Anno I Novembre 2008 Numero TRE
IL BIANCO E IL NERO
In questo numero:
Il bianco e il nero. Gestazione tragica e dolorosa di questo editoriale. Preda delle discussioni più feroci, di delusioni, esclusioni, prese di posizione, congetture. Cosa può generare la mente troppo viva di tre teste agitate? Può generare l’estremo. Sotto ogni sua forma, con ogni suo accezione di significato. E allora viva l’estremo! Lo gridiamo ad alta voce, senza un briciolo di timidezza. Bianco. Nero. Estremo di un mondo, quello dei colori, che già nello scorso numero abbiamo interpretato ed esplorato, di cui abbiamo, anche, dubitato. Solo le menti più vivaci, solo chi sa, ha vissuto, ha approfondito senza vincoli la realtà che ci circonda, e la metafisica che ci pervade, può partorire il vero pensiero estremo. Quello che, allenato, può portarti alla verità; perché, se in medio stat virtus, si dovranno pur conoscere i confini in cui muoversi. Ognuno, quindi, dovrebbe esplorare il suo pensiero fino a questi confini: dal bianco dell’inconscio, fino al nero della propria inconsistenza esistenziale, ci si può riconoscere e si può sorpassarsi, celebrarsi, immaginarsi vivere e capirsi. E allora viva il cinismo, lo humor nero, il grottesco, la violenza, il sangue; ma anche la morbidezza, la lealtà, il rispetto, l’armonia, il pensarsi vicini. Tutto questo ci fa uomini vivi, solo sfiorando uno per uno gli estremi di cui il mondo è intriso potremmo considerarci uomini veri. Toccare il fondo per lanciarsi sempre più in alto. È l’unico modo per poter vedere tutte le sfumature di questo mondo in bianco e nero, travestito in technicolor.
Elvira Pozzati
pag. 4
pag. 8 pag. 12 pag. 14
Manuel Dall’olio
Giancarlo Briguglia
Loris Dogana pag. 20
Angelo Mazzoleni
pag. 26 pag. 30
Angelo Bellobono
Escapista
pag. 22
Anonimo Josè Sala
pag. 31
Be|Different - numero Tre.
Gianni Cuomo
copertina
pag. 32
Umberto Torricelli pag. 36
Natale Platania pag. 38
Be|Different è un’idea di:
pag. 40
* Stefano Mastronicola www.stefanomastronicola.it * Francesco Perrone www.lapaglia.it
Tutte le immagini ed i testi presenti in questo numero sono di proprietà dei rispettivi autori o di chi ne detiene i diritti. Be|Different Magazine non è in alcun modo responsabile del loro utilizzo da parte di terzi senza il consendo stesso degli autori che ne detengono i diritti.
Marco Castoldi pag. 44
* Lorenzo Brusadelli www.lorenzobrusadelli.it
pag. 48 pag. 50
Mario Gazzola
Gianni Cuomo
Santi e Palù
Valentina Russello pag. 54 pag. 55
Simone Lucciola
Appendice degli autori
Elvira Pozzati
Elvira Pozzati si è formata per un breve periodo tra Brera e l’accademia Faruffini di Sesto S. Giovanni negli anni ’70. Guidata per una decina di anni da Maestri artisti come G.Barbanti, E.Triacca e F.Guffanti; negli anni ’90 incontri importanti segnano la sua formazione estetica: Max Bill, Piero Dorazio e Luigi Veronesi col quale nel ’93 condivide la mostra “Piccole opere di grandi artisti” . Sperimenta tutte le tecniche pittoriche, ma all’inizio l’interazione più profonda avviene con l’acquarello, tecnica che le permette di indagare l’espressionismo della figura umana con il rapporto ambiguo dello spazio che la circonda…. Figure femminili, nate più per capirsi che per trarne degli elementi poetici e segnici: l’immagine sfiorata dalla larvale figurazione negli
Modulazioni spaziali, 2007 tecnica mista 4
anni ’90 attira l’attenzione di critici. Negli stessi anni con la pittura ad olio inizia il ciclo dedicato alle emozioni. Ne consegue una continua ricerca interiore tesa a raggiungimenti che destano interesse per la carica espressiva delle masse di colore che inducono sensazioni, pensieri, sogni e ricordi. Negli ultimi anni l’interesse della Pozzati si è orientato sull’assoluto nitore percettivo, ossia sull’eliminazione di ogni elemento cromatico o formale, che possa creare suggestioni devianti. Quindi è arrivato all’azzeramento del colore e all’assunzione di toni grigi, neri, bianchi, unico tocco cromatico il rosso nella sua significazione più intensa.
