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TORREFATTORI
from da italia 154
TORREFATTORI
MOAK CON FORYOU PORTA LA SUA VISIONE NEL VENDING
CAFFÈ MOAK NASCE NEL 1967 A MODICA, GRAZIE ALL’INTUIZIONE DI GIOVANNI SPADOLA, CHE APRE UN PICCOLO LABORATORIO A CONDUZIONE FAMILIARE DESTINATO A CRESCERE NEGLI ANNI. OGGI A GUIDARE L’AZIENDA È LA SECONDA GENERAZIONE DELLA FAMIGLIA, RAPPRESENTATA DAI FIGLI ALESSANDRO E ANNALISA, CHE HANNO PERMESSO AL BRAND DI RAGGIUNGERE TRAGUARDI AMBIZIOSI E DI USCIRE DAI CONFINI NAZIONALI. ALLA BASE DEL SUCCESSO DI CAFFÈ MOAK RESTANO LA QUALITÀ E LA COSTANZA DEL PRODOTTO –GARANTITA ANCHE DALLA PRESENZA INTERNA ALLO STABILIMENTO DI UN LABORATORIO DI ANALISI-, L’ATTENZIONE PER L’AMBIENTE, L’IDEA DI CREARE VALORE SIA ALL’INTERNO DELL’AZIENDA CHE SUL TERRITORIO ATTRAVERSO INIZIATIVE CULTURALI. L’AZIENDA, PRESENTE IN OLTRE 50 PAESI, OPERA
DA SEMPRE NEI CANALI HO.RE.CA. E RETAIL ED HA APPENA FATTO IL SUO DEBUTTO NEL VENDING CON UN SISTEMA CHIUSO, FORYOU, STUDIATO APPOSITAMENTE PER IL CANALE E CARATTERIZZATO DA FUNZIONALITÀ E DESIGN. ALESSANDRO SPADOLA, CEO DI CAFFÈ MOAK, CI PARLA DELL’INGRESSO NEL VENDING DELL’AZIENDA E DEI SUOI PROSSIMI PROGETTI, CHE INCLUDONO LA PARTECIPAZIONE A VENDITALIA 2022. INTERVISTA CON
ALESSANDRO SPADOLA
Caffè Moak ha più di mezzo secolo di storia, quali sono
state le prime tappe del suo sviluppo? L’azienda nasce nel 1967. L’idea è stata di mio padre, che aveva nel suo DNA l’impresa, il desiderio di costruire e produrre qualcosa. Dopo una serie di esperienze lavorative, prima come operaio in una fabbrica, poi come venditore di prodotti cosmetici per parrucchieri, ha maturato la decisione di creare qualcosa di suo. Il caffè era un prodotto importante per lui, lo accompagnava in tut-
te le sue giornate e così, alla fine, ha scelto di fare un investimento proprio in quel mondo, acquistando una Petroncini da 15 kg e iniziando il suo percorso. Non ho vissuto quel periodo pioneristico, ma mi sono sempre immaginato l’uomo solo che la mattina si alza con mille pensieri e che, una volta prodotto il caffè, doveva andare a venderlo. È partito proprio da zero, in un locale di appena 30 mq. La sua grande capacità è stata quella di conquistare la fiducia delle persone che hanno iniziato a comprare il suo prodotto e ad utilizzarlo, perché questo gli ha consentito di poterlo migliorare e perfezionare. Così è iniziata la crescita dell’azienda, abbastanza lenta, prima con un solo collaboratore, poi il secondo e pian piano la torrefazione ha preso forma, facendosi conoscere dapprima nell’area provinciale e poi, progressivamente, a livello regionale.
A che punto della storia di Moak sei en-
trato in scena? Appena diplomato sono entrato in azienda, ma già da tre anni, quando ancora frequentavo le scuole superiori, passavo i pomeriggi in azienda nell’ufficio di mio padre. Ricordo questo periodo come il più formativo della mia carriera perché in quei primi anni, tutto faceva naturalmente capo al titolare e qualunque questione relativa all’azienda, che fosse di natura commerciale, amministrativa o attinente alla produzione, veniva riportata a lui. Stare al suo fianco quattro ore al giorno per tre anni mi ha permesso di vivere e conoscere tutte le problematiche relative a questo lavoro, con il privilegio di avere un ottimo insegnante, perché la grande dote di mio padre stava nella volontà di spiegarmi sempre tutto. Così, quando sono entrato a tutti gli effetti in azienda, avevo una conoscenza invidiabile delle criticità aziendali e in più avevo le mie idee, la voglia di crescere e di innovare. Abbiamo completato la nostra diffusione in Sicilia e abbiamo iniziato a fare qualcosa anche fuori regione. Poi, nella seconda metà degli anni ’90, è arrivato l’export con la Germania, forse il mercato estero più facile, grazie alla presenza di tanti italiani, a cui sono seguiti otto anni di fiere internazionali che ci hanno permesso di affermarci e che ci ha portati ad essere presenti in 50 Paesi.
