che le persone che vivono in zone rurali, oramai affrancatesi, rifuggono la necessità di coltivare. Oggi gli orti produttivi sono sei, alcuni sinergici che promuovono meccanismi di autofertilità del suolo e altri biologici tradizionali. I risultati sono davvero esaltanti e in ogni momento della giornata scolastica è ben visibile l’impronta ecologica che la preside ha deciso di imprimere al suo istituto. Così, anche il momento

della merenda condivisa dai bambini diventa speciale: si tratta di un eco-spuntino a base di pane condito di volta in volta con olio, marmellata, fave, broccoletti e fagioli (rigorosamente autoprodotti). Le bottigliette di plastica sono state vietate, tutti bevono l’acqua delle sorgenti del Parco nazionale del Cilento che arriva direttamente ai rubinetti della scuola, oppure una spremuta di arance locali. Banditi dunque gli spuntini industriali e abolito il falso mito per cui tutto ciò che è imballato e confezionato sia più salutare e nutrizionalmente valido basandosi sul principio per cui una scuola può decidere di introdurre ecopasti che evitino imballaggi inquinanti e cibo spazzatura, a patto che rispetti indicazioni igieniche basilari. Anche il

pranzo all’istituto Gaza è attento all’ambiente e alla salute: le stoviglie sono lavabili così da ridurre a zero la produzione di rifiuti, gli scarti alimentari finiscono nelle compostiere realizzate ad arte dai bambini e dalle bambine con reti metalliche e altri materiali poveri di riuso. Persino gli oli residuali della cucina possono diventare risorsa, e il Gaza ha allestito il primo e unico punto di raccolta della zona, dove si reca tutta la popolazione per il conferimento. Il liquido viene poi impiegato per la creazione di saponette all’interno dei laboratori gestiti dai

ragazzi sotto l’attenta e amorevole supervisione delle nonne. I prodotti risultanti da questa trasformazione vengono poi venduti e il ricavato utilizzato per finanziare ticket mensa e libri per i meno abbienti ma anche per sostenere progetti di solidarietà in India e in Senegal. 10 e lode allora in pagella alla Teodoro Gaza e al suo staff, che ha deciso di puntare sulle nuove generazioni per creare e diffondere una coscienza ecologista che possa essere d’esempio anche per altre realtà e che siamo certi, sta già dando i suoi frutti.


Gli abitanti delle “isole di plastica” NUOVE COMUNITÀ DI MICRORGANISMI HANNO DATO VITA ALLA PLASTISFERA Anna Paparo Dal nome sembrerebbe innocua, ma la “plastisfera” è una nuova nicchia ecologica marina, popolata da un tipo di comunità del tutto nuove e potenzialmente pericolose. Si tratta di organismi che vivono sulle isole di plastica galleggianti nei mari. L’anno appena trascorso ha visto questa sensazionale scoperta di un gruppo di scienziati della Woods Hole Oceanografic Institution, la più grande istituzione privata di ricerca oceanografica del mondo. Studiando al microscopio i rifiuti plastici che galleggiano sugli oceani (46 mila pezzi per chilometro quadrato in base a una stima Onu), si è messo in luce che queste piccolissime isole sono abitate da micro- organismi, che danno vita in acqua a una vera e propria comunità, a cui è stato dato, appunto, il nome di “plastisfera”. Ma vediamo più da vicino in cosa consiste questa clamorosa scoperta. I ricerca-

tori della W.H.O.I. sono venuti a conoscenza che queste micro comunità ospitano anche batteri conosciuti come nocivi per gli animali e per l’uomo, che prosperano indisturbati su queste isolette artificiali. Ma

24a edizione del “Clean Up Day” in Australia Più di cinquecento quaranta volontari australiani, armati di guanti sacchetti e rastrelli, hanno raccolto in questi giorni oltre 15.700 tonnellate di rifiuti in circa 7mila località in giro per l’Australia in occasione della 24a edizione del “Clean Up Day”. Tra i materiali più raccolti ci sono i contenitori di bevande e le cicche di sigarette, i nemici di sempre dell’ambiente. L’ex velista Ian Kiernan, ideatore dell’evento, ha messo in luce il fatto che si debba puntare su sistemi pubblici di riciclaggio, la cui base è caratterizzata da incentivi per i contenitori di bevande, che quest’anno sono in pole position tra i rifiuti dispersi nell’ambiente. Ma, in molti paesi del mondo, i cittadini hanno la possibilità di usufruire di un incentivo economico se consegnano agli enti preposti i contenitori vuoti di bevande come le lattine e le bottiglie di plastica e vetro. Tutto ciò è materiale tossico e non degradabile,

non finisce qui. A quanto pare, tra gli oltre mille tipi di microorganismi identificati esistano i cosiddetti “super-colonizzatori” in grado di formare comunità compatte nel giro di pochi minuti. A ciò si aggiunge che spesso la plastisfera cresce su detriti di dimensioni assai ridotte, inferiori ai 5 millimetri. Questo tipo di rifiuto, la microplastica, viene frequentemente ingerito dai pesci o da altri animali marini. La teoria di Tracy Mincer, biologa marina del W.H.O.I., è che i microorganismi presenti sulla plastica galleggiante, una volta ingeriti, digeriti ed espulsi, ne uscirebbero più in forma di prima. Ulteriori indagini, sostiene Tracy Mincer, permetteranno agli scienziati di conoscere meglio la plastisfera, il meccanismo che porta alla sua formazione e i percorsi da essa tracciati; sarà, poi, possibile datare la formazione delle isole galleggianti e determinarne l’origine. Quindi, lo studio congiunto di vari ricercatori in tutto il pianeta potrebbe aiutare a creare una carta di identità delle varie “comunità plastisferiche”, secondo il principio che i diversi tipi di plastica ospitano abitanti diversi.

che continua ad accumularsi, riportando gravi danni alla natura e all’ambiente circostante. Proprio per questi motivi, Kiernan ha chiesto nuovamente che venga adottato su scala nazionale lo schema di riciclaggio, caratterizzato da depositi rimborsabili sui contenitori di bevande, da molti anni in vigore nello stato del Sud dell’Australia, la capitale Adelaide, dove il tasso di recupero sui contenitori di bevande supera di gran lunga l’85%, mentre nel resto del continente australiano è al di sotto del30%. Ma l’ex velista, che di recente ha ricevuto una laurea ad honorem in Scienze dall’Università del Nuovo Galles del Sud, non si è fermato con le richieste. Infatti vorrebbe l’introduzione di norme che costringano i fabbricanti a ritirare e a far riciclare i prodotti elettronici obsoleti, che finiscono nelle discariche a un tasso triplo rispetto all’altra immondizia. A.P.

UNA DIGA LETALE PER I DELFINI DEL MEKONG La costruzione di una grande diga a scopi idroelettrici, nel Sud del Laos, in pieno habitat delle orcelle asiatiche, l’ Orcaella brevirostris, incredibile specie di delfino che vive lungo le coste del Sud e Sud-Est Asiatico, rischia di condannare all’estinzione questa specie che vive indisturbata lungo il corso di tutto il Mekong. Stime del WWF hanno calcolato che nel Mekong siano rimasti meno di 100 esemplari di questi meravigliosi animali. La realizzazione della diga prevede l’estrazione di milioni di tonnellate di roccia con esplosivi: le onde sonore generate dalle esplosioni potrebbero uccidere i delfini che possiedono apparati acustici altamente sensibili. Inoltre, l’aumento della navigazione fluviale, i cambiamenti nella qualità dell’acqua e il degrado dell’habitat rappresentano altri importanti rischi diretti per i delfini. Isabella Pratesi, direttore Conservazione del WWF Italia, afferma che i piani per costruire la diga Don Sahong, in un canale immediatamente a monte dell’habitat dei delfini, potrebbe provocare la loro scomparsa dal Mekong. Gli impatti della diga sulla vita dei delfini probabilmente non potranno essere mitigati, e certamente non attraverso i piani limitati e vaghi delineati nella valutazione di impatto ambientale del progetto. Le orcelle asiatiche o delfini di Irrawaddy del fiume Mekong sono sempre più a rischio estinzione, costretti nel tratto di fiume Mekong , 190 km, tra il Laos meridionale e il nord-est della Cambogia. I delfini sono già minacciati dall’impatto accidentale con le reti,

dall’inquinamento e dal basso tasso di sopravvivenza dei piccoli. Ulteriori pressioni sulla popolazione potrebbero causarne la definitiva scomparsa. Nel settembre scorso il Laos ha annunciato la sua decisione di procedere con la diga Don Sahong nel Mekong, bypassando il processo di consultazione del Mekong River Commission (MRC ). La costruzione dovrebbe iniziare presto e finire nei primi mesi del 2018. Il WWF sottolinea come esistano alternative alla diga Don Sahong, come il progetto Thako, che potrebbe generare la stessa quantità di energia elettrica ma a costi inferiori e con minori impatti ambientali. I delfini del Mekong hanno anche un grande significato culturale per le comunità locali in quanto essi sono portatori di tangibili benefici per il loro sostentamento. I tour di avvistamento dei delfini d’acqua dolce sono un importante contributo alla crescita economica considerato che portano gli introiti necessari alle comunità locali. F.S.


A scuola, piccoli esperimenti sull’aria Prosegue il programma dell’Agenzia sull’educazione ambientale in classe Anna Gaudioso Proteggere l’ambiente è un dovere di tutti, ma per proteggere una cosa bisogna conoscerla, e non solo: bisogna amarla. Esplorare l’ambiente che ci circonda per scoprirne la bellezza, la ricchezza e l’importanza è fondamentale per proteggerlo. Noi abbiamo parlato dell'aria agli alunni della scuola elementare Rodari di Pagani. Il nostro obiettivo è quello di costruire un percorso di conoscenze e di consapevolezza del meraviglioso mondo naturale che ci circonda. L’ambiente è tutto ciò che ci circonda e ne fa parte anche l’aria, che c’è ma non si vede. Non ha odore, non ha sapore, non ha colore ma è importantissima perché gli esseri viventi ne hanno bisogno per vivere. Abbiamo detto che l’aria trasporta il suono e che senza aria, ad esempio, non potremmo ascoltare la musica, il canto degli uccellini e le nostre voci. Abbiamo aggiunto che l’aria ha un volume e occupa uno spazio. Infatti abbiamo eseguito un piccolo esperimento: preso un bicchiere di plastica trasparente, abbiamo accartocciato un foglio di giornale formando una pallina e lo abbiamo posizionato sul fondo del bicchiere. Immergendo il bicchiere in una bacinella con dell’acqua abbiamo fatto notare ai bambini che tra il bicchiere e la pallina di carta restava uno strato asciutto dove l’acqua

non arrivava, perché tra il bicchiere e la pallina di carta c’era ancora aria. I bambini hanno ritagliato delle immagini su questo tipo di esperimento e le hanno incollate sul cartellone. Il percorso informativo continua con l’attenzione e la partecipazione dei bambini, che è attenta e interessata. Abbiamo spiegato ai piccoli alunni che l’aria è un gas e che è composta da tre elementi importanti: l’ossigeno, che permette agli esseri viventi di respirare, l’anidride carbonica e l’azoto che sono importanti per la crescita delle piante e degli animali. Questi gas sono presenti in diverse quantità e mescolati tra loro. È un po' come quando la mamma fa la torta: mescola gli ingredienti in quantità precise seguendo la ricetta. La “ricetta” dell'aria è Azoto78%, Ossigeno 21%, Anidride carbonica 0,04%, poi una piccola percentuale di altre sostanze come argon, neon, elio, metano, kripton, xeno, idrogeno, ozono e vapore acqueo. Ebbene, a questo punto i giovani partecipanti si sono sbizzar-

riti a intervenire anche con racconti divertenti. Uno di loro insisteva particolarmente: nell’aria, a suo dire, ci sarebbe anche il “gas” di un compagno; e citava il parere della nonna, secondo la quale nella pancia gonfia c’è il gas! Il sette marzo scorso abbiamo iniziato il nostro percorso informativo in un’altra classe, la terza D. Insieme all’insegnante Margherita Attanasio abbiamo avviato questo nuovo incontro sulle tracce dell’altra classe. Gli alunni si sono mostrati interessati all’argomento e hanno collaborato a ritagliare e incollare il mate-

riale procurato per loro, dopo la nostra discussione interattiva, in cui tutti avevano qualcosa da dire o da chiedere. Prossimamente continueremo con un gioco e con l’esperimento dei palloncini per dimostrare che un palloncino pieno d’aria pesa rispetto ad un pal-

loncino vuoto. Presi due palloncini: uno gonfiato e l’altro no saranno legati alle estremità di un’asta. Dimostreremo cosi che quello pieno d’aria risulterà più pesante. Gli incontri si concluderanno con un questionario di verifica.

