Arpa Campania Ambiente n. 14 del 31 luglio 2019

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ISPRA/SNPA

RAPPORTO RIFIUTI SPECIALI 2019 Tra il 2016 e il 2017 si è verificato un aumento nella produzione totale di circa quattro milioni di tonnellate Il Rapporto Rifiuti Speciali, giunto alla diciottesima edizione, è il risultato di una complessa attività di raccolta, analisi ed elaborazione di dati da parte del Centro Nazionale dei Rifiuti e dell’Economia Circolare dell’ISPRA, con il contributo delle Agenzie regionali e provinciali per la Protezione dell’Ambiente. Il Rapporto 2019 fornisce i numeri e le informazioni (relativi all’anno 2017), circa la produzione e gestione dei rifiuti speciali non pericolosi e pericolosi, a livello nazionale e regionale. Ma andiamo nel dettaglio. In Italia, nel 2017 sono stati prodotti 138,9 milioni di tonnellate di RS. Il dato complessivo tiene conto sia dei quantitativi derivanti dalle elaborazioni delle banche dati dei Modelli unici di dichiarazione (MUD) che di quelli stimati. Sono, inoltre, compresi i quantitativi di rifiuti speciali provenienti dal trattamento de i rifiuti urbani (pari a circa 10,9 milioni di t). In particolare, la produzione dei rifiuti speciali non pericolosi risulta pari a circa 68,6 milioni di t. A questi vanno aggiunti oltre 4 milioni di t relativi alle stime effettuate per il settore manifatturiero e per quello sanitario, 468 mila t relative agli pneumatici fuori uso e circa 56,1 milioni di t di rifiuti delle operazioni di costruzione e demolizione, interamente stimati, per una produzione totale di rifiuti speciali non pericolosi pari a oltre 129,2 milioni di tonnellate, incluse poco più di 3 mila tonnellate di rifiuti con attività ISTAT non determinata.

Il bacino del Mediterraneo sta risentendo in maniera sempre maggiore degli effetti del cambiamento climatico. L’emergenza climatica è ben visibile con il continuo ripetersi di eventi meteorologici estremi che colpiscono le zone costiere.

Liguori a pag.3

Loffredo a pag.8

La farmaceutica si tinge di verde Ormai tutti i campi della nostra quotidianità si stanno convertendo all’ecosostenibilità. Paparo a pag.11

“Marangoni dal ciuffo” Avvistati a Positano i rari uccelli Al largo di Positano, sull’isolotto di Vetara, Arpac e Asoim hanno avvistato un gruppo di marangoni dal ciuffo, uccelli marini la cui presenza è rara nella nostra regione. Le foto del suggestivo avvistamento sono state pubblicate dai media a pag.7

ARPAC

Lepta, un tavolo tecnico in Agenzia Incontro in ambito Snpa dedicato al controllo delle acque reflue Nell’ambito del tavolo di lavoto del TIC 1 LEPTA del Sistema Nazionale Ambientale, Arpac ha ospitato nei giorni 15, 16 e 17 luglio un workshop riguardante il controllo delle acque reflue. Ad accogliere i partecipanti il commissario dell’Agenzia, Stefano Sorvino. Petillo a pag.5

NATURA & BIODIVERSITÀ

In aumento gli eventi meteorologici estremi Gli effetti del Climate Change colpiscono il Mediterraneo

Porto di Napoli e innovazione Si è svolto lo scorso 10 Luglio, nella sede di VolaViaMare Alilauro nel porto di Napoli l’Innovation SeaFront Summit, un incontro promosso da Alilauro e dall’accelera-

tore di progetti innovativi NAStartUp per rendere il porto del capoluogo partenopeo un attrattore di talenti dell’innovazione. Martelli a pag.8

Grandi Napoletani, grandi Campani

Biagio Miraglia, poeta e psichiatra La nostra terra è stata segnata, da circa tremila anni, da uomini e donne che l’hanno resa grande. Storia, teatro, pittura, scultura, musica, architettura, letteratura… I settori nei quali Napoletani e Campani sono diventati famosi e hanno rese famose Napoli e la Campania sono numerosissimi. Continuiamo il nostro piccolo viaggio tra Napoletani e Campani famosi. Biagio Miraglia nacque a Cosenza nel 1814 (morì a Napoli nel 1885) e fu psichiatra e poeta. Ebbe la direzione del Reale Ospedale

Riso eco-sostenibile Il riso è un alimento base per circa 3,5 miliardi di persone, praticamente quasi la metà della popolazione dell’intero pianeta. Buonfanti a pag.13

Psichiatrico di Aversa e la prima cattedra per le malattie mentali Napoli dove fondò anche la prima rivista italiana di psichiatria. Come il Linguiti, approfondì e rinnovò la musicoterapia e la teatroterapia De Crescenzo-Lanza pagg.14-15 AMBIENTE&DIRITTO

Tutela della privacy e accesso agli spettacoli Norme di contrasto al “secondary ticketing”sono contenute nella legge 232/2016 Monsurrò a pag. 16


Il Rapporto Ecomafia 2019 Il business dei reati legati all’ambiente cresce e raggiunge quota 16,6 miliardi di euro Tina Pollice Arriva anche quest’anno, puntuale, la pubblicazione del rapporto Ecomafia 2019. Le storie e i numeri della criminalità ambientale in Italia, realizzato da Legambiente in collaborazione con le Forze dell’ordine, le Capitanerie di porto, la Corte di Cassazione, Ministero della giustizia, Ispra, Sistema nazionale protezione ambiente, Cresme, la Commissione Ecomafie, l’Agenzia delle Dogane. Il volume, edito da Edizioni Ambiente, realizzato con il sostegno di Cobat e Novamont, è stato presentato a Roma alla presenza della vicepresidente del Senato Anna Rossomando, del ministro dell’ambiente Sergio Costa, del Procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho e di diversi esponenti del mondo istituzionale e politico. Un documento importante che rivela numeri impressionanti più che negli anni passati. Il business dei reati legati all’ambiente cresce e raggiunge quota 16,6 miliardi di euro. Quello che colpisce, al di là dei dati è l’impennarsi di alcuni tipi di reati, tra cui quelli del settore agroalimentare: falsificazione, frode, macellazione clandestina, truffe sui fondi pubblici. Sono solo alcuni dei reati che ogni giorno le forze dell’ordine e la magistratura italiana si trovano a dover contrastare. Se in generale, la Campania è in testa alla classifica regionale per numero di reati am-

bientali, Napoli, Roma e Bari sono le province con il più alto numero di illeciti. I settori preferiti dalla criminalità sono il ciclo illegale del cemento e dei rifiuti, la filiera agroalimentare ed il racket degli animali. Nel 2018 sono state 44.795 le infrazioni contestate nel campo della tutela del Made in Italy agroalimentare. Quasi 123 al giorno. Una enormità, scrive il rapporto. Il fatturato incassato illegalmente sfiora la soglia di 1,4 miliardi, con un aumento del 35,6% rispetto all’anno precedente. Il record con oltre 11.500 infrazioni si è registrato nel settore della commercializzazione dei prodotti ittici (pesce in genere, crostacei, novellame, molluschi, datteri freschi, refrigerati e congelati), numeri alti pure nel settore della ristorazione (6.188), mentre si confermano ad alto rischio il comparto vi-

tivinicolo e alcolici (comprensivi di vini a Docg, Doc, e Igt), quello delle farine, pane e pasta, delle carni e prodotti a base di carne, degli alimenti dietetici e del sistema di etichettatura. Se, oggi, abbiamo strumenti di repressione migliori rispetto al passato impiegati in una lotta mirata e costante, la legge 68/2015, è anche vero che serve un approccio di sensibilizzazione culturale che fermi la corruzione e la connivenza con un sistema malato che fa male a tutta la collettività. Quindi, la Legge 68/2015 sugli ecoreati continua ad avere un ruolo chiave, sia sul fronte repressivo sia su quello della prevenzione. Nel 2018 la legge è stata applicata dalle forze dell’ordine per 1.108 volte, più di tre al giorno, con una crescita pari a +129%. Come per gli altri anni, la fattispecie dell’inqui-

namento ambientale è quella più applicata. Legambiente avanza anche delle proposte per efficientare gli iter burocratici, infatti, l’associazione chiede che venga semplificato il sistema di abbattimento delle costruzioni abusive avocando la responsabilità delle procedure ai prefetti; che vengano rico-

nosciuti diritti propri anche agli animali inserendo la loro tutela in Costituzione e approvato il disegno di legge sui delitti contro fauna e flora protette inserendo, all’interno del Titolo VI bis del Codice penale, un nuovo articolo che preveda sanzioni veramente efficaci per tutti coloro che si macchiano di tali crimini.


IL RAPPORTO RIFIUTI SPECIALI DELL’ISPRA Tra il 2016 e il 2017 si è verificato un aumento nella produzione totale di circa quattro milioni di tonnellate di Fabiana Liguori Il Rapporto Rifiuti Speciali, giunto alla diciottesima edizione, è il risultato di una complessa attività di raccolta, analisi ed elaborazione di dati da parte del Centro Nazionale dei Rifiuti e dell’Economia Circolare dell’ISPRA, con il contributo delle Agenzie regionali e provinciali per la Protezione dell’Ambiente. Il Rapporto 2019 fornisce i numeri e le informazioni (relativi all’anno 2017), circa la produzione e gestione dei rifiuti speciali non pericolosi e pericolosi, a livello nazionale e regionale. Ma andiamo nel dettaglio. In Italia, nel 2017 sono stati prodotti 138,9 milioni di tonnellate di RS. Il dato complessivo tiene conto sia dei quantitativi derivanti dalle elaborazioni delle banche dati MUD che di quelli stimati. Sono, inoltre, compresi i quantitativi di rifiuti speciali provenienti dal trattamento de i rifiuti urbani (pari a circa 10,9 milioni di t). In particolare, la produzione dei RS non pericolosi risulta pari a circa 68,6 milioni di t. A questi vanno aggiunti oltre 4 milioni di t relativi alle stime effettuate per il settore manifatturiero e per quello sanitario, 468 mila t relative agli pneumatici fuori uso e circa 56,1 milioni di t di rifiuti delle operazioni di costruzione e demolizione, interamente stimati, per una produzione totale di rifiuti speciali non pericolosi pari a oltre 129,2 milioni di tonnellate, incluse poco più di 3 mila t di rifiuti con attività ISTAT non determinata. Per i rifiuti non pericolosi, la quota stimata rappresenta il 46,9% del totale prodotto (43,6% della quantità complessiva dei rifiuti speciali). Il quantitativo di rifiuti speciali pericolosi prodotto, nel 2017, sfiora 9,7 milioni di t (di cui 1,3 milioni di t di veicoli fuori uso, pari al 13,5% del dato complessivo). Il dato principale è che tra il 2016 e il 2017 si è verificato un aumento nella produzione totale di rifiuti speciali, pari al 2,9%, corrispondente a circa 4 milioni di tonnellate. L’incremento registrato è quasi del tutto imputabile ai rifiuti non pericolosi, e in particolare a quelli da operazioni di costruzione e demolizione che aumentano del 4,9% (pari a oltre 2,6 milioni di t). La produzione di rifiuti speciali pericolosi rimane pressoché stabile rispetto al 2016, mostrando

un lieve incremento dello 0,6%, corrispondente a 60 mila tonnellate. L’analisi dei dati sui rifiuti pericolosi mostra per il settore manifatturiero una percentuale pari al 39,7% del totale prodotto, corrispondente a oltre 3,8 milioni di t. Il 29,3% è attribuibile alle attività di trattamento rifiuti e di risanamento, pari a 2,8 milioni di t; segue il settore dei servizi, del commercio e dei trasporti (19,5%) con quasi 1,9 milioni di t, di cui 1,3 milioni di tonnellate di veicoli fuori uso. La maggiore produzione di rifiuti speciali non pericolosi, invece deriva dal settore delle costruzioni e demolizioni (44,1% del totale prodotto, corrispondente a 57 milioni di t). Seguono le attività di trattamento di rifiuti e di risanamento (25,5%) e quelle manifatturiere (20,1%). Nel 2017, si rileva un dato di produzione pro capite nazionale pari a 2.296,4 kg/abitante per

anno, di cui 2.136,5 kg/abitante per anno relativi ai rifiuti non pericolosi e 159,9 kg/abitante per anno relativi ai rifiuti pericolosi. Con riferimento alle macro aree geografiche, il nord Italia registra valori di produzione pro capite superiori alla media nazionale considerando il tessuto produttivo presente sul territorio. Nel centro e nel sud Italia si riscontrano valori di produzione pro capite di rifiuti speciali inferiori alla media nazionale. Dai dati a livello regionale si può rilevare come la Lombardia, con 30,8 milioni di t, produca da sola, nel 2017, il 38,1% del totale dei rifiuti speciali generati dal nord Italia (circa 81 milioni di t), seguita dal Veneto con 15,1 milioni di t (18,7% della produzione totale delle regioni settentrionali,dall’Emilia Romagna con quasi 13,7 milioni di t (16,9%) e dal Piemonte la cui produzione complessiva di rifiuti si attesta, nello stesso anno, a circa 10,8 milioni di tonnellate. Tra le regioni del centro Italia, a fronte di un quantitativo complessivo di rifiuti speciali prodotti pari a 25 milioni di tonnellate, i maggiori valori di produzione si riscontrano per la Toscana con oltre 10,3 milioni di t e per il Lazio (circa 8,8 milioni di t pari al 35,3% della produzione del centro). Al Sud Italia, sul podio troviamo la Puglia con una produzione complessiva pari a 9,7 milioni di t, seguita dalla Sicilia con quasi 7,1 milioni di t (21,5%) e dalla Campania (6,8 milioni di tonnellate, 20,7%). Nel 2017 i rifiuti speciali complessivamente gestiti in Italia sono stati pari a 147,1 milioni di tonnellate, di cui 137,6 milioni di t non pericolosi (93,5%del to-

