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1. Introduzione
Il litorale della Regione Emilia-Romagna è costituito da una spiaggia bassa e sabbiosa, che si sviluppa per 110 km da Cattolica (confine sud con la Regione Marche) alla foce del Po di Volano, e dal sistema barriera-laguna della Sacca di Goro, nella zona nord. Questa struttura litoranea ha alle spalle un territorio pianeggiante, densamente urbanizzato, che nella parte più settentrionale, in particolare nell’area ferrarese, si trova al di sotto del livello medio mare. La spiaggia ne rappresenta la prima linea di difesa dall’ingressione marina (Figura 1).
Negli ultimi 100 anni, la gran parte del litorale regionale è stata interessata dal fenomeno dell’erosione che ha determinato una riduzione, in termini di ampiezza e di quota, della spiaggia emersa e sommersa, e altre importanti modificazioni ambientali.
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La funzionalità del sistema spiaggia, in termini di difesa del territorio e di spazio usufruibile per l’attività turistico-balneare, è stata garantita da continui interventi di difesa, prima con sole opere rigide (prevalentemente scogliere in roccia) e poi con interventi di ripascimento per il ripristino della spiaggia erosa.
Verso la fine degli anni 70 del secolo scorso, a fronte dell’inasprimento del fenomeno erosivo, si è raggiunta la consapevolezza che l’intero sistema costiero deve essere governato a scala regionale e secondo un piano di gestione a visione ampia e integrata, e non più seguendo la logica d’intervento locale con misure a tampone.
Il passo fondamentale in questa direzione è stato raggiunto con l’approvazione della Legge Regionale 13 marzo 1979, n.7, con la quale la Regione Emilia-Romagna “promuove la realizzazione di un piano progettuale per la difesa della costa”. La legge fissa come obiettivi l’identificazione e la valutazione dei principali fattori incidenti sull’erosione costiera. Per realizzare tali obiettivi si prevedeva di procedere anche con l’“esecuzione dei rilievi topografici, aerofotogrammetrici, batimetrici, del moto ondoso, dei venti dominanti e di altri fenomeni, provvedendo a definire criteri e metodologie per la ripetizione sistematica di tali rilievi al fine di tenere sotto controllo l’evoluzione dei fenomeni di erosione e subsidenza”.
Il piano progettuale, realizzato nel periodo 1979-1981 e denominato Piano Costa 1981, è stato approvato con la delibera regionale n. 1574 del 6/4/1983. Il Piano Costa 1981 individua nella diminuzione del trasporto solido fluviale, nella subsidenza e nella realizzazione di opere in mare le cause principali dell’erosione delle spiagge (Regione Emilia-Romagna, 1981).
Il fenomeno dell’erosione costiera è stato quindi affrontato dalla Regione a livello legislativo, progettuale e conoscitivo (Regione Emilia-Romagna, 1996).
Il blocco dell’estrazione degli inerti dagli alvei dei corsi d’acqua di competenza regionale, per il ripristino dell’apporto solido fluviale, e il piano per il controllo degli emungimenti per la riduzione della subsidenza antropica, rappresentano due interventi legislativi per il contrasto dell’erosione di notevole rilevanza anche politica (Regione Emilia-Romagna, 1996).
La realizzazione di grandi infrastrutture idrauliche quali l’Acquedotto di Romagna, che utilizza le acque dell’invaso di Ridracoli, e il Canale Emiliano-Romagnolo (CER), che porta nella pianura emiliano-romagnola le acque del Po, ha favorito l’utilizzo di acque di superficie, limitando il prelievo di acqua da falda, ossia una delle principali cause della subsidenza.
