Appprendere le terapie focalizzate sulle emozioni

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S T R U M E N T I

R. Elliott - J.C. Watson - R.N. Goldman - L.S. Greenberg



collana Psicoterapia & Counseling diretta da Edoardo Giusti PSICOTERAPIA�

COUNSELING�

8 Centro Europeo di Ricerche per lo Studio delle Psicoterapie Integrate e Comparate



collana Psicoterapia & Counseling diretta da Edoardo Giusti PSICOTERAPIA�

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8 Centro Europeo di Ricerche per lo Studio delle Psicoterapie Integrate e Comparate



R. Elliott - J.C. Watson - R.N. Goldman - L.S. Greenberg

APPRENDERE

LE TERAPIE FOCALIZZATE SULLE EMOZIONI L’APPROCCIO ESPERIENZIALE ORIENTATO AL PROCESSO PER IL CAMBIAMENTO


Copyright © 2006 dell’American Psychological Association Questo lavoro è stato originariamente pubblicato in inglese con il titolo: Learning Emotion-Focused Therapy: The Process-Experiential Approach to Change, di Robert Elliott, PhD., Jeanne C. Watson, PhD., Ronda N. Goldman PhD., and Leslie S. Greenberg Phd, MBA, ABPP, dalla American Psychological Association negli Stati Uniti d’America. Copyright (2003) dell’American Psychological Association. L’opera è stata tradotta e ripubblicata in italiano per gentile concessione dell’APA. Questa traduzione non può essere pubblicata o riprodotta da terze parti in qualsiasi forma senza una concessione scritta dell’editore. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta o distribuita in alcuna forma o mezzo, o conservata in un archivio dati o sistema di recupero senza la dovuta autorizzazione anticipata dell’APA. © 2007 SOVERA MULTIMEDIA s.r.l. Via Vincenzo Brunacci, 55/55A - 00146 ROMA www.soveraedizioni.com e-mail: info@soveraedizioni.com Traduzione: Florinda Barbuto I diritti di traduzione, di riproduzione e di adattamento, totale o parziale (compresi i microfilm e le copie fotostatiche) sono riservati per tutti i paesi.


Indice Prefazione ……………………………………………………………

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Ringraziamenti ………………………………………………………

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Capitolo 1 Introduzione …………………………………………………………

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I. Fondamenti della terapia esperienziale orientata al processo …………………………………………

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Capitolo 2 Principi di base della teoria esperienziale orientata al processo…

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Capitolo 3 La ricerca sull’efficacia della terapia esperienziale orientata al processo …………………………………………………

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Capitolo 4 I microprocessi del cliente: a cosa prestano ascolto i terapeuti esperienziali orientati al processo ……………………

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Capitolo 5 I processi del terapeuta nella terapia esperienziale orientata al processo …………………………………………………

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Capitolo 6 Una panoramica sui compiti terapeutici ………………………… 109

II. Processi e compiti esperienziali orientati al processo ………………………………………… 123 Capitolo 7 Empatia ed esplorazione: l’essenza della terapia esperienziale orientata al processo ………………………………… 125 5


Indice Capitolo 8 L’accudimento e il nutrimento della relazione terapeutica……… 157 Capitolo 9 Consentire l’esperienza ed accedere all’esperienza ……………… 185 Capitolo 10 Rielaborazione di esperienze problematiche……………………… 211 Capitolo 11 Il lavoro con le due sedie per scissioni conflittuali ……………… 237 Capitolo 12 Il lavoro con la sedia vuota per questioni interpersonali irrisolte… 263

III. Problemi pratici nell’applicazione della terapia esperienziale orientata al processo… 287 Capitolo 13 Domande frequenti sull’applicazione della terapia esperienziale orientata al processo ………………………………… 289 Capitolo 14 Adattare la terapia esperienziale orientata al processo a specifici problemi del cliente …………………………………… 309 Capitolo 15 Raccomandazioni per insegnare ed apprendere la terapia esperienziale orientata al processo …………………… 335 Bibliografia …………………………………………………………… 347 Gli autori……………………………………………………………… 363

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Ai nostri studenti e clienti, che quotidianamente ci ispirano e stimolano



