Arpa campania ambiente 2018 5

Page 1

Piano annuale attività e della performance: le innovazioni previste per il 2018-2020 Le novità del Piano triennale di Luigi Stefano Sorvino Tra le novità più importanti si segnala la delibera n. 108 del 9 marzo di approvazione del Programma annuale delle attività (P.A.A.) per il 2018, adottato in lieve ritardo rispetto alla formale tempistica, ma recante un migliore coordinamento dei dati e del lavoro preparatorio delle strutture rispetto al precedente esercizio. Il P.A.A. è il documento attraverso cui l'Agenzia pianifica annualmente le attività, soprattutto di carattere continuativo, correlate alle funzioni istituzionali, previsto dalla legge regionale istitutiva 10/1998 come strumento attraverso cui la Regione esercita il suo controllo ed a cui dovrebbe correlarsi anche il finanziamento dell'ARPAC. La essenziale novità di quest'anno, oltre ai contenuti integrati e rinnovati, è che il programma si collega finalmente all'innovativa elaborazione del Piano triennale della performance 2018/2020, di parallela adozione, novità assoluta per la nostra Agenzia che colma un adempimento obbligatorio finora non realizzato. Infatti, secondo il D.Lgs. n. 150/2009, ogni P.A. è tenuta a misurare e a valutare la performance con riferimento all'organizzazione nel suo complesso, alle sue

singole strutture o aree di responsabilità, in termini di obiettivi specifici, indicatori e target. A tal fine si redige un documento programmatico triennale, denominato Piano della performance, che – in coerenza con i contenuti ed il ciclo della programmazione finanziaria – individua gli indirizzi e gli obiettivi strategici ed operativi, definendo gli indicatori per la valutazione del personale dirigenziale e di comparto. La finalità di questo specifico strumento (con albero delle performance, linee di attività, ecc.) è, innanzitutto, la misurazione della performance organizzativa, con l'obiettivo di un costante e progressivo miglioramento, laddove il Piano "a scorrimento" – con valenza triennale ma aggiornato di anno in anno - intende offrire a tutti gli stakeholders uno strumento di reale accountability. In questo modo il Programma declina per il 2018 le linee operative delle strutture agenziali in base agli indirizzi strategici del contestuale Piano della performance ed il dialogo innovativo tra i due documenti dovrebbe consentire un'articolazione più dettagliata e compiuta degli obiettivi, con adeguati elementi per la conseguente misurazione delle prestazioni. Viene così oggi a comporsi, attraverso

PRESENTAZIONE

Il Rapporto Ambiente di Sistema e l’Annuario dei Dati Ambientali

questi importanti tasselli, un rinnovato mosaico, allineato ai più recenti indirizzi normativi, con una potenziale ed adeguata correlazione tra obiettivi, risultati attesi, finanziamenti e programmazioni regionali e, quindi, risorse economiche ed umane disponibili. Nel frattempo è intervenuta la vigenza del nuovo Contratto collettivo nazionale per il comparto Sanità, che tra l'altro sopprime le funzioni di coordinamento ed introduce significative innovazioni sulla disciplina

La Campania, terra di energie rinnovabili

delle posizioni organizzative, di cui l'Agenzia aveva già predisposto un rinnovato regolamento per rivedere i criteri di conferimento degli incarichi (da tempo cristallizzati). E' inoltre pronto lo schema di nuovo Regolamento organizzativo, oggi sottoposto alla fase delle consultazioni, che reca significative innovazioni per l'ottimizzazione ed il riordino delle strutture amministrative e tecniche dell'Agenzia, centrali e territoriali. Continua a pag.2

La nuova rete OIP per tracciare il biologico

Durante la tappa campana del Treno Verde di Legambiente, sono stati premiati “I RinnovABILI”, ovvero le realtà locali (Istituzioni, enti o aziende) che hanno scelto di utilizzare modelli energetici alternativi, senza l’uso di petrolio, gas e carbone. Per quanto riguarda le Amministrazioni sono state valutate vincenti le scelte dei comuni... Liguori a pag.3

GRANDI NAPOLETANI,

BIO-ARCHITETTURA

Il paesaggio dell’acqua

a pag.6

Martelli a pag.12

Palumbo a pag.11

GRANDI

CAMPANI

Giovanni Battista Draghi detto Pergolesi

De Crescenzo-Lanza a pag.14


Piano annuale attività e della performance: le innovazioni previste per il 2018-2020 Le novità del Piano triennale Segue dalla prima Ulteriore elemento di rinnovamento del quadro è rappresentato dalla prossima istituzione del Nucleo/Organismo indipendente di valutazione (OIV) – di cui viene indetto l'avviso pubblico di selezione – che, ai sensi del decreto legislativo n. 150/2009, dovrà sovraintendere in modo aggiornato al sistema complessivo dei controlli interni e della trasparenza (a superamento dell'attuale Nucleo in carica da alcuni anni), oltre alla già operativa istituzione dei collegi tecnici per la valutazione dei dirigenti. L'impostazione del P.A.A. conferma che l'ARPAC non è ente autoreferenziale ma risponde agli indirizzi ed alle linee che la Regione settorialmente esprime, in ambito soprattutto ambientale e sanitario – pur non essendo operativo il CORI – e la sua programmazione corrisponde in modo coerente ai fabbisogni e agli obiettivi regionali. Anche il 2018 si configura in termini di transizione verso la complessa attuazione del nuovo Sistema agenziale, codificato dalla legge n. 132/2016, che sta lentamente procedendo verso la definizione dei LEPTA, quali livello minimo omogeneo in ambito nazionale e, quindi, parametri delle prestazioni agenziali riferibili a costi standard. Infatti nel 2018, per la prima volta, le linee operative del Programma si raccordano alle innovazioni nazionali facendo riferimento al recente documento – approvato in sede di S.N.P.A. - relativo al Catalogo nazionale dei servizi e prestazioni del sistema-Repertorio, redatto ai sensi della legge quadro di riforma n. 132/2016. Il nuovo P.A.A. è predisposto per matrici o tematiche ambientali, cui corrispondono una o più linee di attività: ad esempio per le A.I.A. (autorizzazione integrata ambientale) si prevedono sia le ispezioni agli impianti soggetti ad autorizzazione che la partecipazione istruttoria alle relative conferenze di servizio. Viene rappresentata la sintesi del volume di attività previste, quantificate in ordine al nu-

mero di analisi, istruttorie, pareri, ecc., in rapporto agli indicatori significativi (impianti autorizzati, aziende attive, ecc.). Il nuovo programma prevede un forte incremento, di circa il 30%, delle attività di controllo sugli impianti dotati di A.I.A. con un notevole e maggiorato impegno del personale tecnico, a fronte della crescente sottodotazione numerica – soprattutto per il mancato turn over – con una corrispondente rimodulazione rispetto a tematiche di meno cogente impatto. Viene previsto di consolidare le azioni di controllo e monitoraggio richieste in modo prioritario dalle normative vigenti, come per "Terra dei fuochi"(CE-NA),

ispezioni alle aziende a rischio di incidenti rilevanti, EMAS, monitoraggio atmosferico, delle acque superficiali e sotterranee mentre viene necessariamente limitata la programmazione di quelle attività non di campo di supporto ad altri Enti (non strettamente obbligatorie). Sono poi previste le significative ed inderogabili attività che l'ARPAC effettua su richiesta e a supporto delle Autorità giudiziarie, nella necessaria azione di contrasto ai diffusi illeciti ambientali, sulla base delle specifiche deleghe di indagine. Sul piano amministrativo permangono criticità strutturali e l'Agenzia – ente a finanza derivata – soffre un precario equilibrio economico per la

strutturale carenza di risorse adeguate, a fronte degli innumerevoli e crescenti compiti di istituto sui più variegati versanti ambientali e sanitari. Risulta preoccupante la situazione di cassa per le difficoltà di recupero dei crediti derivanti dalle convenzioni con Enti e da specifici progetti statali e comunitari, dalla lungaggine delle procedure giudiziarie e transattive ed anche a causa delle cospicue anticipazioni sostenute sulle attività "autofinanziate", per il cui rilievo l'ARPAC è di fatto vincolata ad anticipare il costo (mentre il relativo rimborso avviene quasi sempre con ritardo). Peraltro, al fine di migliorare il recupero dei crediti, è stato deliberato l'affidamento della riscossione coattiva all'Agenzia delle Entrate-Riscossioni tramite ruolo ed adottato un apposito regolamento, che impegna le strutture centrali e periferiche ad una più incisiva azione di recupero a vantaggio dell'equilibrio di cassa. In materia di risorse umane si lavora oggi sul presupposto del fabbisogno di organico aggiornato per il triennio 2017/2019, ancora tuttavia da integrare, soprattutto con riferimento ai profili professionali, alle mobilità e progressioni per la valorizzazione del personale interno, oltre che con l'immissione in ruolo delle unità ex-

ARCADIS e le previste procedure di stabilizzazione. Sul controverso e delicato tema della "pesatura" delle posizioni dirigenziali è stata attivata una necessaria consulenza tecnico-amministrativa con esperti qualificati dell'ASL Napoli/1, si è proceduto all'adeguamento dell'importo dei buoni-pasto elettronici per il personale, come richiesto dalle Organizzazioni sindacali ed è stata resa periodicamente operativa la delegazione trattante per la concertazione e definizione di vari istituti contrattuali. Sono state espletate o sono in fase avanzata varie procedure selettive, anche per la copertura di aree dirigenziali, ed è finalmente in attivazione l'importante organismo, previsto dalla direttiva P.C.M. del 2001, del "Comitato Unico di Garanzia per le Pari Opportunità, la valorizzazione del benessere di chi lavora e contro le discriminazioni". Il percorso risulta in salita, complesso ed irto di difficoltà, nei delicati contesti di riferimento, ma sono state tuttavia tracciate linee e percorsi già concretamente attivati e resi operativi – attraverso una intensa produzione deliberativa con adempimenti di notevole interesse e valenza innovativa per la vicenda agenziale. Il Commissario Straordinario Avv. Luigi Stefano Sorvino


Il Treno Verde di Legambiente fa sosta a Napoli Dodici tappe per proiettare il Belpaese verso la decarbonizzazione e la rivoluzione energetica Tina Pollice Il Treno Verde di Legambiente, ha fatto tappa a Napoli dal 6 all’ 8 marzo. L’iniziativa di Legambiente in partnership con Trenitalia, La Stampa - Tuttogreen e il Ministero dell’Ambiente, si è svolta attraverso un tour che sta attraversando l’Italia, in dodici tappe, da sud a nord per proiettare il Belpaese verso la decarbonizzazione e la rivoluzione energetica, urgenze non più rinviabili. Un percorso verso un futuro 100% rinnovabile, recita lo slogan della campagna, per chiedere all’Europa obiettivi più rigorosi nel Pacchetto Energia e Clima 2030 e incitare l’Italia ad assumere un ruolo da leader nel mettere in pratica quanto previsto dall’Accordo di Parigi per la lotta ai cambiamenti climatici. Il viaggio del Treno Verde guarda al 2030, poiché i cambiamenti climatici sono un’emergenza in quanto responsabili dell’inquinamento sempre più devastante dell’intero pianeta e, gli attuali impegni presi di riduzione delle emissioni non bastano. In poco più di dieci anni la produzione da energie green ha registrato in Italia un incremento nella

produzione del 99 per cento, superando il 32% del fabbisogno elettrico nazionale, grazie al milione di impianti di tutte le taglie distribuiti sul territorio nazionale. Impianti, presenti da circa tre anni, nel cento per cento dei comuni italiani, stanno rivoluzionando il sistema energetico del nostro

Paese. In Campania, la crescita delle energie rinnovabili è stata esplosiva, sia per la potenza che per la produzione, registrando un +20% dal 2010 al 2016. Le fonti rinnovabili sono vantaggiose non solo dal punto di vista ambientale, ma anche come fonte e premessa di posti

di lavoro. Per il Treno Verde sono state messe a disposizione quattro carrozze: nella prima si è dibattuto di come sia possibile realizzare una produzione integrata e distribuita da fonti pulite, soffermandosi inoltre dove è presente l’ iniziativa Comuni Rinnovabili, che da dodici anni

fotografa la crescita di produzione energetica da fonti rinnovabili nei territori italiani. Nella seconda sono presentati i risultati della campagna di Legambiente Civico 5.0, dedicata ai temi dell’efficientamento energetico in edilizia e della sharing economy condominiale. Un tema centrale che può declinarsi in concreti risparmi per le famiglie italiane, visto che la spesa energetica è una delle voci più rilevanti del bilancio domestico. Una spesa che può essere notevolmente ridotta con interventi di efficienza energetica negli edifici e con impianti che possono rendere più confortevoli sia d’inverno che d’estate le case. Nella terza vi è il progetto “Ecopneus per il clima”, dedicato al consorzio in prima linea nel recupero e riciclo dei pneumatici fuori uso, ed è approfondito il rapporto tra l’energia e il riciclo, mettendo in luce lo strettissimo legame che esiste tra energia, materiali e nuove tecnologie. Infine, nella quarta carrozza è possibile degustare prodotti e cibi realizzati a emissioni zero dalle aziende del “Cibo rinnovabile” che producono e trasformano prodotti alimentari 100% rinnovabili.

