Sanità in Campania: storico pareggio di bilancio Scenari futuri molto più rassicuranti per l’assistenza sanitaria regionale DAL MONDO
Il meraviglioso pozzo di Thor
Schiattarella a pag.5
SMOG & CLIMA
Aprile 2014: il mese più inquinato della storia Che il cambiamento climatico della Terra influenzi ogni aspetto naturale e antropico è cosa ormai risaputa. In particolare, dalle ultime ricerche portate avanti dagli studiosi e dagli scienziati dell’Università di Stratford... Esposito a pag.9
SCIENZA & TECNOLOGIA
Il potenziale dell’energia oceanica
I nostri mari e i nostri oceani possiedono il potenziale per diventare fonti importanti di energia pulita, sia attraverso l'energia eolica, sia attraverso l'energia oceanica (moto ondoso ed energia mareomotrice)..
In tempi di crisi e di fallimenti, una buona notizia giunge dall’ambito sanitario della Regione Campania. I Ministeri dell’Economia e della Sanità hanno certificato che nel 2013 è stato raggiunto il pareggio di bilancio, risultato storico visti soprattutto i precedenti non del tutto felici. Anche le cifre e i numeri non lasciano dubbi circa il raggiungimento di un grande risultato da parte della Regione: nel 2009 il deficit era niente poco di meno che di 853 milioni di euro; lo stesso risultato passivo è stato azzerato a fine 2013 ed ora risulta in attivo con 6,1 milioni di euro.
LAVORO & PREVIDENZA
Il decreto 34 e gli emendamenti in sede di conversione
Il momento, sicuramente, non è dei più opportuni per convertire in legge un decreto così articolato come il n. 34 del 20 marzo 2014, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 66 del 20 marzo 2014. A parte le complesse discussioni parlamentari relative agli emendamenti da apportare, c’è da considerarne altre, all’interno del Congresso della CGIL a Rimini, conseguenti agli interventi che si sono susseguiti da parte di esponenti sindacali o politici.
Matania a pag.4
ARPAC
Il Cilento fa di nuovo il pieno di Bandiere blu È da diversi anni che le Bandiere blu, il riconoscimento assegnato dalla Foundation for environmental education, vengono attribuite anche in base ai dati elaborati dalle Arpa. Quest’anno in Campania confermati i 13 comuni “bandiera blu” nel 2013, quasi tutti in Cilento. Mosca pag.6
Ferrara a pag.18
Pollini: l’aprile instabile ha frenato le allergie
Architetture in cemento riciclato
Dal 1985 in Italia è attiva una rete di monitoraggio che misura la concentrazione dei principali pollini di interesse presenti in atmosfera. Il monitoraggio, svolto su scala regionale e nazionale, è realizzato dall’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Cnr di Bologna (Isac-Cnr). Loffredo a pag. 7
Morlando a pag.11
Tra le numerose tipologie di componenti edilizi e materiali, recuperati e riutilizzati nella progettazione ecosostenibile, gli elementi in cemento riciclato rivestono un ruolo molto importante.
AMBIENTE & SALUTE
In Sicilia il primo network informatizzato di biobanche
Palumbo a pag.8
AMBIENTE & TRADIZIONE
CURIOSITÀ
Memorie dal passato, riflessioni sul presente, idee per il futuro
Incompiuto italiano, quanto spreco!
Perché oggi non guidiamo automobili costruite a Pietrarsa? Perché non usiamo saponi Bevilacqua o orologi Marantonio? Perché non indossiamo maglioni Sava? Il Regno di Napoli prima dell'unità d'Italia aveva delle fabbriche? Buonfanti a pag.12
Lanza-De Crescenzo a pag.14
Tortoriello a pag.16
NATUR@MENTE
Nutrirsi di scrittura per il bene comune
È la paura del confronto che ci ferma quando siamo di fronte ad una scelta che in un modo o nell’ altro, prima o poi, attraversa ciascuno di noi: lanciarsi alla scoperta di nuovi mondi o chiudersi nel proprio ovile. Ebbene, cosa ci potrebbe essere di più sensazionale se non scoprire l’ altro per approfondire se stessi? È questo l’ immenso beneficio che la lettura ci permette di assaporare. Eppure ci trastulliamo in attività che riteniamo interessanti e ricreative, mentendo spudoratamente prima a noi stessi e poi agli altri, vantando conoscenze, dissertando sul genere letterario che più ci confà, astraendoci dalla realtà cruda. Tafuro a pag.19
L’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale “racconta” i luoghi più significativi del Giro d’Italia
Il GeoloGiro: passione per il ciclismo e conoscenza del territorio Paolo D’Auria “Qualunque sia il tuo viaggio, la tua camminata o il tuo percorso , cerca sempre di conoscere e sentire la terra che calpesti”. Reduci dal grande successo della passata edizione, anche quest’anno è stata realizzata un’importante iniziativa di informazione e comunicazione ambientale nell’ambito del “Giro d’Italia”: il "GeoloGiro". Si tratta di un progetto nato dalla collaborazione tra l’ISPRA, il Consiglio Nazionale dei Geologi, la Gazzetta dello Sport, la Federazione Italiana di Ciclismo e la RAI, per far conoscere al grande pubblico le caratteristiche geo-
logiche e geomorfologiche dei percorsi della storica competizione ciclistica. Uno spazio televisivo, messo in onda nel corso delle trasmissioni quotidiane di RAI SPORT, dedicate alla corsa su due ruote e alla ricognizione delle 18 tappe del Giro, in cui vengono “raccontati” i luoghi più significativi attraversati dalla Corsa Rosa ed analizzate costituzione ed origine, con particolare interesse ai contesti di alto valore paesaggistico o di particolare fragilità territoriale. L’informazione viene accompagnata da video, animazioni con la rappresentazione della geologia sul modello tridimensionale del terreno e da fotografie rappresentative
dei fenomeni più interessanti che caratterizzano la formazione geologica dell’area attraversata dalla tappa, utilizzando anche elaborazioni grafiche in 3D predisposte dall’ISPRA. Pochi minuti, un linguaggio semplice, delle immagini panoramiche, una particolare attenzione del pubblico catalizzata dal legame tra assetto naturale e contesto agonistico: questi i punti salienti per una buona divulgazione che può, in modo facile e spettacolare, favorire una conoscenza più utile alla promozione del territorio. La comunicazione parte dal Paesaggio, parola chiave di questo progetto. La forma e la posizione dello “Stivale” fanno sì
che una grande varietà di tipologie di paesaggio, naturale e antropizzato, siano concentrate in uno spazio lungo e stretto: qui risiede l’unicità dell’assetto fisiografico del nostro Paese, che sarebbe opportuno valorizzare al meglio. Oltre alle notizie scientifiche vengono diffuse anche notizie riguardanti: le città d’arte, le tradizioni, le aree protette e i prodotti tipici (in special modo il vino, sempre profondamente legato alla geologia), che danno, ancor di più, l’occasione di approfondire la forte e meravigliosa correlazione tra: la natura, la conformazione del territorio e la cultura dei luoghi italiani.
Studi e approfondimenti sui cambiamenti climatici Lo studio dell’evoluzione del clima nel mondo continua attraverso studi sempre più approfonditi: una nave della Divisione Antartica Australiana (Aas) è tornata a Hobart, in Tasmania, con un carico di due tonnellate di 'carote' di ghiaccio, che permetteranno di ricostruire mutamenti climatici del pianeta fino a 2000 anni fa. E secondo gli scienziati, entro un decennio, si potrà ottenere una casistica del clima terrestre fino a un milione di anni fa. La spedizione guidata dall'Australia ha trapanato fino a una profondità di 300 metri in un sito a 500 km all'interno della stazione scientifica australiana Casey, nella penisola di Bailey vicino al circolo polare antartico. La squadra di 19 scienziati, fra cui esperti danesi di trapanatura del
ghiaccio, si era accampata per cinque settimane in temperature fino a meno 30 gradi per completare le ultime operazioni estive, trapanando circa 20 metri al giorno ed estraendo cilindri di ghiaccio di un metro e mezzo ciascuno. Il ghiaccio sarà analizzato nei prossimi due anni, in tempo per il prossimo rapporto del-
l'Intergovernmental Panel on Climate Change. E i dati offriranno una migliore comprensione dei futuri fenomeni meteo come le siccità. Il ghiaccio conserva piccoli campioni dell'atmosfera imprigionati quando cadeva come neve, ha spiegato ai giornalisti lo scienziato capo dell'Aad, Nick Gales. Oltre a fornire una panoramica del clima nell'arco di due millenni, questo progetto di carotaggio ha segnato un passo avanti verso l'obiettivo del milione di anni, ha detto. "Dovremo trovare esattamente l'area giusta, dove il ghiaccio è molto profondo e si muove molto lentamente, e ora abbiamo più informazioni su dove tale sito si possa trovare". Si tratterà allora di trapanare fino a una profondità di 4000 metri, ha precisato. Cambiamenti climatici che al-
larmano anche per lo scioglimento delle calotte polari. È il caso del bacino di Wilkes, una distesa di ghiaccio lunga 1.400km e larga 400km nell'Antartide orientale. Gli studiosi ne parlano come “una bottiglia inclinata”: se saltasse il tappo costituito dal bordo ghiacciato, inizierebbe a svuotarsi. Un processo inarrestabile che durerebbe migliaia di anni fino a far alzare il livello degli oceani di 4 metri, mettendo a rischio città costiere come New York. L'allarme arriva dall'Istituto di Posdam per la ricerca sull'impatto climatico. Il ghiaccio è tenuto all'interno del bacino da un orlo ghiacciato relativamente piccolo che si trova sulla costa. Con il riscaldamento degli oceani, questo argine potrebbe sciogliersi nel giro di 200 anni, innescando un continuo e irre-
frenabile afflusso di ghiaccio nel mare. In base alle simulazioni dei ricercatori, lo svuotamento del bacino richiederebbe dai 5mila ai 10mila anni, e si concluderebbe con un innalzamento del livello degli oceani di 3-4 metri. ''Il bacino di Wilkes è come una bottiglia su un pendio. Una volta stappata, si svuota'', spiega Matthias Mengel, autore dello studio pubblicato sulla rivista Nature Climate Change. ''Emettendo sempre più gas a effetto serra, oggi rischiamo di scatenare reazioni che in futuro potremmo non essere in grado di fermare''. Un tale innalzamento del livello del mare, aggiunge, cambierebbe il volto della Terra. Città come New York, Tokyo e Mumbai sarebbero a rischio. Dal web
IL MAGGIO DEI MONUMENTI PARTENOPEO Boom di visitatori, soliti disagi, ma le radici della città sono più forti che mai Fabiana Liguori Lo scorso sabato, in una meravigliosa giornata di sole, ho avuto la possibilità di camminare per le strade di Napoli. Non sentivo più il bruciore negli occhi, la stanchezza nelle ossa. Partenope cura e culla, sempre. Tante le voci intorno: il tedesco, il francese, lo spagnolo e molti altri suoni di diverse terre, “passeggiavano” in città … È maggio. Il “Maggio dei Monumenti”. Il corposo programma di eventi, proposto dal Comune di Napoli, attrae, come non mai, appassionati di cultura e non, provenienti da ogni parte d’Europa. Le piazze, i musei e gli alberghi sono pieni di visitatori e turisti. L’orgoglio pulsa. Non mancano i disagi. Difficile spostarsi, se non hai una bussola! Un buon servizio di trasporto pubblico è vitale, soprattutto nelle grandi metropoli. Come non capirlo? Mancano indicazioni, infopoint, bagni pubblici, segnaletica stradale. Caos, tanto, troppo. I turisti sono in aumento, l’acco-
glienza, purtroppo, è insufficiente. Il mare osserva il via vai dei passanti, silenzioso, inerme. L’edizione 2014 è caratterizzata da una serie di performances, incontri, mostre e spettacoli, il cui tema prende spunto dalle “Storie e leggende napoletane” del filosofo partenopeo Benedetto Croce. Si tratta, infatti, di un’esplorazione del vissuto storico di Napoli, dell’immaginario collettivo della città e delle sue radici storiche mediterranee ed europee. Gli appuntamenti coinvolgono biblioteche e librerie, palazzi storici, chiese, siti natu-
rali e persino stazioni della metropolitana. Una bella novità di quest’anno, è l'estensione delle attività in due comuni limitrofi al capoluogo campano, quali Boscoreale e Castellammare di Stabia, che hanno abbracciato con un proprio programma l’evento napoletano. Per gli amanti della natura, di-
verse le iniziative nella suggestiva cornice a picco sul mare del parco archeologico del Pausylipon, nell'area marina protetta della Gaiola, dove è possibile anche effettuare escursioni in kayak oppure a bordo dell’AcquaVision, la barca dal fondo trasparente. Nel frattempo, al Palazzo delle
Arti di Napoli, la mostra di Andy Warhol, continua a far furore! Fino al 31 maggio, invece, sarà ancora possibile recarsi ad ammirare nel convento di San Domenico Maggiore la straordinaria riproduzione digitale delle opere di tre grandi maestri d’arte: Leonardo, Raffaello e Caravaggio.