Il vento che l’attraversa, 2005 tecnica mista 5
Elvira Pozzati
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Tessuto urbano, 2005 tecnica mista
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Manuel dall’olio
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METAFISICO_04 (chiesa), 2008 illustrazione vettoriale
METAFISICO_01 (otto), 2008 illustrazione vettoriale
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Manuel dall’olio
METAFISICO_0X, 2008 illustrazione vettoriale
Nel 1994 incomincia la carriera professionale di Manuel Dall’Olio, prima come grafico, poi come art director. Negli anni successivi collabora con Igort, Yumi Karasumaru, Iori e altri artisti dell’area bolognese; in particolare col primo segue diversi progetti editoriali per Alessi e Coconino Press. Dal 2002 inizia la sua esperienza da libero professionista, e la collaborazione con diverse agenzie di comunicazione, nel 2003 fonda il network interdisciplinare TRE. Oggi, insieme al suo lavoro come libero professionista (collabora con Mandarina Duck, Provincia di Ferrara, Comune di Faenza, Museo Carlo Zauli, Fabrica, Enel, Scout e altri), è docente di grafica e art direction all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Per questo numero ci propone un’insieme di opere tanto semplici quanto misteriose. Sorta di archetipi di immagini comuni (paesaggi, case, ma anche figure astratte) che colpiscono per l’armonia, la pulizia delle forme, e la sensazione di tangibilità di queste creazioni digitali.
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METAFISICO_0X, 2008 illustrazione vettoriale
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Giancarlo Briguglia - “IL BIANCO E IL NERO”
Non ero più bianco, ero nero. Ero nero. Avevo cambiato colore della pelle. Non era trucco, non era inganno. Ero nero. Ero un nero per caso, non intonavo. La mia voce era la stessa della sera prima. Anna, la mia ragazza, mi guardava appena sveglio come mi aveva sempre guardato. Ero nero, da sempre. Non le ho ancora parlato della percezione che ho del colore della mia pelle. E a nessun altro perché nessuno vede un cambiamento in me. Sono forse diventato pazzo? Ho paura che il mio cervello si sia sputtanato. Son savio o son matto, sogno o son desto?! Non sono pazzo, cazzo. Se fossi pazzo qualcuno me lo avrebbe detto, è da una settimana che sono negro. Qualcuno mi avrebbe rinchiuso in un manicomio. O forse fingono tutti, mi stanno osservando, mi accerchiano e poi mi ingabbiano: camicia di forza, bombardamenti di psicofarmaci. Ma com’è possibile.
Mi sveglio. Mi metto calze e guanti senza aprire gli occhi. Voglio andare davanti allo specchio e solo allora guardarmi. Da oggi per me è una nuova vita. Se sono bianco va bene. Se sono nero va bene. Del resto perché devo impazzire, rovinarmi il resto della vita solo perché fino a qualche giorno fa ero bianco a mio avviso. Non è cambiato niente. Gli altri sembrerebbe mi vedano come sono sempre apparso ai loro occhi. Le mie relazioni con Anna, gli amici, mio padre, tutte non sono cambiate. Quindi tranquillo, stai tranquillo Moussa, anche tu Luca. Adesso apro gli occhi e scopro chi sono. Uno. Due. Tre. No! Non ci credo. Sono blu.