La Campania, terra di energie rinnovabili A bordo del Treno Verde di Legambiente premiate le realtà locali che puntano su nuovi modelli energetici Fabiana Liguori Durante la tappa campana del Treno Verde di Legambiente, sono stati premiati “I RinnovABILI”, ovvero le realtà locali (Istituzioni, enti o aziende) che hanno scelto di utilizzare modelli energetici alternativi, senza l’uso di petrolio, gas e carbone. Per quanto riguarda le Amministrazioni sono state valutate vincenti le scelte dei comuni di Campagna (SA) e Giungano (SA). Il primo ha intrapreso diverse azioni per la riduzione dei consumi e dei gas climalteranti, tra questi l’efficientamento di quattro scuole comunali e il progetto “CondominiEcoEfficienti” lanciato nel 2017 con l’obiettivo di migliorare le prestazioni ener-

getiche di condomini attraverso una stretta collaborazione con il settore imprenditoriale. Nel centro storico di Giungano invece, la casa comunale ha subito un intervento di coibentazione dell’involucro oltre che l’ammodernamento dell’im-

piantistica per i riscaldamento e il confort degli ambienti di lavoro. L’efficientamento energetico dell’edificio è stato quindi realizzato attraverso la messa in esercizio, nel 2016, di una pompa di calore geotermica a servizio dell’immobile. La tipologia di sistema impie-

gato è a sonde verticali, con pompa di calore con una potenza di 13,41 kW. L’impianto geotermico così strutturato, unitamente al ricorso ad adeguate integrazioni tecnologiche, ha dato vita ad un sistema energetico a bassissimo impatto ambientale, con il conseguente abbattimento di emissioni di CO2. Per quanto riguarda le aziende, sono sette le grandi “amiche dell’ambiente”: l’Azienda Agricola Giacomo Simone e la Torre Venere di Castelvenere (BN), la C&F Energy società agricola ad Angri (SA), la Donnachiara srl a Montefalcione (AV), la Tenuta Chirico ubicata ad Ascea (SA), la Tenuta Vannulo figlia di Capaccio Paestum (SA), la ACCA soft-

ware S.p.A a Bagnoli irpino (AV), la EMMEFFECI Srl a Nocera Superiore (SA) e la SIP&T a Baronissi (SA). Nel complesso agricolo “Ferrandelle” in provincia di Caserta, infine, area confiscata al camorrista Francesco Schiavone e assegnata al Consorzio Agrorinasce, è stato realizzato un impianto di digestione anaerobica da fonte rinnovabile che si sviluppa su una superficie di circa 20mila mq e produce biogas da convertire in energia elettrica. È inoltre presente un impianto SBR per l’abbattimento dell’azoto attraverso un processo di denitrificazione e nitrificazione con una di riduzione dell’azoto presente nel digestato del 60% e quindi con riduzione dell’effetto serra.


I DRONI CONTRO LA DEFORESTAZIONE Grazie ad un progetto inglese si potranno piantare fino a centomila alberi al giorno Ilaria Buonfanti Per garantire un futuro all’essere umano, arginando i devastanti cambiamenti climatici che hanno già interessato la Terra e che stanno completamente cambiando volto al nostro pianeta, è necessario invertire la drammatica tendenza alla desertificazione globale. Piantare alberi, sovvertendo la deforestazione di intere aree, è una delle soluzioni più complete per consentire alla natura di ricominciare a fornire risorse in aree ormai devastate dalle attività umane. BioCarbon Engineering, azienda ad alta innovazione tecnologica inglese, sta da anni studiando una soluzione rivoluzionaria per raggiungere ogni an-

golo della terra in grado di farla tornare una risorsa verde per l’uomo e per le specie endemiche. Fondatore dell’azienda è Lauren Fletcher, per 20 anni alla NASA come ingegnere, che ha come obiettivo dichiarato “Cambiare il mondo, 1 miliardo di alberi alla volta”. L’obiettivo di BioCarbon è infatti riuscire a piantare 1 miliardo di alberi all’anno, un ritmo reso possibile dall’impiego di sistemi completamente automatizzati di semina, mediante i droni. La semina degli alberi avviene durante due differenti fasi, ognuna delle quali cruciale per consentire elevati ritmi di lavoro, un elevato rendimento per ogni seme piantato e un bassissimo costo complessivo rispetto ai metodi tradizionali. Fase 1: Mapping. La prima operazione viene effettuata mediante immagini satellitari, che consentono di osservare le zone desertificate. Dopo aver individuato l’area in cui operare, un drone ad ala fissa, che consente autonomie di volo elevatissime, effettua il mapping del territorio, individuando gli ostacoli ma anche le risorse utili alla crescita degli alberi. Fase 2: Semina. Dopo aver elaborato con un software le immagini create con il primo drone, un secondo drone quadricottero ad ala rotante procede all’operazione di semina, volando a circa 2/3 metri da terra e lasciando cadere un seme avvolto in materiale biodegra-

dabile, in posizioni predeterminate. Ogni drone ha una capacità di 300 semi e copre un ettaro in circa 19 minuti. Durante i sorvoli dopo la semina, i droni sono anche in grado di verificare l’efficacia del trattamento e seguire l’evoluzione della crescita degli alberi. I vantaggi del sistema di BioCarbon Engineering sono sia nei tempi sia nei costi del rimboschimento. Secondo i dati forniti dall’azienda, piantare alberi con i droni è 10 volte più veloce ri-

spetto ai metodi tradizionali, ad un costo che è solo il 15% del totale, con un’efficienza combinata pari a centinaia di volte i sistemi tradizionali. Utilizzando più droni per volta, sarà possibile in molte zone piantare sino a 100.000 alberi al giorno, un ritmo impensabile per i lavoratori a terra. La prima operazione di rimboschimento è stata effettuata a settembre scorso in Birmania, per poi spostarsi in Sudafrica ed infine nelle distese desertificate della Giungla Amazzonica.

SINGAPORE: DATA CENTER ALIMENTATI DAL SOLE L’impatto ambientale, si sa, è uno dei mali che affligge da un po’ di tempo a questa parte la salute del nostro pianeta e sono tutti alla ricerca di possibili soluzioni per porvi rimedio. Anche Microsoft si è adeguata, puntando tutto sull’alleggerimento dell’impatto ambientale delle sue attività in Oriente. La famosa compagnia ha, infatti, annunciato in questi giorni un accordo ventennale per acquisire energia rinnovabile da una società di Singapore, il Sunseap Group. Per la casa di Redmond si tratta della prima operazione sulle fonti pulite in Asia. In base all'intesa siglata, Microsoft acquisterà il cento per cento dell'elettricità prodotta dall'impianto fotovoltaico progettato appunto da Sunseap. Il progetto prevede, inoltre,

l'installazione di pannelli solari su centinaia di tetti di Singapore, garantendo una potenza di picco pari a 60megawatt, e l'elettricità prodotta servirà, poi, ad alimentare i data center di Microsoft. Il general manager delle infrastrutture cloud, Christian Belady, ha tenuto a sottolineare che questo rappresenta il primo accordo sulle energie pulite in Asia e il terzo fuori dagli Stati Uniti d’America, dopo le intese stipulate sull’eolico annunciate nel 2017 in Irlanda e in Olanda. Insomma, la Microsoft, che in queste settimane si è tinta di verde, con la collaborazione della Sunseap, è sulla strada giusta per superare l'obiettivo di alimentare ben il 50% dei loro data center con energie rinnovabili entro la fine di quest’anno. In

particolare, una volta operativo, il nuovo impianto solare porterà oltre gli 860 megawatt il totale dell'approvvigionamento diretto di energie rinnovabili. La società nordamericana è sbarcata a Singapore nell’ormai lontano 1990, arrivando oggi a contare ben 850 dipendenti e infrastrutture che erogano servizi cloud di vario tipo, a cominciare da Azure e da Office 365. Purtroppo il ri-

scaldamento globale è una realtà e quello della Microsoft rappresenta un tentativo concreto di risoluzione del problema. Microsoft ha, quindi, bisogno di sole per portare avanti il suo percorso verso la sostenibilità e mettersi in pari con la concorrenza con i loro progetti “verdi”, tra cui spiccano in pole position Facebook

e Apple. Non servono superpoteri, ma semplicemente un pizzico di buona volontà e buone idee attraverso le quali sfruttare in maniera intelligente ciò che ci viene offerto dalla natura che ci circonda. Insomma riuscirà la Micrososft a ritagliarsi il suo posto al sole? Ai posteri l’ardua sentenza. A.P.


Giornata mondiale dell’acqua, una lunga storia Dal 1992 questo appuntamento contribuisce a sensibilizzare i cittadini su un tema scomodo Anna Gaudioso Diminuisce sempre di più la disponibilità di acqua potabile a causa della crescita delle attività umane dovuta ad un modello di sviluppo non sostenibile. Risale al lontano 1995 la celebre affermazione di Ismail Seralgeldin, vicepresidente della Banca mondiale: «se le guerre del Ventesimo secolo sono state combattute per il petrolio, quelle del Ventunesimo avranno come oggetto del contendere l'acqua». Nel 2003, il World Water Development Report dell'Unesco fece notare chiaramente che nei vent'anni successivi la quantità d'acqua disponibile per ogni persona sarebbe diminuita del 30%. Per questo motivo l'acqua è divenuta una risorsa strategica per molti Paesi. Il 28 luglio 2010, per la prima volta nella storia, la risoluzione Onu sul diritto all’acqua ha sottolineato che si tratta di «un diritto umano universale e fondamentale». È dal ’92 che il 22 marzo si festeggia la Giornata mondiale dell’acqua. Le Nazioni Unite invitano tutti gli Stati membri a focalizzare l’attenzione, in questa giornata, sulle raccomandazioni che sono state concordate con l'Assemblea generale, nonché a promuovere attività

da realizzare all'interno dei loro Paesi. Successivamente sono state coinvolte una serie di Organizzazioni non governative che hanno caratterizzato la Giornata internazionale per l'acqua come un momento per sensibilizzare il pubblico sulla questione dell'acqua, divenuta ormai nella nostra era una situazione alquanto critica. Si è dedicato un occhio di riguardo all'accesso all'acqua dolce e alla sostenibilità degli habitat acquatici. Ogni tre anni dal 1997, per esempio, il Consiglio mondiale sull'acqua, un'organizzazione internazionale con sede a Marsiglia, la cui missione è «promuovere consapevolezza, costruire impegno politico e dare impulso ad azioni relativamente ai problemi critici di tutti livelli che riguardano l'acqua», ha coinvolto migliaia di persone nel World Water Forum durante la settimana in cui ricadeva la

Giornata internazionale dell'acqua. Le agenzie promotrici e le organizzazioni non governative hanno messo in luce il fatto che un miliardo di persone non hanno accesso all'acqua pulita. In particolare, l'organizzazione si propone di sostenere le pratiche di conservazione, protezione, sviluppo e gestione dell'acqua su basi sostenibili dal punto di vista ambientale. Questa Giornata serve per far comprendere il valore dell’acqua come bene comune e diritto fondamentale dell’uomo, promuovendo comportamenti virtuosi rispetto all’uso e alla gestione della risorsa acqua. Il diritto all’acqua è il diritto alla vita ed è riportato nella Dichiarazione universale dei diritti umani, definito come il diritto uguale per tutti senza discriminazioni. Numerosi progetti si sviluppano da anni in tutta Italia, per sensibilizzare i cittadini del futuro a un

Giornata mondiale dell’acqua, Arpac a Città della Scienza In occasione della Giornata Mondiale dell'acqua, l'Agenzia regionale per la protezione ambientale della Campania (Arpac) è lieta di dare il proprio contributo nell'ambito della rassegna "Una goccia d'acqua, una goccia di vita", evento organizzato a Città della Scienza. Il giorno 17 marzo dalle ore 10.00 alle 13.00, i tecnici ed esperti dell'Agenzia illustreranno le attività e le tecniche utilizzate quotidianamente per il monitoraggio delle acque superficiali: mari, fiumi e laghi. Sul sito dell'evento informazioni su orari e costi uso consapevole delle risorse idriche, sviluppando iniziative di cittadinanza attiva in cui ognuno deve fare la sua parte. L’obiettivo è far conoscere il ciclo dell’acqua, dal punto di presa naturale fino alle abitazioni e da qui alla depurazione e al ritorno in ambiente, favorendo la conoscenza del servi-

zio idrico e incentivando il consumo dell’acqua della rete idrica come acqua buona da bere. Così ognuno può conoscere il proprio ruolo nella salvaguardia dell’acqua e arrivare alla consapevolezza e a una conoscenza del proprio territorio e del ciclo dell’acqua.


PRESENTAZIONE

Il Rapporto Ambiente di Sistema e l’Annuario dei Dati Ambientali Il 20 marzo prossimo a Palazzo Montecitorio verranno presentati l’Annuario dei dati ambientali e il Rapporto Ambiente espressione del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (RASNPA), rispettivamente alla quindicesima e alla prima edizione, che insieme costituiscono la fonte ufficiale più completa, attendibile e ragionata dell’informazione ambientale intertematica nel nostro Paese. L’evento in programma nella capitale, a un anno dall’en-

trata in vigore della legge istitutiva del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente, testimonia la crescente e sempre più efficace collaborazione tra le diverse componenti del SNPA sul tema prioritario dell’informazione ambientale. Arpa Campania ha fornito un contributo rilevante all’elaborazione di questi importanti documenti del Sistema nazionale. L’Agenzia fornisce buona parte dei dati dell’Annuario che riguardano la Campania.

