PRIMO PIANO
Le prospettive ambientali in Europa
IL GREEN SYMPOSIUM 2020: LA DUE GIORNI DEDICATA ALL’AMBIENTE Conferenza stampa di presentazione dell’evento in programma a Napoli il 5 e 6 marzo
Le sfide legate all’ambiente e allo sviluppo sostenibile che verranno affrontate nel prossimo decennio, rappresentano senz’altro uno snodo cruciale che determinerà il vero Green New Deal più volte annunciato dai leader Europei ed in primis dalla nuova Presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen. Gli appelli e le pressioni della società civile mondiale verso una transizione ecologica e sostenibile non possono essere sottovalutati dai responsabili di politiche ambientali scorrette, sforzandosi di offrire risposte più ambiziose... Monsurrò a pag.2 STUDI & RICERCHE
Pneumatici: i flussi illegali in Italia
Lo scorso 3 febbraio a Napoli si è tenuta la conferenza stampa di presentazione del “Green Symposium 2020”: la due giorni di seminari, tavoli tecnici e incontri, in programma il 5 e 6 marzo alla Stazione Marittima di Napoli, promossi da Ricicla.tv, in collaborazione con il board tecnico scientifico di Ecomondo e con la partnership tecnica di Ispra-SNPA, Albo Nazionale Gestori Ambientali, Commissario di governo per le bonifiche e sotto l’alto patrocinio del Ministero dell’Ambiente. L’obiettivo dell’evento è mettere in rete le migliori realtà ed energie del Mezzogiorno Italia... Liguori a pag.6
L’inquinamento da sostanze azotate
L’aumento delle aree biologiche negli stati membri dell’UE
NATUR@MENTE
A.D. 2020 al centro c’è sempre lei: la crescita!
(seconda parte) L’inquinamento da nitrati e nitriti Dal punto di vista ambientale, l’inquinamento da nitrati provoca la eutrofizzazione delle acque, cioè crescita abnorme, indotta da sostanze nutritizie (nitrati e fosfati), di alghe microscopiche. Tali organismi vegetali, se da un lato contribuiscono ad alimentare i pesci... Falco-Iorio-Lubrano a pag.5
La raccolta e il riciclo dei pneumatici fuori uso (Pfu) in Italia funziona, ma, è continuamente minacciata dalle vendite in nero di pneumatici. È quanto emerge dal rapporto conclusivo di oltre due anni di attività dell’Osservatorio e dalla piattaforma CambioPulito, (piattaforma di whistleblowing riservata agli operatori del settore gestita da Legambiente), promosso da Legambiente insieme ai consorzi degli Pfu (Ecopneus, EcoTyre e Greentire), alle Associazioni di categoria Confartigianato, CNA, Airp, Federpneuse Assogomma... Giordano a pag.11
L’Unione Europea può essere davvero orgogliosa di se stessa, visto che è cresciuta del 34%, negli anni che vanno dal 2012 al 2018, l’area biologica totale. È venuto fuori che nel 2018 si estende su una superficie pari a 13,4 milioni di ettari corrispondente al 7,5% della superficie agricola utilizzata totale. A rilevarlo è stato lo studio portato avanti dall’ Eurostat... Paparo a pag.8
AMBIENTE & SALUTE
AMBIENTE & TRADIZIONE
Quando sono i farmaci ad “ammalare” le acque
Il poeta Don Ernesto Murolo
Oltre alle microplastiche anche l’inquinamento da composti farmacologici
I farmaci: curano ma allo stesso tempo, secondo gli studiosi, stanno ammalando gli ecosistemi acquatici. Negli ultimi trent’anni, la produzione di farmaci è passata da 63 a 217,5 miliardi di euro... Martelli a pag.12
De Crescenzo-Lanza pagg.14-15
Al centro del dibattito, c’è sempre lei: la crescita! Tutta l’umanità l’attende, come il Messia salvatore. La terra promessa sarà ricoperta con ogni genere di prodotti e di profitti per gli azionisti. È la crescita bellezza! Anno del Signore 2020, ho bisogno di una sola cosa: fantasia. Se esiste davvero, è lontana anni luce dalla realtà di questo mondo, fagocitata da qualche buco nero lassù nella galassia della speranza. Sono terminate le vacanze natalizie, finalmente è nato il mio Gesù. Spesso ho fantastico se, nell’universo mondo, esista una bella fabbrichetta che sforni bimbi... Tafuro a pag.19
LE PROSPETTIVE AMBIENTALI IN EUROPA Gli appelli della società civile mondiale verso una transizione ecologica e sostenibile Luca Monsurrò Le sfide legate all’ambiente ed allo sviluppo sostenibile che verranno affrontate nel prossimo decennio, rappresentano senz’altro uno snodo cruciale che determinerà il vero Green New Deal più volte annunciato dai leader Europei ed in primis dalla nuova Presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen. Gli appelli e le pressioni della società civile mondiale verso una transizione ecologica e sostenibile non possono essere sottovalutati dai responsabili di politiche ambientali scorrette, sforzandosi di offrire risposte più ambiziose alla complessa sfida ecologica del Vecchio Continente, che rappresenta la priorità numero uno, da affrontare senza indugio.Nella recente pubblicazione della Agenzia Europea dell’Ambiente intitolata “The European Environment- state end outlook 2020. Knoledge for transition to a sustenable Europe” si analizza in modo dettagliato il trend e gli scenari sulle prospettive a medio e lungo termine delle politiche ambientali poste in essere dall’Europa in merito alla riduzione dell’inquinamento delle varie matrici ambientali, offrendo una valutazione integrata più completa, utile
ad affrontare in modo rigoroso le sfide legate agli obiettivi di sviluppo sostenibile. La pubblicazione affronta le tendenze globali che delineano lo sviluppo Europeo, le prospettive ambientali e settoriali del Continente ed i fattori che limitano o favoriscono i cambiamenti profondi, per chiudere con una serie di riflessioni su come l’Europa possa spostare la sua traiettoria e realizzare un futuro sostenibile, al fine di raggiungere l’obiettivo generale “di vivere bene entro i limiti del nostro pianeta”. Le stime di un aumento della popolazione globale dai 7, 5 milioni di oggi ai quasi 10 milioni nel 2050, l’aumento della produzione economica di 12 volte superiore rispetto al 1950, abbinata ad un suo dei fertilizzanti a base di azoto, fosforo e potassio con un utilizzo di energia primaria di quasi cinque volte superiore rispetto agli anni passati, accompagnato da una maggiore richiesta del fabbisogno di acqua pari al 55% in più, rappresentano alcuni di quei fattori di pressione sull’ecosistema che richiede azioni rapide e di riduzione su larga scala dello sfruttamento di fondamentali risorse necessarie all’esistenza dell’uomo sulla Terra. Anche il
Settimo programma di azione Europeo per l’Ambiente (7°PAA) prevede che prosperità ed ambiente sano si dovrebbero basare su una innovativa economia circolare senza sprechi, in cui le risorse naturali dovranno essere gestite in modo sostenibile e la biodiversità protetta, valorizzata e ripristinata, così da raf-
forzare la resilienza della nostra società. Non mancano certamente i fattori positivi, quali il minor consumo di materie prime, la diminuzione delle emissioni di gas serra del 22% tra il 1990 ed il 2017, l’aumento del 17,5 % delle fonti energetiche rinnovabili con un trend in costante miglioramento, la diminuzione
di estrazione totale di acqua nella UE di circa il 19%, ed altri ancora, che fanno ben sperare per il futuro, così da porre la sostenibilità quale principio guida per politiche ed azioni ambiziose e coerenti, ponendo sempre l’Europa quale fulcro principale alle risposte globali di tutela ambientale.
LIDI BALNEARI “PLASTIC FREE” IN CAMPANIA L’estate 2020 si prevede più amica dell’ambiente grazie all’utilizzo di materiali biodegradabili Ilaria Buonfanti Si chiama Francesco Emilio Borrelli, il consigliere dei Verdi che ha portato all’attenzione del Presidente Regionale Vincenzo De Luca e di tutta la giunta, le grosse problematiche riguardanti l’uso eccessivo della plastica negli stabilimenti balneari. Immaginiamo quanti bicchieri, stoviglie, posate, ecc. in plastica monouso vengono utilizzate, ogni anno, durante un’intera stagione balneare. “Il testo che ho proposto, spiega il consigliere Borrelli, prevede che sulle spiagge del litorale regionale siano vietati l’introduzione e l’utilizzo di contenitori, stoviglie, sacchetti e imballaggi monouso realizzati in materiale non compostabile. Allo stesso modo la norma impone agli esercizi di ristorazione e di somministrazione di bevande, agli stabilimenti balneari o con accesso alla spiaggia libera, di impiegare contenitori,
sacchetti e altri imballaggi monouso prodotti in materiale compostabile. Si tratta di un passo avanti fondamentale nella tutela dei litorali e del mare: troppo spesso gli specchi d’acqua su cui affacciano le nostre coste sono invasi dai rifiuti in plastica. La legge servirà anche a rendere il mare più pulito”. Fortunatamente, nello scorso mese di novembre, all’unanimità, è stata approvata la legge regionale che renderà “plastic free” tutti gli stabilimenti balneari della nostra regione. Altre regioni, già dallo scorso anno avevano fatto quest’importante scelta ed in Campania, alcuni lidi, avevano deciso autonomamente di diventare “plastic free”, il primo lido fu lo stabilimento “Le Ondine” a Capri, seguito a ruota dai 6 comuni dell’isola di Ischia. Ma la legge va a colpire anche i turisti e i frequentatori delle spiagge, a cui sarà vietata l’introduzione di qualsiasi contenitore in plastica. Non sarà semplice per
tutti probabilmente, soprattutto per i frequentatori delle spiagge libere che dovranno munirsi di thermos al posto delle classiche bottiglie di plastica e dovranno acquistare stoviglie biodegradabili e compostabili, che hanno un costo maggiore rispetto alla normale plastica. Ma il cambiamento è necessario, la mentalità del vacanziere deve cambiare verso un rispetto to-
tale per l’ambiente che ci ospita. Basti pensare che purtroppo, il nostro Paese produce annualmente oltre 4 milioni di tonnellate di rifiuti, dei quali l’80 per cento proviene dall’industria degli imballaggi. Ogni anno solo l’Italia riversa in natura mezzo milione di tonnellate di rifiuti plastici. L’emergenza cresce durante il periodo estivo. Inoltre i cittadini e i tu-
risti, la maggior parte provenienti da Francia, Italia e Turchia, producono nei mesi estivi il 30% in più rispetto al resto dell’anno. Ora bisogna sperare in una costante e particolare attenzione da parte dei Comuni nel far rispettare la norma, saranno necessari frequenti controlli ed assicurare la giusta sanzione a chi non dovesse rispettare la legge.
Il progetto “C’è di mezzo il mare” La presenza di plastica in natura è un problema sotto gli occhi di tutti e sensibilizzare le nuove generazioni su questo argomento è una priorità. Per questo, WWF e OVS hanno deciso di proporre a tutti gli educatori, insegnanti e adulti in generale, approfondimenti e spunti di attività. “C’è di mezzo il mare” è il nome del progetto ideato per l’anno 2019/2020: un nome che sottolinea come sia soprattutto il mare ad “andarci di mezzo”, a essere minacciato dall’inquinamento provocato dall’uomo. Un nome che riprende anche un vecchio detto popolare per incoraggiare i bambini non solo a “dire” ma anche a “fare” personalmente qualcosa per proteggere il nostro Pianeta. Il progetto ha riscosso un grande successo: 2 milioni di bambini pro-
venienti da 9500 scuole primarie creeranno il loro supereroe (i progetti migliori finiranno in un filmato) e a maggio contribuiranno alla pulizia di spiagge e rive di fiume.
