Arpa campania ambiente 2014 8

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PRIMO PIANO

Rischio Campi Flegrei: estesa la zona rossa

Martelli a pag.3 NATURA & BIODIVERSITÀ

Il ruolo delle montagne nel bilanciamento della CO2

La vita sulla terra si sarebbe estinta nel giro di 5-10 milioni di anni se non ci fossero state le montagne. È possibile fare questa previsione dopo aver letto l’articolo comparso il 20 marzo scorso su Nature. Buonfanti a pag.8

SCIENZA & TECNOLOGIA

Mediterraneo sorvegliato speciale Come sta il Mare Nostrum? Ora la diagnosi la daranno i satelliti. Il team di studiosi e scienziati, coinvolti nel progetto Medina, ha dato il via alle indagini dell’ecosistema del Mar Mediterraneo lungo le coste nordafricane grazie all’ausilio dei satelliti.

Tra le novità, l’introduzione dei livelli essenziali delle prestazioni

Riforma delle agenzie ambientali: il testo approvato dalla Camera La Camera dei deputati ha approvato all’unanimità il disegno di legge che istituisce il Sistema nazionale a rete per la protezione dell’ambiente. Il testo, che ora passa all’esame del Senato, punta a rendere più omogeneo il funzionamento delle agenzie ambientali su tutto il territorio nazionale. L’intento è rafforzare il ruolo di coordinamento dell’Ispra e introdurre i Lepta, i livelli essenziali delle prestazioni tecniche ambientali. Il ddl risulta dall’unificazione di tre diverse proposte, presentate da varie forze parlamentari nel corso delle ultime legislature. Mosca a pag.6

Le città delle reti intelligenti

San Leucio Capitale mondiale dell’arte serica

Si stanno affermando nuovi modelli di “città diffusa”. Città che si espandono fisicamente e funzionalmente sul territorio, integrandosi con altri sistemi urbani e di area vasta, per dar vita ad organismi insediativi totalmente innovativi, diffusi e fortemente interconnessi, a tutto vantaggio della sostenibilità. Palumbo a pag.11

Paparo a pag.10

AMBIENTE & SALUTE

Intolleranze ambientali: fonti e agenti inquinanti

"Rivolsi dunque altrove le mie mire e pensai di ridurre quella Popolazione, che sempre più aumenta, utile allo Stato, utile alle famiglie ed utile finalmente ad ogni individuo di esse in particolare [...]. Utile allo Stato, introducendo una manifattura di sete grezze e lavorate di diverse specie fin ora qui poco o malamente conosciute, procurando di ridurle alla migliore perfezione possibile, e tale da poter servir di modello ad altre più grandi.

Teggiano, la città museo

Iacuzio a pag.15

NATUR@MENTE

L’agricoltura familiare può sfamare il mondo

I buoni propositi del premier si stanno concretizzando. A maggio, è previsto in busta paga, per i dipendenti con reddito tra otto e ventiseimila euro lordi, un bonus pari ad ottanta Euro.

Nell’enciclica Evangelii gaudium, Papa Francesco usa il termine diseguità per riassumere lo scandalo della diseguaglianza connesso alla sperimentazione dell’ingiustizia. Non ho tutto l’acume dei cattolici perfetti, ma secondo me Francesco ha voluto evidenziare lo scandalo delle mille forme di esclusione, di dolorosa miseria, materiale, morale e spirituale in cui è finito il nostro bel mondo. Certamente per affrontare la crisi possiamo servirci di analisi sociologiche ad alta precisione statistica, tuttavia, finché non ci schiereremo dalla parte della dignità della persona, faremo solo accademismo e fastidioso paternalismo!

Ferrara a pag.18

Tafuro a pag.19

De Crescenzo-Lanza a pag.14

AMBIENTE & CULTURA

Mercadante a pag.13

Le sete delle meraviglie

LAVORO & PREVIDENZA

La riorganizzazione della spesa


Linee guida per la valutazione della componente macrobentonica fluviale Angelo Morlando La pubblicazione n. 107/2014 è il frutto del lavoro degli autori Buffagni A. ed Erba S. del CNR-IRSA – Istituto di Ricerca Sulle Acque ed è a cura di Archi F. , Bussettini M. e Piva F. dell'ISPRA – Dipartimento Tutela delle Acque Interne e Marine ed è inerente al processo di classificazione dello stato ecologico dei corsi d’acqua per la componente macrobentonica (a partire dal campionamento fino al calcolo della classe di qualità). Le linee guida rappresentano uno strumento di raccordo e integrazione dei diversi documenti che esistono in materia e una parte importante delle stessa è stata dedicata al processo di validazione dei siti di riferimento fluviali. L’approccio alla validazione, essendo basato sull’analisi delle pressioni, potrebbe essere utilizzato a tutti gli elementi di qualità, anche se da modificare. Tale lavoro nasce nel 2011, anno in cui l'ISPRA ha stipulato con il CNR IRSA un contratto di ricerca inerente “Studi specialistici relativi a metodologie di classificazione, controllo, monitoraggio delle acque interne e degli aspetti connessi alla ge-

stione delle risorse idriche”. Nel corso del contratto sono state sviluppate, con riferimento ai macroinvertebrati bentonici nei corsi d’acqua, me-

todiche per un’omogenea interpretazione della normativa e per la corretta applicazione delle diverse fasi operative del processo di classificazione. Nel

presente manuale sono contenute le indicazione di tutti i documenti di riferimento utili al processo di classificazione, gli elementi integrativi di alcune fasi della classificazione, i criteri tecnici per operare delle scelte metodologiche, i chiarimenti su alcuni aspetti applicativi del processo che presentavano elementi di criticità, i problemi operativi riscontrati in campo per i quali sono state individuate e prospettate soluzioni, le indicazione degli orientamenti futuri in merito ad alcuni aspetti del processo di classificazione ancora in via di sviluppo ed elaborazione. Nel "Capitolo 1 - Siti di riferimento" sono contenuti i riferimenti e lo schema della procedura, la procedura per la selezione dei Siti di Riferimento, l'esplicitazione dei criteri per definire le condizioni di riferimento secondo quanto descritto nel Notiziario IRSA 2008 e i parametri per i grandi fiumi. Nel "Capitolo 2 - Condizioni biologiche di riferimento" sono inserite le definizione delle condizioni biologiche di riferimento e delle condizioni biologiche benchmark. Nel "Capitolo 3 - Campionamento" sono fornite le definizioni di fiumi guadabili e non

guadabili, la pianificazione del campionamento e verifica del mesohabitat atteso, la valutazione delle alterazioni di habitat e idrologiche, le indicazioni relative allo smistamento del campione e le specifiche per fiumi temporanei. Nel "Capitolo 4 - Classificazione", il più complesso e completo, sono riportate le specifiche generali, le modalità per l'esecuzione della classificazione e una serie di casi particolari e specifici come i fiumi con origine da grandi laghi, i fiumi parzialmente asciutti (per ragioni non naturali), campioni da mesohabitat diversi in stagioni di campionamento diverse, corpi idrici con campionamento in più di una stazione. Alla fine sono riportati gli allegati A, B, C e D che contengono la tabella di verifica dei criteri per la selezione di siti di riferimento fluviali per la direttiva 2000/60/ec, la predisposizione elenco siti di riferimento, la verifica dei siti di riferimento e la taratura del sistema MacrOper (sistema che consente di derivare una classe di qualità per gli organismi macrobentonici, utile per la definizione dello Stato Ecologico) che sarà descritto con maggiori dettagli nel prossimo numero.

Diminuiscono le emissioni di CO2 Per la sensibile riduzione dei consumi energetici Paolo D’Auria Buone notizie sul fronte emissioni. Incoraggianti, infatti, i dati dell’ultimo inventario emissioni diffuso da Ispra nell’ambito dell’Unfccc, United Nations framework convention on climate change. Stando al rapporto, il nostro Paese ha ridotto nel 2012 di oltre cinque punti percentuali le emissioni rispetto all’anno precedente. Il risultato complessivo rispetto al 1990 (base di confronto rispetto al protocollo di Kyoto) è una diminuzione dell’11,4%. Le interpretazioni circa questo risultato sono diverse e, a dire il vero, il merito è fortemente dovuto anche a fattori collaterali e non solo alle buone pra-

tiche messe in essere dai cittadini e dalle imprese. “La diminuzione - spiega l’Ispra - riscontrata in particolare dal 2008 è conseguenza sia della riduzione dei consumi energetici e delle produzioni industriali a causa della crisi economica e della delocalizzazione di alcuni settori produttivi, sia della crescita della produzione di energia da fonti rinnovabili (idroelettrico ed eolico) e di un incremento dell’efficienza energetica”. Inoltre, sempre secondo l’Istituto, dal 1990 in poi “le emissioni di tutti i gas serra considerati dal protocollo di Kyoto sono passate da 519 a 460 milioni di tonnellate di CO2 equivalente; variazione

ottenuta principalmente grazie alla riduzione delle emissioni di CO2, che contribuiscono per l’84% del totale e risultano nel 2012 inferiori del 4,6% rispetto al 1990”. Il maggiore apporto di gas serra è imputabile ai settori della produzione di energia e dei tra-

sporti. Essi, infatti, “contribuiscono alla metà delle emissioni nazionali di gas climalteranti”. Rispetto al 1990, “le emissioni di gas serra del settore trasporti sono aumentate del 2,9%; sempre rispetto al 1990 nel 2012 le emissioni delle industrie ener-

getiche sono diminuite dell’8% a fronte di un aumento della produzione di energia termoelettrica da 178,6 Terawattora (TWh) a 217,6 TWh, e dei consumi di energia elettrica da 218,7 TWh a 307,2 Twh”. Nello stesso periodo le emissioni energetiche dal settore residenziale sono aumentate dell’8,2%. L’industria manifatturiera, invece, fa segnare un -36,8%, cui fa eco il -26,5% dei processi industriali. Le emissioni dei gas fluorurati, in particolare di quelli utilizzati per la refrigerazione e per l’aria condizionata, sono invece aumentate del 244,3% dal 1990. In calo del 16% anche le emissioni dovute ad attività agricole.


Legambiente: una costruzione su dieci è abusiva Ma gli ecomostri nel nostro paese non vengono più abbattuti Alessia Esposito

così i propri affari. Mentre le casse dello Stato (e dunque dei cittadini) vengono penalizzate a causa di mancate entrate del fisco. Senza contare che si tratta di immobili spesso impignorabili. Spiega Laura Biffi, dell’Osservatorio Nazionale Ambientale e legalità di Legambiente, che “l’abusivismo edilizio rappresenta un’autentica piaga nazionale, prospera indisturbato da decenni e non conosce crisi, nutrendosi di alibi e giustificazioni. Ogni ipotesi di sanatoria alimenta nuovo cemento, come è successo con i tre condoni edilizi, quelli del 1985, del 1994 e del 2003. Se, per certi versi, la condanna sociale dell’abusivismo edilizio ha raggiunto una certa maturità, il ripristino della legalità attraverso la rimozione del corpo del reato è un principio che non ha ancora sfondato culturalmente, tanto che quando si muovono le ruspe il fronte in difesa dei proprietari degli immobili è sempre ampio, compatto e, spesso, politicamente trasversale”. Eppure dovrebbe essere interesse di tutti, e prima di tutto degli imprenditori del settore turistico, preservare la bellezza del nostro paesaggio, ricchezza inestimabile dell’Italia. E invece proprio questi sono spesso protagonisti di costruzioni fuorilegge. Questioni lunghe trent’anni come lo scheletro di Ostuni, costruito come albergo e solo adesso demolito.

Abusiva una casa su dieci di quelle costruite nell’ultimo anno, il 13% delle nuove costruzioni. Si parla di circa 26000 nuovi immobili illegali solo nel 2013. È questo l’impietoso dato emerso dal dossier di Legambiente sull’abusivismo edilizio. La maglia nera va alla Sicilia con circa 476 illeciti, 725 persone denunciate e 286 sequestri. Al gran numero di immobili fuorilegge non corrisponde però un altrettanto gran numero di demolizioni degli “ecomostri” . Queste superano di poco il 10%. Nel primo decennio degli anni 2000, infatti, sono state 46.760 le ordinanze di demolizione, ma solo 4.956 sono state eseguite. "E se il 2013 è stato un anno ricco di demolizioni - anche molto importanti come gli scheletri di Lido Rossello e di Scala dei Turchi sulla costa agrigentina, rimossi dopo vent'anni di battaglie legali - lo scorso anno è stato anche denso di tentativi per approvare in Parlamento un nuovo condono mascherato sotto le forme più diverse", ha sottolineato Rossella Muroni, direttore generale di Legambiente. Oltre al danno paesaggistico operato a spese di coste e montagne, non bisogna dimenticare che giustificare o condonare il cemento illegale vuol dire fare sconti all’ecomafia che aumenta

Entro l’estate sarà presentato il nuovo piano di evacuazione

RISCHIO CAMPI FLEGREI: ESTESA LA ZONA ROSSA Giulia Martelli Meglio tardi che mai. E così, dopo anni di discussioni e ricerche, l’Assessore alla protezione civile della Regione Campania Edoardo Cosenza ha annunciato che entro l’estate prossima sarà presentato il nuovo piano di evacuazione e rischio vulcanico per l'area dei Campi Flegrei. «Il piano - ha detto Cosenza - è nella fase finale di discussione della commissione grandi rischi, protezione civile e Regione Campania. Stiamo definendo gli ultimi dettagli. Lo scenario dei Campi Flegrei è reso complicato dal fatto che la bocca eruttiva storicamente si è aperta in posti molto diversi mentre sul Vesuvio è più nota. Dalla storia degli ultimi quattromila anni è possibile, seppur non probabile, che si apra una bocca eruttiva spostata più

verso Fuorigrotta, per questo sicuramente ci sarà un'estensione di zona rossa ad altre parti di Napoli che, oltre ad Agnano, Bagnoli e Fuorigrotta, comprenderà anche Posillipo e Chiaia (tutta o in parte). L'allargamento delle aree di rischio - ha ribadito Cosenza - è importante per garantire un'evacuazione anche nelle zone della città di Napoli che potrebbero essere interessate dallo scavalco dei flussi». Il direttore dell'Osservatorio Vesuviano, Giuseppe De Natale, ha spiegato: «Nel 2012 c'è stato un sollevamento di circa 34 centimetri che ha riguardato principalmente la zona del porto di Pozzuoli. La situazione attuale è che dal 1944 c'è un vulcano quiescente che ha avuto periodi di notevole attività sismica alla fine degli anni ‘90 ma che nell'ultimo decennio è stata molto blanda. In questo momento

non c'è alcun allarmismo per il Vesuvio, le dichiarazioni del vulcanologo giapponese Nakada Setsuya sono ovvie: è un vulcano attivo e quindi è lecito pensare che prima o poi erutterà e che bisogna fare i piani d'emergenza». Giuseppe Mastrolorenzo, ricercatore dell’Osservatorio Vesuviano, ha infine ribadito: «C’è da prestare massima attenzione ai Campi Flegrei anche perché abbiamo verificato l’esistenza di un’unica camera magmatica comune a quell’area e al Vesuvio. In essa il magma è differenziato, il che potrebbe abbreviare i tempi di manifestazione di un’eruzione a partire dai primi segnali». L’auspicio è che il nascente piano sia supportato da infrastrutture adeguate così da consentire un’evacuazione agevole della popolazione verso le regioni gemellate.