“Anna, ti devo parlare”. “Che c’è amore?”. “Siediti qui, vicino a me”. “Si”. “Promettimi di tenere per te le cose che ti sto per dire”. “Ma si; cosa c’è, cos’hai?”. “Anna…Sono nero”. “Ah ah. Ma cosa dici Moussa. Sei sempre stato nero. Te ne accorgi solo oggi?”. Cosa? Io non mi chiamo Moussa, non sono nero. Che cazzo succede. Sono sempre stato nero per tutti. Nero come un pedone nelle file dell’armata sbagliata. Sotto tiro da alfieri e cavalli, regina e anche re, bianchi, compagno dei pedoni accanto. Sto tra di loro diverso, ma ritenuto uguale. Un mandingo a Trastevere. Una spia russa nel fronte americano che parla l’esperanto. Chi sono? Ho forse una crisi di mezza età, legata a un disturbo del sistema nervoso, la psiche ovattata dall’amore, violentata dall’amore; un amore razionale, forse. Non so chi sono, Moussa o Luca, non so come sono, nero o bianco, non so a chi credere, a me, che in fin dei conti non mi sono mai tradito, o agli altri, uomini e donne che credo di conoscere. L’io che osserva il Me e crea il Sé. O che altro. Io che non sono Sé, altro da me. Mancanza di super io, mancanza di filtri che permettano di osservarmi. Dormo, voglio dormire tanto e domani risvegliarmi bianco o nero, ma avendolo sempre saputo.
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Loris Dogana
La vendetta dei bubini, 2008 disegno a penna su carta
Cappellosenzatesta è Loris Dogana. Come molti bambini ha avuto un’infazia. Come molti bambini è cresciuto ed è diventato un adulto. Come molti adulti vuole tornare un bambino. Ha guardato tanti cartoni animati negli anni 80 e ha dato il suo primo bacio negli anni 90. Poi nel 2002 si è diplomato all’ I.S.A. di Urbino in disegno animato e ha deciso di fare l’attore. Loris Dogana ha fatto la scuola di teatro e adesso fa l’attore. Cappellosenzatesta ha fatto l’istituto d’arte e fa l’illustratore. Nessuno dei due sa di preciso dove abitino. Quando era piccolo Cappellosenzatesta era bravo a colorare dentro ai margini. In seguito ha comiciato a disegnare dei margini e a colorarci dentro. Dopo i vent’anni ha smesso di colorare e si è dedicato ai margini. Quando ha scelto di vedere in bianco e nero ha preso un astuccio, delle penne e un’agenda tascabile e ha iniziato a prendere appunti disegnando le parole. A lui piace dire che i suoi disegni sono delle poesie per immagini. Gli piace dire anche che Magritte, Klimt e Gong Xian sono i suoi maestri, anche se non si vede. Tutti chiedono a Cappellosenzatesta perché disegna degli uomini con la testa sostituita da oggetti, ma nessuno gli chiede perché disegna degli oggetti con degli uomini attaccati sopra. Per sapere l’ora della morte di Cappellosenzatesta si prega cortesemente di attendere.
Paternità, 2007 disegno a penna su carta
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Loris Dogana
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Fatti l’uno per l’altra?, 2008 disegno a penna su carta
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Loris Dogana
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Vendetta, 2008 disegno a penna su carta
Per Rick, 2008 disegno a penna e pennello calligrafico su carta
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Angelo Bellobono
wellbeing project - The Jumper, 2003 acrilico su tela
Angelo Bellobono ha partecipato a numerose mostre collettive (la prima personale risale al 1995) in tutto il mondo: da Roma, alla California, fino a New York, dove ora collabora con due gallerie. Il centro dela sua ricerca è sempre stato l’uomo e il territorio, evidenziando il difficile rapporto di appartenenza e identità, intesa non solo in senso socio culturale, ma anche biologico. I meccanismi in cui la biochimica si traduce in comportamenti ed emozioni è il filo conduttore dei suoi dipinti , dei video e delle azioni performative, togliendo enfasi a tutta la presunta spiritualità che anima l’esistenza. Un senso di drammatica ironia pervade i suoi ritratti, persi in un biancore accecante, o in uno scuro mare di petrolio, liquidi e solidi allo stesso tempo, concettualmente instabili e temporanei, appesi al loro chimico senso di precarietà biologica. Essi svelano il continuo sforzo compiuto nella ricerca di un’identità e di un luogo in cui collocarsi, un continuo congelamento e scongelamento di esistenze celate o negate e di un benessere ideale.