AstroLuca fotografa Napoli e il Golfo di notte «Anche di notte, Napoli e il suo Golfo mantengono tutta la loro leggendaria bellezza» ha scritto in un tweet l’astronauta dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa) Luca Parmitano, pubblicando una foto di Napoli e del golfo di notte scattata prima di rientrare dalla missione Beyond. Si vedono le luci della città e quelle dei Comuni che incorniciano il Vesuvio, che spicca come
una macchia scura nell’immagine. AstroLuca, arrivato sulla Stazione Spaziale a Luglio 2019 insieme all’americano Andrew Morgan della Nasa, è tornato sulla Terra con il record di primo italiano a comandare la Stazione Spaziale e di astronauta Esa con più tempo trascorso nello spazio, ben 367 giorni complessivamente, considerando la prima missione Volare.
SENTENZA DELLA CORTE DELL’UNIONE EUROPEA
Carcere per gli amministratori che non combattono lo smog Tina Pollice Gli amministratori che si rifiutano ripetutamente di conformarsi agli obblighi ambientali previsti dal diritto europeo rischiano seriamente il carcere. È quanto afferma una storica sentenza che arriva da Lussemburgo, dalla Corte di Giustizia dell’Unione europea. La Corte si è espressa nell'ambito di una causa tra la Deutsche Umwelthilfe, un’organizzazione ambientalista tedesca e la Baviera, Länder tedesco, in merito al rifiuto delle autorità bavaresi di adottare le misure necessarie a rispettare il valore limite stabilito per il biossido di azoto a Monaco. Ora, i dirigenti del Land della Baviera possono essere oggetto di una “misura coercitiva detentiva” per obbligarli ad adottare misure di risanamento dell’aria a Monaco, come il divieto di circolazione per alcuni veicoli a gasolio, sempre che il diritto tedesco lo preveda e sempre che la misura coercitiva sia “proporzionata”. Per disporre il carcere per gli amministratori che non combattono lo smog devono essere rispettati due requisiti: 1) deve esistere, nel diritto nazionale, un fondamento giuridico sufficientemente preciso e prevedibile nella sua
applicazione; 2) dev’essere rispettato il principio di proporzionalità. Poiché la pronuncia di una misura detentiva comporta una privazione della libertà, secondo i giudici vi si può fare ricorso, nel rispetto del principio di proporzionalità, solo nel caso non esista alcuna misura alternativa meno restrittiva, come multe di importo elevato, ripetute a breve scadenza, e il cui pagamento non vada, alla fine, a vantaggio del bilancio da cui provengono. La valutazione dell’opportunità di comminare o meno una pena detentiva spetta comunque al giudice nazionale. I giudici tedeschi avevano constatato che la multa non aveva alcun effetto sulla condotta del Land e che l’arresto dei ministri era impossibile per ragioni costituzionali. Pertanto, hanno chiesto alla Corte di Lussemburgo se il diritto a un ricorso effettivo, garantito dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Ue, consente o addirittura obbliga i giudici nazionali ad adottare una misura detentiva nei confronti dei politici che si sottraggono ai doveri che hanno ai sensi del diritto europeo. La Corte ha stabilito che, in queste circostanze, spetta al giudice nazionale pronunciare una misura coercitiva detentiva nei confronti dei respon-
sabili del Land della Baviera purché siano soddisfatte le due condizioni prima riportate. Condannato una prima volta nel 2012 a modificare il piano d’azione per la qualità dell’aria di Monaco e poi, una seconda volta, nel 2016, ad adempiere ai suoi obblighi, anche vietando la circolazione per alcuni veicoli diesel in diverse aree urbane, il Land della Baviera si è rifiutato di rispettare le ingiunzioni. Lo Stato federato è stato, quindi, condannato una terza volta nel 2017 al pagamento di una penalità di appena 4mila euro, che ha pagato incassando esso stesso la somma. Poiché la Baviera ha continuato a disobbedire alle ingiunzioni e ha annunciato pubblicamente di non voler adempiere ai suoi obblighi, l’associazione Deutsche Umwelthilfe ha presentato nuovamente ricorso. Con il ricorso, l’associazione chiedeva sia una nuova pena di 4mila euro, richiesta che è stata accolta, sia “una misura coercitiva detentiva” nei confronti del ministro dell’Ambiente del Land o, in alternativa, del ministro presidente. Questa seconda richiesta è stata respinta dal Tribunale amministrativo della Baviera, che però si è rivolto alla Corte europea per avere chiarimenti.
In Lussemburgo stop al glifosato Da febbraio il ritiro di tutti i prodotti in commercio Per il Lussemburgo febbraio è partito alla grande e in maniera totalmente green. Infatti, dal primo giorno del mese più corto dell’anno comincerà a ritirare dal commercio tutti i prodotti e le formulazioni contenenti glifosato, soprattutto i diserbanti, rischioso, quindi, per i tumori e pericoloso interferente ormonale. Così, registrando il primato in questo senso, il Granducato guadagna la medaglia d’oro passando dalle parole ai fatti circa il divieto dell'erbicida, con un piano annunciato nel lontano 2016 che prevede la fine delle vendite entro il trenta giugno e lo stop all'uso dal trentuno dicembre prossimi. Secondo la procedura prevista a livello dell’Unione Europea, il Lussemburgo - dove sono stati registrati ed incriminati ben quindici prodotti contenenti glifosato - dovrà motivare la decisione, che può essere presa a livello nazionale su singole misure se si dimostra che esistono nuovi rischi per la salute e l'ambiente. Si deve dire, inoltre, che la procedura di rinnovo in relazione all’autorizzazione dell'erbicida a livello dell’Unione Europea è cominciata in dicembre: basti pensare che la Germania ha annunciato una messa al bando dopo la fine del 2022 (quando scade la licenza attuale), il Parlamento austriaco aveva votato per il divieto nella fase in cui mancava il governo, senza però notificare la decisione all'Unione Europea. Tuttavia, sempre a dicembre ha deciso poi di fare nuovamente marcia indietro. Insomma, un tira e molla delle varie Nazioni che fanno parte della famiglia Europa e l’unica a imputare i piedi a terra e a dare il via all’eliminazione dei prodotti contenenti il glifosato è stato il Lussemburgo, dando un’ottima lezione di amore per la salute della Terra e dell’uomo che tutti dovrebbero prendere a esempio. Questo rappresenta solo un punto di partenza e bisogna correre ai ripari quanto prima per eliminare tutte queste sostanze chimiche nocive che non portano affatto benefici, ma solo e soltanto danni a noi tutti natura compresa. Tutto sommato questa rivoluzione verde alimenta le speranze: sicuramente avrà ripercussioni sulle scelte degli altri componenti dell’UE per mettere fine a tutto ciò che può nuocere all’intero pianeta. A.P.
L’inquinamento da sostanze azotate di origine agricola in Campania Pasquale Falco Danilo Lubrano Pasquale Iorio (seconda parte) L’inquinamento da nitrati e nitriti Dal punto di vista ambientale, l’inquinamento da nitrati provoca la eutrofizzazione delle acque, cioè crescita abnorme, indotta da sostanze nutritizie (nitrati e fosfati), di alghe microscopiche. Tali organismi vegetali, se da un lato contribuiscono ad alimentare i pesci, dall’altro, quando non ingeriti, determinano, a seguito della loro decomposizione, una intensa attività batterica e conseguente notevole aumento di consumo globale di ossigeno nell’ambiente acquatico. Si innescano in questo modo condizioni di carenza di ossigeno con sviluppo di sostanze maleodoranti e moria di pesci. Per quanto concerne l’impatto sulla salute umana, invece, è ampiamente dimostrato come i composti azotati possano avere sull’uomo effetti tossici che derivano, essenzialmente, dalla loro trasformazione a nitriti, un processo che nell’uomo ha luogo nell’apparato digerente ad opera sia di enzimi sia di alcuni microrgani-
smi tipicamente presenti. Tali nitriti hanno la capacità di legarsi all’emoglobina presente nel sangue e, quindi, ridurre drasticamente il livello di trasporto di ossigeno tra i vari tessuti all’interno del nostro corpo. Con la Direttiva Europea sui Nitrati (91/676/CEE), per preservare le fonti di approvvigionamento idrico, sia superficiali che sotterranee, da eccessivi apporti di sostanze azotate, sono state previste le seguenti azioni:
• individuazione dei corpi d’acqua superficiali e sotterranei inquinati e quelli a rischio di essere inquinati; • individuazione di tutte le zone cointeressate da scarico di nitrati nelle acque di superficie e sotterranee, identificate come Zone Vulnerabili da Nitrati di Origine Agricola, ZVNOA; • indicazione di pratiche agricole che limitassero l’inquinamento da sostanze azotate, da fissare in Codici di Buona Pratica Agricola, CBPA, ed appli-
cabili a discrezione da parte degli agricoltori; • elaborazione di misure per la regolamentazione dell'utilizzazione agronomica dei reflui zootecnici, da inserire in appositi Programmi d’Azione, PA, con obbligo di attuazione da parte di tutti gli agricoltori che operano nelle zone vulnerabili; • effettuazione della revisione delle ZVNOA e dei Programmi d’Azione con periodicità di almeno 4 anni. La Direttiva è stata recepita con il D. Lgs n. 152/06, Testo Unico Ambientale, e col DM 5046/16, che ha abrogato il previgente D. M. 7 aprile 2006. Anche la Campania, con la DGR n. 771/12 e il DDR n. 160/13, ha dettato adempimenti tecnici e amministrativi concernenti la “Disciplina tecnica per l’utilizzazione agronomica degli effluenti di allevamento”, ma appare necessario mirare ad un riequilibrio Agricoltura-Ambiente attraverso strategie finalizzate alla diminuzione dell’azoto contenuto negli effluenti zootecnici utilizzati negli spandimenti, piuttosto che all’ampliamento delle superfici di terreni agricoli utilizzati. La recente DGR n. 152/19,
oltre a scongiurare la procedura d’infrazione della Comunità Europea, nei confronti della Campania, per l’aumento dell’inquinamento da Nitrati e il ritardo della nuova delimitazione delle ZVNOA, ha previsto un Programma Straordinario per l’adeguamento impiantistico a supporto del comparto bufalino, inteso a favorire la realizzazione di impianti per il trattamento e la valorizzazione energetica ed agronomica degli effluenti, mediante il ricorso alla biodigestione anaerobica e promuovendo la costituzione di consorzi e forme interaziendali, come prospettato all’art. 41 del DM 5046/16. La norma regionale ha previsto l’insediamento di un Gruppo di Lavoro di alto profilo scientifico, che definirà: • fabbisogni impiantistici per il trattamento collettivo degli effluenti di allevamento; • soluzioni tecniche ottimali per abbattimento dell’azoto degli effluenti di allevamento; • schema di organizzazione del complessivo sistema di trattamento collettivo, con attenzione ai costi di gestione e alla valorizzazione agronomica mediante compostaggio, e ricorso a forme di partenariato pubblico/privato.