Oggi quali sono i “numeri” di Moak?
La parte produttivo-logistica oggi occupa circa 6.000 mq e la parte uffici 3.200; inoltre abbiamo una decina di filiali in giro per l’Italia, filiali estere distributive in Germania, Malta, due in Grecia e una a New York. Abbiamo anche appena concluso l’acquisizione di una società di distribuzione a Dubai che diventerà una filiale completamente nostra e stiamo ragionando su alte partecipazioni in diverse aree del mondo. Inoltre contiamo su una serie di importatori esclusivisti, presenti in circa 40 Paesi.
Oggi l’estero esprime un’importante percentuale del vostro fatturato? L’export oggi rappresenta circa il 30% del nostro business e ha i suoi piani di sviluppo specifici. In Italia operiamo nell’Ho. re.ca, nel Retail e nel vending, ma all’estero, oltre ovviamente a seguire questi
tre canali, siamo già partiti anche con il mercato domestico. In Italia stiamo studiando quale sia il modo migliore per entrare nelle case, ma ancora non abbiamo definito una specifica strategia.
Quando, in questo lungo percorso, avete deciso di approcciare il settore del ven-
ding? Oltre due anni e mezzo fa abbiamo iniziato a studiare il settore del vending grazie anche a un nuovo membro del nostro team, FRANCESCO MINERBA, un manager di grande esperienza, che ha sviluppato l’intero progetto con noi. Dall’arrivo di Francesco abbiamo iniziato a espandere la gamma prodotti e Moak ForYou, che è il progetto che ci ha più appassionato. Poter fare qualcosa di completamente nuovo è stato entusiasmante, perché sintetizza la nostra filosofia aziendale: innovare e, al contempo, offrire una qualità del prodotto molto alta. Nel vending intendiamo portare la nostra competenza e la nostra visione e per farlo, ci stiamo specializzando anche in questo segmento di mercato.
Come funziona il sistema a capsule
ForYou by Moak? ForYou è un sistema chiuso composto da una capsula compostabile (monodose o bidose), che può contenere caffè o altri prodotti. Possiamo erogare cioccolata, tisane, tè in foglia, orzo, ecc. (abbiamo 15 referenze) con una macchina, brevettata da noi. Con un unico gruppo erogatore possiamo portare di fatto il bar all’interno di un ufficio, grazie ad una gamma di prodotti molto ampia. Abbiamo progettato una macchina di nuova generazione, adatti a diversi contesti e a vari mercati, dotata di sistema bluetooth, realizzata rigorosamente in Italia e nata per facilitare il lavoro degli operatori. Il progetto è 100% nostro, sia dal punto di vista tecnico che estetico, anche se per questo aspetto abbiamo coinvolto un designer piuttosto famoso, ODO FIORAVANTI, vincitore del Compasso d’Oro. Al momento la macchina è disponibile in quattro colori ma stiamo lavorando ad alcune limited edition “a modo nostro”, perché il design e l’estetica sono da sempre un nostro punto di forza.
Nel segmento caffè in grani avete sviluppato appositamente delle
miscele per il vending? Sì, abbiamo creato appositamente per il canale due differenti miscele. Abbiamo dovuto imparare molte cose, perché tra il prodotto Ho.re.ca. e il prodotto vending c’è una differenza nel metodo produttivo. Però, alla fine di un lungo percorso, ci possiamo dire soddisfatti del risultato, in quanto siamo convinti di aver realizzato due miscele molto interessanti. Prima di andare sul mercato abbiamo svolto una fase di test per circa un anno. Per un progetto così importante volevamo essere sicuri che il prodotto avesse una percentuale di gradimento molto alta. Le nuove miscele vending sono sul mercato da metà novembre e siamo piuttosto fiduciosi. Anche ForYou ha debuttato a novembre, perché l’emergenza sanitaria ci ha penalizzato facendoci incontrare notevoli difficoltà nella fornitura di alcune parti e costringendoci a rimandare il lancio del sistema.
Moak ha un laboratorio interno, M-Lab. Cosa vi ha spinto ad adottare questa so-
luzione? La ricerca della qualità per noi è un tratto distintivo imprescindibile. Poter analizzare il caffè in tutte le sue parti ci permette di lavorarlo meglio e poterne controllare qualità e costanza, perché nell’Ho.re.ca. devi poter servire ai clienti un espresso tutti i giorni uguale. Siccome il caffè è un prodotto della terra e come tale subisce delle variazioni, è giusto che ci sia una quantità di analisi approfondite e, soprattutto, continuare a studiare i possibili miglioramenti. Perché oggi fai una miscela, ma il mercato cambia, si amplia, perfino il palato tende a mutare nel tempo, quindi sotto questo aspetto devi essere sempre pronto a proporre delle novità che siano in linea con quello che sono i trend di mercato con cui ti confronti.
