ANNO I - NUMERO 2 Progetti Attivi - Terre di Puglia – creazione di sinergie tra le diverse realtà di campanile che trovano la sintesi progettuale attraverso l a c o l l a b o r a zi o n e c o n l’Associazione Regionale Pugliesi - Premio “ Ambasciatore di Terre di Puglia – F.M.Attanasi” 4 edizione (nei primi 6 mesi 2009) - Lingua della memoria – raccolta, catalogazione e pubblicazione di detti e proverbi delle diverse zone della Puglia
Il dr. Giuseppe Selvaggi (in foto) responsabile eventi e rapporti con le Istituzioni sarà ben lieto di accettare la collaborazione di tutti coloro i quali vorranno essere parte attiva nella realizzazione dei progetti. La Sede dell’Associazione Regionale Pugliesi è in Via Pietro Calvi, 29 Milano (Zona piazza 5 giornate – Corso XXII Marzo) facilmente raggiungibile con mezzi pubblici. Via Pietro Calvi è la terza traversa a sinistra avendo alle spalle Piazza 5 Giornate imboccata Via Pietro Calvi la sede è di fronte all’hotel Vittoria la segreteria è disponibile tutti i sabato pomeriggio dalle 16,00 alle 18,30. La sede è fruibile anche la domenica
Felice Ricchiuti - Segretario 338.6217179 Giuseppe Selvaggi responsabile eventi e rapporti Istituzioni 347.4024651 Agostino Picicco - responsabile cultura 338.5611781 Alfonso Sorrentino responsabile attività tempo libero 347.7606747 Siamo pronti ad accogliere i suggerimenti e le collaborazioni. L'associazione è di tutti coloro che la vogliono conoscere e vivere.
InformaFoglio Associazione Regionale Pugliesi da un’idea di Giuseppe De Carlo e Giuseppe Selvaggi
InformaFoglio a cura dell’Associazione Regionale Pugliesi iscritta all'albo della Regione Puglia delle Associazioni e delle Federazioni di Associazioni dei Pugliesi nel Mondo Via Pietro Calvi, 29 - 20129 MILANO e-mail: arpugliesi@tiscali.it - www.arpugliesi.com
Gli Auguri della Presidenza Nell’approssimarsi della fine dell’anno spontaneamente si formulano pensieri che vogliono essere la sintesi del nostro agire e di ciò che è il senso di sentirci parte di un progetto, e allora continuiamo a essere esempio di come il dialogo e la conoscenza reciproca fra le tradizioni e le culture, nel rispetto delle identità, costituisca un valore e un arricchimento per noi e per tutta la società. Il nostro è un percorso in cui le immagini si fondono con le parole, un’incontro intenso, la fusione di due anime (quella del nostro sud e quello del nostro nord) che si incontrano In foto: il Cav. Dino Abbascià e mescolandosi sullo sfondo di una terra meravigliosa chiamata l’Avv. AnnaMaria Bernardini De Pace Puglia. Cari amici, colgo la opportunità attraverso questo foglio di augurarVi di vivere e riscoprire il Natale per quello che è il suo vero significato. Mi auguro, anche, che il nuovo anno rinnovi il sentimento di amicizia che ci ha portato a condividere la meravigliosa esperienza dell’associazionismo.
Cav. Dino Abbascià Presidente Associazione Regionale Pugliesi
S.E. Cardinale Tettamanzi incontra l’Associazione Regionale Pugliesi Sua Eminenza Cardinale Dionigi Tettamanzi la sera del 5 dicembre scorso, ha incontrato una delegazione dell’Associazione Regionale Pugliesi in occasione dei festeggiamenti in onore di S. Ambrogio patrono della città di Milano e della regione Lombardia. Massimo l’affetto e l’approvazione per il lavoro che svolge l’Associazione. L’invito di Sua Eccellenza, poi riproposto durante la celebrazione dei vespri in onore del Santo, è stato al “Dialogo”, con i nostri fratelli, con il “diverso”, con le istituzioni e la politica in genere. Dove, se non in un’Associazione di persone è possibile avviare il dialogo? Questa non deve limitarlo al suo interno ma deve fungere da In foto da sinistra: trampolino di lancio verso gli altri, affinché sia un Avv. Michele Bucci, Avv.Stella Mandaio, associazionismo ponte, che colleghi realtà, Avv. Agostino Picicco, S.E.Card. Dionigi Tettamanzi, persone, idee. Cav. Dino Abbascià, Dott. Giuseppe De Carlo
La Striscia
Armandone, giovane trentaquattrenne tarandino studente di economia e commercio, un po' fuori corso, un po' no, riflette tanto su temi di attualità tarantina e non, spesso sfocia nel mondiale, ma comunque senza mai preoccuparsi troppo essendo in ogni caso vicino a mammà con la quale vive quotidianamante, condivide riflessioni e proiezioni, e soprattutto, la PASTA AL FORNO past a u furne.