tale) e i restanti 9,5 milioni di t pericolosi (6,5% ) . Il totale gestito è comprensivo dei rifiuti rimasti in stoccaggio presso gli impianti e presso i produttori al 31/12/2017, pari a 16,6 milioni di tonnellate e di 10,9 milioni di t di rifiuti speciali derivanti dal trattamento di rifiuti urbani e computati nel ciclo di gestione degli stessi. Nello specifico, di tale quantità, 335 mila tonnellate sono recuperate come fonte di energia, 2,4 milioni di t sono incenerite, 6,5 milioni di t sono smaltite in discarica e, infine, 1,3 milioni di tonnellate,vengono avviate a recupero di materia. Rispetto al 2016, nel 2017 si è assistito ad un aumento del quantitativo complessivamente gestito (4,1%) ; in particolare le quantità avviate a operazioni di recupero sono aumentate del 7,7%, mentre, quelle avviate a smaltimento diminuite (8,4%). Per quanto attiene l’esportazione di rifiuti speciali: la quantità totale nel 2017 è stata pari a circa 3,1 milioni di tonnellate, di cui il 68% (circa 2,1 milioni di tonnellate) costituito da rifiuti non pericolosi ed il restante 32% (circa 1 milione di t) da rifiuti pericolosi. Rispetto all’anno precedente, il quantitativo totale esportato ha fatto registrare una lieve flessione (- 2,5%), in particolare i non pericolosi sono diminuiti di 34 mila t (1,6%) e i pericolosi di circa 43 mila t (-4,2%). I maggiori quantitativi di rifiuti speciali sono destinati alla Germania, complessivamente 809 mila t (il 26,5% del totale); rispetto al 2016, si è registrata una diminuzione del 4,8% ( 41 mila tonnellate).


LA “SUMMER HIT” DELLA DIFFERENZIATA Al via Riciclaestate, la campagna di Legambiente Campania che, anno dopo anno, riscontra sempre più adesioni sia tra gli Enti Locali, sia tra i cittadini e i turisti, dimostrando come la collaborazione tra diversi soggetti– Amministrazioni Comunali, Conai e i Consorzi di filiera, Capitanerie, stabilimenti balneari, strutture ricettive, cittadini e turisti – possa costituire un punto di partenza nella promozione di una raccolta differenziata di qualità, contribuendo in maniera determinante a migliorare l’immagine del territorio nel rispetto delle bellezze naturali e incentivando un turismo sostenibile per l’economia dei luoghi. Nei mesi estivi della campagna sarà realizzato un vero e proprio tour grazie ad un Ludobus, che prevede laboratori sulla differenziata e sulla riduzione dei rifiuti con la distribuzione di materiale informativo presso le spiagge. Quest’anno Legambiente ha inoltre presentato la Summer Hit delle migliori performance estive dei comuni costieri per la differenziata. Attraverso l’elaborazione dei dati relativi alle raccolte dei comuni costieri campani nell’anno 2018 presenti in Orso, il sistema informatizzato unico per la rac-

colta e la trasmissione dei dati relativi alla produzione e gestione dei rifiuti adottato dalla Regione Campania con l’Osservatorio regionale sulla gestione dei rifiuti (Orgr) e l’Agenzia Regionale Protezione Ambientale Campania (Arpac), è stato possibile formulare un’ analisi di maggiore dettaglio ed ottenere informazioni utili per orientare gli sforzi da profondere al fine di migliorare le performance. L’analisi svolta vuole restituire un quadro dell’efficacia nella gestione della raccolta differenziata per individuare le buone pratiche e le situazioni di criticità. È stato quindi predisposto sperimentalmente un indice della performance (Ire) che prende in considerazione tre diversi indicatori quali la variazione della produzione di rifiuti nel mese di agosto rispetto al valore medio mensile annuo; – la variazione della percentuale di raccolta differenziata nel mese di agosto rispetto al valore annuo ; – la percentuale di raccolta differenziata nel mese di agosto. «Il 90% dei comuni costieri campani – commenta Mariateresa Imparato, presidente Legambiente Campania – presenta un aumento più o

meno marcato della produzione di rifiuti durante il mese di agosto rispetto alla media mensile annua, alcuni di questi raddoppiandola o addirittura triplicandola. Analizzando le percentuali della raccolta differenziata, nel mese di agosto risulta che un comune costiero su due raggiunge e/o supera la soglia del 65%. Inoltre nel mese di agosto si osserva un prevalente calo della percentuale rispetto al valore annuo, mentre un comune su tre risulta in grado di mantenere invariati o incrementare i risultati. Queste performance dimostrano che è possibile affrontare la sovrapproduzione di rifiuti dovuta all’aumento del carico insediativo durante l’estate rafforzando il sistema

di controllo, di raccolta e insieme la sensibilizzazione rivolta a cittadini e turisti lunga la costa campana». Dei 59 comuni costieri campani analizzati sono 28 i comuni che hanno raggiunto e superato nel 2018 il 65% di raccolta differenziata come previsto dalla legge e dove dunque si riscontrano le migliori performance di raccolta differenziata. Il valore più alto dell’indice Ire è stato osservato per il comune di Montecorice mentre il valore più basso è stato osservato per il comune di Serrara Fontana. In dettaglio i comuni di Montecorice, Casal Velino, Atrani e San Giovanni a Piro, risultano avere conseguito le migliori performance con una elevata percentuale di rac-

colta differenziata nel mese di agosto, un incremento della percentuale di raccolta differenziata ad agosto rispetto al valore annuo, a fronte di un significativo e dunque gravoso incremento della produzione di rifiuti ad agosto rispetto al valore medio mensile annuo. All’opposto, i comuni di Serra Fontana, Torre del Greco, Castel Volturno e Mondragone che partendo da già basse percentuali di raccolta differenziata, ben al disotto del limite imposto dalla legge, hanno fatto registrare cali significativi nella percentuale di raccolta differenziata ad agosto rispetto al valore annuo, sebbene in concomitanza di un aumento della produzione dei rifiuti ad agosto rispetto al valore medio mensile annuo. (comunicato Legambiente)

Un nuovo destino per la discarica di Andretta Conclusa la bonifica: con la fine delle sanzioni europee l’Italia risparmierà 400mila euro annui Una nuova storia per la Località Frascineto nel Comune di Andretta (Avellino) dove è stata chiusa la procedura d'infrazione per una discarica oggi finalmente bonificata grazie alla sinergia tra Governo, istituzioni locali, Arma dei Carabinieri e la struttura commissariale per la Bonifica delle Discariche Abusive guidata dal generale Giuseppe Vadalà. Sul sito infatti sono stati effettuati e conclusi i lavori di messa in sicurezza permanente, con l’apposizione di Capping multistrato di copertura e recinzione dell’intera area. Grazie all’espunzione del sito dalla procedura di infrazione avviata dall'Unione Europea, l'Italia non è più tenuta a pagare alcuna penalità a causa di questa bomba ecologica. Tutto ciò, solo per il sito di Andretta, significa 400mila euro di risparmio annuo. Con la bonifica non solo è stato messo un punto al deturpamento dell'ambiente salvaguardando la salute dei cittadini, ma si è anche permesso al comune di uscire dalla procedura di infrazione determinando, così, un risparmio importante per la comunità. L’idea è quella di riutilizzare le somme sprecate nei tre anni passati per il rilancio di que-

ste meravigliose terre nel rispetto delle regole e della vocazione di questi luoghi, senza alcun impatto sull'ambiente ma destinando quest’ area di oltre 20mila metri quadrati a pascoli ed altre attività come ad esempio apicoltura, area ludica o bike park. Per dare risalto alla “nuova vita” del sito in località Frascineta si è svolto il primo dei tre eventi di “site visit” da parte del Sottosegretario al Ministero dell’Ambiente Salvatore Micillo, in programma per il mese di Luglio (gli altri a Filettino in Lazio e Lama dei Peligni in Abruzzo). Si tratta di visite che si svolgono in quelle aree che sono state oggetto di bonifica o messe in sicurezza negli ultimi venti mesi e, attualmente in sicurezza ambientale a norma di legge, sono fuoriuscite dalla procedura di infrazione da parte della Comunità Europea. Esse hanno lo scopo di informare le popolazioni locali degli sforzi fatti, premiando simbolicamente durante una conferenza stampa finale quelle comunità e soprattutto quei cittadini che hanno contribuito con spirito di servizio alla realizzazione di un doveroso servizio alla collettività. G.M.


Una tre giorni dedicata al controllo sulle acque reflue con tecnici ed esperti provenienti da diverse Arpa e da Ispra

LEPTA, UN TAVOLO TECNICO IN ARPAC di Paola Petillo N ell’ambito del tavolo di lavoro del TIC 1 LEPTA del Sistema Nazionale Ambientale, teso alla definizione dei Livelli essenziali delle prestazioni per la Tutela Ambientale, i LEPTA, l’ Arpa Campania nei giorni 15, 16 e 17 Luglio 2019 ha ospitato un workshop residenziale riguardante il “Controllo sulle Acque Reflue (Depuratori e Scarichi industriali)”. Il Workshop si è posto in continuazione dei lavori del GdL 2 del TIC 1 “LEPTA” , con riferimento al Catalogo/ Repertorio delle prestazioni storicamente erogate dal Sistema ed al Programma Triennale delle attività 2018/2020 stesso SNPA, che identifica 16 Prestazioni Tecniche ritenute prioritarie dal Sistema delle Agenzie. In particolare per 7 delle 16 prestazioni del PTA del SNPA, il TIC 1 – LEPTA,(Coordinato da Arpa Basilicata ed articolato in n. 5 GdL con Coordinatori e componenti delle diverse ARPA/APPA tra cui l’ Arpa Campania ed Ispra), ha elaborato ed applicato una metodologia per la definizione dei LEPTA con riferimento all’ individuazione del livello minimo essenziale delle prestazioni, calibrato per ognuna delle Regioni, secondo omogeneità opera tiva e con determinazione dei

costi, storici e standars. I lavori tenutisi presso la Direzione Generale Arpac, coordinati dal GdL 2 ARPA Lombardia,hanno visto la partecipazione di ventisette tecnici del SNPA quali componenti del GdL 2 ed esperti di settore di Arpa Campania, Arpa Calabria, Arpa Emilia Romagna, Arpa Lombardia, Arpa Toscana ed Ispra e hanno consentito la costruzione e la condivisione del processo standard del Controllo sulle Acque Reflue, quale prima parte della più ampia prestazione prioritaria relativa alla “Ispezione integrata su azienda soggetta ad AUA (Autorizzazione Unica Ambientale)”. Ad accogliere e salutare i componenti del tavolo tecnico il Commissario Straordinario Arpac Luigi Stefano Sorvino che ha così commentato l’iniziativa: «ammiro l’intensità e il fervore di questa intelaiatura interagenziale con i gruppi di lavoro, i Tic e le attività istruttorie che rappresentano un collante fondamentale tra tutte le Agenzie e anche quindi con l’Ispra, per realizzare al meglio i principi della 132 del 2016, in particolare i LEPTA e quindi la costruzione di questi macro processi anche con la definizione e quantificazione degli aspetti finanziari delle attività di controllo».