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every face has a place (viola), 2005 acrilico su tela
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Escapista
Dark end of the street, 2008 fotografia digitale
Nella sua carriera ha partecipato al Fuorisalone con un’installazione, ad eventi collaterali alla Biennale di Venezia, e a numerose mostre collettive e personali in varie gallerie italiane, fino ad arrivare al museo MUVIM di Valencia. Le sue opere sono state pubblicate da importanti magazine del settore, come il brasiliano IDEAFIXA ed il turco BAKMAGAZINE. La fotografia di Escapista ci fa indubbiamente sentire soli, ci fa godere degli spazi vuoti, isolati, delle grandi vedute avvolgenti ma allo stesso tempo fredde, con una forza pulita e lineare. 22
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Escapista
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Heaven Hammer Missing, 2008 fotografia digitale
Who’s gonna save my soul, 2008 fotografia digitale
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Angelo Mazzoleni
Angelo Mazzoleni (Firenze, 1952) inizia presto la sua attività artistica, sotto la guida di alcuni maestri e frequentando corsi di perfezionamento presso l’Accademia Carrara di Bergamo e partecipando alle prime mostre di pittura in Lombardia ed in altre regioni italiane. Si interessa inoltre di paleontologia scoprendo alcuni reperti fossili importanti, donati ai musei di Milano e Bergamo, tra cui un erionide di un genere ancora sconosciuto ed al quale è stato dato il suo nome nelle relative pubblicazioni scientifiche. L’interesse per il mistero del passato, per la sto-
Condizione umana, 2007 tecnica ovulare
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ria soprattutto primitiva, nelle sue dimensioni ancestrali, è uno degli elementi caratterizzanti la sua ricerca anche nel campo della pittura, prima ancora della fondazione con altri artisti del gruppo “NUOVA ARTE SINCRETICA”, che propone una ricerca di sintesi storico-universalistica ed interetnica, controcorrente rispetto alle linee di un certo sistema e mercato dell’arte. Dalle critiche di: S. Di Carlo - L. Lorenzi - L.Lepri, G. Sillato, A. Dipre’.
Dimensioni della luce, 2007 tecnica ovulare
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Angelo Mazzoleni
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Dimensioni parallele, 2008 tecnica mista
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Anonimo
FIAMMIFERI Il primo perde la testa sulle cosce nude e nere della sua femmina.
Josè Sala
Josè Sala, 35 anni, è un Digital Artist, Motiongrapher con una lunga esperienza nel campo degli effetti speciali. Dal 1996 Lavora presso la Ubik-Visual Effects s.r.l. Milano, specializzata in effetti visivi digitali, che opera nel campo pubblicitario e cinematografico occupandosi principalmente del Composite, ovvero di creare immagini attraverso la fusione di contributi di vario tipo (filmati, materiali di archivi fotografici, o generati al computer)ma anche di Motion graphic e di quegli aspetti legati al concept design e alla pre-produzione. Nel 2004 ha vinto, con la società per cui lavora, il “David di Donatello” grazie al film “Cantando dietro i Paraventi” di Ermanno Olmi.
Un altro si accende schioccando le dita sfiorando appena le calze ruvide. La punta bianca si schianta la fiamma s’illumina di viola e di azzurro. Il fumo è zucchero d’aria che sale. anelli legano il respiro pulito. Il posaremore è pieno di carta, aghi rimorsi cazzate cenere. Tutto può bruciare qui dentro. Ma quanti fogli avrà ancora la mia vita?