Inoltre ha curato alcuni dei contenuti salienti del Rapporto Ambiente. Alberto Grosso e Giuseppe De Palma, tecnici della Sezione regionale del catasto rifiuti gestita da Arpac, sono autori di un contributo intitolato “La Campania e l’economia circolare: la buona pratica della filiera corta del riciclo di carta e cartone”. Nel volume dedicato agli indicatori e alle specificità regionali, inoltre, Claudio Marro e Roberto Bardari (Unità operativa complessa monitoraggi e controlli) hanno esposto i risultati delle indagini sulla Terra dei fuochi. Sul tema dei siti contaminati, poi, Rita Iorio, Maria Daro e Annalisa Giordano (Unità operativa complessa Siti contaminati e bonifiche) hanno scritto delle Linee guida redatte da Arpa Campania per la predisposizione e l’esecuzione delle indagini preliminari per gli ex Sin della regione. Infine, Salvatore Viglietti (Dipartimento di Benevento) e Antonella Loreto (Unità operativa Sostenibilità ambientale) sono tra gli autori di un contributo sui molluschi di terra dal titolo “La malacofauna continentale della Campania: una importante componente della biodiversità della regione”. All’incontro di presentazione,

in programma nella Sala della Regina a partire dalle 9.30, è prevista la partecipazione, tra gli altri, del presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, del ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, di Giovanni Toti, presidente della Liguria e vicepresidente della Conferenza Stato - Regioni, del sindaco di Roma Virginia Raggi, di Stefano Laporta (presidente Snpa e Ispra), Alessandro Bratti (direttore generale Ispra) e Luca Marchesi (vicepresidente Snpa e dg di Arpa Friuli Venezia Giulia). L’Annuario dei dati ambientali con un core set di 311 indicatori per un totale di 140.000 dati aggiornati, non è solo una “Banca dati”, cioè un semplice sistema informativo, ma rappresenta un utile e completo strumento di conoscenza al servizio di cittadini, esperti e decisori politici. Infatti la presente edizione dell’Annuario comprende anche il rapporto “Dati sull’Ambiente”, con una selezione e sintesi delle tematiche e degli indicatori ambientali in linea con gli obiettivi del VII Programma di Azione Am-

bientale dell’Agenzia Europea per l’Ambiente; l’“Annuario in cifre”, che restituisce una sintesi dell’Annuario (versione integrale) fruibile da un ampio pubblico anche di non esperti e infine “Ricapitolando…l’ambiente” che, per alcuni tra i temi ambientali di maggiore interesse, fornisce una sintesi e un confronto con gli altri paesi europei. L’importante ruolo svolto dall’SNPA nella ricerca, nel monitoraggio e nel controllo ambientale nel Paese emerge con evidenza nel RA-SNPA che, alla sua prima edizione, si compone di due documenti “Ambiente in Primo Piano” e “Ambiente in Primo Piano: Indicatori e Specificità regionali”. Entrambi i documenti infatti, oltre a rappresentare una lettura aggiornata della situazione ambientale in Italia sulla base condivisa dei dati dell’Annuario, forniscono un quadro completo della ampia e importante attività del Sistema, attraverso 86 brevi articoli riguardanti aspetti particolarmente rilevanti sia di carattere generale che di interesse locale.


Il Dipartimento di Benevento analizza gli stupefacenti sequestrati dalle Forze dell’ordine nella provincia sannita

Arpac nelle scuole per discutere di droghe Agenzia e Questura insieme per un progetto di sensibilizzazione degli adolescenti Elina Barricella Caterina Martuccio Antonia Ranaldo Il dipartimento Politiche antidroga della Presidenza del Consiglio dei ministri ha da poco presentato la Relazione annuale al Parlamento sullo stato delle tossicodipendenze in Italia e i dati relativi ai consumi a livello nazionale. Da questi dati si rileva che il consumo di sostanze stupefacenti, dopo una fase di calo negli anni 2007-2011, è nuovamente in fase ascendente. Si stima che circa il 25,9% della popolazione studentesca in Italia abbia assunto nel 2016 almeno una sostanza illegale, e si riscontra un aumento del 58% dei ricoveri per droga tra i minori Il mondo dei consumi delle sostanze ha conosciuto e sta conoscendo cambiamenti repentini, sia per quanto riguarda il numero e la tipologia di sostanze usate, sia relativamente ai comportamenti che ne determinano il consumo. In particolare c’è grande allarme per le nuove sostanze sintetiche. Tutto questo richiede una profonda riflessione orientata al contesto e al coin-

Arpa CAMPANIA AMBIENTE del 15 marzo 2018 - Anno XIV, N.5 Edizione chiusa dalla redazione il 15 marzo 2018 DIRETTORE EDITORIALE

Luigi Stefano Sorvino DIRETTORE RESPONSABILE

Pietro Funaro CAPOREDATTORI

Salvatore Lanza, Fabiana Liguori, Giulia Martelli IN REDAZIONE

Cristina Abbrunzo, Anna Gaudioso, Luigi Mosca, Andrea Tafuro GRAFICA E IMPAGINAZIONE

Savino Cuomo HANNO COLLABORATO

E. Barricella, I. Buonfanti, F. Clemente, F. De Capua, G. De Crescenzo, A. Esposito, R. Fanelli, R. Femiano, R. Funaro, B. Giordano, R. Maisto, C. Martuccio, A. Palumbo, A. Paparo, T. Pollice, A. Ranaldo, D. Santoro, M. Tafuro SEGRETARIA AMMINISTRATIVA

Carla Gavini DIRETTORE AMMINISTRATIVO

Pietro Vasaturo EDITORE Arpa Campania Via Vicinale Santa Maria del Pianto Centro Polifunzionale Torre 1 80143 Napoli REDAZIONE Via Vicinale Santa Maria del Pianto Centro Polifunzionale Torre 1- 80143 Napoli Phone: 081.23.26.405/427/451 Fax: 081. 23.26.481 e-mail: rivista@arpacampania.it magazinearpacampania@libero.it Iscrizione al Registro Stampa del Tribunale di Napoli n.07 del 2 febbraio 2005 distribuzione gratuita. L’editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti e la possibilità di richiederne la rettifica o la cancellazione scrivendo a: ArpaCampania Ambiente,Via Vicinale Santa Maria del Pianto, Centro Polifunzionale, Torre 1-80143 Napoli. Informativa Legge 675/96 tutela dei dati personali.

volgimento di tutti i portatori di interesse (famiglia, scuola, sanità, Forze dell’ordine) nell’ottica di intraprendere quelle azioni definibili di “prevenzione territoriale” che, grazie alle logiche di sinergia e di “sistema di prevenzione”, possono avere le maggiori probabilità di risultato. Con tale convinzione il Dipartimento provinciale di Benevento dell’Arpa Campania, che con il Laboratorio Sostanze stupefacenti effettua da anni il supporto analitico e scientifico alle Forze dell’ordine su reperti di droghe da strada sequestrati e collabora con il sistema Allerta precoce del dipartimento Politiche antidroga della Presidenza del Consiglio dei ministri, ha aderito all’attività progettuale “Conoscere per prevenire” promosso dalla Questura di Benevento sul tema della droga. L’iniziativa, in corso nell’anno scolastico 2017-2018 a partire da febbraio, è stata presentata a novembre in Questura ai referenti della legalità degli istituti scolatici di primo e secondo grado della provincia di Benevento ed è coordinata dall’Ufficio scolastico provinciale. Questo progetto rappresenta una iniziativa complessiva sulla tematica, con la partecipazione dei principali soggetti coinvolti nella problematica (scuole, Forze dell’ordine, Asl, Arpac). Nei nostri interventi illustreremo le risultanze dell’elaborazione dei dati derivanti dalle analisi effettuate negli ultimi dieci anni sui campioni di droghe da strada. Dall’esame di questi dati, è possibile conoscere le sostanze stupefacenti maggiormente usate in provincia di Benevento e l’evoluzione nel tempo della composizione di tali sostanze in termini di concentrazione di principio attivo e di sostanze adulteranti utilizzate per il taglio. In particolare, in linea con quanto avviene a livello nazionale e riportato nella Relazione annuale al

Parlamento 2016 presentata dal Dipartimento Politiche antidroghe, abbiamo riscontrato nel tempo un notevole incremento di sequestri di reperti contenenti derivati della cannabis, un andamento oscillante dei sequestri di cocaina e una notevole diminuzione di sequestri di campioni contenenti eroina. Ma l’aspetto preoccupante rilevato dall’analisi dei dati è l’aumento della percentuale di principio attivo nei campioni di cannabis, che negli ultimi anni è praticamente raddoppiato, e inoltre l’impiego di sostanze adulteranti sempre più pericolose per la salute umana nei campioni di eroina e cocaina. Infine, risalta il diffondersi dell’uso a scopo non medico di medicinali oppiacei. Siamo convinti che una informazione corretta, che partendo dalla tipologia e dalla qualità delle sostanze consumate sul territorio affronti con rigore scientifico i rischi e i pericoli connessi all’uso delle sostanze stupefacenti e sensibilizzi in particolare la popolazione giovanile, sicuramente potrebbe far sviluppare maggiore consapevolezza sulla problematica e costituire una valida azione di prevenzione. La Questura affronterà gli aspetti le-

gali connessi alla tematica e approfondirà le conseguenze per un ragazzo che viene trovato in possesso di sostanze stupefacenti. Il progetto coinvolge 18 scuole secondarie di primo e secondo grado della provincia di Benevento nel corso dell’anno scolastico 2017-2018. per un totale di 18 incontri. Ai ragazzi, all’ inizio degli incontri viene somministrato un questionario per capire il loro punto di vista e le loro conoscenze in tema di droghe. Alla fine dell’incontro, per coinvolgere attivamente i ragazzi, viene richiesto di contribuire a formulare una proposta di Piano d’azione junior per combattere il problema droga. I ragazzi devono indicare quali potrebbero essere secondo loro delle iniziative utili a tal fine. Le risposte date dai ragazzi verranno elaborate e quale output del progetto verrà redatto un Piano d’azione junior provinciale che recepisce le varie proposte indicate. Verrà quindi organizzato un evento finale con la Questura, per presentare le risultanze degli incontri e il Piano d’azione proposto dai ragazzi e inoltre per discutere con esperti di livello nazionale dei problemi emergenti legati all’uso delle sostanze stupefacenti.


Al via il progetto Moving Culture Per valorizzare il patrimonio culturale italiano ed incentivare la mobilità sostenibile Rosemary Fanelli Al via il progetto Moving Culture, lanciato da Flixbus, operatore autobus leader in Europa, e l’Associazione italiana giovani per l’Unesco, nato per valorizzare il patrimonio del Paese ed incentivare la mobilità sostenibile. L’iniziativa, che nasce proprio dalla volontà di promuovere l’eredità culturale italiana secondo una prospettiva di turismo responsabile, ruota attorno a tre valori fondamentali: la valorizzazione del patrimonio, la spinta all’innovazione e l’attenzione alla sostenibilità. Questo connubio consentirà ai giovani di raggiungere in modo consapevole e rispettoso per l’ambiente luoghi sparsi su tutto il territorio nazionale, usufruendo di un servizio capace di mettere in relazione realtà culturali distanti fra loro in un paese che patisce ancora profondi problemi infrastrutturali. Il progetto è strutturato in due diversi step: il primo porterà alla realizzazione di 10 brevi documentari, in cui i volontari dell’Associazione racconteranno il loro viaggio verso alcuni dei siti patrimonio Unesco italiani, fornendo informazioni e curiosità;verranno poi diffuse dieci guide turistiche dedicate ai siti Unesco, disponibili gratuitamente al download per i passeggeri che per tutta l’estate si muoveranno sugli autobus FlixBus. Poiché sono soprattutto i giovani a scegliere di spostarsi in autobus, in modo da viaggiare abbattendo i costi, saranno proprio le nuove ge-

nerazioni ad avvicinarsi al patrimonio artistico-culturale del Paese. “Quando un’azienda innovativa e dinamica incontra un’associazione giovane ed appassionata, si mettono in connessione forze e visioni capaci di generare valore e favorire sviluppo per intere comunità e territori. La collaborazione tra Unesco Giovani e FlixBus, consentirà a migliaia di cittadini, ed in particolare a tanti giovani studenti ed universitari, di essere sempre più vicini al patrimonio artisticoculturale e naturale del nostro Paese. Permetterà loro di ri-

scoprirlo, conoscerlo, visitarlo e raggiungerlo con un servizio di eccellenza, capace di trasformare l’esperienza dell'esplorazione in un vero e proprio viaggio della conoscenza” dichiara Paolo Petrocelli, Presidente dell’Associazione Ita- liana Giovani per l’UNESCO. Fondamentale per il Moving Culture saràanche l’incentivazione di forme di mobilità rispettoseper l’ambiente. Non è un caso che FlixBus si batte da sempre per ridurre al minimo l’ impatto ambientale, monitorando l’efficienza dei suoi mezzi in termini di consumo di carburante

ed emissioni di gas serra. L’azienda permette inoltre ai suoi passeggeri di viaggiare a impatto zero compensando le emissioni di CO2 del proprio viaggio tramite il pagamento volontario di una piccola quota aggiuntiva sul costo del biglietto, che contribuisce a finanziare dei progetti certificati per la tutela del clima. La capacità di reinventare la tradizione rappresenta un altro punto di contatto tra FlixBus e l’Associazione, entrambe realtà dinamiche e da sempre in prima linea nel coinvolgimento dei giovani, rendendoli protagonisti attivi, rispettiva-

mente, nella trasformazione di un mercato tradizionale e nella valorizzazione del patrimonio. Con questo progetto, concorrono ad avvicinare una generazione alle ricchezze del territorio italiano, facilitando il senso di attaccamento e la conoscenza della storia e della cultura nazionale. Certamente l’iniziativa riscuoterà successo, anche grazie all’arricchimento del network di collegamento e non è escluso che in futuro i due partner possano valutare l’ipotesi di crescere ed accrescere ulteriormente il nostro patrimonio culturale.