Conservatorio San Pietro a Majella. Ricordando Jacopo Napoli, un calendario ricco di eventi Rosa Funaro Nell’antica Grecia un “certo” Platone asseriva: “La musica è la miglior medicina dell’anima”. Uno dei luoghi di Napoli, più belli al mondo, dove poter trovare questa miracolosa “cura” è senz’altro il Conservatorio San Pietro a Majella, che conferma il suo profondo legame con la città aderendo alla XX edizione di “Maggio dei Monumenti”, con un cospicuo programma di eventi. Un appuntamento con l'arte e la cultura che enfatizza il patrimonio musicale inestimabile di Partenope, capitale europea della musica e della cultura. Due mesi ricchi di produzioni,concerti e incontri di studio realizzati dal Conservatorio per volontà di Elsa Evangelista, appena rieletta Direttore per il prossimo triennio e garanzia del percorso di crescita artistica già avviato della prestigiosa istituzione napoletana che ha avuto un primo
clamoroso riconoscimento con la recente visita-evento del Maestro Riccardo Muti. Lo scorso 8 maggio nella Sala Scarlatti è stata inaugurata la rassegna con un “Omaggio a Jacopo Napoli” nel ventennale della sua scomparsa, una delle figure più rilevanti tra i "Maestri della scuola napoletana" del Novecento. Tra i prossimi eventi in calendario, spicca l'eccezionalità dell'esibizione congiunta dell'Ensemble di corni del San Pietro a Majella alla banda militare americana V.S. Naval Forces Europe Band in programma il 30 maggio. Uno spazio al repertorio antico è riservato, invece, il 19 giugno, a George Friederich Haendel, compositore che tanto amò la musica dei colleghi napoletani, attraverso il lavoro del Laboratorio di Olivia Centurioni, mentre il repertorio contemporaneo è affidato al sassofono di Evan Parker (6 giugno). Da non perdere l'ap-
puntamento del 24 giugno con il Bel Canto italiano nel concerto del soprano Maria Grazia Schiavo, accompagnata al pianoforte da Maurizio Iaccarino e il concerto conclusivo della rassegna con la chitarra di Umberto Leonardo sulla tradizione meridionale della danza curatrice del morso della tarantola. Quest'anno il San Pietro a Majella ha dedicato particolare attenzione al territorio e alle scuole di Napoli: circa 2000 studenti hanno visitato il Conservatorio e la mostra "Verdi e Napoli", respirandone la storia e l'arte del passato e del presente. L’appuntamento in rassegna riservato a loro è in programma il 27 maggio: uno spettacolo ideato e curato da Michelangelo Galeati, “Vi racconto .... la Traviata”, dove l'Orchestra del Conservatorio ha avvicinato il repertorio del teatro musicale italiano alla curiosità dei giovanissimi fruitori.
Sanità in Campania: storico pareggio di bilancio Scenari futuri molto più rassicuranti per l’assistenza sanitaria regionale Domenico Matania In tempi di crisi e di fallimenti, una buona notizia giunge dall’ambito sanitario della Regione Campania. I Ministeri dell’Economia e della Sanità hanno certificato che nel 2013 è stato raggiunto il pareggio di bilancio, risultato storico visti soprattutto i precedenti non del tutto felici. Anche le cifre e i numeri non lasciano dubbi circa il raggiungimento di un grande risultato da parte della Regione: nel 2009 il deficit era niente poco di meno che di 853 milioni di euro; lo stesso risultato passivo è stato azzerato a fine 2013 ed ora risulta in attivo con 6,1 milioni di euro. Altri dati risultano confortanti: sono stati recuperati 259 giorni sui tempi di pagamento dei fornitori e i livelli di assistenza sono migliorati del 15 per cento. Non solo numeri, ma anche riflessioni sacrosante per i cittadini campani che a fronte del recupero dell’ingente debito, hanno dovuto affrontare periodi a dir poco altalenanti in ambito sanitario, vedendosi talvolta negare o ridurre prestazioni sanitarie necessarie. Dall’altro le eccellenze campane anche in ambito sanitario lasciano ben
sperare rispetto a scenari futuri. Il pareggio di bilancio può rappresentare un punto di arrivo fondamentale e trampolino di lancio per situazioni future più serene senza l’incombenza di dover ricorrere a tagli in un settore difficilmente gestibile in termini di
crisi e di risparmio. Visibilmente soddisfatto il Presidente della Regione Campania Stefano Caldoro, cosciente del miracoloso traguardo raggiunto addirittura in anticipo rispetto ai tempi previsti in partenza. Caldoro parla di “giornata storica” per la sanità
campana e sposta l’attenzione sui prossimi obiettivi, a cominciare dalla fine del commissariamento, per il quale serviranno ovviamente i dovuti tempi tecnici. Anche attraverso la Sanità la Regione Campania può dimostrare di essere credibile a livello nazio-
nale per poter far bene in tutti i settori. In termini pratici i cittadini campani e tutti gli operatori del settore auspicano un immediato ritorno alla “normalità” dopo forti tensioni e sacrifici, che quanto meno hanno sortito gli effetti sperati.
Il valore degli eventi culturali e il caso “Plebiscito” L’organizzazione di eventi culturali non si limita alle manifestazioni poste in essere, ma costituisce una prova di forza da parte degli organizzatori e di condivisione per chi ha il piacere di parteciparvi. Mai come in questo momento storico, Napoli necessità di momenti di aggregazione, che si tratti di mostre, concerti, rappresentazioni teatrali. L’immagine di migliaia di giovani sul marciapiede di Via dei Mille per la mostra delle opere di Andy Warhol è quanto di più gradevole una città possa esprimere: i giovani, come gli adulti e gli anziani, hanno voglia di arte e di cultura per il piacere intrinseco di lasciarsi avvolgere dal fascino di determinate manifestazioni artistiche, ma anche per condividere e ritrovarsi in virtù di un senso di appartenenza che affonda le proprie radici nell’amore per la cultura. Il Comicon costituisce
un altro esempio recente di quanto giovani ed adolescenti abbiano sete di condividere valori comuni, in questi casi valori positivi. In un periodo in cui le maggiori star italiane ed internazionali fanno una fatica abnorme a trovare spazi idonei ai loro eventi a Napoli e nel Sud Italia, ci si ritrova a discutere sulla questione ‘eventi’ in Piazza Plebiscito; dopo le polemiche in seguito al concerto dello scorso anno di Bruce Springsteen, la disputa sul fare o non fare eventi in Piazza Plebiscito è ancora d’attualità. Sull’argomento si è esposto perfino il neoministro della Cultura Franceschini con la frase «Un bel concerto non rovina una piazza». La Soprintendenza aveva posto sulla Piazza un decreto in base al quale non potevano essere organizzate manifestazioni di “natura commerciale”. Di recente il tema ‘eventi’ al Plebiscito è tor-
nato alla ribalta dopo il “No” della Soprintendenza ad organizzare la festa della Nutella con un mega spettacolo dell’artista Mika. Il Soprintendente Cozzolino avrebbe giustificato il suo parere negativo con la mancata idoneità della documentazione fatta pervenire dal Comune di Napoli. Ad ogni modo la dichiarazione d’intenti di Franceschini è stata forte e precisa e da non poter essere trascurata, dal Comune alla Soprintendenza, al di là di schieramenti politici e di posizione: conferire il giusto valore alle cose nel rispetto e nella salvaguardia del contesto circostante. Il 13 maggio la sentenza del Tar che sembra chiudere ogni disputa: si riconosce “l’eccesso di potere” della Soprintendenza e si concede l’utilizzo della piazza per ogni tipo di manifestazione, ovviamente nel rispetto del luogo. D.M.
IL MERAVIGLIOSO POZZO DI THOR Si trova a Cape Perpetua, sulla costa dell’Oregon Fabio Schiattarella Luoghi straordinari sulla Terra ne esistono molti, ma ne esistono alcuni che si distinguono per la loro unicità o particolarità. Spettacoli osservabili magari in un solo punto del pianeta, perché frutto di una fortuita serie di combinazioni che li hanno creati così come li ammiriamo. Questo li rende ancora più speciali, poiché la natura è ciclica e riesce a ricreare le sue opere d’arte anche in luoghi che non hanno nulla in comune tra di loro. In Oregon, nella Siuslaw National Forest, c’è una depressione naturale che ipnotizza con i suoi incredibili giochi di acqua. Si tratta di un pozzo dagli incredibili giochi di acqua, per alcuni è una porta d’accesso al mondo sottomarino. Nell’Oregon, esattamente nella Siuslaw National Forest, si trova il famoso Pozzo di Thor, un cratere nel quale defluisce costantemente l’acqua del mare. Non è magia, è la Natura. Spesso queste due parole così apparentemente diverse fanno rima. Basta avere un po’ di sana voglia di emozionarsi. Il Pozzo di Thor è una depressione naturale che offre ogni giorno bellezza e meraviglia; si trova a Cape Perpetua, sulla costa dell’Oregon,
nella zona che fa parte della Siuslaw National Forest, riserva naturale molto apprezzata in tutto il Paese. In questo cratere defluisce costantemente l’acqua del mare che genera balletti di acqua e di spruzzi che emoziona il turista che ci si imbattono. Non è facile godere appieno dello spettacolo, in quanto è essenziale che ci sia l’alta marea, momento nel quale la depressione appare proprio come un grande buco nel mare. Questa riserva naturale contiene MarysPeak, il punto più alto della CoastRange dell’Oregon, che raggiunge i 1249 metri. Numerosi habitat acquatici si trovano in quest’area: rive marine, fiumi e torrenti e ben trenta laghi. L’ambiente terrestre si potrebbe dividere in due grandi aree: una vicino alla costa dominata dalla Picea sitchensis, e l’altra caratterizzate dalla Tsuga heterophylla e dalla Pseudotsugamenziesii. Ci sono ufficialmente tre aree naturali all’interno della foresta, appartenenti al sistema nazionale di Wilderness Preservation: Cummins Creek Wilderness, Drift Creek Wilderness e Rock Creek. Non è facile fotografare il Pozzo di Thor, quindi conviene non avventurarvi troppo. Le rocce sono molto scivolose e ap-
puntite, e un’onda potrebbe farvi cadere e attirarvi fino al fondo del pozzo. In molti si chiedono dove porti questo buco nell’acqua: secondo alcuni è la porta d’ingresso a un mondo sottomarino segreto. In ogni modo, è possibile dedicarsi alle altre attività del parco, che includono la pesca, il campeggio, trekking, equitazione e mountain bike. Natura da vivere a pieni polmoni. L’Oregon è una delle destinazioni più belle degli Stati Uniti, lontana anni luce da città caotiche e
turistiche come San Francisco e Los Angeles. Questa costa del Pacifico, plasmata dalle acque, dal vento e dalle eruzioni vulcaniche, ha come sua città principale Portland, punto di partenza ideale per un viaggio sulla costa Ovest degli USA, lungo la Pacific Highway, una delle strade più incantevoli al mondo. Infine l’Oregon DunesRecreation Area, un parco naturale caratterizzato da dune di sabbia simili a quelle del deserto del Sahara.
Scoperta sensazionale in Australia
IL PUTNISITE, NUOVO MINERALE VIOLA BRILLANTE Sentendo il termine “Putnisite”, tutti potrebbero pensare ad una brutta parola, ma non è così. È semplicemente il nome del nuovo minerale venuto alla luce nelle miniere dell’Australia. Dalle attente e accorte analisi, condotte dal Commonwealth Scientific and Industrial Research Organization (CSIRO), ossia l’agenzia nazionale della scienza australiana e una delle più grandi agenzie di ricerca del mondo, è emerso che la sua composizione chimica e la sua struttura cristallina sono completamente diverse rispetto ai 4mila minerali presenti in natura e già noti a noi e alla scienza, confermandone l’eccezionalità e l’unicità. Caratterizzato da un bellissimo colore viola scintillante, questo
nuovo corpo naturale inorganico è un carbonato di stronzio, calcio e solfato di cromo. Rintracciato precisamente su una roccia vulcanica in un affioramento superficiale sulla Polar Bear Peninsula, nella zona meridionale del Lago di Cowan (a nord di Norseman), il Putnisite si presenta, inoltre, come formato da minuscoli cristalli di soli 0,5 millimetri di diametro e la sua caratteristica peculiare risulta il colore, che parte da un rosa scuro brillante fino ad arrivare al porpora. Insomma, un vero e proprio spettacolo che la natura ci offre, uno spettacolo fatto di mille sfumature diverse. La sua formazione è dovuta alla cristallizzazione dei materiali contenuti nelle rocce della zona del lago, dove
è stato appunto trovato, e, prima di raggiungere lo stato attuale, il neo-minerale ha subito un lungo processo di cristallizzazione che ha richiesto milioni di anni. Così ha poi ben spiegato a Live Science Peter Elliott, lo studioso che ha condotto le ricerche sul nuovo fantastico minerale, «quando le rocce nella zona del
lago sono state depositate milioni di anni fa contenevano piccole concentrazioni di stronzio, cromo, calcio e zolfo e, quindi, nel corso del tempo e grazie alle intemperie, questi elementi si sono potuti concentrare permettendo al Putnisite di cristallizzare».