LE 16 PRESTAZIONI PRIORITARIE del SNPA (PIANO TRIENNALE ATTIVITA' 2018/2020) Monitoraggio della qualità dell'aria A.1.2.1 Monitoraggio della qualità delle acque interne (fiumi e laghi) A.1.2.2 Monitoraggio delle acque sotterranee A.1.2.4 Monitoraggio delle acque marine (Direttiva Marine Strategy) B.3.1.1 e Ispezione su azienda RIR (Rischio di Incidente Rilevante), soglia superiore e Ispezione su azienda RIR (Rischio di Incidente B.3.1.2 Rilevante), soglia inferiore Ispezione integrata programmata su azienda soggetta ad AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale) e valutazione dei rapporti B.3.1.4 annuali dei PMC (Piani di Monitoraggio e Controllo) B.3.1.6 Ispezione su azienda soggetta ad AUA (Autorizzazione Unica Ambientale) A.1.1.1

B.5.1.1 e H.14.1.4

C.6.1.2

Interventi tecnico-operativi specialistici in caso di emnergenze sul territorio di origine antropica e Supporto tecnico e operativo, in campo ambientale, in relazione ad eventi calamitosi e catastrofici Promozione e partecipazione ad iniziative di sistema per lo sviluppo tecnico, le linee guida per il miglioramento dei servizi

Realizzazione di annuari e/o report ambientali intermatici e tematici a livello regionale e nazionale, anche attraverso lo sviluppo e alimentazione di set di indicatori Diffusione dei dati ambientali D.8.1.1 Attività istruttorie finalizzate alla valutazione dei danni ambientali Supporto tecnico - scientifico in fase di istruttoria del procedimento amministrativo (Impianti Radiotelevisivi e delle Stazioni E.9.1.1 Radiobase) G.12.1.1 Iniziative dirette di educazione ambientale e di educazione alla sostenibilità C.7.1.3

I.15.1.2 I.15.1.3

Attività istruttorie per le aziende soggette ad AIA e quelle finalizzate alla redazione ed integrazione dei Piani di Monitoraggio e Controllo (PMC) e Attività istruttorie per le aziende soggette ad AUA

I.15.1.5

Istruttorie a supporto delle valutazioni e controllo dei Siti di Interesse Nazionale (SIN) e procedimenti di bonifica di competenza regionale

Hanno partecipato al Workshop in Arpac

Arpa Lombardia: M.Valentini, F.Mantovani, R.Marigo e C.Pellegrino Arpa Emilia Romagna: A. Libero, G. Bardasi e P. Albertelli Arpa Toscana: C.Fagotti e P.Mancini Arpa Calabria: R.Chiappetta e L.Settineri Ispra: S. Brini, M. Castellani e G.Farabegoli Arpa Campania: P.Petillo, M.Carelli, M.Ferretti, M.Balzano, L.D'arienzo, S.Zollo, N.Lo Conte, L.Pascarella, C .Delle Femmine, C.Derna, A.Ferraiolo, C.Scarpa e M.Iovine


Balneazione: domande e risposte Arpac risponde agli interrogativi più frequenti dei bagnanti sulla qualità delle acque in Campania Ogni estate si riaccende l’attenzione di cittadini e turisti sulla qualità delle acque di balneazione. In Campania sono disponibili diversi strumenti per informarsi in tempo reale sui risultati dei prelievi effettuati dall’Arpac, tra cui un’app per dispositivi mobili. In più, con queste “domande e risposte”, l’Agenzia ambientale prova a fare chiarezza su come funziona il monitoraggio dei tratti di mare frequentati dai bagnanti. Chi controlla la qualità delle acque di balneazione in Campania? L’Arpac è l'Ente istituzionale deputato a svolgere il programma di sorveglianza sulla qualità delle acque di balneazione nel rispetto di quanto previsto dalla normativa di settore (decreto legislativo 116/08 e decreto ministeriale del 30 marzo 2010 come modificato dal decreto ministeriale 19 aprile 2018). Cos'è la classificazione di un'acqua di balneazione? È la classe di qualità di un’acqua di balneazione. Viene attribuita per legge al termine di ogni stagione balneare sulla base di un'elaborazione statistica di tutti i dati analitici delle ultime quattro stagioni balneari, compresa quella appena terminata. La classe è una specie di biglietto da visita di un'acqua che la caratterizza e resta invariata fino alla fine della stagione balneare a prescindere dagli esiti dei prelievi stagionali.

La balneabilità dipende dai parametri microbiologici e prescinde dall’aspetto dell’acqua

Quante sono le classi di qualità?

Le classi di qualità previste dalla norma sono quattro: Scarsa, Sufficiente, Buona, Eccellente. Le acque a cui è attribuita la classe scarsa non sono idonee alla balneazione. Quando un’acqua è definita balneabile? Un’acqua è definita balneabile quando, sulla base della normativa vigente, non ci sono rischi di tipo sanitario

associati all’attività balneare. La balneabilità di un’acqua è determinata sulla base di due indicatori microbiogici:Escherichia coli ed Enterococchi intestinali, ritenuti dall'Organizzazione Mondiale della Sanità indicatori specifici di contaminazione fecale. Affinché un’acqua possa essere definita balneabile si devono verificare due condizioni: non deve essere classificata di classe scarsa (cioè la sua classe è sufficiente, buona o eccellente), i risultati delle ultime analisi sui prelievi effettuati in quell’acqua durante la stagione balneare devono essere favorevoli, cioè le concentrazioni non devono superare 500 UFC/ml per l'Escherichia Coli e 200 UFC/ml per gli Enterococchi intestinali. La balneabilità di un’acqua dipende anche dalla sua trasparenza, dalla sua colorazione, dalla presenza di schiume, mucillagini o rifiuti galleggianti? No, la balneabilità di un’acqua, sulla base della normativa vigente, prescinde dall’aspetto estetico e si riferisce esclusivamente alla sicurezza sanitaria del bagnante. Da cosa dipende la trasparenza delle acque? La trasparenza dell’acqua dipende dalla presenza in sospensione di particelle. Queste, normalmente, possono essere costitute da solidi sospesi come sabbia, più o meno fine, messa in sospensione ad esempio dal mare agitato, oppure, dalla presenza di fitoplancton, cioè da piccole microalghe, non visibili ad occhio nudo, in grado, quando molto numerose, di conferire all’acqua particolari colorazioni. Non è possibile determinare la balneabilità di un’acqua sulla base della sua trasparenza: un’acqua può apparire non trasparente ma essere balneabile, mentre un’acqua trasparente può essere inquinata e non balneabile. Cosa sono le schiume che si vedono spesso in mare? Nella maggioranza dei casi le schiume, le mucillagini o i muchi a flocculi sono dovuti a cause naturali e associati allo sviluppo di microalghe in mare. In particolare, le schiume si creano facilmente con l’agitazione delle acque determi-

nata dalle eliche o idrogetti di grosse imbarcazioni, oppure dal frangere delle onde sulle scogliere in presenza di onda lunga e assenza di vento. Alcune condizioni ambientali favoriscono questi fenomeni, come lo scarso idrodinamismo, l’assenza di vento e le alte temperature del mare. Particolari correnti superficiali possono creare zone di aggregazione dove queste schiume si possono addensare e con il passare del tempo assumere colori che vanno dal bianco al marrone, in tali zone è facile rinvenire la presenza di residui vegetali e di rifiuti galleggianti.Solo in alcuni casi le schiume possono derivare dalla presenza di scarichi civili che in tali casi si trovano nelle immediate vicinanze delle chiazze, poiché queste tendono a scomparire con l’aumentare della distanza dallo scarico. Quanti controlli effettua Arpac? I controlli sulla qualità delle acque di balneazione sono effettuati normalmente con frequenza mensile, dal 1° aprile al 30 settembre, nel rispetto di un calendario dei prelievi, reso pubblico da Arpac sul proprio sito istituzionale e comunicato dalla Regione al Ministero della Salute e alla Comunità Europea. Oltre a questi prelievi vengono effettuati ulteriori prelievi in ogni situazione in cui si riscontrano anomalie di vario tipo. In caso di esiti sfavorevoli delle analisi determinanti la balneabilità,

oltre alla Regione e al Ministero della Salute, viene tempestivamente allertata dall’Arpac l’amministrazione comunale in modo che possano essere adottati i provvedimenti del caso: ordinanza di divieto di balneazione, identificazione delle cause di inquinamento e messa in atto di misure di risanamento.

Sono vietati i tratti di qualità scarsa e quelli in cui le ultime analisi hanno superato i limiti

Durante la stagione balneare quali sono i tratti di costa dove è vietato farsi il bagno? La balneazione è in divieto permanente in tutti i tratti di qualità scarsa e deve essere vietata in modo temporaneo, a prescindere dalla classificazione, in tutte le acque i cui esiti analitici dei prelievi effettuati da aprile a settembre hanno dato valori di concentrazione di Escherichia coli e/o di Enterococchi intestinali superiori alla norma. Per dette acque il Sindaco provvederà ad emettere un'ordinanza di divieto alla balneazione che potrà essere revocata a seguito di esiti favorevoli delle analisi supplementari eseguite nello stesso punto e a distanze crescenti da esso.

Quanti tipi di prelievi effettua Arpac a tutela della salute umana? Campionamenti previsti in date prestabilite nei punti della rete di monitoraggio (Prelievi Routinari); Campionamenti aggiuntivi in date fuori dal calendario secondo la seguente tipologia: •Prelievo Supplementare in caso di esito sfavorevole del campionamento routinario. •Prelievo in Punti Studio (PS) predefiniti ad inizio stagione balneare in corrispondenza di potenziali fonti di inquinamento. •Prelievo di DELimitazione a distanza crescente a destra e a sinistra rispetto al punto di prelievo di rete per definire i limiti di eventuali tratti interessati dall'inquinamento. •Prelievo OSTRE, per lo studio della proliferazione in Regione Campania di microalghe potenzialmente tossiche come Ostreopsis ovata. •Prelievo in caso di EMErgenze riscontrate da Arpac o segnalate da altri, come colorazione anomala, presenza di schiume, aggregati mucosi, mucillagini, presenza di iridescenze superficiali, chiazze oleose, eccetera. Dove è possibile informarsi sullo stato di balneabilità di un'acqua di balneazione? Sui siti http://portale.arpacampania.it e http:// www.portaleacque.it. Inoltre su App Store di Google e di Apple è disponibile l’App “Arpac Balneazione”. (a cura di Lucio De Maio ed Emma Lionetti)


“Marangoni dal ciuffo” al largo di Positano Per la prima volta sulle coste campane avvistato un gruppo di esemplari con adulti e giovani L. De Maio, E. Piscitelli M. Fraissinet, F. Tatino Nel corso dello svolgimento del secondo anno di attività del monitoraggio dell’avifauna marina, il personale dell’Arpa Campania e ornitologi dell’Associazione studi ornitologici Italia Meridionale, hanno avvistato cinque esemplari di marangone dal ciuffo (Phalacrocorax aristotelis desmarestii). Da una delle imbarcazioni della flotta Arpac, a fine giugno sono stati chiaramente identificati un individuo adulto e quattro giovani da poco involati. Come ormai noto, le attività previste dalla direttiva quadro sulla Strategia Marina (direttiva europea 2008/56/CE) volta alla salvaguardia dell’ambiente marino, sono state incrementate a partire dal 2018 con lo studio di specie, habitat e uccelli marini riportati nelle direttive europee Habitat (direttiva 92/43/CE) e Uccelli (direttiva 2009/147/CE), orientate alla salvaguardia di specie, habitat e uccelli di particolare pregio naturalistico per l’Europa. Per conseguire tali obiettivi e garantire il necessario completamento dei programmi di monitoraggio, il Ministero Ldell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare ha rinnovato, per il triennio 2018-2020, la convenzione con

Arpa CAMPANIA AMBIENTE del 31 luglio 2019 - Anno XV, N.14 Edizione chiusa dalla redazione il 31 luglio 2019 DIRETTORE EDITORIALE

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le Arpa capofila delle tre sottoregioni individuate per l’Italia, cioè Arpa Liguria, Arpae Emilia-Romagna e Arpa Calabria. Arpa Campania prosegue la propria attività secondo quanto previsto dal Piano Operativo annuale, nell’ambito della sottoregione MEDOcc (Mediterraneo Occidentale) di cui fa parte insieme ad Arpa Liguria, Sardegna, Toscana e Lazio. Arpac ha avviato anche per quest’anno, per il secondo anno consecutivo, una fattiva collaborazione con l’Asoim, l’Associazione studi ornitologici Italia meridionale, che promuove la ricerca e la conoscenza ornitologica e faunistica in Italia. Grazie al contributo di Asoim, Arpac ha potuto realizzare nel mese di giugno un’apposita iniziativa formativa dal titolo “Il monitoraggio del Gabbiano corso Ichthyaetus audouinii e degli uccelli marini del Mediterraneo”. L’iniziativa, rivolta al personale dell’U.O. “Mare” della Direzione Tecnica impegnato a vario titolo nelle attività di monitoraggio marino e costiero, è stata finalizzata a migliorare le competenze tecniche e relativi metodi di indagine per il riconoscimento e lo studio del Gabbiano corso Ichthyaetus audouinii e delle principali specie di uccelli marini del Mediterraneo. Tuttavia il monitoraggio dell’avifauna non si limita al censimento dei gabbiani corsi. L’avvistamento del marangone del ciuffo è avvenuto lungo le coste dell’isolotto di Vetara, situato tre chilometri ad ovest de Li Galli e appartenente al comune di Positano da cui dista poche miglia. L'isolotto di Vetara ha una forma oblunga, con i suoi trecento metri di lunghezza e circa cento di larghezza, raggiungendo un’elevazione massima di 36 metri sul livello del mare nell'estremità rivolta verso Li Galli, e presenta pareti scoscese, habitat preferito dal marangone dal ciuffo. La specie, congenere del più noto e dif