Prefazione

Il nostro scopo principale nello scrivere questo libro è rendere l’approccio esperienziale orientato al processo (process-experiential approach) (PE) più accessibile ad una più ampia gamma di terapeuti. Nel corso degli ultimi 15 anni, abbiamo trovato che questa terapia è un trattamento piacevole e stimolante da apprendere, sia per studenti universitari che iniziano a fare terapia e sia per professionisti con maggiore esperienza che hanno lavorato con altri approcci, come la terapia cognitivo-comportamentale o psicodinamica. Dalla pubblicazione del nostro libro Facilitating Emotional Change (Greenberg, Rice & Elliott, 1993), abbiamo avuto molte opportunità per discuterne con i nostri studenti e colleghi. Anche se consigliamo ancora il primo libro per la sua presentazione dettagliata della teoria e dei compiti, crediamo che ci sia bisogno di un’introduzione più accessibile al trattamento. Inoltre, nel cercare di comunicare gli aspetti più innovativi del nostro approccio, nel primo libro abbiamo enfatizzato i compiti terapeutici rispetto alla relazione terapeutacliente. In questo libro cerchiamo di correggere questo squilibrio prestando una maggiore attenzione alla relazione terapeutica. La terapia PE, inoltre, si è sviluppata rapidamente negli ultimi dieci anni. La teoria del trattamento ha continuato ad evolversi (Greenberg, 2000a; Greenberg & Paivio, 1997); è stata applicata a nuove popolazioni cliniche (vedi Elliott, Greenberg & Lietaer, 2003; Greenberg, Watson & Lietaer, 1998); ci sono molti più dati sulla ricerca sulla terapia PE, in particolare nel trattamento della depressione e del trauma (Elliott et al., in press). Nuovi compiti terapeutici sono stati aggiunti ai sei originariamente descritti (Elliott, Davis & Slatick, 1998; Elliott & Greenberg, 2002); e abbiamo appreso molto di più sui compiti iniziali. Nel frattempo, noi quattro ci siamo impegnati ad insegnare la terapia PE a diverse generazioni di studenti universitari e professionisti della salute mentale in corsi universitari, esperienze pratiche e workshop per professionisti. Nel fare ciò, abbiamo riflettuto attivamente sul modo migliore di insegnare la terapia e abbiamo iniziato a sviluppare un modello di best practices per insegnare ed apprendere la terapia PE. Questo libro è un tentativo di descrivere queste nuove acquisizioni e di comunicare nel modo più chiaro possibile quella che consideriamo l’essenza della terapia PE.

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Ringraziamenti

Questo libro nasce principalmente dalla nostra esperienza di formazione sulla terapia esperienziale orientata al processo (PE). I nostri allievi ci hanno ispirato e stimolato attraverso i loro successi terapeutici, gli impasse e i fallimenti, ponendoci importanti e a volte difficili domande sulla terapia, realizzando ricerche sotto la nostra guida e, soprattutto, spingendoci continuamente a descrivere ciò che facciamo quando siamo con i clienti in un linguaggio chiaro ed esplicito. Abbiamo tratto grande beneficio dal nostro lavoro con loro e siamo lieti di poter includere alcuni dei loro lavori terapeutici tra i casi riportati in questo testo. Robert ringrazia i seguenti studenti dell’Università di Toledo che hanno fornito alcuni esempi di casi clinici: Rob Dobrenski, Michelle Urman Cutler, Julie German, Cristina Magaña, Gayle MacBride, Rhea Partyka, John Wagner, Christen Weinle e Vivian Kemeny; riconosce inoltre i contributi di molte generazioni di studenti universitari. I membri del progetto Experiential Therapy of Depression dell’Università di Toledo hanno contribuito allo sviluppo della terapia PE: Claudia Clark, John Brinkerhoff, Ken Davis, Lorraine Jackson, Beverly Mancinelli, Mark Wexler e Carol Mack. Il gruppo che ha lavorato al progetto Crime-Related Posttraumatic Stress Disorder è composto da Carla Gibson, Janie Manford, Christina McCullen, Laili Radpour-Markert, Robyn Siegel-Hinson, Pasty Suter, Nicole Taylor e Sharon Young. Il più recente gruppo di ricerca del Center for the Study of Experiential Psychotherapy comprende alcuni membri non citati altrove: Mona Amer, Erin Guell, Jennifer Gunderson, Roberta Hitt, Helena Jersak, Melissa Klein, Christine Larson, Emil Slatick e Suzanne Smith. All’Università di Toronto, Jeanne ha avuto la fortuna di lavorare con un gruppo stimolante e supportivo di studenti, il cui desiderio di conoscere a fondo la psicoterapia esperienziale l’ha stimolata a spiegare più chiaramente la teoria e la pratica. Ringrazia i membri del Depression Team – Linda Wiebe, Patricia Streckley, Laurel Gordon, Freda Kalogerakos, Jiulia Sen, Olga Tintor, Meghan Prosser e Ken Kwan – per il loro coinvolgimento entusiastico; inoltre, Shari Geller, Beth Goldstein, Sarah Rubenstein, Michael Cheng, Sabina Hak, Jennifer Shein, Evelyn Mcmullen, Sandra Lecce, Olivera Bojic e Danielle Bedard. Infine, ringrazia Laura Rice, sua mentore, per aver indicato la direzione da seguire e fornito l’ispirazione per tutto il nostro lavoro.