Nuova Legge Regionale sui rifiuti in Campania (ultima parte) Nella successiva ultima parte della sintesi, ovunque compare una scadenza di data del tipo "entro 30, 60, 90 giorni..." è stata omessa la dicitura "dalla data di entrata in vigore della presente legge". Nel "Titolo III – Disposizioni transitorie e finali" sono contenuti gli articolo dal numero 11 al 16. "Art. 11 - (Regime transitorio) 1. La Giunta regionale... adotta lo schema tipo delle convenzioni entro trenta giorni ... e lo schema tipo dei regolamenti di funzionamento delle Conferenze d’ambito entro i successivi trenta giorni. 2. ... la Regione emana, entro novanta giorni ... linee guida per la redazione dei piani d’ambito e fissa gli obiettivi ambientali di settore e di servizio... 3. La Regione provvede agli adeguamenti del PRGR ... 4. Nella fase transitoria ... le sole attività di raccolta, di spazzamento e di trasporto dei rifiuti e di smaltimento o recupero inerenti alla raccolta differenziata continuano ad essere gestite dai Comuni... 5. ... è fatto divieto dalla data di entrata in vigore della presente legge di indire nuove procedure di affidamento dei servizi ... È ammessa la facoltà di rinnovo dei contratti in essere a tale data, alle medesime condizioni e per un tempo predeterminato e limitato, nel solo caso in cui essa sia prevista ab origine negli atti di gara e sia esercitata in modo espresso e con adeguata motivazione. 6. ... si può procedere alla proroga del servizio per una durata non superiore al periodo intercorrente tra la scadenza della gestione e la conclusione della prima procedura di affidamento per l’intero ATO o STO... 7. La frazione organica biostabilizzata prodotta negli Stabilimenti di Tritovagliatura ed Imballaggio Rifiuti (STIR) e classificabile con codice CER 19.05.03 è utilizzabile per la ricomposizione ambientale delle cave abbandonate e dismesse del territorio regionale... Art. 12 - (Gestione post-operativa delle discariche e dei siti di stoccaggio) 1. Dal trentunesimo giorno successivo alla data di insediamento delle Conferenze d'ambito le funzioni di organiz-

4a edizione dell’evento dedicato alla green economy

PER UN CONSUMO CRITICO E UNO SVILUPPO SOSTENIBILE zazione relative alla gestione post-operativa delle discariche e dei siti di stoccaggio provvisorio di rifiuti sono trasferite nelle competenze delle medesime. 2. Per l’esercizio delle attività gestorie post-operative delle discariche e dei siti di stoccaggio provvisorio dei rifiuti ... è utilizzato il personale dei consorzi di bacino, delle società da essi partecipate ed il personale delle società provinciali. ... la Regione predispone, entro il 30 settembre di ogni anno, il piano di riparto dei relativi costi in base al numero degli abitanti di ogni singolo ATO... Art. 13 - (Personale dei consorzi di bacino) 1. Fino al completo reimpiego delle unità di personale dei consorzi di bacino della Regione Campania ... è vietato procedere a nuove assunzioni per lo svolgimento del servizio di gestione dei rifiuti. 2. Le unità di personale dei consorzi di bacino della Regione Campania ... e delle società da essi partecipate, già dipendenti alla data del 31 dicembre 2008... sono assegnate e trasferite mediante passaggio di cantiere, agli affidatari dei servizi comunali di gestione dei rifiuti, anche se svolti in economia mediante amministrazione diretta dando priorità al personale assunto alla data del 31 dicembre 2001. 3. Il personale di cui al comma 2 è utilmente impiegato per l’assolvimento dei compiti di vigilanza ambientale, di prevenzione del fenomeno di abbandono incontrollato dei rifiuti, di controllo della qualità del servizio e di gestione degli impianti a supporto del ciclo, con particolare riferimento ai centri di raccolta, agli impianti di valorizzazione delle diverse frazioni merceologiche e di trattamento della frazione organica; in particolare, il personale tecnico-amministrativo è utilizzato in via prioritaria presso gli uffici

comuni delle Conferenze d’ambito... 5. Per i Comuni della Regione Campania che non hanno raggiunto entro la data del 31 dicembre 2012 l’obiettivo di raccolta differenziata ... e che gestiscono le attività di raccolta, di spazzamento e di trasporto dei rifiuti e di smaltimento o recupero inerenti alla raccolta differenziata... è condizione per la concessione di contributi o finanziamenti regionali per il ciclo di gestione dei rifiuti... Art. 14 - (Tracciabilità dei rifiuti) 1. ... la Regione Campania garantisce la tracciabilità dei rifiuti utilizzando come interfaccia del sistema di controllo (SISTRI) l’ARPAC e l'Osservatorio regionale sulla gestione dei rifiuti (ORR)... Art. 15 - (Transizione al nuovo modello organizzativo – gestionale) 1. Entro novanta giorni... le società provinciali concludono le procedure per il definitivo accertamento della massa attiva e della massa passiva riguardo alle attività svolte e trasmettono le risultanze alle Conferenze d'ambito territorialmente competenti per l’esercizio delle competenze di organizzazione del servizio ad esse attribuite dalla legge. 2. Entro i medesimi termini ... sono trasmessi alle Conferenze d'ambito territorialmente competenti: a) gli archivi afferenti alla Tassa per lo Smaltimento dei Rifiuti Solidi Urbani (TARSU), alla Tariffa di Igiene Ambientale (TIA) e al Tributo comunale sui rifiuti e sui servizi (TARES), con specifica indicazione dei rispettivi flussi finanziari suddivisi per esercizio finanziario; b) la documentazione relativa ai servizi e alle gestioni affidate o svolte in economia; c) la documentazione relativa agli impianti nella propria responsabilità di gestione. A.M.

Fabiana Liguori Dall’ 8 all’11 maggio si terrà in piazza del Plebiscito, a Napoli, la quarta edizione di “EcoLogicaMente Green&Smart 2014”, l’evento dedicato alla green economy. Si tratta di un importante momento di incontro e confronto tra: produttori, aziende, enti, associazioni e cittadini, che operano nel rispetto dell'ambiente e a supporto delle tematiche sociali. Diverse e convincenti le proposte d’offerta presenti alla manifestazione per i consumatori che desiderano vivere in modo ecocompatibile: dalle aziende che si occupano di energia rinnovabile, bioedilizia, eco-design e mobilità sostenibile a quelle di artigianato che utilizzano materiali riciclati; dai prodotti a km 0 all'agricoltura biologica fino ai prodotti equo-solidali. Tanto spazio riservato ai ragazzi con delle attività riguardanti la scuola: sezioni di orientamento alle nuove professioni dalla green economy e seminari riguardanti la chimica verde e i nuovi materiali. E poi, per finire: "La Festa della Scuola", una giornata di presentazione e premiazione dei migliori progetti portati avanti dalle scolaresche sulle tematiche dell'ambiente e dell'ecosostenibilità. Diversi i meeting in programma: dal workshop sulle soluzioni innovative per l’efficientamento energetico a quello sulla dieta mediterranea e la lotta all’obesità infantile, da quello sugli orti urbani e sociali al convegno riguardante le bioraffinerie e così via. Non mancheranno i momenti destinati al sociale insieme ai rappresentanti del terzo settore, presenti in piazza in un'apposita area. Quest’anno anche lo sport sarà grande protagonista! In calendario, infatti, il 10 maggio una corsa stracittadina solidale non competitiva di 3,5 km, corredata da una serie di attività ludico-sportive in piazza (tiro con l’arco, boxe, mini-tennis, calcetto etc.); e per i più piccoli, l’11 maggio, una passeggiata "in compagnia", la Kids-Walking. Inoltre nel corso della manifestazione, grazie alla collaborazione con l'ASL, sarà disponibile per i visitatori un “Villaggio della Prevenzione”, rivolto in particolare ai giovani.


La scuola che produce energia L’impianto fotovoltaico fornisce energia elettrica e viene usato anche per il riscaldamento Elvira Tortoriello Un'edilizia scolastica vecchia e con problemi di sicurezza. Tante le emergenze irrisolte, poche le eccellenze. La situazione dell’edilizia scolastica in Italia è abbastanza disastrosa: quasi la metà degli edifici scolastici non possiede le certificazioni di agibilità, più del 65% non ha il certificato di prevenzione incendi e il 36% degli edifici ha bisogno d'interventi di manutenzione urgenti. Senza contare che il 32,42% delle strutture si trova in aree a rischio sismico e un 10,67% in aree ad alto rischio idrogeologico. Notoriamente le scuole italiane rappresentano dei veri colabrodo di energia , sempre mal climatizzate consumano una quantità enorme di energia specie nei mesi invernali. Ma fortunatamente esistono le eccezioni, ed ecco la scuola Dante Alighieri di S. Agostino, provincia di Ferrara, la prima scuola media in Italia che produce piu’ energia di quella che consuma! L’edificio, distrutto dal terremoto in Emilia del 2012, è stato velocemente ricostruito ( 2 mesi e mezzo!) rispettando i criteri di sostenibilità. Oggi occupa una superficie di

2.300 metri quadrati ed è un prefabbricato in legno e ospita nove aule, cinque laboratori, una biblioteca, una sala proiezioni, una mensa, uffici amministrativi e una palestra: la struttura intera necessita un fabbisogno energetico di 29,6 kWh/m² all’anno. Ogni ambiente ha pareti e soffitto isolati termicamente,

l’impianto fotovoltaico fornisce energia elettrica e viene usato anche per il riscaldamento a pavimento e per l’impianto di riciclo dell’aria che ne garantisce la salubrità, i colori dei muri interni sono stati studiati per favorire la concentrazione degli studenti; ogni aula e la palestra sono disposte in modo da ottenere più luce na-

turale possibile. Infine il giardino della scuola ospita un orto da utilizzare come laboratorio verde. Rappresenta anche il primo edificio pubblico e scolastico Energy Più in Italia, cioè per la prima volta nel nostro Paese è stata assegnata la classificazione ClimAbita per l’altissima efficienza energe-

tica (superiore alla classe A). I costi di gestione diventano una voce di attivo della scuola da utilizzare per il finanziamento di attività extrascolastiche o il sostegno di progetti rivolti alle famiglie degli studenti. È sicuramente una strada da percorrere, senza aspettare un terremoto!

Le Filippine si illuminano d’immenso…con un litro di luce A liter of Light, questo è il nome del nuovo progetto della My Shelter Foundation, che ha portato alla realizzazione di una vera e propria rivoluzione luminosa. Partendo dalla base creata dal Massachussetts Institute of technology, che aveva creato bulbi di lampadine riutilizzando bottiglie di plastica, l’idea è stata modificata e ampliata, illuminando la vita di oltre 10mila persone delle baraccopoli nelle Filippine. Nello specifico la My Shelter Foundation ha ampliato la sua campagna Isang Litrong Liwanag, con l’obiettivo di portare un milione di questi “litri di luce”, ottenuti grazie ad una buona pratica di riciclo e creatività a buon mercato, nelle case e nelle baraccopoli di Manila. Il tutto finalizzato a dimostrare come

una bottiglia di plastica piena d’acqua ed un goccio di candeggina può trasformare migliaia di baracche buie e scure in luoghi più sani e più sicuri. A Liter of Light utilizza la

semplice tecnologia concepita originariamente da Alfredo Moser in Brasile e modificata dagli studenti del MIT per creare un cambiamento sociale nelle zone svantaggiate e

meno fortunate delle Filippine, regalando a tutte uno spiraglio di luce. Con i finanziamenti di alcune multinazionali, l’organizzazione spera di riuscire a trasformare le vite di oltre un terzo dei Filippini che attualmente vivono al buio, illuminandoli d’immenso. Oltre tre milioni di utenti di questo stato del sudest asiatico non dispongono di un allacciamento alla rete nazionale, pertanto non sono forniti di un’illuminazione adeguata. Inoltre l’ufficio della Protezione dagli Incendi sostiene che molti roghi, dovuti molto probabilmente alla presenza di collegamenti difettosi, possono essere prevenuti anche in presenza di un’adeguata azione del governo nel controllo degli insediamenti informali. Tutti questi pro-

blemi potrebbero trovare una soluzione nell’utilizzo di lampadine ricavate con bottiglie solari, facili da realizzare. Basta poco, quindi: una bottiglia di plastica da un litro riempita con acqua e candeggina installata su di un tetto di metallo. Il gioco è fatto. E luce fu! La plastica riflette la luce e la spinge ad ogni angolo delle piccole case negli slum, analogamente a quanto farebbe una tipica lampada. E con appena un litro si può ottenere l'equivalente di uno standard da sessanta watt di una lampadina, che può essere installato in meno di un'ora e dura fino a cinque anni. Chi l’avrebbe mai detto: una luce artificiale senza alcun costo aggiuntivo e a impatto ambientale zero. A.P.