fuso cormorano, è leggermente più piccola e più snella del cormorano. Anche il becco è più snello. In volo lo si riconosce sia per l’abitudine di volare sempre a pelo d’acqua che per le ali arrotondate e la coda più corta. Alcune penne del capo sono curvate in avanti dando luogo al ciuffo, sebbene nella sottospecie desmarestii, presente nel Mediterraneo, questo non sia particolarmente evidente. In Europa nidifica sulle coste atlantiche, dal Portogallo alla Gran Bretagna fino all’Islanda e alle coste norvegesi e svedesi, e mediterranee, arrivando fino al Mar Nero. BirdLife International nel 2017 stimava una popolazione europea di 76.300 – 78.500 coppie, classificandola come SPEC 2, una specie cioè che versa in uno stato di conservazione critico e la cui popolazione mondiale è concentrata soprattutto in Europa. E’ inserito anche nell’Allegato 1 della Direttiva Europea “Uccelli”. In Italia si stima una popolazione nidificante di 1.400 – 2.100 coppie distribuite prevalentemente in Sardegna. Alcune decine di coppie nidificano anche nell’Arcipelago toscano e poche unità nell’Arcipelago pontino. In Campania è migratrice e svernante irregolare, sebbene negli ultimi anni si siano registrate segnalazioni nel Golfo di Napoli anche in periodo estivo. Segnalazioni, però, riferite prevalentemente a giovani in dispersione. L’importanza dell’osservazione effettuata da Arpa Campania e Asoim risiede nel fatto che questa volta, ed è la prima volta, si è osser vato un adulto con quattro giovani da poco involati e quindi dal volo ancora incerto. Considerando che in questa specie i giovani, una volta divenuti buoni volatori, lasciano gli adulti per iniziare movimenti dispersivi, e che in questo caso è stato visto un adulto con giovani, in

ambiente idoneo alla riproduzione, ciò fa ipotizzare una nidificazione avvenuta al largo delle coste campane. In termini rigorosa-mente scientifici la nidificazione va considerata probabile secondo le categorie stabilite dall’European BIrd Census Council (EBCC) in quanto non è stato osservato il nido o i pulcini non ancora volanti, sebbene l’EBCC, al punto 12 della categoria “nidificazione certa” consideri anche l’osservazione di giovani da poco involati. Riteniamo però più opportuno rimanere prudenti e considerarla al momento nidificazione probabile riservandoci sopralluoghi nella prossima stagione per verificare la nidificazione. L’identificazione e la definizione delle dimensioni delle popolazioni presenti sono particolarmente importanti, in quanto rappresentano il primo passo per poter poi applicare le misure di conservazione adeguate e gestire eventuali potenziali rischi per la specie, particolarmente minacciata dal Bycatch (cattura accidentale in attrezzi da pesca), dal calo delle risorse trofiche, dall’inquinamento marino e dal traffico marittimo. L’avvistamento assume particolare rilievo in considerazione del fatto che nel nostro Paese le colonie principali di marangone dal ciuffo sono concentrate in Sardegna e nell’Arcipelago toscano. Un modestissimo contingente è presente nel Lazio, nell’Arcipelago pontino. Il particolare territorio poi del ritrovamento, dove una millenaria tradizione radicata nei miti omerici pone la leggendaria terra delle Sirene che con il loro canto melodioso, seducevano ed ammaliavano i naviganti, rende ancora più suggestivo l’avvistamento (in realtà i canti melodiosi erano quelli prodotti da un’altra specie di uccelli marini, le Berte maggiori).


In aumento gli eventi meteorologici estremi Il continuo apporto di sostanze inquinanti in atmosfera sta modificando il clima del Pianeta Gennaro Loffredo Il bacino del Mediterraneo sta risentendo in maniera sempre maggiore degli effetti del cambiamento climatico. L’emergenza climatica è ben visibile con il continuo ripetersi di eventi meteorologici estremi che evidenziano un’accelerazione nella frequenza ed intensità, che nessuno può negare anche per gli impatti crescenti nei confronti delle comunità e dei territori. La Campania non è immune dalle conseguenze dei cambiamenti climatici: qui i fenomeni meteorologici hanno causato negli ultimi anni danni consistenti e disagi diffusi, oltre 1,1 miliardi di euro di danni. Ancora più disastrosi sono stati i recenti eventi che si sono verificati tra la Romagna e l’Abruzzo (11 luglio 2019): tempeste di una violenza inaudita e grandinate grosse come arance, che hanno messo a repentaglio la vita delle persone e devastato interi stabilimenti balneari. A Napoli, zona Varcaturo, lo scorso 14 luglio si è assistito alla formazione di una improvvisa tromba marina che ha generato momenti di panico tra la gente, con danni alle strutture e ai bagnanti. Parte della colpa va addebitata all’alterazione dell’effetto serra provocato dall’eccesso di emissioni nell’atmosfera di gas prodotti dalle attività umane, tra cui l’anidride car-

bonica a capo. Queste osservazioni fatte indicano chiaramente che le concentrazioni di gas serra in atmosfera sono in continua crescita, soprattutto a partire dagli anni successivi alla seconda guerra mondiale, in seguito ad un utilizzo sempre più massiccio di combustibili fossili e al crescente diffondersi di alcune pratiche agricole, quali gli allevamenti intensivi. Gli scenari futuri, in assenza di riduzione di emissioni di gas serra, indicano che gli effetti dei cam-

biamenti climatici su innumerevoli settori della società e sugli ecosistemi naturali sono tali da mettere in pericolo lo sviluppo sostenibile della società e il futuro delle prossime generazioni. A tal proposito è opportuno intraprendere devono pertanto essere intraprese delle misure efficaci ed urgenti per limitare le emissioni di gas serra e mantenere inalterate le temperature globali al di sotto del livello di pericolo indicato dall’accordo di Parigi 2015. L’inquinamento atmo-

sferico sta avendo ripercussioni persino sull’ecosistema marino. Circa il 93% del calore in eccesso creato dalle attività umane viene assorbito dagli oceani che stanno registrando un aumento delle temperature medie. Le temperature in aumento sono in grado di alterare le correnti e modificano il ciclo aria-mare con ripercussioni sul meteo e sulla frequenza di eventi estremi, come alluvioni, mareggiate, uragani e tempeste. Il mar Mediterraneo risulta particolarmente

sensibile alle variazioni naturali del clima. Basti pensare alle temperature che si raggiungono in superficie durante la stagione estiva, dove in alcuni punti si possono addirittura toccare e superare i 30°C (valori termici tipici dei mari tropicali). Un’ atmosfera più calda è più energetica. Un normale temporale, in queste condizioni, può trasformarsi in una vera tempesta. Eventi che, se non verranno prese le giuste misure, diverranno presto la normalità.


Un nuovo carburante per il trasporto aereo Deriva da biomasse lignocellulosiche trasformate grazie all’energia solare Bruno Giordano Pubblicato su Nature Energy, lo studio “Visible-light-driven coproduction of diesel precursors and hydrogen from lignocellulose-derived methylfurans” (Coproduzione a luce visibile dei precursori diesel e dell'idrogeno dai metilfurani derivati dalla lignocellulosa) che dimostra la possibilità concreta di usare materiali fotocatalitici, cioè capaci di usare l’energia solare, per trasformare biomasse lignocellulosiche, ovvero derivate da residui agricoli e forestali, in carburanti utilizzabili dagli aereomobili. Gli autori dello studio spiegano che si tratta di un processo a più stadi. In un primo passaggio si scindono le molecole di partenza nelle loro componenti più piccole e questo può avvenire attraverso un processo di ‘stem explotion’, si utilizza del vapore caldissimo che spacca le molecole, producendo un liquido che può subire successivi trattamenti. Nel secondo passaggio, quello chiave, viene aggiunto un fotocatalizzatore, cioè un materiale capace di reagire con la luce solare. A questo punto la luce in-

staura una reazione chimica che dà come prodotto idrogeno e altre molecole. Queste ultime sono dei precursori del diesel, cioè composti che gli assomigliano molto. Il terzo passaggio consiste nel trasformare questi composti in diesel vero e proprio. Il combustibile così ottenuto presenta un minor impatto ambientale. Lo studio frutto della collaborazione tra l’Istituto di chimica dei composti organometallici del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-

Iccom), il Dalian Institute of Chemical Physics – Accademia cinese delle scienze, l’Università di Trieste, il Consorzio interuniversitario nazionale per la scienza e la tecnologia dei materiali (Instm), il Sincrotrone francese Soleil e la tedesca Forschungszentrum Juelich GmbH nasce dall’esigenza di contenere le emissioni di gas a effetto serra prodotte dal trasporto aereo internazionale. Nell’Unione europea le emissioni di gas a effetto

serra sono più che raddoppiate dal 1990, e lo stesso sta accadendo a livello globale. Se non saranno intraprese nuove misure di attenuazione, si prevede che entro il 2050 dal settore dei trasporti aerei e marittimi arriverà quasi il 40% delle emissioni di CO2. La necessità di normare in maniera più stringente il comparto e di individuare carburanti più ecologici è impellente da qui lo studio sulla trasformazione delle biomasse in combustibile diesel

utilizzando vapore e luce solare, con possibili applicazioni proprio nel trasporto aereo. Questo carburante inquina meno perché non utilizza carbonio fossile ma quello riciclabile ottenuto dalle biomasse, prodotti di scarto che costituiscono la più grande fonte di carbonio in natura (circa 120 miliardi di tonnellate di materia secca per anno), afferma Feng Wang, uno degli autori dello studio e ricercatore all’Accademia cinese delle scienze.

Per la prima volta negli Stati Uniti le rinnovabili hanno battuto il carbone È quanto emerge dall’ultimo rapporto dell’Energy information agency Usa (Eia): “ad aprile negli Stati Uniti d’America è successo qualcosa di straordinario, per la prima volta l’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili ha superato quella prodotta con il carbone. Mentre l’energia rinnovabile – comprese le energie idroelettrica, eolica, solare, geotermica e delle biomasse – costituisce il 23% della fornitura nazionale Usa, l’elettricità alimentata a carbone ha contribuito solo per il 20%”. La ragione di fondo per cui negli Usa le fonti rinnovabili hanno superato il carbone questa primavera e non nelle primavere precedenti, è che le centrali elettriche a carbone

stanno chiudendo definitivamente a un ritmo senza precedenti, mentre l’utilizzo di energie rinnovabili continua a crescere. Secondo l’Eia nel 2018 sono stati aggiunti alla rete elettrica Usa 15 gigawatt di energia eolica e solare, aprendo la strada a una situazione in cui «la produzione record di eolico e quasi record da solare ha contribuito all’aumento generale della generazione di elettricità in questa primavera». Nell’aprile 2019, la produzione di energia eolica negli Stati Uniti ha fornito 30,2 milioni di megawattora (MWh) di elettricità, battendo ogni precedente record. Detto questo, l’Eia prevede però che per quest’anno è improbabile che le energie rinnovabili su-

pereranno di nuovo il carbone e si aspetta che il carbone continui a fornire più elettricità delle rinnovabili nel corso del 2019 e 2020. Ma la quota del carbone continua a diminuire:

nel 2018 ha fornito solo il 27,5% dell’elettricità Usa, un calo drastico, visto che fino al 2000 il carbone rappresentava il 52% della produzione di elettricità Usa. Ricordiamo

che la scomparsa del carbone ha molti vantaggi ambientali, tra cui la riduzione dell’inquinamento da particolato e ossidi di zolfo e una migliore salute per coloro che una volta vivevano vicino alle centrali a carbone. Si è notato che, negli Usa, la diminuzione delle centrali a carbone non è tradotta in riduzioni delle emissioni di anidride carbonica. Questo si spiega con il boom delle nuove centrali a gas che hanno più che compensato la chiusura delle centrali a carbone per quanto riguarda le emissioni di CO2. Tanto che se si dovranno contrastare seriamente i cambiamenti climatici in modo rapido, il gas naturale a basso costo dovrà essere il prossimo obiettivo. B.G.


