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LE BOLOGNESI DAL 1920 AL 1970

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SONO DISPONIBILI

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AL MUSEO DEL PATRIMONIO INDUSTRIALE DEL CAPOLUOGO EMILIANO SINO A FINE MAGGIO 32 MOTO, FOTO, CARTELLONI PUBBLICITARI, VIDEO E UNA BANCA DATI MULTIMEDIALE RIASSUMONO 50 ANNI DI STORIA.

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Si intitola ”Antologia della moto bolognese, 1920-1970” la mostra allestita al Museo del Patrimonio Industriale di Bologna visitabile sino al prossimo 28 maggio. La rassegna ripercorre cinquant’anni di produzione motociclistica felsinea, ultima di una serie di mostre dedicate a questo settore tenutesi in questa struttura. Questa volta sono state esposte 32 motociclette delle principali Aziende attive dal 1920 al 1970, suddivise in isole tematiche per periodo e tipologia. E ancora immagini, filmati provenienti dall’Istituto Luce, come quello prodotto dal Museo ”Italiani in motocicletta” basato sui cinegiornali.

La storia delle moto bolognesi è legata ancora agli anni pionieristici di fine Ottocento, con la prima gara organizzata dal Touring Club Italiano nel 1899 e le prime moto costruite nella città sono le Grazia e Fiorini nel 1904. Ma è dopo la fine della I guerra mondiale che Bologna diventa terra di motori, con i suoi tecnici e costruttori che si afermano in ambito produttivo e agonistico. Tra queste dominano la scena soprattutto la G.D e la MM, anche in virtù degli importanti successi agonistici.

Info

Museo del Patrimonio Industriale, Via della Beverara 123 - 40131 Bologna, tel. +39 051 6356611 - Fax +39 051 6346053, e-mail: museopat@comune.bologna.it, www.museibologna.it/patrimonioindustriale

Nel decennio successivo, o almeno nella prima parte, visto che poi l’autarchia a causa delle sanzioni e la successiva economia di guerra condizionano pesantemente il settore motociclistico, delle Aziende della prima ora solo la MM mantenere un ruolo di una certa importanza in campo nazionale. La G.D è penalizzata dal passaggio dalle biciclette a motore alle moto vere e proprie e nel '34 è costretta a chiudere. Tra i nuovi Marchi si mette in evidenza la CM di Mario Cavedagni, ex collaboratore G.D. Sul finire del decennio la Morini e la Mondial, che si chiama ancora solo FB, iniziano la loro produzione nel settore producendo motocarri, una soluzione scelta anche dalla DEMM per avvicinarsi al settore. Dopo la fine della seconda guerra mondiale il motociclismo bolognese conosce un nuovo impulso grazie ai modelli più economici. Il Cucciolo della Ducati diventa uno dei micromotori più difusi, mentre la Morini 125 a 2 tempi, con il motore ”ispirato” al tedesco DKW grazie alla liberalizzazione del brevetto Schnürle, diventa una delle moto italiane di maggior successo: sia nelle vendite che nelle corse, vincendo nel 1948 il primo campionato italiano del dopoguerra e bissando l'anno successivo (con la 4 tempi). Mondial vince anche il campionato del mondo '49-'50-'51. Negli anni 50, quando a Bologna sono attive ben 55 Aziende costruttrici di motociclette, Ducati amplia la produzione e le sue 98-125175 vincono nelle competizioni e si afermano sul mercato, anche grazie al clamore positivo dell’impresa compiuta da Leopoldo Tartarini e Giorgio Monetti, che tra il 1957 e il 1958 compiono il giro del mondo in sella a due Ducati 175.

Si arriva così agli anni Sessanta, tra i più difcili per l’industria motociclistica nazionale per la costante ascesa dell’automobile. Il comparto bolognese vede l’ascesa di nuove Aziende: l’Italemmezeta, divenuta poi Italjet, Malaguti, Testi, Cimatti, Malanca, Minarelli, Franco Morini e Demm.

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