All’unanimità l’Aula di Montecitorio ha dato il via libera al ddl sul Sistema di protezione ambientale. Adesso è al Senato

La riforma delle Arpa approvata dalla Camera Luigi Mosca È più vicino l’obiettivo di dare all’Italia un nuovo sistema di protezione dell’ambiente. Lo scorso 17 aprile la Camera dei deputati ha approvato all’unanimità la riforma della rete Ispra-Arpa. Il disegno di legge, che passa ora all’esame del Senato, risulta dall’unificazione di tre proposte presentate nel corso delle ultime legislature da diverse forze parlamentari. Il testo licenziato pochi giorni prima dalla Commissione Ambiente di Montecitorio è stato leggermente modificato durante la discussione in Aula. Tra gli creazione, tra l’altro, delemendamenti approvati, la l’Ispra, che ha raccolto strutpossibilità che il personale ture precedenti, tra cui l’Apat. ispettivo delle agenzie venga In ultimo, un terzo testo è allertato con segnalazioni dei stato presentato a inizio 2014 cittadini o di associazioni. Per dal deputato Massimo De il resto, i punti salienti di que- Rosa (attuale vicepresidente sto disegno di legge sono della Commissione Ambiente quelli già noti da tempo, e da di Montecitorio) con altri colanni all’esame del Parla- leghi. I contenuti del ddl da mento. Prima di tutto, l’uffi- poco approvato dalla Camera cializzazione di quel sistema sono stati così sintetizzati nazionale “a rete” per la pro- dallo stesso Realacci, attuale tezione dell’ambiente, che per presidente della Commissione molti aspetti è già una realtà, Ambiente di Montecitorio: ma che non ha ancora avuto «nel corso dell’esame del testo una piena consacrazione nel in Commissione, le funzioni nostro ordinamento. L’obiet- del Sistema nazionale sono tivo, come dichiara lo stesso state rafforzate con l’inseritesto del ddl, è garantire un si- mento di capacità autorizzative e sanziostema di controlli natorie autonome, ambientali «effinonché con atticiente» e «omogevità di supporto neo» da regione a all'individuazione regione, in modo e quantificazione che tutti i cittadel danno amdini, da Nord a bientale. Oltre a Sud, abbiano lo compiti di indirizzo stesso livello di e coordinamento, tutela, e allo -ha aggiunto il parstesso tempo le imprese possano Il ddl “unificato” è il lamentare-amcontare su un si- frutto di tre diverse bientalista- l’Ispra stema di regole proposte depositate è competete anche certo e più sem- nel corso delle ul- per la realizzaplice in tutto il time legislature da zione e la gestione del sistema inforterritorio nazio- vari parlamentari. mativo nazionale nale. Il primo dell’ambiente. Il tentativo per riformare il sistema nazionale nuovo sistema verrà finandelle agenzie ambientali, che ziato con un contributo staquest’anno compie venti anni, tale, attraverso una quota del risale al 2006, con una propo- Fondo sanitario nazionale e sta di legge avente come anche attraverso i contributi primo firmatario Ermete Rea- legati al rilascio dei pareri lacci. Una nuova proposta, sulle domande di autorizzapromossa, dagli altri, dal par- zione e allo svolgimento dei lamentare ed ex dg di Arpa successivi controlli». Emilia Romagna, Alessandro Silvia Velo, sottosegretario Bratti, è stata depositata alla all’Ambiente, ha sottolineato Camera nel 2013: nel frat- che il disegno di legge contempo, infatti, è cambiato il sente di «rendere più omogequadro istituzionale, con la neo e più efficace il sistema di

controllo, potenziando, tra le altre cose, le attività di ricerca e di diffusione delle informazioni». Il testo approvato dalla Camera, ha osservato l’esponente del governo, «permetterà di rendere mag-

giormente trasparente e credibile il rapporto tra Stato e cittadino attraverso la regolamentazione di strumenti di partecipazione pubblica. Infine -ha aggiunto il sottosegretario- con l’introduzione dei

Lepta, i Livelli essenziali delle prestazioni tecniche ambientali, avremo un sistema veramente innovativo che porterà all’individuazione di livelli omogenei per la qualità ambientale nel nostro Paese».

I contenuti. Il disegno di legge mira a dare più omogeneità alla Rete

I Lepta come “obiettivi minimi” Tra gli obiettivi della riforma tutto il territorio nazionale. delle agenzie ambientali, ap- Le attività necessarie al ragprovata in prima lettura alla giungimento dei Lepta verCamera, c’è quello di rendere ranno qualificate come più «omogeneo» il funziona- «attività istituzionali obblimento delle gatorie». Arpa da regione Ogni agenzia rea regione. Lo gionale potrà poi strumento per impegnarsi in atottenere questo tività ulteriori: di risultato, nelle tipo istituzionale, intenzioni dei o anche, come promotori del prevede l’articolo testo, è fornito 7, comma 5, «in dai Lepta, i lifavore di soggetti velli essenziali pubblici o pridelle prestazioni I Lepta, livelli essen- vati, sulla base tecniche am- ziali delle prestazioni di specifiche ditecniche ambientali, sposizioni norbientali. Il ddl prevede dovrebbero fissare mative ovvero di che l’intero si- gli standard minimi accordi o convenstema nazionale validi su tutto il terri- zioni, applicando delle agenzie torio nazionale. tariffe definite ambientali sia con decreto del sottoposto alla programma- Ministero dell’ambiente». Ciò zione dell’Ispra, le cui fun- a patto che queste attività zioni di coordinamento «non interferiscano con il verrebbero così rafforzate. pieno raggiungimento dei I Lepta, se la riforma andrà Lepta» e non configurino un in porto nella versione at- conflitto di interessi con le tuale, saranno determinati funzioni di controllo attricon un provvedimento del go- buite alle agenzie. verno. Si tratta di parametri Il testo propone anche alcune «quantitativi e qualitativi» novità in materia di finanziache stabiliscono quelle pre- mento delle attività delle stazioni minime che il si- agenzie. Ad esempio c’è la stema delle agenzie possibilità che i pareri per le ambientali deve garantire su autorizzazioni e i successivi

controlli, o anche alcuni interventi in materia di bonifica dei siti inquinati, siano pagati dai gestori. Così come, secondo questo testo, le attività di supporto alle indagini dell’autorità giudiziaria sarebbero spesate dal Ministero della giustizia. Tuttavia il disegno di legge è articolato ed è necessario consultarlo nel suo insieme, ad esempio sul sito del Senato, che ora dovrà esaminarlo. Tra i contenuti più rilevanti, ci sono sicuramente l’istituzione di una Rete nazionale dei laboratori accreditati (articolo 12) e le disposizioni sul personale ispettivo delle agenzie (articolo 14). A proposito di personale ispettivo, il ddl prevede che i cittadini possano segnalare presunti illeciti ambientali alle agenzie: nel concreto, si rimanda a un regolamento adottato dal governo il compito di definire come può essere esercitata questa possibilità. Il testo lascia poi aperta la possibilità che, all’interno del personale delle Agenzie, siano individuati dipendenti che operano con la qualifica di ufficiale di polizia giudiziaria.


Italia esposta alle perturbazioni atlantiche Tempo instabile previsto nel fine settimana Gennaro Loffredo Siamo alla vigilia del terzo ponte festivo primaverile dopo quello pasquale e della liberazione. Stilando un bilancio possiamo certificare una certa prevalenza dell’instabilità sia nel periodo pasquale, sia in questi ultimi giorni. La causa è imputabile alla concomitante lontananza dell’anticiclone delle Azzorre e alla vigoria delle perturbazioni atlantiche. Nel corso dei prossimi giorni, tuttavia, non si scorgono importanti cambiamenti della circolazione atmosferica. L’Italia rimarrà esposta alle perturbazioni provenienti da nord-ovest e gli apporti di aria instabile non consentiranno un convincente miglioramento. Sarà bene tenere a portata di mano l’ombrello, anche nel ponte del primo maggio. Il ponte festivo vedrà succedersi acquazzoni, temporali e schiarite, in quel quadro di variabilità tipicamente primaverile. Questa situazione, molto probabilmente, scoraggerà le prime affluenze di stagione verso le località balneari, le quali saranno costrette a rinviare l’apertura stagionale a data da destinarsi. Le piogge e i temporali, ancora una volta, saranno più intensi e insistenti soprattutto sulle zone montuose, con la stagione oramai avanzata che amplifica, con il contributo della radiazione solare, la genesi di focolai

ARPA CAMPANIA AMBIENTE del 30 aprile 2014 - Anno X, N.8 Edizione chiusa dalla redazione il 30 aprile 2014

Raccontiamo il meteo. Il “ponte” del primo maggio sarà caratterizzato da temporali e schiarite. temporaleschi durante il passaggio delle perturbazioni. Le temperature tenderanno gradualmente a diminuire, specie tra sabato e domenica, quando la nostra penisola sarà raggiunta da una corrente più fredda proveniente da nord. Ulteriori sbalzi termici, piogge, schiarite e giornate assolate e miti saranno, quindi, gli ingredienti principali dell’evoluzione meteo dei prossimi giorni e questa situazione favorirà una recrudescenza dei malanni tipici della stagione invernale. L’instabilità primaverile, la sostenuta ventilazione e l’arrivo delle piogge, tuttavia, favoriranno il rimescolamento e il ricambio d’aria, consentendo una diminuzione sia delle sostanze inquinanti in atmosfera sia del livello di concentrazione dei pollini. Insomma per l’estate c è tempo.

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Ultimo mese della “primavera meteo” Maggio è l’ultimo mese della primavera meteorologica e spesso mostra i primi caratteri dell’estate, con i giovani che iniziano a fare i primi bagni al mare. In effetti non è sempre così e a volte il caldo estivo stenta a farsi sentire. Comunque le temperature sono molto miti, le giornate si allungano ulteriormente e, grazie anche all’ora legale, possiamo goderci delle belle ore di sole fino al tardo pomeriggio. E’ il momento opportuno per riporre cappotti ed indumenti pesanti anche perché l’aria è tiepida sulla nostra penisola e pure sull’Europa centrale, per cui non si corre il pericolo di sgradevoli invasioni di aria fredda da nord. Le precipitazioni possono essere frequenti nella prima parte del mese, specie sulle regioni settentrionali, che si trovano ancora all’interno della fascia dove scorrono le perturbazioni atlantiche. Al centro e al sud Italia, invece, la pressione comincia ad aumen-

tare, grazie all’avvicinarsi dell’anticiclone delle Azzorre e di conseguenza le piogge tendono gradualmente a diminuire, in particolare nella seconda parte del mese. Statisticamente dopo la metà del mese, sulle zone pianeggianti del nord, le massa d’aria a contatto con il suolo raggiungono facilmente i 25°C, che è una tempera-

tura veramente gradevole, permettendo di stare all’aperto anche in camicia a maniche corte. Le invasioni di aria fredda sono molto rare. Al sud l’aria è abbastanza calda e piacevole, in genere si sta all’aperto a maniche corte. A volte possono verificarsi delle invasioni di aria calda ma, in ogni caso, non si rischiano le condizioni di afa, in quanto è sempre presente una certa ventilazione. Nelle giornate più calde i più intraprendenti possono già fare i primi bagni al mare, seppure la temperatura superficiale dell’acqua mostra valori ancora abbastanza bassi. E’il periodo stagionale dove risulta significativa l’instabilità pomeridiana sui rilievi. Durante le ore pomeridiane, infatti, il forte riscaldamento diurno favorisce la formazione di nubi convettive che sfociano spesso nei classici temporali di calore o estivi e che interessano principalmente le nostre montagne della penisola.