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Ringraziamenti Les ringrazia tutti i suoi studenti della York University che hanno contribuito allo sviluppo dell’approccio PE. La sua prima allieva che ha studiato la PE nel 1977, Kathy Clarke, ha continuato a studiare la creazione di significato di cui parliamo in questo libro. Jeanne Watson e Rhonda Goldman, con le loro conferenze e il coordinamento delle principali ricerche sulla terapia PE per la depressione alla York University, hanno contribuito in modo incommensurabile allo sviluppo della terapia. Gli studenti universitari degli ultimi cinque anni della York University – Liz Bloger, Wanda Malcom, Bill Whelton, Serine Warwar, Alberta Pos, Rebecca Pedersen, Kristen Adams, Lisa Sicoli, Janice Weston, Jennifer Ellison e Antonio Pascual-Leone – attraverso le loro ricerche, hanno tutti contribuito a comprendere come la terapia PE opera. Infine, ringrazia Robert Elliott, il cui sostegno, stimolo e duro lavoro è culminato in questo meraviglioso contributo allo sviluppo della terapia PE. Alla Illinois School of Professional Psychology, presso la Argosy University di Chicago, Rhonda ringrazia in particolar modo Cynthia Cornejo, Ellen Keating, Kimberley Szatkiewicz e Ramsey Khasho, che l’hanno aiutata a chiarire e puntualizzare la terapia PE. Tutti noi ringraziamo anche i nostri clienti per il loro contributo al continuo sviluppo della terapia PE, per averci fornito nuovi stimoli, per il privilegio di lavorare con loro in terapia su sentimenti a volte molto dolorosi e per averci dato il permesso di registrare le loro sedute e di inserire frammenti del loro trattamento in questo libro, allo scopo di formare future generazioni di terapeuti. I nostri clienti hanno partecipato ai nostri progetti di ricerca non solo per la terapia, ma anche come protagonisti di progetti di vita che implicano un dare un senso alla loro sofferenza aiutando gli altri. Ci sentiamo profondamente in debito con loro per aver contribuito, negli ultimi 20 anni, allo sviluppo di questo approccio alla psicoterapia. I colleghi che hanno collaborato a questo libro sono: Ladislav Timulak, che ha letto le bozze di molti capitoli accuratamente e produttivamente dalla prospettiva di clinico, di formazione europea, centrato sulla persona; Art Bohart, per il suo incoraggiamento e i suoi utili feedback; Linda McCarter, editor all’APA, per i suoi precisi suggerimenti per una stesura più agile e lineare. Inoltre, siamo particolarmente grati a Ken Davis, collega, amico e didatta, la cui collaborazione e calma, la sottile attenzione ai processi di gruppo sono stati molto utili nel delineare l’approccio alla formazione nella terapia PE presentata in questo volume. Ringraziamo, inoltre, i nostri colleghi e studenti universitari per il loro sostegno e la loro pazienza durante il processo di scrittura di questo libro, incluso il congedo sabbatico dall’Università di Toledo che ha consentito di completare molti dei primi scritti. Infine, ringraziamo i nostri familiari per la pazienza e il sostegno. Siamo certi che sono felici tanto quanto noi che questo libro sia finalmente finito!