Cronaca meteorologica di un incerto mese di marzo Gennaro Loffredo Il mese di marzo, per antonomasia, rappresenta il mese di transizione tra gli ultimi rigori dell’inverno e l’incipiente primavera. Le ore di luce tendono gradualmente ad aumentare, tant’è che tra il 20 e il 21 marzo, giorno dell’equinozio di primavera, le ore del dì sono praticamente allineate con quelle della notte. Dopo un inverno praticamente assente, il primo mese della primavera è iniziato all’insegna del freddo e delle nevicate che per la prima volta in questa stagione si sono spinte fin verso l’Appennino a quote relativamente basse. Dopo una fase estremamente instabile, le condizioni del tempo poi sono andate gradualmente migliorando grazie alla presenza di un vasto anticiclone che si è impossessato di gran parte dell’Europa, compreso il bacino centrale del Mediterra-

neo. Le condizioni atmosferiche sono diventate prettamente primaverili su gran parte del continente con i primi e diffusi 20°C registrati su tutto il settentrione. Tuttavia nel corso delle prossime settimane il promontorio anticiclonico tenderà a spostare i suoi massimi in aperto Atlantico e questa situazione consentirà una nuova discesa di correnti molto fredde di matrice artica, le quali punteranno soprattutto l’Europa centrale e orientale e parzialmente anche la nostra penisola, determinando nuovi ritorni di instabilità e clima tardo invernale. Insomma marzo, dopo tante anomalie, sta seguendo i canoni tradizionali di mese pazzerello, fatto di alternanza di periodi estremamente perturbati tipici dell’inverno e primi assaggi di tempo stabile e gradevole di stampo primaverile.


Confronto tra istituzioni in Terra dei fuochi A Castel Volturno si è fatto il punto sulle misure adottate dal governo Luigi Mosca Prove di dialogo tra istituzioni e cittadini, a Castel Volturno, dove giovedì scorso esponenti del governo, magistrati e rappresentanti delle forze dell'ordine hanno incontrato associazioni e comitati che operano nella Terra dei fuochi. Nell'auditorium del Corpo Forestale dello Stato, intitolato a don Giuseppe Diana, si è fatto il punto sui provvedimenti recentemente adottati dal governo. L'ultimo, siglato pochi giorni fa, è il decreto interministeriale che in prima battuta circoscrive una serie di terreni i cui prodotti ortofrutticoli non potranno essere messi in commercio. A illustrare i contenuti del decreto sono arrivati sul litorale domizio il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, titolare dell'Ambiente fino a poche settimane fa, e il suo omologo all'Agricoltura, Maurizio Martina. Quest'ultimo, di fronte a una platea molto affollata, ha definito le misure del governo «un primo passo, non un capitolo finale». Per la prima volta, ha sottolineato il ministro, si è tracciata una perimetrazione delle aree più a rischio. Si tratta, come è stato riportato da tutti

ARPA CAMPANIA AMBIENTE del 15 marzo 2014 - Anno X, N.5 Edizione chiusa dalla redazione il 14 marzo 2014 DIRETTORE EDITORIALE

Pietro Vasaturo DIRETTORE RESPONSABILE

Pietro Funaro CAPOREDATTORI

Salvatore Lanza, Fabiana Liguori, Giulia Martelli IN REDAZIONE

Cristina Abbrunzo, Anna Gaudioso, Luigi Mosca, Andrea Tafuro GRAFICA E IMPAGINAZIONE

Savino Cuomo HANNO COLLABORATO

S. Allinoro, I. Buonfanti, S.Cavallo, F. Clemente, P. D’Auria, G. De Crescenzo, A. Esposito, E. Ferrara, R.Funaro, A. Giangrasso, G. Loffredo, B. Mercadante, A. Morlando, A. Palumbo, A. Paparo, F. Schiattarella SEGRETARIA AMMINISTRATIVA

Carla Gavini DIRETTORE AMMINISTRATIVO

Pietro Vasaturo EDITORE Arpa Campania Via Vicinale Santa Maria del Pianto Centro Polifunzionale Torre 1 80143 Napoli REDAZIONE Via Vicinale Santa Maria del Pianto Centro Polifunzionale Torre 7- 80143 Napoli Phone: 081.23.26.405/426/427 Fax: 081. 23.26.481 e-mail: rivista@arpacampania.it Iscrizione al Registro Stampa del Tribunale di Napoli n.07 del 2 febbraio 2005 distribuzione gratuita. L’editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti e la possibilità di richiederne la rettifica o la cancellazione scrivendo a: ArpaCampania Ambiente,Via Vicinale Santa Maria del Pianto, Centro Polifunzionale, Torre 7-80143 Napoli. Informativa Legge 675/96 tutela dei dati personali.

i giornali, di 51 siti, che coprono appena il 2% dei 57 comuni campani messi sotto osservazione. Poi nell'arco di novanta giorni si condurranno altri accertamenti sui terreni classificati a livelli di rischio più bassi. Martina ha indicato due obiettivi, che non si escludono a vicenda: presidiare il territorio, garantendo la sicurezza dei prodotti agricoli, ma allo stesso tempo preservare la reputazione delle produzioni di qualità. Infatti più di un rappresentante delle aziende agroalimentari è intervenuto al convegno organizzato da Legambiente, lamentando un notevole calo di fatturato dopo l'allarme sulla terra dei fuochi, in un periodo già difficile per la crisi. All'incontro hanno partecipato anche gli enti che hanno contribuito, con i loro dati e la loro competenza tecnica, a determinare i contenuti del decreto. Tra questi, il Corpo Forestale dello Stato, l’Ispra, l'Arpa Campania, l'università di Napoli Federico II, l'Agea, Agenzia per le erogazioni agricole. La dott.ssa Marinella Vito, direttore tecnico Arpac, ha illustrato il modello scientifico che ha portato alla classificazione dei terreni a rischio. Questo lavoro è stato condotto in due mesi, dopo i decreti approvati a dicembre, mettendo insieme i dati in possesso di diversi enti: un primo importante passo, con la prospettiva di estendere e di approfondire gli accertamenti. Nutrita la presenza istituzionale al convegno: oltre ai già citati ministri, sono intervenuti, tra gli altri, i magistrati Francesco Greco (capo designato della procura di Na-

poli Nord), Corrado Lembo, procuratore capo a Santa Maria Capua Vetere, Giovanni Colangelo, che riveste la stessa funzione a Napoli, oltre al Procuratore nazionale antimafia Franco Roberti. Tra le altre presenze istituzionali, il viceministro all'Agricoltura Andrea Olivero, l'assessore regionale all'Agricoltura Daniela Nugnes, il comandante provinciale della Forestale a Napoli, Sergio Costa, e il responsabile della Divisione sicurezza agroalimentare, Giuseppe Vadalà. Molto presenti le associazioni e i movimenti: oltre agli esponenti di Legambiente, che organizzava l'evento, sono intervenuti don Maurizio Patriciello, parroco di Caivano da anni in lotta sui

temi ambientali, poi Enrico Fontana (Libera) e Lucio Iavarone del Coordinamento comitati fuochi. Durante la sessione pomeridiana ha fatto irruzione il comitato di protesta per la discarica di Chiaiano.

Le misure Diversi sono i provvedimenti del governo che si sono succeduti nelle ultime settimane per fronteggiare i problemi della cosiddetta “Terra dei fuochi”. A inizio dicembre è stato approvato un decreto legge (n. 136/2013) sulle emergenze ambientali, poi convertito in legge dal Parlamento. Il decreto ha previsto la classificazione dei terreni della Terra dei fuochi, secondo diversi livelli di rischio, in modo da individuare quelli adatti alla coltivazione di prodotti agroalimentari, e quelli invece dove è opportuno prevedere forme diverse di utilizzo, ad esempio le colture “no food”, non destinate a produrre alimenti. È stato introdotto il reato di combustione illecita dei rifiuti, con pene più severe per chi incendia immondizia o scarti come risultato di un’attività organizzata. Inoltre si prevede un apposito screening sanitario per la popolazione dell’area interessata da roghi e sversamenti di rifiuti. Il 23 dicembre scorso è arrivata la direttiva ministeriale che ha dato avvio alla mappatura dei terreni di 57 comuni campani, per consentire la classificazione richiesta dal decreto 136. Al termine del lavoro condotto da un gruppo con rappresentanti di vari Enti, si è arrivato al decreto interministeriale più recente, che ha circoscritto i terreni più a rischio bloccando la messa in commercio dei prodotti ortofrutticoli coltivati in questi suoli.