Un inverno troppo lungo in seguito a un consumo eccessivo di CO2

L’importanza delle montagne nel bilanciamento della CO2 Ilaria Buonfanti La vita sulla terra si sarebbe estinta nel giro di 5-10 milioni di anni se non ci fossero state le montagne. È possibile fare questa previsione dopo aver letto l’articolo comparso il 20 marzo scorso su Nature. La ricerca condotta da geochimici della Southern California University in collaborazione

all’atmosfera una grande quantità di calcio, di cui le rocce neo-formate sono ricche. Il calcio si combina con la CO2 atmosferica, si trasforma in calcare per poi essere dilavato nei mari quando arrivano le piogge. Se questo meccanismo non fosse stato bilanciato in qualche modo durante la formazione di catene quali le Ande, l’Himalaya o le Monta-

rere al bilanciamento del diossido di carbonio in atmosfera. C’è pirite a sufficienza nelle catene montuose di più recente formazione per giustificare questo fenomeno? Secondo la stima dei geochimici della Southern California University, la risposta è affermativa. Un viaggio sulle Ande e il confronto dei campioni raccolti

Riscaldamento globale “Fate presto!” Salvatore Allinoro

con l’università di Nanjing in Cina, ha rivelato che è tutto merito delle montagne se i livelli di diossido di carbonio (CO2) uno dei gas serra più pericolosi, sono rimasti costanti per decine milioni di anni. Se è preoccupante l’eccessivo aumento della CO2 in atmosfera perché provoca l’innalzamento della temperatura terrestre, altrettanto pericoloso è l’eccessivo consumo di CO2 responsabile del raffreddamento climatico. Solo il perfetto equilibrio tra le due condizioni è compatibile con la vita sul nostro pianeta. Che le montagne avessero un ruolo nel consumo di CO2 era un meccanismo noto dal punto di vista chimico: quando le catene montuose si innalzano, portano in superficie rocce che prima erano negli strati più profondi della terra. È così che viene esposta

gne Rocciose, la Terra sarebbe caduta in un inverno troppo lungo in seguito a un consumo eccessivo di CO2. E il fatto che ciò non sia accaduto non è nemmeno giustificabile con l’attività vulcanica, una delle principali fonti di diossido di carbonio. Quando si innalzano le montagne, un altro minerale sale in superficie: la pirite, conosciuta anche come “oro matto” per il suo colore giallo ottone e per la lucentezza metallica. La pirite è costituita da solfato di ferro e, se esposta all’aria, si combina con l’ossigeno generando un composto capace di alterare gli altri minerali di cui è costituita una roccia, liberando in atmosfera CO2. Il fenomeno, noto come meteorizzazione, è un’alterazione delle rocce affiorate sulla superficie terrestre a causa del contatto con l’atmosfera, e non si pensava fosse così massiccio da concor-

con i dati provenienti dalle acque dei fiumi di altre 4 zone ricche di pirite, sono stati i punti di partenza per i ricercatori americani. A questo ha fatto seguito un salto nel passato: gli elementi chimici delle rocce di 65 milioni di anni fa hanno raccontato ai ricercatori lo scenario di quell’epoca, tanto che gli studiosi sono arrivati a stimare i livelli globali di solfuro. La comparazione dei dati ha permesso di stimare che il 40% del solfuro (e quindi indirettamente di CO2) derivato dai minerali sarebbe stato originato dall’attività di formazione e meteorizzazione delle zone montuose analizzate, sebbene queste costituiscano solo il 2% della superficie terrestre. Certo altre fonti concorrono al mantenimento dell’equilibrio della CO2, ma le montagne risultano molto importanti in questo.

Il battito dell’ala di una farfalla fa sentire il suo effetto dall’altra parte del pianeta, così diceva James Lovelok. Oggi il padre della teoria di Gaia sugli equilibri della terra aggiunge la sua voce agli allarmi del riscaldamento climatico e dice: “non c’è più tempo per salvare la terra”. Londra, museo di scienze naturali, in questi giorni si rende omaggio ad un genio che è stato capace di vedere il pianeta con occhi nuovi. James Lovelok, chimico inglese classe 1919, protagonista della ricerca in America, si autodefinisce scienziato indipendente. Il suo primo laboratorio era in un granaio. Poverissimo fece fatica a laurearsi. Questo, dice, mi permise di non diventare subito iperspecializzato e di avere una visione più ampia che tutto il mondo conosce come la teoria di Gaia. Lovelok capì per primo, erano gli anni sessanta, che il pianeta è un gigantesco sistema interdipendente che si mantiene in equilibrio autoregolandosi. Ogni evento, in ogni parte della terra, ha un effetto sul tutto. Ma ora quell’equilibrio è saltato per sempre. Lo afferma lui, pioniere assoluto, da Londra a novantacinque anni, nello stesso momento in cui da Berlino la IPCC, il gruppo di scienziati dell’ONU che studiano il cambiamento climatico, lanciano l’ennesimo disperato allarme: le emissioni di gas serra sono alle stelle, cinquanta miliardi di tonnellate di CO2 l’anno. A questo punto tagliarle per evitare gli eventi più catastrofici significa che non possiamo più continuare con il mondo che conosciamo, si impongono sacrifici immediati. Tra il 2000 e il 2010 le economie mondiali hanno migliorato l’efficienza nell’uso dell’energia, questo ha tagliato le emissioni di tre miliardi di tonnellate ma nel frattempo la popolazione è aumentata e anche l’uso di energia. C’è spazio per agire, però afferma il rapporto della IPCC, anche se è sempre più difficile. James Lovelok, il padre di Gaia, intanto nella sua mostra osserva gli strumenti che inventò per la NASA per studiare i CFC e l’atmosfera di Marte e commenta: “Impossibile dire cosa succederà tra un secolo”. E alla domanda: pensa che sarà possibile trovare una soluzione politica al riscaldamento climatico? Risponde: “Secondo me assolutamente no”. Un punto di vista sicuramente autorevole e credibile che spinge tutti a riflettere sulle responsabilità individuali nei confronti dei cambiamenti climatici. Diminuire gli impatti dei singoli individui è una necessità che va di pari passo con la ricerca di leggi ambientali efficaci che diminuiscano l’inquinamento con effetto immediato.


Dossier europeo: 53 sostanze chimiche minacciano il polline

La denuncia di Greenpeace: api sterminate dai pesticidi killer Pubblicato il più grande rapporto sulle api e l’apicoltura a livello europeo. Lo studio è di Greenpeace International e reca il significativo nome di “Api, il bottino avvelenato”. I risultati sono infatti allarmanti: i due terzi del polline raccolto nei campi europei e portato agli alveari contiene pesticidi tossici. “Il rapporto conferma un recente studio dell'Autorità europea per la sicurezza alimentare che evidenzia vaste lacune conoscitive sulla salute delle api e degli impollinatori” recita il comunicato. Si tratta di circa 53 sostanze chimiche tra insetticidi, acaricidi, fungicidi ed erbicidi. Sono cento i campioni analizzati provenienti da ben dodici Paesi. In Italia si riscontra in particolare un’elevata concentrazione di fungicidi del polline raccolto vicino i vigneti, in Polonia di insetticidi, in Spagna il pericolo maggiore è il Dde (un prodotto di degradazione del Ddt, tossico e bioaccumulabile, in Germania la sostanza tossica più presente è invece il neonicotinoide thiacloprid. "Il rapporto conferma l’elevata esposizione di api e altri impollinatori a un pesante cocktail di pesticidi tossici. C'è qualcosa di fondamentalmente sbagliato nell’attuale modello agricolo, basato sull'uso intensivo di pesticidi tossici, monocolture su larga scala e un preoccupante controllo dell'agricoltura da parte di poche aziende agrochimiche come Bayer, Syngenta & Co" dichiara Federica Ferrario, responsabile campagna agricoltura sostenibile di Greenpeace. Il dato ha spinto Greenpeace a chiedere alla Commissione Europea l’abolizione dei pesticidi che si rivelano killer per le api e gli altri impollinatori. Inoltre chiede di promuovere azioni per la loro salvaguardia e di stimolare la ricerca per la diffusione di tecniche biocompatibili per la riduzione dei parassiti. Greenpeace punta il dito sulle industrie agrochimiche, prime responsabili del cocktail di pesticidi tossici. Significativo a questo proposito è lo striscione innalzato da alcuni attivisti sul tetto della Bayer e simbolicamente retto da due api: “Smettila di ucciderci”. A.E.

Andare in bicicletta vigilando sul territorio Rosa Funaro Nel Vallo di Lauro, in provincia di Avellino, nasce ed opera il gruppo “Mo BasTA”, Movimento di Base per la Tutela dell'Ambiente. L’obiettivo è vigilare sul territorio e denunciare ogni tipo di crimine contro l'ambiente. Il Movimento, infatti, vuole essere un valido strumento di lotta, a supporto delle Autorità Competenti, contro chi trasforma campi, terreni isolati e boschi in discariche abusive a cielo aperto, ma anche un punto di riferimento per ogni libero cittadino che voglia contribuire alla causa inviando segnalazioni, dati o reclami. Caratteristica del team è quella di andare in giro per le montagne, a caccia di azioni ed omissioni illecite, relative allo smaltimento di rifiuti, in bicicletta! I ciclisti-ambientalisti, infatti, hanno unito la passione per le due ruote, all’amore per il proprio territorio, e quello che ne è scaturito è davvero lodevole. Condottiero del gruppo è Isidoro Siniscalchi, un semplice appassionato di passeggiate in mountain bike! Le nuove ronde ecologiche volontarie, hanno già colpito! Diverse le località segnalate, dove il selvaggio abbandono di immondizia sta deturpando, da tempo, l’area e il meraviglioso paesaggio naturalistico. L’intento immediato è quello di organizzare delle ispezioni sistematiche, programmate con cura, in modo tale da non solo tenere sotto controllo le aree più “a rischio”, ma scoraggiare queste avvilenti azioni. Associare poi, a tali attività anche iniziative di educazione ambientale nelle scuole, insegnare a proteggere la propria terra, è un altro importante proposito del gruppo.

La prima comunità per turismo eco sostenibile Fabio Schiattarella TribewantBioECoGeo,la prima comunità per turismo eco sostenibile in Italia nata da un network internazionale dopo le analoghe esperienze in Sierra Leone e Fiji, apre a Monestevole, vicino ad Umbertide, il primo “Laboratorio della sostenibilità” grazie alla collaborazione con la Roosevelt International Academy. Monestevole è arrivata al suo secondo anno di attività in Italia e con questa iniziativa amplia la sua gamma di attività dedicate al turismo eco sostenibile sulla scia del grande successo riportato nella prima stagione. A giugno sono previsti due seminari di due settimane ognuno, in cui si imparerà con lezioni

teoriche e con esercitazioni pratiche in loco sul tema del “sustainable design”, ovvero come costruire e gestire tutte le attività di una comunità ecosostenibile, dall’agricoltura all’allevamento, alla gestione dell’energia, dell’acqua, dei rifiuti, eccetera.Il corso è aperto a 30 studenti per seminario e si terrà in inglese: per gli studenti italiani è previsto

uno sconto del 50% sulla tariffa che, oltre alle lezioni, comprende anche vitto a alloggio a Monestevole per due settimane. Inoltre, Tribewanted offre anche 10 schoolarships a ragazzi locali, per dare a loro la possibilità di partecipare in un’esperienza internazionale nella propria comunità.I professori vengono dalla Yale University,

BrownUniversity e Harvard University e i corsi si rivolgono in particolare ai giovani dai 18 a 24 anni, che sono proprio le persone che più di altre hanno la responsabilità di costruire un futuro a impatto zero per l’ambiente. In particolare, gli studenti avranno la possibilità di creare, imparare e costruire insieme a quattro prestigiosi esperti di ingegneria eco-sostenibile.Gli studenti parteciperanno a una full-immersion su temi di design sostenibile, inclusi temi quali appropriate technology, , design e architettura innovativa, energie rinnovabili, permacultura, e uno stile di vita comunitario ed eco-sostenibile, con un focus creativo sulle varie discipline.


Mediterraneo sorvegliato speciale Scovare i problemi ambientali grazie al telerilevamento Anna Paparo Come sta il Mare Nostrum? Ora la diagnosi la daranno i satelliti. Il team di studiosi e scienziati, coinvolti nel progetto Medina, ha dato il via alle indagini dell’ecosistema del Mar Mediterraneo lungo le coste nordafricane grazie all’ausilio dei satelliti. E attraverso il telerilevamento di alcuni parametri, tra i quali la temperatura della superficie del mare, la trasparenza dell’acqua, la presenza di sostanze organiche e la concentrazione della clorofilla, intendono sostenere l’attività di biologi marini e delle istituzioni di Marocco, Algeria, Tunisia, Libia ed Egitto per migliorate la gestione dei problemi ambientali e la tutela della biodiversità. Ma di cosa si tratta? Medina (Marine Ecosystem Dynamics and Indicators for North Africa) è un progetto finanziato con 3,5 milioni di euro dalla Commissione europea e coinvolge 12 partner del vecchio continente e nordafricani, tra i quali l’Agenzia spaziale europea e il Consiglio nazionale delle ricerche. Come ben spiega Roberto Pastres, coor-

dinatore del progetto e professore di chimica ambientale all’Università Ca’ Foscari di Venezia, i satelliti Meris, Modis, Landsat danno la possibilità di accedere a tutta una serie di informazioni che, opportunamente integrate con dati di campo e risultati di simulazioni al computer, consentono di valutare lo stato dell’ambiente marino e pianificare opportuni interventi per la salvaguardia della biodiversità lungo le coste meridionali del Mediterraneo. Cinque sono i casi studiati e presi in esame dai ricercatori coinvolti. Il Golfo di Gabès, in Tunisia, i cui fondali, un tempo, erano ricoperti di Posidonia oceanica, la più diffusa pianta marina mediterranea, che oggi invece è in forte declino a causa della pressione esercitata da industria chimica, turismo e pesca a strascico. Questa pianta è molto importante per il funzionamento dell’ecosistema: ha un ruolo simile a quello delle foreste sulla terraferma, ossia mitigano i fenomeni erosivi. In Tunisia è emerso appunto che le distese di praterie marine di Posidonia sono state nel tempo distrutte

da diverse azioni antropiche. Ma non tutto è perduto. Infatti dalla ricerca è emerso anche che è possibile favorirne la ricolonizzazione del golfo. E ancora la lente di ingrandimento di questo gruppo di studiosi si è posata anche sull’ecosistema del lago costiero Burullus, sulla laguna di Nador in Marocco, sul

golfo di Sirte in Libia e sulla baia di Bèjaia in Algeria. Ognuno con una patologia diversa: ad esempio, la laguna di Burullus è messa fortemente sotto pressione dalle intense attività di pesca e acquacoltura che stanno degradando l’ambiente, e così via. Grazie all’elaborazione dei dati raccolti, il gruppo di ri-

cerca sta mettendo su una serie di mappe che evidenziano le principali pressioni antropiche che rischiano di compromettere l’ambiente marino. Un monitoraggio continuo e scrupoloso, che potrà portare benefici alla natura e a noi stessi, regalandoci paesaggi meravigliosi e preservando tesori inestimabili.