Una scoperta eccezionale, che ci fa apprezzare ancora di più la grandezza e la bellezza della natura che ci circonda e che non smette mai di stupirci, regalandoci ogni volta piccoli grandi tesori tutti da scoprire. A.P.
Il sistema delle agenzie ambientali in cifre Alla XII Conferenza sono stati presentati alcuni numeri sulla rete delle Arpa Luigi Mosca Il Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente, la cui riforma è in discussione in questi mesi in Parlamento, è una realtà già notevolmente affermata nel panorama delle istituzioni italiane. Può contare infatti più di 11mila addetti (gli oltre 9.700 dipendenti delle agenzie regionali e provinciali, a cui si aggiungono i 1.350 di Ispra), collocati in ben duecento sedi operative sul territorio nazionale. Sono solo alcuni dei numeri forniti nel corso della Dodicesima conferenza del Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente, che si è svolta a metà aprile a Roma. Il presidente dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, il prof. Bernardo de Bernardinis, ha ricordato come, indipendentemente dal disegno di legge ora all’esame del Senato, il sistema nazionale di protezione ambientale è già riconosciuto nel nostro ordinamento, ad esempio dal Decreto del ministro dell’Ambiente del 21 maggio 2010 che ha disciplinato il Consiglio federale del sistema. Il Consiglio federale, come molti sanno, riunisce i vertici dell’Ispra e quelli delle agenzie regionali. Il lavoro svolto in questi anni, con la costituzione di specifici gruppi di lavoro composti da membri di diverse agenzie, ha permesso di censire le attività che oggi sono svolte da
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Ispra e Arpa contano insieme oltre 11mila addetti. 630mila i campioni analizzati in un anno: nel 2005 erano la metà
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tutte le articolazioni del sistema: questo minimo comune denominatore delle agenzie ambientali, comprende, ad esempio, i monitoraggi, le attività di ispezione e di controllo, l’analisi, la valutazione e il reporting. Nel corso della conferenza, il prof. de Bernardinis ha sottolineato che il riconoscimento, da parte del Parlamento, dell’esistenza di un sistema nazionale di protezione ambientale, rappresenterebbe un importante contributo per affermare ulteriormente l’autorevolezza delle agenzie ambientali. Altri dati sono stati forniti dal prof. Giorgio Assennato, direttore generale di Arpa Puglia, nel corso del suo intervento. Il prof. Assennato ha osservato che l’intero sistema nazionale di protezione ambientale è stato finanziato con 563 milioni di euro di risorse pubbliche, il che significa che ogni cittadino italiano vi ha contribuito, in media, con 9,30 euro: una media che è calata dagli oltre 10 euro del 2009. Nonostante il calo di risorse, è aumentato il volume di attività delle agenzie, con oltre 99mila ispezioni o sopralluoghi compiuti in un anno, nel 2012 (+16,5% rispetto al 2005), oltre 73mila pareri o istruttorie resi (+12% dal 2005), circa 630mila campioni analizzati (una quantità addirittura raddoppiata dal 2005), che corrispondono a oltre 10 milioni di parametri rilevati.
Confermati i 13 comuni “Bandiera blu” in Campania È da diversi anni che le Bandiere blu, l’ambìto riconoscimento assegnato dalla Foundation for environmental education, vengono attribuite anche in base ai dati elaborati dalle Arpa. Ogni anno, sul suo sito internet, la fondazione internazionale pubblica i criteri con cui vengono scelte le località balneari su cui sventola il noto vessillo, da decenni sinonimo di eccellenza ambientale. Tra questi criteri, c’è ovviamente la qualità delle acque, che viene certificata dai Comuni allegando i dati delle Arpa al questionario spedito ogni anno dalla Fee. L’ultima cerimonia di
premiazione per l’assegnazione delle Bandiere blu si è tenuta pochi giorni fa a Roma, a Palazzo Chigi. Ri-
spetto all’anno scorso, non è cambiato l’elenco dei comuni campani premiati con il marchio ecologico della Fee. Sono tredici, e, come è noto, sono in larghissima parte concentrati nel Cilento. Nella parte più a Sud della regione, le Bandiere blu sventolano da Agropoli a Sapri, passando per Castellabate, Montecorice-Agnone, Politica-Acciaroli, Casal Velino, Ascea, Pisciotta, Centola-Palinuro, Vibonati. Un’attestazione di qualità ormai consolidata da molti anni: a cominciare da Acciaroli, che è entrata nel palmares della Foundation nell’ormai lontano 1987. In
provincia di Salerno, l’altro comune Bandiera blu è Positano, mentre Anacapri e Massa Lubrense sono le uniche località del Napoletano a potersi fregiare del riconoscimento. Totalmente assente, purtroppo, l’altra provincia costiera campana, quella di Caserta: nonostante i miglioramenti nella qualità delle acque di balneazione registrati negli ultimi anni, le località del litorale domizio non sono ancora riuscite a entrare nella lista delle «più azzurre». È da ricordare che la procedura utilizzata dalla Fee prende in considerazione un ampio ventaglio di criteri. I
quali non riguardano solo la qualità delle acque, ma anche, per citarne alcuni, le attività di informazione ed educazione ambientale svolte sul territorio, la gestione dei rifiuti sulle spiagge e gli accorgimenti per la sicurezza dei bagnanti, oltre a tutta una serie di servizi. Criteri che portano spesso a premiare le località del Centro-Nord, in media più organizzate: così la Liguria si conferma come la regione più blu d’Italia, con 20 comuni premiati. La Toscana segue con 18 e le Marche con 17. Al quarto posto si colloca la Campania, seguita dalla Puglia.
Pollini e meteo, un connubio indissolubile Con la primavera dilagano le allergie. Ma finora pioggia e fresco le hanno frenate Gennaro Loffredo Dal 1985 in Italia è attiva una rete di monitoraggio che misura la concentrazione dei principali pollini di interesse presenti in atmosfera. Il monitoraggio, svolto su scala regionale e nazionale, è realizzato dall’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Cnr di Bologna (Isac-Cnr). Proprio grazie a questa rete è stato possibile identificare una serie di fattori e parametri che causavano una serie di allergie che non erano conosciute prima. Sul sito dell’Isac-Cnr (http://www.isac.cnr.it/aerobio/aia/red ir.html) si trova, aggiornato ogni mercoledì, un bollettino dei pollini prodotto sulla base delle osservazioni della settimana precedente. Oltre ad una previsione orientativa dell’inizio e della fine dei pollini principali, l’Isac spiega che non è possibile fornire indicazioni precise sugli andamenti per periodi superiori ad una settimana. Questo è dovuto al fatto che l’attività dei pollini è strettamente correlata con le condizioni climatiche e pertanto anche le previsioni dell’andamento sono vincolate alle previsioni meteorologiche. Nel corso degli anni si è infatti osservato che per motivi cli-
ARPA CAMPANIA AMBIENTE del 15 maggio 2014 - Anno X, N.9 Edizione chiusa dalla redazione il 15 maggio 2014 DIRETTORE EDITORIALE
Pietro Vasaturo DIRETTORE RESPONSABILE
Pietro Funaro CAPOREDATTORI
Salvatore Lanza, Fabiana Liguori, Giulia Martelli IN REDAZIONE
Cristina Abbrunzo, Anna Gaudioso, Luigi Mosca, Andrea Tafuro GRAFICA E IMPAGINAZIONE
Savino Cuomo HANNO COLLABORATO
D. Bove, I. Buonfanti, F. Clemente, P. D’Auria, G. De Crescenzo, A. Esposito, E. Ferrara, R.Funaro, G. Loffredo, D. Matania, B. Mercadante, A. Morlando, A. Palumbo, A. Paparo, F. Schiattarella, M. Tafuro, E. Tortoriello SEGRETARIA AMMINISTRATIVA
Carla Gavini DIRETTORE AMMINISTRATIVO
Pietro Vasaturo EDITORE Arpa Campania Via Vicinale Santa Maria del Pianto Centro Polifunzionale Torre 1 80143 Napoli REDAZIONE Via Vicinale Santa Maria del Pianto Centro Polifunzionale Torre 7- 80143 Napoli Phone: 081.23.26.405/426/427 Fax: 081. 23.26.481 e-mail: rivista@arpacampania.it Iscrizione al Registro Stampa del Tribunale di Napoli n.07 del 2 febbraio 2005 distribuzione gratuita. L’editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti e la possibilità di richiederne la rettifica o la cancellazione scrivendo a: ArpaCampania Ambiente,Via Vicinale Santa Maria del Pianto, Centro Polifunzionale, Torre 7-80143 Napoli. Informativa Legge 675/96 tutela dei dati personali.
matici si possono avere fluttuazioni del periodo di fioritura delle piante anche di un mese. Il periodo di fioritura, infatti, è influenzato da fattori climatici, come l’umidità, l’intensità delle piogge, il freddo. I calendari pollinici consentono di farsi un’idea generale sulla concentrazione di determinati pollini allergenici in un preciso periodo dell’anno e nelle diverse regioni d’Italia, poiché i tempi e l’intensità della diffusione del polline sono fattori variabili e approssimativamente la massima concentrazione di polline avviene tra aprile e giugno. Inoltre le classi di concentrazione dei
bollettini meteo pollini vengono etichettate come Assente, Bassa, Media, Alta. Dopo un inverno praticamente mite, già verso la fine di febbraio e inizio marzo si è verificato un primo aumento di concentrazione di polline in atmosfera, in particolare per le betulacee, il pioppo e il salice (specie sul Sud Italia), e con ciò si sono manifestate anche le prime forme di allergie. Il mese di aprile si è presentato, meteorologicamente parlando, più dinamico ed instabile con frequenti piogge e temperature decisamente più basse della norma. Questa situazione ha favorito una diminuzione della concen-
trazione di polline in atmosfera sulla nostra regione (più rilevante a metà mese), in particolare di Urticaceae e Gramincaceae. Instabilità, ricambio e rimescolamento di aria hanno contenuto le diffusione di pollini fino ad inizio maggio, ma il cambio circolatorio dell’atmosfera e l’avvento dell’anticiclone hanno nuovamente innalzato la presenza di polline, aggravando le reazioni allergiche, specie di quelle causate da pollini allergeni aerotrasportati. Il monitoraggio aerobiologico e l’elaborazione dei calendari pollinici consentono di dare un importante contributo, sia al medico che al paziente, nella corretta gestione dell’allergia ai pollini. Inoltre la presenza di pioggia e vento aiutano sensibilmente lo stato di salute del soggetto allergico, il quale tende a stare meglio paradossalmente nelle giornate uggiose e piovose. Nel corso delle prossime settimane l’avviarsi della stagione estiva e le condizioni meteo piuttosto variabili della restante parte del mese di maggio potrebbero in parte attenuare il fenomeno pollinico, alternando periodi di picchi di diffusione sia verso l’alto che verso il basso.