Biodiversità: una parola a rischio di estinzione? In Italia il 50% delle piante, il 51% degli animali e il 67% degli habitat non godono di un adeguato stato di conservazione Fabiana Clemente Pensare al termine biodiversità richiama alla mente immagini di immense foreste, distese di prati fioriti, laghi, fiumi, ruscelli e cascate. Scenari di habitat incontaminati dove numerose specie animali – conosciute e meno conosciute – tra molte difficoltà, semplicemente vivono e si riproducono. Pensare a questi paesaggi da favola richiama alla mente un unico e solo incipit: “C’era una volta”. C’era una volta il rinoceronte di Sumatra, di cui ormai si contano meno di cento esemplari. C’era una volta il bradipo pigmeo, il quale minacciato dalla caccia e deforestazione, non vanta una famiglia numerosa. C’era una volta il camaleonte tarzan, avvistato per la prima volta in Madagascar nel 2010, il cui habitat versa in pessime condizioni. Neanche lo stato di conservazione dei lemuri del Madagascar è rassicurante. Il peculiare gruppo di primati è un bersaglio facile da parte di cacciatori e animali più grossi. Tutte le specie endemiche di questo stato vedono giorno dopo giorno compromettere il proprio

ambiente naturale. Il cinopiteco di Tonchino, l’otarda indiana, la curiosa rana trasparente, il simpatico koala australiano. Sono solo alcuni nomi elencati in una documentazione presentata al World Conservation Congress, relativa alla preoccupante condizione del nostro pianeta che minaccerebbe l’incolumità dei suoi abitanti. Nei prossimi vent’anni di queste specie potrebbero rimanere solo immagini sbiadite. In Italia la situazione non è poi così diversa. The day after? È un’incognita anche per alcuni animali nostrani. Nuovo allarme lanciato dall’Ispra circa le numerose specie nel nostro paese a rischio di estinzione. I dati raccolti e resi pubblici nel III Rapporto Direttiva Habitat 2007-2012 fanno un quadro della situazione per niente rassicurante. Il 50% delle piante, il 51% degli animali e il 67% degli habitat non godono di un adeguato stato di conservazione. Poco più di 40 esemplari dell’orso marsicano. La lince e la foca monaca contano dai 3 ai 5 esemplari. Pipistrelli e anfibi, la cui sopravvivenza è seriamente compromessa dall’uso spropositato di pesticidi. Tra le specie in

calo rientrano il gallo cedrone, la pernice bianca, la coturnice, la gallina prataiola, la tartaruga di mare, la testuggine d’acqua, la testuggine di Hermann e l’ululone. Un barlume di speranza si intravede dai segnali di recupero registrati dal lupo appenninico, dall’orso delle alpi, dal cervo sardo, dal fenicottero e dal camoscio appenninico. In ogni caso non dobbiamo abbassare la guardia. Il WWF chiarisce tre obiettivi fondamentali: ridurre

le minacce per le specie a livello locale, eco regionale e globale, stimolare governi e istituzioni a promuovere interventi di conservazione e incoraggiare le comunità locali a preservare le specie. Impegnarci a rivalutare il nostro modus vivendi e adottare comportamenti ad hoc non solo garantirebbe la proliferazione di diverse ed incantevoli specie animali, ma salvaguarderebbe anche l’incolumità dell’uomo. La riforestazione del

pianeta è l’unica strada per ridurre in modo significativo la dispersione di CO2 nell’atmosfera. Basti sapere che un albero, in un ciclo di vita media, assorbe circa 700 kg di anidride carbonica. La valorizzazione e la tutela del nostro patrimonio naturalistico è un percorso obbligato per registrare un’inversione di marcia. Gli animali godono di pochi diritti, ma hanno il nostro stesso diritto di esistere.

Ecocidio: un crimine ambientale che va riconosciuto! Riconoscere questo reato per punire penalmente i responsabili “…devastazione e distruzione che mira a danneggiare o distruggere l’ecologia di aree geografiche a danno di tutte le forme di vita, umana, animale o vegetale…” così, nel 1970 a Washington, prima della Conferenza sulla guerra e sulla responsabilità nazionale, il professor Arthur Galston definì l’ecocidio, chiedendone il riconoscimento a livello internazionale. Oggi, a ben 44 anni di distanza, l’ecocidio non è ancora un crimine! Con questo termine consideriamo la distruzione estensiva, il danno o la perdita di ecosistemi di un dato territorio da parte di agenti umani o altre cause a un livello tale da compromettere seriamente il pacifico godimento degli abitanti di questo territorio. Ma perché è tanto importante riconoscere legalmente l’ecoci-

dio? Attraverso il riconoscimento dell’ecocidio, i responsabili dei danni ambientali saranno puniti penalmente e non se la caveranno più solamente attraverso una multa. Inoltre, chi causerà il danno sarà responsabile del ripristino ambientale dell’area interessata. Non da ultimo, l’ecocidio verrà riconosciuto anche per i danni da grandi catastrofi naturali e questo permetterà di valutare le responsabilità degli Stati nella tutela del territorio e li costringerà al ripristino delle zone colpite. Oggi un gruppo di giovani europei sta portando avanti l’iniziativa End Ecocide per raccogliere un milione di firme (attraverso il sito www.endecocide.eu) e far riconoscere l’ecocidio in Europa, attraverso lo strumento dell’ICE. L’ICE è l’Iniziativa dei Cittadini Europei, ovvero una

modalità attraverso la quale i cittadini dell’UE, raccogliendo un milione di firme entro un anno da un minimo di sette paesi diversi, possono proporre o suggerire nuovi emenda-

menti alla legislazione che la Commissione Europea ha il potere di cambiare. E’ indispensabile introdurre una legge che riconosca il diritto alla vita, che protegga la

biodiversità, e che unisca tutte le forme di danno ambientale esteso con una definizione unica. I direttori, i capi di governo, le banche, ecc. devono assumersi la responsabilità di prendere in considerazione l’effetto delle loro decisioni in materia ambientale. La direttiva renderebbe l’ecocidio perseguibile su territorio europeo, saranno anche illegali attività commesse da aziende o cittadini europei al di fuori dell’Ue e le aziende non europee che commettono ecocidio non potranno più vendere quei prodotti all’interno dell’Unione Europea. Un giorno, speriamo non troppo lontano, l’ecocidio sarà un crimine, questa è una certezza. Tutta l’umanità dipende dagli ecosistemi per la sua sopravvivenza, dopotutto anche noi ne facciamo parte. I.B.


Ridurre i combustibili fossili e il fuel risk del paese

L’importanza delle agro-energie in Italia Fabio Schiattarella La Mostra Convegno sulle Agro-energie, svoltasi a Tortona e giunta al suo settimo anno, anche quest’anno ha fatto il punto su un settore che riunisce i distretti legati a biomasse, biogas e biocarburanti, come ad esempio il biometano, che genera 4 miliardi di fatturato e crea occupazione per ventiquattromila addetti. Mattirolo, amministratore delegato di Agro-energia, facendo un bilancio complessivo del settore è soddisfatto. Le Agroenergie sono cresciute in modo esponenziale fino al punto di collocarsi al secondo posto, precedute dall’ energia solare, registrando una crescita che tocca quasi il 5% per i bioliquidi rispetto all’anno 2008. Numerosi i temi affrontati ma anche le questioni aperte: struttura degli incentivi, legislazione incompleta, opposizioni locali agli impianti di maggiore taglia, mancanza di piani di approvvigionamento certi. Alessandro Marangoni, di Althesys, la società di ricerca e consulenza a cui si riferisce l’Osservatorio di Agro-energie sito a Tortona, riferisce che secondo le stime giunte dalle ricerche dell’ Osservatorio 2014, questo settore rappresenta circa un quinto del giro d’affari del comparto delle fonti rinnovabili, comparto dominato dal sole e dall’idroelettrico. Gli impianti alimentati a biomasse solide e con la frazione organica dei rifiuti solidi urbani rappresentano il 38% della potenza installata, il biogas è in crescita molto sostenuta ed è arrivato al 35%, mentre i liquidi sono al 27%. Insieme, si tratta di 12,4 miliardi di chilowattora prodotti. Secondo Mattirolo, l’Osservatorio si avvale del contributo di una serie di importanti attori accademici, istituzionali e aziendali, con specifiche competenze nei rispettivi settori. In questo gruppo di lavoro è nato l’interrogativo sullo stato presente della filiera in cui operano e sulla sostenibilità di lungo periodo. Il risultato è uno stato dell’arte di un comparto in forte evoluzione, anche in funzione delle sensibili modifiche intervenute nel contesto nazio-

DALLA CITTÀ ALLA CAMPAGNA: RITORNO ALLE ORIGINI

nale ed europeo. Mattirolo specifica che essendo delle fonti programmabili, il ruolo delle agro-energie è di importanza strategica nel mix delle rinnovabili, perché offrono un potenziale di stabilizzazione della rete che negli anni a venire potrebbe essere sfruttato e compensato dal mercato, anche quando gli incentivi saranno finiti. La crescita delle agroenergie genera posti di lavoro e indotto, con ricadute sul Pil. La valorizzazione dei sottoprodotti agricoli e zootecnici porta

al contempo benefici economici e ambientali. Inoltre, il minor impiego di combustibili fossili porta non solo a una diminuzione delle emissioni, ma anche del fuel risk per il Paese. In conclusione, le agro-energie costituiscono un'importante occasione di sviluppo economico e di politica ambientale per il nostro Paese, la cui crescita è un tassello importante delle politiche italiane per le energie rinnovabili e un'opportunità per il settore agricolo e industriale italiano.

La battuta d’arresto che la produzione industriale ha subìto in questi anni di recessione, ha provocato – seppur con una lieve risonanza – un cambiamento che può farci sperare in una rivalutazione delle priorità. Un’inversione di marcia che si traduce nel ritorno alle campagne. Cresce l’occupazione nei settori dell’agricoltura. Nel 2013 si è registrato un aumento del 9% e un terzo delle aziende agricole è gestito d giovani. Secondo una ricerca della Coldiretti tre giovani su quattro hanno scelto la campagna per soddisfare ambizioni professionali e per una rinnovata coscienza bucolica. I dati emersi dall’Istat, relativi all’anno 2013, hanno registrato un aumento di tale fenomeno in Friuli Venezia Giulia. Il passo dalla passione alla creatività è breve. Ed in quest’ottica di controtendenza nascono nuove figure professionali ad hoc. Agritata, agriscultore, muratore ecologico, erborista 2.0, tutor dell’orto, annaffiatore di formaggi, l’addetto al recupero della canapa. Non sono nomi di fantasia, bensì nuovi mestieri dai connotati decisamente green. Presentati all’Assemblea elettiva dei Giovani Coldiretti nell’ambito dell’Open Space su “Il lavoro possibile nel tempo della crisi”, evidenziano il binomio perfetto tra creatività e opportunità di business. Un’ulteriore conferma di questa recente tendenza è data dall’incremento delle iscrizioni alle Facoltà di scienze agrarie. In che modo si manifesta la creatività agricola? Basti pensare al muratore ecologico. Di cosa potrà mai avvalersi per creare un mattone? La risposta è il riutilizzo di ogni scarto agricolo. Di cosa si occupa un agrierborista? Cura in ogni aspetto tutte le fasi del ciclo di vita di una pianta, dalla coltivazione fino alla sua trasformazione in prodotti per il benessere, la salute e la bellezza. In tempi di crisi rivolgiamoci a Madre Natura: abbiamo bisogno di lei, come lei ha bisogno di noi. F.C.

Cicloturismo: da due anni si registrano numeri da record Alessia Esposito Numeri da record quelli raggiunti dal turismo in bicicletta. La FIAB (Federazione Italiana Amici della Bicicletta) diffonde i dati relativi al 2012 e formula previsioni sui risultati del 2014. Ben 44 miliardi di euro il giro d’affari delle due ruote in Europa, secondo le stime del Parlamento Europeo. I dati si stanno confermando in ascesa anche per il 2013 e il 2014, secondo le stime, sarà “l’anno del cicloturismo”. L’acquisto delle bici, ecologiche, salutari, ma soprattutto economiche, in questi ultimi due anni di crisi ha superato quello delle autovetture.