Il porto di Napoli per i giovani talenti dell’innovazione Tanti i progetti presentati per il turismo e l’ambiente di Giulia Martelli Si è svolto lo scorso 10 Luglio, nella sede di VolaViaMare Alilauro nel porto di Napoli l’Innovation SeaFront Summit, un incontro promosso da Alilauro e dall’acceleratore di progetti innovativi NAStartUp per rendere il porto del capoluogo partenopeo un attrattore di talenti dell’innovazione. Tanti gli ospiti presenti tra cui aziende, investitori, startup e giornalisti che si sono confrontati sulle attività da realizzare per rendere l’area portuale napoletana un ecosistema del rinnovamento, seguendo l’esempio delle migliori pratiche europee come PORTXL, nella città di Rotterdam. Obiettivo principale: illustrare i vantaggi dell’innovazione anche alle imprese tradizionali dando ai giovani un ruolo da protagonisti nella trasformazione imprenditoriale della città, che ha l’obbligo di adeguarsi in termini di servizi innovativi ai grandi numeri che, per fortuna, transitano in città. In contemporanea ai lavori del SeaFront Summit, si è svolto un corso gratuito di project management e, a seguire, c’è stato il NAStartupDay (giunto all’undicesima stagione) in cui sono stati presentati alla community di professionisti ed investitori tanti nuovi progetti e nuove iniziative come lo Startup Weekend Napoli Food & Tourism che si terrà sempre a Napoli il prossimo novembre. Tra i progetti protagonisti: Hearth (piattaforma digitale nel turismo), Gustavolo (ap

plicazione mobile per prenotare tavoli con il gaming), CargUp (piattaforma web per digitalizzare i processi per la spedizione merci), PAM (una mostra itinerante di fotografia d’autore e di arte), ShowDesk (Piattaforma NoProfit per la Contaminazione dell’Arte e dell’Editoria), 3bee (un’ idea per migliorare la vita delle api e la loro gestione attraverso sistemi innovativi di monitoraggio dell'alveare rivelando se l’ambiente interno è ottimale o meno). Siamo però oramai entrati a pieno titolo nella stagione balneare 2019 e, tra le tante presentate, si è fatta spazio al NaStartupDay un’altra innovazione proprio Made in Campania: stiamo parlando di O’Sole Mio, una web applicazione che serve a scegliere, valutare, prenotare e pagare il proprio “posto al sole” in spiaggia in pochi click, senza rischio di trovare sold out. L’hanno ideata due soci dell’azienda A2 Consulting: Giuseppe Avenia di Santa Maria Capua Vetere ed il casertano Rodriguez Arzillo. O’Sole Mio è un progetto partito da un anno e questa è l’estate del lancio: “Abbiamo iniziato dalla costa della provincia di Caserta perché è il nostro territorio e poi perché abbiamo maturato un rapporto con l’associazione di categoria Assobalneari che si è trasformato in una convenzione stipulata ad Aprile 2018 e comunicata ai 170 lidi associati” - queste le parole di uno dei due fondatori. O’Sole mio è semplice e li

neare, si può accedere con Facebook, con email oppure creare un account direttamente sulla web/app e tra poco disponibile anche sia iOS che per Android. Dopo l’autenticazione si comincia con un approccio che gli utenti già conoscono: si viene infatti proiettati direttamente sulla mappa, da dove si possono selezionare i lidi preferiti. Ogni stabilimento dispone di una sua scheda con le immancabili recensioni, la distanza dalla posizione in cui si trova l’utente e la forchetta dei prezzi per i diversi servizi offerti. Non manca, a questo proposito, l’elenco di ciò che ci si può trovare: Wi-Fi, parcheggi, doccia, palestre, ristoranti, bar, idromassaggio, canoe, pedalò, campi sportivi e la tipologia della spiaggia (sabbia, scogli, sassi, prato e così via). Scelto il posto si seleziona la data e la fila preferita e si prenota via PayPal o carta di credito. Dopodiché non c’è altro da fare che presentarsi al lido all’arrivo. L’obiettivo è ambizioso: “Miriamo a rivoluzionare il modo in cui le persone vivono le loro vacanze al mare, prima in Campania, poi in Italia e infine nel mondo. Vogliamo diventare il punto di riferimento per i turisti: dalla ricerca della spiaggia giusta alla prenotazione vera e propria. I nostri utenti infatti possono usare O’Sole Mio come un vero e proprio motore di ricerca per le spiagge” - hanno concluso i due giovani.

Alla ricerca della CO2 perduta No problem, ci pensa Feelhippo La robotica sta facendo sempre più passi da gigante attuando e sperimentando idee innovative e rivoluzionarie. Basti pensare al nuovo robot subacqueo autonomo concepito per fare un vero e proprio conteggio delle bolle di anidride carbonica presenti nelle acque marine. È l'esperimento, il primo del genere, condotto sull'isola di Vulcano da un team italo-tedesco, che ha visto lavorare insieme i ricercatori del nodo Isme dell'Università di Firenze e della Jacobs University di Brema. Un connubio perfetto, che vede l'esperienza e l'efficienza delle leve italiane e tedesche lavorare su di un fronte comune: quello della tecnologa vestita di verde. Come hanno ben spiegato gli studiosi coinvolti nel progetto, i vulcani sul fondo del mare rappresentano un vero e proprio laboratorio naturale attraverso il quale poter studiare gli effetti negativi dell'anidride carbonica e della maggiore acidificazione delle acque sulla biodiversità. Infatti, dalle bocche incandescenti dei loro crateri fuoriescono numerosissime bolle di anidride carbonica che ne fanno anche l'ambiente ideale per sperimentare nuovi metodi con cui stimare la quantità di CO2 contenuta nelle acque del mare. Nel portare avanti l'esperimento è stato, quindi, “arruolato” il robot subacqueo “FeelHippo”. Provvisto di telecamere e sonar, è un veicolo autonomo sviluppato nel 2013 dall'Ateneo di Firenze per esplorare i fondali marini ma questo gioiellino della sperimentazione tecnologica è anche in grado di realizzare una mappatura precisa delle bolle di anidride carbonica presenti nell'acqua presa in esame. I dati raccolti saranno trasferiti, per poi essere analizzati dal team della Jacobs University. Inoltre, l'esperimento è stato condotto nell'ambito della più ampia iniziativa del progetto europeo EUMarineRobots, che riunisce gli attori più importanti della robotica marina di tutti gli stati europei, con lo scopo di condividere tecnologie e infrastrutture per costituire una comunità europea di ricercatori del mare con una piattaforma comune di conoscenze. Insomma, la ricerca non si ferma mai e porta con sé innovazione e voglia di scoprire nuovi modi con cui interagire con Madre Natura senza stravolgerne gli equilibri. Ed è proprio questo che rende “FeelHippo” un vero e proprio tesoro della robotica, per così dire, “green”, dando un supporto alla lotta contro il riscaldamento globale e i cambiamenti climatici, diventati ormai una piaga dolorosissima per tutti noi e per il mondo intero. A.P.


La farmaceutica si tinge di verde: saranno ridotte le emissioni di gas Anna Paparo Oramai tutti i campi della nostra quotidianità si stanno convertendo a uno stile di vita che cerca di mettere sempre al primo posto l'ambiente e la sua salvaguardia. E adesso è il turno della farmaceutica, che ha deciso di darci un taglio e diventare “totally green”, facendo da volano all'economia e ammiccando con un bell'occhiolino alla bellissima madre natura, regalandole una bella novità. Un restylist, quello dell'industria faraceutica, che ha fatto registrare risultati davvero sorprendenti: infatti, questo settore resta un asse portante dell'industria in Italia con un export che ha avuto un incremento del ben +117% in soli dieci anni e un taglio delle emissioni di gas che ha superato oltre il settanta per cento. Questi sono i dati emersi dall'assemblea pubblica di Farmindustria che si è tenuta in queste settimane presso l'Auditorium della Conciliazione, a Roma, e che aveva il titolo "2025, la salute che verrà". Si deve sottolineare, inoltre, che negli anni compresi tra il 2008 e il 2018 l'industria farmaceutica ha, anche, incrementato la produzione del ventidue per cento rispetto a una riduzione del quattordici per cento in relazione

alla media manifatturiera, determinato dalla crescita delle esportazioni, che nel 2018 hanno sfiorato la quota di ben ventisei miliardi rispetto a una produzione totale di trentadue. Quindi, ci troviamo di fronte a un export cresciuto di più della media all'interno dei confini dell'Unione Europea (+117% rispetto a +81%). Una vera e propria vittoria schiacciante che non ha eguali. Questi risultati vanno, poi, coniugati insieme all'impegno ambientale: il settore in un decennio è riuscito, infatti, ad abbattere quelli che erano i vecchi consumi energetici di oltre il cinquanta per cento e le emissioni dei gas nocivi per il clima (basti pensare all'anidride carbonica, al biossido di azoto, al metano) del ben settanta quattro per cento. Inoltre, oltre il cinquanta per cento dei rifiuti prodotti è destinato al riciclo. Davvero dei risultati eccezionali, che segnano una nuova era per l'industria del farmaco e che permette di poter sperare in un nuovo modo di concepire la produzione totalmente a impatto zero, colorandosi di verde. Questo settore economico, riunendo in sé attività di ricerca, di fabbricazione e di commercializzazione dei farmaci, rappresenta con il suo modus agendi “green” un esempio da

emulare, così da poter estendere a macchia d'olio buone pratiche senza ripercussioni gravi sull'ambiente. Ora come ora, quindi, sarà possibile parlare di un'industria del farmaco più pulita, un traguardo davvero importante visti i risultati raggiunti. E risucchiato in un circolo più che virtuoso, assecondando una maggiore sensibilità verso scelte eco-sostenibili, il settore farmaceutico corre ad ottimizzare quello che è il ciclo dei ri-

fiuti, rafforzando la propria responsabilità sociale e diventando più competitiva sui mercati internazionali. Volere è potere. Così, anche settori che non sembravano minimamente legati ai problemi dovuti all'inquinamento si sono destati dal torpore in cui vivevano dando vita a una bellissima rivoluzione green. E l'ambiente non può fare altro che approvare e ringraziare.

LE NUOVE CELLE SOLARI ALL’AVANGUARDIA Un’importante ricerca del Cnr-Iom basata sui raggi X di sincrotone potrebbe segnare la svolta Rosario Maisto Passi avanti nel campo delle rinnovabili: dispositivi sempre più efficienti possono essere progettati con una nuova tecnica, infatti, si è dimostrato attraverso un nuovo set up sperimentale che è possibile usare la luce di sincrotrone per individuare i materiali più efficaci nella costruzione delle celle solari. L’Istituto Officina dei Materiali del Consiglio nazionale delle ricerche Cnr-Iom, si è occupato soprattutto di mettere a punto un esperimento di tipo Pump-probe, in cui si applicano sullo stesso campione due tipi di stimolazione con l’obiettivo di analizzare le dinamiche elettroniche del sistema, di fatto, con un primo impulso laser si “eccita” il campione (cioè si va a modificare provvisoriamente) e con

il secondo lo si misura in un momento in cui non è ancora tornato allo stato fondamentale. L’innovazione di questo esperimento sta nell’utilizzo, come secondo impulso, di raggi X di sincrotrone. L’utilizzo del sincrotrone per questo tipo di esperimenti con-

sente di ottenere maggiori informazioni rispetto al laser, le misure prese servono ad identificare quali materiali possono essere utili a costruire celle solari quanto più efficienti possibile, perché definendo e misurando l’assorbimento dei raggi X dei diversi

elementi che compongono i materiali presi in esame è possibile studiare più in dettaglio il trasporto di carica cioè gli spostamenti delle particelle elettricamente cariche sul substrato del materiale, proprietà fondamentale in tutti i dispositivi elettronici. Sul materiale organico invece, per ogni fotone assorbito si crea un “eccitone”, formato da una coppia interagente di elettrone e lacuna, quest’ultima può essere vista come una carica positiva dovuta all’assenza di un elettrone; una volta creati, questi eccitoni inizieranno a muoversi nel materiale e, se vivono abbastanza a lungo, prima di decadere possono venire trasferiti alle interfacce con i materiali vicini. In questo studio il materiale campionato ed usato è il pentacene, costituito da cinque anelli di

benzene fusi, ma lo stesso materiale sperimentale potrà essere usato anche con campioni più complessi e con materiali meno conosciuti. Quello che ci interessa è individuare le condizioni in cui il trasferimento di carica è massimo, poiché questo determinerà l’efficienza di un ipotetico dispositivo, in alcuni materiali per un fotone assorbito si possono creare ben due eccitoni, il che sostanzialmente raddoppia la quantità di carica utile per il funzionamento della cella solare più all’avanguardia. Questa ricerca è tuttavia in progress anche se si stanno ottenendo potenzialmente ottimi risultati nel campo delle rinnovabili, sperando che i materiali utilizzati in futuro saranno ancora più economici e con durata, potenza e carica maggiore.