Imballaggi sostenibili: premiato il cartone ondulato Questo tipo di conservazione diminuisce gli sprechi e preserva la freschezza del prodotto più a lungo Sostenibilità a 360°, lungo tutta la filiera produttiva. Quando si dice “dal produttore al consumatore” si intende ridurre al minimo (possibilmente azzerare!) l’impatto ambientale rendendo “sostenibile” ogni tappa del processo. Ruolo fondamentale nella filiera produttiva svolgono gli imballaggi, i contenitori all’interno dei quali viene posizionata la merce pronta alla vendita. Così, il consorzio Bestack, un ente no profit promosso all’interno di GIFCO (associazione di categoria dei produttori di imballaggi in cartone ondulato), negli ultimi anni ha infatti finanziato la ricerca in collaborazione con il Politecnico di Milano e con l’Università di Bologna per contribuire a ridurre l’impatto ambientale e per mi-

gliorare le condizioni igienico sanitarie dei prodotti alimentari ed in particolare ortofrutticoli. L’analisi si è concentrata sulle diverse tipologie di imballaggio presenti sul mercato e sulle loro modalità di impiego, analizzando gli specifici flussi logistici per valutare i rischi di contaminazione e l’impatto ambientale dei vari tipi di imballaggi. In particolare è emerso che le cassette in cartone ondulato con certificazione Bestack hanno i risultati migliori sia in termini di impatto ambientale, che di igiene. Secondo i ricercatori del Dipartimento di scienze e tecnologie alimentari dell’Università di Bologna, utilizzare contenitori di cartone ondulato come packaging per il trasporto della

frutta e della verdura fornisce un grado di conservabilità del prodotto fino al 20% superiore nel caso di prodotti fortemente deperibili come le fragole. Inoltre la produzione di cartone ondulato sembra essere la filiera più sostenibile, prima di tutto perché utilizza un mate-

riale naturale perennemente rinnovabile come la fibra vergine di derivazione legnosa, poi perché le materie prime impiegate hanno sempre più la certificazione di sostenibilità forestale che garantisce i piani di impianto degli alberi sono superiori ai tagli. In particolare que-

ste certificazioni prevedono che per ogni albero tagliato se ne piantino da 3 a 5. “Quello che a noi interessa attraverso la diffusione di questi risultati, spiega Claudio Dall’Agata, Managing Director presso il Consorzio Bestack è fare cultura. Far sì che le logiche competitive del settore ortofrutticolo si allarghino in termini di sistema paese e che considerino sempre più temi quale la sottolineatura della provenienza del singolo produttore, della qualità del prodotto in termini organolettici e di gusto, della garanzia di igiene, fino alla massima attenzione alla sostenibilità. Tutto questo perché l’Italia continui a difendere la propria offerta di ortofrutta nel mondo”. I.B.


Adottare soluzioni, tecnologie e progetti che consentano di migliorare la qualità di vita dei cittadini

LE CITTÀ DELLE RETI INTELLIGENTI Antonio Palumbo Si stanno affermando nuovi modelli di “città diffusa”. Città che si espandono fisicamente e funzionalmente sul territorio, integrandosi con altri sistemi urbani e di area vasta, per dar vita ad organismi insediativi totalmente innovativi, diffusi e fortemente interconnessi, a tutto vantaggio della sostenibilità. Obiettivo principale di questo tipo di città è quello di adottare soluzioni, tecnologie e progetti che consentano di migliorare la qualità di vita dei cittadini, favorendo, nel contempo, lo sviluppo dei territori in chiave ecosostenibile. Le parole d’ordine sono: crescita, coesione e creatività. Ma che cosa si intende, in particolare, con l’espressione “città intelligente”? Ci si riferisce segnatamente al concetto secondo cui i nuovi organismi urbani devono essere capaci di erogare, in misura sempre maggiore, servizi basati su tecnologie cosiddette “intelligenti”, finalizzati ad immettere appunto ‘intelligenza’ nella struttura funzionale della città, in modo da estendere l’efficacia degli stessi servizi ad un costo inferiore. Tali capacità possono ora essere applicate ad una molteplicità di funzioni, dal monitoraggio della produzione di energia elettrica e ottimizzazione del consumo di acqua ed elettricità alla creazione di un sistema di pedaggio senza barriere o aperto

sulle strade urbane. In aggiunta a questo tipo di capacità, supportate dalla telematica e dalle etichette RFID, esistono altre importanti tecnologie, quali le centrali elettriche intelligenti, o Smart Grid, che incoraggiano una produzione e un’erogazione migliore dell’energia, software e servizi intelligenti e reti di comunicazione ad alta velocità, che collegano tutte le funzioni alla città, ai cittadini e alle imprese correlati: sono tutte componenti del contesto tecnologico generale di una città, quello che Accenture chiama “infrastruttura intelligente”. Come sottolineavamo all’inizio, inoltre, uno dei requisiti che rendono una città davvero “intelligente” attiene al fatto che tutte le tecnologie adottate possono divenire efficaci solo se sviluppate o implementate in modo coordinato all’interno di sistemi di area vasta (regioni, nazioni). Questo fatto è adeguatamente sottolineato dalla responsabile per le fonti energetiche nuove e rinnovabili, l’efficienza energetica e l’innovazione della Comunità Europea, Marie Donnelly: l’organizzazione della Donnelly pianifica ed esegue programmi come quelli per le Smart Cities and Smart Communities e per l’Intelligent Energy Europe, che mira a realizzare gli obiettivi “20-2020”. Al tempo stesso, tuttavia, le città devono affrontare sfide impegnative per poter integrare e sfruttare queste

tecnologie, lottando contro sistemi obsoleti, generalmente basati su infrastrutture e tecnologie proprietarie chiuse: in tal senso, la sfida dell’integrazione riguarda tutto l’insieme dei servizi e delle attività. In ultima analisi, la necessità di integrazione si estende a tutto ciò che rende la città sostenibile del futuro un luogo ideale dove vivere.


LA PROGETTAZIONE GREEN DELL’INTERIOR DESIGN Si tratta di un nuovo modo per ideare e realizzare gli ambienti collettivi La questione ecologica relativa al riciclaggio e al riutilizzo di componenti e materiali nella progettazione architettonica non riguarda più soltanto la realizzazione di edifici e strutture, ma, ad ogni livello, si estende in modo ormai significativo all’allestimento di ambienti interni, segnatamente per quanto riguarda la creazione di singolari e sorprendenti showroom. Tale filosofia green - anche attraverso un network di aziende innovative e specializzate, che si sta particolarmente consolidando nel settore del riciclo/recupero - sta riscuotendo grande successo in tutto il mondo, scelta da committenti, investitori e progettisti per realizzazioni che spaziano dalla categoria Luxury fino al migliore Low Cost Design. Si tratta di un nuovo modo per ideare e realizzare gli ambienti collettivi, combinando le nuove tendenze dell’architettura e del design con la ricerca di soluzioni e materiali ecosostenibili. Sono moltissimi i prestigiosi studi di architettura che, in tutto il mondo, disegnano ambientazioni 100% ecofriendly di nuovi showroom: l’obiettivo generale è quello di staccarsi dai modi tradizionali di creare al-

lestimenti per proporre soluzioni alternative attraverso l’utilizzo di svariati materiali esistenti abbinati al riutilizzo di materiali basici quali cartone e polistirolo, gomma, plastica, legno e metalli ricercati nei contesti industriali locali. Le varie creazioni, originali ed ecosostenibili, di interior design, studiate in ogni dettaglio, si propongono di sponsorizzare in modo alternativo i propri brand, attirando la clientela grazie alla composizione di spazi sorprendenti ed emozionanti e, nel contempo, funzionali. In questi ultimi anni, infatti, assistiamo ad una sempre più marcata e seria presa di coscienza da parte delle persone nei confronti dei problemi legati allo smaltimento dei rifiuti e al riciclo: in ragione di ciò, si sta facendo strada la consapevolezza che l’utilizzare nei propri ambienti espositivi elementi di arredo realizzati con impatto ambientale minimo può attirare le simpatie e ricevere i consensi di quella larghissima fetta di popolazione che ha già sviluppato una notevole sensibilità sull’argomento. Solo a titolo di esempio, segnaliamo due progetti estremamente significativi in

questo settore. Uno è quello per lo showroom di abiti e accessori Eclaireur di Martine & Armand Hadida: uno spazio espositivo di 450 mq realizzato a Parigi, nel quartiere di Marais, in Rue de Sévigné. Gli interni stile green di questo negozio sono stati allestiti grazie all’utilizzo di ben 2 tonnellate di assi di legno riciclati e di lastre di stampa, con il cui sapiente accoppiamento è stato creato un effetto

estremamente suggestivo. L’altro progetto è quello per il Manila Grace Store, realizzato dallo studio Giraldi Associati in un edificio storico di Bologna, mediante il ricorso ad una filosofia compositiva esclusivamente incentrata sul recupero del legno, accoppiato a materiali ugualmente riciclati, quali il ferro, il corten e il bronzo. A.P.

L’ospedale pediatrico ad alto comfort

IN SUDAN TRIONFA IL MADE IN ITALY Sudan: una zona periferica della città di Port Sudan, un’area estremamente povera con una forte concentrazione di profughi in fuga dal deserto e dai conflitti. Proprio in questo luogo sorge un presidio ospedaliero pediatrico che rappresenta per tutta l’area sub-sahariana una sfida ed un rinnovamento. Il centro offre assistenza sanitaria gratuita ed accanto a questa funzione fondamentale si è aggiunto il valore architettonico e progettuale della struttura, realizzata da un team italiano Tamassociati vincitore del premio Aga Khan award for Architecture 2013. Tra le motivazioni leggiamo “L’ospedale prova a risolvere con ottimi risultati ed una buona architettura, i temi principali

della contemporaneità: cioè come realizzare edifici ad alto comfort con tecnologie semplici e non costose, in luoghi dalle condizioni climatiche e sociali estreme e dove l’energia e l’acqua sono beni preziosi”. Inorgoglisce certamente questo premio che rappresenta un importante riconoscimento all’eccellenza progettuale italiana coniugata ad un contesto dal forte senso etico. Il progetto ha utilizzato materiali locali per mantenere i costi e rispettare la sostenibilità, morfologicamente ha ripreso l’architettura domestica tipica della zona, arricchendola di un grande giardino irrigato dalle acque reflue: il verde ha qui anche un significato simbolico enorme : la premessa di una vita migliore per

l’infanzia oltre ad essere diventato un luogo centrale per giocare, incontrarsi, organizzare il mercato, vivere. Tecnologie avanzatissime si affiancano al recupero di tecniche costruttive tradizionali, mentre impianti a bassissimo consumo si intrecciano a sistemi di raffrescamento naturali, creando macchine termiche per ombreggiamento e ventilazione perfette, semplici ed efficaci. “La convivenza tra la migliore sanità possibile e il miglior approccio ecologico – affermano i Tamassociati – rappresenta una delle grandi sfide del futuro, non solo per il continente

africano. L’esperienza africana ci insegna a immaginare la semplicità come una sintesi tra tecnologie moderne e tradizionali, capace di privilegiare buon senso, durevolezza e misura, in una strategia generale di riduzione del progetto, senza perdere di vista l’idea di benessere. La semplicità come strategia è stata ed è un modo per affrontare ogni decisione di

natura tecnologica e impiantistica, che si ripercuote sensibilmente sui costi finali dell’intervento e sugli oneri di manutenzione. Comportamenti volti al risparmio, sommati a una buona efficienza dell’edificio e a scelte energetiche appropriate, hanno permesso di raggiungere performance di eccellenza”. E.T.


Intolleranze ambientali: fonti e agenti inquinanti Brunella Mercadante Negli ultimi cinquant'anni, nei paesi industrializzati, si sta assistendo ad un notevole aumento di casi di sensibilizzazione verso sostanze chimiche presenti nei prodotti di uso comune, anche se non sempre si può parlare di sindrome da intolleranze ambientali e siano diagnosticate come tali. La sindrome da intolleranza ambientale in effetti sembra svilupparsi da una serie di fattori; fonti e agenti inquinanti possono essere - Particelle PM10 i cui agenti inquinanti sono fumo da tabacco, forni a legna e camini, aria esterna, carte autocopianti, materiali da rivestimento, fotocopiatrici , stampanti. - Monossido di carbonio (CO) con agenti inquinanti fumo di tabacco, fornelli a gas, riscaldamento a gas e a kerosene, forni a legna e camini. - Biossido di azoto (NO2) con agenti inquinanti fornelli a gas, riscaldamento a gas e a kerosene, scarichi di autoveicoli, idrocarburi policiclici aromatici. - Radon i cui agenti inquinanti sono scarichi di autoveicoli, fotocopiatrici e stampanti. - Composti organici volatili (VOCs) con agenti inquinanti il fumo di tabacco, prodotti

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Si sta assistendo ad un notevole aumento di casi di sensibilizzazione verso sostanze chimiche presenti nei prodotti di uso comune

chimici per la pulizia degli ambienti e disinfettanti, mobili e prodotti per la casa, materiali da costruzione, materiali isolanti, acqua sanitaria, fotocopiatrici,stampanti.