ECCO IL GREEN SYMPOSIUM 2020 Conferenza stampa di presentazione della due giorni patrocinata da Arpac e dedicata alla green economy di Fabiana Liguori Lo scorso 3 febbraio a Napoli si è tenuta la conferenza stampa di presentazione del “Green Symposium 2020”: la due giorni di seminari, tavoli tecnici e incontri, in programma il 5 e 6 marzo alla Stazione Marittima di Napoli, promossi da Ricicla.tv, in collaborazione con il board tecnico scientifico di Ecomondo e con la partnership tecnica di Ispra-SNPA, Albo Nazionale Gestori Ambientali, Commissario di governo per le bonifiche e sotto l’alto patrocinio del Ministero dell’Ambiente. L’obiettivo dell’evento è mettere in rete le migliori realtà ed energie del Mezzogiorno Italia nel campo della green economy, facilitando l’incontro e il dialogo tra imprese, amministrazioni pubbliche e cittadini, per colmare il gap tra il Nord e il Sud Italia in termini di competitività e infrastrutture e porre le basi per un concreto cambiamento verso modelli sostenibili di sviluppo economico. Nello specifico è proprio per quanto riguarda il settore rifiuti (raccolta, gestione e trasformazione) che il divario esistente tra le due porzioni d’Italia si manifesta con un assordante clamore, ecco alcuni mumeri: dei 339 impianti di trattamento dei rifiuti organici ope-
ranti a livello nazionale nel 2018, solo 119 risultavano collocati nelle regioni del Centro-Sud. Un terzo appena del totale. Per contro, su 74 agglomerati urbani condannati dall’Ue nello stesso anno per il cattivo trattamento delle acque reflue, ben 68 erano distribuiti tra Sicilia, Calabria e Campania. Oltre il 90%. Un ritardo pesantissimo rispetto alle regioni del Nord, nonostante siano stati stanziati dall’UE 33,7 miliardi di euro in fondi strutturali per il ciclo 2014-2020, 25 dei quali destinati alle regioni centro meridionali. Stando ai dati raccolti dalla Commissione europea, al 30 settembre 2019 risultavano spesi solo 12,6 dei miliardi complessivamente messi a disposizione. La mancanza di impianti di trattamento della spazzatura è forse la piaga più urgente da curare nel Mezzogiorno. I camion pieni di rifiuti viaggiano verso Nord proprio perché non si costruiscono impianti e il non costruire impianti significa non creare un sistema autonomo, trasparente e efficace di gestione: spazio al malaffare. Spazio a discariche abusive. Spazio a chi della propria terra non importa nulla. Quattro seminari tematici e otto tavoli tecnici metteranno al centro i temi chiave del dibattito nazionale sulla green
economy: dal nuovo ciclo di finanziamenti europei alle carenze impiantistiche, dalle bonifiche alla nuova tracciabilità dei rifiuti. Al tavolo della conferenza stampa, moderato con maestria dal Direttore Responsabile di Ricicla.TV Monica D’Ambosio, il Commissario di Governo per la bonifica delle discariche abusive Giuseppe Vadalà, il Presidente dell'Albo Nazionale Gestori Ambientali Eugenio Onori, il Vice Direttore Generale di Utilitalia Paolo Giacomelli e il Direttore Editoriale di Ricicla.tv Giovanni Paone: “Nella due giorni ci saranno dei punti informativi in sala aperti al pubblico dove gli esperti e gli addetti ai lavori facenti parte delle più grandi Istituzioni di settore (Ispra, Ministero dell’Ambiente, Commissariato di Governo e così via) saranno a disposizione degli utenti. L’augurio è che tra gli interlocutori ci siano soprattutto le imprese. Far prendere coscienza a tutti, soprattutto alla società civile, dell’attuale condizione in cui “boccheggia” il territorio e di tutti i disastri ancora da sanare è il nostro intento. L’ accesso al Symposium sarà libero e gratuito, ma per i singoli eventi, per questioni organizzative, è necessaria una registrazione sul portale ufficiale”.
HANNO DETTO: “In materia ambientale si opera in maniera dinamica ed intensa e al tempo stesso bisogna confrontarsi e riflettere sull’evoluzione delle diverse problematiche. Il momento della comunicazione tra gli enti e con le associazioni, con gli operatori e l’opinione pubblica è sempre uno stimolo prezioso. Il Green Symposium è un evento estremamente qualificato per le partecipazioni. L’impegno delle nostre professionalità e strutture tecniche è un impegno diuturno. Cerchiamo sempre di “stare sul pezzo” in un contesto difficilissimo, in cui una criticità segue l’altra. Massima attenzione al sistema dei controlli e dei monitoraggi su tutte le matrici ambientali, sulle attività produttive, sui fenomeni di inquinamento, ma fondamentale è anche informare i cittadini circa il lavoro svolto, attuando un’ attenta e scrupolosa trasmissione di notizie, dati e risultati, che realizziamo sì con il continuo aggiornamento del sito in tempo reale, ma anche attraverso valide occasioni di confronto come quella del Green Symposium”.
Luigi Stefano Sorvino Commissario Straordinario Arpac
“Dal Sud Italia sono tornati in Europa molti dei fondi stanziati dall'Ue per il ciclo 2014-2020. Abbiamo bisogno di imparare a spendere quei soldi e di imparare a progettare. Durante la due giorni lanceremo con l’Università Federico II la proposta di una scuola di alta formazione a supporto delle amministrazioni del Centro Sud (ma anche del Centro Nord) che vada proprio in questa direzione e destinata a tutti i funzionari pubblici”.
Monica D’Ambrosio Direttore Responsabile RiciclaTV
“Le bonifiche si possono e si devono fare su tutto il territorio nazionale, attraverso una grande performance realizzativa delle stazioni appaltanti e un gran lavoro da parte delle autorità amministrative che hanno il ruolo di controllo delle operazioni. E’ fondamentale garantire la regolarità della spesa e dire basta alle infiltrazioni criminali che per anni hanno “manipolato” il settore dei rifiuti deturpando senza pietà anche l’ambiente”.
GiuseppeVadalà Commissario di Governo per le bonifiche
“Dal Centro Sud Italia vengono inviati al Nord due tonnellate di rifiuti. Per quanto riguarda la Campania parliamo di 500mila tonnellate di frazione organica che vengono trasferiti agli impianti del Veneto e del Friuli Venezia Giulia. È un vero peccato perché costa molto in termini di tariffe ai cittadini e costa molto all’ambiente, anche solo se pensiamo alle enormi quantità di emissioni provenienti dal trasporto stradale di tali quantitativi”.
Paolo Giacomelli Vice direttore Utilitalia
“Spero che ques’anno entri in vigore il nuovo sistema di tracciabilità dei rifiuti di cui ce n’è tanto bisogno perché in Italia su questa materia siamo ancora “ancorati” ai decreti del ’98, che sono decreti obsoleti e che non prevedono quindi l’utilizzo delle attuali tecnologie.Un passaggio doveroso che stiamo cercando di attuare con il coinvolgimento di tutte le imprese e le realtà interessate”.
Eugenio Onori Presidente Albo Nazionale Gestori Ambientali
CleanAir@School, coinvolte cinque scuole campane Il progetto europeo fa partecipare gli studenti al monitoraggio della qualità dell’aria Anna Gaudioso Con un evento l’Agenzia per l’ambiente in Campania e le istituzioni scolastiche hanno celebrato la prima fase del progetto CleanAir@School, un progetto sulla qualità dell’aria che nasce con l’obiettivo di coinvolgere gli studenti di numerose città europee nel processo di sensibilizzazione su uno dei temi ambientali più rilevanti per la salute dei cittadini. CleanAir@School è un’iniziativa di educazione ambientale e di Citizen Science dell’Epa Network (rete delle agenzie ambientali europee), coordinata dall’Aea (Agenzia europea per l’ambiente). Per l’Italia il coordinamento è stato affidato ad Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca
Arpa CAMPANIA AMBIENTE del 15 febbraio 2020 - Anno XVI, N.3 Edizione chiusa dalla redazione il 14 febbraio 2020 DIRETTORE EDITORIALE Luigi Stefano Sorvino DIRETTORE RESPONSABILE Pietro Funaro CAPOREDATTORI Salvatore Lanza, Fabiana Liguori, Giulia Martelli IN REDAZIONE Cristina Abbrunzo, Anna Gaudioso, Luigi Mosca, Andrea Tafuro GRAFICA E IMPAGINAZIONE Savino Cuomo HANNO COLLABORATO I. Buonfanti, F. De Capua, G. De Crescenzo, B. Giordano, P.Falco, P. Iorio, G. Loffredo, D. Lubrano, R. Maisto, L. Monsurrò, A. Palumbo, A. Paparo, T. Pollice SEGRETARIA AMMINISTRATIVA Carla Gavini DIRETTORE AMMINISTRATIVO Pietro Vasaturo EDITORE Arpa Campania Via Vicinale Santa Maria del Pianto Centro Polifunzionale Torre 1 80143 Napoli REDAZIONE Via Vicinale Santa Maria del Pianto Centro Polifunzionale Torre 1- 80143 Napoli Phone: 081.23.26.405/427/451 Fax: 081. 23.26.481 e-mail: rivista@arpacampania.it magazinearpacampania@libero.it Iscrizione al Registro Stampa del Tribunale di Napoli n.07 del 2 febbraio 2005 distribuzione gratuita. L’editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti e la possibilità di richiederne la rettifica o la cancellazione scrivendo a: ArpaCampania Ambiente,Via Vicinale Santa Maria del Pianto, Centro Polifunzionale, Torre 1-80143 Napoli. Informativa Legge 675/96 tutela dei dati personali.
ambientale), che partecipa insieme alle Agenzie del Snpa (Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente) aderenti all’iniziativa, in collaborazione con i Gruppi di lavoro di Citizen Science e dell’Educazione ambientale. Anche l’Anci (Associazione nazionale dei comuni italiani) collabora al progetto: Ispra ha recentemente attivato un protocollo d’intesa con l’Anci, appunto, per promuovere una migliore qualità dell’ambiente urbano. L’iniziativa è inoltre sostenuta con il patrocinio dal ministero dell’Ambiente. Al progetto partecipano 15 Agenzie Snpa tra cui Arpa Campania e 82 scuole, distribuite in 32 comuni italiani. Nelle scuole aderenti, primarie e secondarie di primo e secondo grado, verranno effettuate due campagne di monitoraggio outdoor del biossido di azoto utilizzando campionatori passivi, messi a disposizione in cessione gratuita da Aquaria srl. Fondamentale, in questo progetto, il ruolo dell’Educazione ambientale. Le campagne di monitoraggio saranno accompagnate da attività di educazione ambientale e sensibilizzazione nelle scuole sui temi della qualità dell’aria, dell’inquinamento atmosferico e della mobilità sostenibile. Per la Campania hanno aderito cinque scuole, tra cui la scuola media Sant’Anna di Nocera Inferiore (Salerno), diretta da Ida Di Lieto, dove di recente si è tenuto un incontro per presentare il progetto. Per Arpac, oltre ai tecnici (in particolare Paolo D’Auria della UOC Reti di monitoraggio e Cemec) è coinvolto anche il Servizio Comunicazione, in particolare l’autrice di questo articolo che svolge il ruolo di referente agenziale per l’educazione ambientale. La scuola Sant’Anna ha sempre aperto le porte a tutte le iniziative di educazione ambientale promosse dall’Agenzia. Arpac collabora con questa scuola per progetti di informazione, formazione ed educazione ambientale da molti anni. Anche questo progetto è stato accolto con curiosità e attenzione da parte degli alunni dell’istituto, in particolare del plesso situato in località Villanova, grazie anche alla disponibilità della professoressa Francesca Salvati che da anni coinvolge i suoi alunni
nelle attività di educazione ambientale, e grazie anche al contributo dell’insegnante di scienze Sonia Paribuono. La scuola, in questi casi, ha un ruolo “chiave” nella formazione e sensibilizzazione dei giovani sul tema riguardante il rapporto tra ambiente e salute, può infatti favorire comportamenti vir-
tuosi trasformando gli alunni in “cittadini attivi”. Il progetto CleanAir@School continua con ulteriori appuntamenti nelle scuole campane coinvolte. Per ulteriori informazioni sul progetto si può consultare il sito del Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente.
Percorsi educativi con Fondazione Guardini
Nasce l’associazione ex dipendenti Arpac
Sessanta studenti ogni anno, per due anni scolastici consecutivi, svolgeranno un’esperienza di orientamento al lavoro nella sede del dipartimento Arpac di Napoli. È quanto prevede una convenzione siglata dall’Agenzia e dall’Istituto Fondazione Romano Guardini – Sacro Cuore, che racchiude vari licei parificati con sede a Corso Europa, a Napoli. L’intesa, siglata a fine gennaio dal commissario straordinario Arpac Stefano Sorvino e dai dirigenti scolastici dell’istituto, Emilia Notaro e Pietro Gargiulo, si inserisce nell’ambito dei percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento, nuova denominazione dei percorsi di alternanza scuola-lavora previsti dal decreto legislativo 77 del 2015. Referenti della convenzione sono, per l’istituto Sacro Cuore, la docente Anna De Rosa e per l’Agenzia Raffaele Cioffi e Renato Olivares (tecnici del dipartimento di Napoli) con il coordinamento del direttore dell’Area territoriale di Napoli Luigi Cossentino.