L’architettura ecologica verticale di Ken Yeang Fusionopolis a Singapore rappresenta l’opera-simbolo del maestro dei bio-grattacieli Antonio Palumbo «I grattacieli che realizziamo ora è opportuno che ci seguano nella storia per qualche tempo, senza che sia necessario abbatterli ogni 6080 anni, e dobbiamo, per questo, renderli quanto più sostenibili possibile». Questa frase dell’architetto malese Ken Yeang (nato a Penang il 6 ottobre 1948) ben riassume quale sia la concezione architettonica che ispira le sue opere. Ad oggi Yeang ha progettato e realizzato numerosi biograttacieli eco-compatibili, diverse centinaia di abitazioni (case a schiera), oltre 2 milioni di metri quadrati di spazio interno di progettazione, tanti eco-masterplan e progetti di eco-città. La ‘Roof-Roof’ House, realizzata a Kuala Lampur nel 1984, è stata la sua prima opera bioclimatica sperimentale. L’abitazione ha una struttura del tetto a forma di calotta ricurva, che funge da sistema di filtraggio solare per ombreggiare la terrazza inferiore dell’edificio e che ha anche la funzione di indirizzare il vento nella sala da pranzo. La piscina ad est, invece, funziona come un dispositivo di raffreddamento per evaporazione, che introduce la brezza prevalentemente orientale negli spazi abitativi interni adiacenti. Le numerose caratteristiche innovative rendono ancor oggi la ‘Roof-Roof’ House un edificio-prototipo di riferimento per chiunque intenda realizzare architetture ecocompatibili e rispettose del clima. I principi di tale edificio (e, segnatamente, della modalità passiva bioclimatica) sono

stati successivamente applicati da Yeang alla tipologia delle torri multipiano. Yeang parte dal concetto che la “torre” è una forma costruttiva intensiva che, anche in ragione degli alti investimenti che occorrono per realizzarla, è necessario duri il più possibile nel tempo: ecco perché l’architetto malese è alla continua ricerca di modalità ecologicamente compatibili per rendere questo tipo di edificio ad alto impatto il più possibile ‘green’ ed ‘umanamente’ abitabile ed è proprio per tal ragione che il celebre accademico Udo Kulterman della Washington University accredita Yeang come «l’inventore del “grattacielo bioclimatico”». In effetti, a differenza di molti studi contemporanei di fama internazionale (ad es. Foster + Partner), il maestro di Penang è sempre riuscito a fare più strada di loro campo ecosostenibile, anticipando problematiche progettuali anche di grande complessità e diventando così un vero e proprio punto di riferimento. Altra sua impresa professionale degna di menzione nata da un’idea geniale e da una proficua collaborazione con Zaha Hadid - è il sistema utilizzato a Singapore per l’inverdimento delle nuove torri d’abitazione e delle loro coperture, denominato “Fusionopolis”: il progetto racchiude tutti i principi che, per Yeang, definiscono un’architettura sostenibile. Il concept di Fusionopolis è pensato per le naturali modifiche future degli spazi abitativi, per adeguarli ad ogni tipo di esigenza, mentre giardini pensili a terrazze si trovano

su ogni piano delle torri. In particolare, la torre composta da una spina dorsale verticale che si innalza per 15 piani a 1,4 Km di altezza concepita essenzialmente come una “casa normale”, dove tutti i membri della famiglia hanno il loro spazio e possono “interagire” fra loro rappresenterà il più lungo tratto verticale continuo di vegetazione rispetto a qualsiasi altro edificio del pianeta. Fusionopolis diventerà

così la vera e propria operasimbolo del maestro di Penang, segnatamente quale sintesi ultima di tutte le sue idee riguardo ad un’architettura sostenibile. «Il nostro primo obiettivo di progettisti è quello di rendere ogni edificio un sistema vivente - afferma Yeang - Un bilanciamento del biologico con l’inorganico è di fondamentale importanza in qualsiasi nuova opera di architettura».


Rendere più sostenibile la produzione del riso Ridurre le emissioni di metano delle risaie lasciando inalterata la produttività Ilaria Buonfanti Il riso è un alimento base per circa 3,5 miliardi di persone, praticamente quasi la metà della popolazione mondiale. Il consumo annuo di riso nel mondo si attesta intorno alle 700 milioni di tonnellate, una cifra enorme che ci aiuta ad immaginare quante risaie devono esistere per potere arrivare a produrre simili quantità di prodotto. La coltivazione del riso copre infatti l’11% della terra arabile e consuma un terzo delle acque di irrigazione. Ecco perché la coltivazione di questo cereale ha effetti significativi sul clima e sul riscaldamento globale. È stato dimostrato infatti che le risaie ad allagamento intermittente possono emettere 45 volte più ossido di azoto rispetto al massimo prodotto di quelle continuamente allagate, che emettono prevalentemente metano. Ciò suggerisce che la coltivazione del riso in tutto il mondo possa avere un impatto climatico doppio rispetto a quanto precedentemente stimato. Secondo la nuova analisi le inondazioni intermittenti delle risaie producono lo stesso inquinamento climatico annuale di 200 centrali a carbone, senza considerare quelle di metano. A breve termine, questo impatto sul riscaldamento potrebbe essere pari a 1.200 centrali elettriche di carbone di media grandezza perché il protossido di azoto dura molti più decenni nell’atmosfera rispetto al metano. Cosa fare allora? Un settore importante di ricerca riguarda la messa in commercio di varietà di riso

più “sostenibili”, con minori emissioni. Un team di ricercatori cinesi, svedesi e statunitensi, grazie alla modifica di un particolare fattore trascrizionale (SUSIBA2) è riuscito a sopprimere parzialmente la metano genesi nelle radici e i risultati dello studio sono stati pubblicati su Nature. I ricercatori sono riusciti ad aumentare l’amido dei chicchi, attraverso l’utilizzo di un solo fattore di trascrizione dell’orzo (SUSIBA2) che stimola la produzione di amido nella parte superiore della pianta. In questa zona il carbonio non è disponibile per i microrganismi del suolo e quindi non avviene la produzione di metano. Nelle varietà con questo fattore trascrizionale, la ripartizione alterata dell’amido e una probabile riduzione di alcuni elementi nelle radici sopprime la produzione di metano. Prove in campo sono state effettuate a Fozhou (Cina) nelle scorse estati con risultati incoraggianti: prima della fioritura il metano emesso in atmosfera era del 10% in meno rispetto alle normali varietà e 28 giorni dopo la fioritura arrivava quasi a zero, con emissioni pari solo allo 0.3% rispetto al controllo. Negli ultimi anni anche la produzione italiana del riso si è mossa verso la sostenibilità, molte aziende hanno adottato un sistema manuale di estirpazione delle erbacce per ridurre i pesticidi, attivato programmi per il risparmio idrico e utilizzato la lolla, ovverosia la “buccia” del riso, per produrre energia nell’impianto. Tutto ciò

tutelando la biodiversità dell’agrosistema naturale e prevedendo, ad esempio, degli ampi fossi che permettono agli animali, nei periodi di secca o siccità, di trovare un sicuro riparo. Va inoltre evidenziato quanto sia importante il ruolo svolto dai consumatori, come essi stiano spingendo le

industrie verso scelte consapevoli e sostenibili sia dal punto di vista ambientale che in relazione all’impatto sociale: le persone non cercano i prodotti al prezzo più basso, ma il miglior rapporto tra qualità e prezzo e nella qualità, la sostenibilità ha un ruolo di rilevanza primaria.

Il contenitore per le uova che si pianta e produce legumi Le aziende fanno a gara nel progettare packaging sempre più sostenibili Secondo una ricerca commissionata da Tetrapak, circa il 70% dei consumatori è disposto a spendere di più per un prodotto eco-friendly. E non solo per il prodotto in sé, ma anche per un packaging più sostenibile: dai prodotti alimentari, a quelli legati alla salute e bellezza, fino all’abbigliamento e agli oggetti per la casa, una confezione amica dell’ambiente contribuisce a migliorare la percezione del prodotto e a renderlo più attraente per il consumatore attento. Per questo motivo, negli ultimi anni si è assistito ad una vera e propria evoluzione del comparto del packaging, che ha dato vita a nuove forme e materiali innovativi. Il Biopack è l’esempio perfetto di materiale innovativo in

quanto non è riciclabile nel senso stretto del termine ma si trasforma in una pianta. Biopack è un contenitore per le uova, messo a punto dal designer George Bosnas, costituito da uno speciale materiale composto di polpa di carta, farina, amido e semi biologici di leguminose che, dopo l’utilizzo, può essere

piantato direttamente nel terreno per far nascere piccole piantine di legumi. La scatola può ospitare fino a quattro uova, è rigida e resistente in modo tale da proteggere i delicati alimenti che si trovano al suo interno. Una volta svuotata, non va gettata ma piantata e innaffiata con regolarità. In 30 giorni i semi

germoglieranno fino a dare vita a nuove piante. I legumi arricchiscono naturalmente di nutrienti il terreno rendendolo più fertile e funzionano quindi da fertilizzante e da coltura alimentare allo stesso tempo. Un approccio che sposta l’ottica con cui progettare il packaging del futuro: da contenitore usa e getta (riciclabile o no), il cui ciclo vitale prevede complesse operazioni di recupero, smaltimento/conversione e re-immissione nel mercato, a risorsa riutilizzabile direttamente dal consumatore. Perché in effetti, le operazioni di riciclaggio, utilissime ovviamente, producono comunque un dispendio di energia ed una certa quantità di rifiuti. L’ideale è usare

un packaging che può essere riutilizzato direttamente da colui che l’ha acquistato. Qualche tempo fa fu messo in commercio un altro contenitore per uova innovativo: Happy Eggs è il suo nome ed è realizzato interamente in paglia pressata. È economico e totalmente biodegradabile, oltre a ricordare al tatto, alla vista e anche all’olfatto le origini del prodotto che contiene. Per non parlare poi del packaging commestibile: un professore di Harward ha creato una serie di involucri commestibili fatti di noci, frutta secca e semi per contenere cibi solidi e liquidi. Nessuno spreco: l’alimento o la bevanda contenuta nell’imballo conservano tutta la loro freschezza così come il sapore. I.B.


Grandi Napoletani, grandi Campani

Biagio Miraglia, poeta e psichiatra Gennaro De Crescenzo Salvatore Lanza La nostra terra è stata segnata, da circa tremila anni, da uomini e donne che l’hanno resa grande. Storia, teatro, pittura, scultura, musica, architettura, letteratura… I settori nei quali Napoletani e Campani sono diventati famosi e hanno rese famose Napoli e la Campania sono numerosissimi. Continuiamo il nostro piccolo viaggio tra Napoletani e Campani famosi. Biagio Miraglia nacque a Cosenza nel 1814 (morì a Napoli nel 1885) e fu psichiatra e poeta. Ebbe la direzione del Reale Ospedale Psichiatrico di Aversa e la prima cattedra per le malattie mentali Napoli dove fondò anche la prima rivista italiana di psichiatria. Come il Linguiti, approfondì e rinnovò la musicoterapia e la teatroterapia. Era figlio del magistrato Nicola e studiò latino, greco e filosofia e, in seguito, medicina presso l'Università di Napoli diventando allievo di Vincenzo Lanza laureandosi nel 1837 e praticando (apprezzatissimo) nei primi anni la professione di medico in un piccolo paese calabrese sullo Ionio. "Di natura privilegiata -scrisse un cronista del tempo- per gli orizzonti delle sue visioni, la tempra delle sue passioni e delle sue audacie. Patriota nei suoi versi,

poeta nel suo martirio politico e nelle sue missioni di vita civile, biologo e filosofo, uomo d'azione ed esteta, ebbe anche nelle ingenue docilità e nelle ribellioni della sua indole, originalità e contrasti che sono spesso propri di anime superiori". Tornato a Napoli nel 1843, si specializzò nello studio delle malattie mentali e nel 1842 fu assunto al Reale Morotrofio di Aversa. Seguì la filosofia della scienza frenologica e

cercò di applicarla per la classificazione delle malattie mentali oltre che per le indagini relative a cause e cure relative a demenze e alienazioni mentali: linea ribadita con successo anche durante il VII Congresso degli Scienziati organizzato a Napoli nel 1845 e anche in una sua pubblicazione del 1847 su una visione "neuroscientifica" che ebbe eco e riscontri nell'Europa del tempo. segue a pag.15


segue da pagina 15 Nel 1843 la fondazione e la direzione della prima rivista di psichiatria in Italia: il Giornale Medico-Storico-Statistico del Reale Morotrofio del Regno delle Due Sicilie per la parte citeriore al Faro. Nella rivista trovavano spazio osservazioni ed indagini cliniche raccolte nell'istituto psichiatrico di Aversa, articoli di filosofia, anatomia e fisiologia. Tra i primati di Miraglia e ulteriore dimostrazione della capacità e della volontà di sperimentazione anche le prime operazioni chirurgiche con anestesia attraverso etere dietilico (1847), una sostanza altamente soporifera utilizzata per la prima volta dal chirurgo statunitense Crawford Williamson Long. Di pari passo la sua passione letteraria e politica con la pubblicazione di diverse opere e tra esse Messalina, Il Corsaro, Il brigante, Hassan, Bianca Cappello e I martiri di Cosenza, opera per la quale ebbe anche problemi personali e legali per i numerosi riferimenti liberali all'Italiana e ai suoi rapporti con gli altri paesi europei del tempo. "Parvemi si spegnesse in me ogni scintilla di luminoso avvenire" sono le sue amare considerazioni dopo u a condanna nel 1851 per le idee (a quel tempo) "sovversive". Graziato circa un anno dopo, scrisse e pubblicò il Trattato di frenologia (due volumi con un atlante) e nel 1854 si dedicò alla cura dei colerosi (lui riuscì a guarire, la moglie non riuscì a sopravvivere al contagio). Nel 1860, prima dell'arrivo di Garibaldi, tornò al suo ospe-

dale di Aversa dove cambiò completamente sia la struttura (con finalità curative) che le terapie, le tecniche manicomiali e i rapporti tra medici e pazienti valorizzando il sostegno psicologico con un atteggiamento paterno davvero innovativo per quei tempi (e non solo). I versi di un suo paziente in lingua napoletana (tale Persio) lo ricordano e lo sintetizzano con grande efficacia: "Cumpagne mieje, nuje

simme sventurate, ma da 'o cielo 'nce aiuta lo Signore, avennoce affidate a la pietate de lo nostro benegno derettore che tenta lo possibele e 'mpossibele pe' farce chisto stato 'cchiù soffribele". Grande rilievo nelle terapie era assegnato alle attività ricreative e anche lavorative soprattutto artigianali che favorivano e migliorano i rapporti tra pazienti, tra medici e pazienti e tra medici, pazienti e famiglie con una idea di "squadra" solo

recentemente diffusa in quel mondo. Numerosi, come detto, gli spettacoli, messi in scena dagli stessi ammalati di Aversa e anche all'esterno in teatri veri come il Teatro del Fondo a Napoli. Sempre nel 1860 fondò la rivista Annali Psichiatrici diventata in seguito il Giornale del Reale Morotrofio di Aversa e della Società Frenopatica Italiana. Nel 1863 Fimi istituita (con lui) la Clinica delle malattie

mentali e sifilitiche e negli stessi anni fondò affidandone l'Accademia degli Scienziati, Letterati ed Artisti (e il nome sembra la sintesi della biografia del Miraglia). Morì il 14 marzo del 1885 e così lo ricordò il poeta napoletano Salvatore Di Giacomo: "Salutiamo questa vecchiaia laboriosa e dolce, questo santo amore dell'umanità, questa adorabile scienza della pietà che s'adoperava a risuscitare la ragione e la vita".