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Terre di Puglia: il gruppo ufficiale dell’Associazione Regionale Pugliesi Puglia, Puglia, Puglia. Questa è la parola che continua a rimbalzare nel web ininterrottamente. L’Associazione regionale Pugliesi varca i confini come non mai. Da poche settimane, infatti, è stato fondato un gruppo: Terre di Puglia, sull’ormai famosissimo Social Network www.Facebook.com. In tantissimi in queste poche settimane si sono iscritti e hanno lasciato il loro messaggio in bacheca, inserito foto, aggiunte discussioni e video. Tutti Pugliesi, amanti della loro terra si ritrovano a condividere con i propri conterranei tradizioni, ricordi e profumi di Puglia. Chi come me ha dovuto lasciare la Puglia, per vari motivi di lavoro o di studio, ma che porta con sè la sua terra nel cuore, quando ne sente il richiamo non sa dire di no. Un nodo alla gola, gli occhi un po’ lucidi, un finto sorriso, una mano tra i capelli… sono queste le reazioni più comuni a chi è lontano da “casa Puglia” appena sente pronunciare il nome. Monica Di Liddo Tamak scrive: “Con grande piacere mi sono iscritta a questa associazione. Bari e Puglia tutta, sempre nel cuore e sempre a testa alta, portiamo il nome della Puglia in giro per il Mondo”. Luigi Piccolo saluta da lontano dicendo: “Saluti a tutti ....un bacio a Lucera e a tutta la Puglia”. Patrizia Gualano
penso che i miei figli non lo parleranno mai il pugliese....forse conosceranno meglio il veneto o il lombardo...” I saluti arrivano anche da Lino Sibio “eccomi, dove c'e' Puglia ci sono io, la Puglia sempre nel cuore, viva Andria e tutta la Puglia dal Gargano alla meravigliosa terra salentina. Un saluto all'Associazione pugliesi di Piacenza, che mi ha segnalato il gruppo, ed un saluto ai Piacentini che amano la nostra terra pugliese”. E questi solo alcuni dei saluti portati in bacheca, tanti anche gli argomenti di discussione. Le nuove tecnologie ci permettono di andare oltre, di superare confini e barriere. Nell’antica Roma, riportavano sulle mappe geografiche la dicitura “hic sunt leones” (qui ci sono i leoni) per indicare le zone sconosciute e impraticabili. Oggi su questo globo non ci sono né confini né zone inesplorate, grazie al progresso. Con questa ennesima iniziativa, l’Associazione Regionale Pugliesi apre le sue porte, per cui nessun Pugliese di questo mondo è solo; le sue radici non le dimentica.
dice “Con un cognome come il mio, non potevo non iscrivermi!”. Fabio Di Fazio manda: “Un saluto a tutti da un Sanseverese a Milano”. Un semplice, “ciao”, un saluto per sentirsi a casa come sostiene Cassanelli Lorella “e' un piacere far parte di questo gruppo...portiamo avanti l'orgoglio pugliese!”. Non si può ignorare il commento di Umberto della Vella, che definisce la Puglia “Semplice, selvaggia, accattivante, ospitale, solare....come il carattere delle persone che la popolano! La nostra regione è meravigliosa.” Un po’ più critico Matteo Conoscitore: Giuseppe De Carlo “Potremmo essere ancora più orgogliosi di essere Pugliesi se a quest'orgoglio venisse Puoi iscriverti anche tu al gruppo al seguente link: affiancato il risultato: la crescita economica, http://www.facebook.com/group. visto che siamo la regione più dinamica del php?gid=86335590281&ref=ts sud”. Poi con amarezza aggiunge: “Purtroppo
Convegno con Mons. Felice di Molfetta, Vescovo di Cerignola Un’imponente manifestazione ha riunito gli abitanti di Ascoli Satriano residenti a Cesano Boscone, Corsico e Milano. I festeggiamenti “fuori porta” per il patrono San Potito hanno coinvolto centinaia di persone che il 27 settembre si sono ritrovate a Villa Marrazzi a Cesano Boscone insieme a una numerosa delegazione giunta appositamente da Ascoli Satriano, guidata dal vescovo mons. Felice Di Molfetta, dal parroco don Leonardo, dal vice sindaco Nino Danaro e da diversi componenti della Giunta comunale. L’Associazione culturale Ascoli Satriano - presieduta da Antonio Distasio coadiuvato dal segretario Tito Balzano e da Luigi Stolfa - ha organizzato un articolato convegno dedicato alla figura di San Potito, cui hanno partecipato diverse autorità locali. A seguire uno spettacolo a cura di Gerardo Placido dedicato alla “Passione di San Potito” e liberamente tratto dall’omonima opera in latino, che ha costituto un alto momento di crescita e di riflessione nell’economia della festa patronale per l’elevazione spirituale dei presenti. Con la consueta bravura Gerardo Placido, figlio illustre di Ascoli Satriano, ha proposto il martirio di San Potito avvalendosi di una pregevole scenografia e di alcuni effetti scenici che hanno calamitato l’attenzione degli spettatori. Mentre il maestro Placido declamava la Passione, si svolgevano sul palco le vicende del giovinetto Potito che, per non sacrificare agli déi pagani, attirò su di sé l’ira dell’imperatore Antonino. Le torture a cui fu sottoposto Potito si rivelarono inutili, fino a che il giovinetto stesso indicò il luogo e la modalità della decapitazione per la propria fine. La vicenda storica si rivestiva di attualità in quanto la declamazione della Passione era intervallata da canti della tradizione popolare della Capitanata proposti dal gruppo musicale gli Skarìa di Deliceto.