Per non disperdere il patrimonio di professionalità costruito nel tempo dall'Arpa Campania, è nata un'associazione che riunisce gli ex dipendenti dell'Agenzia. L'iniziativa è stata presentata lo scorso 30 gennaio a Villa Doria D'Angri, a Napoli, grazie all'ospitalità concessa dall'Università Parthenope. Tra gli scopi dell'associazione c'è la promozione di convegni, studi e attività di sensibilizzazione sulle problematiche ambientali. All’evento di presentazione, che ha suscitato vasta partecipazione, sono intervenuti, tra gli altri, Ermanno Corsi, storico presidente dell’Ordine dei giornalisti della Campania, Antonio Tosi, direttore generale nella prima fase di vita dell’Agenzia, l’ex direttore amministrativo Francesco Polizio, il presidente della Fondazione Mediterraneo Michele Capasso. L’Agenzia ha concesso il patrocinio morale a questa iniziativa che arriva a venti anni dall’avvio operativo dell’Arpa Campania, quando ormai l’Ente vanta una storia consolidata.
L’aumento delle aree biologiche negli stati membri dell’Unione Europea Anna Paparo L’Unione Europea può essere davvero orgogliosa di se stessa, visto che è cresciuta del 34%, negli anni che vanno dal 2012 al 2018, l’area biologica totale. È venuto fuori che nel 2018 si estende su una superficie pari a 13,4 milioni di ettari corrispondente al 7,5% della superficie agricola utilizzata totale. A rilevarlo è stato lo studio portato avanti dall’ Eurostat, ufficio statistico dell'Unione europea. Ha sottolineato che tra gli Stati membri dell'Ue, i Paesi con le maggiori quote di superficie biologica nel 2018 sono risultate l'Austria (con 24,1% della superficie agricola utilizzata totale), l'Estonia ( con 20,6%) e la Svezia (con 20,3 %), seguita dall’ Italia (con 15,2%), dalla Repubblica Ceca (con 14,8%), dalla Lettonia (con 14,5%), dalla Finlandia (13,1%) e, infine, dalla Slovenia (con il suo 10,0%). Nei restanti Stati dell'Unione la percentuale di area organica (somma data dall' "area in conversione" e dall' "area certificata") è infe-
riore al dieci per cento, con le percentuali più basse osservate a Malta (0,4%), Romania (2,4%), Bulgaria, Irlanda e Regno Unito, ciascuna con il 2,6%. Anche se ora la percentuale del Regno Unito non sarà annoverata nel computo generale, vista l’uscita definitiva dall’Europa. Bisogna sottolineare che tra gli Stati membri, Spagna, Italia, Francia e Germania hanno registrato nel 2015 le più grandi aree biologiche, così come il maggior numero di
produttori biologici, che rappresentano insieme oltre la metà (52%) sia di superficie coltivata totale UE che di produttori biologici nell’UE. Tuttavia, si deve sottolineare che lo studio Eurostat mostra solo una piccola selezione della vasta gamma di dati sull’agricoltura biologica disponibili presso questo ufficio. L’agricoltura biologica combina le migliori pratiche ambientali, un alto livello di biodiversità, la conservazione
delle risorse naturali e elevati standard di produzione a base di sostanze e procedimenti naturali. Esso prevede un mercato specifico che risponde ad una specifica domanda dei consumatori e, allo stesso tempo, può fornire beni pubblici in termini di protezione ambientale, benessere degli animali e allo sviluppo rurale. Per questo, la porzione di terreni agricoli coltivati biologicamente varia notevolmente da Stato a Stato membro dell’UE. La
percentuale più alta di superficie coltivata dedicata all’agricoltura biologica è stata registrata in Austria, con un quinto (20%, o 552 mila ettari) della superficie agricola totale coltivata organicamente nel 2015, seguita da Svezia (17%, o 519 mila ettari) ed Estonia (16%, o 156 mila ettari), veri e propri top performer. Al contrario, l’agricoltura biologica non è stata fortemente sviluppata in tre Stati Membri, con un’area sotto agricoltura biologica al di sotto del 2% dei terreni agricoli: a Malta (0,3%, o 30 ettari), in Irlanda (1,6%, o 73 mila ettari) e in Romania ( 1,8%, o 246 mila ettari). Va notato che l’importanza del settore biologico è generalmente inferiore in regioni con pianure dove prevalgono più sistemi di produzione intensiva. Apparentemente sembrerebbe semplicemente uno studio in cui ci sono solo cifre numeriche, ma si deve sottolineare che queste cifre fanno ben sperare per un allargamento al cento per cento dell’area biologica in Europa e, chissà, in tutto il mondo.
Le aree di wilderness contro il rischio estinzione Sono zone in cui l’impatto umano è stato assente o minimo fino a poco tempo fa Ci sono aree di natura selvaggia chiamate “wilderness” dove l’impatto umano è stato assente o minimo fino a poco tempo fa, di queste aree di forte interesse comunitario sono state perse globalmente oltre 3 milioni di km quadrati, oggi coprono meno del 20% delle terre emerse. Fino ad oggi non era chiaro quale fosse l’impatto di tale perdita sulla biodiversità ma un nuovo studio ha evidenziato l’importanza di questi territori per la conservazione della biodiversità, in particolare, lo studio ha dimostrato che le aree di wilderness sono di interesse critico per prevenire il rischio di estinzione di molte specie. L’analisi ha utilizzato una piattaforma innovativa per creare un modello per la distribuzione della bio-
diversità, questo strumento è in grado di fornire stime ad alta risoluzione della probabilità di perdita di specie su scala globale, i ricercatori hanno integrato tali informazioni con la recente mappa di
distribuzione delle aree di wilderness, sviluppata dall’organizzazione americana Wildlife Conservation Society. Lo studio mostra che queste ospitano comunità biologiche
uniche e rappresentano spesso il solo esempio di habitat naturale intatto per specie quasi scomparse in altri ambienti. Ppurtroppo, lo studio ha evidenziato anche che queste zone di grande rilevanza per la biodiversità non sono sufficientemente protette. Le grandi aree agiscono da scudo contro il rischio di estinzione, il rischio di perdita di specie è più che doppio per le comunità biologiche che si trovano al di fuori di tali aree. Ma il contributo delle aree wilderness è anche maggiore, perché ci sono specie che vivono sia all’interno che all’esterno di esse e l’habitat all’interno di queste aree è essenziale per supportare la conservazione di molte di queste specie, che altrimenti sarebbero relegate a
sopravvivere in condizioni ambientali degradate. Lo studio ha evidenziato come le aree wilderness sparse nel mondo contribuiscono in modo diverso alla tutela della biodiversità, alcune di queste giocano un ruolo essenziale nei rispettivi contesti regionali, tra i vari esempi che vanno dalle grandi alle piccole aree si parte dall’Arnhem Land in Australia che appartiene alla giurisdizione di diverse aree protette gestite da comunità aborigene ormai quasi distrutte dall’ultimo incendio, le aree naturalistiche del Parco Nazionale del Vesuvio, alla piccola area ma non meno importante Oasi dei Variconi in provincia di Caserta, esempio di natura e riserva naturale tutelata. R.M.
Il difficile lavoro del meteorologo La conformazione complessa dell’Italia rende una previsione meteo molto difficile Gennaro Loffredo Le previsioni meteorologiche si chiamano così perché esprimono una probabilità che si verifichi un evento, altrimenti le chiamerebbero certezze, “le certezze meteorologiche”; diceva il grande generale e meteorologo Andrea Baroni. Le previsioni del tempo sono il risultato di un’analisi della situazione meteorologica presente proiettata al futuro, grazie a complessi modelli matematici che girano su dei super computer. I modelli matematici elaborano le previsioni usando equazioni matematiche molto complicate, che sono impossibili da risolvere esattamente, perché la loro natura è caotica. Trattandosi di previsioni, infatti, essa può essere affetta da errori soprattutto nelle previsioni a lungo termine, in quanto l'atmosfera essendo un sistema caotico amplifica esponenzialmente gli eventuali errori. Per fare una previsione del tempo è necessario descrivere la situazione iniziale attraverso radiosonde, satelliti meteorologici e osservazioni meteorologiche di superficie, avere reali conoscenze climatiche, di statistica del clima. Una volta raccolti tutti i dati possiamo stilare la previsione che sarà rappresentata graficamente attraverso la visualizzazione su carte meteorologiche pronte all'uso del
meteorologo, che affinerà la previsione su un territorio sulla scorta delle sue conoscenze empiriche, laddove statisticamente il modello presenta lacune. Una difficoltà che si incontra nell’elaborazione delle previsioni del tempo riguarda le caratteristiche della superficie terrestre. L’Italia, per esempio, non è uniforme sia in termini di altitudine: le zone pianeggianti si alternano a valli o catene montuose, specie in Italia; sia
per la struttura: le terre emerse sono circondate da distese di acqua più o meno estese; sia per la tipologia di paesaggio: le aree boschive si differenziano molto da quelle urbane o desertiche. Le montagne, soprattutto le grandi catene montuose, come le Alpi e gli Appennini, possono riparare intere regioni dal cattivo tempo. Ad esempio, le nevicate che avvengono ogni inverno sul lato adriatico dell’Italia solo raramente scaval-
cano l’Appennino. Al centro di una città, invece, in mezzo a tutte le case e al cemento, fa molto più caldo che in campagna o in periferia. Anche il mare condiziona molto la previsione meteorologica, perché potrebbe intensificare un temporale vicino la costa grazie all’energia che sprigiona dalle acque calde del mare nostrum. Il meteo italiano è il più difficile e incerto dell’Europa. Ed è per questo motivo che noi ita-
liani abbiamo uno stato febbricitante di attaccamento nel sapere come sarà il tempo dei prossimi giorni. Il meteorologo spesso è la vittima di una previsione errata; la gente comune pensa che prevedere equivalga a controllare la natura, esponendosi a critiche talvolta eccessive. Insomma dietro le quinte di una previsione del tempo c’è un lavoro enorme e complesso, che necessità di investimenti ingenti.
L’acceleratore tascabile di elettroni È in grado di osservare dettagli infinitesimali della struttura della materia Rosario Maisto Una nuova scoperta in campo microscopico, un minuscolo capolavoro di nanotecnologia, una sorta di potente “telescopio” in grado di osservare dettagli infinitesimali della struttura della materia. Di fatto un team di ricercatori è riuscito a trovare un canale nanometrico nel silicio, sigillarlo sottovuoto, tramite impulsi di luce infrarossa per la quale il silicio è completamente trasparente e accelerare gli elettroni introdotti nella cavità. Questo acceleratore in futuro può essere utilizzato per esperimenti nel campo della chimica, dei materiali e della biologia, l’intento della ricerca è appunto quello di miniaturizzare la tecnologia degli acceleratori per renderli uno strumento di ricerca molto più accessibile utilizzandola anche per nuove terapie antitumorali, in cui è questione di dimensioni, i comuni dispositivi medicali a raggi X producono infatti un fascio di radiazioni molto esteso, richiedendo una schermatura sulle parti del corpo non bersaglio per limitare l’effetto dannoso delle radiazioni, con questo
studio si inizia a vedere come sia possibile condurre il fascio di elettroni direttamente sul tumore, evitando i tessuti sani. Il principio di funzionamento del mini acceleratore è il risultato di un design inverso, per raggiungere questo livello di miniaturizzazione, il processo di progettazione del mini acceleratore è stato ribaltato rispetto a quello solito dei
grandi acceleratori, per questi ultimi, gli ingegneri partono da un progetto di base, poi decidono tramite una serie di simulazioni come impiegare nel modo più efficiente gli impulsi a microonde per imprimere la massima accelerazione possibile agli elettroni, utilizzando invece la radiazione infrarossa, si deve tenere invece presente che la sua lunghezza
d’onda è dell’ordine di un decimo dello spessore di un capello umano, dunque dei micron. Questo spiega perché la luce infrarossa possa accelerare gli elettroni su distanze molto inferiori a quelle possibili con le microonde, ciò comporta anche che le caratteristiche fisiche del chip debbano essere centomila volte più piccole delle
strutture in rame di un acceleratore tradizionale, questo richiede un nuovo approccio ingegneristico, basato sulla litografia e sulla fotonica integrata in silicio, l’obiettivo entro il 2020 dei ricercatori è raggiungere l’energia di un milione di elettronvolt per far si che il fascio viaggi insieme alle particelle e sconfiggere le cellule malate in modo diretto.