Tutela della privacy e disciplina sulla vendita dei titoli di accesso alle attività di spettacolo Luca Monsurrò* Con la legge 11 dicembre 2016, n. 232(Legge di Bilancio 2017) sono state introdotte, tra l’altro, alcune misure normative che tendono a contrastare il fenomeno del c.d. “secondary ticket”, cioè il mercato di rimessa in vendita di titoli di accesso ad attività di spettacolo parallelo a quello ufficiale. Tutto l’impianto della normativa è volto in primis al ridimensionamento e quindi alla lotta nei confronti della elusione ed evasione fiscale, alla tutela dei consumatori e di conseguenza a tutela e garanzia dell’ordine pubblico durante le manifestazioni di spettacolo. Successivamente con il Decreto di attuazione del Ministero dell’Economia e delle Finanze del marzo 2018, si sono disposte ulteriori misure finalizzate ad aumentare l’efficienza e la sicurezza informatica delle vendite di ticket di ingresso, mediante sistemi di biglietterie automatizzate, attraverso reti di comunicazione elettronica che … “siano in grado di identificare l’acquirente …”(art.3 comma 1) rimandando, inoltre, a successive specifiche tecniche per la realizzazione dei sistemi informatici di controllo. Fatte queste premesse, e con

l’intento di ridurre il fenomeno del “Bagarinaggio”, la legge di Bilancio 2019 ha previsto che a partire dal 1 luglio 2019, i biglietti di accesso a spettacoli in impianti con capienza superiore a 5.000 spettatori (con esclusione dell’attività Lirica e Sinfonica, il Jazz, il Balletto, la Danza ed il Circo) debbano essere nominativi e l’accesso all’area dello spettacolo sia subordinato al riconoscimento personale, attraverso controlli e meccanismi efficaci di verifica dell’identità dei partecipanti all’evento, compresi i minorenni, prevedendo anche che tali biglietti nominativi siano rimessi in vendita anche attraverso i siti internet di rivendita primari, i box office autorizzati o i siti ufficiali dell’evento consentendo gratuitamente la variazione del nominativo. Il Garante della Privacy è intervenuto su richiesta, per esprimere parere, tra l’altro favorevole, in materia di vendita e/o di collocamento di titoli di accesso agli impianti per le manifestazioni di spettacolo, partendo da due importanti cardini alla base del Regolamento Europeo 679/2016, e cioè il principio di proporzionalità ed il principio di minimizzazione, perché potenzialmente non rispettati dalla norma in questione. Eb-

bene sia il diritto alla protezione dei dati, considerato alla luce della sua funzione sociale contemperandolo con altri diritti fondamentali, sia l’utilizzo dei dati raccolti nei limiti del raggiungimento dello scopo per i quali sono stati richiesti, sono stati rispettati Infatti con la espressa previsione che i dati dell’acquirente sono raccolti solo in caso di acquisti on line (appunto nome, cognome e numero di cellulare) e con lo scopo primario di accertare la propria

identità impedendo così gli acquisti multipli, di contro non conentendo alcuna identificazione in caso di acquisto tradizionale presso i box office autorizzati. Inoltre per quanto attiene i dati di chi partecipa all’evento, sul biglietto di accesso dovranno essere riportati esclusivamente il nome ed il cognome, con verifica dell’identità de visu all’accesso mediante documento di identità e non sarà trattato alcun dato personale relativo all’intestatario del biglietto o

all’acquirente del titolo oggetto di vendita o a qualsiasi altra forma di collocamento, di rimessa in vendita o di cambio nominativo. Infine ai fini dell’attività di controllo tributario posto in essere dalla Agenzia delle Entrate, quest’ultima riceverà dal Società Italiana Autori ed Editori (S.I.A.E) solo i dati aggregati relativi ai proventi di ciascun organizzatore/distributore per ciascuna manifestazione. *Ufficio del Responsabile Protezione Dati Arpac


L’abuso del diritto di accesso agli atti L’accesso difensivo non giustifica la richiesta generica e massiva di documenti Felicia De Capua Con la recente decisione T.A.R. Toscana Firenze Sez. II, sent. 12 luglio 2019, n. 1085, i giudici amministrativi affrontano il caso della richiesta di accesso agli atti per esigenze di difesa in giudizio (cd. “accesso difensivo” di cui all’art. 24 c.7, L. n. 241/1990). Nel caso di specie l’ente pubblico ha opposto diniego all’istanza di accesso documentale, non per carenza di interesse legittimo del richiedente ma per la quantità indefinita degli atti richiesti, tra l’altro non specificamente individuati, afferenti a un numero irragionevole di segnalazioni, diffide, esposti, ordinanze ecc. In sostanza è stata rilevata la genericità della domanda volta a un controllo diffuso sull’attività dell’ente, che sottoporrebbe l’amministrazione a ricerche incompatibili con la funzionalità degli uffici, e, in più, interferenti con l’economicità dell’azione amministrativa. Al riguardo i giudici toscani sembrano quasi suggerire l’esercizio del diritto di accesso civico di cui al D.Lgs. n. 33/2013 s.m.i., sia mediante consultazione

dei documenti sul sito web istituzionale dell’ente, sia formulando la richiesta di accesso civico generalizzato, purché non diventi anche questa un abuso del diritto di accesso. Al contempo i giudici precisano, infatti, che l’accesso generalizzato «dovrà essere utilizzato senza abusare dello stesso, bensì nell’ambito delle finalità partecipative perseguite dal legislatore e di un rapporto di leale collaborazione tra cittadini e amministrazione». Sulla base di tali condizioni si dovrà concordemente pervenire alla corretta individuazione dell’oggetto dell’istanza di accesso civico, che, anche se libera da requisiti soggettivi legittimanti (motivazione), dovrà comunque identificare “i dati, le informazioni o i documenti richiesti” ex art. 5, c. 3, D.Lgs. n. 33/2013. Difatti anche nel caso dell’accesso civico generalizzato non sono ritenute ammissibili le richieste meramente esplorative o manifestamente irragionevoli, tali da dover comportare un carico di lavoro in grado d’interferire con il buon andamento dell’attività amministrativa.

D’altro canto quest’ultima dovrà contenersi dall’opporre esclusioni automatiche e assolute alla conoscibilità dei documenti richiesti, al di fuori dei casi previsti dall’art. 5-bis, c. 3, del citato D.Lgs. n. 33/2013. In fine il TAR coglie occasione per ricordare che l’esistenza di un’indagine penale non è di per sé causa ostativa all’accesso ai documenti se questi ultimi non sono confluiti nel fascicolo del procedimento penale e non rientrano, ai sensi dell’art. 329 c.p.p., tra gli “atti di indagine compiuti dal pubblico ministero”.

Viaggio nelle leggi ambientali ACQUA Il contratto di somministrazione del servizio idrico, inquadrabile nella previsione di cui all’art. 1559 del codice civile, presenta indubbie peculiarità connesse sia alla natura del bene somministrato (essendo l’acqua un bene pubblico di prima necessità), sia al regime di monopo-

lio in cui la prestazione viene normalmente erogata. Dette peculiarità, peraltro, non possono ritenersi ostative all’applicabilità delle disposizioni di rango primario (in primis quelle del codice civile) che disciplinano, in generale, i contratti a prestazioni corrispettive e dei più generali parametri della buona fede e correttezza che presiedono la

disciplina delle obbligazioni. (artt. 1175, 1337, 1375 c.c). Considerato, poi, che le clausole contrattuali costituiscono diretta esecuzione delle norme di rango secondario con cui l’Amministrazione disciplina la materia, è ovvio che anche tali fonti regolamentari devono uniformarsi ai principi sopra citati ed al più generale principio di buon andamento dell’azione amministrativa che si traduce, nella specie, nella ragionevolezza e congruità della regolamentazione di settore che promana da parte dell’ente competente. TAR Molise Sez. I, Sentenza n.166, del 13 maggio 2019. ACQUA Cassazione Penale Sezione III, Sentenza n. 24797, del 4 giugno 2019, ha stabilito che non è configurabile il reato di

cui all’art. 137, comma 6, d.lgs. 3 aprile 2006, n. 152, nel testo vigente, a carico al gestore di impianti di trattamento delle acque reflue urbane che, nell'effettuazione dello scarico, supera i valori-limite previsti dalla tabella 3 dell'Allegato 5 alla parte terza del medesimo decreto, anche quando si tratti di sostanze diverse da quelle indicate nella tabella 5 del precisato Allegato 5, come, ad esempio, e nella specie, nel caso di residui da metabolismo umano. SICUREZZA ALIMENTARE

La Coldiretti può chiedere l’accesso civico a documenti e a informazioni riguardanti un mercato (nel caso specifico, quello caseario) in cui essa rappresenta la maggioranza degli operatori economici, perseguendone, per finalità sta-

tutaria, la tutela e lo sviluppo. Questo poiché la completa informazione dei consumatori (oltre a costituire un loro diritto sancito dal Codice del consumo) può favorire un corretto e regolato confronto concor-renziale, un aumento dei consumi interni e un ulteriore sviluppo di quel mercato, anche laddove dovesse tradursi in un danno per alcuni dei singoli operatori associati. Dunque è illegittimo il diniego di accesso civico ai dati volti a verificare la corrispondenza e la non contraddittorietà fra le importazioni di latte e di prodotti a base di latte da parte dei singoli operatori nazionali, da un lato, e le indicazioni fornite al consumatore in etichetta a termini di legge sull’origine delle materie prime utilizzate dall’altro. Consiglio di Stato, Sez. III 6 marzo 2019, n. 1546


SVOLTA GREEN: ARRIVA L’ESTATE PIÙ ECOLOGICA D’ITALIA Spiagge Plastic Free e Smoke Free in tutto lo Stivale Cristina Abbrunzo L’Italia si prepara all’estate più “green” della sua storia. Uno tsunami ambientalista che in questi mesi vedrà residenti e turisti modificare le proprie abitudini in riva al mare. Da nord a sud della Penisola si moltiplicano i cartelli ‘No fumo’ e ‘No plastica’ per contrastare l’accumulo smodato di rifiuti di plastica monouso e mozziconi di sigarette sulle nostre spiagge e nel mare. Il nostro Paese, spinto anche dalle direttive dell’Unione europea, sta prendendo sempre più sul serio la lotta contro l’inquinamento delle spiagge, adottando discipline e ordinanze plastic e smoke free. In questo percorso green, grande attenzione, quindi, da parte di molte città italiane all’annoso e attuale problema della plastica monouso e non solo. Già diversi comuni (e in alcuni casi intere Regioni) hanno scelto di preservare la bellezza dei loro litorali, minimizzando il danno ambientale provocato dall’abbandono di questi rifiuti. Tra le apripista, la regione Puglia: quest’estate gli stabilimenti balneari non useranno piatti, posate, bicchieri e oggetti vari di plastica monouso. La decisione è stata presa per salvaguardare spiagge e mare, in vista ad ogni modo di una direttiva europea che dovrà essere recepita entro il 2021 da tutti gli Stati membri. La Puglia si è “portata

Alcuni dei principali Comuni che hanno aderito ad un’estate 2019 plastic free:

avanti”, come si suol dire e con grande lungimiranza ha deciso di non attendere ancora due anni e di agire subito. L’iniziativa è segno di una politica attenta negli uffici regionali, ma è frutto anche della partecipazione attiva degli stessi gestori degli stabilimenti balneari e dei locali. Spazio dunque a posate, piatti e articoli in materiale compostabile e biodegradabile. In quest’ottica, anche l’amministrazione comunale di Rimini che ha emesso una ordinanza volta, anche in questo caso, a proibire l’utilizzo di alcuni oggetti di plastica usa e getta (per ora solo cannucce e bicchieri) in tutti gli stabilimenti balneari del capoluogo romagnolo. L’ordinanza, entrata in vigore lunedì 1 luglio, prevede l’obbligo di utilizzo di bicchieri e cannucce di carta o di altri materiali compostabili

o riutilizzabili. Anche dalla Capitale non tarda ad arrivare la nuova ordinanza balneare firmata nei giorni scorsi dalla sindaca di Roma Virginia Raggi sulla riduzione della plastica monouso “fino alla sua completa eliminazione” nelle spiagge di Roma. Si tratta, per ora, non di un vero e proprio divieto, bensì di una raccomandazione che rappresenta, però, l’inizio del percorso verso il bando della plastica usa e getta entro il 2021. Più severo il sindaco Luigi De Magistris che per il Comune di Napoli ha firmato l’ordinanza “lungomare plastic free“. L’ordinanza, che sarà attiva su tutta la zona del lungomare - dalla località Pietrarsa fino alla località La Pietra - prevede multe fino a 500 euro per chi userà prodotti monouso in plastica né biodegradibile né compostabile, a partire dal 1° maggio fino al 30 settembre 2019. Ma in questa estate all’insegna della salvalguardia ambientale insieme alle ordinanze e divieti sulla plastica arrivano anche quelli contro il fumo. Al sesto posto, tra i principali rifiuti abbandonati, come la stessa Legambiente ha riscontrato da una sua valutazione, i mozziconi di sigaretta rappresentano un pericolo per l’ecosistema. Studi universitari hanno dimostrato che un mozzicone può aver bisogno anche di alcune decine di anni per deteriorarsi completa-