Caratteristica la scena dell’incontro tra Potito e Antonino (interpretato da Enzo Michelino), la cui figlia venne guarita proprio da Potito per intercessione di Dio, e Antonino - duro di cuore e di mente - pensava che fossero stati gli déi pagani. Potito accerchiato dai soldati, tentato dal diavolo (impersonato dalla bellissima Francesca Placido), vive un suggestivo finale nello scontro con l’imperatore invitato a convertirsi. Agli applausi ripetuti, corali e scroscianti, sono seguiti i saluti di Gerardo Placido che ha presentato i suoi collaboratori, la scenografa Filomena Santacroce e il giovanissimo attore Samuele Fascinato che ha impersonato San Potito. Da rilevare che sul palco comparivano anche elementi della tradizione alimentare della Capitanata - grano, farina e altri prodotti locali – che alternavano la simbologia dei cibi degli déi a simboli della cristianità, Sono seguiti alcuni interventi di commento. Autorevole quello del vescovo mons. Di Molfetta, che ha lodato gli attori e ringraziato Placido per l’adattamento scenico della Passione e per il forte messaggio che ne deriva in prospettiva educativa per le famiglie e gli adolescenti. Poi il Presidente dell’Associazione Regionale Pugliesi Dino Abbascià e il responsabile culturale Agostino Picicco, che hanno indicato le sinergie tra le diverse associazioni di campanile e la “casamadre”, l’Associazione Regionale Pugliesi di Milano. Tanti modi e tanta passione per un unico obiettivo: vivere le tradizioni e anche i valori religiosi consapevoli che creano amalgama e comunità tra questi cittadini emigranti e ben integrati nell’accogliente Milano, ma che non dimenticano la loro terra, i loro riferimenti, i loro maestri. Lo spettacolo verrà replicato anche a Torino e Roma, dove risiedono numerose famiglie di ascolani.
Agostino Picicco
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Credenze e antiche storie nelle ceramiche di Grottaglie Grottaglie, città delle ceramiche,inserita nella ristretta lista delle città della ceramica ufficialmente riconosciute in Italia. Nel quartiere delle ceramiche operano, una accanto all'altra, le antiche botteghe figule che, in gran parte, ancor oggi, seguono i tradizionali metodi di lavorazione artigiana tramandati di generazione in generazione dalle famiglie dei maestri ceramisti Si possono individuare due ambiti essenziali della produzione: 1. la ceramica rustica e popolare: ceramica d'uso per soddisfare i bisogni quotidiani della gente; 2. la ceramica faenzara che si riferisce a risolvere le problematiche dei ceti più abbienti, i ceti feudali. Sappiamo, infatti, che Grottaglie potè usufruire di una società feudale stabile soltanto a partire dal 1659, quando vi dimorarono stabilmente i Cicinelli. In queste due produzioni fondamentali si collocano delle tipologie produttive molto particolari, stiamo parlando di quelli che vengono chiamati "i bianchi" di Grottaglie. Si tratta di una produzione originalissima che esalta la forma pura, caratteristica essenziale della ceramica di Grottaglie. Alle tipologie di bianchi si associano poi altre forme settecentesche di altrettanta grande eleganza e purezza formale e che si è soliti indicare col nome "stile La Pesa", dal nome dell'omonimo ceramista nato a Grottaglie sul finire del 700. Tuttavia, anche in questo caso, la documentazione è scarsa e frammentaria. Possiamo comunque rilevare che questa produzione ceramica è caratterizzata dalla monocromia del manganese e dal decoro minutissimo di foglioline che corrono lungo le pance di vasi o sui piedi ricchi di interventi manuali - le cosiddette "baccellature" - interventi, questi, che conferiscono agli oggetti un'eleganza particolare. È importante considerare anche la peculiarità della tavolozza cromatica della ceramica grottagliese, cioè della sua tipica "quadricomia" costituita dal verde marcio, il giallo ocra, il blu e il manganese. La ceramica rustica va necessariamente rivisitata e riletta anche in quest'ottica perché è grazie a questa vena popolare, vocata a risolvere i problemi della quotidianità, che Grottaglie ha potuto superare i periodi di maggiore crisi, quelli che videro il crollo di altre realtà ceramiche come ad es. Laterza o Martina Franca. Il XIX secolo in questo senso fu impetuoso e decisivo per tutte le altre realtà ceramiche limitrofe. La ceramica rustica, quindi, è quella che ha permesso, nel tempo, alla realtà artistico-culturale di Grottaglie non solo di permanere ma anche di consolidare la sua specificità di centro ceramico fino ai giorni nostri. A Milano nella bottega del ceramista grottagliese Giuseppe Fasano in Via Nino Bixio ang. C. Menotti, le diverse produzioni artigianali e artistiche sono presenti e le curiosità e particolarità sulle opere presenti vengono soddisfatte