PRIMO PIANO
Nuova Legge Regionale sui rifiuti in Campania
Morlando a pag.4 DAL MONDO
Febbre del pianeta: area mediterranea a rischio
Gli esperti dell’IPCC (Intergovernamental Panel on Climate Change) lanciano l’allarme sull’impatto dei cambiamenti climatici. L’aumento delle temperature comporta grossi rischi in diverse aree della Terra: l’IPCC prevede una forte possibilità di essiccazione dei suoli nel Mediterraneo, nel sud-ovest degli Stati Uniti ed in alcune regioni dell’Africa australe. Matania a pag.5
BIO-ARCHITETTURA
L’architettura del paesaggio secondo Bernard Lassus Nell’ambito della valorizzazione degli ambienti naturali l’architetto paesaggista francese Bernard Lassus rappresenta uno dei maggiori riferimenti a carattere mondiale. Le teorie di Lassus sulla “mimetizzazione paesaggistica” degli elementi... Palumbo a pag.11
RIFIUTI & CO.
Il primo negozio che acquista i rifiuti differenziati
Liguori a pag.15
Agenzie ambientali: via alla razionalizzazione "Il sistema delle agenzie ambientali di prevenzione sia a livello nazionale con l'Ispra sia locale con le Arpa è essenziale per l'ambiente e per il mio ministero. È importante arrivare a una loro razionalizzazione che non vuol dire diminuire le risorse da destinare a questo settore ma usare meglio quelle che ci sono". Lo ha detto il ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti, a margine della dodicesima conferenza del sistema nazionale per la protezione dell'ambiente. "Sempre più - ha aggiunto Galletti - vediamo casi sul territorio nazionale, dall'Ilva alla Terra dei Fuochi ad altre zone a rischio nel Paese, e il compito di monitoraggio, prevenzione e controllo diventa fondamentale. a pag.2
RACCONTIAMO IL METEO
NATURA & BIODIVERSITÀ
NATUR@MENTE
Temperature in calo nel periodo pasquale
Dal fondo del mare una miniera di nuovi farmaci
Ne valeva la pena? È solo una perdita?
Da qualche tempo, oramai e per fortuna, si sono aperti nuovi scenari terapeutici: in particolare, studiosi di tutto il mondo sono impegnati ad indagare il legame tra medicina e biologia marina. Per saperne di più abbiamo posto qualche quesito alla dottoressa Adrianna Ianora, coordinatrice del Laboratorio di Ecologia funzionale ed evolutiva della Stazione zoologica Anton Dohrn di Napoli.
L’uso della carta venne importato ad Amalfi dagli Arabi. Continuando una tradizione antica di quasi sette secoli, delle duecento cartiere presenti nel Regno nel 1848 sessanta si potevano contare nei comuni della costiera.
Il Vangelo arabo dell'infanzia, un testo apocrifo del VI secolo circa, chiama il malfattore crocifisso alla destra di Gesù (il buon ladrone) Tito. Chiarisco subito che apocrifo non significa falso, ma nascosto. Intendo raccontare del punto di vista del ladro, del povero, del disoccupato, dell’extracomunitario che in vita sua ha sconfessato ognuno dei dieci comandamenti tramandati dai sacerdoti, dai farisei che stanno nelle chiese, ma che alla fine riesce a capire e fare propria l'essenza dell'amore raccontata da un essere umano portatore di un messaggio così rivoluzionario da essere scambiato per un dio… il mio Gesù...
De Crescenzo-Lanza a pag.14
Tafuro a pag.19
Molti associano il periodo pasquale a pioggia e maltempo. La parte centrale della primavera è tradizionalmente instabile, e quest’anno non sembra sfuggire alla tradizione. Atteso un raffreddamento delle temperature nella Settimana santa. Loffredo a pag.6
E in principio...luce fu! Può splendere il sole in una stanza priva di finestre?!? Di impatto, si risponderebbe ovviamente di no; ma da oggi è possibile dare a questo interrogativo una risposta affermativa. Paparo a pag.10
Martelli a pag.9
AMBIENTE & SALUTE
AMBIENTE & TRADIZIONE
I solfiti: quando l’apparenza inganna
Amalfi poteva considerarsi il centro dell'attività delle cartiere meridionali
Bove a pag.13
Dagli Arabi ai Borbone: carte, libri e cultura
I dati del rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità
In aumento le morti causate dall’aria inquinata Ilaria Buonfanti Inquietanti i dati forniti dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) sulle principali cause di morte prematura. Non sarebbero le malattie cardiovascolari o il cancro i big killer, ma l’inquinamento atmosferico. L’aria che tutti per forza di cose dobbiamo respirare, sempre che
non riusciamo a trattenere il fiato per sempre, è ammorbata di sostanze e particelle che entrano nell’organismo e causano la morte prematura di 7 milioni di persone ogni anno. I raccapriccianti dati sono emersi dal recente rapporto dell’OMS presentato a Ginevra, un rapporto in cui si legge che, rispetto agli anni precedenti, i morti a causa dell’inquinamento atmosferico sono addirittura raddoppiati fotografando una situazione che sta per arrivare al punto di non ritorno. “Sia all’aperto che negli ambienti chiusi, l’inquinamento atmosferico è il più grande problema ambientale che impatta la salute, e colpisce tutti i paesi, sia quelli sviluppati che quelli in via di sviluppo”, ha commentato alla stampa Maria Neira, direttrice OMS del dipartimento per la salute pubblica e ambientale. Infatti, se pensiamo di risol-
vere la cosa indossando una mascherina quando usciamo di casa, siamo fuori strada, perché, a sorpresa, i ricercatori hanno scoperto che l’inquinamento indoor (dentro casa, uffici ecc.) uccide più che quello esterno. L’inquinamento indoor è causato dal fumo di prima, seconda e terza mano, da fornelli e caminetti e altre sostanze vola-
tili che arrivano da detersivi, mobili, vernici, collanti e molte altre ancora. Secondo le stime dell’OMS, l’inquinamento dell’aria interna è responsabile di 4,3 milioni di decessi, soprattutto tra coloro che utilizzano legna, carbone con mezzi di combustione che producono fumi non controllati a dovere. A causa dell’inquinamento esterno, sarebbero invece 3,7 milioni le vittime stimate. Naturalmente le nazioni più povere e sottosviluppate sono quelle a rischio maggiore; secondo lo studio infatti,ci sono circa 2,9 milioni di persone che accendono il fuoco come principale metodo di cottura del cibo e per riscaldarsi, e di conseguenza inalano grandi quantità di fuliggine. “Tenere acceso un fuoco in cucina è l’equivalente di fumare 400 sigarette in un’ora”, ha spiegato l’esperto in salute ambientale Kirk Smith di Berkeley (uni-
versità che cura per l’OMS un database sull’inquinamento degli ambienti chiusi) portando come esempio l’India, dove questa situazione è concreta e costituisce un grave rischio specialmente per le donne. “I rischi derivati dall’inquinamento atmosferico sono molto più gravi di quanto avessimo pensato o compreso finora, in particolare per con-
seguenze quali patologie cardiache e infarti”, ha commentato Neira, e l’impatto sulla salute pubblica globale è grave. E allora cosa si dovrebbe fare? I primi (piccoli) passi si possono fare migliorando la ventilazione degli ambienti chiusi, e adottando strategie low-tech come le cosiddette cleancookstoves. Uno dei progetti attivati in merito è la Global Alliance for CleanCookstoves, che ha l’obiettivo di fornire queste stufe nei paesi più poveri, dove sono maggiormente diffuse quelle a carbone, altamente inquinanti e pericolose per la salute. Pensando più in grande, molti paesi dovrebbero rivedere la gestione delle risorse energetiche, puntando su quelle rinnovabili e aumentando gli sforzi dell’industria automobilistica verso autovetture meno inquinanti, oltre a implementare in termini qualitativi i trasporti in generale.
Agenzie ambientali: via alla razionalizzazione "Il sistema delle agenzie ambientali di prevenzione sia a livello nazionale con l'Ispra sia locale con le Arpa è essenziale per l'ambiente e per il mio ministero. È importante arrivare a una loro razionalizzazione che non vuol dire diminuire le risorse da destinare a questo settore ma usare meglio quelle che ci sono". Lo ha detto il ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti, a margine della dodicesima conferenza del sistema nazionale per la protezione dell'ambiente. "Sempre più - ha aggiunto Galletti - vediamo casi sul territorio nazionale, dall'Ilva alla Terra dei Fuochi ad altre zone a rischio nel Paese, e il compito di monitoraggio, prevenzione e controllo diventa fondamentale. Il sistema di controllo - ha concluso - va potenziato e omogeneizzato. Andiamo in questa direzione e questo sarà fra i compiti nei prossimi mesi". Intanto approderà in Aula alla Camera questa settimana, il testo unificato per l'istituzione del Sistema nazionale delle Agenzie ambientali, "un testo nato a partire da una proposta di legge a mia firma e da quelle analoghe dei colleghi Bratti e De Rosa" ha detto il presidente della Commissione Ambiente della Camera, Ermete Realacci, intervenendo alla conferenza. Obiettivi del provvedimento, "che propone un riordino delle agenzie per la protezione dell'ambiente - ha spiegato Realacci - sono: rafforzare e rendere trasparente il sistema dei controlli ambientali in Italia, dare certezza ai cittadini e alle imprese, difendere l'ambiente e la salute, produrre un'economia più avanzata, pulita e competitiva. Un Paese che voglia guardare con fiducia al futuro non può infatti sottrarsi dall'attuazione di una corretta ed efficace politica ambientale, la quale non può prescindere da un sistema di soggetti istituzionali, autorevole, autonomo e indipendente. Cercheremo di lavorare - ha concluso - perché il provvedimento venga rapidamente approvato dall'Aula e passi al più presto al Senato.
Zone aride: spugne contro l’anidride carbonica I deserti assorbiranno parte della CO2 in eccesso Paolo D’Auria Una Madre benevola, anche con i figli più irriverenti. La Natura è pronta, come spesso accade, a porre rimedio all’immaturità della specie più popolosa e, spesso, più pericolosa che popola il mondo: l’uomo. Ecco, quindi, che un’importante risposta al surriscaldamento globale potrebbe giungere proprio dalla “Madre”. Le zone aride, che costituiscono uno dei più grandi ecosistemi della Terra, sono, infatti,in grado di assorbire importanti quantità di anidride carbonica dall'atmosfera: con il graduale aumento di questo gas serra previsto per il futuro, i deserti potranno trasformarsi in vere e proprie “spugne”. La scoperta è frutto di un grande esperimento a cielo aperto condotto per ben 10 anni da un gruppo di ricercatori statunitensi coordinati dall'università di Washington. Stando alle dichiarazioni degli studiosi, i deserti“riusciranno ad assorbire una parte della CO2 atmosferica in eccesso”.
“Non potranno ovviamente assorbirla tutta - spiega il coordinatore dello studio R. Dave Evans, biologo esperto di ecologia dell'università di Washington - ma di sicuro aiuteranno”. Per giungere a questa conclu-
sione, Evans e il suo gruppo di ricerca hanno condotto un grosso esperimento, durato ben 10 anni, nella parte settentrionale del deserto del Mojave, nel Nevada. In questa zona desertica hanno delimitato nove aree ottagonali
(con un diametro di 23 metri) per osservare la reazione dell'ecosistema arido a diverse concentrazioni atmosferiche di anidride carbonica: tre aree sono state esposte ad una concentrazione pari a 550 parti per milione, il li-
vello di CO2 che probabilmente si raggiungerà nel 2050; altre tre aree sono state esposte ad una concentrazione di 380 parti per milione, il livello di CO2 attualmente presente in atmosfera; le ultime tre, infine, sono state usate come controllo. La CO2, “soffiata” attraverso dei tubi posti lungo il perimetro degli ottagoni, è stata marcata chimicamente in modo da poter individuare il carbonio incorporato nel suolo e nelle piante fino alla profondità di un metro. Dalle analisi è emerso che gli ecosistemi aridi assorbono il carbonio atmosferico soprattutto a livello della rizosfera, ovvero quella zona vicina alle radici delle piante che è intensamente popolata da microrganismi. In futuro l'assorbimento potrà aumentare fino a raggiungere il 15-28% della quantità attualmente assorbita dalle terre emerse. L'aumento dei livelli di CO2 in atmosfera potrà indurre un aumento dell'assorbimento da parte dei deserti tanto da coprire il 4-8% delle emissioni attuali.
Procedura di infrazione VIA: due mesi per recepire le normative UE Rosa Funaro La Commissione Ue ha inviato all'Italia un “parere motivato” - secondo step della procedura di infrazione - col quale torna a chiedere di migliorare la legislazione nazionale sulle valutazioni di impatto ambientale (Via), e di recepire la normativa Ue. Se l'Italia non si metterà in regola entro i prossimi due mesi, rischia un deferimento alla Corte di giustizia Ue. Bruxelles aveva inviato una lettera di “costituzione in mora” nell'aprile 2009 seguita da un supplemento nel febbraio 2012. Se nel tempo alcune problematicità sono state risolte, la maggior parte dei rilievi della Commissione attendono ancora una risposta soddisfa-
cente. I progetti presentati da Italia ad oggi, vengono infatti definiti “insufficienti” o restano in “fase di bozza”. Le valutazioni di impatto ambientale (Via) hanno lo scopo di garantire che i progetti con un potenziale impatto significativo sull'ambiente siano valutati prima di essere autorizzati, e costituisce uno strumento di supporto decisionale di carattere tecnico-amministrativo. In particolare, le preoccupazioni della Commissione riguardano la definizione del concetto di “progetto” nella legislazione italiana, le disposizioni in materia di partecipazione del pubblico alle procedure di VIA, e la portata di alcune categorie di progetti.