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Lineaunica, 2008 Photoshop
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Umberto Torricelli
Ho cercato il mio sguardo, 2003 olio su tela
Umberto Torricelli vanta un esperienza decennale che gli ha permesso di partecipare a numerose mostre collettive in tutto il mondo. È un narratore, Umberto Torricelli, che ci racconta una storia senza volto, apparentemente senza trama. La storia è infatti quella delle ombre che la vita ci mette davanti. Ombre che Torricelli cattura grazie all’uso affabulatore ed esclusivo del bianco e del nero. Così piano piano la storia viene fuori, il volto diventa quasi un volto conosciuto, e conosciuto da sempre proprio perché invisibile, indefinito, ma sicuro, certo, solido come solo il nero sa essere. Questo artista ci insegna che nell’ombra, spesso, sta il vero realizzarsi della luce.
Boris, 2004 olio su tela 32
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Umberto Torricelli
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Lei dovrebbe sognare di pi첫, 2004 olio su tela
VII round, 2003 olio su tela
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Natale Platania
Natale Platania (1961, Catania) si diploma nella sezione Scultura dell’Accademia di Belle Arti di Catania. Dopo le esperienze negli studi di Carlo Vicoli a Carrara, e Francesco Somaini a Como, ritorna nella città natale, dove insegna, all’accademia cittadina, Videoscultura e Tecniche e Applicazioni Digitali. Dal 1984 progetta e realizza diverse iniziative nel campo delle arti visive; insieme a Piero Castronovo e Giuseppe Frazzetto dirige il Centro Voltaire di Catania.
Eruzione, 2004 Tela, acrilico, oggetti reali e terra lavica
Dal 1990 propone sia il suo lavoro di scultura, che di fotografia e pittura. “Lavoro che affonda le sue radici nella contemporaneità più sfrenata, quella che accelerando a dismisura ci ha portato dal post-moderno al post-umano, dove l’immagine e l’attimo hanno sostituito la meditazione e il messaggio, linfa vitale di ogni esperienza artistica. È così che la sua opera prende vita, viene esaltata dal bianco e dal nero che, allo stesso tempo, esalta e confonde il senso, lo copre, quasi, di un velo di tristezza e di rabbia”, nonché di disincanto. Così la realtà contemporanea è nascosta, macchiata di un punto nero, che si ripete e che cela in sé un significato che lascia l’osservatore in bilico tra certezza e fragilità, tra senso e non senso, tra lucidità e inconscio. Citaz. da Tempo di Bio-Arte di Rosalba Di Perna.
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Una ex his ultima, 2006 Lavagna e orologio
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Mario Gazzola - “RICAMBI“
Milano, 22-11-2025 Si può vivere con un solo rene, si disse aprendo l’occhio buono, sotto i postumi dell’anestesia. Anche a San Vittore. Specie se il taglio ti taglia 2 anni di gabbia. La cosa più brutta di un’operazione chirurgica è quando ti svegli: muscoli morti, due bottiglie che pompano broda nelle braccia. La vescica scoppia e tu non riesci a pisciare. Solo dopo affiora il dolore, tutte le suture, nuove e vecchie, i movimenti negati. Ma senza un rene non crepi mica. Neanche a San Vittore. Il soffitto è candido, imbiancato da poco. Anche i muri sono candidi. Il pavimento, quando riesci a girare la testa per vederlo, è tutto a piastrelle bianche. Da quando come galera di Milano hanno murato tutta la casbah di Rozzano, San Vittore è diventato bianco come una torta da sposi. Si sta tranquilli, né urla né bestemmie. Fa quasi bello andarci, si diceva. Finché non arrivano i passi. Allora sai che è arrivato il tuo turno e un po’ te la fai sotto, quando sai che vengono a tagliarti un pezzo.
