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L’EVOLUZIONE DELLA SPECIE A CIELO APERTO
LA PIÙ SBARAZZINA, SCICCOSA E LIBERTINA DELLE
TANTISSIME VERSIONI DELLA COMPATTA TORINESE
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HA INTERPRETATO UN’EPOCA E SI È FATTA ICONA
DI QUEGLI EDONISTICI ANNI ’80 DOVE L’IMPORTANTE
ERA APPARIRE MA FARLO CIASCUNO COL PROPRIO STILE. di Luca Marconetti
Defnitivamente archiviati i diffcili anni ’70, l’automobile può fnalmente tornare a essere strumento di svago e divertimento, soprattutto se questa si presenta in versioni più particolari come cabriolet e spider. Rispetto a una volta però, quando le Case produttrici stesse potevano permettersi anche produzioni di nicchia di poche centinaia di esemplari, ora con la progressiva automazione e ingigantimento delle fabbriche, questo non è più possibile. Ma per tanti costruttori le scoperte sono dei “modelli bandiera” e non vogliono rinunciarvi, cos li affdano a fabbriche esterne: lo fa la Vol swagen con la armann per la Golf, BM con Baur per la Serie 3 e Fiat con Bertone per la Ritmo. In realtà in questo caso la vicenda sarà un po’ diversa ma, di fatto, la zuppa è la stessa. È la fliale Fiat tedesca che, per contrastare proprio la Golf Cabrio, a chiedere a Bertone un prototipo di Ritmo senza tetto per il Salone di Francoforte del 1979. L’auto sarà esposta allo stand del carrozziere dove stupirà tutti: verniciata rame metallizzato con paraurti e altri dettagli ton sur ton, subito riconoscibile per un particolare, la presenza del montante centrale-roll bar anche a capote abbassata. Marc Deschamps infatti, che ha sostituito Gandini alla direzione dello Stile Bertone, invece che appesantire la scocca con rinforzi e inspessimenti, preferisce questa soluzione, procedendo solo a un irrobustimento delle giunzioni fra i lamierati e all’inserimento di due spesse traverse sul pianale: cos il peso è contenuto in 930 g, come una normale Ritmo 75 berlina 5 porte.
Fiat non sarà mai realmente interessata alla versione Cabrio, lasciando alla discrezione delle fliali Europee se vendere o meno l’auto, prodotta a partire da settembre 1981 interamente da Bertone, che, nello stabilimento di Grugliasco, assembla anche gli organi meccanici e altre componenti (paraurti, fanaleria, plancia) provenienti da Mirafori (tanto che solo inizialmente l’auto sarà denominata “Ritmo Cabrio”, poi sempre solo “Bertone Cabrio”). La meccanica scelta è la più raffnata fra quelle disponibili per la Ritmo chiusa, quella della 85 Super: motore 1498 cm monoalbero alimentato da un carburatore doppio corpo eber 34 DMTR 53 o Solex 34 CIC/2 in grado di erogare 85 CV a 5800 giri/min e spingere la vettura a 162 m/h. Anche l’allestimento, nonostante la selleria in vinile e tessuto sia specifca, ricalca quello completo e ricco delle Super 5 porte, con la plancia dotata perfno di chec -control a diodi luminosi. Ingegnoso il sistema di apertura della robusta capote tristrato - che sarà sempre manuale - e del bauletto posteriore (che, nel design, ricalca esattamente la parte bassa del portellone di serie): con la capote chiusa, l’accesso al bagagliaio è garantito dal bauletto basculante verso il basso e dal lunotto in vetro che si alza come un vero e proprio portellone tramite due cerniere sulla tela. Quando invece si decide di aprirla, tramite un mantice brevettato da Bertone, questa va a occupare la parte alta del vano posteriore, senza tuttavia compromettere più di tanto lo spazio per i bagagli e può essere coperta da un tonneau copri-capote in tinta, che, anteriormente viene fssata “foderando” i puntoni del mantice, posteriormente tramite due poussoir sulla carrozzeria. Su frontale e coda non appariranno mai i loghi Fiat ma sempre solo quelli Bertone solo sui roll bar e sul volante della Cabrio