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Introduzione

La psicoterapia esperienziale orientata al processo (PE) (Greenberg, Rice & Elliott, 1993) è una forma di terapia focalizzata sulle emozioni (Greenberg, 2002a) che ha lo scopo di aiutare i clienti a sviluppare la loro intelligenza emotiva (Feldman Barrett & Salovey, 2002; Greenberg, 2002a; Salovey & Mayer, 1990), per poter affrontare i loro problemi e vivere in maggiore armonia con se stessi e con gli altri. L’idea di base della terapia PE è che le emozioni sono adattive, ma possono diventare problematiche a causa di traumi del passato o perché alle persone viene spesso insegnato ad ignorarle o rimuoverle. Le emozioni ci dicono cosa è importante in una certa situazione, agiscono come una guida verso ciò di cui abbiamo bisogno o che desideriamo e ci aiutano ad immaginare quali azioni sono appropriate. Nel tempo, essere consapevoli delle emozioni ed imparare a gestirle ed usarle dà un senso di coerenza e di integrità. Apprendere sulle emozioni, tuttavia, non è sufficiente; ciò di cui il cliente ha bisogno, invece, è sperimentare quelle emozioni che emergono nella sicurezza della seduta, dove può scoprire da solo il valore di una maggiore consapevolezza e di una gestione più flessibile delle emozioni. Questo è quello che la terapia PE fa: è una terapia focalizzata sulle emozioni che sistematicamente, ma in modo flessibile, aiuta i clienti a diventare consapevoli delle loro emozioni e ad usarle in modo efficace. ESSENZA E PRATICA DELLA TERAPIA ESPERIENZIALE ORIENTATA AL PROCESSO La psicoterapia esperienziale orientata al processo (Greenberg et al., 1993) è un trattamento umanistico, focalizzato sulle emozioni e supportato empiricamente; integra la terapia centrata sulla persona, la terapia della Gestalt e quella esistenziale, adattandole al pensiero psicologico contemporaneo; si fonda su un programma di 25 anni di ricerca sulla psicoterapia (Elliott & Greenberg, 2002; Elliott, Greenberg & Lietaer, 2003; Greenberg, Eliott & Lietaer, 1994; Rice & Greenberg, 1984). La terapia esperienziale orientata al processo fornisce una prospettiva peculiare sulle emozioni come fonte di significato, di

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Capitolo 1 direzione e di crescita. I suoi aspetti più caratteristici sono la prospettiva neoumanistica, il fondamento empirico, la posizione centrata sulla persona ma relazionale e di guida del processo, lo stile di risposta esplorativa del terapeuta e la strategia basata su compiti guidati dai marker. Prospettiva neoumanistica La terapia esperienziale orientata al processo integra in modo innovativo la prospettiva umanistica sulla natura umana, sulla disfunzione e sulla crescita, la teoria delle emozioni contemporanea (Frijda, 1986; Greenberg & Johnson, 1988; S.M. Johnson, 1996; Lazarus, 1991) e un approccio filosofico definito costruttivismo dialettico (che deriva dal lavoro di Piaget sullo sviluppo umano; vedi Greenberg & Pascual-Leone, 1995, 2001; Greenberg & Van Balen, 1998; Pascual-Leone, 1991). È una terapia “neoumanistica” in quanto i terapeuti PE ritengono che l’esperienza sia centrale, che le persone siano più della somma delle loro parti e che siano capaci di auto-determinazione, che in tutti i clienti esista una tendenza alla crescita e che i terapeuti debbano essere autentici e presenti con i loro clienti. I terapeuti PE, tuttavia, riformulano tutti questi concetti in termini contemporanei, usando in primo luogo la teoria delle emozioni e il costruttivismo dialettico. In breve, vedono gli esseri umani come costituiti da molteplici parti o voci e ritengono che la terapia implichi una dialettica tra stabilità e cambiamento. La terapia, pertanto, spesso prevede il sostenere una voce orientata alla crescita nel suo conflitto con una voce negativa dominante che cerca di mantenere la stabilità di stati familiari ma negativi (vedi cap. 2 per una rassegna sulla teoria). Fondamento empirico La terapia esperienziale orientata al processo è nata dalla ricerca sul processo e sull’esito terapeutici e continua a svilupparsi attraverso programmi di ricerca di autori contemporanei (ad es., Elliott, Davis & Slatick, 1998; Goldman, 1991; Greenberg, 1984a; Watson & Rennie, 1994) ed altri, tra cui Paivio (ad es., Paivio & Nieuwenhuis, 2001), S.M. Johnson (ad es., S.M. Johnson & Greenberg, 1985), Clarke (ad es., 1996), Toukmanian (ad es., 1992), Rennie (ad es., 1992), Sachse (ad es., 1998), ed altri ancora. La ricerca continua ad aiutarci a migliorare gli attuali compiti terapeutici, ad aggiungerne di nuovi e ad applicare la terapia PE a nuove popolazioni, ad esempio individui vittime di abuso infantile e persone con disturbi di personalità borderline. La terapia esperienziale orientata al processo cerca di essere “legata ai dati”, che comprendono sia l’esperienza immediata del cliente che i risultati della ricerca sul processo e sull’esito del trattamento. (Una sintesi dei risultati delle ricerche disponibili è riportata nel cap. 3).