02-12-2025 Senza un rene si vive. E si guadagnano 2 anni. Anche il cuoio capelluto non è indispensabile e vale i suoi 6 mesi. Il midollo spinale 10, te lo levano poco per volta e non resti mai senza. Il sangue si rifà da solo, per cui vale 2 mesi ogni 4 prelievi settimanali. Se cedi una cornea ti levi di dosso 4 anni tondi, e ci vedi ancora! Poi un giorno i macellai ti dicono che si campa anche con un polmone solo. Ti mettono un impianto sintetico, sincronizzato con quello naturale e lui supporta, dicono. Dopo non è che puoi far le corse, certo, ma tanto qui c’è poco da correre. E anche fuori…
06-01-2026 Non se ne vedono mica tanti di “spolmonati” in giro per San Vittore, notò, forse li portano in altre cliniche…. L’hanno ribattezzata Unità di Riproduzione Organica, la vecchia galera, ma i vecchi carcerati non abboccano a questi trucchetti linguistici: l’han chiamato l’Officina dei Ricambi. Hanno fiutato subito che qui non si riproduce niente: solo, si tolgono organi sani da corpi colpevoli per trapiantarli fuori, in corpi guasti ma innocenti. Per un omicida, è come rendere una vita per una vita, rifletteva, solo un pezzo alla volta. Ti senti in leasing. Il cappellano dice che così si capisce il senso di “occhio per occhio, dente per dente”.
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15-01-2026 Però un polmone è un polmone, anche se è ancora un organo doppio. E anche se vale un bingo di 10 anni secchi. Uscirò, e sulle mie gambe, non in sedia a rotelle, si ripeteva. Il corpo ti sostiene se c’hai un motivo davvero forte. E 35 anni per omicidio a uno che ne ha 40 sono un motivo fortissimo. Chissà cosa avrebbe fruttato un polmone sano di un bianco fuori, nel suk di Piazza Vetra? Ogni volta che sentiva avvicinarsi i passi dei medici in corsia sentiva il respiro affannoso, un po’ raschiante, del polmone buono farsi più veloce. L’occhio roteava per la stanza sgranato dal terrore, nessun capello poteva più drizzarsi in testa… Andati. Sono passati oltre. Hfffhhh…! 08-02-2026 Soffitto bianco, muri bianchi, piastrelle bianche. Serrande bianche alle finestre. E tump, tump, tump… quei passi che s’avvicinavano. Hhnnfffhhh… Hhnnfffhhh… Il respiro affannoso del polmone sano nella mascherina, col suo supporto sintetico. E i passi. Hhnnfffhhh… tump. Hhnnfffhhh… TUMP! - Buongiorno, 1625. come stiamo, oggi? - Buongiorno dottore. Come vuole che stiamoo……. - Massù, che lei ne ha già viste tante, è un duro. - Eh… Quanto mi togliete… oggi? - Oggi lei torna libero, 1625. - Liberoo… che… possousciree? Sprofondò nell’incoscienza e non riuscì a chiedere altro. Il chirurgo affondò il bisturi nel petto, di fianco al cuore.
La versione integrale del racconto è stata pubblicata sul numero 51 della rivista di fantascienza Robot.
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Marco Castoldi
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Zero Gravity, Study 13, 2007 fotografia digitale
Zero Gravity, Study 7, 2007 fotografia digitale
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Marco Castoldi
Zero Gravity, Study 4, 2007 fotografia digitale
Marco Castoldi (1982), figlio dell’invasione digitale si è avvicinato solo da poco alla fotografia, ma il suo talento è evidente fin da subito. I suoi sono veri e propri sguardi di sintesi, che nascondono ed eliminano il superfluo, che riducono lo sguardo ad un taglio equilibrato e asettico, per poi amplificarlo verso tutto ciò che si può immaginare esserci dietro alla sua foto. Un continuo stringere ed allargare, coprire e nascondere. L’immediatezza e la profondità del nero, la coperta e il taglio del bianco, fanno di “Zero Gravity”, un lavoro allo stesso elegante, potente, dal tocco metafisico.