Le funzioni di organizzazione del servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani spettano ai Comuni
Nuova Legge Regionale sui rifiuti in Campania (terza parte) La Legge Regionale n. 5 / 2014 ha trasformato il ciclo dei rifiuti, pertanto, di seguito, si propone una sintesi degli articoli indicando le principali modifiche rispetto al sistema precedente. Nell'articolo 2 sono definitive le nuove e ulteriori competenze della Regione Campania così sintetizzabili: “cc bis) la programmazione, l'indirizzo e il coordinamento del servizio di gestione rifiuti urbani, anche attraverso la predisposizione ed emanazione di linee guida... cc ter) la verifica della conformità dei piani d'ambito e al Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti (PRGR); cc quinquies) il coordinamento e la regolamentazione dei flussi di rifiuti provenienti dagli ATO, destinati a smaltimento e recupero extraregionale o transfrontaliero, nonché la gestione dei flussi diretti al termovalorizzatore di Acerra e di quelli per i quali è prevista la competenza regionale; cc sexies) la verifica degli standard generali di servizio
cc septies) la promozione e l'incentivazione ... l’applicazione di tecniche di raccolta selettiva ... la realizzazione dell’impiantistica idonea ... il sostegno allo sviluppo e al consolidamento sul territorio regionale sia di filiere di trasformazione sia di sistemi di riutilizzazione dei materiali recuperati .. il supporto ai comuni nell’attuazione di progetti ... cc octies) la promozione di meccanismi di consultazione e di tutela del consumatore... cc nonies) la vigilanza sull’attuazione del Piano Regionale di Gestione Rifiuti Urbani e del riordino del ciclo integrato dei rifiuti...”. Il comma "cc septies)" è un pò generico e crea confusione, nel senso che, alla Regione deve spettare il compito di programmare, controllare e verificare. Se si aggiungono compiti "promozionali", "progettuali", "applicativi" e "realizzativi" si determineranno nuovamente quei meandri in cui non è chiaro "chi fa cosa e perché", ma, soprattutto, si creano i presupposti per spiacevoli situazioni in cui il progettista e/o realizza-
tore può essere il controllore/autorizzatore e viceversa. L'articolo 3 nella sua sinteticità è rivoluzionario: "le funzioni di organizzazione del servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani spettano ai Comuni..." Si può affermare che nel settore dei rifiuti, siamo finalmente in Italia e in Europa anche noi... Gli articoli 5, 6, 7, 8, 9 e 10 appartengono al Titolo II - Riordino dei servizi e i cui contenuti si possono così sintetizzare: "Art. 5 (Articolazione in Ambiti Territoriali Ottimali) 2. Gli ATO ... corrispondono ai confini delle province di Avellino, Benevento, Caserta e Salerno. Il territorio della provincia di Napoli...è suddiviso in tre Ambiti Territoriali Ottimali, come indicato nell’Allegato A. 3. ... ciascun ATO può essere articolato in aree omogenee, denominate Sistemi Territoriali Operativi (STO)... 4. La delimitazione degli STO è definita dalle rispettive Conferenze d’ambito ...
La Regione prende atto della delimitazione degli STO e conseguentemente procede all'adeguamento del PRGRU. Art. 6 (Organizzazione del servizio) 3. La Conferenza d’ambito è composta dai Sindaci dei Comuni ricadenti nel rispettivo ATO o loro delegati... Art. 7 (Obblighi di servizio pubblico e universale e tutela dei diritti degli utenti) 1. La carta dei servizi e il contratto di servizio sono redatti rispettivamente dal gestore e dalla Conferenza d'ambito... Art. 8 (Affidamento dei servizi) 1. Ciascuna Conferenza d'ambito... individua le procedure per l’affidamento del servizio integrato... Art. 9 (Poteri sostitutivi della Regione) 1. La Regione esercita le funzioni di vigilanza e i relativi poteri sostitutivi in ordine all'attuazione del PRGR... Art. 10 (Incentivazioni e contributi) 3. Le Conferenze d'ambito trasmettono annualmente alla Regione i dati relativi alla percentuale di raccolta differenziata raggiunta nell'anno precedente.” A.M.
Riportiamo “in gloria” i rifiuti elettrici ed elettronici
"I RAEE di Napoli": la raccolta differenziata in piazza Lo scorso 29 marzo l’ASIA Napoli ha lanciato una nuova campagna di sensibilizzazione per la raccolta differenziata dei Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche: “I RAEE DI NAPOLI”. Tale iniziativa fa parte di un ambizioso piano d’azione della stessa azienda e del Comune di Napoli, realizzato con l’intento di far crescere la percentuale di raccolta differenziata (sia stradale che porta a porta). Infatti, sono stati istituiti, in alcune zone della città, dei punti di raccolta dei RAEE, dove i cittadini pos-
sono convogliare i propri rifiuti. Le prossime date di apertura degli stand sono fissate per il 19 aprile e il 3 maggio. A Ponticelli, Secondigliano,
Chiaiano e Soccavo i puntichiave. Ecco alcuni esempi di RAEE che potranno essere consegnati agli operatori: ferri da stiro, tostapane, friggitrici, frullatori, macina caffè elet-
trici, apparecchi tagliacapelli, asciugacapelli, spazzolini da denti elettrici, rasoi elettrici, apparecchi per massaggi, sveglie, orologi da polso o da tasca, bilance, personal computer, computer portatili, monitor, mouse, tastiera, notebook, agende elettroniche, lettori MP3, calcolatrici tascabili e da tavolo, proiettori, telefoni, telefoni senza filo, telefoni cellu-
lari, caricabatterie, segreterie telefoniche, fax, apparecchi radio, videocamere, videoregistratori e apparecchi per la riproduzione video in genere, registratori musicali, amplificatori audio, strumenti musicali elettrici ed elettronici, apparecchi di illuminazione (senza la lampadina), treni elettrici e auto giocattolo, giocattoli elettrici in genere, consolle di videogiochi portatili, videogiochi, frigoriferi, lavatrici, lavastoviglie, asciugatrici, stufe elettriche, forni a microonde, ventilatori e scope elettriche.
Previsioni di siccità entro il 2100 Fabiana Clemente Entro la fine del secolo è prevista una siccità diffusa a circa il 30% del nostro pianeta. Ad affermarlo è uno studio pubblicato sulla rivista Climate Dynamics. Quest’indagine non considera soltanto cause quali il riscaldamento globale – indotto dagli elevati tassi di inquinamento – bensì non tiene conto dei tassi di evaporazione superiori a quelli attuali. Nello specifico, le temperature più alte catturerebbero maggior umidità dal terreno, anche in quelle aree dove le precipitazioni dovrebbero aumentare. Ergo, anche le regioni caratterizzate da regolari o addirittura abbondanti precipitazioni saranno soggette a siccità. A lanciare l’allarme circa le preoccupanti risorse idriche attuali e future è Benjamin Cook, scienziato del clima presso il Doherty Earth Observatory della Columbia University. Preoccupazioni ci pervengono anche dal recente rapporto del Gruppo Intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico – IPCC – secondo cui l’umidità del terreno registrerà un calo considerevole a livello globale. Le regioni caratterizzate da scarse piogge saranno maggiormente esposte ad una condizione di siccità agricola. Anche nel Mediterraneo – così come nel sud-est degli Stati Uniti e in Africa – tale feno-
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Le regioni caratterizzate da scarse piogge saranno maggiormente esposte ad una condizione di siccità agricola
meno potrebbe provocare l’essiccazione dei suoli. Inoltre, affermano i ricercatori, le aree della terra maggiormente secche – America centrale, Amazzonia, Africa meridionale – si estenderanno notevolmente. Mentre le zone ancora non secche, diventeranno aride e la conseguenza principale riguar-
derà l’agricoltura. Ovviamente senza umidità e risorse idriche necessarie, le coltivazioni perderanno l’elemento indispensabile per poter crescere e generare i frutti. Un decremento agricolo a livello globale provocherebbe una crisi alimentare senza eguali nella storia dell’uomo. Ennesimo
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allarme lanciato dagli scienziati dell’International Water Management Institute del Council for Scientific and Industrial Research del Ghana e del Postdam Institute for Climate Impact Research, circa le preoccupanti condizioni in cui potrebbero versare alcune popolazioni in prossimità del
fiume Volta, in Africa Occidentale. I cambiamenti climatici potrebbero causare una drastica diminuzione del flusso di acqua – si prevede un calo del 45% entro il 2100 e un aumento delle temperature di 3,6 gradi Celsius. Anche l’Italia registrerà delle modificazioni climatiche. Ad un aumento della temperatura si accompagnerà un incremento degli incendi. Esperti del CNR prevedono, per la regione Sardegna, una vera e propria stagione degli incendi, difficile da gestire. Da alcuni studi condotti dai ricercatori dell’Università di Firenze emerge un quadro allarmante anche per le Alpi. L’aumento delle temperature potrebbe causare una perdita del 16% dei pascoli. Potrebbero acuirsi calamità naturali legate ad un elevato rischio idrogeologico. Tuttavia le precipitazioni subiranno una drastica diminuzione – è previsto un calo del 10% in inverno e del 30% in estate. Il deficit idrico derivante da tale fenomeno provocherà – entro la fine del secolo – una significativa riduzione delle falde acquifere. Agricoltura e biodiversità i principali bersagli. Preoccupazioni e allarmismi fondati provenienti dagli esperti di tutto il mondo attestano che qualcosa sta cambiando realmente. Stagioni tropicali? Saranno più comuni di quanto ci si può aspettare.
Febbre del pianeta: area mediterranea a rischio Le conseguenze dell’aumento della temperatura saranno diverse a seconda delle zone Domenico Matania Gli esperti dell’IPCC (Intergovernamental Panel on Climate Change) lanciano l’allarme sull’impatto dei cambiamenti climatici. L’aumento delle temperature comporta grossi rischi in diverse aree della Terra: l’IPCC prevede una forte possibilità di essiccazione dei suoli nel Mediterraneo, nel sud-ovest degli Stati Uniti ed in alcune regioni dell’Africa australe. In Europa dunque la zona che maggiormente risentirà dei cambiamenti di temperatura è proprio l’area mediterranea. I rapporti dell'IPCC sono pubblicati con una cadenza di
sette anni e attraverso tre volumi forniscono un quadro della situazione climatica del Pianeta. Lo scorso 31 marzo è stato presentato il secondo volume, quello riguardante gli impatti, la vulnerabilità e i rischi legati ai cambiamenti di temperatura. In base agli esiti delle ricerche dell’IPCC le conseguenze dell’aumento della temperatura saranno diverse a seconda delle zone: l’Europa del Sud, ad esempio, sarà una delle aree più colpite in termini di ricadute sul turismo, sull'agricoltura, sulle attività forestali, sulle infrastrutture, sull'energia e sulla salute della popolazione. Se da un
lato l’Europa, grazie alla capacità di reddito, presenta buone capacità di adattamento ai cambiamenti climatici, dall’altro gli effetti
saranno ad ogni modo consistenti: si stima che al fine di adattarsi all’aumento delle temperature, la città di Venezia dovrebbe investire circa
1,7-2 miliardi di Euro in 60 anni. Inoltre la produzione agricola dell’area mediterranea sarà quella più colpita a causa della sempre crescente domanda di acqua; a risentirne potrebbe essere la produzione dei vini, sia in termini di quantità che di qualità. Dal punto di vista ambientale sono previsti cambiamenti anche sulla distribuzione delle specie animali terrestri e marine. Il 13 aprile è stato presentato il terzo volume del rapporto IPCC riguardante i possibili interventi utili ad attutire i danni, dalle azioni di mitigazione alla riduzione delle emissioni di gas serra.
Raccontiamo il meteo. Nel 2001, nel 2008 e nel 2010 neve nella Settimana santa Comunicazione
Primavera, stagione di instabilità e contrasti A Pasqua spesso prevale il maltempo Gennaro Loffredo La giornata di Pasqua negli ultimi dieci anni non si è democraticamente suddivisa nel 50% dei casi con tempo bello e nell’altro 50% con tempo piovoso. Infatti, rispettando la tradizione, hanno prevalso le Pasque con tempo piovoso. La festa della Pasqua cristiana ha una data variabile di anno in anno secondo i cicli lunari, poiché cade la domenica successiva al primo plenilunio dopo l’equinozio di Primavera, dunque per la Chiesa cattolica è sempre compresa tra il 22 marzo e il 25 aprile. È Pasqua bassa dal 22 marzo al 2 aprile, media dal 3 al 13 aprile, alta dal 14 al 25 aprile. Questa fase mobile della festività pasquale incide molto sulle condizioni meteorologiche, le quali tendono ad essere più miti man mano che la stagione avanza. Nonostante questa alternanza temporale (che dovrebbe in teoria agevolare le “Pasque alte”), il giorno pasquale è sempre stato un fastidioso grattacapo per tutti i meteorologi che puntualmente si trovano ad affrontare uno dei periodi dell’anno più difficili da prevedere. Sono ben note vi-
A Caivano un portale dedicato all’ambiente Luigi Mosca
cende passate di dibattiti accesi tra albergatori e meteorologi, a causa dell’inaffidabilità (a livello locale) di alcune previsioni meteo espresse durante le festività pasquali. La Pasqua è collocata nel cuore della primavera, una stagione imprevedibile e piena di contrasti. Infatti l’Europa settentrionale risulta ancora influenzata da condizioni prettamente invernali che fanno da contraltare a temperature le quali tendono ad essere quasi estive sull’Europa meridionale e sull’Africa settentrionale. E proprio in questo
periodo stagionale, dove i contrasti sono più accesi, la nostra penisola viene influenzata talvolta da veri e propri anticipi di estate oppure da bruschi ritorni di piogge e freddo, le quali spesso sfociano proprio in concomitanza delle festività pasquali. Tra le Pasque più fredde e piovose degli ultimi anni, giusto per citarne qualcuna, ricordiamo sicuramente quella gelida del 15 aprile 2001, quando un’irruzione artica di origine continentale interessò tutta la penisola con brusco calo delle temperature e neve fino a quote molto basse
su tutto l’Appennino centromeridionale. O anche quella del 23 marzo 2008, con neve persino in alcune città della pianura padana centro-orientale, oppure quella del 4 aprile 2010 con piogge e freddo su gran parte del centro-nord. Negli ultimi anni, tuttavia, sono prevalse condizioni meteorologiche variabili e anche miti, favorite dalle ondulazioni di correnti oceaniche più umide e temperate. Vedremo se questo trend piovoso e umido potrà continuare anche quest’anno (foto Marcus Böckmann).