L’indotto generato dalle due ruote si estende infatti anche al turismo. Due miliardi di viaggi complessivi e un totale di 20 milioni di pernottamenti in tutta Europa. Per chi vuol viaggiare risparmiando e avendo un contatto diretto con la natura. La FIAB promuove la cultura della mobilità sostenibile organizzando gite e viaggi. Circa trenta i partecipanti per ogni “uscita” e 50 i km percorsi. Il totale annuale è di 4.200 escursioni a breve e lungo raggio, in Italia e all'estero, in compagnia di accompagnatori esperti e volontari. I percorsi sono articolati secondo vari gradi di difficoltà. I parteci-

panti in Italia sono circa 130.000. Le prossime vacanze previste sono le Cinque Terre a Pasqua e la Basilicata tra i ponti del 25 aprile e del 1 maggio. A supportare la FIAB c’è anche il servizio www.albergabici.it, strutture ricettive che offrono servizi dedicati a turisti italiani e stranieri che viag-

giano in bicicletta. Dichiara Giulietta Pagliaccio, presidente FIAB: ''Per l'Italia il cicloturismo rappresenta senz'altro un segmento strategico da incoraggiare attraverso una serie di politiche ad hoc. Per questo motivo siamo da sempre impegnati in una forte attività di ricerca, informazione e sensibilizzazione sui temi della mobilità sostenibile, del miglioramento della ciclabilità del territorio e dell'interscambio tra bici e altri mezzi di trasporto pubblici, per rendere l'Italia una meta sempre più competitiva e attraente per i tanti appassionati, anche stranieri”.


Prevenzione e studio delle eruzioni vulcaniche Parte “Chronos”. Incontriamo Diego Perugini, responsabile del progetto Fabiana Liguori Il Consiglio Europeo della Ricerca (CER) destinerà un finanziamento di due milioni di euro al progetto “Chronos”. Si tratta di un importante passo verso la prevenzione e lo studio delle eruzioni vulcaniche. Incontriamo l’ideatore e responsabile del progetto: Diego Perugini, ricercatore del Dipartimento di Fisica e Geologia dell’Università di Perugia. D: Prof. Perugini in che cosa consiste esattamente “Chronos”? R: CHRONOS è un progetto di ricerca mirato a gettare le fondamenta di un nuovo modo di studiare e monitorare i vulcani. Il progetto integra diverse metodologie e i più moderni approcci per avvicinarsi al fine ultimo della ricerca vulcanologica: prevedere le eruzioni vulcaniche. Prima di arrivare a questo però è necessario compiere alcuni passi fondamentali. Il primo fra tutti è quello di trovare un modo per stabilire quali sono le tempistiche delle eruzioni vulcaniche. Quello che abbiamo scoperto recentemente è che durante le maggiori eruzioni che si sono verificate su questo pianeta, si è riscontrato un processo di mescolamento fra due magmi, in profondità, all’interno della camera magmatica che si trova al di sotto dell’edificio vulcanico osservabile in superficie. Questo fenomeno è associato a tutte le eruzioni che abbiamo studiato e quindi rappresenta un filo conduttore che può essere sfruttato per avvicinarsi al difficile problema della stime delle eruzioni vulcaniche. In particolare, una volta avvenuta l’eruzione, il processo di

mescolamento viene “congelato” nel tempo, un po’ come un orologio rotto segna l’ora dell’incidente sulla scena di un crimine. Sarà compito di CHRONOS cercare di leggere questo orologio e determinare il tempo impiegato dal vulcano per scatenare un’eruzione. Oggi non abbiamo informazioni su quanto tempo impieghi un vulcano a passare da uno stato di quiescenza a uno di attività.

con riferimento alla Geometria Frattale e alla Teoria del Caos. È proprio quest’ultimo ambito di ricerca che ci ha permesso, recentemente, di ideare una macchina in grado di replicare, attraverso lo sviluppo di un mescolamento di tipo caotico fra due magmi, quello che può avvenire nella camera magmatica prima e durante l’inizio di un’eruzione. D: Questa macchina “mescola-

Questo è vero per ogni vulcano del mondo e quindi il primo passo è quello di costruire un inventario di tempistiche delle eruzioni per il pianeta Terra. Naturalmente non è pensabile raggiungere questo obiettivo con un solo progetto. In CHRONOS abbiamo scelto alcuni vulcani attivi di riferimento, il Vesuvio, i Campi Flegrei, Vulcano nelle isole Eolie e il vulcano di Soufriere Hills, nei Caraibi, che è in eruzione dal 1995. Il modello che applicheremo su questi casi di studio, come accennavo prima, sarà costruito integrando modelli concettuali all’avanguardia che fanno uso anche di tecniche che derivano da campi di ricerca innovativi

trice di magma”, fulcro del progetto, è in fase di costruzione. Quando sarete pronti a levare l’ancora e a partire per questo lungo viaggio “al centro della terra”? R: L’inizio del progetto è previsto per il primo Maggio 2014. In questo momento, anche grazie alla grande sensibilità e disponibilità del Magnifico Rettore dell’Università di Perugia, Prof. F. Moriconi, stiamo ristrutturando i locali che ospiteranno i laboratori e il personale che farà parte del progetto. La macchina che costruiremo è unica nel suo genere. Sarà in grado di mescolare, in modo completamente controllato del punto di vista fluidodinamico, magmi con

composizioni naturali ad elevate temperature per riprodurre nel modo più fedele possibile i processi di mescolamento che avvengono durante le eruzioni esplosive. Vorrei inoltre sottolineare che, grazie al finanziamento europeo di CHRONOS, saremo in grado costruire, per i prossimi cinque anni, un nuovo gruppo di ricerca costituito esclusivamente da giovani studiosi (3 ricercatori a tempo determinato, quattro dottorandi, e due borsisti) che lavoreranno a tempo pieno per raggiungere gli obiettivi di CHRONOS. Questo è un aspetto di cui vado particolarmente orgoglioso ed è in controtendenza rispetto alla fuga di cervelli italiani a cui abbiamo assistito negli ultimi anni. D: Lei ha esplorato nel corso della sua carriera tanti vulcani, attivi e non. Ci racconti dei “giganti della Terra”: aneddoti e straordinarietà dei suoi “incontri”… R: Trovarsi di fronte ad un vulcano è sempre un evento straordinario. Si ha come l’impressione di essere di fronte a qualcosa di insondabile. Si percepiscono le immense forze che sono in gioco e che sono del tutto incontrollabili da parte degli esseri umani. Ricordo un passaggio del “Piccolo Principe” di Antoine de Saint-Exupery in cui il principe spazza la cima dei suoi vulcani perché altrimenti diventano pericolosi. Questo noi non lo possiamo fare. Ma non ci si può far prendere dallo sconforto. Dobbiamo utilizzare tutti i mezzi a nostra disposizione, anche attraverso approcci multidisciplinari, per cercare di comprendere fino in fondo questi oggetti geo-

logici che sono tanto pericolosi quanto fondamentali per tenere in vita il nostro pianeta. Durante le nostre ricerche sui vulcani ci siamo spesso imbattuti in situazioni pericolose o bizzarre. Ricordo con particolare interesse un evento accaduto durante una visita alle isole Azzorre, internamente costituite da vulcani e dai loro prodotti. Al termine di una conferenza aperta al pubblico durante la quale ho estesamente utilizzato il termine “petrologia”, il cui significato è “studio delle rocce”, ho rilasciato un’intervista per un quotidiano locale. La giornalista, dopo diverse domande, mi ha chiesto “Allora, dove prevedete di iniziare i sondaggi per la ricerca del petrolio?”. Lì ho capito che bisogna essere molto cauti e utilizzare la massima chiarezza quando si tenta di trasferire la conoscenza scientifica ai non addetti ai lavori … ! D: Un ultima domanda, “di parte” ovviamente: che cosa può dirci del gigante partenopeo? R: Il Vesuvio non è solo un vulcano, è IL vulcano. Generazioni di scienziati hanno studiato le sue eruzioni e un enorme lavoro è stato svolto, specialmente dai colleghi dell’Osservatorio Vesuviano. Questi studi hanno fornito dati e risultati fondamentali che hanno permesso di comprendere il “carattere” di quello che è senza dubbio il vulcano più famoso del mondo. Faremo tesoro di tutte queste conoscenze per cercare di dare il nostro contributo per compiere un altro passo avanti nella direzione delle stime delle tempistiche delle eruzioni di questo vulcano che rappresenta una vera e propria bomba ad orologeria.


Sheer wind: novità sul fronte dell’eolico Ha una potenza quattro volte maggiore rispetto ai soliti impianti e un costo contenuto Salvatore Allinoro

sviluppati in termini di democrazia e diritti civili. Le strategie per non dipendere più da risorse non rinnovabili hanno un nuovo stimolo, una nuova idea per rifornire miliardi di utenti smaniosi di corrente elettrica. Tutte le strade meritano di essere esplorate: fotovoltaico, biogas, energia da onde, eolico. Molto meglio che continuare a bruciare risorse facendo sollevare in aria concentrazioni di biossido di carbonio difficili da gestire e pericolose in quanto a conseguenze sulle variazioni del clima. Un progetto da finanziare in modo lungimirante invece di fornire nuovi sovvenzionamenti ad opere di riarmo in ottica di conquista geopolitica dei territori che abbondano di risorse non rinnovabili. Energia pulita, un cantiere attorno a cui far crescere un indotto che sviluppi tecnologie sempre più leggere e fattibili. Per esempio migliorando le leghe usate per fabbricare i vari pezzi dell’impianto unendo ricerca chimica e industrie o diminuendo gli attriti in un prodigio di ingegneria applicata. Lo sheer wind è una soluzione ai problemi dei nostri giorni che merita attenzione da parte dei politici e deve attrarre il coraggio degli investitori privati perché diventi un’idea in grado di ispirare le giovani menti ansiose di procurare nuove voci in attivo nel vasto mondo delle energie.