Testato all’aeroporto di Fiumicino l’asfalto al grafene Il Gipave è più resistente, elastico ed ecosostenibile rispetto all’asfalto classico L’asfalto al grafene è una meravigliosa novità utilizzata nell’ambito della costruzione di strade e autostrade. Il grafene è senza ombra di dubbio il materiale del futuro e, con il passare degli anni, sta trovando sempre più spazio anche nel campo dell’edilizia e delle infrastrutture. Questo sottilissimo strato di atomi di carbonio ha delle proprietà uniche grazie alla sua particolare disposizione spaziale a nido d’ape: ottimo conduttore elettrico, 200 volte più resistente dell’acciaio, eccezionale conduttore di calore, quasi trasparente ma così denso che nemmeno l’elio può attraversarlo. Proprio per queste sue speciali caratteristiche la Iterchimica di Bergamo, in collaborazione con la britan-
nica Directa Plus, ha brevettato l’asfalto Gipave, un conglomerato bituminoso trattato con un super-modificante a base di grafene. Gipave è stato già testato su alcune strade italiane e adesso verrà testato all’aeroporto di Fiumicino Leonardo Da Vinci. Questo aeroporto sarà il primo al mondo a testare questa nuova tecnologia. L’asfalto aeroportuale, a differenza di quello stradale, subisce sollecitazioni molto più forti e deve sopportare quindi situazioni di grande stress. Gli aeromobili sono pesantissimi, basti pensare ai Boeing 777 e agli Airbus A380 e, soprattutto in fase di decollo e di atterraggio, l’asfalto deve dimostrarsi ancora più resistente ed elastico allo stesso tempo. L’asfalto
deve dimostrare resistenza ad urti violenti, a mezzi che percorrono il tratto ad alta velocità e al surriscaldamento dovuto alla frenata. La sperimentazione si inserisce all’interno del programma di manutenzione delle pavimentazioni delle infrastrut-
ture di volo della Società ADR (Aeroporti di Roma) e consiste nel rifacimento di un tratto, lungo 100 metri e largo 8 metri, dedicato ai velivoli intercontinentali. In particolare, metà dei 100 metri della carreggiata sono stati realizzati con la nuova
tecnologia al grafene (PmA) per il rifacimento dei tre strati di base (15cm), binder (10cm) e usura (5cm). I restanti 50 metri sono stati invece realizzati con asfalto contenente bitume modificato con polimeri (PmB), normalmente utilizzato per questa tipologia di interventi (con i medesimi strati e spessori). L’intero tratto conterrà fresato d’asfalto proveniente da pavimentazioni riciclate. I lavori sono stati eseguiti dalla società Pavimental che ha scelto anche di applicare le due tecnologie a due segmenti consecutivi, per monitorare le differenti performance, poiché i carrelli dei velivoli poggeranno sia sul tratto con Gipave, sia sull’asfalto con modifica tradizionale. I.B.
Pneumatici nuovi e fuori uso: i flussi illegali in Italia Si stimano tra 30 e 40mila tonnellate di pneumatici gestite illegalmente nel mercato nazionale Bruno Giordano La raccolta e il riciclo dei pneumatici fuori uso (Pfu) in Italia funziona, ma, è continuamente minacciata dalle vendite in nero di pneumatici. È quanto emerge dal rapporto conclusivo di oltre due anni di attività dell’Osservatorio e dalla piattaforma CambioPulito, (piattaforma di whistleblowing riservata agli operatori del settore gestita da Legambiente), promosso da Legambiente insieme ai consorzi degli Pfu (Ecopneus, EcoTyre e Greentire), alle Associazioni di categoria Confartigianato, CNA, Airp, Federpneuse Assogomma, e che, traccia il quadro delle dinamiche di illegalità che il settore si trova a contrastare. Un lavoro di oltre due anni e mezzo che ha permesso di definire un quadro chiaro delle aree di criticità che espongono a illegalità e irregolarità un sistema, quello della raccolta e recupero dei Pfu, che rappresenta per l’Italia un caso di eccellenza nella gestione dei rifiuti e nel percorso del Paese verso l’economia circolare, e che, ogni anno assicura su tutto il territorio nazionale il recupero di oltre 380.000 tonnellate di Pfu raccolte presso gommisti, autofficine e stazioni di servizio. Si stimano tra 30 e 40mila le tonnellate di pneumatici che ogni anno vengono immessi illegalmente nel mercato nazionale, a cui si legano un mancato versamento
del contributo ambientale per la loro raccolta e riciclo pari a un totale di circa 12 milioni di Euro, evasione dell’IVA stimabile in circa 80 milioni di Euro ed un’esposizione al rischio di abbandono nell’ambiente di pneumatici fuori uso derivanti da attività illegali, che non esistono e sono dunque fuori dalle regole del sistema nazionale di gestione dei Pfu. Da giugno 2017 al 15 dicembre 2019, la piattaforma riservata agli operatori del settore ha registrato 361 denunce di
illeciti che hanno riguardato 301 società. Le denunce si sono concentrate su presunte commercializzazioni illegali on-line, smaltimento illecito, sull'omesso versamento contributo Iva e contributo ambientale, sull'esercizio abusivo e sulla concorrenza sleale. Quindi, circa l'80% delle segnalazioni ha riguardato presunte violazioni delle regole di commercio, della libera concorrenza e del mercato del lavoro.
Le regioni interessate dalle segnalazioni sono: Campania (77 segnalazioni), Lombardia (51), Puglia (25), Abruzzo (22), Emilia Romagna (21), Sicilia (18), Calabria (17), Liguria (15) e Lazio (14). Per arginare tali comportamenti scorretti, la filiera ha presentato proposte per il contrasto dei fenomeni illegali quali: trasparenza del sistema di raccolta e avvio al riciclo di Pfu; tracciabilità dei flussi; rafforzamento del sistema dei controlli; promozione delle fi-
liere di recupero di materia della gomma riciclata da Pfu. Infine viene auspicata l'istituzione del registro dei produttori e degli importatori di pneumatici e l'aggiornamento almeno semestrale della Banca informativa pneumatici, oltre all'istituzione, al ministero, di un ufficio di controllo dei soggetti autorizzati alla raccolta di Pfu (consorzi e individuali), e la costituzione di una task-force tra forze dell'Ordine e Agenzia delle dogane.
Quando sono i farmaci ad “ammalare” le acque Oltre alle microplastiche è alta l’attenzione sull’inquinamento da composti farmacologici Giulia Martelli I farmaci: curano ma allo stesso tempo, secondo gli studiosi, stanno ammalando gli ecosistemi acquatici. Negli ultimi trent’anni, la produzione di farmaci è passata da 63 a 217,5 miliardi di euro e oggi sul mercato sono presenti oltre 3.000 principi attivi farmaceutici che una volta assunti devono essere smaltiti. Esseri umani e animali lo fanno nello stesso modo, attraverso urine e feci, ma la diffusione nell’ambiente è diversa: nel primo caso la contaminazione arriva attraverso le acque reflue, cioè quelle di scarico, nel secondo direttamente nel terreno. Il trattamento delle acque reflue elimina solo una piccola percentuale di residui farmaceutici, e anche gli impianti che adottano i trattamenti migliori e più costosi non sono efficaci al 100%, sostiene la Commissione europea. Una volta arrivati nell’acqua o nel suolo, i farmaci possono diventare pericolosi: secondo Gwynne Lyons, policy director dell’organizzazione ambientalista
britannica ChemTrust, il nostro corpo smaltisce fra il 30% e il 90% di ogni farmaco, e spesso i metaboliti restano attivi nell’ambiente. In tutta l’Unione europea sono stati individuati residui di farmaci nelle acque superficiali e sotterranee, nei suoli e nei tessuti animali, in concentrazioni che dipendono dal farmaco, dalla natura e dalla prossimità delle fonti: in totale, secondo un rapporto dell’Umweltbundesamt, l’agenzia per l’ambiente tedesca, in Europa sono stati ritrovati nell’ambiente 596 farmaci. «Il rinvenimento di antidolorifici, antimicrobici, antidepressivi, contraccettivi e antiparassitari – ha scritto la Commissione europea – è piuttosto comune. Tracce di farmaci sono state rinvenute anche nell’acqua potabile». Nel Mediterraneo, nello specifico, la situazione non è delle migliori: «Ci sono antibiotici, antinfiammatori, psicofarmaci, antidepressivi e altre specie di sostanze chimiche ormai in quantità non più trascurabili — ha dichiarato al Corriere la scienziata del Cnr Francesca Garaventa — In
uno studio che abbiamo compiuto con l'Università politecnica delle Marche, dedicato alle cozze, è emerso che il cento per cento degli esemplari conteneva tracce di almeno un composto farmacologico e, nel settanta per cento, ne abbiamo trovati anche due di composti. Dai test di ecotossicità effettuati
su delle microalghe è risultato che uno di questi prodotti antidepressivi risulta essere molto tossico negli standard europei». Purtroppo, - ha continuato la studiosa - anche la ricognizione di Goletta verde di Legambiente, nel 2019, ha messo in evidenza come un punto su tre delle coste italiane sia privo di adeguati de-
puratori degli scarichi, soprattutto nelle Regioni del Sud, in particolare Campania, Calabria e Sicilia. Migliore, in parte, è la situazione nelle altre regioni. Le acque del Mediterraneo quindi, in cui l'Italia è immersa, rappresentano una sfida ambientale da affrontare con notevole celerità» .
Pronto soccorso veterinario: in Campania attivo il numero verde È attivo dal 12 febbraio scorso il numero verde 800.178.400 per il pronto intervento veterinario. Istituito dalla Asl Napoli 1 centro, in attuazione della legge regionale dell'aprile scorso a tutela dei animali, il nuovo supporto servirà per la segnalazione della presenza di animali senza padrone (cani vaganti feriti e gatti liberi feriti) da parte delle Forze dell'Ordine o direttamente dei cittadini. "Oltre che un dovere istituzionale – ha detto il direttore generale del ASL Napoli 1 Ciro Verdoliva – ritengo sia anche un dovere di civiltà e un elemento in più di sicurezza per i cittadini. Mettiamo in campo uno sforzo enorme per garantire un servizio che richiede professionalità e capacità di
coordinamento". Il numero verde regionale è istituito presso la sede operativa del Criuv (Ospedale Veterinario della ASL Napoli 1 - Centro già attivo con turnazione h 24). Le informazioni recepite presso il numero verde saranno registrate su supporto
informatico in ordine cronologico e trasmesse in tempo reale dall'ASL Napoli 1 Centro al veterinario reperibile del Servizio Veterinario Pubblico della ASL competente per territorio che attiverà, a sua volta, le procedure interne aziendali garantendo
l'intervento in tempi adeguati in relazione alla tipologia di soccorso. La Asl Napoli 1 Centro, come informa una nota, "assume un ruolo centrale a livello regionale, attraverso l'Area di Sanità Pubblica Veterinaria e Polo Didattico Integrato, con una sperimentazione che prevede ancora una volta uno sforzo importante da parte di tutta la squadra". Tra prossimi obiettivi: la creazione di apposite strutture sanitarie per le erogazioni di attività rientranti nei vigenti Lea (Livelli essenziali di assistenza): attività di prevenzione e controllo della popolazione degli animali d'affezione mediante attuazione di piani di contenimento delle nascite attraverso la ste-
rilizzazione chirurgica degli animali d'affezione senza padrone; attività di pronto soccorso e assistenza medica e chirurgica di I e II livello assistenziale dei sinantropi e degli animali d'affezione senza padrone in regime di ricovero ospedaliero; attività di anagrafe informatizzata degli animali d'affezione e implementazione dei sistemi informativi e banche dati nazionali e regionali; attività di prevenzione dell'abbandono degli animali d'affezione ed informazione per l'adozione consapevole; necroscopie a fini epidemiologici sulle spoglie degli animali d'affezione di proprietà o raccolti da suolo pubblico, anche per l'identificazione delle cause di morte.