Architetture in cemento riciclato Presto anche in Italia questi singolari agglomerati ecosostenibili Antonio Palumbo Tra le numerose tipologie di componenti edilizi e materiali, recuperati e riutilizzati nella progettazione ecosostenibile, gli elementi in cemento riciclato rivestono un ruolo molto importante. Con alcuni di essi - come, ad esempio, i tubi in cemento, un tempo usati per gli scarichi si possono altresì creare architetture sorprendenti anche dal punto di vista estetico. Largo è ormai l’impiego di tale tipologia di materiale da C&D, segnatamente quale innovativo esempio di architettura del riuso, che sta ottenendo un grande successo tra gli utenti, e questo - a differenza di quanto si pensava comunemente fino a qualche anno fa - è certamente il segno che è legittimo conferire al cemento la dignità che merita in qualità di “materiale ecologico”. Sono numerosi gli autori che sostengono, in ogni settore e con riferimento alle più diverse tematiche, il recupero ed il riutilizzo del cemento quale pratica strategica dal punto di vista ecosostenibile. È il caso di Francesco Karrer, il quale afferma che: «Se piani, programmi e progetti sono stati già valutati in base alle ricadute sull’ambiente attraverso le procedure di VIA e VAS - non si può dire che sia stato fatto lo stesso
per il ciclo di produzione del cemento, l’organizzazione del cantiere, l’impiego ed il recupero dei materiali, il risparmio di energia e di altre risorse. L’auspicato ‘decoupling’ tra produzione del reddito e prodotto interno lordo, macro indicatore del grado di sostenibilità raggiunto, non è affatto soddisfacente». Ed aggiunge: «Personalmente sono portato ad affidarmi più ad un aumento di cultura, di sensibilità e di responsabilizzazione degli operatori che non ad ulteriori procedure obbligatorie. E soprattutto alla domanda, quindi al mercato e alle procedure volontarie». Chiara Rizzi sottolinea invece
l’importanza del “fattore 3R: ridurre, riusare e riciclare”: la riduzione della quantità di materie prime impattanti nella formazione del conglomerato cementizio e la loro sostituzione con materiali di nuova generazione; il riuso delle aree industriali dismesse e di un vero e proprio “patrimonio edilizio in attesa”; il riciclo degli inerti ottenuti dai rifiuti dei processi di demolizione come materiali da introdurre in nuovi conglomerati cementizi. Vivida è poi la suggestione del Vice Presidente di Lega Ambiente, Edoardo Zanchini, che vede nel Corviale di Roma e nei suoi 2000 alloggi un’occasione unica ed imperdibile di rivitalizzazione in chiave sostenibile, domandandosi: «È così assurdo realizzare qui, attraverso il più intelligente mix di tecnologie efficienti e di fonti rinnovabili, un edificio/astronave ad emissioni “zero” come si sta facendo nei quartieri di Friburgo?». Citiamo infine brevemente, come spesso ci capita di fare, qualche progetto di architettura tra i più interessanti ultimamente realizzati grazie all’impiego di elementi in cemento riciclato. In primis, ricordiamo il progetto per il TuboHotel, realizzato in Austria, nel Comune di Ottensheim, costituito da un complesso di camere allestite all’interno di grandi tubi
di cemento riciclato, precedentemente utilizzati come scarichi. I tubi all’interno sono stati ripuliti, isolati termicamente, colorati ed allestiti in perfetto stile minimal. Ogni tubo di cemento, in cui si entra attraverso un oblòportafinestra, contiene un letto doppio completo di sacco a pelo. Altro progetto molto interessante è quello del Prahran Hotel, realizzato in Australia, a Victoria, grazie ad un’idea dello studio di architettura Techne. Si tratta di un pub
che presenta una facciata articolata mediante la sovrapposizione di tubi prefabbricati in cemento riciclato, impilati a secco uno sull’altro. L’interno di ciascun tubo - che costituisce una sorta di “nicchia” per coppie o comitive - è rivestito con doghe in legno ed è allestito con sedute in pelle e tavoli disposti in lunghezza. Le due grandi aperture circolari poste all’estremità di ciascun tubo forniscono una formidabile interazione tra l’interno e l’esterno del locale.
L'aumento delle temperature nel Sahara influenzerà sempre di più gli uragani atlantici sulla parte settentrionale dell’America
Global Warming: corsa ai ripari! Anna Paparo Che il cambiamento climatico della Terra influenzi ogni aspetto naturale e antropico è cosa ormai risaputa. In particolare, dalle ultime ricerche portate avanti dagli studiosi e dagli scienziati dell’Università di Stratford risulta che i fortissimi mutamenti del clima in atto in Africa rendono sempre più intense le perturbazioni che si formano sopra la parte settentrionale del continente e che alimentano l’ottanta per cento dei cicloni tropicali più intensi. Quindi, l'aumento delle temperature nel Sahara influenzerà sempre di più, mano a mano che passeranno gli anni, gli uragani atlantici che si abbattono periodicamente sulla parte settentrionale dell’America. Le perturbazioni, le cosiddette “onde orientali africane”, che si formano nella stagione estiva e viaggiano da est a ovest, sono responsabili delle piogge in
alcune zone aride dell'Africa del Nord e trasportano la polvere del Sahara attraverso l'oceano. Ma la loro attività non finisce qui. Anche se sembrerebbe assurdo, hanno un ruolo nel clima dell'Atlantico, Stati Uniti compresi, come ha ben spiegato l'autore dello studio, il dottor Noah Diffenbaugh. Gli esperti, per avvalorare la loro tesi, hanno simulato le variazioni del clima nel caso in cui la concentrazione di biossido di carbonio raddoppiasse rispetto ai livelli registrati attualmente - una situazione non molto lontana e non così utopistica, visto che potrebbe verificarsi entro la fine del secolo, se le emissioni di gas a effetto serra non saranno fortemente ridotte -. In questo scenario alquanto catastrofico aumenterà, quindi, la differenza di temperatura tra il deserto del Sahara e le coste della Guinea, fornendo, di conseguenza, una maggiore energia alle onde orientali. E a loro
volta, onde più forti, di maggiore intensità, potrebbero influenzare gli uragani atlantici. «Sia chiaro», ha continuato Diffenbaugh, «le onde non diventano uragani, ma sicuramente creano un ambiente protetto in cui si possono sviluppare piogge significative e un movimento verticale del vento. In pratica, potremmo definirle il seme degli uragani». Un vero e proprio allarme rosso lanciato dagli studiosi inglesi agli Stati Uniti, che, appunto, a causa di tornado, cicloni ed uragani hanno subito numerose perdite e danni materiali di ogni tipo nel corso degli anni. E per questo si deve correre ai ripari, visto che c’è un’altissima probabilità che in un prossimo futuro potrebbero subire l’impatto di fenomeni atmosferici sempre più intensi e più frequenti e questo a causa di un aumento delle temperature nell’Africa del Nord. A tutto ciò si aggiunge anche un recente studio del
meteorologo Kerry Emanuel del Mit, che ha analizzato e ha ben messo in luce quali potrebbero essere gli effetti dell’incremento della temperatura superficiale marina sulla dimensione, sulla durata e sulla forza dei cicloni tropicali, giungendo alla conclusione che con un aumento di 6gradi raddoppierebbe sia l’energia cinetica coinvolta in ogni ciclone, sia la quantità di precipitazioni; mentre diminuirebbe la loro frequenza. Insomma, la natura continua a parlarci e ad inviare messaggi di aiuto. Non si può andare avanti così, sfruttandola e martoriandola. Sta a noi fare la scelta giusta. Sta a noi ascoltarla e cercare di trovare una soluzione per migliorare le sue condizioni di salute e non solo. Si deve tenere bene in mente il concetto che se la natura viene salvaguardata ne trarremo profitto tutti. Bene, un monito per il mondo intero: chi ha tempo, non aspetti tempo!
Da uno studio del Climate Central arrivano brutte notizie per l’ambiente
Aprile 2014: il mese più inquinato della storia Alessia Esposito Le strategie messe a punto a livello internazionale, nazionale e locale pare proprio non stiano funzionando. Aprile 2014 si è infatti classificato primo mese più inquinato della storia, raggiungendo un livello di anidride carbonica mai sfiorato prima per una durata tanto lunga. Il dato è del Climate Central che riporta l’affermazione dello scienziato del clima Pieter Tans secondo cui la soglia di 400 ppm (parti per milione) è stata oltrepassata per tutto l’arco dei trenta giorni con un conseguente aumento della temperatura del pianeta. Il
dott.Tans fa parte della Nooa, National oceanic and atmospheric administration, ente spaziale federale americano. La cosa ancor più preoccupante è che i livelli di CO2 rimarranno, secondo le previsioni, invariati non solo per maggio (che addirittura
dovrebbe aver toccato i 402 ppm), ma anche a giugno per scendere sotto i 400 ppm solo a luglio. Il rischio è tuttavia che l’accumulo di anidride carbonica dell’atmosfera negli anni potrebbe protrarre il livello di emergenza fino all’autunno inoltrato. Quest’ipotesi
pare ancor più probabile se si considera un precedente. È il mese di maggio 2013 la prima volta che la misurazione del livello di anidride carbonica risulta superiore ai 400 ppm, ma è solo nel mese di aprile di quest’anno che questi dati si mantengono tristemente costanti per tutto l’arco mensile. Proprio quest’anno la soglia si era infatti già superata nei due mesi precedenti, per poi rimanere costante nel mese di aprile. Un anomalia rispetto al ciclo normale. La concentrazione di anidride carbonica varia infatti in base alle stagioni ed è di solito in maggio che raggiunge il picco con la fioritura
delle piante. Da questo momento in poi grazie alla fotosintesi il livello scende perché le piante tendono maggiormente ad assorbire la CO2. Le rilevazioni vengono monitorate da una postazione sita presso il vulcano Mauna Loa alle Hawaii. C’è da chiedersi cosa si stia davvero facendo per la prevenzione, se i livelli di sostanze nocive nell’atmosfera continuano a crescere sempre più. «Finché continuiamo a bruciare combustibili fossili ai ritmi attuali dice Ralph Keeling, tra i responsabili del progetto - le concentrazioni continueranno ad aumentare in questo modo».
Arte e scienza nel sottosuolo partenopeo La stazione metro di Toledo si arricchisce di un rilevatore di raggi cosmici Giulia Martelli È Toledo la più bella stazione metropolitana del vecchio continente, lo hanno affermato anche il famoso quotidiano britannico “Daily Telegraph” e la Cnn. Un luogo fantastico dove, man mano che si scende di livello, mutano i colori dei rivestimenti murari: dal nero che richiama l’asfalto ad un luminoso giallo che evoca i colori caldi della terra e del tufo partenopeo, fino ad arrivare alla quota 0, il livello del mare, segnalato dal passaggio agli spettacolari mosaici di un azzurro che si fa sempre più intenso man mano che si procede in profondità. La magia si conclude nella monumentale sala sotterranea in cui domina il fascino della bocca ovale del Crater de luz, un grande cono che attraversa in profondità tutti i livelli della stazione, collegando il piano della strada con la spettacolare hall costruita 40 metri sottoterra. Guardando
al suo interno è possibile riconoscere, all'altra estremità, la luce del sole e un suggestivo gioco di luci LED governate dal software programmato da Robert Wilson (Relative light). Un vero e proprio emozionante viaggio verso il centro della Terra, dunque. Da qualche giorno, però, la visuale si è allargata fino a capovolgersi: dal sottosuolo, infatti, i passeggeri potranno scrutare l’Universo grazie all’installazione di un innovativo rilevatore di raggi cosmici ideato e donato alla stazione dall’Istituto Nazionale di fisica nucleare. Il rilevatore permette di osservare spettacolari fasci di luce legati al passaggio di particelle generati dalle stelle e dal sole come ha spiegato Attanasio Candela della divisione ricerca del Laboratorio del Gran Sasso."I raggi cosmici sono delle particelle invisibili che attraversano la terra e noi stessi, in un'ora ci attraversano 100 mila particelle, siamo una vera e pro-
pria gruviera. Le particelle cosmiche forniscono informazioni sulla vita delle stelle e sull'antimateria, ma hanno anche influenza sull'uomo attraverso i muoni – ha poi affermato Fernando Ferroni, presidente dell'Istituto nazio-
Airlite: la pittura che riduce gli inquinanti nell’aria Dopo alcuni anni di assenza, l'innovazione italiana è tornata al CleanEquity di Montecarlo grazie ad Advanced Materials, una start-up di Bolzano che ha ideato e prodotto Airlite, un particolare tipo di vernice che non inquina. "Airlite – ha spiegato Massimo Bernardoni, co-fondatore della società e inventore della tecnologia - si applica come una normale pittura. Utilizzando la luce, riduce gli inquinanti nell’aria, elimina gli odori, previene le muffe e distrugge gli agenti patogeni dannosi. Permette in pratica di trasformare qualsiasi parete in un depuratore d'aria naturale, che usa solo l’energia della luce." È stata calcolata l’equivalenza per cui 1 m2 dipinto con Airlite, ha lo stesso effetto di riduzione dell’inquinamento di 1 albero di alto fusto. Inoltre 100 m2 dipinti con Airlite permettono di compensare le emissioni medie prodotte da 12 autovetture in un anno.
“Ogni giorno – hanno poi dichiarato Antonio Cianci e Arun Jayadev, Kauffman Fellows primi finanziatori della società - siamo esposti a inquinanti dannosi, quali gas di scarico, rifiuti industriali, residui plastici ed altri materiali tossici. Ogni giorno la nostra salute peggiora semplicemente respirando aria cattiva". "Airlite – ha concluso Bernardoni - "si presenta come la miglior soluzione a questi problemi: elimina le sostanze dannose presenti nell’aria (oltre il
90%), elimina completamente virus, batteri e spore, elimina gli odori come quelli di cibo e sigarette rendendo l’ambiente più pulito e salutare, sia a casa che sul posto di lavoro. Inoltre, impedisce allo sporco di depositarsi sulle pareti, rendendo gli ambienti più igienici e confortevoli". Il prodotto, che è già commercializzato in tutto il mondo, è disponibile anche in Italia, sottoforma di pittura inorganica ad acqua sia per interni che per esterni. G.M.
nale di fisica nucleare. "Sono milioni di anni che veniamo attraversati dai muoni, e ogni tanto provocano delle mutazioni del nostro DNA, se è cattiva non verrà propagata alle prossime generazioni se è buona ci avrà fatto del bene
migliorando qualche nostro carattere". La metro di Toledo si prepara così ad ottenere nuovi primati come quello di essere l’unica stazione in cui scienza ed arte si sono fuse in un binomio straordinario ed irripetibile.