- Folmaldeide con agenti inquinanti materiali da costruzione, acqua sanitaria, infissi ermetici, condiziontori, lampade fluorescenti. - Fenolo (pentaclorofenolo) cui agenti inquinanti sono rive-

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stimenti in legno, prodotti chimici per la pulizia degli ambienti e disinfettanti. - Cloro e piombo con agente inquinante il riscaldamento a kerosene. - Agenti biologici (muffe, fun-

ghi, poliini ecc) con agenti inquinanti condizionatori, uomo, animali piante. - Alcool, fluorocarburi,toluene i cui agenti inquinanti sono prodotti chimici per la pulizia degli ambienti, disinfettanti. - Antiparassitari con agenti inquinanti rivestimenti in legno, piante, aria esterna. - Absesto con agenti inquinanti materiali isolanti, materiali da costruzione, acqua sanitaria - Gas nocivi i cui agenti inquinanti sono colle, resine, vernici per rivestimento. - Trielina- benzene con agenti inquinanti smacchiatori , solventi usati da tintorie Naturalmente l'azione degli inquinanti per lo sviluppo di intolleranze ambientali è determinato e commisurato ad una serie di altri fattori quali la scarsa ventilazione degli ambienti, l'eccessiva secchezza e umidità dell'aria, la presenza di polvere eccessiva e l'utilizzo di prodotti per la pulizia di scarsa qualità, la scarsa manutenzione di impianti di climatizzazione e condizionamento , la presenza di miceti negli ambienti e in atmosfera, la concentrazione di sostanze chimiche e ovviamente il più generale inquinamento dell'aria, divenuto negli ultimi anni uno dei maggiori problemi degli abitanti delle città.

Dieta dei carboidrati: benessere e gusto a tavola Le diete iperproteiche sono continuamente oggetto di critiche Prima di iniziare una dieta è opportuno sapere cosa può giovare le funzionalità del nostro organismo e cosa, invece, può provocare danni e fastidi. Impegnarsi a trattare con cura i nostri organi è il primo step per ottenere da una dieta dimagrante buoni risultati. Le diete iperproteiche sono continuamente oggetto di critiche per i rischi legati alla salute. Riduzione della funzionalità tiroidea, affaticamento dei reni e aumento del colesterolo cattivo sono solo alcune delle controindicazioni. E i carboidrati che ruolo giocano in una sana e corretta alimentazione? La formula chimica del

carboidrato – CH2O – ci fa capire che si tratta di una molecola ricca di acqua. Ergo, è un alimento che idrata. Idrata tessuti e muscoli, favorisce la circolazione sanguigna ed ha importanti benefici sulla tonicità del derma. Tuttavia una dieta incentrata su un consumo quotidiano di pasta e pane non ci aiuterà a raggiungere i risultati desiderati. Occorre una delucidazione sui carboidrati giusti da portare a tavola. Frutta e verdura, cereali integrali e legumi sono gli alimenti da prediligere. Occasionalmente la pasta. Essendo un alimento ottenuto da farina, è sottoposto ad un processo di raffinazione che

provoca una perdita significativa di fibre. L’obiettivo prioritario da raggiungere, per ritrovare la forma fisica di una teenager, è conquistare un benessere intestinale. Meglio lavora l’intestino, più facilmente rientreremo nei

nostri jeans preferiti. Quotidianamente è opportuno integrare la nostra dieta alimentare con circa 110 grammi di carboidrati, suddivisi tra verdure, legumi, pane e pasta. Privilegiare verdure e ortaggi, definiti carboidrati

non glicemici – in quanto le fibre presenti non comportano un aumento glicemico – rallentano l’assorbimento del glucosio. Inoltre aiutano a ritrovare la funzionalità dell’intestino. Insomma ripristinano il motore del metabolismo. Piccoli accorgimenti possono fare la differenza. Sostituire il pane bianco con quello di segalo. Tostare le fette di pane per contrastare la colite. Mandorle e noci oltre ad essere buone sono anche un’ottima e più salubre fonte proteica. Basta a rinunciare ai nostri piatti preferiti. I carboidrati: energia per l’organismo e nutrimento per la psiche. F.C.


Le sete delle meraviglie San Leucio Capitale mondiale dell’arte serica Gennaro De Crescenzo Salvatore Lanza "Rivolsi dunque altrove le mie mire e pensai di ridurre quella Popolazione, che sempre più aumenta, utile allo Stato, utile alle famiglie ed utile finalmente ad ogni individuo di esse in particolare [...]. Utile allo Stato, introducendo una manifattura di sete grezze e lavorate di diverse specie fin ora qui poco o malamente conosciute, procurando di ridurle alla migliore perfezione possibile, e tale da poter servir di modello ad altre più grandi. Utile alle famiglie, alleviandole de' pesi che ora soffrono e portandole ad uno stato da potersi mantener con agio [...] togliendosi loro ogni motivo di lusso con l'uguaglianza e semplicità di vestire; e dandosi a’ loro figli fin dalla fanciullezza mezzo da lucrar col

San Leucio Pillole di storia

travaglio per essi e per tutta la famiglia, del pane da potersi mantenere con comodo e polizia". Sono le parole usate nel 1789 da Ferdinando IV di Borbone per introdurre le regole per la manifattura e la colonia di San Leucio, presso Caserta, luogo "ameno e separato dal rumore della

Corte". Il progetto era già stato avviato circa quindici anni prima, dopo il completamento di quello vanvitelliano della reggia e delle sue adiacenze voluto da Carlo di Borbone. A San Leucio, allora, si prevedono case ("con tutto ciò che è necessario pe' comodi della vita"), scuole, parrocchia, organi di governo e elezioni, diritti e doveri, modalità di assunzione per gli "artisti esteri", orari di lavoro, fino alle modalità per i matrimoni e le promesse di matrimonio. Successivamente, verso il 1860, la Real Fabbrica di tessuti di seta possedeva 114 bacinelle a vapore , 9 filatoi, diversi incannatoi di seta grezza, una tintoria con tre grandi caldaie, diversi orditoi con la capacità di corrispondere ai bisogni di oltre 150 telai in opera, 130 telai per le sete, 80 per i cotoni. 600 i lavoranti nella comunità: il ciclo produttivo era completo e andava dall'allevamento del baco da seta ad un prodotto finito che per la qualità delle trame e dei disegni fu apprezzato in tutto il mondo e presso le più grandi corti europee, dove lo si può ammirare ancora oggi. Alcuni antichi setifici sono stati restaurati e altri ancora sono da restaurare e con essi telai, strumenti e oggetti vari delle storiche produzioni seriche leuciane. Una maggiore valorizzazione di tutto il sito potrebbe essere fondamentale anche per le seterie ancora attive, non numerose ma in grado di esportare prodotti ancora apprezzati soprattutto all'estero per la loro tradizionale qualità.

La tradizione delle seterie di San Leucio, nonostante tutte le conseguenze che il meridione d’Italia ha subito con l’unificazione, è sopravvissuta grazie alla presenza sul territorio leuciano di aziende seriche che hanno prodotto fino a pochi anni fa. All'interno della fabbrica originaria voluta dal grande del re Ferdinando IV (poi I), c’è la sede del "Museo della seta" che conserva ancora alcuni dei macchinari originali di fine Settecento ancora

perfettamente funzionanti. È particolare la famosa “Casa del tessitore”, esempio di abitazione coloniale d'epoca. L’esperimento “sociale” di San Leucio fu un qualcosa di avveniristico, un decennio prima della Rivoluzione Francese esisteva un comunità che viveva con il principio dell’uguaglianza e con i “servizi sociali” o meglio gli asili nido sul posto di lavoro. Oggi paradossalmente mancano gli asili nido e anche i posti di lavoro.


Teggiano, la città museo

Nel castello normanno fu ordita la Congiura dei Baroni

FUNDRAISING ALLA CHIESA DI SANT’ANTONIO ABATE

Linda Iacuzio Nel Vallo di Diano, altopiano posto a 450 metri sul livello del mare, a sud della Campania e al confine con la Basilicata, tra i comuni di notevole importanza storica, religiosa, artistica e monumentale vi è Teggiano. La cittadina, che nel IV secolo d.C. assunse la denominazione di Dianum, poi Diano, da cui deriva il nome del Vallo, è di antichissime e incerte origini. Essa conserva testimonianze storiche e archeologiche di epoca arcaica, romana e medievale, tra le quali resti di mura megalitiche e di fortificazioni angioine e aragonesi. Teggiano, importante centro durante il periodo romano, fu teatro, in epoca medievale, di un famoso avvenimento storico. Nel castello normanno dei Principi Sanseverino, oggi Castello Macchiaroli, fu ordita nel 1485-1486 la Congiura dei Baroni, capeggiata soprattutto da Antonello Sanseverino, contro Ferdinando I d’Aragona. Il maniero, che aveva fama di essere inespugnabile, non fu difatti preso nemmeno durante l’assedio del 1497 da parte dell’esercito dell’allora re Federico I d’Aragona, che offrì e ottenne la resa dal principe di Sanseverino. Oltre al castello, dal quale si gode la vista di tutta la valle, è da menzionare la Chiesa di S. Maria Maggiore, Cattedrale della Diocesi TeggianoPolicastro. Inaugurata e aperta al culto nel 1274, si ipotizza che esistesse fin dai primi tempi cristiani. Ricostruita in seguito ai danni del terremoto del 1857, conserva, dell’impianto precedente, il portale, realizzato dall’architetto Melchiorre di Montalbano, datato tra la fine del 1200 e l’inizio del 1300, così come il pulpito, opera dello stesso Melchiorre, autografato e datato al 1271. Tra le pregevoli sculture e tra le quattro tombe presenti all’interno della chiesa, si conserva il monumento funebre di Enrico Sanseverino, Gran Connestabile del Regno di Napoli, opera della bottega

Una messa per l’arte

Domenico Matania

scultorea di Tino da Camaino. Nell’ex chiesa di S. Pietro, di epoca angioina, sorta sui ruderi di un antico tempio dedicato al dio Esculapio, è ospitato il Museo Diocesano. Teggiano è sede di altri tre musei: il Museo delle Erbe dove si conservano semi, erbe e piante, utilizzate dalla sa-

pienza popolare e tramandate da generazioni; il Museo degli usi e delle tradizioni, dove sono esposti strumenti e oggetti utilizzati dagli antichi artigiani della zona, ricostruzioni di ambienti di vita familiare e fotografie d’epoca; infine il Museo di San Cono, monaco benedettino e santo patrono della città.

Mentre il Comune di Napoli porta avanti iniziative “dal basso” come l’ormai celebre “Adotta un’aiuola”, don Alessio Mallardo, sacerdote presso la parrocchia di Sant’Antonio Abate, si è fatto promotore di un progetto altrettanto lodevole ed interessante. Complice il pessimo stato delle opere d’arte presenti all’interno della parrocchia sita in via Foria, don Alessio ha dato vita ad un’iniziativa di fund-raising con lo scopo di accumulare fondi per restaurare le opere e salvarle dall’incuria. Finora, in particolare, è stato messo a punto il restauro di un’opera pittorica del Trecento raffigurante la crocifissione con Sant’Antonio ai piedi del Cristo. Per far fronte alla continua mancanza di fondi utili alla conservazione dell’arte, don Alessio e la comunità di Sant’Antonio Abate hanno pensato di riservare le offerte di ogni ultima domenica del mese alla raccolta fondi per l’arte. L’iniziativa dal nome “Una messa per l’Arte” è riuscita a coinvolgere la IV Municipalità del Comune di Napoli e la stessa Soprintendenza, grazie alla quale è stato possibile chiamare in causa validi restauratori di opere d’arte. La Chiesa di Sant’Antonio Abate affonda le sue origini in epoca medievale; negli ultimi secoli la struttura ha avuto una storia molto travagliata, fino a diventare addirittura sede di un’officina per fabbro. Molte delle opere di assoluto valore artistico presenti all’interno sono andate perdute sia perché abbandonate all’incuria del tempo, sia perché trafugate dalla parrocchia. Pertanto l’iniziativa del giovane sacerdote assume un valore tanto più emblematico e simbolico. Anche il Presidente della IV Municipalità Giovanni Parisi ha espresso la soddisfazione estrema per il risultato ottenuto. L’obiettivo è quello di proseguire con l’iniziativa per restaurare anche un altro affresco di Sant’Antonio Abate che necessita di un intervento urgente ed in seguito due statue del Cinquecento. E perché non prendere spunto da “Una messa per l’Arte” per portare avanti iniziative simili anche in altre realtà ...

Giuseppe Ungaretti a Napoli Lorenzo Terzi Nel 1995 l’editore napoletano Alfredo Guida pubblicò un estratto de Il Deserto e dopo (1961) di Giuseppe Ungaretti, opera in cui il grande poeta nato nel 1888 ad Alessandria d’Egitto da genitori lucchesi aveva rielaborato, “a lume di fantasia”, le prose d’arte e di viaggio. Gli scritti estrapolati nell’edizione Guida e curati da Francesco Napoli presero il titolo di Viaggio nel Mezzogiorno, anche se la raccolta non comprende le pagine dedicate alla Puglia. Lo sguardo di Ungaretti su Napoli rivela una straordinaria potenza evocativa. La parola, come accade solo ai grandi ta-

lenti poetici, si fa luce e colore. Sotto la data del 3 luglio 1932, per esempio, l’autore descrive così l’ambiente del porto: “braccia muscolose, calzoni rimboccati, gambe pelose, piedi scalzi, sudore, mescolanza di urla meccaniche e umane che portano via l’anima, e la violenza impassibile delle pietre geometriche che afferrano il mare come una testolina geometrica da spaccare (uocchie che accarezzano nelle loro ombre d’antenne e di carene le mani di Otello)”. Le due piazze contigue del Carmine e del Mercato appaiono, poi, a Ungaretti “luoghi sinistri ed epici”, a causa delle tragedie che nel corso della storia vi hanno avuto luogo come in un enorme scenario. “Epici e

sinistri” sì, ma anche “pazzi di gioia”; entrando in piazza Mercato, il poeta si avvicina ai banchi dei pescivendoli che, “novelli Persei”, “tuffano le braccia nude nei catini, pieni di polipi grossi una bracciata” e, “con un grido tenorile accorato”, li offrono agli avventori.