Quest’anno ci aspetta un brusco calo della temperatura Siamo entrati nella fase centrale della primavera, ovvero nel periodo meteo più dinamico dell’anno. La settimana santa sarà segnata da forti contrasti cromatici: passeremo infatti, molto velocemente e bruscamente, tra scenari barici opposti e in alcuni casi estremi. Sbalzi termici rilevanti e veloci transizioni meteo saranno gli ingredienti necessari che ci porteranno fino alle festività pasquali. Dopo un inizio settimana prevalentemente discreto e dal sapore prettamente primaverile, da metà settimana si attiverà un’irruzione fredda di origine artica che si spingerà fino all’Italia centro-meridionale. Tra il 16 e il 18 Aprile la nostra penisola subirà un crollo termico di circa 7-9°C, freddo acuito da una sostenuta ventilazione dai quadranti settentrionali. Nevicherà su tutto l’Appennino centro-meridio-
nale anche a quote piuttosto basse per la stagione. Eccoci infine giunti al periodo pasquale. Sebbene lo scenario meteorologico continui a rimanere confuso, sembra molto probabile l’arrivo delle correnti atlantiche, più umide e piovose ma anche più miti. Le temperature tenderanno gradualmente a risalire, riportan-
dosi in media, grazie all’arrivo di tiepide correnti sciroccali, ma lo scotto da pagare saranno le condizioni meteo alquanto incerte e a tratti persino perturbate, specie sulle regioni centro-settentrionali e sui versanti occidentali della penisola. Le giornate più instabili potrebbero essere proprio Pa-
squa e Pasquetta, quando sul bacino centrale del Mediterraneo si scaverà una circolazione depressionaria, foriera di piogge e di un clima fortemente umido, la quale metterà seriamente in crisi le famiglie che stanno progettando la classica gita fuori porta. G.L.
Un’iniziativa di comunicazione ambientale arriva dal Comune di Caivano. L’amministrazione della cittadina alle porte di Napoli ha attivato un portale web dedicato all’ambiente (indirizzo http://www.comunedicaivano.it/12-per-ilcittadino.html?start=18), sul quale vengono pubblicati i dati sulla qualità dell’aria e dell’acqua potabile, e non solo. Il sito, al momento in fase di allestimento, offre i risultati delle analisi condotte sull’acqua che rifornisce i rubinetti della città. Vengono presentati sia i dati elaborati da Arpac che quelli curati da un laboratorio privato. Un modo per rendere più agevole e trasparente la comunicazione di argomenti molto delicati: così viene presentata l’iniziativa sulla pagina web che introduce il portale, avviato su indirizzo dell’assessorato all’Ambiente. In un’altra sezione sono disponibili gli esiti di una campagna di monitoraggio della qualità dell’aria, condotta a Caivano nei primi mesi del 2013. Tra gli inquinanti “misurati” figurano il biossido di azoto, le polveri sottili pm10, il biossido di zolfo, il monossido di carbonio, l’ozono e il benzene. Giacché, non dimentichiamolo, siamo in piena Terra dei fuochi (per utilizzare un’etichetta di noto richiamo mediatico), non poteva mancare un censimento dei punti del territorio comunale dove sono stati abbandonati selvaggiamente rifiuti. Il portale offre poi informazioni sui siti già bonificati, sottolineando l’intervento di Arpac nella fase di caratterizzazione dei rifiuti, cioè quando si tratta di stabilire di quali materiali sono composti. Infine verrà allestita una sezione dedicata specificamente alla zona industriale presente a Nord del centro urbano.
Educazione ambientale: serie di incontri ad Angri Coinvolto il Secondo circolo didattico della cittadina in provincia di Salerno Anna Gaudioso L’educazione ambientale e allo sviluppo sostenibile rappresenta oggi una sfida non più procrastinabile. Perciò l’approfondimento della conoscenza delle tematiche ambientali da parte degli alunni, a partire dai più giovani, dai primi cicli d’istruzione, riveste un ruolo di vitale importanza nel processo di costruzione di consapevolezze e responsabilità sulle tematiche legate all’ambiente. È necessario, dunque, rendere i ragazzi protagonisti di numerose azioni di responsabilità sociale, guidandoli al contatto diretto con l’ambiente. L’importante ruolo che l’educazione ambientale svolge nel processo di responsabilizzazione dei cittadini e, in particolar modo, degli studenti, rispetto all’assunzione di comportamenti e stili di vita all’insegna del rispetto dell’ambiente, viene evidenziato nella Carta d’intenti siglata nel 2009 da Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Questo ruolo è quanto vogliamo evidenziare e rendere realizzabile. Il nostro percorso per catturare anime
ARPA CAMPANIA AMBIENTE del 15 aprile 2014 - Anno X, N.7 Edizione chiusa dalla redazione il 15 aprile 2014 DIRETTORE EDITORIALE
Pietro Vasaturo DIRETTORE RESPONSABILE
Pietro Funaro CAPOREDATTORI
Salvatore Lanza, Fabiana Liguori, Giulia Martelli IN REDAZIONE
Cristina Abbrunzo, Anna Gaudioso, Luigi Mosca, Andrea Tafuro GRAFICA E IMPAGINAZIONE
Savino Cuomo HANNO COLLABORATO
S. Allinoro, D. Bove, I. Buonfanti, F. Clemente, P. D’Auria, G. De Crescenzo, A. Esposito, E. Ferrara, R.Funaro, G. Loffredo, D. Matania, B. Mercadante, A. Morlando, A. Palumbo, A. Paparo, E. Tortoriello SEGRETARIA AMMINISTRATIVA
Carla Gavini DIRETTORE AMMINISTRATIVO
Pietro Vasaturo EDITORE Arpa Campania Via Vicinale Santa Maria del Pianto Centro Polifunzionale Torre 1 80143 Napoli REDAZIONE Via Vicinale Santa Maria del Pianto Centro Polifunzionale Torre 7- 80143 Napoli Phone: 081.23.26.405/426/427 Fax: 081. 23.26.481 e-mail: rivista@arpacampania.it Iscrizione al Registro Stampa del Tribunale di Napoli n.07 del 2 febbraio 2005 distribuzione gratuita. L’editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti e la possibilità di richiederne la rettifica o la cancellazione scrivendo a: ArpaCampania Ambiente,Via Vicinale Santa Maria del Pianto, Centro Polifunzionale, Torre 7-80143 Napoli. Informativa Legge 675/96 tutela dei dati personali.
ecologiche che guardino alla natura come un bene inestimabile continua. Si è aggiunta, infatti, un’altra scuola. Parliamo del secondo circolo didattico di Angri, in provincia di Salerno, guidato dal professore Alfonso Longobardi, un veterano nel campo della didattica e sensibile alle problematiche ambientali. Direttore in carica presso questo circolo già dal 1997, è un professionista attento alle problematiche della popolazione scolastica, un uomo sensibile e operativo pronto a collaborare per arricchire la conoscenza delle sue scolaresche e della popolazione del suo territorio. Nella sua offerta formativa, questa scuola si presenta al centro di una promozione culturale e sociale che, con la partecipazione di Enti locali, si impegna a sostenere attività extra-scolastiche, come quella che stiamo intraprendendo insieme, iniziando questo percorso di informazione e educazione e di formazione ambientale. Il direttore Longobardi, quale educatore esperto, riconosce la necessità di arricchire sempre di più le conoscenze, aprendo le porte della propria scuola all’esterno, facendo partecipare a momenti di educazione ambientale anche le famiglie dei suoi alunni, perché, come ben sappiamo, non si smette mai di apprendere. La nostra agenzia incontra i giovani alunni della scuola elementare “Secondo circolo” di Angri, che partecipano al percorso di Informazione educazione e formazione con un progetto sul compostaggio domestico, dal titolo «Torna alla terra ciò che la terra ha prodotto». Questa scelta si colloca con la distribuzione della frutta nelle scuole. Il secondo circolo di Angri è tra quelle scuole che hanno aderito al progetto regionale di educazione alimentare, che prevede la frutta al posto della merenda. Il direttore Longobardi, quale formatore attento, ha subito intuito questo ciclo naturale da attivare. Noi, in qualità di agenzia ambientale, abbiamo colto il senso e il dovere di informare educare e formare sul compostaggio domestico, realizzando un percorso di conoscenza e di realizzazione del compost a scuola e al tempo stesso spronando le famiglie, attraverso i bambini, a realizzarlo a casa. Il nostro obiettivo è quello di costruire
un percorso di conoscenze e di consapevolezza del meraviglioso mondo naturale in cui viviamo. Il nostro incontro con le scolaresche del secondo circolo di Angri è iniziato coinvolgendo le classi del primo ciclo: la I A, I B, I C, I D e la II A, II B, II C, II D, con la collaborazione e l’interesse attento degli insegnanti Giulio Ferraioli, Silvia Napodano, Anna Attianese, Ida Montella, Giovanni Pepe, Franca Napodano, Raffaela Panico, Annamaria Squillante, Adriana Scorza, Maria Rosaria Esposito, Rosa Fiumaro, Adriana Romano, Anna Sorrentino, Anna D’Antuono e Anna Pia Di Florio. Abbiamo incontrato circa duecento alunni: il primo incontro con le scolaresche è stato, direi, positivo, con ragazzini vivaci e attenti. Per introdurre il tema del compostaggio è stata raccontata una favola e i piccoli utenti si sono rivelati pronti, attenti e curiosi. L’incontro si è snodato via via in una marea di domande. Inoltre abbiamo colorato alcuni disegni sul tema e
fatto un gioco, “botta e risposta”, un gioco a quiz su tutto ciò che avevamo detto durante l’incontro. I nostri appuntamenti continueranno in questo e altri istituti dopo le vacanze pasquali. Per richieste e informazioni, f.gaudioso@arpacampania.it
Nuova pubblicazione dell’Ispra
La naturalità degli ecosistemi marino-costieri Angelo Morlando Febbraio 2014. Pubblicazione dell'ISPRA n. 106 redatta completamente "in house" dai seguenti autori: Tiziano Bacci, Barbara La Porta, Chiara Maggi, Ornella Nonnis, Daniela Paganelli, Francesco Sante Rende, Monica Targusi e i seguenti collaboratori: Federico Boccalaro (AIPIN e SIGEA) Giancarlo Bovina (GEOSPHERA) Nicola Cantasano (CNR ISAFoM) e Milena Polifrone (Seaweed Canarias S. L.). È molto bella la citazione prima dell'introduzione:“Dal 1980 a oggi si è persa ogni 30 minuti un’area ricoperta di fanerogame marine, equivalente a un campo di calcio. Ciò significa che nel tempo di gioco di una partita di calcio, tre campi di fanerogame marine scompaiono” (Dennison, 2009). Si tratta sicuramente di un utile manuale, in quanto i primi tre capitoli descrivono le praterie di Posidonia e tutte le relative caratteristiche, ma è altrettanto importante che sono stati presentati anche alcuni casi studio relativi a interventi di trapianto recenti, talvolta ancora in corso, condotti lungo le coste italiane. Introduciamo, pertanto, prima gli obiettivi della pubblicazione, citando parzialmente le premesse: "Le praterie di Posidonia oceanica costituiscono uno degli ecosistemi di maggior pregio ambientale dell’ambiente marino costiero mediterraneo... il trapianto... è da considerarsi come l’ultimo tentativo di recupero dell’ecosistema degradato e non deve pertanto essere utilizzato come alibi per favorire lo sviluppo indiscriminato della fascia costiera... I risultati ottenuti nell’ambito dei reimpianti ... sono stati spesso negativi e possono essere considerati a tutt’oggi ancora incerti, ... Tuttavia alcuni recenti risultati hanno fornito esiti incoraggianti, almeno sul breve e medio periodo..." Sembra giusto sintetizzare il caso studio n°11 eseguito sui fondali dell'isola d'Ischia dal 2008 al 2010. Gli autori della scheda sono Michele Scardi e Luigi Valiante. L’attività di reimpianto è avvenuta nell’ambito del progetto di metanizzazione dell’isola. Il MATTM ha imposto il trapianto di Posido-
Il Giardino dell'Orco Un piccolo paradiso a pochi passi dal mare
nia come misura di compensazione del danno causato dallo scavo della trincea del gasdotto che ha attraversato una prateria di Posidonia già esistente. Sono stati espiantati 51.200 fasci fogliari di Posidonia e sono stati successivamente reimpiantati in aree idonee individuate all’interno della stessa prateria, su una superficie complessiva di 1.600 m2. Sia l’espianto dei fasci dall’area di scavo, sia la posa dei moduli di reimpianto, sia la messa a dimora delle talee sono stati effettuati a mano in immersione subacquea. La preparazione
delle talee è avvenuta a terra, nelle immediate vicinanze dei siti di espianto e di reimpianto. Dopo tre mesi dal termine delle attività di trapianto è stato avviato il monitoraggio. Dopo quattro anni e mezzo dal termine delle attività di reimpianto la percentuale media di sopravvivenza è pari al 217,6% ed in costante e rapido aumento, pertanto, l'intervento è perfettamente riuscito oltre le aspettative. Ogni tanto una bella notizia fa molto bene allo spirito e, in questo caso, anche ai nostri fondali marini.
Nuova scommessa per l’associazione “Voci di Scampia” Aprono a Chiaiano le fattorie VoDiSca Ci sono voci che parlano di riscatto, sono quelle dei giovani che fanno parte dell’associazione “Voci di Scampia”. Non parole, però, ma fatti. Il 21 aprile prossimo saranno inaugurate, infatti, le “Fattorie VoDiSca”, la nuova scommessa del poliedrico gruppo. A Chiaiano, nel cuore del Parco delle colline Metropolitane di Napoli cinque ettari di ulivi e alberi da frutto, piantagioni di rosmarino e alloro ed orti urbani ma anche campi di tiro con l’arco, percorsi didattici di astronomia e geologia e tanto birdwatching. Ma non solo. I prodotti della terra qui raccolti saranno destinati all’istituto alberghiero Vittorio Veneto di Scampia, per poi essere serviti nel nuovo bistrot del Teatro Bellini di Napoli. VoDiSca lavora da anni sul territorio napoletano per offrire ai giovani possibilità di futuro attraverso la promozione di attività legate allo sport, al teatro, all’editoria. Ha ormai da tempo acquisito la casa editrice Marotta&Cafiero e ha una scuola calcio che vede la partecipazione di centinaia di ragazzi sul territorio. Recentemente ha aperto un’agenzia di comunicazione ed una libreria, ed offre anche possibilità sportive nel mondo del rugby. G.M.