I serie, apparirà la losanga nera della Casa del Lingotto. A novembre 1982 viene lanciata la Nuova Ritmo, ossia la II serie: Frontale a 4 fari inseriti nella calandra striata a tutta larghezza, scudi paraurti in plastica nera di disegno più lineare e razionale fanaleria posteriore più ampia “al vivo”, terminale di scarico a sinistra e altre modifche di dettaglio. Anche il carrozziere lancia la “Bertone Nuova Cabrio”, caratterizzata dallo stesso layout stilistico e dai medesimi motorizzazione e allestimento della Super: interni curati e motore 1,5 litri da 82 CV, meno cavalli ma peso infe- riore al passato e consumi ridotti. Ma la grande novità di questa serie è la versione “Palinuro” - celebre località di villeggiatura estiva del Cilento - del settembre 1983, caratterizzata da una livrea alquanto vistosa, disponibile in due varianti, entrambi bicolore: Blu e Azzurro metallizzati, o Marrone e Beige metallizzati, il primo colore per cofano, roll-bar e parte alta delle fancate (da metà della maniglia e oltre l’indicatore di direzione), il secondo per la parte inferiore, divise da un doppio fletto celeste e viola per il primo abbinamento, arancio e testa di moro per il secondo, con scritte “Palinuro” sulle porte. L’occasione è buona anche per rivedere gli interni: nuovo volante a 4 razze in alluminio riportante la frma di Nuccio Bertone e sedili ridisegnati, in vinile con ampi inserti in tessuto quadrettato multicolore, layout adottato anche sulla “S” normale. Nel maggio 1984 infne, ecco la più parca motorizzazione 1,3 da 68 CV: è la Bertone
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Nuova Cabrio 70 S.
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In Un Libro Tutta La Ritmo
La Libreria ASI ha appena presentato un libro interamente dedicato alla Ritmo, curato dai redattori de La Manovella Matteo Comoglio e Luca Marconetti. In 225 pagine viene sviscerata la carriera della più rivoluzionaria compatta torinese, quella che permise all’azienda di uscire dal terrore degli Anni di Piombo e introdurre in fabbrica i robot, evolvendo i metodi produttivi e permettendo alla Fiat di tornare al vertice, fra i produttori europei, per qualità, prestazioni e competitività sul mercato. Dalla I serie, “giocosa” e colorata alla matura III serie, stradista e affdabile, dalla civettuola cabrio di Bertone alle velocissime e potenti TC e Abarth, fno ai modelli da competizione, che vinsero parecchio. Il tutto illustrato con tantissime foto dell’epoca ma soprattutto di esemplari oggi conservati splendidamente, funzionanti e testimoni di un passato importante. Concludono i capitoli le schede sinottiche sulle caratteristiche tecniche, gli abbinamenti fra tinte e tappezzerie e gli accessori. Al fondo anche una pratica mini-guida al restauro di una vettura che vale la pena riscoprire.
Nell’estate del 1985, la Ritmo gode di un restyling di discreta identità per allungarne la sua carriera di qualche anno, in attesa della Tipo: pochi i rinnovamenti, come i fari con ghiere lisce e paraurti più fascianti, oltre alle modanature salva-porta alla base delle fancate. Dove invece troviamo la novità più importante è sotto il cofano che perde il 1.5 e adotta il brillante 1585 cm bialbero “Lampredi” da 105 CV della berlina 100 S ed “ex 105 TC”. I cerchi in lega O sono di nuovo disegno, gli interni in un bel tessuto “pied-de-poule”. Rimangono comunque disponibili la 1.3 e gli allestimenti “base” e “Palinuro” bicolore anche se un nuovo allestimento contraddistingue questa III serie: si chiama Leader (in realtà anticipato da una fugace versione della II serie, con interni in pelle e cerchi in lega tutto bianco. la “Lingotto”) ed è immediatamente riconoscibile per la livrea totalmente bianca, compresi paraurti e mascherine, mentre interni e capote sono grigi.