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Zero Gravity, Study 10, 2007 fotografia digitale
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Gianni Cuomo
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LIGIR, 2007 stratificazioni di materiali vari legno, cartone, metallo
SIOV, 2008 stratificazioni di materiali vari legno, cartone, metallo
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Gianni Cuomo
XAX, 2007 stratificazioni di materiali vari legno, cartone, metallo
Cuomo (Battipaglia, 1962) colpisce per la semplicità e la genialità dei suoi uomini senza storia. La scultura che ci propone rappresenta, infatti, ominidi ricoperti da scritte, che ricordano quelle del calcolatore impazzito. È quindi l’incomunicabilità, la colonna portante del suo lavoro, incomunicabilità che ogni giorno si fa largo nelle maglie del nostro tessuto sociale. Mute, cieche, sorde, paiono queste sculture di legno, metallo e carta, eppure vive. La loro forza è probabilmente il nostro assomigliare sempre di più a loro.
WJKJ, 2007 stratificazioni di materiali vari legno, cartone, metallo
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Santi e Palù
Larva 16, 2007 Foto a lunga esposizione con puntatore laser
Sono due esperienze diverse quelle di Davide Palumbo e Anna Paola Santinelli, artisti campani, ma attivi a Milano. Il primo arriva da un percorso che lo vedeva attivo nel campo musicale (sia come musicista che come direttore artistico); lei invece ha studiato logopedia applicata alla musica e al teatro. La fusione di queste eclettiche esperienze ha dato vita a “Canetti factory”, con cui hanno creato il progetto “Arte in fabbrica” (2005), un’installazione di 40 mq nel cuore di una catena di montaggio, e la creazione di una video-animazione come supporto visivo alle letture dell’ attore Paolo Rossi, Gianni Mura e Fernanda Pivano, per il trentennale della scomparsa del poeta Alfonso Gatto (Spazio Oberdan di Milano, 2006). Ora ci presentano, con il nome Santi&Palù, questo ciclo di opere in cui i soggetti vengono fotografati al buio ed evidenziati con rapidi tratti di puntatore laser, utilizzato come una sorta di penna luminosa. Il risultato non rivela il soggetto, ma solo il rifrangersi delle onde di luce su di esso, sopravvivendo esclusivamente come spettro (in latino: Larva), come fenomeno plastico di pura luce.
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Larva 17, 2007 Foto a lunga esposizione con puntatore laser
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Valentina Russello
Valentina Russello (Agrigento, 1978) vive e lavora a Milano, dove, dopo gli studi di design al Politecnico, dal 2001 all’illustrazione per l’editoria e per la pubblicità, come a progetti di graphic design, corporate identity, allestimento e comunicazione d’impresa.
Mare, 2008 china nera e acrilico
“La mia testa è un condominio affollato di immagini”, afferma l’autrice, e non si fatica a crederle guardando queste opere, in cui convivono figure, molto spesso femminili, che ricordano le illustrazioni per i bambini. Infatti i suoi lavori riportano ad un mondo fiabesco, ad una strana evasione che illude l’uomo-moderno, a cui ancora viene data la chance di essere un uomo-bambino; nelle espressioni straniate e allo stesso tempo intense, sta il reale punto di forza e di rottura con la realtà. I colori, che nei suoi lavori hanno una presenza limitata, sono la luce che dà respiro alle linee nere che, lì, convergono e si confondono. Si crea così la tensione, la curiosità, la straniazione che può avere solo una fiaba, per adulti.
People, 2007 china nera e acrilico
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Valentina Russello
Diat. Velissit lorerat. Henis nullumsandre vel ut aut nulla accum iure magnim volorperos estissiscing ero od molenis am, sequat. Dolore molortie te er sum eu faccummy non hent wis et il ip ercip elis nostrud dui bla adiat numsan eui ex eratincilisl diat. Ut diametum dit veliquis numsan ea commodiam num nullum autatue venibh ea con velenibh et nim ver susciduis eu feui tisse vero odiamco nsenibh estoAm veliquam, con utem zzril er in hent prat, consectem volum velisi.