Nel cuore dei Campi Flegrei, immersa in un ambiente incontaminato vive l'azienda agricola "Il Giardino dell' Orco". Il nome deriva dalla famosa mela annurca campana denominata la “Mala Orcula” da Plinio il Vecchio, nel suo Naturalis Historia, per la sua origine puteolana e in particolar modo nella zona del Lago d’ Averno,la porta degli inferi. Il Giardino dell’ Orco è raccontato da coloro che vi hanno trascorso delle ore liete come un’ esperienza da fare, da vivere. È il luogo ideale dove stare bene con se stessi, nella tranquillità della natura. Questa preziosa e piccola oasi verde propone ai suoi visitatori diverse attività: passeggiate guidate tra alberi e distese verdi, corsi ed iniziative di avvicinamento all’orto sinergico e per l’educazione e la sensibilizzazione alle tematiche agroambientali. Per le scolaresche, infatti, la struttura offre un ampio programma di percorsi didattici: il "GiocORTO" un insieme di prove pratiche e laboratori di agricoltura animati che aiutano i bimbi a conoscere ortaggi e prodotti tipici e a comprendere i concetti di stagionalità, rispetto dell’ambiente e corretta alimentazione. Poi, ancora, "Misura la tua impronta", un laboratorio pratico e un mix di giochi per misurare l’impatto ambientale dei nostri gesti quotidiani e apprendere giocando, informazioni sul consumo consapevole, produzione energetica, gestione dei rifiuti, rapporto tra tecnologie ed ambiente; "Agricoltura e Turismo", un percorso didattico teorico – pratico dedicato alle scuole secondarie su temi come l’agricoltura, il turismo e la valorizzazione dei prodotti enogastronomici; e infine il “Laboratorio di filosofia e musica nella natura” con la volpe Sophia che guida gli alunni in laboratori di creazione di favole, canzoni e passeggiate filosofiche. Per le coppie, i gruppi e le famiglie è disponibile un ampia area da pic-nic, dove gli adulti possono rilassarsi sul prato, sull’ amaca o in giro per l’orto, e i più piccoli giocare e partecipare alle iniziative organizzate proprio per loro: caccia al tesoro naturalistica, “chef in erba”, “filosofia for kids”, “orto in cassetta” e tante altre ancora. All’ ingresso è fornito un cestino da pic-nic che contiene posate, tovagliolini, piatti, bicchieri, tutto in materiale biodegradabile. La coltura dell’area è pienamente ortofrutticola e rispetta il calendario naturale delle piante curando le stesse senza l’ utilizzo di prodotti chimici o derivati, ma utilizzando solo metodi naturali. Secondo il ciclo delle stagioni presso il Giardino potrete trovare pomodori, patate, melanzane, zucchine, varie specialità di peperoni anche tipici, insalate, cipolle, cetrioli, scarole, carote e poi la frutta, buona e gustosa come le “mele del giardino…le annurche”, le arance, i limoni e le fragole. F.L.
Dal fondo del mare una miniera di nuovi farmaci Intervista alla Dr.ssa Adrianna Ianora della Stazione zoologica Anton Dohrn Giulia Martelli Da qualche tempo, oramai e per fortuna, si sono aperti nuovi scenari terapeutici: in particolare, studiosi di tutto il mondo sono impegnati ad indagare il legame tra medicina e biologia marina. Per saperne di più abbiamo posto qualche quesito alla dottoressa Adrianna Ianora, coordinatrice del Laboratorio di Ecologia funzionale ed evolutiva della Stazione zoologica Anton Dohrn di Napoli, che si occupa, in particolar modo, di effettuare test sulle microalghe provenienti dal Golfo di Napoli al fine di individuare nuovi composti bioattivi che saranno poi impiegati nella creazione di nuovi farmaci. La scienziata ci ha accolto in questo autentico gioiello architettonico a due passi dal mare, unico nel suo genere perché oltre al centro di ricerca, ospita anche il primo acquario d’Italia. I laboratori, siti in un’ala dell’edificio attualmente in fase di ristrutturazione, brulicano di studenti, ricercatori e studiosi intenti ad esplorare i campi della biologia e dell’ oceanografia, in maniera interdisciplinare negli specifici campi della biochimica, biologia molecolare e cellulare, neurobiologia e neurofisiologia. Dottoressa Ianora, perché si pensa che il mare possa fornire la “base” adatta per la creazione e la sperimentazione di nuovi farmaci?
“Tradizionalmente la medicina si è sempre basata su composti di origine terrestre. Solo nel dopoguerra ci si è resi conto che il mare offriva un forte potenziale, questo perché in esso c’è un’altissima biodiversità derivante da un ambiente molto particolare: freddo, poco illuminato, questa alta biodiversità si traduce in alta diversità chimica. Negli organismi del mare si trovano sintetizzati composti complessi quasi irrealizzabili nei laboratori chimici, alcuni di essi, privi di armi offensive o autodifese corazzate, infatti, per difendersi dai predatori hanno fatto ricorso alla chimica, producendo sostanze estremamente valide”. Quali sono i progetti di “drug-discovery” da sostanze marine in cui la Stazione Zoologica Anton Dohrn è coinvolta? “Attualmente siamo coinvolti
in tre progetti Pon e nel progetto europeo PharmaSea. I progetti Pon, in collaborazione con note aziende farmaceutiche e il consorzio Biogem (con sede in provincia di Avellino), hanno lo scopo di indagare i composti marini per sperimentare ed eventualmente commercializzare adiuvanti per vaccini, farmaci antinfiammatori e analgesici e farmaci antitumorali. PharmaSea, invece, è un progetto quadriennale che riunisce ricercatori europei provenienti da Italia, Gran Bretagna, Belgio, Norvegia, Spagna, Irlanda, Germania, Svizzera e Danimarca che ha lo scopo di migliorare qualità, volume e valore degli agenti attivi scoperti nell’ambiente marino e incrementare la velocità con cui possono essere portati sul mercato indirizzando e migliorando il processo dal momento della scoperta all’isolamento
del composto, alla sperimentazione su cavie fino ad arrivare ai test sugli umani. Prodotti finali di questo progetto sono soprattutto nuovi antibiotici (di cui c’è una grande urgenza) e composti per trattare malattie neurodegenerative come il morbo di Alzheimer”. Lei e il suo team vi distinguete per lo studio delle microalghe da cui sembra sia possibile ricavare una tossina contro i tumori, di quali specie di alghe parliamo e dove è possibile reperirle? “Qui alla Stazione zoologica, grazie all’utilizzo dei bio-reattori (che tramite il processo di fotosintesi convertono la CO2 in biomassa e ossigeno con l'uso di luce e nutrienti), è stata avviata una coltivazione massiva di microalghe, Diatomee nello specifico, che presto finiranno nelle mani dei tecnici di grandi case farmaceutiche e diventeranno medicinali in grado di migliorare la qualità della vita e curare terribili malattie; in particolare i test che stiamo effettuando riguardano le cellule di un carcinoma polmonare molto resistente. I risultati? Sono sorprendenti. Osservandole al microscopio, le cellule cancerogene appaiono quasi tutte morte. La sfida è trovare le molecole giuste per attaccare il bersaglio con precisione. Questo è uno degli aspetti più importanti del nostro lavoro, per molti versi siamo già nel futuro della medicina. La cosa incredibile è che non abbiamo bisogno di arrivare nel cuore dell'Oceano Pacifico, ci basta fare due passi da questa struttura al mare di Mergellina per trovare le molecole che poi costituiranno la
base della nostra coltivazione in laboratorio, perché il mare partenopeo, nonostante le tante critiche, è uno dei più ricchi in tema di biodiversità. Una raccolta per così dire eco-friendly”. Attualmente esistono già in commercio medicinali antitumorali derivati da organismi marini. Quali sono le maggiori difficoltà che le case farmaceutiche incontrano nell’immissione sul mercato di tali composti? “Sì, attualmente è possibile trovare in commercio tre medicinali antitumorali estratti però da macrorganismi (spugne, tunicati marini) e provenienti da mari stranieri. La sfida della Stazione zoologica è invece quella di utilizzare innanzitutto microrganismi e soprattutto autoctoni, così da bypassare uno dei problemi maggiori che è quello dell’accesso alle risorse genetiche e la ripartizione dei benefici (economici) derivanti dalla loro utilizzazione (benefit sharing). Tra gli interrogativi sollevati c’è quello della necessità del consenso da parte del paese d’origine per utilizzare una determinata pianta nella ricerca farmaceutica. Questo, unito alla lunga durata delle fasi cliniche nella sperimentazione e alla difficoltà di creare biomassa ha fatto sì che prima che le molecole estratte dalle alghe possano arrivare in commercio sotto forma di medicinali servano diversi anni. Nonostante ciò, già da ora si può però affermare che proprio a Napoli, e in particolare alla stazione Dohrn, si stanno gettando le basi di nuovi scenari terapeutici, cure che un giorno non troppo lontano salveranno la vita a migliaia di malati”.
E in principio...luce fu! Un innovativo sistema di illuminazione per interni senza finestre Anna Paparo
ombre, gli arcobaleni, le albe e i tramonti eccetera, il Professor Di Trapani ha sperimentato per oltre dieci anni la possibilità di imitare, attraverso la tecnologia, la luce naturale e i fenomeni luminosi, mettendo a punto questa finta apertura nel soffitto che proietta all’interno una luce che imita alla perfezione i raggi del sole irradiati attraverso un cielo terso. Inoltre, l’illusione di trovarsi all’aria aperta è resa possibile dall’utilizzo di Led di ultima generazione, in grado di riprodurre lo spettro della luce solare, ma anche da sistemi ottici capaci di direzionarne i raggi e di nanotecnologie con cui è possibile riprodurre quel particolare fenomeno che è la diffusione delle onde luminose. Saranno a breve possibili le prime applicazioni sperimentali: l’illuminazione di spazi chiusi in cui sono coinvolti vari partner tra cui la Metropolitana Milanese. CoeLux propone agli utenti la possibilità di intervenire artificialmente sull’effetto luminoso, con alcune scenografie predeterminate, in cui la luce entra nella stanza a trenta, quarantacinque o sessante gradi, a seconda se si desideri avere l’illusione di trovarsi nei Paesi nordici, nel Mediterraneo oppure ai Tropici. Quale modo migliore per illuminarsi d’immenso?
Può splendere il sole in una stanza priva di finestre?!? Di impatto, si risponderebbe ovviamente di no; ma da oggi è possibile dare a questo interrogativo una risposta affermativa. E’ nata, infatti, una finestra hi-tech che, grazie all'uso di Led e nanotecnologie, riproduce gli effetti fisici e ottici della luce naturale, simulando la diffusione e la trasmissione dei raggi solari attraverso l'atmosfera. Un innovativo sistema di illuminazione per interni, il CoeLux, che imita alla perfezione i raggi del sole in un cielo terso, è stato presentato a “Light+Building”, la fiera dedicata all’architettura della luce, in programma a Francoforte, e vanta un padre italiano, il professor Paolo Di Trapani, docente di fisica presso il Dipartimento di Scienze ed Alta Tecnologia dell’Università dell’Insubria a Como. Finanziato dall'Unione europea con 2,5 milioni di euro, integra la tecnologia Led a risparmio energetico di ultima generazione con un sofisticato sistema ottico che impiega materiali nano strutturati. Prendendo spunto dal libro “Light and Color in the Outdoor”, un classico pubblicato nel 1937 dall’astronomo olandese Marcel Minnaert, in cui si rivelano i segreti scientifici che ci sono dietro fenomeni ottici, come la sovrapposizione di
Il 3 aprile ha debuttato Copernicus con il lancio della “Sentinel 1A”
LANCIO DELLA PRIMA SENTINELLA DEL CLIMA Conto alla rovescia ultimato. Lo scorso 3 aprile, la prima sentinella europea del clima, “Sentinel 1A”, ha spiccato il volo dalla base di Kourou (Guyana francese). L’orologio segnava le 23:02, ora italiana, quando un lanciatore Soyouz l’ha portata in orbita. Così debutta Copernicus, il più grande programma di sorveglianza ambientale mai varato in Europa, grazie alla collaborazione fra Agenzia Spaziale Europea (Esa) e Commissione Ue, che nei prossimi anni prevede il lancio di una costellazione di “sentinelle” per sorvegliare il nostro pianeta. Come ha ben sottolineato Massimo Di Lazzaro, il vicepresidente esecutivo dell'unità di Osservazione, Esplorazione e Navigazione della Thales Alenia Space Italia (Thales-Finmeccanica), l'azienda che ha costruito e integrato il satellite, l’obiettivo di Sentinel 1A è quello di fornire la mappa della su-
perficie terrestre, partendo dalle foreste arrivando alle acque interne, all'uso del suolo nell'agricoltura e, inoltre, altro scopo è quello di controllare i movimenti del suolo e valutare il rischio di frane, fornendo i dati di supporto per missioni umanitarie, sicurezza dei mari e sorveglianza delle coste, oltre ad osservare le aree polari. Operando principalmente in due modalità Interferometric Wide Swath e Wave, la nostra sentinella effettuerà il monitoraggio continuo ed ininterrotto in qualunque condizione meteorologica e di illuminazione solare della terra e del mare. E tutti i dati, raccolti in orbita, saranno ricevuti, archiviati e distribuiti dai centri del Core Ground Segment di Copernicus, tra i quali c’è il Centro Spaziale di Matera, dove ha sede la componente italiana del sistema di terra Copernicus, l'Italian Collaborative Ground
Segment, che provvederà al loro smistamento verso i vari utenti nazionali istituzionali, industriali e scientifici. La Sentinel 1A è, infine, la primogenita della famiglia dei satelliti Copernicus, che intende fornire all'Europa un accesso continuo, indipendente e affidabile a dati e informazioni di Osservazione della Terra utili per la gestione dell'ambiente e la sicurezza del cittadino, a supporto delle politiche ambientali pubbliche europee. Ci troviamo di fronte ad una missione “made in Italy”. Basti pensare che il satellite è stato realizzato e integrato a Roma, mentre le tecnologie elettroniche e l’antenna sono state realizzate negli stabilimenti de L’Aquila e Milano, e che i test di verifica sono stati completati nelle camere a Roma e Cannes. Insomma un orgoglio tutto italiano. A.P.