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Introduzione Posizione centrata sulla persona ma relazionale e di guida del processo La terapia esperienziale orientata al processo si basa su un particolare modo di comunicare con i clienti che è essenziale per la pratica. Ci sono diversi modi per descrivere questo atteggiamento: si potrebbe dire che i terapeuti integrano l’ “essere” e il “fare” con il cliente. È simile alla distinzione tra “seguire” e “condurre” il cliente. Il terapeuta segue la traccia dell’esperienza interna del cliente così come questa evolve momento-dopo-momento. Seguire, comunque, non significa parafrasare meccanicamente le parole del cliente; si riferisce, invece, al tentativo del terapeuta di rimanere empaticamente in sintonia con l’esperienza interna immediata del cliente e verificare la sua comprensione di tale esperienza. Fondamentalmente, il terapeuta cerca di seguire l’esperienza del cliente riconoscendo la sua natura umana: un altro essere umano, una fonte autentica di esperienza, un agente attivo che cerca di creare significato, di portare a termine obiettivi, di entrare in contatto con gli altri. Il terapeuta dà valore all’iniziativa del cliente e cerca di aiutarlo a comprendere la propria situazione o risolvere problemi. Allo stesso tempo, però, il terapeuta è anche una guida attiva del processo terapeutico. Condurre non significa criticare il cliente, dargli consigli, controllarlo o manipolarlo; né significa fare il suo lavoro, cercare di definire i suoi problemi o di dare chiarimenti. Il terapeuta è una guida esperienziale che conosce l’ambito soggettivo e i processi emozionali. “Guidare il processo”, dunque, è un’espressione migliore per descrivere l’azione del terapeuta, che lavora sempre attivamente su qualcosa con il cliente. Inoltre, come ha osservato Mahrer (1983), tutto ciò che il terapeuta dice è contemporaneamente finalizzato a: fornire una risposta immediata (ad esempio, comunicare comprensione e incoraggiare il cliente ad esplorare i propri sentimenti); realizzare un lavoro durante la seduta (ad esempio, aiutare il cliente a comprendere una reazione eccessiva ad una particolare situazione); perseguire un obiettivo globale del trattamento (ad esempio, aiutare il cliente a realizzare il suo obiettivo di risolvere la depressione conseguente al suo divorzio). Le risposte del terapeuta offrono continuamente al cliente diverse opportunità di lavorare con l’esperienza; Rainer Sachse (1992), un terapeuta tedesco centrato sulla persona, le definisce come offerta di “proposte di elaborazione” per promuovere una costruzione significativa. Seguire e condurre allo stesso tempo può sembrare una contraddizione, ma i terapeuti PE lo considerano come una dialettica (cioè una tensione creativa) tra due aspetti estremamente importanti della terapia. Nella terapia, seguire senza condurre può risolversi nel non progredire in modo efficiente o entrare in un circolo vizioso che non porta a nessun risultato. Condurre senza seguire è inefficace e può essere controproducente; può minare i tentativi di aiutare il cliente a