Cattura il vento a trecentosessanta gradi. È un tronco di ferro di appena venti metri, molto più basso rispetto ai soliti apparecchi eolici, assomiglia del tutto ad un gigantesco imbuto rovesciato. Sembra una griglia di gravità che si diparte da un nucleo di massa di ogni sole o pianeta come nei modelli dei fisici quantistici. Il prototipo è bianco ed ha le guarnizioni ben dipinte di rosso per guidare verso una comprensione istantanea del funzionamento dell’impianto, è una grande novità. In futuro potrebbe essere utile ridipingere per abbassare ulteriormente il disturbo in termini di impatto. Le pareti curve del pezzo nel centro convogliano il vento verso un grande tubo di raccolta dove prosegue spedito e accelerato fino a incontrare le eliche. Il movimento rotatorio delle turbine viene trasformato in corrente elettrica che sarà poi distribuita in rete. Ha una potenza quattro volte maggiore rispetto ai soliti impianti e un costo contenuto. Sembra una grande idea per ottimizzare le rese e produrre energia a prezzi ragionevoli sia in termini economici che ecologici. Lo sheer wind è una delle vie d’uscita per emanciparsi da fornitori di greggio che nei loro stati soffrono una costante instabilità politica e sono poco

Al via il progetto delle “isole di compostaggio”

UN ANELLO VERDE PER LA GRANDE MELA Paolo D’Auria Trasformare il rifiuto in risorsa. Un semplice slogan, a dire il vero forse anche un po’ inflazionato, ma che da sempre rappresenta il mantra degli ambientalisti più convinti ed un rompicapo per gli amministratori più responsabili. Il secondo (ma anche terzo e così via) ciclo di vita delle materie di uso e consumo è un aspetto sul quale da sempre vi è un forte dibattito e su cui gli addetti ai lavori cercano di impegnarsi sempre più a fondo con un unico obiettivo: ridurre la quantità di rifiuti destinati alle discariche. Diminuendo, quindi, sensibilmente l’inquinamento ma, aspetto di non secondaria importanza, ottimizzando le risorse per la produzione delle materie “nuove”. Una notizia interessante arriva dall’oltreoceano. A rispondere al problema rifiuti di New York potrebbero

presto pensarci le isole di compostaggio. Uno studio di architettura ha proposto un nuovo progetto molto accattivante che mira a destinare il 30% dei rifiuti organici prodotti dalle famiglie della Grande Mela non più a discariche in altri Stati ma su strutture create sulle acque antistanti. Secondo quanto riporta il sito ufficiale della città, ogni anno i newyorkesi producono più di 14 milioni di tonnellate di rifiuti che di solito vengono inviate nelle discariche fuori dallo Stato per una spesa annuale di 300 milioni di dollari per il trasporto su gomma. Una cifra ritenuta folle da spendere per scaricare l'immondizia in altri stati, in particolare Virginia, Ohio e Pennsylvania. Oltre al fatto che il trasporto su grandi camion generalmente produce molto inquinamento per i chilometri percorsi. Così ai giovani dello studio Present Architecture è venuta

una grande idea: un piano per trasformare i rifiuti organici di New York in isole polifunzionali intorno ad ognuno dei cinque distretti. Il progetto, chiamato Green Loop, cerca di abbattere il costo - sia economico che ambientale - del trasporto dei rifiuti in discarica producendo anche nuovi spazi verdi. Una rete di isole nelle acque antistanti la Grande Mela ciascuna con impianti di compostaggio a livello sotterraneo e poi “coperta” con un parco pubblico pensile, dove potrebbero nascere orti comuni, strutture educative, e addirittura campi di sci di fondo durante l'inverno, stando non solo alla visione futurista dei progettisti ma anche ai rigidi e nevosi inverni newyorkesi. Secondo gli ideatori, in totale “la rete aggiungerebbe 125 ettari di aree verdi pubbliche al territorio di New York riducendo traffico, rumore ed inquinamento”.


Le case sotterranee di Gary Neville Antonio Palumbo Buona l’idea! Non è venuta come sarebbe stato lecito attendersi - ad uno dei volti noti della bioarchitettura né ad uno dei migliori e più blasonati rappresentanti della progettazione paesaggistica a livello mondiale, ma nientemeno che a Gary Neville, ex calciatore del Manchester United, al quale dobbiamo questo sorprendente quanto efficace stratagemma per realizzare abitazioni totalmente compatibili con il paesaggio. L’ex bandiera e capitano del Manchester United e della nazionale inglese è diventato, nel corso degli anni, un convinto ecologista, dopo aver cominciato a costruirsi da solo le proprie case. Il progetto per l’ultima delle sue creazioni è stato realizzato nella contea di Bolton, a nord ovest di Manchester, ed affidato a uno dei più noti studi di architettura della Gran Bretagna, i Make Architects. La nuova dimora della famiglia Neville è parzialmente interrata, costruita interamente sotto il livello del piano di campagna e la pianta ha la forma di un fiore con dei grandi petali, la cui configurazione è finalizzata a far filtrare la luce nel piano sottostante. L’obiettivo principale del progetto è stato quello di ridurre al minimo l’impatto visivo sulla zona circostante: erba e piante nascondono anche le porzioni di tetto dell’abitazione. In buona sostanza, la

casa si sviluppa in sotterraneo, intorno ad una serie di patii a forma di petalo, sottoposti rispetto al piano di campagna. A fornire elettricità e riscaldamento ci pensano una turbina alta 39 metri ed alcune pompe di calore. La “eco-house” ideata da Neville - il quale si è impegnato attivamente nella redazione del progetto, appassionandosi soprattutto alla difesa ed alla conservazione della bellezza della zona - mira a rispettare tutte le nuove norme ambientali introdotte, a partire dal 2012, dal governo inglese ed è quindi, praticamente, una casa ad impatto zero. «Sono sempre stato interessato alle costruzioni e alle ristrutturazioni di case», ha dichiarato Neville in una intervista alla BBC. «Ho costruito da solo la mia prima casa quando avevo 22 anni e ne ho poi costruita un’altra quando avevo 26 anni». L’ex terzino, che ora ha assunto il ruolo di ‘ambasciatore’ della sua ex squadra e della nazionale, ha raccontato che quando stava costruendo la sua seconda casa si rese conto che stava facendo un “grande errore”, ma il progetto era ormai a uno stadio troppo avanzato per essere modificato. «Tutti si stavano allora muovendo verso una maggiore eco-sostenibilità; le costruzioni stavano cambiando e le regole del costruire stavano cambiando ancor più velocemente. Fu allora che mi resi conto di aver fatto degli errori e che volevo mutare ra-

dicalmente il mio stile di vita». La nuova casa in cui la famiglia Neville si è trasferita è completamente eco-compatibile e raggiunge il livello 6 del Codice per la sostenibilità delle case. L’idea di Neville su quella che potrebbe essere la futura casa-tipo ecologica è sostanzialmente legata ad un concetto molto semplice: rendere compatibili al massimo con il paesaggio le costruzioni dell’uomo. Questo grande spazio - da lui realizzato utilizzando materiali locali perfettamente ecocompatibili - è l’ennesima (ed estremamente interessante) versione di uno stratagemma architettonico ecosostenibile già proposto prima e dopo di lui. Si possono citare brevemente, solo a titolo di esempio, la casa progettata a Vals (Svizzera) da SeARCH in collaborazione con l’architetto Christian Müller; il motel di Woodlyn Park, in Nuova Zelanda, provvisto di stanze spaziose scavate direttamente nella collina e capaci di accogliere fino a sei persone ciascuna; il Bella Vista Hotel, disegnato da Matteo Thun in Alto Adige; la casa scavata in una caverna a Festus, in Missouri (USA); il villaggio di Peter Vetsch a Dietikon, in Svizzera. Dunque, non si tratta di una storia nuova: oltre alla Casa del Ritiro Spirituale di Siviglia (Spagna), progettata da Emilio Ambasz nel 1975 (ma edificata solo nel 2004), basterebbe pensare semplicemente ai Sassi di Matera.


GLI ADDITIVI ALIMENTARI: I DOLCIFICANTI Stefania Cavallo I dolcificanti sono additivi usati sia per conferire un gusto dolce ai prodotti alimentari che come edulcoranti da tavola. Tutti gli additivi alimentari devono essere riportati nell'elenco degli ingredienti sulle etichette dei prodotti alimentari. Il regolamento CE n. 1333/2008 relativo agli additivi alimentari, entrato in vigore nel gennaio 2010, ha istituito un elenco UE degli additivi autorizzati. L'elenco, che include il nome degli additivi alimentari e i rispettivi codici E, gli alimenti nei quali gli additivi alimentari possono essere utilizzati e le condizioni d'uso, è stato pubblicato all’interno del regolamento UE 1129/2011 ed è entrato in vigore il 1° giugno 2013. Prima dell'autorizzazione all'immissione in commercio, l'EFSA stabilisce (quando sono disponibili informazioni sufficienti) una dose giornaliera ammissibile (DGA) per ciascun additivo alimentare. La DGA è la quantità di una sostanza che un individuo può consumare quotidianamente, nell'arco della vita, senza rischi apprezzabili per la salute ed è espresso in milligrammi o microgrammi per kg di peso corporeo al giorno (mg/kg o µg/kg di peso corporeo/die). Nell’eseguire una nuova valutazione degli additivi alimentari già autorizzati, l’EFSA può confermare oppure modificare una DGA già stabilita, o anche ritirarne l'autorizzazione esistente, in seguito al riesame di tutte le informazioni scientifiche a disposizione. Aspartame. L'aspartame (E 951) è un edulcorante artificiale intensivo, a basso contenuto calorico. In Europa

ne è autorizzato l'uso come additivo alimentare in diversi prodotti alimentari e come edulcorante da tavola. Nel maggio 2011 la Commissione europea ha chiesto all'EFSA di anticipare la nuova valutazione completa della sicurezza dell'aspartame, originariamente prevista per il 2020. Nel dicembre 2013 l'EFSA ha pubblicato la sua prima, completa valutazione del rischio associato all’aspartame. Nel parere si conclude che l'aspartame e i suoi prodotti di degradazione sono sicuri per la popolazione in gene-

rale (compresi i neonati, i bambini e le donne in gravidanza). Glicosidi steviolici. I glicosidi steviolici (E960) sono usati come dolcificanti ed estratti dalle foglie della pianta Stevia. Questo dolcificante è fino a 300 volte più dolce dello zucchero, ma ha un effetto pressoché trascurabile sui livelli di glucosio ematico; per questo motivo alcuni lo ritengono una valida alternativa allo zucchero. All'additivo alimentare è stato assegnato il codice "E960" ed è stato aggiunto all'elenco UE degli ad-

ditivi alimentari autorizzati. Dato che il parere scientifico dell'EFSA ha indicato che i forti consumatori potrebbero superare la DGA, la Commissione potrà chiedere all'EFSA di effettuare una nuova, più dettagliata, valutazione dell'esposizione che tenga conto, una volta che tali dati saranno disponibili, degli usi reali dei glicosidi steviolici nelle differenti sottocategorie di prodotti alimentari nei quali l'uso del dolcificante è stato autorizzato. Fonte dati EFSA

Palazzo di Giustizia di Napoli: rispettare il divieto di fumo La legge è uguale per tutti! Alessia Giangrasso La “piazza coperta” al Centro Direzionale che ospita il Tribunale di Napoli, è ogni giorno invasa di professionisti, tra avvocati e giudici, oltre che da una vasta utenza che, negli anni, hanno confuso l’area come spazio a cielo aperto! In particolare, era consuetudine, grave e lamentata, fumare nonostante il divieto richiamato per legge ed affisso visibilmente in alcuni punti della vasta area del Palazzo di Giustizia, dalla quale si accede alle aule delle udienze, conseguendone un fastidioso cattivo odore mal sopportato anche

dalla Polizia Penitenziaria che ubica i loro uffici ai piani alti laddove il fumo necessariamente saliva. L’art.51 della Legge n.3/2003 a tutela della salute dei non fumatori era purtroppo spesso trasgredito. Ad imporre il rispetto di questa norma è stato il nucleo della Polizia Municipale, guidato dal Capitano Enrico Fiorillo il quale non solo ha imposto i controlli ma anche le relative sanzioni a ciascuno dei trasgressori senza discriminazioni ed inviando un rapporto al Procuratore Generale. Nell’arco di quasi un mese la Polizia Municipale di Napoli

ha elevato oltre 110 verbali per violazione del divieto di fumo nel Palazzo di Giustizia ed in tutti gli Uffici della Procura. Il Capitano Enrico Fiorillo è noto per aver conseguito molti buoni propositi in tema di sicurezza e tutela dell’ambiente. Infatti, porta la sua firma l’intera bonifica dell’area circostante il Centro Direzionale, un tempo immagine di spazzatura, verde incolto ed abbandono totale da parte delle istituzioni competenti. Il riordino coinvolse anche parti di strade carreggiabili ad oggi completamente risanate.