Economia circolare e solidarietà,

quando il binomio è vincente I benefici ambientali e sociali del recupero e del riutilizzo delle lenti In Italia il riutilizzo degli occhiali è una realtà oramai consolidata grazie alle iniziative di associazioni e organizzazioni no profit. Il Lions Club 15 anni fa ha creato il Centro Italiano Lions per la raccolta degli occhiali usati: dei 3,5 mln di occhiali raccolti in questi anni, ben 1,5 mln paia sono stati ricondizionati. Questo servizio gratuito è garantito in diversi Paesi: quello italiano è solo uno dei 19 centri volontari che in tutto il mondo si occupano di ridare nuova vita a un bene che, altrimenti, sarebbe destinato a diventare rifiuto. Il processo di ricondizionamento funziona così: il Centro Lions, con la collaborazione di varie associazioni, raccoglie gli occhiali usati provenienti da tutto il Paese; una volta collettati sono inviati alla sede operativa di Chivasso dove viene effettuata un selezione tra quelli non danneggiati e quelli, invece, non recuperabili. Questi ultimi vengono conferiti ai consorzi per il recupero di plastica, vetro e ferro. Dopo averli suddivisi nelle categorie uomo, donna e bambino, le lenti vengono lavate, sterilizzate e catalogate in un database digitale. Al momento della consegna è l’oculista, tra i volontari, che si occupa di fare la visita e consegnare il paio che più si avvicina alle esigenze dell’utente. La consegna avviene in 70 paesi di tutto il mondo: l’Africa è stato il Paese di maggior destinazione, lì dove “milioni di persone ricevono il dono della vista con un semplice paio d’occhiali che altrimenti non potrebbero permettersi”, ha commentato Enrico Baitone, Presidente del Centro Italiano Lions per la raccolta degli occhiali usati. Oltre all’Africa figurano Asia, Sud America, Moldavia e, da qualche anno, il Bel Paese. E ora si punta a fare di più con un’alleanza con Fise Unicircular, l’Unione delle Imprese dell’Economia Circolare. In occasione dell’evento di celebrazione del quindicesimo anniversario dall’inizio di questa attività Andrea Fluttero, presidente di Fise Unicircular, è stato nominato “Eyeglasses

In Svezia il primo market del riciclo Rosa Funaro

Recycling Ambassador”. L’ambito riconoscimento internazionale, consegnato per la prima volta in Italia, è stato concesso al Presidente di Unicircular a seguito dell’opera svolta a favore della raccolta e riutilizzo degli occhiali usati e della promozione del servizio sul proprio territorio e all’interno della propria comunità. Il presidente Fluttero nel suo intervento di ringraziamento ha evidenziato come questa meritoria attività rivesta un importante aspetto solidale, ma si inquadri nella logica dell’economia circolare con la

quale il nostro Paese è chiamato a confrontarsi a seguito della recente approvazione del pacchetto delle direttive europee cd. “Circular Economy”. Per questo motivo Fluttero ha annunciato che proporrà, in occasione della prossima riunione del consiglio direttivo di Unicircular, di creare all’interno dell’associazione l’area “No Profit” alla quale far aderire ad honorem la raccolta occhiali usati dei Lions, al fine di “coinvolgerli nell’obiettivo comune della transizione verso un’economia circolare”. F.DEC.

L’upcycling, il riciclo creativo basato sull’utilizzo di materiali di scarto destinati ad essere gettati, per creare nuovi oggetti dal valore maggiore, sta conquistando il favore crescente dei clienti e in Svezia è diventato la base di un centro commerciale innovativo e redditizio, che contribuisce anche a ridurre i rifiuti da smaltire. La Retuna Återbruksgalleria è infatti il primo centro commerciale di upcycling promosso dalla municipalizzata di Eskilstuna, cittadina a circa 100 km da Stoccolma, in collaborazione con l’assessorato al lavoro e alla motivazione. Sviluppato su 5000 mq divisi su due piani, ospita quindici negozi, una caffetteria, una conference room, una sala per la formazione e un laboratorio per la rimessa a nuovo dei prodotti usati prima di metterli in vendita. Il modello prevede che i cittadini affidino al centro gli oggetti di cui intendono disfarsi: viene raccolto di tutto, dagli arredi all’abbigliamento, dagli accessori agli articoli sportivi.

A seconda della categoria i prodotti vengono smistati a uno dei negozianti che se ne prende carico per le eventuali riparazioni e rimessa in sesto prima di rimetterli in vendita. La struttura è situata vicino al centro per la raccolta differenziata di Retuna, creando così una integrazione logistica: i prodotti non riparabili vengono agevolmente dirottati lì, dove poterne almeno riciclare i materiali. I negozianti pagano una quota mensile al centro che include sia l’affitto, sia la possibilità di ricevere un flusso continuo di oggetti e prodotti gratis e gestiscono autonomamente le proprie attività, le relazioni con i clienti e il pricing. Ad esempio, alcuni negozianti utilizzano parte del proprio spazio come laboratorio per la riparazione degli oggetti mentre altri usano laboratori esterni. Anche la scelta dell’assortimento è totalmente libera: alcuni vendono solo prodotti usati, altri ne inseriscono di nuovi, anche se soprattutto prodotti eco-sostenibili certificati.

Ad Amsterdam la spesa senza plastica Apre ad Amsterdam il primo supermercato senza plastica. Si tratta di Ekoplaza, catena di cibo biologico, che ha inaugurato il reparto plastic free grazie alla collaborazione con l’associazione ambientalista britannica “A Plastic Planet”. Quest’ultima, circa un anno fa, ha dato avvio alla campagna Plastic-Free Aisle ("corridoio senza plastica") contro il packaging in plastica degli alimenti. Sostiene Sian Sutherland, cofondatore di A Plastic Planet: «Non c'è assolutamente nessuna logica nell'incartare in qualcosa di indistruttibile come la plastica qualcosa di effimero come il cibo. Gli involucri di cibo e be-

vande sono utili per qualche giorno, eppure lasciano una presenza sulla Terra per secoli». Erik Does, amministratore delegato di Ekoplaza, il supermercato che ha accolto l’istanza di “A Plastic Planet”, ha dichiarato: "Sappiamo che i nostri clienti sono stanchi di

prodotti carichi di strati di plastica. Le corsie prive di plastica sono un modo davvero innovativo di testare i biomateriali compostabili che offrono un'alternativa più rispettosa dell'ambiente agli imballaggi in plastica". L’intenzione è quella di estendere l’iniziativa ai 74 negozi entro la fine del 2018. Per ora nel punto vendita plastic free sono sugli scaffali ben 700 prodotti di largo consumo: carne, riso, salse, latticini, cereali, cioccolato, yogurt, snack, frutta e verdura, tutti con packaging di materiale di origine vegetale e compostabile (cioè in grado di degradarsi rapidamente). In alternativa, si

trova vetro, cartone e alluminio. Un’iniziativa che si pone in linea con le nuove direttive europee in termini ambientali. L’Unione Europea ha infatti chiesto ai Paesi membri di utilizzare solo materiali riciclabili, entro il 2030. Gli studi in merito confermano dati preoccupanti: gli europei producono 25 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica all’anno, ma meno del 30% viene riciclata. Senza contare che la plastica rappresenta l’85% dei rifiuti sulle spiagge. Insomma, il supermercato plastic free di Amsterdam è il primo passo verso una scelta ecologica ormai improrogabile. A.E.


IL CENTRO ITALIANO SUI CAMBIAMENTI CLIMATICI Un progetto congiunto tra Scuola Normale, Sant’Anna di Pisa e Iuss di Pavia Anna Paparo È made in Italy il nuovo centro per lo studio dei cambiamenti climatici. Nasce in Toscana, grazie al connubio appena nato tra Scuola Normale, Istituto Sant’Anna di Pisa e Iuss di Pavia. Il progetto prevede la realizzazione di un dipartimento, unico esemplare in Italia, che metterà in gioco le competenze dei tre atenei non solo dal punto di vista climatologico ma anche da quello matematico, fisico-chimico, analizzando l’impatto sull’agricoltura, le ricadute economiche, la gestione del rischio, la scienza dei dati, coinvolgendo gli studi di sensoristica, le telecomunicazioni e la robotica. In un’intervista Vincenzo Barone, il direttore della Normale, ha sottolineato: “Le diverse competenze dei tre atenei sono un valore aggiunto e lo si vede da questi primi progetti. Sul tema del clima potremo utilizzare in sinergia gli strumenti tecnologici e informatici legati all'elaborazione di grandi masse di dati, su cui i tre atenei investono da anni. In questo contesto la Normale si occuperà più specificatamente dell'interazione tra clima e agenti inquinanti, con le problematiche di ambito chimico, fisico, biologico, matematico. Sono i primi passi per programmare un'offerta scientifica e formativa innovativa, che non vuole porsi in contrapposizione con quella di altre università italiane, ma sperimentare nuovi modelli forma-

tivi direttamente collegati alla ricerca”. A fargli da spalla troviamo il rettore del Sant’Anna, Pierdomenico Perata. Questi afferma che la federazione rappresenta un unicum nel panorama universitario italiano e che saranno messi a disposizione docenti, competenze, spazi per la ricerca, offrendo nuove opportunità per gli studenti italiani e stranieri. I tre atenei insieme daranno

il loro contributo non solo aprendo al settore della climatologia, ma anche fornendo un ampio ventaglio di competenze interdisciplinari che vanno dalle scienze agrarie all’ingegneria, senza ignorare il forte impatto che il clima ha sulla salute, sull’economia, sulla necessità di nuove norme giuridiche. Infine, il rettore dello Iuss di Pavia, Michele Di Francesco, ha annunciato anche la na-

scita del “Neuro-X Center” finalizzato all’interazione tra neuroscienze cognitive e neurotecnologie, un progetto ambizioso con potenzialità scientifiche e cliniche. Una vera e propria sfida che porterà l’Italia ad accrescere il proprio ruolo nel campo della ricerca universitaria a livello internazionale, creando nuove possibilità per i propri studenti, ricercatori ed esperti nel settore.

L'INNALZAMENTO DEI MARI ACCELERA Il dato emerge da uno studio di ricercatori delle Università del Colorado e del National Center for Atmospheric Research L’innalzamento del livello del mare potrebbe raggiungere i 65 centimetri entro il 2100, provocando significativi problemi a moltissime città costiere: questa è la conclusione di uno studio condotto da ricercatori delle Università del Colorado e del National Center for Atmospheric Research in collaborazione con la NASA. Analizzando un’ampia serie di dati raccolti dai satelliti a partire dal 1993, i ricercatori hanno infatti scoperto che l'innalzamento globale del livello del mare non sta aumentando in modo costante di 3 millimetri all’anno come stimato da precedenti ricerche, ma accelera di circa 0,08 millimetri ogni anno. Ciò significa che entro il 2100 il tasso annuale di innalzamento potrebbe raggiungere i 10 millimetri, se non di più. Questa accelerazione è dovuta principalmente allo scioglimento più rapido dei ghiacci della Groen-

landia e dell'Antartide, l'aumento delle concentrazioni di gas serra nell'atmosfera terrestre porta a un aumento della temperatura dell'aria e dell'acqua, che provoca l’innalzamento delle acque oceaniche attraverso due meccanismi. In primo luogo, l'acqua più calda si espande, e questa "espansione termica" degli oceani ha contribuito a circa metà dei 7 centimetri di innalzamento del livello medio globale del mare osservati negli ultimi 25 anni, a questo effetto si aggiunge poi quello dovuto allo scioglimento dei ghiacci terrestri, le cui acque fluiscono nell'oceano. I ricercatori hanno usato in primo luogo i dati altimetrici raccolti dai satelliti delle missioni franco - statunitensi TOPEX/Poseidon, Jason1, Jason-2 e della missione euro-statunitense Jason-3R, tutte destinate al monitoraggio degli oceani. Tuttavia, la rilevazione di

un’eventuale accelerazione del fenomeno è molto difficile anche disponendo di tutti quei dati perché bisogna scorporare gli effetti temporanei di fattori che possono determinare una certa variabilità, tra questi vi sono fenomeni climatici come El Niños e La Niñas, che influenzano la temperatura dell'oceano e le precipitazioni globali, ma anche le eruzioni vulcaniche, come quella del Pinatubo, che nel 1991 provocò una leggera diminuzione del livello medio globale. Per questo nella loro analisi i ricercatori hanno incluso diversi modelli meteo-climatici. Inoltre, per poter determinare la componente di innalzamento dovuta allo scioglimento dei ghiacci, hanno usato i dati della missione satellitare tedesco-statunitense GRACE, che monitora le variazioni nell’intensità del campo gravitazionale terrestre. R.M.


IL PAESAGGIO DELL’ACQUA La presenza di corpi idrici può influire anche sui fenomeni di ventilazione e ricambio dell’aria Antonio Palumbo Quali possono essere le interazioni fra l’uomo e il paesaggio modellato dall’acqua? I segni dell’acqua nel paesaggio sono, ovunque, straordinariamente diversi ed affascinanti. L’opera progettuale dell’uomo, quando accoppiata alla presenza di questo fondamentale elemento, è capace di modellare il paesaggio stesso in forme sempre nuove, suggestive e sorprendenti, arrivando spesso a condizionare l’evoluzione naturale e culturale delle persone e delle società che vivono in un determinato luogo. Nella complessa e multiforme realtà che chiamiamo “paesaggio”, infatti, l’acqua assume un risalto particolare, sia quale componente fondamentale di natura sia per come si intreccia alle società umane nelle più diverse situazioni e nei più svariati contesti: l’acqua caratterizza i paesaggi nella loro fisicità, qualificando gli equilibri e i lineamenti distintivi dei luoghi; l’acqua entra nella storia degli individui e delle società, alimenta la vita, il lavoro, si manifesta con il suo fluire, con i suoi colori, con le sue luci, con la sua voce; l’acqua è elemento importante dei paesaggi anche nei loro aspetti immateriali, legati alle percezioni dei diversi ambiti, vissuti, sentimenti. L’acqua è un elemento da sempre utilizzato nella pro-

gettazione degli spazi verdi, per il suo stretto legame con la vegetazione e per la capacità di qualificare ed arricchire l’intorno. Oggi, l’utilizzo dell’acqua anche nel progetto paesaggistico per il rinnovo e la riqualificazione dei contesti urbani risponde a nuovi e più attuali bisogni, come quello di modificare il microclima: il suo inserimento in ambiente urbano deve perciò considerarsi un elemento particolar-

mente importante, utile al benessere climatico, specie per alcune aree. La presenza di corpi idrici può influire anche sui fenomeni di ventilazione e ricambio dell’aria, caratteristica di particolare interesse nell’ambito della pianificazione urbana. Nella fase di progettazione del sistema acqua - segnatamente in ambito paesistico - occorre poi studiare l’intero ciclo: dall’approvvigionamento, al trattamento in vasca, allo scarico del prodotto. In tal senso, ci si è sempre più orientati al riuso del bene idrico ed il primo passo ha riguardato proprio l’approvvigionamento da fonti alternative (come nei casi di recupero delle acque di lavaggio industriale o di provenienza meteorica). Sempre in ordine alla progettazione del paesaggio, nella fase di scarico è utile pensare ad un sistema combinato, compatibile con altri utilizzi: l’acqua potrà essere utilizzata per l’irrigazione o la subirrigazione di elementi arborei e arbustivi presenti nelle vicinanze e per tutte quelle attività che non necessitano della sua potabilità. Il ciclo che si viene a creare permette così

una gestione strategica della risorsa idrica. Relativamente all’utilizzo ed agli sviluppi della vegetazione che possono incidere nell’evoluzione del progetto, vi è da dire che sono molte le piante acquatiche utilizzabili, con la creazione di veri e propri ecosistemi. La vegetazione viene in aiuto anche per il contenimento di flora e fauna non richieste, grazie alla fitodepurazione,

con diverse specie vegetali che sarebbe possibile impiegare. Nella progettazione, infine, è bene considerare i potenziali rischi che le superfici d’acqua - siano esse bacini, specchi, vasche o fontane - possono rappresentare. Da questo punto di vista, occorre valutare idonei sistemi di protezione (o barriere), soprattutto per quelle superfici d’acqua inserite negli spazi aperti di libero accesso ai bambini.