L’architettura del paesaggio secondo Bernard Lassus La terra viene modellata, plasmata secondo precisi meccanismi plastici Antonio Palumbo Nell’ambito della valorizzazione degli ambienti naturali l’architetto paesaggista francese Bernard Lassus rappresenta uno dei maggiori riferimenti a carattere mondiale. Le teorie di Lassus sulla “mimetizzazione paesaggistica” degli elementi, basate sul concetto-cardine che la percezione fisica degli oggetti cambia con il variare dei colori e della luce, sono alla base dei suoi interventi sul paesaggio. Contro ogni forma di camouflage e di naturalizzazione, contro ogni formalismo ingiustificato e seriale, gli interventi di Lassus richiedono prioritariamente uno studio attento, profondo e sensibile dei luoghi, dove coesistono problematiche complesse nonché contraddittorie, riferite alle diverse domande multiculturali a cui l’aménagement paysager è chiamato a rispondere. Compito del paesaggista è riuscire a districarsi in tale complessità, fungendo da mediatore e interprete tra lo Stato, le società di ingegneria e le comunità locali, risolvendo conflitti politici, sociali, culturali, negoziando soluzioni, arrivando a compromessi che soddisfino al meglio richie-
ste e aspettative e che rispondano nel contempo ad esigenze simboliche e pratico-funzionali. Il paesaggista deve dunque avere una conoscenza reale dell’essenza e della specificità dei luoghi, della loro stratificazione e dei loro principali valori simbolici: una conoscenza che non può prescindere dalla concertazione. Ed è proprio questa conoscenza che consente di individuare quei valori paesaggistici collettivamente riconosciuti su cui si deve concentrare il progetto di paesaggio. I movimenti di terra innanzitutto e le masse arboree in secondo luogo costituiscono la materia prima dell’aménagement paysager. La terra viene modellata, plasmata, intervallata seguendo dei precisi ed opportuni meccanismi plastici e visivo-percettivi. Ecco che le visuali si aprono e si chiudono, gli elementi rappresentativi del luogo appaiono e scompaiono, le frazioni di paesaggio si alternano alle viste panoramiche. Lo stesso avviene con le componenti vegetali che delimitano e orientano i coni visivi, nascondendo o mettendo in valore gli elementi paesaggistici. Prendiamo, ad esempio, l’espe-
rienza di Lassus per le autostrade francesi, che può testimoniare nel modo migliore il suo approccio “sensibile” al paesaggio. Tutti i progetti d’aménagement paysager autoroutier di Bernard Lassus (i primi risalgono alla fine degli anni Ottanta), fino al più recente lungo la A19, si contraddistinguono per un metodo di approccio al paesaggio totalmente innovativo, che rovescia i tradizionali criteri di analisi e di intervento, introducendo nuovi valori e fi-
nalità. L’autostrada non è più un taglio nel territorio, una frattura, una ferita da ricucire o da nascondere: «L’autostrada, al contrario - spiega Lassus - diventa un’occasione importante ed unica per scoprire nuove realtà paesaggistiche, naturali e, ugualmente, sociali e culturali, un modo per riuscire a valorizzare e a salvaguardare luoghi che altrimenti rimarrebbero sconosciuti o abbandonati. L’autostrada non “attraversa” ma “passa” nei di-
versi luoghi e consente così di collegare il globale con il locale, progettando nuovi paesaggi, accoglienti e gradevoli per l'uomo, per la vista e per lo spirito». Così, come ogni luogo ha una sua specificità dominante, che muta a seconda degli elementi naturali presenti e delle realtà sociali che vi gravitano, ogni tracciato autostradale costituisce, per Lassus, un’opera unica, studiata opportunamente caso per caso ed affrontata con “sentimento paesaggistico”.
Nasce l’associazione VIVIAMOLAq Un nuovo modo di riappropriazione del territorio aquilano post-terremoto Elvira Tortoriello A 5 anni dalla terribile scossa che devastò la città dell’Aquila il 6 aprile del 2009, il capoluogo abruzzese è stato spesso considerato come l’ultima vergogna italiana simbolo della cattiva coscienza del nostro paese. Certamente L’Aquila vive ancora le conseguenze del sisma ma laddove manca l’iniziativa pubblica ecco subentrare l’iniziativa privata, particolarmente interessante perché organizzata da un gruppo di ragazzi: studenti ed ex studenti dell’Università Abruzzese, i quali, grazie all’ azione, all’ ottimismo ed alla creatività, stanno cercando di dare un contributo positivo nel contesto terremotato, operando in un ambito sociale ancora frammentato e sofferente,
dando vita all’associazione VIVIAMOLAq. Tutto nasce dall’osservazione diretta dei cambiamenti imposti al territorio dal terremoto che lo ha modificato e alterato velocemente. Contemporaneamente nasce il desiderio di attivare il processo di riappropriazione dell’identità locale, andata persa quando la risposta all’esigenza abitativa ha squartato la città de L’Aquila e dei centri limitrofi in concomitanza con il trasferimento delle famiglie nei 19 Progetti C.A.S.E. (Complessi Antisismici Sostenibili ed Ecocompatibili) e nei M.A.P. (moduli abitativi provvisori), dislocati nelle aree suburbane. I ragazzi dell’associazione hanno iniziato a raccogliere informazioni, attraverso indagini
“porta a porta”, confrontandosi direttamente con le persone dei nuclei abitativi per capire quale fosse la loro qualità di vita attuale e quali le loro esigenze ed aspettative. L’analisi condotta ha rivelato la carenza di spazi di aggregazione e di ritrovo sociale, perciò la fase successiva
ha cercato di dare una soluzione a questa necessità. Praticamente il progetto consiste nella realizzazione di un elemento, ” a nastro”, che opportunamente articolato svolge più funzioni: panchina, piano di appoggio, portale di ingresso e infine recinzione dell’area di gioco. Un
unico elemento fluido e colorato che vivacizza un’area a rischio di degrado e trasforma uno spazio privo di funzione. I concetti cardine del progetto sono il riciclo e il l’uso di materiali poveri: listelli di legno provenienti dai pallet e tubi innocenti recuperati dai ponteggi impiegati nei puntellamenti degli edifici. Questi materiali sono stati assemblati secondo schemi modulari organizzati in base alla funzione . Il progetto, semplice ma versatile, ha rappresentato un esempio di architettura partecipata e di autocostruzione, nato da un coinvolgimento reale della popolazione che ha espresso le problematiche e con la realizzazione del nastro le ha viste risolte . Importante anche da sottolineare il costo 3.800 euro!!
Nasce un portale didattico per insegnare ai ragazzi a mangiare sano
Nutrizione: prendiamoci gusto! Mate: la bevanda preferita in Sud America
Alessia Esposito Presentato il primo portale sull’educazione alimentare per ragazzi. Il progetto è nato dalla collaborazione tra la Fondazione Italiana per l'Educazione Alimentare (Fei) - la cui mission è “valorizzare le potenzialità e i contributi dei diversi soggetti impegnati sul tema dell'educazione alimentare” - e Abbott, multinazionale che opera nel campo della salute. La piattaforma si inserisce tra gli interventi di responsabilità sociale 2014 dell’azienda. L’iniziativa ha nome “Nutrizione: prendiamoci gusto!” ed è uno strumento didattico pensato appositamente per i ragazzi compresi nella fascia d’età tra gli 11 e i 14 anni. L’obiettivo è aiutarli a conoscere l’importanza di un’alimentazione corretta così da mantenersi in salute fin da piccoli. Il problema del sovrappeso o dell’obesità colpisce infatti circa il 32.8% dei bambini italiani tra gli 8 e i 9 anni, il 20.9% di quelli fra i 10 e i 15 e il 41.9% degli adulti, con gravi ripercussioni sull’intero organismo. Giorgio Donegani, presidente Fei, afferma: "Educare è molto più che informare, perché significa fornire motivazione e strumenti per modificare le proprie abitudini". “Nutrizione: prendiamoci gusto!” è un compendio di schede didattiche, test di autovalutazione e gioco. Sì, perché oltre a essere una vera enciclopedia digitale del mangiar sano, il programma "parla ai ragazzi utilizzando il loro linguaggio e incentivando il loro protagonismo per imparare divertendosi a gestire le proprie scelte di benessere", così come aggiunge il presidente Donegani. Il gioco in questione è un videogioco di edutainment dal nome “Hungry Kids”. Stefano Zangara, di Abbott Italia, commenta: "Abbiamo avuto l'idea del videogioco Hungry Kids, sviluppato in collaborazione con Fei e N3, per offrire un programma innovativo e stimolante al fine di educare gli adolescenti e non solo alla cultura della corretta nutrizione". Il percorso parte da un test iniziale per poi continuare in una serie di moduli interconnessi tra loro che possono essere seguiti in maniera diversa da
Salvatore Allinoro
ogni ragazzo, assecondando il processo personale di crescita e apprendimento. Le tre macroaree sono: “mangiare e nutrirsi”, “conoscere gli alimenti” e “la giornata alimentare”. Inoltre, la sezione “arte e cibo” contribuirà a dare al percorso di apprendimento un’accezione multidisciplinare. A concludere ci sarà un test di autovalutazione. Con dieci domande a risposta chiusa, si potrà verificare l’apprendimento e controllare la differenza di conoscenze sulla corretta alimentazione rispetto all’inizio del percorso. Il punto di forza del progetto è che si rivolge direttamente ai ragazzi in prima persona, con parole semplici e chiare, così come le indicazioni per muoversi tra i moduli. Non si tratta di “studiare”, ma di scoprire facendo.
Un’occasione per i genitori di essere supportati in un percorso formativo fondamentale per la salute dei propri figli. Si può ipotizzare un utilizzo anche scolastico della piattaforma, con attività didattiche in aula (la piattaforma è fatta per essere utilizzata anche in gruppo). Non meno che l’educazione civica, quella alimentare è una materia troppo spesso marginale, ma importantissima per un corretto sviluppo psico-fisico dei ragazzi. “Nutrizione: prendiamoci gusto!” è compatibile su tutti i dispositivi digitali fissi e mobili, in modo che utilizzarlo sarà davvero… a prova di bambino. Si potrà imparare a mangiar sano da ogni computer e da ogni smartphone o tablet. Film, enciclopedia, immagini, schede, gioco… Non resta che iniziare.
Il mate, detto anche tè paraguaiense, è l'infusione preparata con le foglie verdi o tostate di un agrifoglio, Ilexparaguayensis, che cresce spontaneo in Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay. In alcuni di questi Paesi l'infuso è conosciuto con il nome di yerba mate e rappresenta la bibita coloniale tradizionale per eccellenza. A Napoli ne esiste un solo esemplare custodito nei giardini del Real Orto Botanico. Per raccoglierne le foglie bisogna farsi autorizzare dal direttore e farsi aiutare dai giardinieri. Insieme a caffè, tè e cacao, il mate è una delle fonti naturali più importanti di caffeina. Grazie all'abbondante presenza di questa sostanza, l'infuso viene tradizionalmente consumato come tonificante e riequilibrante; nella medicina popolare locale trova impiego anche nella cura del mal di testa, dei problemi digestivi, dei reumatismi e dell'obesità . Il contenuto in caffeina si aggira intono allo 0,51,5%, anche se soltanto una piccola percentuale viene estratta durante la preparazione della bevanda. Nell'infuso il contenuto medio di caffeina è circa la metà di quello presente in un'analoga quantità di caffè. Il mate è inoltre una buona fonte di vitamina C ed è ricco di proteine (12%), polifenoli (2%) e minerali come calcio, fosforo e ferro (6%). Per tutti questi motivi il prodotto essiccato, polverizzato o meno, viene consigliato agli sportivi e come coadiuvante nelle diete dimagranti. Come per il tè, anche nell'erba mate la caffeina è concentrata soprattutto nelle foglioline giovani, non ancora dischiuse. L'assunzione eccessiva di erba mate è controindicata per chi soffre di ipertensione, diabete, ulcere e altri disturbi. È giunto agli onori della cronaca in questi mesi grazie a Papa Francesco, suo grande estimatore come tantissimi sudamericani. Si beve da un recipiente detto “porongo”, realizzato a partire da una zucca e viene sorbito attraverso una speciale cannuccia che prende il nome di “bombilla”. Le foglie rilasciano un liquido rossastro, quando vengono ribollite assumono un caratteristico colore giallo.
Comunemente il “complesso di Adone”
Vigoressia: quando il fitness diventa patologia I disturbi dell’alimentazione sono, ancora oggi, una piaga sociale fortemente radicata nelle ragazze in età adolescenziale. Accanto a queste patologie, di cui sentiamo spesso parlare dai media – talvolta attraverso racconti di storie reali dall’epilogo amaro – si sta diffondendo a macchia di leopardo una nuova preoccupante moda tra i coetanei maschi. La vigoressia o più comunemente il complesso di Adone, ragazzi ossessionati dal peso, cura maniacale per il corpo, assunzione di steroidi e diete ferree per scolpire e definire i muscoli: sono alcuni degli elementi che caratterizzano un vigoressico. Lo rivela uno studio effettuato dal Children’s hospital di Boston. Circa il 18% dei teenager americani è smisurata-
mente preoccupato per il proprio aspetto fisico. Veri e propri bilancia-dipendenti, sono maggiormente esposti a depressione, anoressia e bulimia nervosa. E come ogni moda che si rispetti, l’imitazione è dietro l’angolo. Anche nel nostro paese questo fenomeno è in crescita. Circa il 10% dei ragazzi presenta alcune delle caratteristiche sopraelen-
cate. Contrariamente all’anoressia nervosa, siamo in presenza di individui muscolarmente ipertrofici, tutt’altro che magri ed emaciati. La percezione distorta del proprio corpo li induce a vedersi poco tonici e, pertanto, dedicano gran parte della giornata in palestra. E, raggiunti buoni risultati, sottopongono se stessi a estenuanti ore di duro
allenamento per mantenere lo status quo. Il vigoressico valuta il proprio modus vivendi, la sola strategia valida per prendersi cura di sé, considerando gli altri inadeguati o, addirittura, irrispettosi del proprio corpo. Queste considerazioni inducono ad un stato di isolamento, entro cui si tende a frequentare ed emulare solo coloro che adottano il medesimo stile di vita. Ovviamente per effettuare una diagnosi bisogna far attenzione anche ad altre variabili, quali: un’attenzione maniacale all’alimentazione – caratterizzata da un’abolizione di carboidrati ed un eccessivo apporto proteico – e al continuo monitoraggio della massa muscolare, e la manifestazione di stati di ansia circa i risultati disattesi. F.C.