Il marchio Capodimonte famoso in tutto il mondo Le Reali Manifatture furono il frutto della fusione di tradizioni artigianali e di sensibilità artistica dei ceramisti Gennaro De Crescenzo Salvatore Lanza

Porcellane e ceramiche Le porcellane della Real Fabbrica di Capodimonte rappresentano un altro prodotto di grande prestigio internazionale che il Regno poteva vantare. Le Reali Manifatture furono il frutto della fusione di tradizioni artigianali e di sensibilità artistica dei ceramisti, della capacità organizzativa industriale degli imprenditori, della precisa volontà di Carlo di Borbone e di tutto l'ambiente culturale napoletano. Con l'organizzazione di Joan Joachin di Montealegre e la sperimentazione di Livio Vittorio Schepers e del figlio Gaetano si arrivò alla composizione di una pasta tenera definita “porcellana”, misto di "terre bianche" provenienti da Atri già usate in Abruzzo e un'altra dalle falde del Monte Maiella, la prima "gessosa, salina e plumbea, l'altra alcalina, assorbente e leggiera". Singolare la vicenda personale dello Schepers: gelosissimo della sua opera, lavorava in segreto mentre componeva l’impasto; perse la fiducia del re solo quando fu accusato di scorrettezze amministrative per approntare la dote della figlia che si era innamorata di un modellatore della fabbrica. Tutti gli esperimenti di chi-

mica e mineralogia effettuati furono successivamente codificati da una commissione scientifica verso la fine del secolo, con Ferdinando IV di Borbone. Con ricerche scientifiche simili per i colori furono raggiunti livelli di produzione di grande qualità. La struttura comprendeva: la Galleria del Modello (o delle forme), la Galleria della Pittura, una Camera degli Intagliatori, una Camera dei Tiratori di ruota

Vetri e cristalli

(per lo stampo delle forme); vi lavoravano, oltre al compositore ed al suo assistente, molinari (per la macinazione delle materie prime), fornaciari (addetti all'accensione del forno e al mantenimento del suo calore), battitori d'oro (per la macinazione dell'oro usato nei colori), giornalieri, garzoni di stalla e custodi del magazzino. Vi si producevano "zuccheriere, ciotole, cafettiere, chicchere, piattini, ciotole alla genovese, boccali, boccalini, fiaschetti, tabacchiere, cornetti e pomi di bastone, scatole a conchiglia di mare, scatole lavorate, cucchiaini" e statuine raffiguranti persone, animali, frutti o fiori. Prodotte anche nelle altre fabbriche presenti nel Regno, le stoviglie napoletane diventarono tra le prime d’Europa anche grazie all’abilità dei disegnatori che riproducevano forme e colori dei vasi greci e romani spesso estratti dagli scavi di Pompei ed Ercolano. Produzioni simili, tra quelle artistiche e artigianali-industriali, erano quelle di piastrelle di cotto (le famose "riggiole") smaltate e decorate nel napoletano e nel salernitano ed esportate in molti paesi del Mediterraneo..

Circa una trentina le vetrerie e le cristallerie con una produzione di bottiglie, fiaschi, damigiane e bicchieri e vetri vari, in grado comunque di soddisfare i quattro quinti della crescente richiesta locale e di esportare a Tunisi, ad Algeri, a Malta e in America. La vetreria più importante, comunque, era quella di Vincenzo Nelli che nel 1822 ebbe la privativa per fabbricare cristalli in lamine e di ogni altra maniera. La fabbrica fu aperta “alle falde della ridente collina di Posillipo nel vasto edificio volgarmente appellato di Donn’Anna: dopo pochi anni le nostre lamine di cristallo sostenevano non senza gloria il confronto di quelle giustamente vantate di Francia o di Germania e il Regno si sottraeva al tributo che era uso pagare agli stranieri e gli oscuri vetri della maestra Venezia sparivano anche dalle

finestre delle nostre più piccole terre. Nel lusso sempre crescente di questa città nostra i sacri templi, la Reggia, i pubblici e privati edifizi presto erano forniti solo di lamine di cristallo della nostra fabbrica […]. Oggi questa bella manifattura, vinti tutti gli ostacoli, è fatta nazionale: gli operai venuti di Francia divennero napoletani per nozze contratte ed i loro figliuoli, ammaestrati in un’arte della quale i padri serbano tenacemente i segreti come patrimonio di famiglia, sono già nel numero dei lavoratori e non saprebbero abbandonare la terra dove sortirono la culla ed a cui sono legati con tenaci vincoli di affezione e di sangue… Nostre sono le materie adoperate e con somma diligenza si va cercando di rinvenire nel Regno al finissima silice che siamo obbligati a far venire dalla Francia”.


Alieni invasori, le specie dannose Siglato l’accordo europeo per la lotta alla diffusione di organismi invasivi Brunella Mercadante È stato finalmente raggiunto fra l’Europarlamento e il Consiglio UE l’accordo sulle nuove regole per la lotta alla diffusione di specie aliene invasive; entro marzo, se adottato dagli Stati Membri, il nuovo Regolamento sarà sottoposto al voto in Commissione Ambiente dell’Europarlamento. La nuova legislazione punta ad un’azione coordinata a livello europeo, prevedendo una lista nera in cui sono individuate una serie di specie dannose di rilevanza comunitaria, che pertanto non possono essere introdotte, trasportate, messe sul mercato o liberate nell’ambiente. È ormai purtroppo accertata la pericolosità di questi organismi alieni, veri e propri flagelli, animali o vegetali, in genere di piccole o medie dimensioni, che introdotti più o meno accidentalmente in un ambiente diverso dal proprio, prosperano ai danni delle specie autoctone diffondendosi in modo incontrollato, provocando gravi danni, depredando, infettando oppure

soppiantandosi nella competizione per il cibo con una conseguente forte riduzione della biodiversità . Le attuali informazioni disponibili sulle specie aliene sono tuttora scarse e largamente incomplete. Di tutte le specie

presenti sulla terra, il cui numero varia a seconda delle stime da 5 a 30 milioni, ne sono state identificate e descritte non più di un milione e mezzo e dei tipi descritti solo pochi sono stati oggetto di studi sulla distribuzione e la

consistenza delle popolazioni. Dopo la perdita di habitat rappresentano il maggior rischio per la biodiversità, tanto a livello globale che locale. Sono responsabili inoltre di numerosi problemi legati alla salute umana- allergie e danni cuta-

nei di vario genere-, riducono le rese in agricoltura, causano degradazioni dei suoli, possono portare al declino di beni ricreativi e culturali. In Europa è stato calcolato che le specie invasive provocano un danno di almeno 12

Futuro green per la Marina Militare Italiana con il progetto “flotta verde” La Marina Militare Italiana si tinge di verde. In collaborazione con Eni, la nostra Marina sarà la prima in Europa ad utilizzare i biocarburanti con il progetto “Flotta Verde”. Dopo auto, aerei, e pescherecci, anche portaerei e cacciatorpedinieri saranno alimentati con biocarburanti. Dopo numerose ricerche e sperimentazioni, a fine gennaio, c’è stato il primo test in mare. Il pattugliatore “Foscari”, salpato dal porto siciliano di Augusta, ha navigato per diverse ore utilizzando per la propulsione e la produzione dell’energia elettrica a bordo un combustibile sostenibile. Il carburante è composto per almeno il 50 per cento dal Green Diesel ricavato da materie prime rinnovabili. Grazie a questo bellissimo progetto, l’Italia è la prima in Europa e all’avanguardia all’interno della Nato: «Davanti a noi ci sono solo gli Usa, che, però, hanno investito in questo ambito diversi miliardi di dollari. Noi abbiamo ottenuto un ottimo risultato con una spesa molto minore, trecento mila euro», spiega il capitano di fregata Pasquale Tripodi, capo dell’ufficio apparati motori

del Genio navale. Lo scopo fondamentale che si è prefissato la Marina è quello di avere tra due anni un’intera flotta in navigazione alimentata con il biocombustibile. La transizione verde interesserà una decina di imbarcazioni di base a Taranto. Saranno tutte unità di prima linea, tra cui la portaerei Cavour e due cacciatorpedinieri Orizzonte. Entro il 2020 si prevede di ridurre del quaranta

per cento le emissioni inquinanti e di CO2 della squadra navale. Per quanto riguarda il versante del trasporto aereo, si sta lavorando con Eni per arrivare al primo volo militare alimentato con combustibile ottenuto al cinquanta per cento da fonti sostenibili. Un obiettivo non impossibile. Dopo i test in laboratorio e le prove al banco motori, una parte importante delle sperimentazioni nel centro ricerche di San Donato Milanese dell’Eni ha riguardato la formulazione: una miscela ottimale costituita al cinquanta per cento da Green Diesel ottenuto da materie prime rinnovabili e per l’altra metà da combustibile derivato dal petrolio. Il biocarburante ha dovuto adattarsi alle caratteristiche particolari dei propulsori usati sui mezzi navali e alle specifiche previste dalla Nato per i combustibili per uso militare. Visto il rispetto di questi standard, anche i Paesi dell’Alleanza atlantica potranno utilizzare il biocarburante prodotto da Eni a Porto Marghera, aprendo prospettive importanti per l’industria italiana. A.P.

miliardi l’anno, di qui l’importanza dell’accordo che, se adottato da Consiglio e Parlamento, doterà l’Europa di un sistema effettivo di prevenzione dell’introduzione nell’UE di nuove specie invasive e di gestione di quelle già presenti che sono un rischio per l’ambiente e per la salute umana. L’accordo raggiunto prevede che i Paesi UE producano analisi sull’introduzione e diffusione di queste specie, creino sistemi di sorveglianza, piani di azione e aumentino i controlli alle frontiere, restando comunque essenziale e cruciale una reale ed effettiva cooperazione, in quanto le misure prese dai singoli stati spesso non funzionano perché queste specie purtroppo non rispettano confini geografici.


A Capri si sta concretizzando una proposta lanciata nell’edizione 2010

Concorso Marevivo: le idee green per le isole minori Terza edizione del Concorso internazionale di idee “Sole vento e mare - Le energie rinnovabili per le isole minori e le aree marine protette italiane” che premia le innovazioni in tema di risparmio energetico che meglio si conciliano con la tutela della bellezza paesaggistica del Mediterraneo. Le categorie sono quattro: mobilità sostenibile, aree portuali, edifici e, per la prima volta, fari. L’iniziativa è promossa da Marevivo insieme a ENEA, GSE, Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, al Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e al Centro di Ricerche Citera dell'Università di Roma La Sapienza. Protagoniste le piccole isole italiane e le aree marine protette. Le isole minori, 36 comuni, devono affrontare un sovraccarico di difficoltà durante la stagione estiva. Le risorse naturali, come acqua ed energia, diventano troppo scarse, mentre aumenta l’inquinamento marittimo e costiero. Ecco così alcune idee che si muovono nell’ottica di uno sviluppo sostenibile. Ci sono le “taxi boat” ad energia solare ed eolica per Ponza, pontili elettrici scomponibili in base all'afflusso vacanziero ed un faro energeticamente autosufficiente che diventa un osservatorio a Strombolicchio. Infine il Cannizzo Blu, un altro impianto fotovoltaico che si nasconde grazie ad una copertura di bambù. E le idee non rimangono solo sulla carta: a Capri presto si potrà vedere un muro "solare" (in cui è presente una resina “nata” nell’edizione 2010) di due metri costruito con materiali che si integrano perfettamente con l’ambiente, rendendo invisibile il generatore fotovoltaico. Il prototipo sarà installato nei prossimi mesi sull’isola azzurra e permetterà così di illuminarne un tratto suggestivo, senza modificarne l’aspetto paesaggistico. L’augurio è che per molte altre idee ci sia lo stesso lieto fine. A.E.