La nuova rete OIP per tracciare il biologico Una piattaforma on-line che tutela gli operatori, le istituzioni ed i consumatori Giulia Martelli La tracciabilità, in particolare nel settore agroalimentare, è diventata oggetto di particolare attenzione tra gli operatori, le istituzioni ed i consumatori per le sue connessioni con problematiche di grande rilievo quali la sicurezza dei prodotti (si pensi alle emergenze BSE e diossina) e la garanzia di origine (ad es. contaminazioni da OGM). Una piattaforma di tracciabilità per i prodotti biologici può essere lo strumento fondamentale per garantire un settore sempre più sicuro e protetto, da questa idea è nata la rete OIP (Organic Integrity Platform) che tutela i cittadini grazie ad una soluzione

informatizzata che assicura la tracciabilità delle produzioni e delle transazioni per le produzioni biologiche a maggior rischio di frode. Attualmente in fase di sperimentazione, quando OIP entrerà a pieno regime di funzionamento consentirà di seguire i prodotti biologici dal campo coltivato fino al primo trasformatore. Nella parte superiore di tutte le pagine del database sono infatti sempre visibili due pulsanti che rappresentano lo stato dei Bilanci di Massa e lo stato delle transazioni. Il Bilancio di Massa, BdM, rappresenta la differenza tra quantità di prodotto acquisito, per produzione e/o acquisto, e quantità di prodotto ceduto, per vendita e/o trasforma-

zione. Il BdM non deve essere negativo, altrimenti genera un’allerta del sistema. In rete OIP il BdM è identificato univocamente da quattro dati CUAA, Codice Intrastat del prodotto, Tipo prodotto (biologico, in conversione), Anno. Ogni operatore potrà avere più Bilanci di Massa in conseguenza dei prodotti trattati. La Transazione rappresenta invece il passaggio di un prodotto tra due operatori che saranno identificati come cedente, per esempio un venditore, e ricevente, per esempio un acquirente. Il sistema si compone di un’area riservata

agli OdC (Organismi di Certificazione) del settore e una dedicata agli operatori biologici e garantisce la tracciabilità delle transazioni e l’immediata segnalazione agli OdC di anomalie rispetto al BdM e ai PAP, Programmi Annuali di Produzione. OIP permette al settore delle produzioni biologiche di porsi ancora una volta all’avanguardia dell’intero comparto agroalimentare: sistemi così complessi di rintracciabilità sono ancora piuttosto rari, anche se rappresenteranno una delle maggiori prospettive per lo sviluppo di un mercato che già ora vanta ritmi di cre-

scita costantemente a doppia cifra. L’esigenza del sistema di rintracciabilità risponde a quanto richiesto da Accredia, l’ente di accreditamento italiano, e dal Ministero delle Politiche agricole (MiPAAF). Si comincerà subito con cereali e granaglie e successivamente con pomodori e olive in funzione dell'inizio delle rispettive campagne agrarie. Ad essere tracciati, però, solo i prodotti dalle imprese che entreranno a far parte della rete mentre gli organismi di certificazione aderenti ad OIP sono Bioagricert, BIOS, CCPB, Ecogruppo, ICEA, Sidel e Suolo e Salute.

Grano e riso italiani, sull’etichetta l’obbligo dell’origine e della provenienza Dopo il latte, anche per grano e riso scatta l'obbligo di indicarne in etichetta origine e provenienza. La normativa è già entrata in vigore a seguito della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale di due decreti interministeriali sull’indicazione obbligatoria dell’origine del riso e del grano. Ben visto dal 96% dei consumatori, l’obbligo metterà fine all’inganno dei prodotti importati e spacciati per nazionali, in una situazione in cui un pacco di pasta su tre è fatto con grano straniero. Ad oggi, l’assenza dell’indicazione dell’origine non consentiva di conoscere un elemento di scelta determinante per le caratteristiche qualitative, impedendo ai consumatori anche di sostenere le realtà produttive e con esse il lavoro e l’economia nazionali. Ora invece i consumatori saranno orientati verso scelte qualitative consapevoli, tutelati dalla rigidità della normativa italiana, che vieta l’utilizzo di

pesticidi il cui utilizzo è invece consentito in paesi extra UE. «Finalmente sarà possibile sapere se nella pasta che si sta acquistando è presente o meno grano canadese trattato con il glifosato, proibito in Italia o se il riso proviene dai campi della Birmania, sequestrati alla minoranza Rohingya, contro la quale è in atto una pulizia etnica». Ad affermarlo è il presidente della Coldiretti,

che sottolinea «l’importanza di sostenere con la trasparenza scelte di acquisto più consapevoli da parte dei consumatori». Usciranno finalmente dall’anonimato e saranno segnalati nelle etichette 4,3 miliardi di chili di grano duro italiano, che insieme ai 1,5 miliardi di chili di riso, garantiscono all’Italia il primato in Europa. La normativa al riguardo è molto chiara: in etichetta dovranno essere riportate le diciture “Paese di coltivazione”, “Paese di lavorazione” e “Paese di confezionamento”. Qualora le fasi di coltivazione, lavorazione e confezionamento del riso avvengano nello stesso Paese, potrà essere utilizzata l’espressione “origine del riso”, seguita dal nome del Paese. In caso di riso coltivato o lavorato in più Paesi, potranno essere utilizzate le diciture “Ue”, “non Ue”, ed “Ue e non Ue”. I prodotti che non soddisfano questi requisiti, ma immessi sul mercato o eti-

chettati prima dell'entrata in vigore del decreto, potranno essere commercializzati fino all'esaurimento scorte. Le confezioni di pasta secca prodotte in Italia, come spiega la Coldiretti, dovranno obbligatoriamente indicare sia il nome del Paese nel quale il grano viene coltivato che quello di molitura. Se il grano duro è coltivato almeno per il 50% in un solo Paese, come ad esempio l’Italia, si potrà usare l’ indicazione: “Italia ed altri Paesi UE e/o non UE”. In questo modo si porrà fine anche all’invasione del riso straniero, spesso favorita dal regime particolarmente favorevole praticato nei confronti dei paesi meno avanzati, che in base all’accordo EBA prevede la possibilità di esportare verso l’Unione quantitativi illimitati a dazio zero, in discapito alle garanzie di sicurezza alimentare e di rispetto dei diritti dei lavoratori del prodotto nazionale. Ros. Fan.


Il diabete secondo un modello matematico È ancora in parte sconosciuta la dinamica dei processi responsabili del difetto beta cellulare Rosario Maisto Il diabete è una malattia metabolica caratterizzata da aumentati livelli di glucosio nel sangue, che costituiscono un importante fattore di rischio per complicanze cardiovascolari, renali e retiniche. Due principali fattori concorrono a produrre gli elevati livelli di glucosio, la diminuita capacità di azione dell’insulina e un difetto delle cellule del pancreas (le beta cellule) che secernono insufficienti quantità di insulina. Sebbene nella letteratura scientifica siano presenti studi in vivo, nonché ricerche in vitro sul difetto di secrezione insulinica, è ancora in buona parte sconosciuta la dinamica dei processi responsabili del difetto beta cellulare che caratterizza questa malattia. Una fondamentale difficoltà di queste ricerche è infatti l’impossibilità di adottare in vivo, nell’uomo, le tecniche d’indagine usate in laboratorio. Grazie a uno studio, coordinato dall’Istituto di neuroscienze del Consiglio Nazionale delle Ricerche (In-Cnr) di

Padova in collaborazione con l’Istituto di fisiologia clinica del Cnr di Pisa e le università, è stato possibile confrontare i risultati ottenuti in vitro con quelli su pazienti diabetici avendo conferma dei meccanismi responsabili del difetto di secrezione insulinica, fondamentale nello sviluppo del diabete di tipo 2, la forma più comune che interessa il 90% dei casi e che si sviluppa a partire dai 40 anni di età. Nella letteratura scientifica sono presenti studi in vivo sul ruolo della disfunzione delle beta cellule, mentre la ricerca in vitro ha chiarito i meccanismi chiave detti di “attivazione” e “amplificazione” che controllano la secrezione di insulina, infatti, attraverso l’analisi dei dati ottenuti, hanno sviluppato un modello matematico che rappresenta i meccanismi secretori della beta cellula normale, lo stesso modello è poi stato utilizzato con successo per simulare le risposte secretorie ottenute in una serie di esperimenti classici sull’uomo, dimostrando la congruità tra gli studi in vitro

e quelli in vivo. Quindi, sono stati in grado di verificare che la risposta diabetica dipende dai meccanismi di amplificazione della secrezione, mentre quelli di

attivazione non appaiono coinvolti, inoltre, lo studio, conferma il potenziale applicativo dei modelli matematici nella comprensione della fisiopatologia, in particolare

quando gli studi in vivo sono limitati da ragioni pratiche o etiche e nei casi in cui le analisi rappresentano la chiave per comprendere i difetti funzionali a livello cellulare.

Amianto: un nuovo bando per le bonifiche Fino al 30 aprile 2018 i comuni italiani che vogliono realizzare un piano di bonifica dell’amianto dagli edifici pubblici possono presentare online la domanda. Questo è quanto stabilito dal nuovo bando del ministero dell'Ambiente (decreto 562/2017), in attuazione della norma del Collegato Ambientale che assegna 16 milioni di euro in tre anni alla progettazione preliminare e definitiva di interventi di bonifica dall'amianto. L’attuale decreto definisce ulteriori dettagli sulle modalità di accesso, sui criteri di valutazione e formazione della graduatoria, con i relativi allegati tecnici per la documentazione di supporto alla domanda. I parametri per accedere al fondo restano quelli fissati dal decreto del 21 settembre 2016: hanno la priorità gli interventi relativi ad edifici pubblici collocati all'interno,

nei pressi o comunque entro un raggio non superiore a 100 metri da asili, scuole, parchi gioco, strutture di accoglienza socio-assistenziali, ospedali, impianti sportivi; gli interventi relativi ad edifici pubblici per i quali esistono segnalazioni da parte di enti di controllo sanitario e/o di tutela ambientale e/o di altri enti e amministrazioni in merito alla presenza di amianto; gli interventi relativi ad edifici pubblici per i quali si prevede un progetto cantierabile in 12 mesi dall'erogazione del contributo; e gli interventi relativi ad edifici pubblici collocati all'interno di un sito di interesse nazionale e/o inseriti nella mappatura dell'amianto ai sensi del decreto ministeriale n. 101 del 18 marzo 2003. Ogni amministrazione può presentare un'istanza con più interventi per un importo

massimo finanziabile di 15 mila euro. Il primo bando riferito all’annualità 2016 si è concluso il 30 marzo dello scorso anno con la presentazione di 235 istanze per diciotto regioni italiane: interventi consistenti sono stati finanziati purtroppo solo nel Nord-Ovest (353 mila euro, il 28% degli importi totali) e al Centro Italia (314 mila euro, il 25%). In particolare, sono tre le regioni che hanno usufruito di più denaro: in Piemonte sono state finanziate 42 attività di progettazione (200 mila euro), in Toscana (162 mila euro per 23 interventi) e in Lombardia con oltre 124 mila euro per 25 istanze presentate. Con il secodo bando, destinare i fondi anche al Mezzogiorno d’Italia sarebbe cosa giusta, dovuta. La salute prima di tutto. La salute è un diritto di tutti. F.L.