I SOLFITI: QUANDO L’APPARENZA INGANNA! Causano il depauperamento del cibo dal punto di vista nutrizionale distruggendo alcune vitamine Daniela Bove I solfiti, utilizzati fin dall'antichità da Egizi e Romani come antisettici e antiossidanti in numerosi cibi, compreso il vino, sono additivi ad azione antimicrobica ed antiossidante. Vengono largamente utilizzati in molti prodotti quali: • Carne, pesce, ed alimenti ad alto contenuto proteico; • Frutta e derivati; • Bevande. Caratteristiche chimiche dei solfiti Si utilizza la semplificazione “SO2” per designare le diverse forme del biossido di zolfo, in passato chiamata anidride solforosa. I solfiti possono trovarsi nei cibi in varie forme tra cui : Anidride solforosa (E220) Bisolfito di potassio (E224) Bisolfito di sodio (E222) Perché sono dannosi? I solfiti hanno effetti dannosi sia perché causano il depauperamento del cibo dal punto di vista nutrizionale distruggendo alcune vitamine, come la vitamina B1, B12 e la tiamina, sia perchè appesantiscono il nostro sistema detossificante causando reazioni allergiche quali eczemi, orticaria, dissenteria,asma. Più in particolare, il meccanismo di azione può così essere sintetizzato: • agiscono mantenendo una bassa tensione di ossigeno (inibizione di germi aerobi); • inattivano i loro enzimi attraverso un’azione riducente; • interferiscono con il metabolismo di
diverse vitamine essenziali per lo sviluppo batterico. Negli alimenti vengono utilizzati oltre che per il loro effetto antimicrobico e antiossidante anche perché prevengono nei crostacei l’alterazione conosciuta come “annerimento o melanosi o black spot” in quanto inibitori competitivi specifici della polifenolossidasi cioè di quel gruppo enzimatico che trasforma la tirosina in pigmenti melanici. Quindi, sono in grado di mantenere più a lungo il colore originario negli alimenti, rendendoli più invitanti e dando l’impressione che siano più freschi. Altri prodotti in cui sono presenti
i solfiti Pane, biscotti, frutta secca, vino, birra, succhi di frutta, sciroppi, crostacei, salsicce, molluschi, uve da tavola (trattamento post raccolta), conserve di pomodoro, caramelle e merendine confezionate. Anche il vino è sul banco degli imputati, essendo considerato uno dei prodotti in cui i solfiti sono più presenti, sia naturalmente per via della naturale fermentazione alcoolica sia perchè possono essere aggiunti sotto forma di anidride solforosa in varie fasi della vinificazione Additivi e allergie o intolleranze alimentari I solfiti sono inclusi nella normativa
sugli allergeni alimentari, cioè di quegli ingredienti e altre sostanze in grado di provocare un’ipersensibilità. La normativa italiana, con il D.Lgs. 114/2006, modifica del D.Lgs. 109/92, ha recepito la Direttiva 2003/89/CE, detta la Direttiva allergeni, entrata in vigore il 25 novembre 2003. Questa obbliga i produttori del settore alimentare a presentare in etichetta tutti i prodotti allergeni (e tossici), tra cui l’anidride solforosa e i suoi derivati (formula chimica SO internazionalmente siglati con E220 a E228). La normativa prevede che vengano riportati i solfiti in concentrazioni superiori a 10mg/l o 10mg/kg.
INTOLLERANZE AMBIENTALI, NUOVE RICERCHE Brunella Mercadante Oltre alle già individuate e più note intolleranze ambientali MCS Multiple Chemical Sensitivity Syndrome, Sick House Syndrome e Sick Building Syndrome, ( v. n° 2 del 31/01/2014) recentemente sono state accertate nuove malattie ambientali: elettrosensibilità, sindrome da fatica cronica, encefalopatia tossica, sindrome del mercurio dentale e fibromialgia, tutte emergenze sanitarie multisistemiche legate a esposizioni chimiche a basse dosi e largamente diffuse nei paesi industrializzati. Spesso tali patologie non vengono diagnosticate immediatamente perché le informazioni al riguardo continuano ad essere
poco diffuse, benché l'OMS le classifichi come gravi malattie organiche. Tali malattie, peraltro, sono poste in stretta correlazione con i cambiamenti ambientali e con i mutati stili di vita delle società cosiddette sviluppate. Tali modificazioni
hanno inevitabilmente causato conseguenze fisiche su molti cittadini, in particolare l'inquinamento atmosferico è causa di sindromi e malattie che si definiscono nuove, che riguardano una platea crescente di persone, ma che sono ancora sottovalutate, mentre sarebbe necessario investire in ricerca e in cure tese a alleviare e dare speranza a tante persone che attualmente combattono una difficile battaglia contro il dolore. Alcune di queste malattie sono rintracciabili nell'elenco delle malattie rare dell' OMS, altre classificazioni unificano casi di intolleranza vera a determinati composti o sostanze a quelli di intolleranza sviluppata su base traumatica o psicologica. C'é da rilevare che
molto spesso una persona che percepisce di essere diventata ipersensibile a cibi, detersivi, detergenti, il cui solo odore o minimo contatto provoca sintomi di intolleranza e conseguenti disturbi, con frequenza accompagna a tale sintomatologia una terribile ansia. A questo punto si inizia un iter diagnostico terapeutico che vede coinvolti vari specialisti, molto spesso senza ottenere benefici e senza riuscire a capire l'origine di tali disturbi. Le analisi del sangue in genere presentano valori in range e non vengono rilevate tracce di reazioni allergiche a polveri, acari, folmaldeide o altri contaminanti degli ambienti domestici. Talvolta si rilevano segni quali lievi flogosi del naso e
della faringe, alterazioni dell'equilibrio con movimenti saccadici degli occhi (rapidissimi movimenti oculari di assestamento della visione), che possono associarsi a disturbi dell'apparato vestibolare situato nell'orecchio e responsabile del senso dell'equilibrio. I test psicologici spesso rilevano la presenza di una notevole ansia sia di stato ( legata alle condizioni psicologiche del momento, giacché la mancanza di comprensione del proprio stato accresce il sintomo psichico peggiorando i sintomi generali) che di tratto (come caratteristica temperamentale di base del soggetto) per cui il si viene etichettati come portatori di disturbi di ansia libera e somatizzata e affidati agli psichiatri.
Dagli Arabi ai Borbone: carte, libri e cultura Amalfi poteva considerarsi il centro dell'attività delle cartiere meridionali Gennaro De Crescenzo Salvatore Lanza L’uso della carta venne importato ad Amalfi dagli Arabi. Continuando una tradizione antica di quasi sette secoli, delle duecento cartiere presenti nel Regno nel 1848 sessanta si potevano contare nei comuni della costiera. Amalfi poteva considerarsi il centro dell'attività delle cartiere meridionali: ancora nel 1815, in occasione dell' Esposizione Nazionale dell'Industria Manifatturiera, la migliore carta "si era avuta d'Amatruda d'Amalfi e da Forte di Vietri". La carta in questione, filigranata e morbida, era utilizzata per gli atti giudiziari
e pubblici al posto delle pergamene; nel 1858 fu concessa ai suoi produttori anche una privativa per la sua proprietà di non lasciare scolorire l'inchiostro. La produzione variava da queste carta pregiata detta "di bambace" contenente un terzo di cotone nelle fibre a quella "di strazzo" o "straccia" o "emporica" di cui si faceva largo consumo tra i commercianti (pescivendoli, fruttivendoli o salumieri) per avvolgere i loro prodotti negli antichi "cuoppi" (contenitori di forma conica ottenuti avvolgendo la carta su se stessa). Senz’altro tra le più produttive le cartiere del Fibreno in Terra di Lavoro, di proprietà del conte
Lefebvre, "le prime di queste province meridionali e forse d'Italia per qualità e quantità di prodotti che offrono al commercio interno ed esterno, per la vastità dell'intrapresa, per le grandi macchine che danno carte senza fine, bianche, nonché di colori, cartoni, carte di parati per ornamento sul gusto di Francia, che danno ogni anno 1.130.000 metri di carte differenti [...] e che alimentano circa 500 individui di diversa età e sesso". Quella del Fibreno era l’unica cartiera in Italia ad usare una nuova macchina detta “senza fine”. Situata tra due fiumi, il Liri e il Fibreno, essa utilizzava le acque e i boschi vicini costituendo un vero e proprio complesso industriale che si inseriva in maniera armoniosa nel contesto paesaggistico. “In tutta quella beata regione, le copiose opere di manifatture assicuravano un agiato vivere ad ogni persona che aveva braccia e voglia di lavorare: sulla pubblica via di continuo si osservavano operai di ogni specie, di ogni sesso ed età che si recano ove sono richiesti. La vita attiva ed industriosa lì era abituale in tutte le classi”. Strettamente collegate a quelle della carta erano le "industrie" dei libri, le tipografie: oltre 400 i titoli pubblicati annualmente (un vero primato nell’Italia del tempo),
2500 circa gli addetti (120 le stamperie attive solo a Napoli nel 1833); la qualità dei prodotti era buona per l'impaginazione, per le incisioni, la legatura e la carta utilizzata. Famose la "Reale Stamperia", la "Reale Tipografia Militare", la tipografia del Tramater; il "Reale Officio Tipografico" produceva eccellenti carte geografiche e topografiche. Le litografie, soprattutto quelle del Cuccinelli e del Bianchi, erano al-
l’avanguardia e i disegni del Viaggio pittorico delle Due Sicilie ne erano un’efficace dimostrazione. La diffusione di gouaches che riproducevano i paesaggi del Regno o usi e costumi popolari indusse Ferdinando IV a creare una sorta di brevetto per la vendita diretta soprattutto agli stranieri. E' più che nota l'attuale crisi dell'editoria meridionale nonostante, evidentemente, le antiche tradizioni.
Il primo negozio che acquista i rifiuti differenziati Ha aperto i battenti in Campania “Ecoladay” Fabiana Liguori Campania, la Terra dei Fuochi, delle illegalità, delle "cattive abitudini". Da tanti, mass media, operatori e semplici cittadini italiani e non, conosciuta e raccontata solo per la triste piaga dello smaltimento dell'immondizia. Ma a noi, comuni mortali, piace "immortalarla" nei momenti migliori, quando sono in scena iniziative ed azioni positive, quando il buon esempio è il Re di questa meravigliosa terra! Nasce a San Nicola la Strada, in provincia di Caserta, il primo negozio Ecoladay, che acquista i rifiuti differenziati dai cittadini. Il funzionamento della compravendita è molto semplice: ogni famiglia porta i propri rifiuti puliti presso il punto vendita sito in via Bronzetti, un componente della stessa viene registrato in un sistema automatizzato mediante codice fiscale o tessera sanitaria; il materiale, poi, viene pesato, controllato e catalogato; la famiglia riceve un accredito in euro in base alla quantità e alla tipologia di rifiuto conferito. Sul sito internet www.ecoladay.it, gli utenti possono autonomamente e in tempo reale verificare il proprio saldo-vendite. Il nuovo
negozio green rappresenta un concreto e incoraggiante segnale di cambia- mento per tutto il territorio. Giusto puntare a una raccolta differenziata diffusa e strutturata, e giusto, ancor di più, premiare i cittadini più partecipativi e meritevoli. Questa scelta, già ampiamente diffusa in Europa, è ai nostri occhi, e non solo, un valido strumento per
coinvolgere e incentivare gli abitanti a differenziare. Il settore, infatti, nei paesi nord europei, rappresenta un vero e proprio business: esistono, infatti, macchinette automatiche presso le quali è possibile depositare le bottiglie in cambio di 0,25 centesimi (plastica) e 0,08 per quelle in vetro; o anche punti di raccolta automatici dove i cittadini si re-
cano per conferire i propri rifiuti, in cambio di piccoli "guadagni". Se questo tipo di iniziative prendesse quota in tutta la Campania, e perchè no, in tutta l'Italia, probabilmente, quello che oggi sembra destinato ad essere solo un'utopia: un sistema di smaltimento rifiuti sano, supportato da una raccolta differenziata seria e
capillare, potrebbe avere qualche chance in più di diventare realtà. Certo è che: le cose da fare e da migliorare son tante, ma cominciare a dare respiro alle ditte di smaltimento e motivare le famiglie a collaborare di più, sono sicuramente tasselli fondamentali per cambiare rotta e puntare a un futuro diverso. Aver cura delle “cose” che si amano fa bene.