Eliodomestico: desalinizzare l’acqua grazie al sole Rosa Funaro Eliodomestico è un distillatore open source che grazie all’energia solare può fornire acqua potabile alle popolazioni dei paesi in via di sviluppo. Ideato dal designer milanese Gabriele Diamanti, si tratta di un modo semplice per la produzione di acqua dolce partendo da acqua salata o salmastra. Il dispositivo è in grado di produrre 5 litri di acqua al giorno funzionando senza filtri, né elettricità e richiedendo solamente una manutenzione minima.Caratteristica questa che lo ha posto tra le invenzioni più accreditate per risolvere il grande problema della carenza idrica globale. Eliodomestico funziona riempiendo una caldaia nera con acqua di mare il mattino e stringendo il tappo. Man mano che la temperatura e la pressione aumentano il vapore viene forzato a passare attraverso un tubo di collegamento che raccoglie l’acqua evaporata dal coperchio e che funge da condensatore trasformando l’acqua salata in dolce. Una volta stabilito che il sistema funzionasse nel migliore dei modi Diamanti si è occupato di dare un senso estetico e funzionale a Eliodomestico. “Il mio obiettivo era quello di realizzare un oggetto semplice da usare e riconoscibile da chiunque”, spiega Diamanti e continua: “Il processo di trasformazione dell’acqua è tutto naturale, mentre la sua estetica è curata in ogni dettaglio e ogni dettaglio sta lì per un determinato motivo. Così come la forma e le tecniche di produzione rappresentano un compromesso fra innovazione e tradizione.” “Ho cercato di creare uno strumento che sia gestibile direttamente da una famiglia senza che possano esistere intermediari o organizzazioni che distribuiscano il prodotto finale”. Eliodomestico ha recentemente vinto il premio di Core77 Award for Social Impact e ha ricevuto numerose menzioni internazionali e nel breve termine il designer spera di modificare il progetto per sfruttare i materiali di costruzione facilmente disponibili nell’ambiente di utilizzo.

Kiphy: i saponi per l’eco shopping I saponi standard contengono grandi quantità di composti chimici dannosi per gli ecosistemi. Un loro elenco è stampato sul retro di tutte le confezioni di bagnoschiuma disponibili in commercio. Possiedono un elevato potere pulente ma proprio questa caratteristica fa delle bollicine un residuo inquinante estremamente resistente. Addirittura per legge il dieci per cento degli ingredienti consentiti nelle industrie è ammesso pur non essendo biodegradabile. Il negozio “Kiphy” di via San Domenico Maggiore a Napoli vende detergenti per il corpo molto profumati e decisamente sostenibili. A disposizione dei clienti c’è una vasta gamma di prodotti

ottenuti tenendo fede ad antiche ricette in cui per avviare il processo di saponificazione si usano solo due ingredienti di base: grasso e soda caustica. Le fragranze sono numerose e vengono aggiunte a partire da olii profumati tanto diverse da poter accontentare ogni esigenza dei clienti. Si

può scegliere tra decine di tipi esposti su un tavolino studiato per favorire le prove di olfatto quando si è ancora indecisi, con le idee vaghe riguardo a cosa acquistare. Un test da sommelier delle scaglie saponate dilegua i dubbi rapidamente e ci indica il pezzo che darà il giusto

aroma ai quotidiani, piacevoli, momenti di igiene. Stavolta senza inquinare. Anche i colori sono molto attraenti. Patchouli, erbe del mediterraneo, arancia, sono solo esempi delle essenze. Da testare l’effetto scrub dei preparati contenenti pezzi di carbone sminuzzato. Chi volesse provare a fare il sapone a casa può farlo stando attento a evitare di portare il mix a temperature troppo elevate. C’è il rischio di produrre soprattutto fuoco e fiamme anche usando poca soda caustica. Passeggiando per le vie del centro un profumo delizioso ci saprà indicare senza ombra di dubbio che abbiamo individuato il posto giusto per lo shopping sostenibile. S.A.


Datemi un cucchiaio di bambù e solleverò il mondo Utensili green per una cucina sostenibile Cristina Abbrunzo Ultimamente si assiste a una vera e propria rivoluzione nel mondo domestico, perché ogni cosa ora deve essere bio, ecologica; tutti sono alla ricerca dei prodotti meno dannosi per la salute e l’ambiente e designer e architetti propongono continue soluzioni ed innovazioni sul tema. Non potevano quindi mancare gli utensili ecologici per la cucina. Molti ne parlano come una moda, una tendenza, piuttosto che di una vera e propria presa di coscienza, ma ben venga se serve a frenare l’enorme impatto inquinante prodotto dalla nostra vita quotidiana. In cucina, poi, l’utilizzo di prodotti e utensili ecologici è fondamentale anche per la salute di chi consuma i cibi. Fortunatamente oggi le alternative non mancano, a partire dagli attrezzi più semplici per finire a padelle e pentole. Particolarmente ricercati e funzionali sono tutti gli utensili in silicone, ottimi per le temperature estreme, sia basse che alte, per le capacità di antiaderenza e per la facilità di pulizia e di sistemazione negli scaffali e sulle dispense (la loro flessibilità permette infatti di impilarli e schiacciarli senza problemi). Un altro materiale ecologico con cui sono realizzati alcuni utensili è il bambù, molto diffuso nelle cucine orientali, ma utilizzato oggi anche in occidente; troviamo, infatti, piatti, posate, scodelle e bicchieri in bambù, ideali anche come elementi de-

corativi. L’ultima frontiera dell’eco-cucina vede protagonista il legno di bambù, una pianta la cui coltivazione è assai sostenibile dal punto di vista ambientale: gli arbusti impiegano infatti solo quattro anni a raggiungere la maturità, possono svilupparsi in pochissimo terreno e nelle condizioni meteorologiche più difficili, avendo bisogno di pochissima acqua di irrigazione. Inoltre, le piante sono naturalmente dotate di proprietà antibatteriche, che bypassano l’utilizzo di dannosi fertilizzanti e/o pesticidi. Un altro

punto a favore delle coltivazioni di bambù è il fatto che consumano molta più anidride carbonica della media degli altri vegetali, producendo fino al 35% di ossigeno in più! Molto diffuso nelle cucine orientali, ma utilizzato oggi anche in occidente è un materiale versatile per la realizzazione di piatti, posate, scodelle e bicchieri in bambù, ideali anche come elementi decorativi. Meno conosciuto ma altrettanto scenico e funzionale è il sughero, con il quale si possono realizzare meno utensili a causa delle sue caratteristiche

non adeguate alle temperature di cottura. Infatti, non sono realizzabili pentole e padelle, ma di certo con il sughero si può dare vita a vassoi, piatti per antipasti freddi, cestini per la frutta e la verdura. Il sughero è molto resistente per natura e, se opportunamente trattato, è antimacchia e lavabile a freddo. Anche le pentole realizzate in terracotta e in ceramica sono ecologiche e non dannose per la salute o la composizione dei cibi, però non devono essere rivestite con colori e smalti tossici come il piombo, il cadmio e il selenio.

La terracotta naturale è invece ecocompatibile, meno bella e lucida nell’aspetto ma di sicuro non rilascia sostanze nocive durante la cottura ad alte temperature. Un discorso analogo si può fare anche per la ceramica che può essere combinata con alluminio e silicone per creare un prodotto completo. L’interno è, infatti, di ceramica, antiaderente ed ecologico, all’esterno l’alluminio conferisce resistenza e solidità, mentre il silicone, utilizzato per i manici, garantisce una presa salda e l’isolamento dalle fonti di calore.

Cibi ecocompatibili, dalla barretta energetica al ketchup Anche il food si fa green ed eco-friendly Sorgo, cioccolato fondente e vinaccioli. Sono gli ingredienti base della barretta Socrock, ideata dagli studenti di Agraria dell'Università Cattolica di Piacenza e premiata al primo posto da EcoTrophelia Europa, il concorso dei migliori prototipi di prodotti alimentari industriali eco-innovativi ideati da studenti universitari, organizzato nell'ambito di Anuga, la più importante fiera europea dell'agroalimentare. La caratteristica vincente di SOcrock è la scelta di ingredienti eco-compatibili. Il sorgo è un cereale simile al mais, ma resiste alla siccità e ha modeste pretese d'acqua; i vinaccioli da distilleria sono invece sottoprodotti dell'industria alimentare. Alla sostenibilità dello snack concorrono la produzione pressoché priva di scarti e l'approvvigionamento delle materie prime a poca distanza dal sito produttivo. Caratteristiche che si

completano con un packaging completamente riciclabile al quale gli studenti hanno abbinato un'etichetta ambientale che comunica al consumatore l'impatto del prodotto sull'ecosistema in termini di emissioni di gas serra e sfruttamento delle risorse. Ma questa non è stata l’unica eco novità legata al settore alimentare: la stessa struttura universitaria si è aggiudicata

anche il secondo posto al concorsi con una salsa ketchup anti spreco. L’innovativo prodotto viene realizzato a partire dagli scarti della lavorazione del pomodoro che, nonostante siano spesso considerati un problema sia dal lato ambientale che economico, contengono ancora nutrienti importanti per il benessere dei consumatori finali. Dai semi scartati si estrae infatti un olio con caratteristiche nutritive importanti, mentre dalle bucce si ricavano, dopo l'estrazione del licopene, pellets combustibili. Insomma, «la filosofia di fondo che ispira entrambi i prodotti conclude il preside della facoltà di Agraria, Lorenzo Morelli - è che partendo dalla materia prima tutto viene utilizzato, senza scarti finali. Non era mai accaduto nella storia del concorso che lo stesso ateneo portasse a casa due C.A. premi».