Un elemento fondamentale nella gestione dell’erosione costiera e nel mantenimento delle condizioni di equilibrio del sistema costiero regionale è stato quello di indicare nel ripascimento artificiale l’alternativa progettuale, ambientalmente più sostenibile, alle opere di difesa rigide per la protezione e la ricostruzione delle spiagge.Negli anni, la Regione, partendo dalle indicazioni del Piano Costa 1981, ha investito molto per incrementare e migliorare le conoscenze utili al reperimento di sedimento idoneo a questo tipo di interventi e alla sua gestione ottimale. Diverse campagne di ricerca
geofisiche e geognostiche hanno portato alla scoperta di giacimenti sottomarini di sedimento utilizzabile per il ripascimento delle spiagge, in alternativa a quello prelevato da cave a terra (Preti et al., 2011). Sono stati realizzati tre importanti interventi di ripascimento (nel 2002, 2007 e 2016) con cui sono stati apportati, su diverse spiagge distribuite lungo tutto l’arco costiero regionale, complessivamente circa 3 milioni di mc di sabbia prelevata dai fondali marini al largo di Ravenna. Le fasi che hanno seguito questi interventi sono state caratterizzate da specifici piani di monitoraggio, con lo scopo di valutare le modifiche morfologiche e tessiturali sulle spiagge oggetto di ripascimento e l’efficacia dell’intervento stesso (Arpae, 2019). Sono inoltre stati promossi numerosi studi, supportati anche da modelli numerici, per migliorare il sistema di difesa e riqualificare i paraggi in erosione.
Fondamentali nell’implementazione della conoscenza sono stati l’istituzione e lo sviluppo delle reti di monitoraggio per la valutazione della dinamica dell’erosione costiera e dell’efficacia delle misure di difesa adottate.
Il sistema regionale di monitoraggio costiero, gestito da Arpae, è attualmente composto da: • la Rete Geodetica Costiera, per l’inquadramento plano-altimetrico dei rilievi; • la rete topo-batimetrica, per l’analisi della variazione morfologica della spiaggia emersa e sommersa e la valutazione dei processi di erosione e accumulo; • la rete della variazione della linea di riva; • la rete sedimentologica, per l’analisi delle caratteristiche tessiturali superficiali della spiaggia emersa e sommersa; • la rete di monitoraggio della subsidenza; • le stazioni di misura delle condizioni del moto ondoso (Boa Nausicaa di Cesenatico) e del livello marino (Stazione mareografica integrata di Porto Garibaldi); • il database degli interventi di ripascimento e di realizzazione e/o manutenzione delle opere di difesa, continuamente aggiornato con i dati forniti dalla Regione e dai Comuni costieri.
Arpae raccoglie questa enorme quantità di dati, realizzando una serie di tabelle, grafici, mappe tematiche e indicatori di stato dell’erosione costiera, quali: • monografie dei vertici della Rete Geodetica
Costiera; • mappe topo-batimetriche; • mappe di accumulo e erosione; • profili della spiaggia emersa e sommersa; • mappe di variazione della linea di riva; • mappe sedimentologiche; • mappe di subsidenza; • regime del moto ondoso e del livello del mare; • indicatori di stato di erosione del litorale ASE e ASPE (Aguzzi et al, 2012).
I dati e le informazioni raccolti con le campagne di monitoraggio alimentano il Sistema Informativo della Costa (SIC) e il Sistema Gestionale delle celle litoranee (SiCell) della Regione Emilia-Romagna.
In una fase in cui il ruolo dei cambiamenti climatici sui sistemi costieri sembra sempre più rilevante, la disponibilità di dati aggiornati e sempre più accurati, grazie a un sistema di monitoraggio distribuito lungo tutto l’arco costiero e con una serie storica significativa, permette di effettuare appropriate e dettagliate valutazioni sullo stato del litorale e sul suo trend evolutivo.
Questi risultati sono alla base della definizione delle politiche di gestione, adattamento della fascia costiera e mitigazione dei rischi, nell’ottica di promuovere “la collaborazione tra i soggetti che hanno una competenza in materia di difesa delle coste e che hanno interessi nello sviluppo economico di questi territori”, per uno sviluppo sostenibile della fascia costiera (MATTM-Regioni, 2018).
In questo volume si riporta l’aggiornamento, al 2018, dell’evoluzione del litorale, con particolare riguardo all’erosione costiera, a partire dall’analisi dei dati raccolti con le ultime campagne di monitoraggio e confrontati con quelli precedenti.