Tra questi lo scrittore nota una giovane e procace popolana intenta a contrattare sul prezzo, la quale a un certo punto prorompe in uno scoppio di voce “così ridente e voluttuoso che la piazza, illuminata a strappi da un gran sole”, sembra cadere più a fondo in sé e assumere un aspetto ancor più malinconico. Un altro particolare stupisce Ungaretti, tanto da fargli invocare la presenza dei pittori di nature morte: “Con due filze verticali di quei crostacei che chiamano cozziche […], qualche fronda di limone, uno o due limoni e, nel centro, l’interna spirale carnicina d’una conchiglia da cammei, un pescivendolo sa disporre la sua merce in modo incantevole”.


Sale: un condimento nemico della salute Il sale da cucina è il principale responsabile dell’aumento della pressione arteriosa Fabiana Clemente Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la quantità di sale che potremmo assumere quotidianamente è di circa 5 grammi. Tuttavia questo limite è statisticamente oltrepassato da tutti. La maggioranza dei cibi preconfezionati contiene già una certe

dose di sale, che addizionata a quella che aggiungiamo per condire i cibi, raggiunge livelli davvero elevati. Il Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute ha stabilito che un individuo adulto maschio consuma in media 11 grammi di sale al giorno. Per contro, la donna ne consuma circa 8.5 grammi. Ma in che modo può incidere sulla salute? Quali gli alimenti portatori sani di sale? Il sale da cucina – cloruro di sodio – è il principale responsabile dell’aumento della pressione arteriosa, a sua volta imputata dell’insorgere di patologie renali e cardiovascolari. Ergo, si consiglia a coloro che soffrono dei problemi citati o che, sono geneticamente predisposti, di limitare in modo significativo l’apporto di sale e dei cibi in cui l’ingrediente è presente in eccessive quantità. L’American Heart Association ha effettuato una ricerca ad hoc, rilevando e rivelando quali alimenti tenere a debita distanza. Brutte notizie per gli amanti del pane. Ebbene ri-

sulta essere il primo alimento sotto accusa. Anche la pizza non è, per così dire - un’alleata. Dopo aver mangiato due fette di pizza abbiamo raggiunto la quantità massima consigliata. A seguire i salumi, la cui lavorazione richiede l’impiego di ingenti quantità di sale. Ecco spiegata l’irrefrenabile sensazione di dover bere dopo

rende, grissini, creakers. Insomma il sale si insinua un po’ ovunque, anche in quei prodotti famosi per il ridotto quantitativo di sodio. Raccomandare di ridurlo non può che apportare anche dei benefits estetici. Il sale è responsabile, infatti, di trattenere i liquidi dando forma così a depositi adiposi. In altre pa-

averne consumata una porzione. Carne, minestre pronte, dadi vegetali e non, salse preparate, cibi in scatola quali tonno, mais, condimenti per riso e pasta, ma anche me-

role, la cosiddetta buccia d’arancia. Salute e bellezza possono trarne giovamenti dall’eliminazione del sale a tavola. Uno stile sano inizia dal condimento.

Le custodie per smartphone “fai da te” Calzini vecchi, borse, libri tubi di bici e nastro adesivo sono preziosi se stai cercando qualcosa per racchiudere e proteggere il tuo amato iPhone. Possiamo utilizzare materiali di recupero per costruire una particolare custodia fai da te per il nostro smartphone! Come? Vediamo. Borse e vestiti: prima di abbandonare per sempre la tua borsa o i tuoi vecchi vestiti, considera l'idea di come poterli trasformare. Anche le calze vanno benissimo, sono molto versatili, si potrebbe sperimentare il loro utilizzo ricavandone oggetti come delle collane! Tra l'altro per far sì che diventino una custodia per smartphone non avrete nemmeno bisogno di una cucitura laterale. Basta usare la parte "tubo", cucire il fondo, e aggiungere un bottone o una chiusura lampo nella parte superiore. Tessuti vari ed eventuali: tappezzeria, vecchi cuscini, coperte, ecc, sono i tessuti più rigidi e sono perfetti! Una volta che hai recuperato il tuo materiale, un po' di taglio e cucito, e se ti va qualche applicazione, magari di bottoni o perline, per decorarlo. Libri: è possibile utilizzare un notebook di piccole dimensioni o altri piccoli libri per fare qualcosa di simile a un libro con vano segreto, così il tuo smartphone sarà al sicuro tra le pagine della cultura. Cartone:un ottimo modo per riciclare. Se prediligi la funzione sulla forma, andrà benissimo e avrai molto di cui parlare con i tuoi amici. Nastro adesivo:ci si può fare alcune cose piuttosto interessanti con questo fissativo industriale. Al giorno d'oggi, del nastro adesivo è disponibile in tantissimi colori divertenti e fantasiosi. Cravatte:fare una custodia per iPhone con una cravatta vecchia è una delle soluzioni più belle ed originali per le caratteristiche di semplicità, funzionalità e versatilità, a seconda della parte che si usa. F.S.

Let’s think, l’integrazione sociale attraverso l’arte L’associazione culturale let’s think ha presentato il progetto un ponte oltre i muri durante un aperitivo con tanto di dj set nel parco del Poggio. Socializzazione ed integrazione sono stati favoriti attraverso la musica, l’arte, l’allegria di chi ha contribuito. Il progetto “un ponte oltre i muri” nasce dalla voglia di riqualificare i non luoghi della nostra città per riscattarli dal degrado e dalla devianza facendoli rifiorire attraverso l’arte e la cultura per restituirli ai cittadini sotto forma di luoghi di aggregazione per poterli condividere e socializzare con gli altri. Il progetto prevede la partecipazione attiva dei minori a rischio segna-

lati dal tribunale dei minori di Napoli e dei diversamente abili del territorio. L’arte diventa lo strumento di socializzazione e di rivendicazione dei diritti

umani nel rispetto della diversità culturale, fisica e ambientale. L’estro dei minori e dei diversamente abili diventa la forma di comunicazione sociale per comunicare tali valori. Un ponte oltre i muri è un percorso itinerante finalizzato alla colorazione del ponte della metropolitana di Chiaiano e dell’ingresso esterno della stazione di via Emilio Scaglione. Dopo Chiaiano si procederà con i muri della fermata dei colli Aminei lungo via Saverio Gatto. Oltre i muri dell’indifferenza, dell’ipocrisia, del degrado, dell’abbandono, della paura, dell’egoismo, della corruzione. Per la colorazione dei muri delle metropolitane sono

in corso d’opera laboratori di pittura con i minori diversamente abili di altre associazioni locali. Hanno come obiettivo la diffusione della psicologia e la diffusione della cultura in Campania. Questo progetto ha come finalità il recupero di spazi urbani attraverso una crescita educativa e psicologica, trasmette emozioni attraverso l’arte. Oltre i muri del pregiudizio e della burocrazia il progetto unisce i giovani di tutti i quartieri con un obiettivo comune. Oltre i muri della convenzionalità ricorda che possono essere superati i pregiudizi nei confronti dei disabili e del disagio. S.A.


Per un futuro green…liscio come l’olio! Riciclare l’olio da frittura per un bioasfalto sostenibile Cristina Abbrunzo L’olio da frittura e gli altri olii esausti non vanno buttati nei lavandini perchè finiscono nelle falde acquifere dove formano una pellicola al di sotto della quale niente può rimanere in vita dato che impedisce gli scambi di ossigeno fra aria e acqua. L’olio “esausto” (arrivato a una temperatura di oltre 200°C) si trasforma chimicamente, diventando un fluido denso e appiccicoso difficile da smaltire. Dunque, che farne? Le soluzioni proposte iniziano ad essere tante. Dopo l'idea di utilizzarlo come carburante per alimentare gli aerei, l'ultima trovata viene da Haifang Wen, professore di Ingegneria Civile della Washington State University, che ha ideato una tecnologia per produrre l'asfalto utilizzando proprio tali scarti della cucina. Sostituire il petrolio greggio usato tradizionalmente per la copertura del manto stradale con il rifiuto per eccellenza delle cucine ha dato come risultato un bioasfalto sostenibile che, secondo il suo ideatore, non ha nulla da invidiare al suo lontano parente a base di petrolio. Meno petrolio da utilizzare e un nuovo modo per smaltire un rifiuto “ingombrante” come l'olio della frittura: vantaggi duplici dall'idea del prof. Wen, che è più vicina alla realtà di quanto si possa imma-

ginare. Nel prossimo futuro, gli automobilisti di Washington potrebbero essere i primi a guidare su strade e autostrade pavimentate con asfalto a base di olio da cucina. Al vaglio l’ipotesi di fare una prova su strada entro l'estate del 2014, probabilmente per almeno un quarto di miglio (circa 400 metri). Di fronte ai prezzi crescenti del petrolio, alle nuove normative ambientali e ai cambiamenti nel processo di raffinazione del greggio, l'asfalto

sta diventando sempre di più una merce rara e costosa. Realizzato dal residuo lasciato dallla produzione di benzina, plastica e altri materiali, l'asfalto costa ancora 700-800 dollari per tonnellata (€ 509582), secondo le stime del Prof. Wen:“Ogni anno negli Stati Uniti , usiamo circa 30 milioni di tonnellate di asfalto per le strade”. Secondo l'esperto, nell'ultimo decennio l'industria dell'asfalto verde ha iniziato a dare

i suoi frutti. È accaduto in Iowa, dove un team di scienziati ha creato un bioasfalto a base di mais e dal residuo rimasto dopo la produzione di etanolo. In North Carolina, ha avuto la stessa sorte il letame di origine suina. Il legante bituminoso, ossia il collante appiccicoso che tiene pietrisco e sabbia per formare la pavimentazione, rappresenta solo circa il cinque per cento dell'asfalto finale, che viene distri-

buito dal rullo compressore creando nuove corsie e viali. Dopo quattro anni di lavoro insieme ad un chimico e “regolando la ricetta,” Wen è finalmente riuscito a creare il suo asfalto verde, pari a quello prodotto col petrolio. E la sua attività è stata seguita con interesse dalle agenzie stradali federali e statali. Buoni propositi, dunque, per un futuro green…liscio come l’olio! umano sono fondamentali.

Una green city riscaldata con gusci di pistacchio Dalla Turchia un’idea originale per vivere verde Non solo sono utili contro l’ ipertensione e lo stress, i pistacchi, o meglio le loro "bucce", possono essere riutilizzati anche come "combustibile" per riscaldare interi edifici. Sì, proprio così… Gusci di pistacchi per riscaldare una intera città e costruire in questo modo case ecologiche Accade nella Turchia del Sud, in un'area di 3.200 ettari tra la città di Gaziantep e Kilis, al confine con la Siria, dove si sta creando una vera e propria Green City. Qui il pistacchio la fa da padrone: Gaziantep, infatti, è la terza città produttrice al mondo di pistacchi della varietà Antep, ad oggi una delle principali fonti di guadagno economico della regione. L'idea l'ha avuta la società d'ingegneria francese Burgeap, che del piccolo prezioso frutto ha deciso di non buttare via niente e ha pensato di sfruttare i gusci dei pistacchi,

per bruciarli e produrre energia pulita in loco. Gli ingegneri francesi hanno in pratica capito che i gusci del pistacchio di Antep con il loro potere calorifico di 19,26 Megajoule per chilogrammo rappresentano la fonte di energia che meglio si può utilizzare nella zona. Secondo Burgeap, infatti, questo valore calorifico della biomassa prodotta dai pistacchi basterebbe a riscaldare ben 55 ettari di edifici pub-

blici. Ebbene, entro il mese prossimo la municipalità di Gaziantep dovrebbe ricevere lo studio di fattibilità del progetto, per poi passare alla fase operativa che potrebbe concludersi in soli 5 anni. Il responsabile dell'energia di Gaziantep, Aysegul Tekerekoglu, ha spiegato che la città sarà un modello anche per altre pratiche green, come l'uso dei pannelli solari, il corretto smaltimento dei rifiuti e la raccolta e il recupero delle acque piovane. In attesa che l'ambizioso progetto prenda corpo, a Gaziantep la rivoluzione ecologica è già cominciata da tempo, con la costruzione di una serie di bioarchitetture ad alta efficienza che hanno già ricevuto premi e riscosso interesse a livello internazionale. Via alla svolta green della Turchia, dunque. E largo al signor PistacC.A. chio.