dal nostro Giuseppe che ci spiega l’origine e la storia di alcuni manufatti, e così apprendiamo che: il Pomo o la Pigna ieri come oggi veniva donato alle spose del giorno del matrimonio e a chi acquistava una casa per ornare le nicchie o logge esterne. Simbolo mediterraneo di buon auspicio, ricchezza, prosperità e “contro l’invidia”. La Bambola grottagliese è la rappresentazione modellata e decorata di un’antica storia medioevale sull’abuso sulle spose la notte prima del matrimonio da parte del signorotto della città (Ius primae noctis). La tradizione narra che uno sposo, armatosi di spada, si travesti da donna e si sostituì alla sposa allo scopo di vendicarsi, ma, tanta era la rabbia che dimentico di radersi i baffi e il pizzo; fu allora scoperto dalle guardie e arrestato. Acquasantiera elemento sacro decorativo appeso sul muro al capezzale del letto. La storia racconta allegramente che le coppie si segnavano pregando prima di fare l’amore o di avere figli o di non averne a seconda delle situazioni (… non esisteva la televisione!).Grazie alla passione di questi artisti della creta, che con gesti antichi e, sulla base di una cultura della preservazione sono garanzia di continuazione di una tradizione viva. Antonia Scarciglia
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Buongiorno... NOVELLO Quasi come un rito propiziatorio, ogni anno si celebra l’apertura di bottiglie di vino novello alla mezzanotte del 6 novembre che, per gli addetti ai lavori, da inizio alla commercializzazione della nuova annata, così come previsto dal disciplinare del D.M. 13/07/1999. Un antico proverbio dice “a San Martino ogni mosto diventa vino”, ma questa è un’altra storia e vi spiego perché. Il “vino nuovo” non è vino novello. Eh sì, perché l’accezione novello è relativamente recente e non è propriamente un’invenzione tutta italiana. Storicamente nasce in Francia nel XX sec. prendendo il nome dalla sua zona di origine, il Beaujolais e, da allora denominato Beaujolais Noveau, viene vinificato con la tecnica della macerazione carbonica. A differenza della tradizionale vinificazione in rosso, la macerazione carbonica non prevede una fermentazione alcolica attraverso pigiatura e contatto del mosto con le bucce, bensì mediante un’auto-fermentazione degli acini in assenza di ossigeno. La tecnica, infatti, consiste nel chiudere i grappoli interi in vasche di 50-70hl alla temperatura di 30°C all’interno delle quali è stato eliminato l’ossigeno ed aggiunta anidride carbonica per circa 5/10 giorni. In questo periodo all’interno degli acini avviene, per opera di lieviti indigeni, un processo di fermentazione che, successivamente, darà vita a un vino fresco, fruttato, abbastanza leggero, dal colore rosso brillante. Succede che la macerazione carbonica metterà in risalto aromi detti secondari, cioè tipici della fermentazione alcolica ma il tutto non si riduce a questo! Infatti, sono innumerevoli le pratiche di cantina successive a questa fase che andranno a perfezionare e modificare la complessità di un vino rispetto al suo corredo genetico, a partire dalla tipologia di uve utilizzate, differenti da regione a regione o semplicemente per scelta del produttore. Tra i vitigni più utilizzati per la produzione di novello ci sono il Merlot, il Cabernet Sauvignon, il Sangiovese, il Montepulciano e, tra gli autoctoni pugliesi, si possono distinguere il negroamaro, la malvasia nera, un po’ meno il primitivo, il bombino nero… In ogni caso, si cerca di utilizzare uve dal basso contenuto zuccherino, a volte, per origine varietale, dal carattere aromatico, e dal minor
apporto di tannini. In Italia, la maggior produzione di novello è da attribuirsi al Nord che, con i suoi 9.274.900 di bottiglie prodotte nel 2007, detiene il 60% del mercato. Segue il Centro con il 23,60% e il Sud e le Isole con solo il 14,1%. La Puglia detiene il primato con 720.000 bottiglie prodotte. Quest’anno si prevede un’inflessione generale del 10% circa, anche se che il dato non è allarmante poiché il novello rappresenta solo lo 0,29% della produzione vinicola totale! Il novello quindi, arriva sulle nostre tavole in punta di piedi e non essendo longevo, causa la non macerazione sulle bucce, è un vino da consumarsi in tempi relativamente brevi. Cattura di primo acchito per il suo colore rosso intenso ma non carico, per l’immediatezza e l’intensità delle sue caratteristiche note fruttate, ma anche per la spiccata presenza di aromi secondari, (cioè di fermentazione), gli stessi che si ritrovano a livello gustativo, dove risulta tra l’altro delicato, fresco, a volte anche un pò dolcetto e brioso. Queste caratteristiche permettono di associare il vino novello a p i a t t i n o n e l ab o r a t i , s t r u t tu r a lm e n t e s em p l i c i . Mi viene da pensare ad esempio, ad una grande panzerottata tra amici, dove la freschezza e l’acidulo del vino contrastano con la tendenza dolce della pasta e la grassezza della frittura o accompagnando piatti di salumi, la cui aromaticità e speziatura si sposano bene con la persistenza aromatica del vino, per poi concludere con il più classico degli abbinamenti: le caldarroste. Diciamola tutta… perché non associare il tutto anche con un bel fungo cardoncello…. Evviva l’autunno! Dimenticavo …buon appetito… Michele Bucci