Il calcestruzzo mangia-smog European Inventor Award 2014: il calcestruzzo «mangia-smog» di Luigi Cassar è tra i finalisti. Gli «Oscar» dell’innovazione tecnologica saranno assegnati il 17 giugno a Berlino, in Germania. TX Active, invenzione rivoluzionaria del professor Cassar, ha permesso al gruppo italiano Italcementi di arrivare in finale concorrendo, nella categoria «Industry», per l’assegnazione del premio 2014 di European Inventor Award. Il professor Luigi Cassar e il team di Italcementi (quinto produttore di cemento a livello mondiale) hanno inventato e brevettato una nuova miscela di cemento altamente innovativa che può essere utilizzata per l’auto-pulizia delle facciate degli edifici e il disinquinamento dell’aria. Il principio fotocatalitico chiamato TX Active presente nel cemento utilizza la luce del sole per decomporre gli inquinanti in sostanze meno
dannose per l’uomo e l’ambiente. “La chiave di volta è stato l’impiego di ossido di titanio per rendere il cemento più bianco possibile – ha dichiarato Cassar – da qui abbiamo notato che nell’aria attorno agli edifici rivestiti con questo particolare intonaco diminuiva del 50% la concentrazione di anidride solforosa, ossidi di azoto e formaldeide”. L’invenzione non solo previene in maniera duratura gli effetti dell’inquinamento, ma è altresì in grado di contrastare lo stesso inquinamento. Dal web
IL POTENZIALE DELL’ENERGIA OCEANICA Conseguire gli obiettivi della strategia Europa 2020 Angelo Morlando I nostri mari e i nostri oceani possiedono il potenziale per diventare fonti importanti di energia pulita, sia attraverso l'energia eolica, sia attraverso l'energia oceanica (moto ondoso ed energia mareomotrice). L'Unione Europea offre un'ulteriore opportunità per dare impulso alla crescita economica e all'occupazione migliorando sia la sicurezza dell'approvvigionamento energetico, sia la competitività grazie all'innovazione tecnologica. Per contribuire, infatti, al conseguimento degli obiettivi della strategia Europa 2020 nonché degli obiettivi a lungo termine è possibile sfruttare il potenziale “economico-energetico” dei mari e degli oceani in modo sostenibile, cioè la cosiddetta "energia-blu". Ovviamente, facendo le appropriate consultazioni e ricerche nell'ambito della valutazione d'impatto si prevede che un sostegno supplementare a questo settore emergente comporterebbe vantaggi economici e ambientali significativi per l'UE. Sicuramente lo sfruttamento di questa risorsa locale sulle nostre grandi coste
contribuirebbe a ridurre la dipendenza dai combustibili fossili contribuendo all'autonomia energetica. Il settore dell'energia oceanica può diventare una componente importante dell'economia blu, favorendo la crescita economica sia nelle regioni costiere che in quelle interne. Parallelamente all'espansione del settore potrebbero svilupparsi catene di approvvigionamento riguardanti tutta l’Europa, ad esempio, nel settore delle costruzioni navali, in quello dell'ingegneria meccanica, elettrica e marittima, ma anche nella valutazione dell'impatto ambientale o nella gestione della salute e della sicurezza. La posizione dell'industria europea sul mercato mondiale dell'energia oceanica è attualmente forte. Prova ne è che la maggior parte delle imprese che sviluppano queste tecnologie hanno sede in Europa. È tuttavia prevista una crescente concorrenza dalla Cina, dal Canada e da altri paesi industrializzati. Puntando sull'innovazione conseguita tramite programmi di ricerca e sviluppo, si possono creare opportunità di esportazione sia a livello di tecnologia che di competenze. L'energia degli oceani potrebbe consentire la
creazione di nuovi posti di lavoro di qualità nei settori della progettazione, della fabbricazione dei componenti e della gestione operativa. Una parte considerevole di questi posti sarà creata nelle zone costiere dell'Atlantico ed altre, utile in questo periodo di crisi occupazionale. I dispositivi che consentono di sfruttare l'energia oceanica sono interamente o parzialmente sommersi e hanno quindi un basso impatto paesaggistico. Poiché l’espansione della
produzione di energia da fonti rinnovabili a terra si fanno sempre più limitate, lo spazio marittimo offre una potenziale soluzione alle difficoltà di accettazione da parte del pubblico legati all'impatto visivo degli impianti, un aspetto che può ostacolare lo sviluppo di nuove capacità produttive a terra. In definitiva l'energia oceanica costituisce una risorsa preziosa ed alternativa alle esigenze e nel portafoglio energetico dell'intera UE.
La filtrazione dinamico-tangenziale
IL TRATTAMENTO TERZIARIO DELLE ACQUE DI SCARICO Negli ultimi tre decenni, grazie alla forte attenzione creatasi a livello mondiale per il risparmio, il riutilizzo ed il riuso dell’acqua in agricoltura, nelle attività industriali e per i servizi urbani, si è assistito ad un grande sviluppo delle tecnologie per il trattamento terziario delle acque, ovvero di quei macchinari che regolano i processi di filtrazione e microfiltrazione delle acque di scarico negli impianti di depurazione, a valle dei trattamenti secondari e a monte di processi di disinfezione e debatterizzazione. Il vero cambiamento ha coinvolto la progettazione dei sistemi di filtrazione: tali macchinari si sono evoluti passando da una “filtrazione di volume” (depthfiltration) che avveniva attraverso filtri a
sabbia, ad una “filtrazione di superficie” (surfacefiltration) che avviene, invece, mediante sistemi di microstacciatura, cioè attraverso una filtrazione di tipo meccanico, con elementi filtranti di piccolo spessore. L’evoluzione di tali macchinari non si è fermata qui, infatti, si è passato recentemente da meccanismi a tamburo rotante ad asse orizzontale (immersi nell’acqua da filtrare e alimentati dall’interno) a sistemi che permettono di aumentare la superficie di filtrazione senza accrescere l’ingombro del macchinario (footprint) trasformando la geometria a tamburo a geometria con dischi immersi, a rotazione intermittente. Abbiamo chiesto ulteriori delucidazioni all'ing. Donato Massignani, specialista
nella filtrazione e nella microfiltrazione anche a livello molecolare, e titolare di numerosi brevetti depositati sia a livello nazionale che internazionale, tra cui il microfiltro con la “filtrazione dinamico tangenziale”. Quali sono le ulteriori esigenze tecniche e del mercato ? "Gli attori del mercato oggi si aspettano dei macchinari di qualità, pensati per una gestione economica nel tempo, capaci di durare oltre vent’anni. Un'altra caratteristica richiesta è la semplicità ed economicità di manutenzione, necessità che è stata soddisfatta attraverso il posizionamento dei microfiltri fuori terra su platea e non più in vasca di cemento interrata; tutto ciò a vantaggio
delle operazioni di prima installazione e successiva pulizia e controllo di tutti i componenti del macchinario." Cosa ci può dire della filtrazione dinamico - tangenziale ? "Negli ultimi dieci anni è stata sviluppata una nuova tecnologia: la “filtrazione dinamicotangenziale”. E’ stato, quindi, realizzato un nuovo microfiltro in cui l’alimentazione dell’acqua da trattare avviene direttamente tra le coppie di dischi situate all’interno della macchina e costantemente in rotazione. In questo modo le particelle solide attraversano le maglie della rete ad alta velo-
cità, in direzione obliqua (tangenziale) e la sezione di passaggio viene così ridotta, impedendo alle particelle con un diametro maggiore a dieci micron di attraversare la maglia filtrante. Questa nuova tecnologia, a parità di superficie filtrante installata, permette di trattare portate tre volte superiori rispetto ai convenzionali sistemi di filtrazione a dischi immersi con funzionamento intermittente. Tutto ciò riduce in modo considerevole le dimensioni dei macchinari (footprint), e abbatte drasticamente i costi di gestione e manutenzione." A.M.
In Sicilia il primo network informatizzato di biobanche La gestione informatica dei dati sul materiale biologico Ilaria Buonfanti Secondo la rivista Nature le biobanche devono entrare di diritto tra le 10 idee che rivoluzioneranno il mondo. Ma cosa è esattamente una biobanca? La biobanca è una struttura che fornisce servizio di conservazione e gestione di materiale biologico e dei relativi dati clinici, in accordo naturalmente con un preciso codice di buon utilizzo e corretto comportamento. Il materiale biologico, quale cellule, colture cellulari primarie e derivate o immortalizzate, tessuti adulti e fetali, proteine, acidi nucleici e liquidi biologici, viene sempre sottoposto a controlli pre-analitici per individuarne la provenienza. Ovviamente, affinché una biobanca si riveli davvero utile, è necessario che si metta in rete con altre biobanche in modo da creare un “archivio comune” per i ricercatori, molto più utile perché più ricco. Proprio per questo è nata RIMEDRI (Rete Integrata di MEDicina RIgenerativa),il primo network informatizzato di biobanche regionali, finalizzato ad incrementare le nostre conoscenze nell’ambito della medicina ri-
generativa, cioè quella branca che studia come riparare organi o tessuti danneggiati facendo uso delle cellule staminali. Rimedri metterà in rete le biobanche presenti sul territorio siciliano offrendo così a chi fa ricerca un campione più diversificato e completo a cui attingere. In particolare, la ricerca avrà il compito di aprire la strada alla messa a punto di nuovi prodotti da promuovere sul mercato sanitario e farmaceutico. Aurelio Maggio, Direttore del Dipartimento di Oncologia ed Ematologia dell’Ospedale
“Villa Cervello” di Palermo, azienda ospedaliera capofila dell’iniziativa ha spiegato con un esempio l’importanza del network: “Prendiamo per esempio la leucemia mieloide cronica. Oggi è possibile curare questa patologia attraverso dei farmaci che inibiscono una certa proteina, che si è scoperto essere responsabile della proliferazione delle cellule, rendendole tumorali. Ma come è prassi per quanto riguarda i tumori, non tutti i pazienti reagiscono allo stesso modo, e alcune volte le cellule leucemiche subiscono
delle mutazioni genetiche, diventando così resistenti al farmaco inibitorio. Conservando il DNA di queste cellule è possibile per esempio studiare farmaci nuovi specifici per le singole variazioni, il che desta, come si può ben capire, l’interesse anche e soprattutto delle case farmaceutiche. E ancora, la rete fornirà fra le altre cose un archivio di cellule staminali ematopoietiche dalle quali potrebbe essere possibile ricavare cellule per terapie non ematologiche, come la ricostruzione del tessuto vascolare dopo l’infarto del miocardio,
oppure cellule mesenchimali in grado di produrre cartilagine, adipociti e osteociti”. Attualmente è quasi terminata la piattaforma informatica e si sta procedendo con la messa a punto delle procedure di conservazione, che devono essere uguali in tutta la regione. Ovviamente i dati non saranno rilasciati in open source, sebbene anonimizzati, ma potranno accedervi i centri di ricerca, gli ospedali, le fondazioni che fanno parte del network. Si prevede la conclusione dei lavori per giugno 2015.
È necessario valutare le interazioni tra diverse sostanze tossiche
Intolleranze ambientali: possibilità terapeutiche Brunella Mercadante Le intolleranze ambientali sono un fenomeno in aumento, ancora, però, poco conosciute e studiate, spesso non sono individuate e diagnosticate correttamente, anche per la forte componente psicologica che le caratterizza. I fattori psicologici sembrano, in effetti, esercitare un influenza tutt’altro che trascurabile, e la presentazione mentale che la persona ha della sostanza con cui entra in contatto e della sua potenziale pericolosità riveste un ruolo di primaria importanza nella genesi dei sintomi. Finora l’approccio terapeutico e la maggior parte degli studi è stato rivolto ai meccanismi
di tossicità, incentrandosi peraltro principalmente sugli effetti di singoli componenti, anche se poi nella realtà gli organismi sono in contatto contemporaneamente con molteplici agenti tossici, e diventano importanti le possibili interazioni fra diverse sostanze tossiche. Una modalità terapeutica efficace e naturale, alternativa alla medicina tradizionale, sembra l'utilizzo di sostanze che attuino profondi meccanismi di depurazione miranti a ridurre l'impatto tossico. Al riguardo grandi possibilità terapeutiche sembrano avere alcuni tipi di alghe, come la Clarella, caratterizzata da un elevato contenuto di clorofilla, ricca di fibre insolubili e indigeribili dal nostro organismo,
che in qualità di agente chelante con i metalli pesanti e le tossine ambientali ne favorisce l’eliminazione; anche l’estratto secco di Ecklonia cava, un'altra alga commestibile tipica del Giappone e della Corea, ricca di florotannini, possiede una potente azione di radical scavenging. Potente antiossidante è anche la vitamina C contenuta ad elevata concentrazione nel camu camu e nell’acerola, capace di legare metalli pesanti impedendone l’assorbimento intestinale. Anche selenio, zinco, rame e manganese possiedono proprietà antiossidanti ed intervengono efficacemente nei processi di neutralizzazione ed eliminazione dei metalli pesanti, in primis il mercurio.