L’architettura sostenibile di Hiroshi Nakamura Antonio Palumbo Fondatore dello studio Nap Architects a Tokyo, sua città natale, il progettista nipponico Hiroshi Nakamura (classe 1974) occupa un posto di particolare rilievo nell’attuale panorama dell’architettura ecosostenibile. Dal 1999 Nakamura ha lavorato come primo responsabile presso la Kengo Kuma & Associates, fondando il proprio atelier nel 2002, a soli 28 anni: lo stesso Kuma lo ha selezionato come uno dei migliori architetti emergenti per l’ultima panoramica di Phaidon sull’architettura mondiale contemporanea. I suoi edifici si caratterizzano, segnatamente, per un accurato studio della luce, un’estrema sensibilità nella disposizione degli spazi in connessione con gli ambienti naturali di riferimento e un sapiente utilizzo dei materiali di riciclo (con una dichiarata preferenza per l’uso del legno). Emblematiche di questa sua filosofia costruttiva sono le due opere che descriviamo di seguito. La Optical Glass House di Hiroshima è un singolare edificio in cui, attraverso lo stratagemma progettuale di un “filtro” in mattoni vetrati (da lui ideato), l’architetto è riuscito ad “allontanare” l’abitazione ed i suoi spazi interni dal caos stradale della grande città giapponese. Il sistema messo a punto dallo studio di
Nakamura si è rivelato straordinariamente efficiente: una cortina trasparente, assemblata con più di 6000 “glass brick” semi-portanti, crea una sorprendente barriera acustica capace di racchiudere l’intimità dello spazio abitato in una scatola di cristallo luminoso, lontana dal caos e dai rumori esterni. La Kamikatz Public House di Kamikatsu, invece, nata su iniziativa privata come fabbrica artigianale di birra con annesso pub-ristorante, è un birrificio interamente costruito con materiali riciclati. La peculiarità di questa struttura deriva dal fatto che tutti i suoi elementi provengono da processi di riciclo. Con la rea-
lizzazione di questo rivoluzionario progetto, intento di Nakamura è stato soprattutto quello di dimostrare come sia relativamente semplice ed economico realizzare un’abitazione ad impatto zero, decidendo di costruirla a Kamikatsu proprio per sottolineare il carattere ecologista che ispira, in ogni suo aspetto, questa piccola città giapponese, dove, ad esempio, gli abitanti praticano (già da molti anni) una raccolta differenziata suddivisa in ben 34 categorie di materiali (raggiungendo regolarmente la quota dell’80% nel riciclo dei rifiuti) e, generalmente, riparano e rivendono gli oggetti vecchi o rotti anziché gettarli
via. L’edificio, vincitore del Wan Sustainable Buildings Award 2016, vuol rappresentare, per quanto affermato dallo stesso Nakamura, «un piccolo progetto di architettura a basso costo che abbraccia il grande sogno di contribuire a creare un sistema sociale sostenibile». Proprio grazie all’innovativo binomio “scarti-creatività”, la Kamikatz Public House non solo è diventata un simbolo collettivo per la comunità di Kamikatsu ma è anche cosiderata oggi come un progetto tanto esemplare ed emblematico da doversi aggiudicare uno dei più prestigiosi premi internazionali rivolto alla selezione di progetti di architettura incentrati su riduzione dei consumi energetici, utilizzo di materiali sostenibili e minimizzazione dell’impatto ambientale delle strutture. L’edificio è stato realizzato con
assi di legno provenienti dai cantieri della zona, così come l’imponente vetrata principale, che occupa un’intera facciata e adopera un sistema di riuso di tanti vecchi infissi provenienti da case abbandonate. I pannelli in legno locale che ricoprono la facciata principale, poi, sono stati adeguatamente rinforzati e colorati con una tintura ecologica estratta dai cachi. Nakamura ha progettato con la stessa filosofia anche gli arredi interni: per esempio, è possibile trovare lampadari assemblati con bottiglie vuote, vecchi sgabelli reinventati come mensole e carta da parati ricavata da giornali. Infine, tutti gli elementi illuminanti e i supporti elettrici sono stati ottenuti recuperando materiali plastici, mentre la pavimentazione proviene interamente da materiali di riciclo.
Grandi Napoletani, grandi Campani
Il poeta Don Ernesto Murolo Gennaro De Crescenzo Salvatore Lanza La nostra terra è stata segnata, da circa tremila anni, da uomini e donne che l’hanno resa grande. Storia, teatro, pittura, scultura, musica, architettura, letteratura… I settori nei quali Napoletani e Campani sono diventati famosi e hanno rese famose Napoli e la Campania sono numerosissimi. Continuiamo il nostro piccolo viaggio tra Napoletani e Campani famosi. "Notte d’esta’/se so’ addur-
mute ‘e ccase/e ‘o cielo, a mmare,/nu scenario ha stiso/staie ‘mbraccio a mme,/nnucente so’ sti vase/bella, stanotte, te so’ frato e sposo/stanotte ammore e Dio/ songo una cosa". Sono alcuni versi di "Mandulinata a Napule", di Ernesto Murolo, una delle canzoni più famose e anche più belle della storia della letteratura non solo napoletana, sintesi poetica di un amore profondo che arriva a fondere armoniosamente terra e cielo... Ernesto Murolo nacque a Napoli il 4 aprile del 1876 (vi sarebbe morto il 30 ottobre del
1939) da un ricco commerciante (Vincenzo Murolo) anche se in tanti, anche all'epoca, sostenevano che fosse il figlio del commediografo Eduardo Scarpetta e di Anna De Filippo e forse non a caso fu tra i critici più spietati del teatro scarpettiano contrapponendogli il suo "teatro d'arte" (inaugurò al Teatro Mercadante un corso di recitazione potremmo dire in funzione quasi "anti-don Felice Sciosciammocca"). Iniziò presto la sua carriera poetica e giornalistica diventando redattore de Il Pungolo e del periodico Monsignor Perrelli (vi pubblicava i suoi primi versi firmandosi con lo pseudonimo di Ruber - rosso, dal colore dei suoi capelli). Di questi anni con Edoardo Nicolardi Jett'o bbeleno (1901), ‘O scuitato (1902) e Pusilleco addiruso (1904, musica di Salvatore Gambardella). Del 1906 'A furastiera con Libero Bovio. Con il consistente patrimonio ereditato dal padre si dedicò completamente e a tempo pieno alla poesia. segue a pag.15
segue da pagina 15 In quegli anni si sposò con Lia Cavalli, figlia di un pittore toscano ed ebbe sette figli (tra essi il famoso cantante Roberto). Aderì al "manifesto degli intellettuali fascisti" e iniziò a lavorare anche per il teatro: nel 1935 Gente Nostra, un testo scritto con Libero Bovio per una tour teatrale in Puglia, ma, ammalatosi a Foggia, fu costretto a tornare a Napoli dove morì nella sua villa di via Cimarosa al Vomero e fu sepolto nel Cimitero di Poggioreale a Napoli. La sua popolarità fu favorita soprattutto dal grande numero di canzoni che fanno parte della tradizione più alta nella storia della musica napoletana. Fu tra i primi intellettuali a capire l'importanza della radio e vii portò la cultura locale in maniera efficace anche recitando i suoi componimenti frutto di un grande amore per la sua città e i suoi luoghi più significativi e famosi nel mondo e anche di un grande e colto lavoro su parole, metri e stile. Nell’aprile del 1932 fu l’ideatore di quello che in molti hanno definito "il primo festival di Sanremo": organizzò una grande rassegna di canzoni napoletane tra Settecento e Novecento, con cantanti quasi tutti napoletani, un’orchestra diretta dal maestro Ernesto Tagliaferri e nel Casinò Municipale di Sanremo (si trattava del "Festival partenopeo di canti, tradizioni e costumi").
Tra le sue canzoni più famose si ricordano: Napule ca se ne va! (1920); Pusilleco (1920); Mandulinata a Napule (1921); Int'a n'ora Dio lavora (1923); Serenata napulitana (1923); Qui fu Napoli (1924); 'E furastiere a Napule (1925); Piscatore 'e Pusilleco (1925);
Napule e Surriento (1926); Tarantella internazionale (1926); 'A canzone 'e Santa Lucia (1927); Mbracci'a mme! (1927); 'A canzone d''e stelle (1928); Addio, mare 'e Pusilleco (1928); Quanno ammore vo' filà (1929); 'A canzone d''a felicità (1930).
LE SANZIONI APPLICATE AGLI STATI DA PARTE DELLE AUTORITÀ GARANTI A quasi due anni dalla effettiva entrata in vigore in tutto il territorio europeo del Regolamento Generale per la Protezione dei Dati, che ha armonizzato le leggi nazionali di settore, si sono riscontrate numerose azioni intraprese dalle autorità dei singoli Stati Membri nei confronti delle società che non hanno fatto abbastanza per proteggere le informazioni dei loro utenti e/o clienti. Il sistema sanzionatorio rappresenta un elemento di centralità del Regolamento e del codice privacy Italiano e degli Stati membri, difatti l’art. 83 del GDPR distingue due gruppi di sanzioni amministrative: le violazioni di minore gravità, con importi fino a 10 milioni di euro o fino al 2% del fatturato mondiale totale annuo dell’esercizio precedente, e le violazioni più pesanti in considerazione della maggiore gravità delle fattispecie, fino a 20 milioni di euro o fino al 4% del fatturato mondiale totale annuo dell’esercizio precedente. Le sanzioni devono avere le caratteristiche di essere sempre effettive, proporzionate e dissuasive tenendo in conto
la natura, la gravità, la durata della violazione ed il carattere doloso o colposo della stessa nonché le categorie di dati personali interessati elle violazioni. L’articolo 58 par. 2 del GDPR prevede anche che il Garante, in caso di violazione minore potrebbe “semplicemente” ammonire anziché impostare una sanzione pecuniaria. Dal maggio 2018 l’ammontare complessivo delle sanzioni in Europa è pari a 114 milioni di euro nei quali rien-
trano casi eclatanti come in Francia nei confronti di Google, pari a 50 milioni di euro, per le modalità attraverso le quali il sistema operativo Android mancava di trasparenza, informazioni adeguate e mancanza di un valido consenso, in merito alla personalizzazione degli annunci nei riguardi degli utenti; o come nel caso del Regno Unito dove si sta valutando l’ipotesi di infliggerne una multa da 183 milioni di sterline a IAG, gruppo che controlla la com-
pagnia aerea British Airways, per una violazione risalente all’estate 2018, a causa della sottrazione di informazioni dai propri sistemi riguardanti transazioni economiche relative all’acquisto dei biglietti, informazioni personali comprese. In Italia i due casi più eclatanti di sanzioni riguardano quella relativa al Movimento Cinque Stelle per l’utilizzo improprio della piattaforma Rousseu e quella irrogata ad ENI Gas e Luce di 11,5 milioni di euro per telemarketing indesiderato ed attivazione di contratti non richiesti. Vi è da aggiungere che una delle potenziali cause di ricezione di sanzioni è rappresentato dalla mancata definizione ed implementazione di un adeguato piano formativo del personale, che sia in grado di armonizzare le competenze interne delle diverse funzioni coinvolte. Difatti la formazione specifica e puntuale è certamente indispensabile per un corretto processo di adeguamento alla normativa in materia di protezione dei dati personali e si configura come un “prerequisito” per poter operare all’in-
terno delle organizzazioni, imprese e/o pubbliche amministrazioni e dovrebbe essere finalizzata ad illustrare i rischi generali e specifici del trattamento dei dati, nonché delle misure organizzative tecniche ed informatiche adottate. Quanto detto dovrebbe consentire di acquisire la piena consapevolezza sull’importanza delle norme di settore nell’agire quotidiano, nell’ottica dell’applicazione di un principio fondante di uno dei pilastri del Regolamento UE è cioè la cd accountability, prevista come elemento di dimostrazione attiva e di conseguente responsabilità che si estrinseca in un giusto comportamento effettuato dal Titolare del trattamento per un corretto processo organizzativo. Il piano formativo quindi deve essere considerato una opportunità che possa consentire agli addetti ai lavori di comprendere pienamente i rischi legati al trattamento dei dati personali e di avere così a disposizione gli strumenti per prevenire qualsivoglia potenziale rischio di perdita di dati personali e sensibili. Luc. Mon.
