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ALLE ORIGINI DEL MOTOMONDIALE

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SONO DISPONIBILI

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“Paso” è in sella alla nuova bicilindrica bialbero, opera dell’ing. Soncini, con la quale chiude secondo nel mondiale, alle spallle del fnlandese, insieme al quale sarà vittima del terribile incidente di Monza nella successiva primavera. La moto intanto cambia nome assumendo l’identità arley Davidson, che detiene il 50% del pacchetto azionario della divisione “terrestre” della casa varesina. Perso Pasolini, dopo un periodo di sbandamento, l’ arley Davidson chiama un rigenerato alter Villa (era stato coinvolto anche lui nel patatrac monzese). A trent’anni il pilota modenese ha un bagaglio di esperienza invidiabile, smaliziato e concreto e si dimostra la scelta giusta per la squadra di Schiranna: “ Villa” cala un po er di titoli, tre nella 250, uno nella 350 contrastando le ambizioni di ohnny Cecotto, ma non quelle della Morbidelli Intanto è cresciuta bene anche la 250 Morbidelli. Tenuta a battesimo da Paolo Pileri nel 1976, la quarto di litro pesarese affdata a Mario Lega strappa il titolo alla arley Davidson in una delle stagioni più combattute di questa classe: le dodici gare in programma vedono infatti il successo di otto piloti diversi: Mario Lega (Mordidelli), alter Villa ( D), Franco Uncini, Ta azumi atayama ( D), Christian Sarron (Yamaha), on E erold (Yamaha), Mic Grant ( awasa i) e il sudafricano or Ballington ( awasa i). E sarà proprio l’uomo della “verdona” a sbarrare la strada al nuovo talento scelto da Morbidelli: Graziano Rossi. Il maestro ha cercato di anticipare Valentino nel 1979, ma non è fortunato perché la sua 250 raggiunge il top prestazionale solo nella seconda parte della stagione. Rossi vince i Gran Premi di ugoslavia, Olanda e Svezia, mentre è 2° a Brno, ma i punti non sono suffcienti per colmare il gap con il duo della awasa i or Ballington, campione, e Greg ansford 2°. Il 3° posto nel mondiale 1979 della 250 di Rossi è l’ultimo exploit della Morbidelli che tenta ancora con la 500 nel 1980 e 1981, ma senza grossi risultati, prima di chiudere i battenti nel 1982.

La storia così intensa della Morbidelli rischia di oscurare le imprese di altri portacolori di “moto-Italy”.

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Nel 1979, lasciata la Morbidelli, Eugenio Lazzarrini punta sulla classe minima. Lo fa andando sul sicuro con la tedesca Kreidler che schiera le sue 50 tramite la struttura olandese Van Veen. Con questa combinazione Lazzarini vince tutte e cinque le gare del calendario iridato, e rimane nella storia come l’unico italiano campione del mondo di questa classe. Il centauro di Urbino replica nel 1980, questa volta con la IPREM, una moto fatta in casa con Guido Mancini, che inevitabilmente ha molti punti in comune con Kreidler...

NIETO, MINARELLI E GARELLI

Tornando alla ottavo di litro, Angel Nieto, il re della categoria porta alla ribalta altre due moto italiane, la bolognese Minarelli e la Garelli di Sesto San Giovanni, famosissima per i suoi “Mosquito”. Con la Minarelli, Nieto è campione nel 1979, con otto successi parziali, davanti a Maurizio Massimiani, con la migliore delle Morbidelli MBA, e nell’81, quando ha per compagno di squadra Loris Reggiani. Con la Garelli infla la tripletta dall’82 al 84, spalleggiato dal solito Lazzarini. Fatto 13 (titoli mondiali tra 50 e 125) Nieto si ritira una prima volta, e lascia la Garelli vincente a un giovane italiano: Fausto Gresini che, ringrazia E vince altri due titoli nell’85 e nell’87, con in mezzo l’exploit di Luca Cadalora, primo nell’86, portando a sei le corone d’alloro iridate Garelli.

(continua)

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