Piccoli elettrodomestici, arriva l’”uno contro zero” È stato approvato dal Consiglio dei Ministri il decreto legislativo 14 marzo 2014 n. 49 che recepisce la normativa europea Direttiva 2012/19 sui RAEE. Dall’entrata in vigore del provvedimento chi vorrà smaltire un piccolo elettrodomestico, come un telefonino o una lampada, potrà portarlo in un grande negozio e provvederanno i gestori dell’esercizio commerciale a smaltirlo a norma di legge. Tutto ciò sarà possibile, a differenza del passato, anche senza l’acquisto di un nuovo prodotto analogo. Fino a ora infatti vigeva per i rivenditori l’obbligo dell’uno contro uno. Il rivenditore da cui si acquistava, per esempio, un frullatore o un tablet, doveva ritirare e smaltire il
vecchio elettrodomestico che l’acquirente sostituiva. Ora con il nuovo decreto approvato dal Consiglio dei Ministri entra in vigore , invece, l’uno contro zero, la possibilità di conferire ai distributori con una superficie di vendita di almeno 400 il vecchio elettrodomestico senza l’obbligo di comprarne uno nuovo. Questo nuovo sistema dovrebbe rendere più semplice la raccolta e il recupero dei materiali e delle apparecchiature e molto più agevole per i cittadini un comportamento ambientalmente corretto e virtuoso. Nel provvedimento vengono, inoltre, unificate in un unico corpo normativo quasi tutte le disposizioni in materia di RAEE, ed introdotte anche
alcune novità. In particolare vengono progressivamente estesi gli effetti delle disposizioni a tutte le apparecchiature elettriche ed elettroniche, e sin da subito ai pannelli fotovoltaici, prima non previsti. Sono stati inoltre innalzati e resi più ambiziosi gli obiettivi di raccolta, di recupero e di riciclaggio: si passa infatti da un obiettivo annuale di raccolta stabilito in 4 chilogrammi per abitante a due nuovi obiettivi da raggiungere nel 2016 e nel 2019, pari al 45% ed al 65%, calcolato sul peso totale dei Raee raccolti in relazione alla media delle apparecchiature elettriche ed elettroniche immesse sul mercato nei tre anni precedenti. B.M.
Pasqua, ponti e festività: le iniziative del FAI In Campania alla riscoperta delle ricchezze del territorio In questa fine di aprile il calendario offre diverse festività, maggio arriva per regalarci belle giornate. Come occupare il tempo libero nel migliore dei modi senza allontanarci troppo? Scoprendo nuove bellezze del territorio campano. Il Fondo Ambiente Italia propone le sue iniziative per questo scorcio di primavera. L’appun-
bile scoprire i sentieri con il Breathwalking, una tecnica di respirazione, meditazione e camminata consapevole che promette di ricongiungersi con se stessi e con l’ambiente. Ultimo evento di questa primavera alla Baia di Ieranto è lo “yoga al tramonto”: 27 aprile, 11 e 25 maggio, 1 e 15 giugno in collaborazione con l’Associa-
zioni è basato su pratiche fisiche, respiratorie e di meditazione e rilassamento: ogni lezione è dedicata ad un elemento tra acqua, aria, terra e fuoco ed è diversa dalle altre. Alla fine di ognuna saranno offerti ai partecipanti infusi, tè e tisane. Un’iniziativa per rilassarsi davvero e vivere un’esperienza davvero suggestiva
tamento, in Campania, è alla Baia di Ieranto, splendido angolo di Massa Lubrense, luogo di incontaminata bellezza che affaccia sui Faraglioni di Capri. Il Fai offre diverse iniziative presso questo gioiello della penisola sorrentina. Speciali visite guidate sono previste per il 27 aprile, mentre a maggio le date sono 1, 4, 18, 25. Sul sito www.fai.it si possono scoprire i programmi di ogni giornata: ogni visita servirà infatti a scoprire un aspetto leggendario della baia. Si può così scegliere la giornata adatta, secondo i propri interessi. La visita dura dalle 9.30 alle 18 e nella pausa verrà offerto un assaggio a tema di prodotti a km 0. Il 20 aprile, l’11 e il 25 maggio è invece previsto il laboratorio di riciclo creativo “Impara l’arte” abbinato a un conclusivo momento gastronomico con una gustosa merenda mediterranea. Perfetto da sperimentare isieme ai bambini. Ma la magia della Baia di Ieranto suggerisce anche altre iniziative: il 26 aprile e poi il 10, 24 e 31 maggio sarà possi-
zione Simbiotica, si svolgeranno alle 17.00 per la durata di un’ora e mezza lezioni di Kundalini Yoga con Nirmal Nam Kaur, nella suggestiva luce del tramonto. Il ciclo di le-
nella cornice della Baia di Ieranto con suoni e colori che solo il tramonto nella natura può regalare. Tutte le informazioni su www.fai.it . A.E.
Aversa: piazza Francesco II di Borbone Una piazza ad Aversa porterà il nome di un sovrano dei Borbone del Regno delle Due Sicilie. La toponomastica più inflazionata in Italia dedicata ai soliti Cavour, Garibaldi, Mazzini, Vittorio Emanuele stavolta farà spazio a Francesco II, ultimo Re sul trono delle Due Sicilie prima dell’Unità d’Italia. L’area individuata per portare il nome del Sovrano borbonico sarebbe quella dinanzi all’ufficio postale di Viale Europa. La proposta in tal senso è stata portata avanti dal consigliere del Nuovo Psi Raffaele Marino ed è stata accolta favorevolmente dal Sindaco Sagliocco e dalla Giunta Comunale di Aversa. Francesco II era figlio di Ferdinando II e della Beata Maria Cristina e si ritrovò sul trono poco più che ventenne a causa della prematura scomparsa del padre. Nonostante la brevissima durata del suo Regno (fu Re dal 1859 al 1861), insieme alla consorte Maria Sofia di Baviera, è ricordato per numerosi interventi atti a favorire le industrie, lo sviluppo del commercio e delle ferrovie, nonché per le opere di assistenza. Inoltre prima della capitolazione definitiva del Regno delle Due Sicilie, i Sovrani difesero eroicamente il trono seppur dalla fortezza di Gaeta. Contrastanti le reazioni politiche in merito alla scelta di intitolare una piazza al Sovrano borbonico; il promotore dell’iniziativa Raffaele Marino si è detto soddisfatto del placet del Sindaco e della Giunta Comunale in favore di una scelta utile a rivalutare ed a dare lustro alla storia del Sud Italia, che grazie ai Sovrani Borbonici ha conosciuto uno dei periodi di maggiore splendore nel corso dei secoli. Polemica invece la reazione dell’opposizione di Centrosinistra, secondo cui tali iniziative sarebbero finalizzate esclusivamente a distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica da problematiche ben più serie. D.M.
Critical mass, il giorno degli amici della bicicletta Insieme alle belle giornate tornano i raduni di cicloamatori. Appuntamento fisso il primo sabato del mese, di mattina e nel pomeriggio del terzo venerdì. Il corteo si snoda tra le strade del centro, partenza da piazza del Gesù. Il nome della manifestazione richiama la sua aspirazione: essere tanti da fare massa critica attirando l’attenzione dei passanti e regolando la velocità delle automobili che seguono in modo più o meno paziente e divertito. È una passeggiata in bicicletta tra amici, la particolarità sta nei numeri: le biciclette si contano a centinaia. Urlano: più bici più felici, più bici più amici. Usano meno
gomma rispetto alle automobili e niente benzina. Qualche slogan: A b c cletta; il velocipide signori, trasmissione ottimale sul pedale; accattateve ‘a bicicletta. Il primo degli appuntamenti si è tenuto sabato 5 aprile, l’itinerario ha percorso via Me-
dina, il corso Umberto I ed ha raggiunto piazza Trieste e Trento per una pausa a piazza Plebiscito. Ripartenza in direzione via Anticaglia per festeggiare con un aperitivo a base di macedonia offerto nella sede della nuova cicloofficina “la ruota” ospitata nelle stanze dell’ex asilo Filangieri di via Maffei. Gli occhi dei curiosi sono stati calamitati dalle biciclette a due piani realizzate artigianalmente dai ragazzi da cui di diffonde musica alimentata dai sistemi sonori ciclotrasportati. Il percorso di una massa critica viene stabilito durante il tragitto dai partecipanti, persone di tutte le età tra cui si alter-
nano in testa al gruppo quelli che vogliono dare il contributo organizzativo più importante. Tutti sono agghindati con fiori e nastri per aumentare il divertimento. Tra lo squillio dei campanelli emergono parrucche e maschere di pulcinella, passare inosservati è impossibile. Migliaia di persone intercettate durante il giro rifletteranno seriamente in merito all’acquisto di una bici. Per rimanere aggiornati e partecipare è possibile iscriversi alla pagina facebook “critical mass napoli”, inviando una mail ci si fa prestare una bicicletta in modo del tutto gratuito. S.A.
Conference bike: la nuova frontiera ecologica della riunione E si pedala verso l’avvenire Cristina Abbrunzo Basta con le solite riunioni, nella vecchia e tediosa sala conferenze. I noiosi appuntamenti in stanze asettiche e tristi non piacciono ai dipendenti. Cosa ne direste, allora, se le riunioni d’ufficio si spostassero all’aria aperta? In questo periodo di tagli bisognerebbe darne uno netto alle abitudini passate: per esempio, da oggi potremmo fare un interessante e creativo brainstorming in una bella giornata di sole, magari pedalando nel nostro parco cittadino preferito. Svolgere i consigli d'amministrazione all’aperto, facendo anche del movimento, da oggi è possibile, grazie alla “conference bike”, meglio nota come “CoBi”, una bizzarra bicicletta circolare per sette persone, ideata dall'artista americano, ma residente in Olanda, Eric Staller, sulla quale tutti pedalano e chiacchierano. E a impatto zero. Con la sua struttura robusta dal peso di circa 200 chilogrammi, la CoBi, profonda 2,5 metri, larga quasi 2 e alta 1,5 metri, sembra un incrocio tra una giostrina per bambini e le biciclette a quattro ruote delle località turistiche. Un nuovo modo di intendere la bicicletta e di concepire l’interazione tra persone, forse è questo il segreto del successo della Co-Bi che si sta diffondendo con un discreto con-
senso nonostante le sue forme goffe e le dimensioni non certo contenute. Attualmente oltre 250 ConferenceBike possono essere apprezzate in più di 16 Paesi di tutti il mondo, da Berlino, Mosca e Budapest, dove è usata per i bike tour, a San Diego, dove è diventata uno strumento per il team-building aziendale, fino al Giappone e
alla Spagna, dove trasporta passeggeri nei parchi a tema. Tra i felici possessori: il Cirque du Soleil, il campus di Google, l’HKNC (Helen Keller National Center for Deaf-Blind Youths and Adults), il Museo delle Scienze di Gerusalemme e molti altri. Per averne una dovrete ordinarla ad un costo di circa 9.750 euro e il tempo di attesa si
aggira tra le due e le quattro settimane. La CoBi è dunque una sorta di tavola rotonda itinerante con sette posti tutti completamente eco-compatibili, un mezzo che consente di andare a spasso chiacchierando, rendendo più piacevole e meno stressante, se non dal punto di vista fisico, almeno da quello mentale, una faticosa riunione
di lavoro. Un’idea bizzarra ma che sembra piacere forse anche perché in una società in cui si dialoga sempre meno, con internet, sms, e social network che hanno modificato il nostro modo di comunicare e relazionarsi, è cresciuto il bisogno di tornare a un dialogo face to face, in cui lo sguardo, il sorriso e il contatto umano sono fondamentali.
Dall’Olanda arriva il bici-bus: tutti a scuola pedalando Imparare fin da piccoli l’importanza di una vita più sana e sostenibile Belli pronti, zaino in spalla, un’insana merendina ingurgitata in fretta e furia e poi, via, si parte per la corsa in auto con mamma o papà per raggiungere la scuola, tra traffico, clacson impazziti, smog e genitori isterici. Non è certo il migliore dei modi per iniziare la giornata. E se, approfittando magari dell’arrivo della primavera, la mattina iniziasse con una bella e sana pedalata in tutta tranquillità e sicurezza? La risposta arriva direttamente dall’Olanda. Gli olandesi amano andare in bicicletta, fa parte della loro quotidianità e forse del loro DNA. La vista delle strade olandesi affollate di gente su due ruote è piuttosto comune. Meno comune è vedere una scolaresca pedalare zaino in spalla per andare a lezione: è il bici-bus ideato dall’azienda olandese Tolkamp Metaalspecials, scuolabus particolare messo in movimento dai bambini stessi
a suon di pedalate anche se per i tratti in salita c’è un motore elettrico che dà una spinta. Questo mezzo ecologico consente di ottenere due risultati: combattere l’inquinamento dell’aria e prevenire l’obesità infantile. Si tratta più precisamente di un “autobus-bicicletta” progettato per trasportare ben 11 bambini, dai 4 ai 12 anni,
che possono pedalare tutti insieme, guidati da un adulto al “volante”. Finora l’azienda produttrice ne ha venduti circa 25 in Olanda, Belgio e Germania e sembra che l’idea del Bici-bus stia prendendo sempre piede anche altrove. In un’intervista con FastCo.exist, il creatore del rivoluzionario mezzo di trasporto a impatto zero, Thomas Tolkamp, ha rivelato che gli ordini stanno iniziando ad arrivare da tutto il mondo. Anche perché gli autobus bici sono, in realtà, abbastanza abbordabili: 15.000 dollari ciascuno, poco più del costo di uno scuolabus “normale”. Con la differenza che per camminare non ha bisogno di benzina. Non c’è che dire: davvero una bellissima idea! Speriamo solo che anche qui in Italia, Paese ancora troppo nemico di chi sceglie le due ruote, se ne apprezzino le tantissime C.A. qualità.