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Capitolo 1 crescere come persona empowered e in grado di auto-organizzarsi. Il terapeuta PE, dunque, cerca di integrare il seguire e il condurre, cosicché tale distinzione spesso scompare, come una danza in cui ciascun partner risponde all’altro seguendolo e conducendolo alternativamente. La situazione ottimale, nell’approccio esperienziale orientato al processo, è una collaborazione attiva tra il cliente e il terapeuta, in cui ciascun sentimento non è né condotto né semplicemente seguito dall’altro. L’ideale è un senso di co-esplorazione. Il terapeuta monitora costantemente lo stato dell’alleanza terapeutica e i compiti terapeutici per individuare il miglior equilibrio tra stimolazione attiva e sintonizzazione responsiva. Quando si verifica un contrasto o disaccordo, comunque, il terapeuta considera il cliente come l’esperto della propria esperienza e si affida sempre all’esperienza del cliente. Inoltre, gli interventi del terapeuta sono offerti in modo sperimentale e non impositivo, come ipotesi, prospettive, “esperimenti” o opportunità, piuttosto che come dichiarazioni di un esperto o dichiarazioni di verità. (Questa posizione relazionale è descritta in modo più dettagliato nei capp. 7 e 8). Stile di risposta esplorativa del terapeuta A livello più concreto, la terapia PE è contraddistinta da un particolare pattern di risposte del terapeuta che si differenzia del tutto dal tipico stile di risposta degli approcci non esperienziali. È così caratteristico che, generalmente, si può affermare che un trattamento è esperienziale semplicemente ascoltandolo per qualche minuto; il suo stile di interazione di base è molto coerente. Chiamiamo questo tipo di risposta esplorazione empatica. Questo stile, che può assumere diverse forme, generalmente si basa sull’utilizzo di riflessioni esplorative, come in questo breve esempio: Cliente: Terapeuta

Cliente:

Voglio semplicemente essere come ero prima affinché possa vivere come un essere umano. (parlando come il cliente): È come dire, “Non mi sento come un essere umano ora. Mi sento come qualcos’altro, che non è umano”. È così che ti senti? Sì, proprio come una bambina paranoide.

Le domande esplorative sono altrettanto importanti, ad esempio “Cosa senti dentro di te?”, “Cosa stai sperimentando in questo momento?”, o ancora “Dove è questo sentimento nel tuo corpo?”. Questa caratteristica forma di risposta del terapeuta è attiva, impegnata e spesso evocativa o espressiva, ma allo stesso tempo è generalmente provvisoria e, a volte, anche volutamente aperta, in quanto cerca di modellare e promuovere l’auto-esplorazione del cliente dell’esperienza vissuta in quel momento. (L’elenco completo delle risposte del terapeuta è presentato nel cap. 5; maggiori informazioni sull’esplorazione empatica sono fornite nel cap. 7).

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Introduzione Strategia del compito guidato dai marker La terapia esperienziale orientata al processo è caratterizzata da una chiara descrizione dei marker e dei compiti terapeutici della seduta e da una combinazione di principi orientati alla relazione e al compito, che comprendono sia il seguire che il condurre. I marker sono i comportamenti che segnalano che il cliente è pronto a lavorare su un particolare problema. Un esempio è un marker di scissione auto-critica, in cui una parte della persona (un critico) sta criticando un’altra parte (un esperienziale). I compiti comprendono obiettivi immediati nella seduta, ad esempio, risolvere il conflitto inerente una scissione auto-critica. La terapia PE comprende anche particolari metodologie che i terapeuti possono usare per aiutare il cliente a risolvere i compiti, ad esempio, possono suggerire che il cliente parli alternativamente come il critico e come l’esperienziale, spostandosi tra due sedie (“dialogo con le due sedie”). Il terapeuta osserva se il cliente presenta marker del compito, offrendo successivamente interventi adeguati ai compiti che emergono. Usando il linguaggio del seguire e del condurre, il terapeuta prima segue i compiti presentati dal cliente nella forma di marker, poi lo guida nell’adottare modalità efficaci di lavoro su questi compiti. (Per un approfondimento sui compiti terapeutici in generale, vedi cap. 6). PRINCIPI DEL TRATTAMENTO ESPERIENZIALE ORIENTATO AL PROCESSO Un altro modo per descrivere la natura della terapia esperienziale orientata al processo consiste nel delineare i principi del trattamento che guidano le azioni e l’atteggiamento relazionale del terapeuta (Greenberg et al., 1993). Tutto ciò che il terapeuta PE fa deriva da questi principi, che sono sintetizzati nella Tabella 1.1. Inoltre, l’equilibrio tra gli elementi terapeutici relazionali e quelli relativi al compito è espresso nella divisione di questi principi terapeutici in due gruppi, ciascuno costituito da tre elementi. Come si deduce dal loro ordine, i principi orientati alla relazione sono i primi e hanno priorità rispetto ai principi di facilitazione del compito. Principi orientati alla relazione In termini generali, la terapia PE si basa su una relazione empatica e di stima autentica e su un atteggiamento del terapeuta caratterizzato dall’essere pienamente presente a e altamente rispettoso e sensibilmente comprensivo dell’esperienza del cliente. I principi orientati alla relazione comprendono la facilitazione di un impegno condiviso in una relazione terapeutica sicura e focalizzata sul compito, una relazione sufficientemente salda e focalizzata che incoraggia il cliente ad esprimere ed esplorare le proprie difficoltà personali chiave e le proprie sofferenze emotive.