L AVORO E PREVIDENZA

La riorganizzazione della spesa Eleonora Ferrara I buoni propositi del premier si stanno concretizzando. A maggio, è previsto in busta paga, per i dipendenti con reddito tra otto e ventiseimila euro lordi, un bonus pari adottanta Euro. Renzi, grazie alla riorganizzazione della spesa, sembra essere veramente soddisfatto, diriuscire a smentire tutti coloro che hanno sempre remato contro. Infatti, il Presidente del Consiglio, finita la lunga riunione, ha esclamato “Sono felice, abbiamo smentito i gufi. Diamo gli 80 euro in busta paga fin dal mese di maggio. Il taglio all'Irpef è strutturale e riduciamo l'Irap del 10%. ". Pare che non ci siano stati tagli alla Sanità, e questo è veramente consolante. A questo punto, la frase "Stiamo dando agli italiani qualcosa che è degli italiani. E lo facciamo stringendo la cinghia alla politica e allo Stato che in questi anni hanno speso troppo", può perfino riempire il cuore di tanta soddisfazione. Inoltre, Renzi ha soggiunto"C'erano due ipotesi, la prima dare 10 miliardi a 10 milioni di persone come annunciato a marzo; la seconda prevedeva l'allargamento agli incapienti con una riduzione del bonus. Ma abbiamo scelto di mantenere la prima opzione per coerenza.". Il fatto che l’aumento arrivi sotto forma di bonus, implica che non sianomodificate le aliquote IRPEFed al contempo, che non sussista nessun intervento sui contributi. Le coperture necessarie a finanziare l'operazione ammontano a 6,9 miliardi per il 2014, che diventano 14 miliardi alla fine dell'anno prossimo. La garanzia delle coperture deriverà da una stretta alla spesa pubblica, anche mediante il taglio agli stipendi dei dirigenti dello Stato, dei militari e dei magistrati. In effetti, il premier auspicando un Paese più equo, asserisce che si vive benissimo anche con ventimila euro al mese, con l’abbassamento del tetto massimo, da trecentoundicimila a duecentoquarantamila EURO, e precisa che " Per le società non quotate sarà così da subito, per le quotate proporremo il tetto alla remunerazione dei presidente nelle assemblee degli azionisti. Sarebbe bello se anche le Camere si adeguassero.". Renzi sottolinea la serietà del provvedimento: "Siamo stati prudenti sulle stime delle coper-

ture. Qui non ci sono tagli di nessun tipo, ma soldi che entrano nelle tasche degli italiani. Con gli 80 euro inizia una rivoluzione strutturale per il Paese.". Il Presidente del Consiglio ha confermato, infine, che le misure per il prossimo anno saranno inserite nella legge di Stabilità. A tal proposito, ha spiegato il ministro dell’Economia Padoan, che “ per le coperture non c'è problema. Anzi, avremo un margine di spesa, 4 miliardi per nuovi interventi: il sogno di chiunque faccia politica economica". Non resta, quindi, che augurarsi con il premier che nelle altre capitali della Unione Europea si dica “Finalmente l’Italia è tornata in Europa da protagonista”. Naturalmente, ciò è possibile, anche in considerazione della tabella di marcia dell’esecutivo per i prossimi sei mesi con un nuovo intervento sulle tasse con il "quoziente familiare" da inserire nella delega fiscale alla riforma della giustizia, civile e penale e con l’abolizione di qualsiasi legge ad personam, intervenendo anchesui Tar dato che "il loro sistema non funziona.

Viaggio nelle leggi ambientali RIFORMA DELLE AGENZIE AMBIENTALI Sono passati ormai quasi dieci anni e tre legislature dalla presentazione delle prime proposte di riforma del sistema delle agenzie ambientali, istituite venti anni fa, Legge n.61 del 1994, in seguito all’esito del referendum popolare. Il 23 aprile scorso, trasmesso dalla Camera, è approdato al Senato, il disegno di legge “Istituzione del Sistema nazionale a rete per la protezione dell'ambiente e disciplina dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale. Il testo introduce i Lepta, ovvero i livelli essenziali di prestazioni tecniche ambientali, che rappresentano gli standard qualitativi e quantitativi che devono essere garantiti in modo omogeneo in tutto il territorio nazionale per quanto riguarda le attività che il Sistema nazionale è tenuto ad assicurare, anche ai fini del perseguimento degli obiettivi di prevenzione collettiva previsti dai livelli essenziali di tutela

sanitaria. Obiettivi del provvedimento è un riordino delle agenzie per la protezione dell’ambiente: rafforzare il sistema dei controlli ambientali in Italia,

dare certezza ai cittadini e alle imprese, difendere l’ambiente e la salute, produrre un’economia più avanzata e pulita. Il Sistema nazionale delle agenzie

ambientali contribuisce, inoltre, al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile e alla piena realizzazione del principio del chi inquina paga. La proposta legislativa all’esame dell’Assemblea rappresenta uno strumento concreto per rafforzare la capacità delle istituzioni ambientali di lavorare insieme, di mettere in comune esperienze e buone pratiche, di creare una rete moderna di laboratori altamente specializzati, di condividere sistemi informativi a beneficio della conoscenza dei cittadini e a supporto delle decisioni pubbliche. Il Parlamento ha dunque l’opportunità di mettere a disposizione del Paese una legge che dà maggiore credibilità ed autonomia alle istituzioni ambientali e che, per questa via, contribuisce concretamente a riattivare quel circuito di fiducia tra i cittadini e le istituzioni pubbliche, che è alla base della forza, dell’autorevolezza e della vitalità stessa della democrazia. A.T.


L’AGRICOLTURA FAMILIARE PUÒ SFAMARE IL MONDO LO SCANDALO DELLA DISEGUAGLIANZA È PORTATORE DI INGIUSTIZIA Andrea Tafuro Nell’enciclica Evangelii gaudium, Papa Francesco usa il termine diseguità per riassumere lo scandalo della diseguaglianza connesso alla sperimentazione dell’ingiustizia. Non ho tutto l’acume dei cattolici perfetti, ma secondo me Francesco ha voluto evidenziare lo scandalo delle mille forme di esclusione, di dolorosa miseria, materiale, morale e spirituale in cui è finito il nostro bel mondo. Certamente per affrontare la crisi possiamo servirci di analisi sociologiche ad alta precisione statistica, tuttavia, finché non ci schiereremo dalla parte della dignità della persona, faremo solo accademismo e fastidioso paternalismo! Nel frattempo che partorivo questi profondi pensieri, mi è capitato di leggere l’ultimo rapporto di Oxfam, Working for The Few (Lavorare per pochi) e scopro che su questo delizioso e confortevole pianetino ci sono 85, dico ottantacinque, esserini umani che posseggono il 50, dico il cinquanta per cento della ricchezza posseduta dall’altra metà del mondo. Cioè lo zerovirgola-moltissimi-zeri-virgolauno è fornito di una ricchezza pari a quella di tre miliardi e mezzo di persone. Proviamo a fare un grafico e scopriamo che in qualunque paese del mondo

della povertà dei moltissimi più poveri. Negli ultimi trent’anni la parte di ricchezza detenuta da pochi è aumentata ovunque e la quota di povertà distribuita tra tutti gli altri,è aumentata a dismisura. Evviva come sono felice! La lotta di classe esiste ancora, non si è fermata un attimo… ma i nababbi miliardari hanno vinto dieci a zero, supercoppa, giro di campo e champagne negli spogliatoi, questa è la loro risposta al mito di cartone che ci propinano da decenni: ”Se aumenta la ricchezza diminuisce la povertà, il ricco darà da lavorare e migliorerà le condizioni dei poveri”. Boutade (battuta di spirito), poiché come ci dicono le cifre i ricchi sono più ricchi e i poveri più poveri e più numerosi. Poveri di tutto il mondo unitevi il tempo della Sovranità Alimentare è arrivato! Il 2014 è l’Anno internazionale dell’agricoltura familiare, un’iniziativa proposta da più di 360 organizzazioni della società civile. La sua celebrazione mondiale, sostenuta dalla FAO e dichiarata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, punta a innalzare il profilo dell’agricoltura familiare richiamando la debole attenzione dell’opinione pubblica internazionale sul suo contributo alla lotta contro la fame e

AGRICOLTURA FAMILIARE le parole‐chiave Diritti alla terra, al cibo, a una vita dignitosa SicurezzaeSovranitàAlimentare adozione di obiettivi politici specifici a difesa della produzione di cibo Sviluppo economico accesso al credito, a mezzi di produzione, al mercato Biodiversità e filiere locali varietà tradizionali, naturalmente migliorate Ambiente tecniche per contrastare l’erosione delle terre e la desertificazione, coltivazioni sostenibili Resilenza la capacità della comunità di anticipare, rispondere e riprendersi dai cambiamenti climatici e dalle cause dell’insicurezza alimentare per uscire gradualmente dalla fame e dalla povertà Legamisocialievaloreaggiunto spesso generato dal lavoro delle donne Nutrizione sana i bambini malnutriti non saranno mai adulti autonomi, il loro sviluppo fisico e cognitivo è compromesso con effetti itrreversibili c’è una rappresentazione con due linee ben distinte: una schizza verso l’alto, ed è la quota di ricchezza dei pochissimi super-ricchi, l’altra precipita verso il basso, ed è l’aumento

la povertà, alla sicurezza alimentare, al miglioramento delle condizioni di vita e alla protezione dell’ambiente e della biodiversità. La questione è significativa non solo nei paesi

del sud del mondo, ma anche per l’Europa, che ha attivato consultazioni e tavoli di approfondimento sul tema. Sono lontani i tempi in cui pensando all’incubo atavico della fame era comodo rifugiarsi col pensiero in paesi lontani, magari in Africa, sebbene anche in Italia il problema non sia mai stato del tutto cancellato. Come dimostrano i dati diffusi dal Banco alimentare, la fame abita sempre più tra noi, anche nelle regioni dove la qualità della vita, nonostante la crisi, si è mantenuta più alta che altrove. Come afferma la FAO, oltre 840milioni di persone nel mondo soffrono la malnutrizione, la preoccupazione maggiore di una persona su otto è riuscire a fare almeno un pasto al giorno. Il dogma secondo cui basta aumentare la produzione per arrivare alla sicurezza alimentare è in parte sbagliato, o meglio insufficiente, a spiegare il tutto. Il nodo vero è come debellare la povertà e quindi come garantire un più equo accesso al cibo. Dei progressi ci sono, l’impegno di tutti noi sta portando dei risultati concreti. Nel 1990 le persone malnutrite nel mondo erano oltre 1 miliardo, un miglioramento di questa situazione c’è stato, grazie ad una serie di misure adottate a livello internazionale e locale, compresi i progetti di sviluppo delle Ong. Restano, però, irrisolte alcune questioni fondamentali, prima fra tutte quella che ruota attorno al problema degli agro combustibili, cioè combustibili prodotti a partire da piante, prodotti agricoli e forestali, essi si presentano come una risposta alla scarsezza di combustibile fossile e al riscaldamento globale. Senza dubbio, molti scien-

ziati e istituzioni oggi riconoscono che questa fonte di energia avrà effetti limitati se non addirittura dannosi per l'ambiente. Senza dubbio, il mondo economico sta spingendo verso questo nuovo mercato che entra direttamente in competizione con i bisogni alimentari delle popolazioni. Gli agro combustibili industriali sono una assurdità economica, sociale e ambientale, il loro sviluppo deve essere arrestato e la produzione agricola deve direzionarsi verso l'alimentazione. La seconda questione riguarda i costi dei prodotti agricoli. I prezzi record registrati in tutto il mondo colpiranno i consumatori, ma contrariamente a quello che si può pensare, di tale cosa non ne beneficeranno i produttori, i contadini vendono i loro prodotti a prezzi molto bassi rispetto a ciò che pagano i consumatori. Veramente pensate che i prezzi degli alimenti si abbassano se i prezzi dei prodotti agricoli diminuiscono? Forse non sapete che le grandi compagnie sono in grado di immagazzinare grandi quantità di alimenti e di immetterli sul mercato quando i prezzi sono alti. Di fronte alle prospettive dell'aumento della popolazione mondiale fino al 2050 e alla necessità di affrontare i cambiamenti climatici, nei prossimi anni il mondo dovrà produrre molti più alimenti e i contadini sono in grado di assumersi questa responsabilità come hanno già fatto nel passato, nei fatti la popolazione mondiale si è raddoppiata nel corso degli ultimi 50 anni e i contadini hanno aumentato ancora più rapidamente la produzione di cereali. Per evitare una maggiore crisi alimentare, i governi e le istituzioni pubbliche devono adottare

obiettivi politici specifici che proteggano la più importante produzione di energia del mondo: il cibo! L'Anno Internazionale dell'Agricoltura Familiare deve favorire discussioni di ampio raggio ed una cooperazione a livello nazionale, regionale e globale per aumentare la consapevolezza e la comprensione delle sfide affrontate dai piccoli produttori e per aiutare a identificare modi efficaci per sostenerli. Il modo più efficace per sconfiggere la carestia e la malnutrizione è la produzione di cibo vicino al consumatore, opera esclusiva dell’agricoltura a livello familiare, non dei grandi investitori itineranti. Per valorizzare il lavoro di milioni di famiglie di agricoltori in tutto il mondo è quindi necessario che i paesi assicurino l’accesso alla terra, all’acqua, al mare e ad altre risorse naturali, riconoscendo il diritto dei popoli a produrre il proprio cibo. Sia nel mondo sviluppato che nei paesi in via di sviluppo, oltre 500 milioni di aziende agricole a conduzione familiare (definite come aziende che si basano principalmente sui membri familiari per lavoro e gestione) producono cibo per sfamare miliardi di esseri umani. In molti paesi in via di sviluppo, quelle a conduzione familiare rappresentano in media l’80 per cento del totale delle aziende agricole, eppure i membri di quelle stesse famiglie divengono vittime dell’ insicurezza alimentare a causa di un accesso limitato a risorse naturali, politiche e tecnologiche. Partecipa al dibattito inviando un commento all’indirizzo: comunicazione@arpacampania.it


Foto di Fabiana Liguori

27 aprile 2014 - Pastorano (CE) - 10a edizione di “Fiera agricola� Coltiviamo la ripresa!


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