Negli alimenti svolgono un ruolo fondamentale
La regolamentazione degli aromi Daniela Bove Nell’elenco degli ingredienti, gli aromi sono sempre gli ultimi, ma a dispetto della loro posizione in etichetta, svolgono un ruolo fondamentale tant’è vero che sono presenti quasi ovunque. Alcune eccezioni sono: olio, latte, uova, vino, pasta secca, formaggi, miele, yogurt naturale, succhi di frutta 100%, cacao amaro e pochi altri. Ma cosa sono gli aromi? sono composti usati per conferire odore e/o sapore agli alimenti. Il termine aromi comprende: 1. aromi naturali, naturalidentici ed aromi artificiali 2. preparazioni aromatiche di piante o di origine animale 3. aromatizzanti di trasformazione che sviluppano aromi dopo riscaldamento 4. aromi di fumo o di affumicatura. Negli alimenti confezionati senza aggiunta di aromi il risultato a livello sensoriale può risultare deludente, anche se si usano ingredienti di pregio. Se in merendine, torte, gelati non si aggiunge un pizzico di aromi il risultato non sarà mai eccellente così come nel panettone non è sufficiente che siano presenti solo uvette, canditi e burro di ottima qualità. La regolamentazione degli aromi origina dalla Legge 3004-62 n. 283, in quanto gli aromi erano inclusi negli additivi. La direttiva 88/388/CE stabilisce la definizione di aroma, le norme generali per il loro uso, le prescrizioni per l’etichettatura ed i tenori massimi delle sostanze che presentano un rischio per la salute. Il Decreto legislativo 25-01-92 n.107, disciplina la produzione, il commercio e la vendita degli aromi impiegati nei o sui prodotti alimentari per conferire loro odore, gusto o entrambi. Il nuovo Regolamento (CE) n. 1334/2008 stabilisce l’inserimento nell’elenco comunitario degli aromi e dei materiali di base presenti. Per una corretta informazione ai consumatori il nuovo regolamento impone che se sull’etichetta di un prodotto alimentare vi è il termine naturale per designare un aroma, i componenti
aromatizzanti utilizzati devono essere di origine naturale almeno per il 95% (p/p), mentre il restante 5% può essere usato soltanto per standardizzare o per conferire, ad esempio una nota più fresca, pungente, matura o acerba all’aroma. Il consumatore deve essere anche informato se il sapore affumicato degli alimenti sia ottenuto attraverso l’impiego di aromatizzanti di affumicatura o mediante fumo fresco. L’elenco comunitario delle so-
stanze aromatizzanti (Nota Min. 22-04-13) rappresenta l’unico riferimento per l’industria alimentare e per i consumatori e sarà vincolante per cui gli operatori alimentari utilizzeranno solo le sostanze ivi elencate. Infine, la nota Ministeriale. 444 del 10-01-14 permette l’applicazione della lista dei cosiddetti “aromi di fumo”ovvero quelle sostanze impiegate nella produzione dei prodotti alimentari per conferire loro, in generale, un sapore di affumicato.
“CIBO DI LUSSO” E ESTINZIONE DELLE SPECIE Le cause principali di una estinzione possono essere diverse: un mutamento improvviso dell'ambiente in cui vive la specie, la comparsa di una specie concorrente per la conquista del cibo o di una specie predatrice. I campanelli d'allarme che segnalano il rischio di estinzione di una specie sono due: la diminuzione dello spazio vitale, cioè dei territori e habitat che questa specie occupa, e la diminuzione del numero di esemplari della specie stessa. Estinte intere famiglie di vertebrati che sono ormai state risucchiate in un vortice di strade, commercio illegale di carne selvatica, prelievo indiscriminato di specie per alimentare la nuova moda del cibo di lusso tra Vietnam, Tailandia, Laos, Cambogia, Singapore, Myanmar, Indonesia: testuggini, tartarughe, coccodrilli, serpenti, varani, gechi, salamandre. L’intera regione è entrata ormai in una spirale di estinzione di massa peggiore di quella africana e mesoamericana. Una rete di scienziati della IUCN (International Union for Conservation of Nature) sta negoziando dei progetti che potrebbero segnare un passaggio storico nell’approccio alla conservazione in Asia: per la prima volta si ammette che tutto non si può salvare, che serve una lista di priorità e che i progetti devono essere specie specifici con programmi di finanziamento sul medio e lungo termine. L’estinzione funziona come un effetto domino, è fatta di riflessi che hanno conseguenze su famiglie e ordini di animali simili alla risacca del mare. Estinzione lenta, ma da un certo punto in poi inarrestabile, questo sta già accadendo nel sud est asiatico. Il 26 novembre scorso è stato pubblicato l’aggiornamento della Red List, il censimento della IUCN che oggi comprende 71.576 specie, di cui 21.286 minacciate di estinzione. Nel sud est asiatico vivono 154 specie di vertebrati segnati come minacciati ed è proprio tra questi animali che ha conquistato terreno il mercato di piccoli mammiferi e rettili considerati un tonico corroborante. Le tavole su cui arrivano non sono solo cinesi. Nella tradizione asiatica c’è una ricerca continua di cibi estremi, illegali, inusuali o semplicemente affascinanti, come i pitoni o il pesce gatto gigante del Mekong. Questi animali non sono richiesti solo in loco, ma anche dalle comunità di asiatici che vivono in Occidente. F.S.
La crioconservazione ovocitaria Fabiana Clemente Da circa 30 anni il congelamento e la conservazione degli ovociti è una tecnica consolidata e sicura – seppur negli anni è stato un procedimento complesso e irto di ostacoli. Perché ricorrere a tale pratica? Molteplici sono le motivazioni. Donne in carriera che decidono di rimandare il momento della maternità e, in misura preventiva scelgono una strada ulteriore per preservare la fertilità. Non solo. Molteplici, infatti, i rischi per una donna di perdere la fertilità. Patologie tumorali, patologie autoimmuni, urologiche e ginecologiche. In Italia circa 2.500 donne si ammalano di tumore al seno in età ancora
fertile. E soltanto il 3-7% riesce ad avere bambini in modo del tutto naturale. Le chemio e le radioterapie, trattamenti farmacologici piuttosto invasivi, possono essere deleteri per la fertilità. Nel nostro paese questa prospettiva è ancora oggi trascurata. A rafforzare una scarsa informazione in materia è anche la Legge 40/2004 sulle Tecniche di Procreazione Medicalmente Assistita che non include – ergo non supporta economicamente – la pratica di congelamento di ovociti finalizzata a garantire fertilità in pazienti malate di cancro. Una disinformazione rischia di pregiudicare il desiderio di maternità di molte donne. Eppure nonostante previsioni negative,
notizie rassicuranti risalgono a pochi mesi fa. Una giovane donna, dopo aver combattuto per circa quattro anni contro un carcinoma ovarico, lo scorso ottobre ha dato alla luce un bambino. Questo “miracolo” è da attribuirsi alla crioconservazione ovocitaria preventiva – pratica effettuata prima di sottoporsi alle cure – e al trasferi-
mento di un embrione concepito con la vitrificazione, dopo aver debellato la malattia in via definitiva. E’ il primo caso di gravidanza andata a buon fine dopo un trapianto di tessuto ovarico. Anche il primo caso partorito dopo l’intervallo più lungo di conservazione – circa 7 anni dalla data del congelamento a quella della fecondazione. Non è solo il caso singolo a lasciare immaginare uno scenario diverso. Le statistiche parlano chiaro. Negli ultimi anni il numero degli embrioni congelati è aumentato di ben 10 volte. Informare le pazienti circa le varie possibilità a disposizione è un dovere a cui i medici non possono esimersi.
Memorie dal passato, riflessioni sul presente, idee per il futuro Un’equilibrata amministrazione della spesa pubblica e il miglioramento del sistema tributario Gennaro De Crescenzo Salvatore Lanza Perché oggi non guidiamo automobili costruite a Pietrarsa? Perché non usiamo saponi Bevilacqua o orologi Marantonio? Perché non indossiamo maglioni Sava? Il Regno di Napoli prima dell'unità d'Italia aveva delle fabbriche? Quali erano i prodotti più in uso nell'Italia meridionale poco più di un secolo fa? Quali erano i produttori più famosi e perché sono scomparsi? Proprio negli anni che precedettero l'unificazione italiana la società meridionale, insieme al resto della penisola, fu messa per la prima volta di fronte al problema dell'industrializzazione e della progressiva affermazione di nuove potenze industriali nelle zone più settentrionali dell'Europa. Le scelte fatte dalla dinastia bor-
Dai Greci ai Borbone
bonica intorno alla prima metà del secolo scorso, con le tracce delle industrie che in quell'epoca nacquero o si consolidarono, costituiscono una base necessaria per ulteriori utili ricerche ed eventuali confronti sui problemi ancora irrisolti del Meridione d'Italia.
Poste al centro del Mediterraneo, le terre del Sud, fin da quando erano state Magna Grecia, avevano avuto un ruolo importante nelle produzioni e nei traffici commerciali: dai vini pregiati alle ceramiche artistiche, i nostri contadini e i nostri artigiani divennero famosi in tutto il mondo greco-romano. Durante il regno NormannoSvevo, tra XII e XIII secolo, si affermarono e si consolidarono le attività produttive locali e anche nella successiva età aragonese lo sviluppo economico si incentrò soprattutto
L’avvento al trono di Ferdinando II, intorno alla metà dell’ottocento coincise con l’inizio di un processo più organico e articolato di industrializzazione che le immagini e i documenti che seguono cercheranno di rappresentare sinteticamente. sulle produzioni cantieristiche e sulla lavorazione di tessuti e carta. Con il ritorno all’indipendenza e l’arrivo sul trono di Napoli di Carlo di Borbone, nel 1734, iniziò una fase nuova anche per l’economia del Regno. Un’equilibrata amministrazione della spesa pubblica, il rinnovamento e il migliora-
mento del sistema tributario e dell’amministrazione statale, lo stesso miglioramento delle condizioni sanitarie e di vita, una saggia politica diplomatica con l’estero e il sostegno delle iniziative commerciali e manifatturiere inaugurarono una nuova epoca nella storia di tutto il Regno di Napoli. Arti tradizionali e mestieri antichi si consolidano e si diffondono anche nell’iconografia popolare. Sono anche gli anni, però, della prima industrializzazione e della nascita della forma-fabbrica intesa nel senso più moderno. Intorno alla metà dell’Ottocento, con Ferdinando II, prevalse la concezione di un’industria considerata utile e necessaria nella misura in cui si poneva al servizio dell’uomo. Significativa, a tal proposito, la presenza fissa di un luogo riservato alla preghiera all’interno degli opifici. Significativo anche un documento: un appello inviato ad un istituto che doveva sostenere e favorire le scienze e le industrie del tempo“perché rivolgesse tutte le sue cure a vedere quali rami di industria potessero a preferenza prosperare tra noi, perché più adatti all’indole dei nostri concittadini, alle loro tendenze ed ai mezzi che ne somministrano il suolo, il clima, l’aria...” . Rispetto dell’uomo e delle ambiente, delle vocazioni e delle aspirazioni di un territorio, secondo indicazioni che oggi qualcuno potrebbe addirittura definire “antiglobal”… Dalla consultazione di dati e documenti archivistici e dalla lettura di testi specialistici e settoriali, del resto, viene fuori un quadro sintetico di tutto il tessuto produttivo meridionale. E certe notizie potremmo utilizzarle ancora oggi per l'interesse architettonico-archeologico-industriale di strutture e siti superstiti o, soprattutto, per ritrovare spunti interessanti di vita quotidiana e per analizzare riferimenti a temi di grande attualità come la continuità tra passato e presente di alcune produzioni tradizionali. La storia, ogni tanto, può ancora insegnarci qualcosa.
I pregiati tabacchi napoletani Nel 1863 si verificò uno dei primi scioperi della storia operaia in Italia "Grandiosa" era definita nel 1852 la Real Fabbrica di Tabacchi a Napoli nell'ex convento di San Pietro Martire: 1700 erano le donne, le "sigarriste", che lavoravano nelle due officine divise appunto "per la migliore distribuzione delle operaie, per la maggiore vigilanza e per avere una emulazione tra l'una e l'altra officina". Una disposizione ministeriale proibiva l'assunzione di operai di sesso maschile, già in netta minoranza all'interno della manifattura. La massiccia presenza di donne provocò anche qualche episodio singolare nella vita quotidiana dello stabilimento: la mattina del 7 luglio 1851, verso le 10, la "sigarrista Nunzia Dandolfa della Seconda Officina, provando grandissimo spavento dallo aggirarsele un topo d'intorno, aveva dato degli urli da forsennata ed i medesimi avevano prodotto nell'Officina istessa [e nell'altra] la più grande agitazione" con conseguenti fughe e svenimenti delle altre operaie "ignare della frivola reazione e indotte per sospetto di ruina di parte del fabbricato". Di qualità soddisfacente anche il tabacco confezionato nel-
l'Opificio di Cava, mentre presso Scafati veniva fondato un istituto sperimentale per i tabacchi. Le manifatture si legavano alla buona produzione locale di foglie di tabacco e anche alle importazioni del tabacco dall'America (soprattutto dalla Virginia). La qualità della lavorazione rendeva possibile l'esportazione dei prodotti praticamente su tutto il mercato europeo. Nel 1863, in seguito ad alcuni problemi sorti con la nuova amministrazione e relativi ai salari (in particolare alla quantità di tabacco che le operaie erano autorizzate a portare fuori dalla manifattura), nella Real Manifattura a San Pietro Martire, si verificò uno dei primi scioperi della storia operaia in Italia. Le "sigarriste" si chiusero nella fabbrica e contro la forza pubblica cominciarono a lanciare dalla finestra oggetti e strumenti di lavoro. Il massiccio intervento dell'esercito, nonostante fughe dai balconi e sui terrazzi, riportò l'ordine con numerosi arresti e con il ferimento di diverse donne. Erano i primi segnali di una crisi solo provvisoriamente soffocata. G.DC. e S.L.