Le ultime novità in materia di whistleblowing Il parere del Garante della Privacy sullo schema di Linee Guida dell’ANAC Felicia De Capua L’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC) ha predisposto e reso noto nei mesi scorsi, ai fini della consultazione pubblica, lo schema di “Linee guida in materia di tutela degli autori di segnalazioni di reati o irregolarità di cui siano venuti a conoscenza in ragione di un rapporto di lavoro, ai sensi dell’art. 54-bis del d.lgs. 165/2001 (c.d. whistleblowing)”. Di poi il documento in questione, tenendo conto degli esiti della predetta consultazione, è stato sottoposto al parere del Garante della Privacy che si è espresso con provvedimento n. 215 del 4 dicembre 2019. Il nuovo schema di linee guida, che andrà a sostituire la Determinazione n. 6 del 28 aprile 2015, recante “Linee guida in materia di tutela del dipendente pubblico che segnala illeciti (c.d. whistleblowing)”, intende fornire indicazioni in merito ai necessari accorgimenti tecnici che le pubbliche amministrazioni e gli altri enti contemplati dalla legge devono adottare per dare effettiva attuazione alla disciplina di settore. Si prevedono, tra l’altro, specifi-
che modalità per la presentazione delle segnalazioni da parte di specifiche categorie di segnalanti, quali, ad esempio, i lavoratori e i collaboratori delle imprese fornitrici di beni o servizi e che realizzano opere in favore dell’amministrazione pubblica (cui il nuovo quadro normativo garantisce il medesimo livello di tutela del dipendente pubblico; v. art. 54-bis, comma 2, cit.), ovvero da parte dei soggetti appartenenti alle magistratura ordinaria, amministrativa, contabile e tributaria (tenuto conto della rilevanza costituzione del ruolo ad essi riconosciuto dall’ordinamento; v. art. 101 Cost.). Lo schema delle Linee guida è articolato in tre parti con i seguenti contenuti: la ricostruzione del quadro normativo in materia, le principali novità intervenute sull’ambito soggettivo di applicazione dell’istituto e il rafforzato regime di tutela; le indicazioni sull’oggetto della segnalazione, sulle modalità di inoltro della stessa, sulle caratteristiche essenziali del procedimento per la gestione delle segnalazioni (parte I); le indicazioni in merito alle mo-
dalità di gestione della segnalazione, con specifico riguardo alla trattazione in via informatizzata; le novità che riguardano il ruolo e i compiti del Responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza (parte II); la descrizione delle procedure gestite da ANAC con riferimento sia alle segnalazioni di condotte illecite (effettuate da propri dipendenti o da dipendenti di altre amministrazioni o altri enti tenuti all’osservanza della normativa), sia a quelle relative alle misure ritorsive eventualmente poste in essere nei confronti dei segnalanti (parte III). Il parere favorevole del Garante della
Privacy riporta una serie di osservazioni atte a favorire il rispetto della disciplina in materia di privacy e l’introduzione di specifiche modifiche aventi lo scopo di promuovere la corretta gestione delle segnalazioni, anche alla luce degli esiti di attività ispettive avviate nel corso del 2019 proprio nei confronti dei principali soggetti (società informatiche, pubbliche amministrazioni) che trattano dati nell’ambito del whistleblowing. Il parere indica, inoltre, le misure tecniche di base che le pubbliche amministrazioni, titolari del trattamento dei dati, dovranno adottare e perfezionare, tenendo conto
degli specifici rischi del trattamento, nel rispetto dei principi di privacy-by-design e privacy-by-default. Per esempio il Garante chiede all’ANAC di rafforzare le misure tecniche e organizzative necessarie per tutelare l’identità del segnalante, utilizzando protocolli sicuri per la trasmissione dei dati, abilitando accessi selettivi ai dati contenuti nelle segnalazioni, ed evitando che la piattaforma invii al segnalante notifiche sullo stato della pratica, in quanto tali messaggi potrebbero consentire di svelarne l’identità. Si osserva, tra l’altro, di limitare al “responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza” la possibilità di associare la segnalazione all’identità del segnalante, eliminando nel testo il riferimento alla eventualità di “consentire l’accesso dell’istruttore all’identità del segnalante esclusivamente dietro espresso consenso del custode dell’identità”. In sostanza le osservazioni del Garante richiamano i principali adempimenti previsti dalla disciplina in materia di protezione dei dati personali.
Viaggio nelle leggi ambientali RIFIUTI La Cassazione Penale Sezione III, con sentenza n. 47836 del 25/12/2019, nel trattare il tema dell’ inosservanza delle prescrizioni, ha stabilito che vi rientrano anche le disposizioni delle P.A. In quanto integra il reato di gestione non autorizzata di rifiuti previsto dall’art. 256, comma quarto, del D.L.vo 152/2006 l’inosservanza delle prescrizioni previste per l’esercizio dell’attività di recupero dei rifiuti, che traggano origine da specifiche disposizioni normative o che siano direttamente imposte dalla P.A. nell’esercizio del suo potere discrezionale. RIFIUTI Se è vero che l’esistenza di rapporti contrattuali tra il produttore del residuo ed eventuali intermediari ed utilizzatori rilevano in termini di
prodotti e sull’impatto ambientale derivante dai processi di trasformazione. Cassazione Penale Sezione VII, Ordinanza n. 50628 del 16/12/2019
prova sulla certezza dell’utilizzo, il mero richiamo all’esistenza di tali rapporti non può però essere sufficiente a soddisfare le verifiche richieste, necessitando che dalla documentazione citata possano con certezza evincersi le caratteristiche tecniche dei prodotti, l’esistenza di condizioni
che giustifichino la vantaggiosità della cessione, e via dicendo. Tale dimostrazione specifica richiede anche l’osservanza dell’art. 6 del D.M. citato per quanto attiene alla “normale pratica industriale” cui fa riferimento l’art. 184 bis lett. c) che contempla specifiche verifiche sui requisiti dei
RIFIUTI In tema di abbandono o deposito incontrollato da parte di enti e imprese: irrilevante la qualifica di socio, la Cassazione Penale Sezione VII, Ordinanza n. 50632 del 16/12/2019, ha sancito che il reato di cui all’art. 256, comma 2 del D.L.vo 152/2006 è configurabile nei confronti di qualsiasi soggetto che abbandoni rifiuti prodotti nell’esercizio, anche di fatto, di una attività economica, indipendentemente dalla qualifica formale dell’agente o della natura dell’attività medesima. (Nella specie: la qualifica di socio).
RIFIUTI Ai fini della configurabilità del reato di cui all’art. 256, terzo comma del D.L.vo 152/2006 la condotta di realizzazione o gestione di una discarica abusiva, intesa come accumulo di rifiuti in quantità considerevole realizzato per effetto di una condotta ripetuta con conseguente degrado anche solo tendenziale dello stato dei luoghi, è prevista in via alternativa e non congiunta: la condotta di realizzazione di una discarica abusiva può consistere anche solo nell’allestimento ovvero nella mera destinazione di un determinato sito al progressivo accumulo dei rifiuti, senza che sia necessaria l’esecuzione di opere atte al funzionamento della discarica stessa. Cassazione Penale Sezione VII, Ordinanza n. 50636 del 16/12/2019. A.T.
Bottiglie di sapone fatte di sapone Progetto Soapack, la linea di packaging che si scioglie quando non serve più Cristina Abbrunzo La sempre più folta schiera di progettisti impegnati a ripensare il mondo dei materiali della nostre vite quotidiane, ha una larga parte che punta a mantenere inalterate le forme, cambiando la sostanza, almeno quella più inquinante. All’insegna, dunque, della filosofia del “cambiare tutto, senza cambiare niente”. Almeno all’apparenza. E in cima alla lista delle materie da cambiare c’è sicuramente la plastica, soprattutto quella usa e getta. Ormai lo sanno anche i sassi: il polistirene sta uccidendoci tutti e devastando l’ambiente. È un derivato del petrolio, non è rinnovabile, non è biodegradabile, occorrono migliaia di anni perchè si disgreghi. E per non farsi mancare niente elimina anche la fauna, che ne ingerisce le particelle. La guerra alla plastica è ormai stata dichiarata su più fronti e con minore o maggiore impegno stiamo tutti provando a fare qualcosa per ridurre o eliminare l’uso di questo mate-
riale dalla nostra quotidianità. Anche l’ambito del design e del beauty world ci provano. Sì perché, a fianco delle famigerate bottigliette d’acqua (che sempre più spesso vengono oggi sostituite da quelle che non vanno gettate) ci sono molti altri contenitori incriminati. La designer giapponese Mi Zhou ha pensato, ad esempio, a quelli destinati all’igiene personale, come le confezioni di shampoo e bagnoschiuma. I prodotti per la cura personale vengono spesso distribuiti in contenitori di plastica prodotti in serie che hanno una durata di vita piuttosto breve e che vengono quindi presto buttati e ricomprati – creme, gel, saponi intimi, balsami: è con queste cose che stiamo soffocando il pianeta, visto che ognuna delle bottiglie, ognuno dei barattoli, ogni dispenser può metterci fino a 450 anni per scomparire. Se è vero che questi flaconi hanno una vita più lunga di quelli utilizzati in campo alimentare, anche questi prodotti impattano sulla nostra impronta ambientale in maniera sostanziale. E per
provare a far fronte a questa problematica, la giovane creativa Mi Zhou ha sviluppato, per il programma del corso Material Futures alla Central Saint Martins di Londra, il progetto Soapack: una linea di packaging che si scioglie quando non serve più. Si tratta di un’originale idea che cam-
bia il futuro dei flaconi senza modificare proprio nulla, se non il materiale. Soapack trasforma, infatti, la confezione dei saponi in sapone stesso. Proprio così, ogni confezione è effettivamente composta da sapone, proprio come il suo contenuto, eliminando in tal modo il ricorso alla plastica e
Amni Soul Eco: il tessuto biodegradabile ed ecofriendly Sempre di più moda e ambiente utilizzano un linguaggio comune e le tematiche ecologiche diventano argomenti importanti da cui partire per lo sviluppo di nuove soluzioni tessili. L’accumulo di rifiuti e il loro smaltimento sono alcuni dei problemi che affliggono il nostro pianeta. Basti pensare infatti che, ogni anno, oltre un milione di vestiti viene buttato. Da queste premesse nasce il progetto che con Amni Soul Eco introduce sul mercato un prodotto non solo altamente performante, ma anche capace di rispettare l’ambiente lungo tutto il suo ciclo di vita, contribuendo così alla riduzione dei rifiuti tessili. Il filato intelligente Amni Soul Eco, prodotto dall'azienda chimica Solvay, è un tessuto potenziato da una formula migliorata di poliammide 6.6 che, a differenza
della maggior parte delle fibre sintetiche, offre benefici antibatterici e protezione dai raggi UV e permette ai vestiti in commercio di avere diversi vantaggi, come una leggerezza di gran lunga superiore a quella dei tessuti più economici e una maniera intelligente di assorbire l'umidità. Amni Soul Eco biodegrada in meno di tre anni, permettendo di realizzare capi in
grado di decomporsi rapidamente. Ovviamente non c'è da preoccuparsi per il sudore: la biodegradabilità di questi tessuti non vuol dire che si decomporranno mentre li indossiamo, il tessuto inizia a disfarsi solo quando è circondato da batteri in una discarica anaerobica o in un compost. In caso contrario, la durata di conservazione è lunga quanto quella delle po-
liammidi tradizionali. Anche in fase di produzione, il nuovo filato è eco-friendly: un attento riutilizzo dell’acqua permette di evitare sprechi mentre gli speciali trattamenti applicati ai gas serra aiutano a mantenere inalterato il livello di ozono. I capi di abbigliamento, realizzati con tessuti che contengono questo nuovo filato, vantano doti di comfort, resistenza, traspirabilità, semplicità di lavaggio e velocità di asciugatura. Versatile e ideale per molteplici applicazioni, Amni Soul Eco può essere sottoposto ad ogni tipo di lavorazione, offrendo così all’industria tessile la possibilità di creare prodotti di qualità destinati ai differenti segmenti dell’abbigliamento: lingerie e underwear, calzetteria, beach e sportswear, casual, jeanswear e moda tout court. C.A.