LA TARANTA A MILANO: SAN MA
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SANTU MARTINU Storia di un marchio Roma, 6 novembre, ore 21 e 40. Solita giornata: mattina lezione in facoltà e pomeriggio sui libri. Adesso un po’ di relax. Mi imbarco sul mio pc e intraprendo una tranquilla navigazione nel web. Approdo su facebook. Facebook è il più grande social network del momento. È un sito i cui iscritti, creando un profilo personale, comunicano e condividono messaggi, foto, video e molto altro con i propri amici. La rotta si ferma sul mio profilo: ho ricevuto un invito. Clicco e lo apro. Mi appare una pagina: “San Martino al civico 80”. Leggo il dettaglio: “anche quest’anno appuntamento a casa mia per festeggiare…”. Sorrido. L’invito mi è stato mandato da Federico, un amico salentino che, come me, è in trasferta a Roma. È vero. Ogni anno, l’11 novembre, a casa di Federico, a Roma, abbiamo onorato la tradizione: abbiamo fatto Santu Martinu, celebrando, orgogliosamente, in terra straniera, uno dei più amati e attesi riti salentini. I rumori della festa sono riservati non alle gesta del santo di Tours, leggendario esempio di generosità, ma a quanto, simbolicamente, si assapora per la prima volta nell’anno.“A San Martino ogni mosto diventa vino”. Il risalto del Santu Martinu nel folclore del Salento è legato alla matrice rurale di quest’ultimo: i contadini attendevano l’ “Estate di San Martino” (in tempi di mezze stagioni, così si indicava la tiepida tregua dell’autunno a ridosso dell’11 novembre) per aprire le botti ed assaggiare il vino nuovo. In quel giorno si concentravano, quindi, le speranze della vendemmia e i sudori del lavoro nella vigna. Con il primo assaggio bisognava capire, giudicare e proiettare il prodotto; erano necessari pareri e confronti, i quali piuttosto che nel parmento - cantina - , si tenevano in cucina. A cena, la sera di San Martino, familiari e amici promuovevano il vino nuovo abbinandolo ad altre primizie e agli arrosti di un camino acceso. Le aspettative dei contadini da una parte, la convivialità dell’incontro serale dall’altra, conferiranno, poi, alla data un importanza significativa nel calendario salentino.
Carducci, nella sua “San Martino”, ritrae uno scorcio molto simile a quello della nostra tradizione: “…Ma per le vie del borgo/ Dal ribollir de' tini/ Va l'aspro odor de i vini/ L'anime a rallegrar./ Gira su' ceppi accesi/ Lo spiedo scoppiettando…”. Se la panoramica è senza dubbio somigliante, differente è, invece, lo spirito che anima i due scenari. Nella lirica i tratti autunnali del giorno immortalato traducono un sentimento nostalgico e rassegnato, ben distante dalla vivacità che connota il Santu Martinu. Amici, vino nuovo, salsiccia, castagne, cotognata e clementine, i primi intorno, gli altri sopra la tavola. Si comincia così la sera di Santu Martinu. L’allegria arriverà con i brindisi che, ritmicamente, diventeranno stornelli su cui ballare e ridere in un ebbra confusione di sapori e colori. Santu Martinu non è un’abbuffata, è, piuttosto, un’atmosfera intima, caldamente solleticante che i salentini sentono ed hanno voglia di rivivere ogni anno. Si cercano nei giorni precedenti, si organizzano, si incontrano e si ritrovano, nel Salento e fuori. Come da Federico, in moltissimi altri appartamenti variamente sparsi per l’Italia, gli studenti fuori sede confluiscono, anche da città diverse, per festeggiare insieme, come a casa, o come al liceo, o come quella volta che…ognuno, infatti, porta un ricordo, un’esperienza di questa serata inebriante. Ormai cresce la fama di Santu Martinu, anche lontano dal tacco: lo conoscono e lo apprezzano amici dall’accento diverso, lo conoscono e lo apprezzano (sicuramente di meno) i condomini dei palazzi in cui ci si riunisce a brindare. Esce dai focolari: diventa evento culturale nei circoli e serata da non perdere nei locali. Viaggia sulla rete, su Facebook come sui siti di promozione turistica. È la migliore etichetta per il novello salentino. Ed è, addirittura, coro dei tifosi giallorossi “…per noi ogni giorno è San Martino…alè…”. È emblema di Salentinità il Santu Martinu, è un nostro marchio, ce ne vantiamo. Ci rappresenta e ci identifica, proprio come il novello che stappiamo: intenso, robusto e caldo.