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Capitolo 1 TABELLA 1.1 Principi del trattamento per la terapia esperienziale orientata al processo Tipologia del principio del trattamento Principi orientati alla relazione: facilitare una relazione terapeutica sicura e produttiva.

Principio

Sintonizzazione empatica

Legame terapeutico

Collaborazione sul compito

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Definizione del principio

Attività

Essere presente per seguire l’esperienza immediata e in divenire del cliente.

Esperienza del terapeuta: abbandonare le supposizioni, entrare nella ed essere in sintonia con l’esperienza del cliente, selezionare e cogliere ciò che appare importante e centrale.

Comunicare empatia, prendersi cura ed essere presente per il cliente (aspetto di legame dell’alleanza).

Esprimere sintonizzazione empatica al cliente, attraverso la riflessione e altre risposte; verificare l’accuratezza con il cliente. Sviluppare ed esprimere il prendersi cura attraverso l’accettazione (tolleranza, incondizionalità), stima (prendersi cura attivamente) e fiducia nel cliente. Esprimere presenza attraverso il contatto emozionale con il cliente in una relazione autentica. Autenticità del progetto (congruenza, integrità) e trasparenza (auto-svelamento facilitativo) basate sull’autoconsapevolezza del terapeuta.

Facilitare il coinvolgimento negli obiettivi e nei compiti della terapia (aspetti del compito e degli obiettivi dell’alleanza).

Sviluppare un accordo sull’obiettivo (su cosa lavorare) identificando, comprendendo e supportando gli obiettivi del cliente. Sviluppare un accordo sul compito (come lavorare) attraverso l’insegnamento esperienziale e la negoziazione. Fornire un atteggiamento collaborativo e non-esperto. Aiutare il cliente in compiti specifici sviluppando linguaggio, insegnamento esperenziale ed esplorazione delle difficoltà del trattamento.


Introduzione TABELLA 1.1 (Continua) Tipologia del principio del trattamento Principi orientati al compito: facilitare il lavoro terapeutico su specifici compiti terapeutici

Principio

Definizione del principio

Attività

Elaborazione esperienziale

Aiutare il cliente a lavorare in modi diversi in tempi diversi.

Incoraggiare particolari microprocessi del cliente appropriati al compito attuale, ad esempio, ricerca esperienziale, espressione attiva.

Completamento del e focalizzazione sul compito

Facilitare il cliente nel completamento dei compiti terapeutici chiave.

Orientamento al compito: prestare ascolto ai compiti, aiutare il cliente ad identificare i compiti chiave. Rappresentazione del modello: conoscere le fasi e i vicoli ciechi di ogni compito. Perseveranza moderata: aiutare il cliente a stare sul compito e a ritornarci dopo le digressioni. Flessibilità: negoziare con il cliente quando continuare un compito o passare ad un compito più importante.

Auto-sviluppo

Promuovere la responsabilità e l’empowerment del cliente.

Selezione empatica: ascoltare e selezionare le esperienze del cliente orientate alla crescita (novità, possibilità, forze, progresso, desiderio di cambiamento, autoaffermazione, cura di sé, senso di potere personale). Offrire possibilità di scelta: consentire al cliente di scegliere su cosa lavorare e come lavorarci. Atteggiamento basato sull’empowerment del cliente: incoraggiare i clienti a considerarsi come gli esperti di se stessi.