rendendo persino il flacone utilizzabile al pari del prodotto che custodisce. La giovane progettista giapponese ha disegnato una linea di contenitori per prodotti ispirandosi alle bottiglie di vetro in uso negli anni 20. Oltre a replicarne le geometrie, la designer ne ha desunto anche le colorazioni pastello e le semitrasparenze molto spesso accostate a tappi satinati o e superfici eteree. Le confezioni sono fatte interamente di sapone, così da potersi sciogliere dopo aver terminato il loro contenuto. Il sapone è a base di olio vegetale miscelato con pigmenti minerali, piante e fiori. Simile al processo di produzione di contenitori in ceramica, la miscela viene versata in stampi di varie forme e poi le bottiglie vengono rivestite con un sottile strato di cera d'api per renderle impermeabili e impedire che il contenuto liquido si dissolva completamente a contatto con l'acqua. Il posto migliore dove riporre questi contenitori alla fine del loro uso è su un portasapone, in modo che possano lentamente sciogliersi senza creare problemi, fino a scomparire senza dover buttare niente nella spazzatura. Con questo innovativo packaging, la Zhou spera di rivoluzionare l'industria dei contenitori, facendo il bene del nostro pianeta. Questi originali flaconi, oltre a essere bellissimi, racchiudono un’idea geniale, che fa bene all’ambiente: e ridice gli sprechi in grande stile.
A.D. 2020 AL CENTRO C’È SEMPRE LEI: LA CRESCITA! In questi tempi ho bisogno di una sola cosa: la fantasia Martina Tafuro Al centro del dibattito, c’è sempre lei: la crescita! Tutta l’umanità l’attende, come il Messia salvatore. La terra promessa sarà ricoperta con ogni genere di prodotti e di profitti per gli azionisti. È la crescita bellezza! Anno del Signore 2020, ho bisogno di una sola cosa: fantasia. Se esiste davvero, è lontana anni luce dalla realtà di questo mondo, fagocitata da qualche buco nero lassù nella galassia della speranza. Sono terminate le vacanze natalizie, finalmente è nato il mio Gesù. Spesso ho fantastico se, nell’universo
mondo, esista una bella fabbrichetta che sforni bimbi, belli e in buona salute. Sarebbe sufficiente presentarsi allo spaccio aziendale, pagare e ritirare la merce. Naturalmente il costo dei vari pezzi varierà sensibilmente, tra i vari optional proposti a catalogo conteranno di più la bianchezza e la mediterraneità, che peseranno sul prezzo qualcosa in più. In fin dei conti le bianche disposte a mettere in vendita l’articolo custodito e protetto nove mesi nella loro pancia si contano sulle dita di una mano. Ho capito, vi serve un libretto delle istruzioni per sapere come funziona davvero una moderna fabbrichetta di produzione bambini, tralasciando, ovviamente, il passaggio della maternità. Leggete The Farm di Joanne Ramos, l’autrice, vi porta a Golden Oaks, un sontuoso rifugio che vanta tutti i comfort in cui le donne, spesso immigrate, cercano disperatamente di migliorare la propria vita e dove l’upper class bianca, ha la facoltà di ordinare su misura, il proprio bambino. E’ semplice, basta che espongano i loro desideri, firmino un contratto e dopo aver atteso i canonici nove mesi, viene loro
consegnato il prodotto come da accordo firmato e sottoscritto. Le ospiti (host), per nove mesi, appartengono alla Fattoria. Non possono lasciare il terreno, ogni loro mossa è monitorata. La loro vita precedente sembrerà lontana dal mondo mentre si dedicano all’incredibile compito di produrre il bambino perfetto per i clienti ricchi di benessere. Chi è la fornitrice del bambino? Perché l’ha fatto? Che cosa prova dopo il parto? The Farm racconta delle donne che hanno custodito per nove mesi il prodotto ordinato. Donne che generano carne della loro carne, ma che non sa-
ranno madri. In clinica, in questi nove mesi sono state curate si, ma anche controllate e sorvegliate, in fondo dovevano funzionare a massimo regime per ottenere merce altamente efficiente e perfetta. In The Farm, possiamo leggere il potere che ancora possiede una donna sul proprio corpo e evidenziare i compromessi che le donne hanno fatto, fanno e faranno per rafforzare il loro futuro di libertà. La libertà non è un pacco dono o una strenna natalizia già confezionata, non la si vince alla lotteria. Nasce dentro di te, attraverso un impegnativo processo di maturazione. Avete mai letto: Lo Cunto de li cunti (Il Pentamerone), del 1634 ? “Ninnillo e Nennella sono i figli di Iannuccio. Dopo la morte della moglie Iannuccio sposa Pasciozza, che non vuole Ninnillo e Nennella e li ritiene una seccatura e troppe bocche da sfamare. Iannuccio abbandona i figli nella foresta e lascia loro da mangiare, ma sparge anche una scia di cenere che potranno seguire per tornare a casa. I bambini tornano ma Pasciozza li fa abbandonare di nuovo. Stavolta Iannuccio lascia una scia di crusca per farli tornare,
ma un asino mangia la crusca e i bambini si perdono. Ninnillo e Nennella sopravvivono mangiando frutta secca, finché un giorno un principe va a caccia nella foresta. Spaventato dai cani Ninnillo si nasconde in un tronco mentre Nennella arriva sulla riva del mare e viene presa dai corsari. Il capo dei corsari si porta Nennella a casa e la lascia alla moglie, che aveva perso una bambina e la tiene come una dei suoi figli. Il principe trova Ninnillo e se lo porta nel suo regno facendolo istruire. Tempo dopo il capo dei corsari viene denunciato come pirata, e dopo aver corrotto alcuni scrivani fugge in mare con tutta la famiglia. La nave però affonda in una tempesta e si salva solo Nennella, che viene mangiata da un pesce fatato. Nella pancia del pesce Nennella trova una campagna, giardini e una casa bellissima dove vive da signora. Un giorno il pesce porta Nennella a prendere il sole su uno scoglio dove va anche il principe a prendere il fresco. Nennella vede Ninnillo dalla bocca del pesce e lo chiama, ma lui non ci fa molto caso, mentre il principe decide di indagare. Dopo aver sentito ancora le parole di Nennella il principe chiede in giro chi abbia perduto una sorella, e Ninnillo si ricorda di lei e va a vedere. La ragazza riconosce il fratello ed esce dal pesce, ma neanche lei riesce a ricordare dove vivessero o il nome del padre. Il principe fa pubblicare un bando per chi avesse perso due figli di nome Ninnillo e Nennella. Iannuccio si presenta a corte e il principe lo rimprovera, ma poi gli fa rivedere i figli. Mandano poi a chiamare Pasciozza e le mostrano i due ragazzi, e le chiedono cosa meriterebbe chi
provasse a far loro del male. Lei risponde ingenuamente che lo metterebbe in una botte e lo farebbe rotolare giù da una montagna, e il principe ordina che sia fatto a lei. Poi il principe trova un marito a Nennella e una moglie a Ninnillo, e anche Iannuccio vive senza più povertà”. Ho riletto questo racconto, avendo in mente la fiaba di Hansel e Gretel dei fratelli Grimm. Trasformandolo nella moderna realtà è diventato distopico. La realtà sociale distopica, indica una società nella quale alcune tendenze sociali, politiche e tecnologiche percepite come negative o pericolose sono portate al loro limite estremo. La distopia che leggo, in questa società, è l’abbandono. In giro, ci sono, una moltitudine di Ninnilli e Nennelle, bambini orfani, considerati per legge adulti. Ma, poi, osservo meglio e vedo solo mocciosi che sono diventati grandi mangiando pane e solitudine. I due fratelli, come quelli dei Grimm abbandonati dai genitori, sono costretti a scoprire il mondo con le sue bellezze e i suoi paradossi. Fino a quando lo Stato, proclama una nuova legge: “Tutti i bambini orfani dovranno essere considerati immediatamente adulti”. In questo strano mondo dovranno confrontarsi e lottare per non soccombere, perché non conta la fratellanza ma la capacità di sgomitare. Oggi ci troviamo di fronte alla quarta rivoluzione industriale, legata al diffondersi pervasivo dell’intelligenza artificiale (AI). L’AI non serve per fare una cosa specifica, quanto piuttosto a cambiare il modo con cui faremo le cose. Negli ultimi anni, grazie all’uso di computer sempre più potenti, è stata generata una ca-
pacità enorme di calcolo, ammassando una quantità di dati che continua a crescere a ritmi vertiginosi. La prima rivoluzione industriale, con carbone e vapore e la seconda, con elettricità e petrolio hanno fornito, all’umanità, forme di energia alternative ai muscoli. La terza, ha stravolto il concetto di catena di montaggio e di operaio, con la produzione di macchine automatiche. La quarta, non cerca di automatizzare la forza lavoro, bensì la nostra cognizione. I sistemi di AI simulano ciò che farebbe una persona, come prendere decisioni e compiere scelte, acquisendo sempre più capacità predittiva. Però, nonostante bias inconsapevoli, ho ancora molte cartucce da sparare rispetto alle macchine, l’ economia comportamentale ha dimostrato che una parte del nostro cervello rimane incollata all’istinto di sopravvivenza dell’uomo preistorico. Usando la potenza dei dati, ci viene offerta la possibilità di uscire dalle caverne, grazie a spinte gentili ben architettate. Ma, nel momento in cui la macchina mi rimpiazza, che tipo di certezze avrò? E che fine farà quella ricerca che ha mosso/smosso da sempre l’umanità: la socialità? L’uomo è un animale politico, così lo definisce Aristotele, cioè un vivente che sa fare comunità. La differenza tra l’uomo e l’animale sta nella socialità, che non è solo l’aggregazione di individui che convivono per soddisfare le proprie voglie senza indagare se il concupito ha il cuore libero oppure ha moglie. La comunità sa riconoscere un bene comune che va oltre gli interessi dei singoli. Di cosa si tratta? È un’ esperienza da fare?