L AVORO E PREVIDENZA
Il contratto di apprendistato Eleonora Ferrara L’apprendistato è quello strumento mediante il quale si cerca di avviare i giovani al lavoro, subito dopo l’assolvimento dell’obbligo scolastico. Con il decreto legislativo 276/2003 e s.m.i., è stato, in gran parte rivisitato questo istituto, già, in precedenza, disciplinato dalla legge 19/01/1955 n. 25. In effetti, ne sono state riconfermate le caratteristiche fondamentali, non senza novità, al fine di offrire ai giovani nuove opportunità. Difatti, si è pensato di suddividere l’apprendistato in tre tipologie in considerazione delle diverse fasce di mercato e, contestualmente, di abolire la preventiva autorizzazione amministrativa in capo alla Direzione Provinciale del Lavoro, per tentare, infine, di coinvolgere le Regioni non più, soltanto, in relazione alla gestione della formazione professionale degli apprendisti, ma nella definizione del regime normativo dell’istituto in questione, tenendo sempre presente la contrattazione collettiva di riferimento. Naturalmente, tutto ciò comporta che, seppure nel pieno rispetto dei criteri direttivi del decreto legislativo 276/2003, ogni Regione possa disciplinare diversamente l’apprendistato. Sino ad oggi, non tutte le Regioni si sono allineate nel seguire, allo stesso modo, le direttive tracciate, trovandosi, alcune, ancora in una fase transitoria. In ogni caso, approfondendo il discorso delle tre diverse tipologie di cui sopra, si può, senz’altro, riscontrare che l’apprendistato ai sensi degli articoli 48, 49 e 50 del d. lgs. 276/2003 può essere: • apprendistato per l’espletamento del diritto-dovere di istruzione e formazione (art. 48); • apprendistato professionalizzante (art. 49); • apprendistato per l’acquisizione di un diploma o per percorsi di alta formazione (art. 50). L’apprendistato per l’espletamento del diritto-dovere di istruzione e formazione, riservato ai giovani con più di sedici anni di età e non oltre i venticinque, nel caso in cui non sia stato completato il ciclo scolastico di base, consiste nella formazione professionale fondamentale, con una durata massima di tre anni. Questo tipo di contratto consente al giovane di prose-
Viaggio nelle leggi ambientali RIFIUTI E RICICLO Sottoscritto accordo tra Anci e Conai: “Programma Quadro relativo al quinquennio 2014/2019”. Scopo dell'accordo sarà stabilire l'entità delle cifre da riconoscere ai Comuni convenzionati per i maggiori oneri della raccolta differenziata dei rifiuti di imballaggio. Cosa Cambia? Nella parte generale dell'Accordo Quadro è stata confermata la cosiddetta garanzia di ritiro universale da parte dei Consorzi di Filiera su tutto il territorio nazionale dei rifiuti di imballaggio conferiti al servizio pubblico di raccolta insieme agli obiettivi di riciclo e di recupero previsti dalla legge. Tra le novità dell'Accordo AnciConai anche l'introduzione di una maggiore indicizzazione annuale dei corrispettivi e il rafforzamento del sostegno alle Amministrazioni Locali. Come? Attraverso l'incremento dell'impegno finanzia-
rio annuo del Conai destinato alle iniziative sul territorio di sviluppo della raccolta differenziata. E i rifiuti di imballaggio in plastica? Le regole non cambiano. Il nuovo allegato tecnico infatti ha riportato le vecchie regole, prorogate fino al 30 giugno 2014. E' stato inoltre già condiviso l’obiettivo economico: il nuovo allegato prevederà un incremento a partire dall'1 aprile 2014 dei corrispettivi pari al 10,6% rispetto a quelli riconosciuti nel 2013.
ACQUA Corte di Cassazione Penale Sez. 3^ del 3/03/2014 Sentenza n.10034 (Udienza del 7 gennaio 2014) . In caso di scarico da impianto di depurazione comunale la mutevole colorazione del mare causata dai reflui consente di ravvisare gli estremi del reato di cui all'art. 674 c.p.. Nella specie, nessun pregio può cogliere la pretesa di maggiori accertamenti circa la possibilità di accesso al pubblico del tratto di mare interessato visto che esso tanto era visibile che è stato colto agevolmente dai testi che hanno riferito in proposito né vi è dubbio che la circostanza sia dimostrabile in tal modo senza ricorso a perizie o esami tecnici (Cass. sez. III, 30.1.98, n. 6141), risultando palese ed intrinseco il turbamento che suscita nella comunità la visione del mare di un colore diverso da quello suo proprio. A.T.
guire nel suo percorso scolastico obbligatorio e contestualmente di introdursi nel mondo del lavoro. L’apprendistato professionalizzante, invece, che ha le stesse caratteristiche del vecchio apprendistato, attributivo, quindi, di una qualificazione conseguente alla formazione sul lavoro e l’acquisizione di specifiche competenze tecnicoprofessionali, è rivolto ai giovani di età compresa fra i diciotto e i ventinove anni di età. La durata di questo contratto non può eccedere i sei anni, con salvezza della possibilità di una minore durata, se prevista dalla contrattazione collettiva. I destinatari, infine, del contratto di apprendistato per l’acquisizione di un diploma o per percorsi di alta formazione, la cui durata è da determinarsi da parte della contrattazione collettiva, sono i giovani di età compresa fra i diciotto ed i ventinove anni. I principi che disciplinano sia la prima che la seconda forma di apprendistato, sono i seguenti: • forma scritta, ad substantiam, del contratto con l’indicazione della prestazione oggetto del contratto, del piano formativo da percorrere, nonché della qualifica che potrà essere acquisita alla fine del rapporto di lavoro; • possibilità di inquadrare il lavoratore fino a due livelli al di sotto di quello normalmente spettante in base al contratto collettivo pertinente; • possibilità di stabilire la retribuzione dell’apprendista in una misura percentuale della retribuzione spettante ai lavoratori addetti a mansioni o funzioni richiedenti qualificazioni professionali corrispondenti, nel rispetto dei contratti collettivi di lavoro stipulati a livello territoriale, nazionale o aziendale dalle associazioni dei datori e dei lavoratori, comparativamente più rappresentative sul piano nazionale; • previsione di un monte ore minimo di centoventi ore annue di formazione, tanto esterna quanto interna all’azienda, con il rinvio ai contratti collettivi stipulati a livello nazionale, territoriale o aziendale, da associazioni sindacali comparativamente più rappresentative, per la determinazione delle modalità di erogazione della formazione in azienda, sempre nel pieno rispetto degli standard generali fissati dalle Regioni di intesa con le parti sociali.
NE VALEVA LA PENA? È SOLO UNA PERDITA? Se del sacrificio consideriamo il solo aspetto di rinuncia, allora risulta solo una superstizione IL TESTAMENTO DI TITO - Fabrizio De Andrè Non avrai altro Dio all'infuori di me, spesso mi ha fatto pensare: genti diverse venute dall'est dicevan che in fondo era uguale. Credevano a un altro diverso da te e non mi hanno fatto del male. Credevano a un altro diverso da te e non mi hanno fatto del male. Non nominare il nome di Dio, non nominarlo invano. Con un coltello piantato nel fianco gridai la mia pena e il suo nome: ma forse era stanco, forse troppo occupato, e non ascoltò il mio dolore. Ma forse era stanco, forse troppo lontano, davvero lo nominai invano. Onora il padre, onora la madre e onora anche il loro bastone, bacia la mano che ruppe il tuo naso perché le chiedevi un boccone: quando a mio padre si fermò il cuore non ho provato dolore. Quanto a mio padre si fermò il cuore non ho provato dolore. Ricorda di santificare le feste. Facile per noi ladroni entrare nei templi che rigurgitan salmi di schiavi e dei loro padroni senza finire legati agli altari sgozzati come animali. Senza finire legati agli altari sgozzati come animali. Il quinto dice non devi rubare e forse io l'ho rispettato vuotando, in silenzio, le tasche già gonfie di quelli che avevan rubato: ma io, senza legge, rubai in nome mio, quegli altri nel nome di Dio, ma io, senza legge, rubai in nome mio, quegli altri nel nome di Dio. Non commettere atti che non siano puri cioè non disperdere il seme. Feconda una donna ogni volta che l'ami così sarai uomo di fede: Poi la voglia svanisce e il figlio rimane e tanti ne uccide la fame. Io, forse, ho confuso il piacere e l'amore: ma non ho creato dolore. Il settimo dice non ammazzare se del cielo vuoi essere degno. Guardatela oggi, questa legge di Dio, tre volte inchiodata nel legno: guardate la fine di quel nazzareno e un ladro non muore di meno. Guardate la fine di quel nazzareno e un ladro non muore di meno. Non dire falsa testimonianza e aiutali a uccidere un uomo. Lo sanno a memoria il diritto divino, e scordano sempre il perdono: ho spergiurato su Dio e sul mio onore e no, non ne provo dolore. Ho spergiurato su Dio e sul mio onore e no, non ne provo dolore. Non desiderare la roba degli altri non desiderarne la sposa. Ditelo a quelli, chiedetelo ai pochi che hanno una donna e qualcosa: nei letti degli altri già caldi d'amore non ho provato dolore. L'invidia di ieri non è già finita: stasera vi invidio la vita. Ma adesso che viene la sera ed il buio mi toglie il dolore dagli occhi e scivola il sole al di là delle dune a violentare altre notti: io nel vedere quest'uomo che muore, madre, io provo dolore. Nella pietà che non cede al rancore, madre, ho imparato l'amore.
Andrea Tafuro Il Vangelo arabo dell'infanzia, un testo apocrifo del VI secolo circa, chiama il malfattore crocifisso alla destra di Gesù (il buon ladrone) Tito. Chiarisco subito che apocrifo non significa falso, ma nascosto. Intendo raccontare del punto di vista del ladro, del povero, del disoccupato, dell’extracomunitario che in vita sua ha sconfessato ognuno dei dieci comandamenti tramandati dai sacerdoti, dai farisei che stanno nelle chiese, ma che alla fine riesce a capire e fare propria l'essenza dell'amore raccontata da un essere umano portatore di un messaggio così rivoluzionario da essere scambiato per un dio… il mio Gesù. Avvicinandosi il momento della morte, attraverso la canzone di De André, Tito ripensa alla sua vita e in modo provocatorio si ribella ai comandamenti. Tuttavia rimane folgorato dalla morte di Gesù e riconosce che il Figlio di Dio muore per salvare tutti gli uomini, lui per primo: "Ti assicuro che oggi sarai con me in paradiso". Non avrai altro Dio, all'infuori di me, spesso mi ha fatto pensare a genti diverse, venute dall'est dicevan che in fondo era uguale. Credevano a un altro diverso da te, e non mi hanno fatto del male. Credevano a un altro diverso da te e non mi hanno fatto del male. Gesù tu non fai distinzioni, anche a Tito, forse l'ultimo dei tuoi figli per condotta di vita, non esiti a perdonare ogni colpa e a volerlo al tuo fianco in Paradiso, cioè dargli l’opportunità di assaporare la felicità. Ecco di questo voglio parlare! Nel ricordare la morte di Gesù e le numerose morti ingiuste, anche noi proviamo dolore... nella pietà che non cede al rancore, impariamo l'amore. Tito passa in rassegna i dieci comandamenti mettendone a nudo l'incompatibilità con la sua esperienza umana. La nostra società liquida è troppo impegnata nella dura lotta per la sopravvivenza, è troppo segnata da un male che la precede, ancor prima che essere il frutto delle sue azioni, per poter obbedire alle richieste di un Dio esigente. Tito quasi deride Gesù... guardatela oggi questa legge di Dio, tre volte inchiodata nel legno, guardate la fine di quel nazareno, e un ladro non muore di meno, ma alla fine capisce l’epicentro della Buona Novella... ma adesso che viene la sera ed il buio, mi toglie il dolore
dagli occhi, ... io nel vedere quest'uomo che muore, madre io provo dolore, nella pietà che non cede al rancore, madre ho imparato l'amore. E no! Cristo non è morto da solo, qualcun altro moriva lassù, era con i poveri che nelle Vie Crucis, di cui è disseminata la nostra quotidianità, sono discriminati e il più delle volte muoiono in croce con una corona di spine, tra le telecamere, le macchinette fotografiche e i tailleur delle signore alla Messa di Pasqua. No, tre millenni fa non c’era Facebook, non c’erano veline, ma c’era la morte lassù sul Golgota, non la morte del Cristo Gesù, quella è roba da teologi, ma vi era la morte dei perbenisti... il mio amato Gesù resuscita e muore cento volte al giorno. Muore tra il fumo della Terra dei Fuochi e rinasce nell’indigente che viene alla mensa fraterna di Nola. Quanti Tito, lor
signori, sono nascosti nel volto del condannato che attende la fine nella cella della morte? Quanti Tito nella donna lapidata e seppellita fino al collo? Quanti Tito in chi muore in un agguato di camorra? Per quante volte ancora una famiglia bisognosa e senza lavoro dovrà subire le condanne di uno Stato/Pilato e di un mondo che se ne lava le mani? Non è questa la religione che vogliamo, quella della domenica mattina. Ama e fa ciò che vuoi, diceva Sant’Agostino. Gesù è risorto per onorare la vita attraverso le donne e gli uomini, per assaporare la bellezza del nostra madre terra, per educare al rispetto per l’ambiente e guidare le nostre scelte consumistiche verso il bene.
BUONA PASQUA
Foto di Fabiana Liguori
12 aprile 2014 - Castellammare di Stabia (NA) - "ARTigianando", il mercatino delle Belle Arti e della Manualità Creativa
Dal 24 al 27 aprile a Pastorano, in provincia di Caserta, si terrà la 10° edizione di "Fiera Agricola", evento che si colloca nel panorama espositivo nazionale, come punto di riferimento del comparto. Fiera Agricola rappresenta per tutti gli operatori del settore un appuntamento fondamentale non soltanto per l’ampiezza della superficie espositiva e per la varietà merceologica, ma anche per l’alta qualità delle tecnologie presentate. I cinque giorni della kermesse daranno vita ad una vetrina per tutte le aziende produttrici nazionali e al tempo stesso riserveranno grande spazio alle eccellenze locali, quali i prodotti eno-gastronomici e di allevamento bufalino. L’evento rappresenta un tavolo di lavoro annuale, dove il rapporto tra il produttore e il consumatore si propone in maniera innovativa, stimolando i produttori ad essere sempre più competitivi per dare risposta agli operatori di settore alla ricerca di nuove opportunità per il loro lavoro. Fiera Agricola, ripartita secondo aree tematiche, quali macchinari e attrezzature, zootecnica e mangimi, energie rinnovabili ed enogastronomia, consente ai suoi visitatori di focalizzare subito i settori d’interesse e di ottimizzare gli incontri di business. La fiera vuole essere anche un momento di informazione e di approfondimento di tematiche sempre più attuali, quali il rispetto per l’ambiente, la sponsorizzazione di alimenti provenienti da agricoltura biologica e i vantaggi delle energie rinnovabili.