Sogni, 2007 china nera e acrilico
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Simone Lucciola
Appendice degli autori:
Giancarlo Briguglia www.lapaglia.it
Simone Lucciola www.lamette.it
Angelo Bellobono www.angelobellobono.com
Angelo Mazzoleni www.angelomazzoleni.com
Marco Castoldi www.fotolog.com/hiddeninshadow
Santi e Palù myspace.com/santinellipalumbo
Gianni Cuomo galleriabiancamariarizzi.com/Cuomo07.html
Natale Platania www.postcontemporanea.it
Manuel Dall’olio www.manueldallolio.it
Elvira Pozzati www.elvirapozzati.it
Loris Dogana www.myspace.com/cappellosenzatesta
Valentina Russello www.valentinarussello.com
Escapista www.escapista.net
Josè Sala josesala72.blogspot.com
Mario Gazzola www.posthuman.it
Umberto Torricelli www.umbertotorricelli.com
Il prossimo numero: “CITTà CHE SALE’”
Saper parlare al mondo contemporaneo con il linguaggio più vecchio del mondo: l’arte. Questa è la missione di Be|Different, primo esperimento di magazine on-line e cartaceo che si presenta come una galleria d’arte virtuale, un catalogo delle nuove tendenze artistiche e visive. Per questo motivo invitiamo i nostri lettori a collaborare con noi, spedendoci una selezione di lavori, oppure di racconti, saggi, notizie, sempre con un occhio al tema prescelto per il numero successivo. Be|Different non si pone limiti, né di formato, né di risorse. Vuole avere la Vostra collaborazione perché sa che solo con la passione di chi si nutre d’arte ogni giorno, si può davvero realizzare un prodotto onesto, reale, che rifletta e sintetizzi il contemporaneo in un’unica proposta. Il tema del prossimo numero è: “Città che sale”. Come sempre la pertinenza al tema è libera. Inviate le vostre opere: entro il 15 gennaio 2009, specificando nome, cognome ed allegando una breve presentazione a materiali@bedifferent.it Specifiche per i materiali: • Per immagini, disegni e fotografie, si consiglia il formato JPEG. E’ possibile inviarci prima i file in bassa definizione. Sarà richiesto successivamente, il materiale selezionato in alta risoluzione. • Per i testi, si raccomanda il formato DOC o RTF. Non è previsto un limite minimo o massimo di inivii. 54
Spazio libero. Spazio pubblicitario. Spazio disponibile. Advertising here. L’arte contemporanea ha bisogno di nuove leve. Menti fresche e non compromesse che siano capaci di portare idee e soluzioni innovative, che sappiano far convivere in armonia l’arte, vecchia come l’uomo, con tutto ciò che l’uomo è oggi. Ciò significa riuscire a dare visibilità alle novità che ci propongono gli artisti del nostro tempo, sia per quanto riguarda quelle che noi consideriamo le nuove avanguardie - street-art e digital art – sia per le proposte di fotografia, e pure della più classica pittura. Lo spazio vuoto che vedete sopra questa scritta rappresenta il nostro desiderio di portare avanti il progetto Be|Different. La pubblicità, come qualsiasi tipo di donazione alla nostra causa, non dà esclusivamente a noi l’opportunità di migliorare la qualità di ciò che offriamo, e di perseguire con passione gli obiettivi che ci siamo prefissati. I Vostri sforzi concreti, infatti, saranno ricambiati col nostro concreto impegno, per far sì che la rivista (e il sito direttamente collegato) abbia la maggiore diffusione possibile, grazie allo sfruttamento del web e delle nuove tecnologie, ma anche all’organizzazione di eventi espositivi che coinvolgano un universo di artisti che ormai si muovono su canali paralleli a quelli del “sistema arte” canonico. Così, il nome Be|Different diventerà presto un segno di riconoscimento per chi crede ad un modo diverso e aggiornato di concepire, diffondere, e fare arte. Be|Different è a vostra disposizione per qualsiasi informazione e richiesta di investimento pubblicitario all’interno del nostro Magazine. info@bedifferent.it La sfida alla modernità è iniziata col nuovo millennio. È ora che l’arte torni ad essere al passo coi tempi. Grazie www.bedifferent.it
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