ARTINO A MILANO 11 NOVEMBRE 2008
Tommaso Schirinzi
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L’ARRIVO A MILANO…. Non dimenticherò mai quel rumore di treno all’ingresso della stazione Centrale di Milano, mentre albeggiava. Quel treno che, in una mezza giornata aveva attraversato l’intera Italia e mi portava dall’estremo sud a forse quello che è l’estremo nord, anche se non geografico, che rappresenta un territorio di confine simbolo. Forse può apparire una storia della prima metà del ‘900, ma questa è una storia più attuale. Siamo nei primi anni del 2000 e come tanti, forse come tutti i Pugliesi che sono in Lombardia, la prima volta a Milano sono giunto anch’io in treno. Un viaggio pieno di pensieri, di emozioni, di odori misti a fumo. Chissà quanti prima di me e dopo hanno fatto questo stesso percorso. Non arrivavo a Milano con le valigie di cartone, non arrivavo con in testa il pensiero di dover trovare un lavoro, per mantenere la famiglia o avere qualche soldo in tasca. I miei soldi in tasca li avevo, avevo anche il parente, da cui andare per appoggiarmi qualche tempo fino a quando non avessi trovato casa. Portavo dietro un’emozione, mista al dispiacere di lasciare almeno per un po’, per un bel po’ la mia terra. I giorni sono passati, anche gli anni, non tantissimi ma sono già quattro quelli in cui sono qui e le mie vacanze sono solo in Puglia, perché quei giorni per me sono tappe fisse, in cui apro il mio cassetto di ricordi e di emozioni e mi tuffo dentro: un abbraccio con i con i familiari, un tuffo nel mio mare ecc. Quale Pugliese non ho una foto del mio paese in casa o in camera, perché essa è nel mio cuore. Il nostro essere all’antica è legato a tradizioni; la notte di Natale, la vigilia di Pasqua è inconcepibile non passarle in Chiesa o a cena con le persone care. A volte provo ad aprire il mio cassetto dei ricordi e con le mie
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emozioni e con i miei silenzi non riesco a tenerlo aperto, senza che gli occhi diventino un po’ lucidi. Ho cercato sempre di sentire Milano come la mia casa, creando anche qui il mio pezzo di Puglia. C’erano gli amici, qualche compaesano qua e là, ma la Puglia c’era solo quando aprivo il pacco che arrivava da casa, e quell’odore forte di pane o altri profumi che mi avvolgevano. Poi il mio incontro un po’ per caso, con quella realtà associativa, che ha reso Milano la mia Puglia, con la calma e la tranquillità che si oppone alla vita frenetica: valori, persone, idee, sogni e radici. Se qualcuno mi dovesse chiedere cos’è l’Associazione Regionale Pugliesi, io risponderei cosi: un sodalizio che nasce non solo per promuovere la terra di Puglia, ma anche e, soprattutto, per non far sentire soli “ in terra straniera” tutti quei Pugliesi, che hanno dovuto lasciare le proprie radici non per propria volontà. La mia esperienza è, sicuramente, simile a tantissime altre e ben diversa da quelle che mi hanno preceduto, che meriterebbero realmente di essere raccontate, poiché sono un pezzo di storia e un pezzo della vita di ognuno di noi. Guardandomi intorno nei vari incontri Associativi, vedo persone che a Milano hanno fatto la loro fortuna: imprenditori, dirigenti, professori, avvocati, rappresentanti istituzionali, tantissime cariche importanti, ma anche tante persone normalissime, che dialogano e scambiano opinioni come tra amici, perché di amici qui si tratta. Ora mi chiedo, in quale altra parte del mondo si possano incontrare realtà simili, unite insieme da un unico obiettivo: amare e valorizzare sempre di più la terra che ci lega. Non c’è giro di soldi, né interessi, ma solo uno sconfinato amore per la nostra Puglia. Giuseppe De Carlo
PIRIPICCHIO”: LO CHARLOT DI PUGLIA Al vostro buon cuore…
Michele Genovese, in arte PIRIPICCHIO, vissuto tra il 1907 e il 1980, campava di quello che la gente regalava in cambio di un pò di buonumore, la mia generazione, non tutti, lo ricorda con un pizzico di nostalgia e non vi nascondo facendo fatica a trattenere una lacrima di commozione. Era un attore. Aveva scelto Piripicchio come nome d’arte, ma, all’anagrafe di Barletta, dov’era nato, risultava come Michele Genovese. Era un attore povero, recitava per strada come i grandi giullari di razza fine di un tempo. E del giullare aveva il talento a forti tinte, la faccia mobilissima, la voce intonata e stentorea. E il volto, il volto che, in certi casi, casi miracolosi, è un paesaggio, in Piripicchio era una parapettata di teatro eterno con quinte, fondali, spezzati ed arlecchine. Le sue scenografie erano la sua faccia e le vie e le piazze di Puglia. Molti lo ricorderanno elegante