Grandi Napoletani, grandi Campani

Giovanni Battista Draghi detto Pergolesi Gennaro De Crescenzo Salvatore Lanza Grandi Napoletani, grandi Campani La nostra terra è stata segnata, da circa tremila anni, da uomini e donne che l’hanno resa grande. Storia, teatro, pittura, scultura, musica, architettura, letteratura… I settori nei quali Napoletani e Campani sono diventati famosi e hanno rese famose Napoli e la Campania sono numerosissimi. Continuiamo il nostro piccolo viaggio tra Napoletani e Campani famosi. Giovanni Battista Draghi (o Drago) detto Pergolesi (Jesi, 4 gennaio 1710 – Pozzuoli, 16 marzo 1736) è stato un famoso compositore, organista e violinista autore soprattutto di musica sacra dell'epoca barocca. Nacque a Jesi (Ancona) nel 1710, terzogenito di Francesco Andrea e da Anna Vittoria Giorgi. Il nonno, Cruciano, era un calzolaio, figlio del Maestro Francesco di Pergola: Cruciano nel 1663 sposò a Jesi una donna del luogo; in tale città la famiglia fu soprannominata "Pergolesi". Il padre era amministratore dei beni della Confraternita del Buon Gesù e Giovanni Battista ebbe una giovinezza agiata e una buona prima formazione musicale (nonostante la morte precoce dei genitori e la sua salute precaria). A quindici anni, grazie al mecenatismo del Marchese Cardolo Maria Pianetti, fu ammesso nel Conservatorio dei Poveri di Gesù Cristo a Napoli, dove ebbe modo di studiare composizione con alcuni dei più celebri autori della Scuola musicale napoletana (tra gli altri Francesco Durante, Leonardo Vinci e Gaetano Greco). Napoli nella prima metà del Settecento era senza dubbio una delle città più vivaci dal punto di vista musicale: artisti come Alessandro Scarlatti, Nicola Porpora o Leonardo Leo avevano proposto con successo lo stile musicale napoletano nelle corti di tutta Europa: nel 1739 lo scrittore e politico francese Charles de Brosses riferendosi alla città partenopea, la definisse la ca-

pitale mondiale della musica. Si diplomò nel 1731 ma nell'ultimo anno di studi aveva già composto un lavoro di pregio: l'oratorio "La fenice sul rogo, ovvero la morte di San Giuseppe" ed era riuscito ad ottenere la commessa per la composizione di un'opera seria presso il maggiore dei teatri napoletani dell'epoca (il San Bartolomeo). Si tratta dell'opera "La Salustia" (morì l'interprete e fu rappresentata dopo qualche anno senza grande successo). Fu comunque assunto subito dopo da uno dei suoi protettori, il principe di Stigliano Ferdinando Colonna, con l'incarico di maestro di cappella, incarico che passerà successivamente a ricoprire presso un altro dei parenti del principe (il duca di Maddaloni Domenico Marzio VIII Carafa). Grande, invece, fu il successo del suo oratorio

"La conversione e morte di San Guglielmo" e tra il 1731 e il 1732 Pergolesi allestì la sua prima opera lirica: il dramma per musica "La Salustia", sul libretto di anonimo, tratto dall'Alessandro Severo di Apostolo Zeno. Si trattava di un'opera molto legata alla tradizione anche per i condizionenti del primo attore e cantante (il famoso Nicolò Grimaldi detto Nicolino). Diversi gli esiti dell'opera successiva: "Lo frate 'nnamorato", una commedia in musica in italiano e in napoletano su libretto di Gennaro Antonio Federico. Fu allestita nel Teatro dei Fiorentini e fu un grandissimo successo. Nel 1732 ottenne l'incarico di organista soprannumerario presso la Cappella Reale. Di quegli anni "Il prigionier superbo" e soprattutto "La serva padrona": un breve

intermezzo buffo in due atti allegro e leggero con personaggi caricaturali ma realistici, vicini a quelli della tradizionale commedia dell'arte. Dal punto di vista compositivo rappresenta uno tra i primi esempi della naturale evoluzione del linguaggio musicale barocco precedente. La sua musica apparentemente spontanea e fresca, riflette la società napoletana, venata da uno stile popolare, in cui sono alternativamente presenti motivi spagnoli e scene comiche che si alternano a scene sentimentali ed eroiche. Su questi temi si aprì in Francia una grande disputa tra i sostenitori dei diversi stili. Grazie a suoi mecenati (i duchi di Maddaloni e la famiglia Colonna) nel gennaio 1735 Pergolesi debuttò a Roma, al Teatro di Tordinona, con "L'Olimpiade", dramma in tre atti su soggetto di Metastasio: andò incontro ad un insuccesso iniziale (per problemi finanziari dei produttori) ma la musica è probabilmente fra le più ispirate mai scritte dal Pergolesi. Maggiore fortuna aveva avuto la sua "Messa in Fa" per sei voci e coro, nota come "Missa Romana" (prima esecuzione il 16 maggio 1734 alla chiesa romana di San Lorenzo in Lucina). Essa è tuttora una delle sue composizioni di musica sacra più note ed eseguite. Tornato a Napoli, al Teatro

Nuovo rappresentò "Il Flaminio", dramma in musica su libretto del suo ottimo collaboratore Gennaro Antonio Federico: un lavoro maturo e significativo sia per l'utilizzo di diversi registri musicali (al centro la tradizione folcloristica napoletana) che per la scelta di scrivere in lingua napoletana le parti del libretto destinate ai personaggi più “popolani” (unì ad arie serie momenti musicalmente più leggeri e addirittura comici). L'opera fu un grande successo e a Pergolesi arrivò la commissione di una serenata per le nozze del Principe Raimondo di San Severo con Carlotta Gaetani dell'Aquila di Aragona. Ne musicò solo una parte: la tubercolosi avanzava e si ritirò a Pozzuoli sperando di trovare la guarigione nell'aria salubre e nel clima della città flegrea anche con l'assistenza medica del locale convento dei cappuccini. Gli fu commissionato lo "Stabat Mater" dai Cavalieri della Vergine dei dolori della Confraternita di San Luigi al Palazzo per sostituire lo Stabat Mater di Alessandro Scarlatti, che veniva tradizionalmente eseguito nel periodo quaresimale (ormai i gusti musicali erano cambiati e finanche Scarlatti, nella Napoli di quel tempo, poteva dirsi superato). Nacque anche così il mito di questo giovane musicista e della sua carriera brevissima ma intensissima: Johann Sebastian Bach utilizzò il suo Stabat per farne una parafrasi in una sua opera. Pergolesi morì a soli 26 anni, nel 1736, nel convento dei cappuccini di Pozzuoli e fu sepolto nella fossa comune della cattedrale di San Procolo. Tra Settecento e Ottocento la fama ebbe una crescita progressiva e Pergolesi gode tuttora di una popolarità vastissima: le sue opere sono frequentemente eseguite nei teatri e nelle sale da concerto e le arie dello "Stabat Mater" e del "Salve Regina" sono eseguite frequentemente soprattutto nel periodo pasquale e diversi sono gli adattamenti per le colonne sonore dei film o addirittura di spot pubblicitari.


L’AGRICOLTURA ITALIANA SEMPRE PIÙ VIRTUOSA Si registra una riduzione dell’uso di acqua, grazie al miglioramento delle tecniche di irrigazione Bruno Giordano In prima linea per migliorare. È quanto emerso da uno studio presentato da Cia-Agricoltori Italiani in occasione della loro VII Assemblea elettiva svoltasi a Roma presso l’Auditorium della Tecnica. “Agricoltura, innovare per un futuro sostenibile” il tema di quest’anno. Troppo spesso intorno all’agricoltura circolano messaggi fuorvianti non supportati da dati quale l’idea che il settore inquini e consumi troppe risorse. Al contrario, in Italia migliorano tutti gli indici sull’impatto ambientale: 25% emissioni di CO2, -27% di pesticidi, -31% di erbicidi e 28% di fungicidi. In più, crescono sia la produzione di energia green (+690%) che le superfici biologiche (+56%). Si registra anche una riduzione dell’uso di acqua, grazie al miglioramento delle tecniche di irrigazione, che puntano sulla precisione, con il passaggio dall’impianto a pioggia a quello a goccia. Ed in questa direzione vanno i progetti che Cia ha avviato con un gigante mondiale delle tecnologie e delle telecomunicazioni, che puntano proprio al risparmio idrico. Ad oggi, però, il consumo rimane consistente; la risorsa acqua resta indispen-

sabile per coltivare quei prodotti agroalimentari di qualità che, solo nell’ultimo anno, hanno reso 41 miliardi di euro sui mercati stranieri. In tema di sostenibilità il confronto con gli altri settori è impietoso: trasporti, processi industriali e manifatturiero pesano per il 63% sul totale delle emissioni di CO2, quanto dichiarato con numeri alla mano da Cia Agricoltori Italiani. Il processo vir-

tuoso avviato dal settore primario è suscettibile, ancora, di ampi margini di perfettibilità: ricerca, automazione e graduale diminuzione dell’uso di energie tradizionali non rinnovabili. A fronte del miglioramento della sostenibilità ambientale, si fatica ancora molto sul fronte della sostenibilità economica le cui cause sono da ricercare nelle poche risorse destinate a ricerca e

sviluppo, nella burocrazia e negli alti costi di produzione. Inoltre, mancano strumenti strutturali indispensabili quali quelli relativi alla gestione del rischio in agricoltura con gli imprenditori esposti sempre più spesso a lunghi periodi di maltempo e siccità per il moltiplicarsi di eventi metereologici estremi a causa dei cambiamenti climatici. Rimangono ancora senza

soluzione le questioni legate alla gestibilità della fauna selvatica e al funzionamento di Agea, l’Agenzia per le erogazioni in agricoltura dove continuano disservizi e anomalie. In ultimo, a coronamento dei tanti dati positivi raggiunti, vi è anche l’incremento annuo del reddito agricolo che nel 2017 cresce, seppur di un modesto 2%, dopo tanti anni caratterizzati dal segno meno.

In Italia si consumano sempre più frutta e verdure Italiani popolo di navigatori, poeti e salutisti. Un quarto della spesa è dedicata all’ortofrutticolo Alessia Esposito Italiani sempre più virtuosi a tavola? Pare di sì, stando ai numeri diffusi da Coldiretti. L’organizzazione degli imprenditori agricoli ha registrato consumi di frutta e verdura pari a 8,5 milioni di tonnellate, il dato più alto da inizio secolo. Si tratta infatti di ben ¼ della spesa alimentare. In termini economici ciò si traduce in una spesa di 102,33 euro a famiglia. I frutti che la fanno da padrone? La classica mela, seguita dalle arance, anche grazie alle proprietà che aiutano a combattere i malanni di stagione. Degli ortaggi, invece, al primo posto ci sono le patate, seguite da pomodori e insalate/indivie.

Questo cambiamento del paniere alimentare è favorito dal sempre maggior interesse, soprattutto da parte delle fasce d’età più giovani, del benessere a tavola. Persino lo streetfood è diventato più salutare tra smoothies, frullati e centrifugati. La dieta mediterranea, da sempre ritenuta elisir di lunga vita, vede così il settore ortofrutticolo riconquistare la base della piramide alimentare che prevede un consumo di cinque porzioni di frutta e verdura al dì. Ma quali sono i parametri di scelta di frutta e verdura? Secondo un’indagine del Crea, Alimenti e Nutrizione, al primo posto c’è la freschezza (il 64% dei consumatori), seguito dalla stagionalità (51,4%) e

dal prezzo conveniente (31,7%). Coldiretti precisa che “l’aspetto e il profumo sono i fattori che indicano maggiormente al consumatore la fre-

schezza dei prodotti orto- frutticoli ma grande rilievo viene dato anche al luogo di acquisto come il mercato o direttamente dal produttore. Non è

un caso che la verdura comperata direttamente dal contadino dura fino ad una settimana in più, non dovendo affrontare lunghe distanze per il trasporto prima di arrivare nel punto di vendita”. Uno degli ostacoli del mercato ortofrutticolo è infatti proprio la deperibilità, con una stima di quasi un frutto su quattro che finisce nella spazzatura. A tal proposito alcuni consigli della Coldiretti: acquistare poco e spesso, scegliendo il giusto grado di maturazione, verificare l’etichetta preferendo le produzioni locali e le varietà di stagione. Una volta a casa, inoltre, è bene conservare la frutta lontano da fonti di calore e in maniera da evitare ammaccature.


La misteriosa Villa Romana sepolta sotto la bella Positano Grande scoperta archeologica avvenuta in Costiera Positano si sa, è una delle perle della costiera amalfitana, meta privilegiata del turismo internazionale, famosa per le sue vie, i suoi negozietti, gli scorci di panorama incantato. Ma c’è di più. Potrebbe presto essere aperto al pubblico un vero e proprio tesoro nascosto, sepolto sotto la chiesa di Santa Maria Assunta, proprio nei pressi della spiaggia, a dieci metri di profondità. Si tratta di un ambiente perfettamente conservato di una villa romana databile nella seconda età del I sec. a.C. La stanza, un triclinio per precisione, un sala da pranzo in sostanza, è completamente affrescata con mirabili pitture attribuibili a quello che viene definito il IV stile pompeiano. Pitture policrome, in giallo, rosso, elegante blu ed oro che rappresentano architetture fantastiche, figurine in volo ed elementi decorativi vegetali. Un ciclo di affreschi di raffinata qualità rimasti sepolti anch’essi dalla cenere e dal fango dell’eruzione del 79 d.C. e poi dimenticati per la costruzione della chiesa soprastante. Il suo proprietario originario dovrebbe essere il liberto Posides Claudi Caesari, dal cui nome deriverebbe anche il toponimo Positano. L’esistenza della Villa era

nota già ai Borbone, ma gli scavi sono stati condotti solo in tempi recenti nel corso dei due campagne di scavo (200406 e 2015-16) ed ha permesso di recuperare l’ambiente perfettamente conservato, dal pavimento fino all’attacco della parete con il soffitto per un altezza complessiva di 4,85 metri. Una delle pareti, divelta dalla colata di fango aveva schiacciato la cassaforte della villa, di cui si è recuperata l’impronta nel fango e al suo interno è stato recuperato il corredo per la tavola della villa: brocche, tazze e vasi in bronzo. Il triclino sotto la chiesa di Santa Maria Assunta è stato messo in sicurezza e reso visitabile grazie all’allestimento di un percorso sotterraneo con passerelle in acciaio e vetro, impianto di il-

luminazione dedicato ed un sistema di aspirazione delle polveri e di mantenimento dell’umidità relativa al di sopra del 90 per cento. Il percorso si snoda nei sotterranei della Chiesa dove sono anche visibili i 65 sedili funebri utilizzati come scolatoio. La villa doveva estendersi per una vasta area tra la collina e la spiaggia, ma ad oggi solo questo ambiente è stato completamente recuperato e reso fruibile, in progetto ci sarebbe lo scavo ed il recupero di un altro ambiente individuato in via Rampa Teglia. Per l’apertura si attende ora solo l’accordo tra il comune e la soprintendenza per la sua gestione. Insomma, tutto è pronto, manca solo una firma che dovrebbe arrivare presto. Almeno si spera! I.B.