Abruzzo: San Vito Chietino (Ch); Basilicata: Maratea (Pz); Campania: Castellabate (Sa), Pollica (Sa), Centola (Sa), Capri (Na), Ischia (Na); Emilia Romagna: Rimini Lazio: Sperlonga (Lt); Liguria: Riomaggiore (Sp), Vernazza (Sp), Bordighera (Im); Puglia: Otranto (Le), Isole Tremiti (Fg); Sardegna: Carloforte (Sud Sardegna), Domus de Maria (Sud Sardegna); Sicilia: Realmonte (Ag), Capo d’Orlando (Me), Taormina (Me), Favignana (Tp), Noto (Sr), Malfa (Me), Santa Marina Salina (Me), le isole Pelagie ovvero Lampedusa e Linosa (Ag), San Vito lo Capo (Tp), Pantelleria (Tp); Toscana: Campo nell’Elba (Li), Capoliveri (Li), Marciana Marina (Li), Porto Azzurro (Li), Castiglione della Pescaia (Gr), Follonica (Gr), Scarlino (Gr); Veneto: Chioggia (Ve)

L’elenco dei Comuni che hanno adottato ordinanze smoke free: Lazio: Anzio (Rm), Ponza (Lt); Sardegna: Maracalagonis (Ca), Stintino (Ss); Sicilia: Lampedusa (Ag), Capaci (Pa), Linosa (Ag); Puglia: Frigole (Le); Liguria: Lerici (Sp); Veneto: San Michele al Tagliamento (Ve) mente. Non bisogna pensare solo alla carta che lo ricopre ma soprattutto alle sostanze inquinanti contenute al suo interno. Un esempio tra i numerosi comuni aderenti all’iniziativa antifumo è Pesaro. Con l’evocativo hashtag #smokefreebeach, il sindaco di Pesaro, Matteo Ricci, annuncia sui social una decisione storica per turisti e cittadini: nelle spiagge della città marchigiana non sarà possibile fumare. Si tratta di un provvedimento teso a contrastare l’inquinamento delle coste locali che sarà attivo dal 15 luglio. L’obiettivo dell’ordinanza comunale – approvata di recente – è, infatti, far sì che non siano più abbandonati mozziconi tra i granelli ocra e nel bagnasciuga. Nello specifico, la novità prevede il divieto di fumo nell’acqua, nella zona della battigia e delle zone prospicienti fino a 200 metri dalla riva. Non mancheranno i controlli delle

forze dell’ordine, così come le multe salate per i trasgressori. Una strada sostenibile e virtuosa, intrapresa anche da altre località balneari: Lampedusa, Linosa, Lerici in Liguria, San Benedetto del Tronto nelle Marche e Sassari e Olbia in Sardegna; tutte città che hanno messo al bando le sigarette per contrastrare l’incuria e il relativo impatto ambientale nei litorali. Da Rimini alla Sicilia, dal Sardegna al Po, la svolta ambientalista sta contagiando sempre più località turistiche della penisola. Le pratiche ecosostenibili erano approdate già da tempo sulle nostre spiagge, ma ora le scelte che vanno verso una maggiore sostenibilità ambientale diventano legge. Queste notizie confortano molto: inizia finalmente ad esserci una sempre più sviluppata coscienza ecologista anche nel nostro Bel Paese.


CONOSCERE PER SCEGLIERE BENE Cosa ci raccontano le etichette dei prodotti e che linguaggio usano Martina Tafuro Era il 1987, quando la Commissione mondiale per l’ambiente e lo sviluppo delle Nazioni Unite, durante il Summit della Terra di Rio de Janeiro nel 1992, presentò un Rapporto dal titolo: “Il futuro di tutti noi”. La commissione presieduta dal premier norvegese Gro Harem Brundtland, introdusse nel dibattito pubblico il termine di sviluppo sostenibile. Quest’ultimo concetto entrava, così, nel linguaggio comune e veniva sintetizzato nei famosi due pilastri: soddisfare i bisogni delle generazioni presenti senza compromettere le future. Questa prima definizione dà vita alla cosiddetta regola dell’equilibrio delle tre E: ecologia, equità, economia, quindi viene posta al centro del dibattito la questione del benessere delle future generazioni.In definitiva, si cerca di armonizzare le ragioni della tutela del creato e della sua custodia, con quelle dell’economia e del mercato. L’umanità, nel corso della sua storia, ha manifestato una voracità incredibile riuscendo a consumare, così tante risorse da rendere impossibile alle generazioni future, continuare sul modello di sviluppo consolidato. Modello di sviluppo che ha poi generato squilibri non più accettabili: l’effetto serra, la deforestazione, la progressiva scomparsa della biodiversità, la desertificazione, la conta-

minazione dell’aria, del suolo, delle acque. Questi sono tutti elementi di una crisi la cui responsabilità è da addebitare all’uomo stesso, la stessa crisi economica è conseguenza di una visione egoistica che non è più in grado di offrire risposte concrete ai bisogni reali dell’uomo e ha messo in discussione il futuro delle prossime generazioni. L’idolatria del mercato, il consumismo sfrenato e senza limiti, la distruzione dell’ambiente sono mali sociali riparabili soltanto usando in modo equo e sostenibile le risorse ancora disponibili. Agenda 21, il programma d’azione per lo sviluppo sostenibile e la Dichiarazione di Rio, a costo di tanti sforzi, hanno raggruppato in 6 argomenti le azioni prioritarie per un futuro sostenibile: 1. Costruzione di un mondo prospero: crescita dell’economia di mercato con criteri di sostenibilità. 2. Costruzione di un mondo giusto: riduzione della povertà, garanzia di una esistenza vivibile ed equa per tutti, riduzione del degrado ambientale, sostegno ai paesi in via di sviluppo. 3. Costruzione di un mondo vivibile: risanamento urbanistico delle metropoli ormai collassate, riduzione delle periferie degradate, qualità delle abitazioni, dell’energia, del trasporto, delle reti idriche per ridurre l’inquinamento urbano e lo smaltimento dei rifiuti e delle acque di scarico.

4. Promozione di un mondo fertile: ottimizzazione della produzione agricola attraverso l’utilizzo sostenibile della terra, dell’acqua potabile, delle risorse biologiche. 5. Promozione di un mondo condiviso: uso responsabile e giusto delle risorse e azioni di cooperazione globale per la protezione delle risorse stesse. 6. Promozione di un mondo pulito: riduzione dei prodotti chimici, nocivi, tossici e loro smaltimento. È sul versante della qualità della vita che si gioca il futuro di tutti noi. Il pensiero e le teorie sullo sviluppo sostenibile e dell’ecoeconomia ribaltano i cardini fondamentali dell’economia basata esclusivamente sul la-

voro e il capitale: per capitale si distinguono quello naturale (sistemi naturali, flora, fauna, habitat, fiumi, mari, laghi, agricoltura, pesca, beni culturali di un territorio) e quello prodotto dall’uomo. La terra sta passando da una fase storica in cui il fattore limite era il capitale prodotto dall’uomo ad un’altra in cui il fattore determinate è quello che rimane del capitale naturale. Ne deriva un nuovo approccio alla gestione di Madre Terra che punta sulla lotta alla povertà, al sottosviluppo e al miglioramento della vita per tutti. La necessità di un uso razionale e responsabile delle risorse, attraverso il cambiamento dei comportamenti di consumo, conservazione e salvaguardia dell’ambiente, lotta alla deforestazione, tutela della biodiversità, promozione dell’agricoltura. La riduzione massima degli sprechi non è solo necessità virtuosa, ma di sopravvivenza. Uno stile di vita improntata al concetto di sobrietà rafforza la qualità della vita e sostiene una crescita armonica dell’uomo. Il riciclaggio delle risorse rinnovabili, è conseguenza della strategia della sufficienza che conduce inevitabilmente ad un cambio di prospettive valoriali e di stili di vita. Nel 1962, Rachel Carson pubblicò “Silent Spring” e denunciò al mondo, le conseguenze ambientali nefaste sul pianeta frutto dell'uso delle so-

stanze chimiche di sintesi e dimostrò che erano state intaccate in modo irreversibile le catene alimentari, sia terrestri che marine. Il DDT e altri pesticidi sintetici, molti dei quali soggetti a bioaccumulo, distruggono praticamente tutte le specie di insetti, compresi quelli utili all’uomo e necessari alla conservazione dell’ecosistema. L’industria chimica del settore viene accusata di diffondere intenzionalmente disinformazione fra pubblico e funzionari pubblici per fare accettare le proprie posizioni, cioè i propri ione degli equilibri naturali e ne previde le ntro l’industria chimica. John Kennedy fu costretto a inserire congiunto degli studiosi ambientali suggerisce soluzioni biologiche, la conoscenza degli organismi viventi. Universalmente riconosciuta come la madre dell’ambientalismo contemporaneo, Rachel Carson (1907-1964), biologa e scrittrice americana, è stata un punto di riferimento fondamentale per la riflessione ecofemminista. Nei suoi scritti e interventi pubblici sfidò l’ideologia del progresso, denunciò l’irresponsabilità dell’industria chimica e l’indifferenza dei governi nei confronti dell’alterazioni nefaste conseguenze. Silent Spring fu un evento epocale nella storia del pensiero ecologico come fattore di mutamento culturale, un rovesciamento del tradizionale pensiero scientifico.


a cura di Fabiana Liguori Fino al 6 agosto 2019 “La Sagra del Cavatiello” A Magliano Nuovo, Magliano Vetere (SA)

Il 3 agosto 2019 “Sagra del Cecatiello” In Contrada San Donato, Apice (BN) Dal 3 al 5 agosto 2019 “Sagra del Fiordilatte” Ad Agerola (NA)

Dal 1 al 3 agosto 2019 “Festa della melenzana e degli antichi sapori” Ad Abatemarco, Montano Antilia (SA) Dal 1 al 4 agosto 2019 “Festa della Birra” A Capriati a Volturno (CE)

Dal 3 al 5 agosto 2019 “Sagra Tagliariegli e Ciceri" A Roccaromana (CE)

Dal 1 al 4 agosto 2019 "Cùntaria", la festa della comunità A Stella Cilento (SA)

Il 4 e il 5 agosto 2019 Freselle al Chiaro di Luna Ad Eboli (SA)

Dal 1 al 4 agosto 2019 “Festa per la Marchigiana” A San Giorgio La Molara (BN)

Dal 4 al 6 agosto 2019 “Sagra del Riavulillo” Ad Arola, Vico Equense (NA)

Dal 2 al 4 agosto 2019 “Sagra Sansilvestrese” A San Silvestro, Sant’Agata dei Goti (BN)

Il 6 agosto 2019 “Jazz&Wine all’Ombra del Campanile” A Caposele (AV) Dal 2 al 4 agosto 2019 “Festa dei Fiori di Zucca” A Castel Morrone (CE)

Dal 6 all’11 agosto 2019 "Festa dell’Antica Pizza Cilentana" A Giungano (SA)

Dal 2 al 4 agosto 2019 “Saperi & Sapori” A Gesualdo (AV)

Dall’8 al 10 agosto 2019 “Calici di Stelle” A San Lorenzo, Campoli (BN)

Dal 2 al 4 agosto 2019 "La Giostra - Festa Medievale" A Castello del Matese (CE)

Il 9 e il 10 agosto 2019 “Sagra del fusillo e della braciola” A Pietradefusi (AV) Dal 2 al 5 agosto 2019 "Sagra del Fusillo Picentino e del Prosciutto" A Montecorvino Rovella (SA)

Il 10 e l’11 agosto 2019 “Sagra del Cinghiale” A Casanova, Carinola (CE)

Dal 2 al 6 agosto 2019 “Sagra dei Sapori Contadini” A Montecorvino Pugliano (SA)

L’11 e il 12 agosto 2019 “Festa del vino e delle tradizioni” A Gete, Tramonti (SA)

Dal 2 al 6 agosto 2019 “Le 4 Notti dei Briganti” A Montemiletto (AV)

L’11 e il 12 agosto 2019 “Festa del peperone ripieno e del fagiolo” A Tocco Caudio (BN) Dal 3 al 6 agosto 2019 Sagra dello gnocco A Taurano (AV)

IL 14 agosto 2019 “Sagra del Cecatiello” A San Marco ai Monti, Sant’Angelo a Cupolo (BN)


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