Le antiche concerie La tradizione delle concerie napoletane risale all'epoca medievale quando, durante il regno degli Angioini, furono concentrate nella zona del Mercato più vicina al mare (tra le strade della Conceria Vecchia e delle Vacche alla Conceria), trasferendole dal centro storico. Il trasloco si era reso necessario per la disponibilità di acqua corrente utile per sciacquare le pelli, della spiaggia per asciugarle e del mare per scaricare le velenose sostanze di risulta che avevano creato problemi agli artigiani nelle sedi precedenti. Nel corso dei secoli altre concerie artigianali si diffusero in Campania presso Solofra, Sapri, Vibonati e Santa
Maria Capua Vetere. Solo nella prima metà dell'Ottocento, però, nacquero a Castellammare le prime concerie con lavorazioni di tipo industriale: alcuni imprenditori francesi, avviarono una produzione con nuove tecniche ed una nuova organizzazione del lavoro anche se sempre grazie al sostegno dello stato e con l'impegno di capitali non elevati (un inconveniente finanziario non di poco conto era che all'acquisto delle pelli potevano seguire anche due anni per i lunghi tempi della macerazione). Le innovazioni principali riguardavano la grandezza degli spazi utilizzati, l'aumento del numero delle fosse per la macerazione
delle pelli e degli “spanditoi” per asciugarle, la meccanizzazione con mulini ad acqua della macinazione delle cortecce di querce, castagni o pioppi per ricavare il tannino essenziale per la concia . Nel corso del secolo si formarono così operai specializzati che diffusero tecniche e innovazioni in tutto il Regno di Napoli e anche il governo cominciò a rifornirsi presso queste aziende di selle, gambali, borse, cinture e finimenti vari. Nel 1833 si arrivò a dichiarare che "i nostri fabbricanti erano occupati, affollati, pressati da continue ordinazioni" e la sola marina esportava annualmente merci per un valore di circa 115.000 Ducati.
Incompiuto italiano, quanto spreco! Indagine del governo sugli edifici mai completati Elvira Tortoriello Il governo ha effettuato un’ indagine riguardo lo spreco di denaro pubblico, facendo un censimento delle opere mai concluse in tutte le Regioni Italiane, che sono state raccolte nel Sistema Informativo Monitoraggio Opere Incompiute, l’elenco è in continuo aggiorna-
mento, attualmente si calcolano circa 600 opere incompiute in tutta Italia, fatta eccezione per la Provincia di Trento che dichiara di non avere nessuna struttura incompiuta presente sul proprio territorio. Le opere vanno dai grandi aeroporti, ospedali o centri sportivi, fino alle piccole infrastrutture provinciali o comunali come svincoli stradali, scuole materne o piscine comunali. Tra i progetti incompiuti anche edifici e strutture progettati da grandi nomi dell’architettura internazionale. È il caso per esempio della Cittadella dello Sport di Tor Vergata: un Palazzo dello Sport da 15.000 posti e un complesso per la pallanuoto da 8.000. La copertura è stata progettata da Santiago Calatrava ed è costituita da una vela d’acciaio alta più di 70m. I lavori su questa opera sono stati interrotti nel 2010 e non sono più ripresi. L’opera è costata fino ad oggi 200 milioni di euro e ne richiede ulteriori 400 per essere terminata. Numerosi sono inoltre gli esempi di progetti troppo ambiziosi per il luogo cui erano destinati e che per questo e altri motivi sono rimasti incompleti.
Ne è un esempio lo stadio per il polo progettato in un comune di meno di 30000 persone (provincia di Catania) o di un grande complesso alberghiero da realizzare in un comune di meno di 1000 abitanti (provincia di Foggia). In Campania sono elencate varie opere (per lo piu’ riguardanti autostrade, svincoli e dighe) ma manca la Città
tima tranche dei fondi di competenza regionale. Un opera per lo più completa, che necessita esclusivamente di strade di accesso e collaudo, è ormai preda del degrado urbano, che lentamente sta trasformando il Parco dello Sport in una selva. Un panorama davvero desolante per l’Italia, che conta quindi uno spreco complessivo
dello sport di Bagnoli: 23 ettari di strutture sportive, campi di calcetto, basket, tennis e pallavolo, piste ciclabili, di pattinaggio, hockey e skateboard, sono infatti abbandonate dal 2010 anno di ipotetica consegna, per la mancata erogazione dell'ul-
di più di 4 miliardi euro, utilizzati in opere spesso progettate e mai realizzate, o in cantieri interminabili e abbandonati, o in edifici destinati a rimanere incompiuti quasi un simbolo della fatiscenza del nostro paese.
La Mostra d’Oltremare torna a rifiorire Dopo trent’anni la Mostra d’Oltremare torna a rifiorire. Gremita di persone e bambini nella giornata inaugurale, tantissimi sono stati i punti di intrattenimento e quelli dedicati all’arte e alla cultura. Visite animate per bambini, laboratori creativi, aree giochi con parchi avventura hanno fatto la gioia dei più piccoli, ma non solo anche spettacoli di acqua alla fontana Esedra. Una mattinata storica dunque per la Mostra d’Oltremare, ma soprattutto per i cittadini che finalmente potranno usufruire nuovamente degli spazi dei giardini della Mostra. «Crediamo fermamente che gli spazi pubblici vadano restituiti alla città, ai suoi abitanti e anche ai tantissimi turisti – ha dichiarato il sindaco Luigi De Magistris – E’ uno spazio che va sfruttato per il suo grande potenziale, qui si può fare cultura, arte, musica, economia, lavoro, artigianato. E’ solo l’inizio di un grande viaggio perchè il nostro obiettivo è quello di riaprire spazi in tutta Napoli». Oltre alla presenza del sindaco anche quella del cardinale Crescenzio Sepe, del presidente della X Municipalità Giorgio De Francesco e del presidente della Mostra Andrea Rea che in linea con le parole del sindaco ha dichiarato «questo è solo l’inizio. Non vogliamo più aspettare a sfruttare questo grande potenziale economico e competitivo con altre città europee». Insomma la neonata “Isola delle Passioni” sembra aver intrapreso una buona strada che porti al successo dove è possibile anche dedicarsi a se stessi con l’area relax nei pressi del laghetto di Fasilides o godere del verde facendo lunghe passeggiate a piedi o in bicicletta e tutto al solo costo di un euro. (dal web)
San Francisco: con la water bike il traffico è solo un ricordo Chi pensa che la bici risolverà i problemi dell’inquinamento cittadino rafforzerà ancor di più le sue convinzioni. La water bike è la nuova alternativa alla mobilità inquinante. La notizia, riportata dal sito “In a bottle” è relativa all’idea dell’americano Judah Shiller. Shiller si era imbattuto in un’amara scoperta: nella sua città, San Francisco, la costruzione della pista ciclabile su strada si sarebbe interrotta per mancanza di fondi. Un problema a noi d’oltreoceano tristemente noto, quello della mancanza di fondi per interventi pubblici, ma non estraneo anche al popolo americano. Per arginare l’ostacolo Shiller
ha pensato che, se non poteva continuare tra le vie cittadine, la pista ciclabile sarebbe continuata… in acqua. Il meccanismo della water bike è semplicissimo: basta aggiungere alla tradizionale bici un’elica e un supporto a cui collegare due galleggianti laterali,
due ali acquatiche per sfrecciare sull’acqua con lo stesso mezzo che si utilizza per camminare per le strade. Per rendere il prototipo protagonista di una vera e propria strategia di sviluppo sostenibile, Shiller ha dato vita al Progetto Bay Cycle, con cui
promuovere la realizzazione di bici d’acqua economiche entro il 2015, così da sviluppare un percorso che comprenda tutta la Baia di San Francisco. L’obiettivo è elevare la bici d’acqua al rango di modalità di trasporto alternativa riconosciuta. Oltre all’inquinamento, del resto, la water bike è un valido alleato per combattere un altro acerrimo nemico della società moderna: il traffico! Un’ottima soluzione per i pendolari di città congestionate come San Francisco. Sono proprio queste le prime, tra le città che hanno bacini d’acqua a disposizione, che devono impegnarsi a diventare le più “water bike friendly”. A.E.
Una cosa così folle da essere possibile Smartphone alimentati ad urina Cristina Abbrunzo Gli scienziati dell’Università di Bristol e Bristol Robotics Laboratory hanno creato una cella a combustibile che utilizza batteri che rompono i composti chimici presenti nell’urina, producendo elettricità. Un’elettricità che può alimentare i nostri dispositivi portatili, come i cellulari. Da tempo ormai gli scienziati sono al lavoro per cercare di sfruttare ogni tipo di energia alternativa, utile ad alimentare i nostri dispositivi elettrici. Una nuova ricerca, condotta da alcuni scienziati britannici, ha analizzato la possibilità di utilizzare un materiale di scarto del nostro organismo, l’urina, per produrre energia elettrica. I risultati, molto incoraggianti, hanno mostrato come, utilizzando il dispositivo alimentato dall’urina, fosse possibile ricaricare un telefono cellulare con energia elettrica sufficiente per mandare messaggi di testo e navigare in internet. Un piccolo risultato, è vero, ma che getta le basi per un grande cambiamento. Lo studio si basa sull’ideazione di una cella a combustibile microbico formata da batteri collocati su anodi in carbonio e inseriti all’interno di cilindri in ceramica. Quando l’urina viene inserita all’interno della cella, i batteri rompono le sostanze chimiche presenti nell’urina, creando delle cariche elettriche che vengono immagazzinate in un
condensatore. Il condensatore serve poi per alimentare i dispositivi elettrici. I batteri sono dello stesso tipo di quelli utilizzati nei sistemi di trattamento delle acque reflue, e il costo della cella a combustibile è di circa 2 dollari. Senza contare che l'urina sarebbe una risorsa gratuita e praticamente
inesauribile, considerato che oggi nel mondo, tra persone e animali, si producono circa 38 miliardi di litri di urina al giorno. Attualmente, il tipo di tecnologia sperimentata ha le dimensioni di una batteria per auto contenente una pila di celle a combustibile microbiche. I ricer-
catori hanno però intenzione di rendere il sistema ancora più compatto e portatile, in modo tale che possa essere facilmente utilizzabile per ricaricare qualsiasi tipo di gadget o dispositivo di uso comune. La speranza dei ricercatori è che un giorno tale sistema possa essere usato per fornire energia
elettrica a basso costo nei paesi in via di sviluppo e non solo. L’impatto della scoperta potrebbe essere veramente enorme, non solo per le vaste applicazioni che si potrebbero avere nell’industria, ma anche perché questo sistema potrebbe cambiare radicalmente il modo di pensare delle persone.
L’acqua potabile atterra in Marocco Dallo spazio la tecnologia per riciclare gli scarichi Il progetto potrebbe risultare alquanto bizzarro ed inusuale, ma non si tratta di fantascienza. La stessa tecnologia utilizzata dagli astronauti nello Spazio atterra ora in Marocco e più precisamente villaggio di Sidi Taïbi a 30 chilometri dalla capitale Rabat, per garantire acqua potabile agli studenti della scuola locale. Qui la popolazione è cresciuta velocemente negli ultimi anni e riuscire ad assicurare un rifornimento idrico continuo è un problema dal momento che la vicina falda acquifera risulta contaminata da nitrati e fertilizzanti e quindi non adatta al consumo umano. Per gli astronauti, riciclare le urine e le acque di scarico in nuova acqua potabile è ormai
una prassi assodata e indispensabile. L’Agenzia spaziale europea (ESA) lavora da oltre 20 anni sulla ricetta di un sistema di supporto vitale per gli astronauti a ciclo chiuso; in questo contesto una delle invenzioni più spettacolari è stata la realizzazione di membrane ceramiche e organiche, dotate di minuscoli fori
(700 volte più sottili di un capello umano) e capaci di filtrare i composti indesiderati presenti nelle urine e nelle acque grigie per rilasciare acqua pulita. Con l’aiuto dell’UNESCO, l’Università di Kenitra ha applicato questo nuovo approccio per affrontare il problema dell’acqua potabile nel villaggio di Sidi
Tibi. Sulla base dell’esperienza dell’ESA, la francese Firmo e la tedesca Belectric hanno collaborato con l’Ateneo per realizzare un primo impianto di depurazione idrica, un’unità autosufficiente alimentata da pannelli solari ed energia eolica ed istallata presso la scuola locale; la nuova struttura di trattamento dovrà soddisfare i bisogni dei 1200 studenti dell’istituto scolastico. Il surplus di energia e di acqua generato durante le vacanze scolastiche sarà condiviso con la gente del posto e se il progetto dovesse rivelarsi l’approccio giusto per il Marocco, l’esperienza sarà replicata, aumentando di scala, per fornire acqua potabile anche al resto della popolazione locale.