La formazione dei docenti sulla didattica ambientale Dante Santoro Le tematiche ambientali stanno conquistando, con sacrificio, un posto importante nella programmazione didattica offerta agli studenti e l'istituzione scolastica sta iniziando a formare e sensibilizzare i docenti in questo senso. Un 'importante impulso è stato dato anche dal MIUR che ha ufficializzato un protocollo d'intesa con il WWF Italia per portare avanti iniziative lodevoli di campi scuola, una su tutte l'esperienza residenziale del CEA Serra Guarnieri. I campi scuola avvicinano i giovani alla natura ma fungono anche da corso di formazione per i docenti accompagnatori. Un'esperienza residenziale immersi in un parco naturale ed in oasi verdi incontaminate offre l'opportunità di avvicinare alle tematiche ambientali sia studenti di scuole primarie che quelli delle scuole secondarie, facendogli svolgere attività educative e didattiche pratiche, in modo da far maturare una vera consapevolezza verso l'ambiente ed i comportamenti da tenere per rispettarlo. Lo studente può abituarsi agli atteggiamenti ed agli stili di vita sostenibili ed anche il docente matura nuove sensibilità. L' apprendimento che si ottiene dall'esperienza è sicuramente quello più efficace e diventa anche occasione di crescita per la classe docente che partecipa attivamente a questo processo formativo. Scoprire e conoscere la biodiversità, parlare del rispetto e della relazione giusta che l'uomo deve avere verso l'ambiente diventano missioni necessarie che il docente deve portare avanti per consegnarci nuove generazioni che possano migliorare e custodire il futuro del nostro pianeta. Abbiamo perso già troppi anni pensando che fosse un optional parlare di ambiente, è arrivata l'ora che queste tematiche diventino centrali nella formazione degli studenti ma ancor di più dei docenti!


Le migliori app per viaggiare sostenibile Rispettare l’ambiente in modo smart Cristina Abbrunzo Smartphone e tablet sono ormai parte della nostra routine. Utili a svolgere innumerevoli attività, questi dispositivi semplificano il nostro lavoro e, grazie a migliaia di applicazioni create per ogni esigenza, riempiono anche il tempo libero e cambiano il modo di interagire con le persone. Oggi grazie a uno smartphone è possibile compiere molte delle attività quotidiane semplicemente scaricando un’app: dal fare la spesa al pagare al ristorante, aprire l’auto o più “banalmente” ascoltare musica e così via. Tra queste, esistono alcune app che si rivelano non solo utili, ma anche piuttosto preziose per lo scopo che si prefiggono i loro sviluppatori: incoraggiare uno stile di vita che rispetti l’ambiente. Sono molte infatti le app in circolazione che permettono di adottare comportamenti virtuosi per dare un contributo significativo al mondo in cui viviamo. A partire dall’ap-

plicazione promossa dal WWF fino ad arrivare ai servizi di car sharing e al riuso degli abiti usati, il tema della sostenibilità è sempre più attuale e legato all’utilizzo delle nuove tecnologie. Scegliere di pensare e agire sostenibilmente implica quotidiane decisioni pressoché in ogni attività che si compie: dal mangiare al vestire, dal muoversi al viaggiare. Ma restiamo proprio sul viaggiare. Siamo vicini alla Pasqua, la primavera inizia a fare capolino e presto ci ritroveremo con la voglia di scam-

pagnate all’aria aperta e gite fuori porta, ma non dobbiamo sottovalutare che, anche intraprendere un viaggio, può comportare un impatto considerevole, sotto molti aspetti. Innanzitutto, nella scelta dei mezzi usati per spostarsi: basti pensare a quanto consuma un aereo percorrendo ogni tratta, intercontinentale o nazionale che sia, in confronto a un autobus o utilizzando mezzi a emissioni zero, come la bicicletta o le proprie gambe. Altrettanto importante è la scelta del tipo di struttura in cui si alloggia: grandi alberghi e resort hanno, per loro mole e attività, grandi consumi di energia, acqua e materiali di ogni tipo. Forse meglio preferire piccole maison, campeggi, case sugli alberi, B&B ecosostenibili o borghi semi abbandonati trasformati in alberghi diffusi, trovando così ospitalità in armonia con la natura, con il luogo e con la cultura della comunità locale. Di fatto, valorizzare le economie locali è un’importante scelta etica preferendo per esempio prodotti artigianali del luogo, come manufatti o prelibatezze nostrane o strutture ricettive che danno sostentamento agli abitanti del posto. Ecco che entra quindi in gioco il turismo sostenibile! Bene! Oggi anche il viaggio sostenibile passa dalla tecnologia mobile. Avere informazioni in tempo reale, condividere esperienze e notizie attraverso i social e il web è, infatti, un passo importante nel ridurre l’impatto ambientale della vacanza sul pianeta nonché lo stress da organizzazione. E per farlo,

esistono tutta una serie di app, per lo più gratuite, che permettono di costruire il proprio viaggio tenendo sempre in considerazione il rispetto per l’ambiente e per le persone e la sostenibilità a 360°. Ma vediamo quali sono alcune delle più famose app indispensabili a chi ama viaggiare responsabilmente: GREEN GLOBE: è una miniguida che indica tutte quelle strutture che rispettano l’ambiente, le leggi sul lavoro e che offrono prodotti del commercio equo-solidale. È possibile cercare e scegliere tra hotel, strutture turistiche e ristoranti dotati di certificazioni ambientali riconosciute. ECOBNB: è la community dedicata al turismo sostenibile, dove le sistemazioni proposte sono state selezionate secondo il rispetto di determinati criteri come l’offerta di cibo biologico o a km zero, l’utilizzo di energia da fonti rinnovabili e di sistemi di risparmio e gestione ottimizzata dell’acqua, la gestione differenziata dei rifiuti, la raggiungibilità senza auto. TRIPZOOM: questa applica-

zione comunica all’utente i problemi nella viabilità, fornendo nel contempo i migliori percorsi alternativi per spostarsi in città anche sconosciute. In tal modo sarà possibile visitare in modo intelligente ogni zona d’interesse, senza perdere tempo e inquinando il meno possibile. ONTRIP: se sostenibilità vuol dire anche rispettare e valorizzare le comunità e il patrimonio dei luoghi, Ontrip sposa tale concetto. Grazie all’App è possibile mettersi in contatto con una persona che vive e conosce il luogo in cui ci troviamo e che quindi potrà darci indicazioni puntuali su eventi, cose da fare, luoghi da vedere. Viaggia in modo sostenibile e privilegia l’economia locale. MOOVIT: è l’applicazione per pianificare gli spostamenti con i mezzi pubblici di moltissime città, mettendo a disposizione informazioni aggiornate in modo costante e dando all’utente avvisi su ritardi, soppressioni o modifiche al servizio. Buon viaggio e sano ambiente a tutti!!!


La trasparenza sui contributi pubblici a favore di enti no-profit I dubbi del Terzo settore sulla decorrenza dell’obbligo di pubblicazione Felicia De Capua Il mondo del non profit sta vivendo l’incertezza giuridica determinatasi a seguito dell’entrata in vigore della legge annuale per il mercato e la concorrenza (L. n. 124/2017): pareri discordanti - e allo stato nessun chiarimento dal governo - sulla data entro cui le organizzazioni no-profit devono pubblicare online le somme percepite. La norma obbliga «a decorrere dall’anno 2018» anche associazioni, fondazioni e onlus (oltre che le associazioni nazionali di protezione ambientale e dei consumatori) a pubblicare sui propri siti le informazioni relative a sovvenzioni, contributi e incarichi retribuiti, e comunque vantaggi economici di qualunque genere superiori ai diecimila euro, ricevuti da pubbliche amministrazioni. La mancata pubblicazione comporta una sanzione durissima, ovvero la restituzione delle somme percepite. Il nuovo dettato normativo che sulla carta rappresenta uno stimolo per il non profit a una

maggiore trasparenza attraverso l’utilizzo di strumenti sempre più digitali, ha sollevato una serie di interrogativi: oltre ad alcuni dubbi sulla tipologia delle entrate da rendicontare, il nodo più importante è legato al termine temporale dell’adempimento, che, secondo il comma 125 della suddetta legge, sarebbe fissato «a decorrere dall’anno2018». Alcuni esperti del settore

hanno suggerito alle associazioni di provvedere entro il 28 febbraio di quest’anno, citando tra l’altro un parere del servizio studi del Senato che afferma: «Gli obblighi di pubblicazione di cui sopra decorrono dall’anno 2018 e la pubblicazione deve avvenire entro il 28 febbraio di ogni anno con riferimento alle informazioni riferite all’anno precedente».Secondo alcune fonti, invece, l’obbligo scatte-

rebbe dal prossimo anno, dunque con scadenza 28 febbraio 2019, riferito quindi agli importi ricevuti nel 2018. La scadenza al 2018 sarebbe legata a una «diversa interpretazione, che confonde l’oggetto dell’obbligo - la pubblicità degli importi ricevuti con il termine fissato per il suo adempimento - 28 febbraio di ogni anno». Secondo questa tesi, inoltre, una legge entrata in vigore il 28 agosto

del 2017 non può avere effetti retroattivi a decorrere dal 1 gennaio 2017. L’ipotesi della retroattività della legge non regge nemmeno per il Presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, che sostiene come, da un punto di vista applicativo la norma sia «indietro» su tanti fronti: «Se guardiamo all’applicazione pratica – si legge in una dichiarazione – il dettato non sembra in grado di imporla davvero, perché non stabilisce a chi spetta la vigilanza, chi è tenuto a irrogare le sanzioni e quali sono le conseguenze di un eventuale rifiuto a restituire le somme percepite». Una disparità di pareri che, come si comprende, sta disorientando migliaia di organizzazioni del Terzo settore. Alla luce di quanto innanzi, si può concludere che, in assenza di una previsione esplicita, l’orientamento più plausibile va nella direzione di un’interpretazione non restrittiva della norma, prevedendo l’adempimento a partire dal prossimo anno per le somme relative al 2018.

Viaggio nelle leggi ambientali RIFIUTI In tema di rifiuti, la stessa procedura di individuazione dei siti di interesse nazionale ne evidenzia la potenziale contaminazione, con la conseguenza che il presupposto indicato dall'art. 242 d.lgs. 152\06 del "verificarsi di un evento che sia potenzialmente in grado di contaminare il sito" che obbliga all'attivazione delle procedure operative ed amministrative indicate nel medesimo articolo resta assorbito dall'inclusione dell'area nel sito di interesse nazionale (T.A.R. Lazio (RM), Sez. I, n. 8920 del 15\ 10\2008), giungendo anche a ritenere che l'edificabilità delle aree ricomprese nel sito inquinato d'interesse nazionale è subordinata alla completa bonifica dei suoli

(TRGA Trento, Sez. Unica, n.382, del 20\11\2013). Ne consegue che la inclusione di una determinata area all'interno del perimetro di un sito di interesse nazionale ne presuppone la potenziale contami- nazione rendendola soggetta a caratterizzazione. Corte di Cassazione Penale, Sez. 3^ 02/02/2018, Sentenza n. 5075. RIFIUTI Secondo quanto disposto dall'art. 252, comma 1 d.lgs.

n.152/06, i siti di interesse nazionale, ai fini della bonifica, sono individuabili in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, al rilievo dell'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico, nonché di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali. All'individuazione di tali siti si provvede, secondo quanto dispone il comma 2 del medesimo articolo, con decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate, secondo principi e criteri direttivi specificamente indicati. Inoltre, specifica il comma 3 dell'art. 252, ai fini della perimetrazione del sito sono sentiti i comuni, le province, le regioni e gli altri enti locali,

assicurando la partecipazione dei responsabili nonché dei proprietari delle aree da bonificare, se diversi dai soggetti responsabili. Il successivo comma 4 attribuisce al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, sentito il Ministero delle attività produttive, la procedura di bonifica di cui all'art. 242 d.lgs. 152/06 dei siti di interesse nazionale. Corte di Cassazione Penale, Sez. 3^ 02/02/2018, Sentenza n. 5075. RISARCIMENTO DANNO In tema di risarcimento del danno, l'accertamento relativo all'esistenza di un danno risarcibile, come, per la condanna generica al risarcimento dei danni in favore della parte civile, non sia necessario che il danneggiato dia la prova della effettiva sussistenza dei danni e del

nesso di causalità tra questi e l'azione dell'autore dell'illecito, essendo sufficiente l'accertamento di un fatto potenzialmente produttivo di conseguenze dannose e ciò in quanto la pronuncia, in tal caso, costituisce una mera declaratoria iuris, da cui esula ogni accertamento relativo tanto alla misura quanto alla stessa esistenza del danno, il quale è rimesso al giudice della liquidazione, che può peraltro pervenire eventualmente anche alla esclusione dell'esistenza stessa di un danno eziologicamente connesso con il fatto illecito (Sez. 5, n. 45118 del 23/4/2013 , Di Fatta e altri; Sez. 6, n. 14377 del 26/2/2009, Giorgio e altri; Sez. 5, n. 36657 del 5/6/2008. Corte di Cassazione Penale, Sez. 3^ 02/02/2018, Sentenza n. 5075. A.T.