L AVORO E PREVIDENZA

Il Job Act e il taglio del cuneo fiscale Eleonora Ferrara Sono convinta che, l’appartenenza dell’Italia al contesto comunitario, abbia influito, non poco, sulla scelta del premier di adottare un anglicismo, per rendere,il più possibile confacente alla politica europea, il concetto di piano per il lavoro, che si intende seguire nel nostro Paese. I puristi della lingua storcono il naso e nel tirare in ballo le teorie più disparate, scomodando perfino il diritto americano, asseriscono che non sia di facile risoluzione il problema dell’esatta traduzione, perdendosi in sottili indagini linguistiche, nella ricerca affannosa di possibili significati da attribuire alla parola Act. Alcuni, infatti, ritengono che la suddetta parola, associata all’altra, Job, tragga origine dal discorso che il presidente americano, Obama, fece, a reti unificate, per presentare il suo American Jobs Act, che non diventò legge. Sicuramente, Renzi ha avvertito la necessità di adottare una terminologia, del tutto sintetica ed efficace, per indicare quel primo provvedimento che intenderà adottare per cercare di risolvere il dilagante problema della disoccupazione, il cui tasso non è stato mai così alto come negli ultimi trentacinque anni, toccando, tra la popolazione più giovane, il tasso del 42,4 per cento. Sono state fatte, al riguardo, molteplici ipotesi, come quella del taglio dell’Irpef, che si affianca all’altra che propone di intervenire sul carico fiscale che pesa sulle imprese, sostenuta sia da parte del vice ministro dell’economia che da parte del vice ministro dello Sviluppo economico, che chiedono, entrambi, di intervenire sul taglio dell’Irap. In ogni caso l’orientamento sarebbe quello di indirizzare l’intervento su una sola misura, quella di destinare i dieci miliardi agli sgravi ai lavoratori o ridurre di circa il 30 per cento l’imposta regionale sulle attività produttive. Il presidente di Confindustria, relativamente al taglio del cuneo fiscale, ha affermato che a suo avviso è prioritario ridurre il costo del lavoro, in quanto solo mediante detta riduzione, le aziende italiane potranno rimanere competitive, sussistendo ancora una possibilità di attrarre investitori esteri o facendo in modo

che essi mantengano gli investimenti che hanno già in Italia. In definitiva, la riduzione del cuneo fiscale e del costo del lavoro dovrebbero convogliare verso la ripresa economica, attraverso lo stimolo ai consumi. In effetti, si tratterebbe di dare una boccata di ossigeno alle imprese. Meno tasse, quindi, e meno spesa pubblica. Il taglio dell’Irpef comporterebbe benefici in busta paga, di circa cento euro per i lavoratori. Questa ipotesi è approvata dai sindacati, che ritengono sia un risultato importante, la restituzione fiscale ai lavoratori. Renzi ritiene, inoltre, che sia fondamentale intervenire sulle scuole, che rappresentano il luogo in cui si attua la formazione dei nostri ragazzi, chiedendo aiuto, a tal proposito, all’architetto Renzo Piano. Con un disegno di legge verrà imposta la riorganizzazione degli strumenti di ammortizzazione sociale, con la previsione dell’assegno di disoccupazione. A tal proposito, il premier chiede al disoccupato la collaborazione nelle cose che servono, invece che permanere nell’inattività.

Viaggio nelle leggi ambientali EMISSIONI Non tenere il registro di autocontrollo delle emissioni è una violazione formale sanzionata a prescindere dalla avvenuta lesione di interessi concreti. Lo ha ricordato la Corte di Cassazione nella sentenza 17 gennaio 2014, n. 1786. La Suprema Corte conferma la condanna del ricorrente per mancata tenuta del registro degli autocontrolli delle emissioni, nonostante fosse stata eseguita l'attività di autocontrollo delle emissioni. Il Legislatore ha ritenuto di punire tali condotte, come la mancata tenuta del registro di autocontrollo delle emissioni, in considerazione del potenziale pericolo dello svolgimento di determinate attività, che giustifica la richiesta della scrupolosa osservanza di prescrizioni anche meramente formali. RIFIUTI L'affidamento dei servizi locali non conformi alla normativa Ue in scadenza al 31 dicembre 2013 può proseguire fino al 31 dicembre 2014. Lo stabilisce il Dl 150/2013, convertito in legge 15/2014 (Milleproroghe). L'articolo 13 del Dl 150/2013 convertito in legge 27 febbraio

2014, n. 15 stabilisce una deroga alla disciplina del Dl 179/2012, convertito in legge 221/2012 che prevede la decadenza al 31 dicembre 2013 per quegli affida-

menti di servizi locali non conformi alla disciplina europea che non si siano adeguati. In seguito all'intervento legislativo, se l’Ente di governo dell’ambito o bacino territoriale ottimale e omogeneo ha già avviato le procedure di affida-

mento, il servizio locale è espletato dal gestore o dai gestori già operanti fino al subentro del nuovo gestore, in ogni caso non oltre il 31 dicembre 2014. Inoltre se la Regione non istituisce o designa l'Ente di governo degli ambiti o bacini ottimali per lo svolgimento dei servizi a rete, compreso il servizio rifiuti, entro il 30 giugno 2014, provvede il Prefetto entro il 31 dicembre 2014. CERTIFICATI BIANCHI L’ Enea ha diffuso la prima Guida operativa 2014 su come ottenere i titoli di efficienza energetica, certificati bianchi, per gli interventi di efficientamento negli impianti di gestione rifiuti. La Guida, emanata dall'Enea ai sensi del Dm 28 dicembre 2012, non è un manuale sull'efficienza energetica, ma ha lo scopo di aiutare i gestori degli impianti di trattamento rifiuti a conseguire i titoli di efficienza energetica fornendo un quadro degli interventi di razionalizzazione energetica, che possono essere realizzati nel settore. Link alla Guida: http://blogcertificatibianchienea.weebly.com/uploads/1/9/4/8/ 19485057/go_rifiuti_web.pdf A.T.


LETTERA D’AMORE CON FOTO SCRITTA ALLA MIA TERRA

DOVE SI TROVA LA MIA RICCHEZZA? Andrea Tafuro

anche contro sé stesso, pur di distruggerlo. Tutti diversamente ricchi, ma veramente liberi, come un uccello che si libra gioioso nel cielo godendo dell'aria, del sole, della spiaggia e del mare, ma con lo sguardo sempre rivolto verso l'Orizzonte ... più in là! Nel nostro mondo relativo viviamo nella dimenticanza, siamo diventati clandestini nella memoria. Avete dimenticato di quando si manteneva l’attenzione sui fatti e sui valori che contavano e non ci si distraeva mai... sono sempre gli stessi di oggi. Testimoniavamo la nostra civiltà con l’urgenza del dovere e non del diritto, anche perché esisteva una gerarchia nella trasmissione

Sotto l'azzurro fitto del cielo qualche uccello di mare se ne va; né sosta mai: ché tutte le cose pare sia scritto: “più in là”. Sono gli ultimi versi di Maestrale stupenda poesia di Eugenio Montale. Riassaporo la mia vita genovese e mi rivedo mentre scendo verso il mare passando accanto alla casa del poeta in Corso Dogali. Mi ritorna in mente il bellissimo scorcio panoramico soffuso di intenso azzurro trasmesso dal mare, di questi versi mi colpisce il rapido volo degli uccelli marini che si ricollega al moto inarrestabile del mare, vivido esempio dell'Umano desiderio di evadere dal mondo. ...Sognando su questi versi mi ritrovo a immaginare su dove possa essere il luogo del mio tesoro. Qual’ è e dove si trova la mia ricchezza? L'uccello Sebastião Salgado, Brasile, 2009 © Sebastião Salgado/Amazonas Images della poesia pare rispondere... più in là, molto più un lungo racconto dall’agenzia Magnum Photos in là delle mie taorientato alla sensi- fino ad Amazonas Images. sche, molto più in bilità ecologica del Guardare una foto di Sebalà delle banche! fotografo brasiliano stião Salgado non vuol dire Vola l'uccello, in cui descrive la rea- solo fare l’incontro dell’altro, migra, sosta su lizzazione dell'Insti- ma anche fare l’incontro di se uno scoglio o sulla tuto Terra in Brasile stessi. Vuol dire fare l’espespiaggia in riva al e il suo percorso di rienza della dignità umana, mare, si tuffa fra uomo e testimone del capire ciò che significa essere le onde per penostro tempo. Le fo- una donna, un uomo, un bamscare, e poi ritografie di Sebastião bino. Sicuramente Sebastião prende a volare Salgado hanno fatto nutre un amore profondo come se tutto lo il giro del mondo. In verso le persone che fotografa, rendesse felice, ma questo volume il fo- ci aiuta a farcele sentire preniente lo riuscisse tografo ce le rac- senti, vive e fiduciose e ci ad appagare... conta: il bianco e sprona a costruire quel senso Ogni tesoro che innero di ritratti di uo- di fraternità. Nella foto di contra, gli ricorda mini e donne scono- sopra si sente e si vede la vita che ce ne è uno più sciuti, di lavoratori o negli occhi degli uomini e delle grande... più in là! rifugiati, e più di re- donne, nelle loro mani, nel Credo che sarebbe cente il suo progetto legno di un albero, si sente che diversa la nostra Genesi volto alla la vita viene tutta da lì, dalla vita se riuscissimo conservazione dei natura e che siamo tutti ina riconoscere la luoghi più belli del sieme qui sulla Terra. Dovera ricchezza. Sebastião Salgado, Isole South Sandwich, 2009- © Sebastião Salgado/Amazonas Images nostro pianeta. Con vremmo ricordarcelo più Certamente la miseria, il degrado, l'abbandono delle testimonianze, oggi al tocamera, giocare con le inqua- una gentilezza e una sempli- spesso… Ai pirati della polivanno sempre denunciati e contrario invece l’immagine drature e con la luce. Adoro vi- cità disarmanti, Salgado rico- tica e dell'economia lasciamo combattuti, ma esistono anche della fila di chilometri per vere con la gente, osservare le struisce il suo percorso, espone pure le perle, ma teniamoci dei poveri che definirei diver- prendere il pane in Siria è du- comunità e ora anche gli ani- le sue convinzioni, ci rende stretto il mare, perché lì c'è la samente ricchi ... penso a chi rata meno di un giorno. Ci mali, gli alberi, le pietre. È partecipi delle sue emozioni. grandezza. La perla è la vuota non è nato povero, ma sceglie siamo abituati ad assecondare un’esigenza che proviene dal Viene fuori così il suo talento vanità, il mare è la promessa la povertà perché spera, crede, i potenti di turno… il me- profondo di me stesso. È il de- di narratore e l’autenticità di dell'uguaglianza nelle diffevive e lotta per un più in là. dioevo è tra noi e ci stiamo siderio di fotografare che mi un uomo che sa coniugare mi- renze, significa pensare che spinge di continuo a ripartire. litanza e professionismo, ta- domani faremo qualcosa di miPenso a Frodo, il protagonista dentro benissimo. de Il Signore degli Anelli che, Sebastião Salgado ci offre la Ad andare a vedere altrove. A lento e generosità. All’interno gliore... solo così diventerà invece di andare alla ricerca di possibilità di vedere il nostro realizzare sempre e comunque del volume ci sono i racconti sopportabile l’insostenibile appassionanti dell’Africa, del leggerezza del portafoglio. un tesoro come tutti gli eroi vero mondo con: Dalla mia nuove immagini”. Dalla mia Terra alla Terra è il Brasile, delle Americhe, del che si rispettino, riconosce il terra alla terra. potere malefico dell'anello, L’autore così si esprime: primo libro che raccoglie le ri- Mozambico e del Ruanda e poi Invia un commento all’indirizzo: comunicazione@arpacampania.it causa di divisioni, morti, “Adoro la fotografia, adoro fo- flessioni scritte in prima per- ancora la nascita dell’Instituto guerre e lotta contro tutti, tografare, tenere in mano la fo- sona da Sebastião Salgado, è Terra, del reportage Genesi,


Foto di Fabiana Liguori

12 marzo 2014 – A Napoli fa tappa Clet Abraham, l’artista bretone che trasforma i cartelli stradali in simpatiche opere d'arte


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