nel suo frac con garofano all’occhiello, scarpe lucide, gilet con catenina, cravattino, bombetta e bastoncino di bambù, si presentava spavaldo, con una faccia multismorfiosa e baffetti quadrettati, accompagnato dal suo fido collaboratore che gli faceva da spalla e lo seguiva musicalmente con la fisarmonica e una ridotta batteria. Il suo arrivo in piazza o su qualche slargo, al crocicchio di vicoli, richiamava presto molta gente che lo attorniava, mentre altra s’affacciava a balconi e finestre ed altra ancora all’uscio dei vicini sottani. Giovanotti, massaie, ragazzini, nonni, bottegai, passanti, tutti si concedevano una pausa per vedere Piripicchio e ridere bonariamente alle sue ardite “mosse”, alle giocose macchiette, alle ambigue farse e ai vari lazzi maliziosamente allusivi. Era un evento che animava l’abitato di straordinaria allegria, in cambio solo di pochi spiccioli… “Al buon cuore”. La stessa cosa si ripeteva poi un po’ più avanti, di rione in rione; e all’indomani in altro centro, su nuove piazze, in altri vicoli; e così a seguire giorno dopo giorno, per ritornarvi a distanza di tempo con invariata simpatia e ilarità. Il suo vero, amato palcoscenico era il vicolo, la piazza di questo o quel paese, dove stava il suo caro pubblico sempre pronto ad accoglierlo e plaudirlo; quel “popolino” che come lui non aveva ufficialità, e che perciò l’amava e condivideva una tacita intesa di solidale complicità. Tanti si sono “culturalmente” interessati all’opera di questo artista, seminari,convegni, pubblicazioni, strade, ma ... per mè, ragazzo di un’altra epoca, nella memoria risuona ancora la frase “Al vostro buon cuore …. “ Piripicchio. Si chiamava solo Piripicchio. Giuseppe Selvaggi
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Il nostro “Pane Quotidiano” Un poeta latino durante un viaggio attraverso la nostra meravigliosa Puglia, notò l’esistenza di un pane che definì come il “migliore del mondo” aggiungendo che “ciascun viaggiatore diligente se ne portava con se’ una provvista per il prosieguo del viaggio”. Quel poeta, vissuto nel primo secolo avanti Cristo e noto ai più per la frase “carpe diem”, avrebbe letto con interesse l’articolo scritto un paio di anni fa da Ian Fisher, giornalista del New York Times, a proposito di una storia di anti-globalizzazione. Ad Orazio (il poeta del “carpe diem”) avrebbe fatto piacere conoscere la storia del panettiere Davide che sconfigge l'imperialista americano Golia. Il panettiere Luca Di Gesù (così si chiama il protagonista di questa storia) sfornava il suo pane tipico, le sue focacce e le sue pizze in un locale sito ad Altamura. In posizione adiacente alla panetteria vi era il famosissimo fast food americano McDonald’s. In pochi mesi, i profumi e le fragranze dei prodotti gustosi e genuini del panettiere Luca avevano attirato la già esigua clientela del McDonald’s convincendo anche i più “progressisti” ad abbracciare la tradizione locale, ostacolando così il processo di globalizzazione. Quello di Altamura è il pane che è riuscito a battere il colosso americano dell'hamburger, McDonald’s, spingendolo a chiudere il punto-ristoro aperto in città, per scarsità di clienti. Questa storia, così significativa, ha in realtà avuto inizio secoli or sono ed è la storia delle tradizioni, dei profumi e delle fragranze uniche della Puglia, fragranze che ad Altamura trovano nel pane la loro massima espressione. Di colore giallo, con una crosta croccante, una mollica soffice e porosa, il nostro pane è un vero piacere per il palato. Unico ad oggi in Europa ad aver ottenuto il marchio DOP, il pane di Altamura è l’orgoglio di noi altamurani che non dimentichiamo mai il suo sapore,anche quando - spinti dalla frenesia metropolitana - entriamo in un McDonald per ristorarci… Elena Zinni
Alcuni soci durante una delle riunioni del Sabato
Salone del Gusto 2008 - Torino In concomitanza con l’edizione 2008 del Salone del Gusto di Torino il Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, accompagnato dagli Assessori Regionali all’Agricoltura e ai Servizi Sociali Enzo Russo e Elena Gentile ha incontrato la comunità dei pugliesi in Piemonte e la delegazione dell’Associazione regionale Pugliesi di Milano In foto da sinistra: G. Selvaggi, N. formata dal Presidente Cav. Dino Vendola, D.Abbascià, A. Picicco Abbascià, dal Dott. Giuseppe Selvaggi e dall’Avv. Agostino Picicco. Hanno partecipato inoltre il Sindaco di Melpignano Sergio Blasi, a testimonianza della collaborazione tra Slow Food e la Notte della Taranta e il Sindaco di Orsara di Puglia Mario Simonelli, una delle tre città “slow” di Puglia insieme a Cisternino e Trani.