SMETTILA DI FARTI PICCHIARE SE I CONTI NON TORNANO! Andrea Tafuro C’era una volta e… c’è ancora un imprenditore/principe azzurro e una collaboratrice, senza contratto, che considera il lavoro come un: “do una mano a mio marito”. Nessuna retribuzione, nessuna capacità decisionale, ma a lei, in fondo, non manca nulla basta chiedere a lui. È questa la violenza economica sulle donne! Interrogando il Gender Equality Glossary dell’EIGE (European Institute of Gender Equality), troviamo una dettagliata definizione della nozione di violenza economica: “la violenza economica si riferisce a atti di controllo e monitoraggio del comportamento di un individuo in termini di uso e distribuzione di denaro e la costante minaccia di negare risorse economiche”, è qualcosa di molto simile alla schiavitù. In Ending Violence Against Women and Girls, documento programmatico di UN Women (l’Entità delle Nazioni Unite per l’uguaglianza di genere e l’empowerment delle donne),

vengono identificate le diverse espressioni della violenza sulle donne. In questo documento è stato evidenziato che questo elemento caratterizzi due fasi del ciclo di vita della violenza, quella dell’età riproduttiva di una donna e quella della vecchiaia, in concomitanza con l’aspirazione alla realizzazione economica e professionale e con gli aumentati bisogni in termini di cura e assistenza. Tale forma di violenza ha radici culturali e sociali ataviche, infatti nel bagaglio educativo primordiale del maschio permane la sensazione che l’uomo sia cacciatore e la donna debba esser dedita a funzioni di cura, relegata ad un ruolo di minore responsabilità all’interno della coppia e condizionata dal partner nella gestione del bilancio familiare. Per una donna è difficile conseguire in giovane età un’autonomia economica, complici spesso relazioni che persuadono la stessa a rinunciare a possibilità di carriera a garanzia del presunto benessere del rapporto. Per non parlare, poi del fatto che in alcune parti

ROSALIND: STORIE DA RICORDARE

Martina Tafuro Quando, nel 1962, Watson, Crick e Wilkins ricevettero il premio Nobel per la medicina grazie alla scoperta della struttura del dna, non si udì mezza parola su di lei. Se il comitato non la incluse, fu perché i tre moschettieri della doppia elica si guardarono bene dal ricordare il fondamentale apporto che le ricerche della scienziata avevano dato alla individuazione della struttura tridimensionale degli acidi nucleici costituiti da lunghe catene molecolari avvolte a elica. Lei, non avrebbe potuto lamentarsi: cristallografa professionista, Rosalind Franklin era morta, il 16 aprile 1958, di tumore a 37 anni, probabilmente anche a causa delle radiazioni a cui i suoi studi l’avevano lungamente esposta. Nata nel 1920, Franklin studiò a Cambridge, iniziando la sua carriera di ri-

cercatrice a Parigi e continuandola poi al Kings College di Londra. Fu qui che le sue foto del dna, viste all’insaputa della donna, folgorarono Watson, che in esse riconobbe la raffigurazione della doppia elica. Nel 1952 infatti, utilizzando una macchina da lei modificata, Franklin aveva ottenuto la foto del dna nella sua forma b. Attraverso l’analisi del suo epistolario e delle interviste ai protagonisti minori della vicenda, è emerso che sia stata proprio lei la vera scopritrice della morfologia a elica del dna. Nel tempo, però, il suo apporto cominciò a emergere. Infatti quando, dopo la vincita del Nobel, Watson scrisse The Double Helix e non poté non citarla. Ma lo fece minimizzandone il più possibile l’apporto, denigrandola come donna e come scienziata. Tanta misoginia, determinò un cambio di editore, la Harvard University Press, dopo che ne era circolata una prima bozza, rescisse il contratto, perchè il testo offendeva colei che non era più in grado di difendersi. É l’ennesima testimonianza di come l’apporto femminile venga minimizzato dalla società.

del mondo, il diritto ad acquisire proprietà è ancora limitato ai soli uomini e alla violenza economica può essere associata una forte forma di violenza fisica e/o psicologica. Tutti questi elementi spiegano come mai la violenza economica sia difficile da identificare e contestualizzare, poco denunciata e considerata meno pericolosa di altre. La sottovalutazione si accompagna a carenti strumenti posti a tutela della donna, che il più delle volte deve da sola trovare la forza per rimettersi in piedi dopo mesi o anni di maltrattamenti. Come si può uscire da una relazione dannosa se non si hanno le risorse economiche per scappare? Come si può evitare di essere dipendenti da un uomo se non si hanno ancora le loro stesse opportunità di crescita professionale? Come si può rivendicare il diritto a scegliere come e con chi vivere se le uniche opzione disponibili si rivelano precarie e insoddisfacenti? L’assenza di sicurezza in ambito lavorativo rende inevitabilmente le donne più soggette a forme di dipendenza

economica e pertanto di schiavitù. Se il partner centellina il denaro che potrete personalmente gestire come se foste una figlia a cui dare la paghetta, è palese che il partner sta cercando di controllarvi. Porre, nel tempo attuale, al centro della discussione il tema della violenza economica sulle donne, significa anche spostare l’ attenzione dai singoli autori della violenza economica, datori di lavoro o compagni di vita, al sistema economico, sociale e po-

litico che tale violenza finisce per determinare e proteggere. Le donne sono sole anche per la mancanza di una dimensione collettiva di riconoscimento e solidarietà fra donne. Sul piano della sensibilizzazione collettiva è quanto meno urgente potenziare la capacità delle istituzioni di identificare gli ambiti dove si crea violenza di genere, dando potere di controllo alle donne stesse, nella loro libertà di autodeterminarsi.

ASHA: STORIE DA SOSTENERE

Asha Omar Ahmed, l’angelo di Mogadiscio, dopo 15 anni in Italia per specializzarsi in oncologia e ginecologia, è rientrata in Somalia. È tor-

nata nel suo Paese con l’obiettivo di spiegare l’importanza dell’igiene e della profilassi e per combattere la pratica delle mutilazioni genitali femminili. La Somalia ancora oggi è uno tra i paesi con il maggior numero di donne morte di parto in conseguenza della pratica delle mutilazioni genitali. Parlare di queste pratiche suscita diffidenza e chiusura, sia perché è considerato tabù, sia perché per molte donne e uomini si

mette in dubbio, per la prima volta, una tradizione. Il primo passo, racconta Asha, è spiegare alle persone i rischi e le conseguenze delle mutilazioni, di cui spesso non sono a conoscenza. Ha fondato Save our mothers, un’associazione che mette nero su bianco le gravi condizioni fisiche che accompagnano tutta la vita delle donne in seguito alle mutilazioni e spesso ne sono causa di sofferenza e morte. M.T.

SUOR ANNA: STORIE DA DIFENDERE Suor Anna Alonzo, nel quartiere Guadagna di Palermo ha spalancato zone degradate e assediate della città al gusto di stare insieme. Mese dopo mese, i metri quadrati accessibili alla comunità sono cresciuti e gli attacchi, le provocazioni, la violenza non hanno ottenuto per reazione né sistemi di allarme, né porte blindate. Si chiama oggi Centro Arcobaleno 3P, come qui nominano ancora, con le sole iniziali, Padre Pino Puglisi. All’interno del centro del beato è appeso un grande ritratto, la tela è piena di cuciture, perché un giorno

qualcuno irruppe e, con una lama, volle ucciderlo una seconda volta. L’immagine martire, con le sue cicatrici, definisce oggi uno stile: quello di presenza quotidiana, costi quel che costi, come lievito nella pasta. Suor Anna ha innescato processi, più che occupare spazi. Dà le chiavi del centro per incontrarsi a chiunque, non pianifica, aiuta a strutturare, connette. Così, un’idea cresce, un bisogno trova risposta, qualche progetto dura e si sviluppa: giorno per giorno, da anni. Una rivoluzione, in strade che i palermitani del centro mai

avrebbero percorso. Vengono non solo a prendere, ma sempre di più a dare, perché se ciò che era di nessuno diventa comune, allora si sente di appartenere. Nasce, così, la responsabilità, un senso di partecipazione, in cui nessuno è passivo destinatario, né tanto meno assistito. M.T.


a cura di Fabiana Liguori

L’arte e la follia di Salvator Dalì nel cuore della città Napoli

Fino al 10 giugno 2018, il Palazzo delle Arti di Napoli ospita un meraviglioso evento artistico intitolato: “Io Dalí”, un exhibit del grande artista catalano, voluto con determinazione dall’assessorato comunale alla Cultura, con la Fundació Gala - Salvador Dalí e co-organizzata con la C.o.r. (Creare organizzare realizzare). Curatrici della mostra, Laura Bartolomé e Lucia Moni. Salvatore Dalì è uno dei più grandi maestri del XX se-

colo: pensatore, scrittore, scultore, illustratore, disegnatore, designer, cineasta e scenografo. La mostra, curata nel dettaglio, è capace di “raccontare” la complessità del suo genio, particolarmente abile nel fare di ogni gesto un’opera d’arte e di se stesso un personaggio unico. Da teatrante qual è Dalì chiede di essere riconosciuto, reclama adorazione. Ambizione che il pittore catalano aveva cominciato a coltivare giovanissimo. Già a 15 anni, quando nel diario scriveva senza indugio: “io sono un genio e il mondo mi ammirerà”. Stratega della provocazione, amava spingersi ogni oltre limite e “giocare”, stupire, sorprendere, ammaliare. E forse in questo senso Napoli, città sempre in grado di meravigliare, esagerare e “sfidare”, ha forse più di ogni

altro luogo particolare affinità con questo amatissimo artista. Dalì trasforma se stesso in uno dei suoi motivi pittorici: una novità straordinaria per quei tempi, la chiave del segreto del suo successo. Così man mano che la sua popolarità cresce, intuisce l’importanza di legare la propria immagine a dettagli evidenti, riconoscibili. Lui punta dritto all’eternità, all’immortalità, alla creazione del mito. L’allestimento della mostra in Napoli, è incentrato su dipinti, disegni, video, fotografie e riviste: “L’obiettivo è scoprire il personaggio, far capire quanto sia lui stesso a costruire il sui mito attraverso un percorso che lo porta dai primi autoritratti al suo straordinario rapporto con le performance. Dalì è un precursore, si rende conto di quanto è importante la comunicazione per cui in tutte le sue attività c’è sempre

grande rispetto per il lavoro, ma al contempo è un attento portatore di questa sua personalità e del culto del suo personaggio che alimenta la grande genialità di questo artista” ha commentato Alessandro Nicosia (co- organizzatore). Tra le opere esposte, l'autoritratto

con il collo raffaellesco del 1921, diversi disegni realizzati per la sua autobiografia “Vita segreta” (pubblicata nel 1942), ma anche filmati, performance, locandine e interventi: dalle copertine delle riviste alla partecipazione come ospite a “What's my Line”, concorso televisivo americano trasmesso sulla Cbs. Una sezione è inoltre dedicata alle fotografie. “Siamo profondamente orgogliosi di ospitare questa mostra bellissima in esclusiva di un autore molto amato dai giovani – ha dichiarato il primo cittadino di Napoli, Luigi de Magistris - vicino al pensiero napoletano in fatto di radici culturali, innovazione e anticonformismo e siamo sempre più soddisfatti del fatto che Napoli venga scelta per fare mostre di grande livello per originalità e cura”.

L’ingegno e la creatività di Pablo Picasso nella chiesa dei Santi Apostoli di Nola Quando l’arte è a portata di mano. Quando è di tutti. Quando può contribuire al decoro del territorio, è sempre una cosa meravigliosa. Fino al 28 aprile 2018, nella Chiesa dei Santi Apostoli di Nola, è aperta al pubblico la mostra "Pablo Picasso e le sue Muse", promossa dall'amministrazione comunale guidata dal sindaco Geremia

Biancardi con l'assessore alla cultura Cinzia Trinchese. Il percorso espositivo, caratterizzato dall’apporto storico-critico di Marco Alfano, racconta del legame, del rapporto controverso e allo stesso tempo centrale, che il grande Picasso ha avuto, nel corso della sua infinita esperienza creativa, con alcune donne. Tali presenze hanno, da un lato, contribuito in maniera significativa alla sua formazione, dall’altro sono state esse stesse artiste di talento. Le principali “Muse” dell’artista spagnolo sono state due: Dora Maar (1907-1997) e Françoise Gilot (1921). La mostra, infatti, propone non solo le bellezze realizzate dal Picasso ma anche i lavori di queste due donne, rilevando somiglianze e differenze

nella loro poetica. In esposizione sono presenti sessantadue opere grafiche del maestro, con due importanti serie complete: trentuno incisioni a bulino di Carmen (1949), e trentuno incisioni all'acquaforte, all'acquatinta puntasecca e bulino di Le Corps Perdu (1950). Ma anche due disegni, quattro opere grafiche e la serie Le Temps Déborde, eseguiti da Dora Maar in collaborazione con Man Ray. Della giovane pittrice Françoise Gilot, sono esposte invece due serie litografiche complete: Pages d'amour e Tout dire, entrambe datate 1951. La mostra ospita infine una alcuni celebri scatti della vita quotidiana di Picasso eseguiti dal grande fotografo Robert Capa. Il prezzo simbolico del biglietto d’ingresso è di un

euro. Importo che è destinato al recupero delle tele che completano la decorazione della navata centrale della chiesa ospitante l’evento. Ad accogliere i visitatori i volontari dell'associazione Meridies con gli alunni delle scuole cittadine. “Rendiamo omaggio al prestigio di una città storica che, con le sue tradizioni di cui è espressione, è diventata patrimonio dell’umanità. Un’esperienza che rimarrà indelebile e che si fa portavoce di un grande progetto in cui l’arte finanzia l’arte” ha così commentato l’assessore alla cultura, Cinzia Trinchese. Il sindaco Geremia Biancardi, orgoglioso dell’evento ha espresso tutta la volontà di continuare a lavorare in questa direzione: “Coltivare il seme della cono-

scenza è per l’amministrazione comunale che mi onoro di guidare un imperativo, un credo che ispira ogni attività. Vogliamo contribuire ad offrire alla nostra comunità, e soprattutto alle nuove generazioni, gli strumenti per una crescita culturale che è presupposto essenziale di libertà da ogni schiavitù, da ogni oppressione, compresa quella raccontata da Picasso”.


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.