Come siete riusciti a gestire questo periodo di costi folli della logistica, di provenienze che non si trovano,
ecc.? Come tutti gli altri, stiamo subendo il costo enorme di tutte queste complicazioni. Prima dell’emergenza sanitaria Moak era un’azienda con una pianificazione puntualissima, ma siamo stati messi in difficoltà dal settore trasporti, anche se certe origini riusciamo a trovarle ancora, sebbene con prezzi diversi (molto più alti) e quindi ce la siamo cavata. Devo anche dire che tutto questo servirà in futuro a velocizzare alcuni passaggi: nel mondo degli imballaggi, ad esempio, noi siamo costretti a utilizzare un triplice involucro che contiene alluminio, Un materiale in questo momento ha un costo esagerato e scarseggia, quindi stiamo velocizzando dei test per sostituirlo e questo ci consentirà in tempi brevi di avere un imballaggio quantomeno riciclabile al 100% nella differenziata. Al momento lo stiamo testando, anche se in realtà avevamo iniziato il progetto due anni fa, perché nel nostro DNA c’è l’intenzione di arrivare ad avere un’azienda 100% “green”, fa parte dei nostri valori, ma non avevamo ottenuto risultati soddisfacenti e abbiamo continuato a cercare una soluzione. Ora tutti hanno velocizzato questo percorso, quindi anche con i nostri fornitori riusciamo a testare più novità, perché anche loro hanno velocizzato lo sviluppo di soluzioni alternative e sostitutive rispetto ai materiali esistenti. Penso quindi che da qui a qualche mese determinate evoluzioni ci saranno.
Tra i vostri valori, la sostenibilità ambientale occupa quindi un posto
importante? Decisamente sì. Il nostro primo prodotto bio lo abbiamo presentato dodici anni fa, quando di biologico ancora non si parlava, soprattutto in Italia. Mi piacerebbe spingere molto di più sull’acceleratore e ci sono progetti che io realizzerei domattina, ma i fornitori devono garantirti alcune parti che non sono sempre disponibili e quindi non dipende unicamente da noi. L’energia elettrica in azienda la produciamo in autonomia da almeno die-
ci anni e siamo riusciti ad ottenere l’eccedenza (noi ne produciamo circa l’80%) come energia verde tre anni fa, perché prima era difficile. Sull’energia siamo 100% verdi e sul gas stiamo chiudendo degli accordi per avere solo biogas. Ci lavoriamo da quattro anni. È un aspetto a cui tengo e che mi dà personalmente soddisfazione.
La vostra azienda vanta anche un’agenzia di comunicazione interna. A
cosa è dovuta questa scelta? Quindici anni fa abbiamo scelto di avere un’agenzia interna, “Forme Moak”, principalmente per due ragioni: la passione e la formazione di mia sorella Annalisa nell’ambito della comunicazione e il vantaggio di avere un team che lavora in azienda con noi. Questo ci permette di essere molto più rapidi e di condividere soddisfazioni e problematiche. La comunicazione è per noi fondamentale e, nel momento in cui i collaboratori li hai “in casa” e vivono le situazioni aziendali in prima persona, possono rivelarsi utili a trovare soluzioni valide, sono risorse preziose in più. Secondo me questa è stata una scelta vincente, anche se si è trattato di un investimento importante. Oggi il nostro team è formato da sette persone e intendiamo portare la loro esperienza nella customizzazione anche nel vending.
La vostra attenzione al mondo della letteratura e della cultura nasce
da una passione di famiglia? Oggi si può comunicare con i mezzi “tradizionali”, ma anche seguendo dei target. La cultura, secondo noi, è fondamentale sia all’interno di un’azienda che all’interno di un Paese, che si evolve di pari passo con la diffusione della cultura. Noi, nel nostro piccolo, abbiamo sempre cercato di spingere, di dare un contributo e con il PROGETTO MOAK CULTURA, da cui nasce il premio Caffè Letterario, che nel 2022 compirà venti anni, abbiamo ottenuto dei risultati importanti, cercando di dirigerlo anche verso altre forme d’arte, come la fotografia. Cerchiamo di incoraggiare i giovani a fare di una passione un mestiere e contribuiamo a renderlo possibile. Oggi, a mio parere, un’azienda ha questo tipo di responsabilità: è come una famiglia, il centro del mondo di un gruppo di persone e se la filosofia di base è sana, consente di crescere a tutti i livelli, facendo del bene a tutta la comunità. Quindi determinati sforzi credo sia doveroso farli, come imprenditore. Il profitto stesso è conseguenza di tutta una serie di azioni: io non ho mai pensato di compiere un’azione per il guadagno. Ovviamente i risultati sono importanti, io sono un uomo di numeri, però parto dal presupposto che migliorano solo se funziona tutto il contesto e su questo lavoriamo tanto.
Il mondo del vending sta aspettando Venditalia, finalmente in calendario
dopo quattro anni. Voi ci sarete? Certo, noi ci saremo. Per Caffè Moak si tratta della prima presenza nel mondo del vending, quindi non possiamo mancare.