L AVORO E PREVIDENZA
Il decreto 34 e gli emendamenti in sede di conversione Eleonora Ferrara Il momento, sicuramente, non è dei più opportuni per convertire in legge un decreto così articolato come il n. 34 del 20 marzo 2014, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 66 del 20 marzo 2014. A parte le complesse discussioni parlamentari relative agli emendamenti da apportare, c’è da considerarne altre, all’interno del Congresso della CGIL a Rimini, conseguenti agli interventi che si sono susseguiti da parte di esponenti sindacali o politici. Susanna Camusso, dal canto suo, è convinta che il decreto sul lavoro, sia poco chiaro ed acuisca la precarizzazione. Al contempo, lamenta l’insofferenza, da un po’ di tempo a questa parte, dei governi verso la concertazione, contrastando, quindi, “l’idea di autosufficienza del governo che va determinando una vera e propria torsione democratica”. Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, precisando durante una trasmissione televisiva, che la concertazione” è finita da tempo. È stata di grande utilità in momenti di grande crisi, ma a un certo punto in Italia non si era più capaci di decidere. C’è bisogno di un cambiamento profondo e radicale e questo governo lo pratica, prendendosene, fino in fondo, le responsabilità”, durante il suo intervento a Rimini, ha ribadito questo concetto, riconoscendo l’importanza del ruolo svolto, non solo dal sindacato, ma anche dal governo che avverte, in modo preponderante, la necessità di un radicale cambiamento del Paese. Intanto, in Parlamento, la navetta tra Camera e Senato, continua, dopo il via libera del Senato alla fiducia posta dal governo sul Decreto Lavoro. Infatti il testo del decreto, che contiene le modifiche, frutto, a loro volta, della mediazione tra le forze di maggioranza, è tornato all’esame della Camera, che deve provvedere a convertirlo entro il 19 maggio. Vale la pena di esaminare gli otto emendamenti al DDL di conversione, che riscrivono alcuni degli aspetti più controversi del D.L. 34/2014, ristabilendone la logica di “maggior flessibilità” che era venuta meno a seguito delle modifiche approvate nel corso dell’esame avanti alla Camera dei Deputati. Il primo emendamento è finalizzato a sottolineare, quanto le modifiche alla disciplina del contratto a termine, introdotte
dal D.L., consistano in uno strumento atto ad affrontare la perdurante crisi occupazionale, che funge da raccordo verso la futura adozione di un modello di contratto unico a tempo indeterminato a tutele progressive. Il secondo emendamento, concerne il diritto di precedenza nell’assunzione a tempo indeterminato dei titolari di contratti a termine, con specifico riferimento alle donne in maternità. È necessario, però, che la sussistenza del suddetto diritto di precedenza, venga esplicitata nel contratto di assunzione a termine. Il terzo emendamento, prevede che il superamento del limite previsto dal decreto per il ricorso ai contratti a termine (20% dell’organico), non comporterà più la conversione a tempo indeterminato ex tunc dei contratti a termine, stipulati in violazione, ma, unicamente, la comminazione di una sanzione amministrativa di natura pecuniaria, differenziata a seconda che la violazione si riferisca ad un solo rapporto o più di uno. In base alla precipua specificità dell’attività svolta, il quarto emendamento esclude gli istituti pubblici e gli organismi privati
di ricerca, dall’osservanza del limite percentuale del 20% dell’organico, per l’assunzione con contratto a termine, soltanto del personale che svolga, in via esclusiva, attività di ricerca scientifica o tecnologica, di assistenza tecnica ecc. . Il quinto emendamento, inerisce all’apprendistato ed in-
nalza, da 30 a 50 dipendenti la soglia di organico delle aziende destinatarie dell’obbligo di stabilizzare almeno il 20% degli apprendisti per poter procedere alla stipula di nuovi contratti di apprendistato. Il sesto emendamento inerisce al contratto di apprendistato anche a tempo determinato, riguardante atti-
vità stagionali. La formazione dell’apprendista è la questione sulla quale verte il settimo emendamento. Infine, l’ottavo emendamento, riformula le norme transitorie relative ai contratti in essere alla data di entrata in vigore del D.L. 34/2014 e per l’intero periodo fino al 31/12/2014.
Viaggio nelle leggi ambientali RIFIUTI. END OF WASTE Affinché un rifiuto cessi di essere tale è comunque necessario che sia sottoposto ad operazione di recupero perché possa essere definitivamente sottratto alla disciplina in materia di gestione dei rifiuti. Anche a seguito delle modifiche introdotte con il d.lgs. 205/2010, infatti, la cessazione della qualifica di rifiuto deriva da una pregressa e necessaria attività di recupero. Cass. Sez. III n. 16423 del 15 aprile 2014 (Cc. 20 feb. 2014) RIFIUTI. DECRETO TERRA DEI FUOCHI E COMBUSTIONE DI STOPPIE Per la complessità del tema si segnalano due sentenze TAR, la prima del Tribunale di Trento, sezione distaccata di Cles, del 21 dicembre 2005, la seconda della sezione distaccata di Borgo del 6 marzo 2006. Queste due sentenze hanno ritenuto che bruciare in loco le stoppie e gli scarti di vegetazione costituisse, appunto, il reato di smaltimento non autorizzato di rifiuti non pericolosi (art. 51, comma 1 lett. a)
D. Lgs 22/1997, ora art. 256, comma 1, lett.a) D. Lgs 152/2006). Entrambe le sentenze evidenziano che si tratta di rifiuti in quanto il detentore voleva disfarsene, tanto più che, come si legge nella seconda sentenza, “la tesi per cui le ceneri costituirebbero un concimante naturale non trova riscontro nelle tecniche
di coltivazione attuali”. Il D.M. 15 dicembre 2005, dando attuazione all' art. 5 Regolamento CE 1782/03, allegato 4 ("gli Stati membri provvedono affinché tutte le terre agricole siano mantenute in buone condizioni agronomiche e ambientali"), alla norma 2.1, statuisce, in via generale, che "al fine di favorire la preservazione del livello di sostanza organica presente nel suolo..... è vietata la bruciatura delle stoppie e delle paglie, nonché della vegetazione presente al termine dei cicli produttivi di prati naturali o seminati" Peraltro, la migliore conferma che la combustione di rifiuti vegetali costituiva e costituisce un illecito viene proprio dall’inserimento del comma 6 nel Decreto “Terra di fuochi” che sarebbe del tutto superfluo se tale operazione fosse realmente una operazione rientrante nella normale pratica agricola cui consegue tout court l’esclusione dalla normativa sui rifiuti (incluso il nuovo art. 256-bis). A.T.
NUTRIRSI DI SCRITTURA PER IL BENE COMUNE Riprendiamo in mano i nostri libri e le nostre penne Martina Tafuro È la paura del confronto che ci ferma quando siamo di fronte ad una scelta che in un modo o nell’ altro, prima o poi, attraversa ciascuno di noi: lanciarsi alla scoperta di nuovi mondi o chiudersi nel proprio ovile. Ebbene, cosa ci potrebbe essere di più sensazionale se non scoprire l’ altro per approfondire se stessi? È questo l’ immenso beneficio che la lettura ci permette di assaporare. Eppure ci trastulliamo in attività che riteniamo interessanti e ricreative, mentendo spudoratamente prima a noi stessi e poi agli altri, vantando conoscenze, disser-
tando sul genere letterario che più ci confà, astraendoci dalla realtà cruda. Fin quando alla nostra porta non viene a bussare la realtà che mette in pericolo la solidità del cristallo della nostra lussuosa campana di vetro che funge da pseudoscudo, ma che nel migliore dei casi si infrange sotto i primi colpi. Spesso il coraggio sta nel superare le barriere che ci costringono ad avere limiti e decidere di immergersi in nuovi orizzonti, ribellarsi, se necessario, agli stereotipi che attanagliano la società nella quale viviamo. È ciò che Malala Yousafzai, la studentessa pakistana che ha subito un attentato dai talebani per aver frenquentato la scuola, ha testimoniato: “Riprendiamo in
mano i nostri libri e le nostre penne. Sono le nostre armi più potenti”, queste sono le parole, pronunciate nel suo discorso alle Nazioni Unite. Siamo prigionieri del silenzio che si espande nel cuore dei giovani che da adulti vagheranno nella propria città, ricoperti interamente da un alone nero, lo stesso che da ragazzi ha tarpato le loro ali. É questo il perno intorno al quale deve ruotare la vita dell’ uomo del XXI secolo: la condivisione del sapere, la curiosità del conoscere. Da pochi giorni si è concluso il Salone Internazionale del Libro di Torino che ha avuto come motivo conduttore il Bene. Di fronte a questa terribile crisi globale che ha generato decadenza morale e culturale, diventa urgente
riappropiarsi della necessità di ridefinire le regole del gioco, di provare a ridisegnare un nuovo catalogo di valori, esperienze, sensibilità positive, da cui provare a ripartire, non discorsi astratti, ma un’agenda di cose da fare e da fare bene, al meglio possibile. Della nostra storia recente siamo soliti dare una lettura all’insegna della negatività, che finisce per alimentare le ragioni del catastrofismo e della rassegnazione. Eppure sono ancora molte le energie, le competenze e le disponibilità di chi vede la crisi come un’occasione di cambiamento e di innovazione vera. Dove finisce l’etica pubblica e inizia quella privata? In quale misura sono cambiate? Come sta evolvendo la mentalità col-
lettiva? Da studente mi sento di dire che una prima opportunità potrà venire dalle risposte che la letteratura e la filosofia ha dato ai bisogni primari delle società umane. Susanna Tamaro nella prolusione inaugurale al Salone di Torino, ha rimarcato la necessità del Bene. La scrittrice ha evidenziato che aver cancellato la linea di confine tra il bene e il male, trasformando una scelta imprescindibile in qualcosa di relativo, ha contribuito a trascinare le nuove generazioni in uno stato di confusione e offuscamento, da cui è sparito ogni possibile senso da dare alla propria esistenza. Di pari passo negli ultimi anni è cresciuta una sensibilità collettiva sul concetto e sulla pratica di Bene Comune nella gestione di risorse primarie e irrinunciabili, a partire dall’ambiente, dall’acqua e dalla necessità di ridisegnare scenari per uno sviluppo sostenibile e equo. È al centro della discussione corrente un nuovo rapporto tra mondo delle persone e mondo dei beni, un tempo affidato alle logiche di mercato. Sono in molti a pensare che il 2014 sia l’anno della condivisione, come ultima possibilità per superare la crisi e le emergenze e guardare con fiducia al futuro. Lo sharing, come la rete ci ha insegnato a chiamare la condivisione, ormai fa parte della nostra vita quotidiana, da forme evolute e sofisticate a pratiche spontanee. Perché, un po’ per necessità e
un po’ per virtù, il condividere torna a essere una scelta e un’idea molto diffusa, dopo decenni in cui abbiamo idealizzato il consumo e il possesso individuale. Sono diventate patrimonio comune esperienze come il commercio equo solidale, una forma di commercio internazionale, alternativa a quella convenzionale, attraverso la quale si tende a far crescere aziende economicamente sane, garantendo ai produttori ed ai lavoratori dei paesi in via di sviluppo un trattamento economico-sociale equo e rispettoso. Promuove principi di giustizia sociale ed economica, sviluppo sostenibile, rispetto per le persone e per l’ambiente oltre che la crescita della consapevolezza dei consumatori. Il Commercio Equo Solidale è, pertanto, una relazione paritaria fra tutti i soggetti coinvolti nella catena di commercializzazione: produttori, lavoratori, Botteghe del Mondo, importatori e consumatori. Ricercare il bene comune significa essere cittadini consapevoli e attivi, divenendo attori sociali coscienti, che sappiano portare energie alla ricerca di un futuro più umanizzato. Significa vivere le nostre comunità come luogo fisico, come sistema di relazioni, rete di connessione e patrimonio ambientale. E’ questo il primo bene comune di cui prendersi cura. Partecipa al dibattito inviando un commento all’indirizzo: comunicazione@arpacampania.it
Foto di Fabiana Liguori
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10 maggio 2014 - Napoli. “Vans, Off The Wall Spring Classic”, il Festival dedicato allo skateboard