Anche per l’anno 2009 il nostro socio Nicola Augurio, Agente generale della Groupama ha provveduto personalmente alla copertura assicurativa della responsabilità civile per eventuali sinistri che dovessero interessare i fruitori della sede dell’Ass. Regionale Pugliesi.
Viale Gran Sasso, 10 –20131 Milano Tel. 02 29405750 - Fax 02 29409069 E-mail: nicola.augurio@groupama.it
Pagina 8 Tutti all'...Opera" e L'Associazione Regionale Pugliesi presentano
"A PIEDI NUDI NEL PARCO" SABATO 31 GENNAIO 2009 ore 21,00 - TEATRO WAGNER Neil Simon, maestro della commedia di Broadway, ha tratto questo classico da una sua pièce di successo che racconta di un giovane avvocato e della sua stravagante moglie. La coppia di neosposi Paul e Corie, dopo aver trascorso sei giorni di infuocata luna di miele chiusi in una stanza dell'hotel Plaza, si trasferiscono nella loro prima casa, un piccolo e spoglio appartamento al quinto piano di un vecchio palazzo senza ascensore del Greenwich Village. La scomoda sistemazione ed una serata a quattro, in compagnia dell'eccentrico vicino abusivo Victor Velasco e di Ethel, la benpensante madre di Corie, mettono a dura prova la loro vita matrimoniale e, in particolare, fanno emergere le loro differenze caratteriali: Paul è serio, contegnoso, prudente, Corie è vitale, appassionata, romantica; tanto l'uno è prevedibile e convenzionale quanto l'altra è imprevedibile e spudorata. Corie decide di mettere fine al matrimonio, non all'altezza delle sue elevate aspettative ideali, e caccia dall'inospitale tetto coniugale Paul, che finisce su una panchina di Washington Square Park, a ubriacarsi e camminare a piedi nudi nel parco, proprio quella che lei gli aveva indicato come espressione della desiderata spontaneità. Ma quando vede come si è ridotto, Corie capisce di amarlo così come l'ha conosciuto e sposato, un uomo stabile e fidato, e di non volerlo affatto cambiare. I giovani Paul e Corie si riconciliano ed anche i maturi Victor ed Ethel, altrettanto diversi, sembrano aver scoperto una speciale sintonia. Per info chiamare il 347 4190962
Personaggi ed interpreti in ordine di apparizione: Borie Bratter DEBORAH TARQUINIO Hanrie Pepper DANIELE PIRAS Il Fattorino ROCCO CHINDAMO Paul Bratter ANTONIO RICCHIUTI Sig.ra Bratter Madre di Corie CINZIA COLLODI Victor Velasco GABRIELE PIACENTE
Come arrivare: Metropolitana linea 1 rossa fermata Wagner Tram 16
MUSICHE DI: MINA CANTA DAL VIVO: ERIKA VECCHIO REGIA E DIREZIONE ARTISTICA: ANTONIO RICCHIUTI
Note di Regia La fama ed il successo della Compagnia consentono di intraprendere un testo americano del maestro Neil Simon riadattato con le musiche di Mina.
SABATO 31 GENNAIO 2009 ore 21,00 - TEATRO WAGNER Piazza Wagner,2—MILANO Ingresso: Intero euro 10,00 Ridotto (ultra60 enni e bambini fino ai 12 anni) euro 8,00
Alcuni scatti della serata della serata in onore di Peppino Principe, tenutasi giorno 9 novembre al Teatro Dal Verme di Milano. In tantissimi sono accorsi alla manifestazione che non ha disatteso tutte le aspettative del pubblico. Musica, suoni e colori si sono alternati, coinvolgendo tutto il pubblico e terminata con la premiazione del maestro Peppino Principe, uno dei più grandi fisarmonicisti esistenti.