Sintonizzazione empatica: entrare in e seguire l’esperienza immediata e in divenire del cliente L’empatia è un fenomeno complesso che sta nuovamente ricevendo grande attenzione da parte di psicoterapeuti di vari orientamenti teorici (Bohart &

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Capitolo 1 Greenberg, 1997b). Coerentemente con la sua eredità centrata sulla persona e il valore umanistico attribuito all’esperienza personale, la sintonizzazione empatica è il fondamento della terapia PE. Dal punto di vista del terapeuta, la sintonizzazione empatica nasce dal suo essere presente a e dalla sua fondamentale curiosità per l’esperienza del cliente; essa richiede una serie di azioni interne da parte del terapeuta (vedi anche Greenberg & Elliott, 1997; Greenberg & Geller, 2002; Vanaerschot, 1990), che comprendono il mettere da parte idee preconcette sul cliente, entrare attivamente nel suo mondo, entrare in sintonia con la sua esperienza, selezionare e cogliere i sentimenti e i significati che per lui sono più importanti o emblematici in un particolare momento. Il terapeuta cerca di essere presente per il cliente e di comprendere la sua esperienza interna così come essa evolve momento-dopo-momento. Il terapeuta non considera il messaggio del cliente come qualcosa che deve essere valutato in base ai criteri di verità, appropriatezza o psicopatologia; inoltre non c’è il tentativo di interpretare pattern, pulsioni o difese o di sfidare credenze irrazionali. Allo stesso tempo, la sintonizzazione empatica è un processo complesso che comprende la selezione tra diverse “tracce”, che riguardano il contenuto (il principale significato espresso dal cliente), l’emozione (l’intensità), il processo (l’esperienza immediata del cliente), la persona (come è essere il cliente) e il significato implicito (ciò che è non chiaro o emergente; vedi cap. 7). Legame terapeutico: comunicare al cliente empatia, accudimento e presenza Secondo Rogers (1957) ed altri, la relazione terapeutica è un fattore terapeutico chiave nell’approccio esperienziale orientato al processo. Per questo motivo, il terapeuta cerca di sviluppare con il cliente un legame terapeutico forte caratterizzato da tre elementi relazionali tra loro associati: comprensione ed empatia, accettazione e stima, presenza e genuinità. Primo, il terapeuta cerca di comunicare sintonizzazione empatica, sia per verificare la sua accuratezza che per fornire al cliente l’esperienza di essere conosciuto da un altro. L’empatia può essere espressa in molti modi, che comprendono la riflessione e le risposte esplorative, ma anche attraverso l’invio sensibile di altre risposte, ad esempio, l’auto-svelamento e un tono di voce ed un’espressione facciale appropriati. Secondo, il terapeuta cerca di sviluppare, mantenere ed esprimere accettazione, stima e fiducia nel cliente. L’accettazione è l’atteggiamento basilare generale di interesse e tolleranza coerenti, genuini e non critici per tutti gli aspetti del cliente. Rogers (1957) ed altri terapeuti centrati sulla persona (ad es., Barrett-Lennard, 1962) chiamano questo atteggiamento “non possessività” o “incondizionalità”. La stima è qualcosa di più dell’accettazione, implicando un significato attivo e immediato di prendersi cura di, confermare e riconoscere il cliente come un altro essere umano, in particolar modo nei momenti di vulnerabilità (Greenberg et al., 1993). Accettazione e stima includono anche un si-

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Introduzione gnificato profondo di fiducia nelle risorse del cliente per l’auto-comprensione e il cambiamento positivo (Harman, 1990; Peschken & Johnson, 1997), comprendendo le tendenze basilari all’integrità, alla libertà e alla crescita. Terzo, è indispensabile comunicare la presenza genuina del terapeuta (Geller, 2001; Greenberg & Geller, 2002) per il cliente, facendogli sapere che si è in contatto emotivo e che si sta cercando di essere autentici (cioè congruenti, integri) ed adeguatamente trasparenti o aperti nella relazione (Jourard, 1971; Lietaer, 1993; Rogers, 1961). Coerentemente con questo principio, il terapeuta considera la relazione terapeutica come una relazione autentica tra due esseri umani, ciascuno fonte di esperienza e di azione, in cui entrambi possono essere arricchiti. Il terapeuta, quindi, evita di interpretare dei ruoli o di nascondersi dietro il ruolo di esperto. La presenza del terapeuta come essere umano autentico e, allo stesso tempo, trasparente incoraggia il cliente ad aprirsi e ad accettare di rischiare e lo aiuta a vincere il suo senso di isolamento (May & Yalom, 1989). Contatto, autenticità e trasparenza facilitano anche la sintonizzazione empatica e la stima del terapeuta, rendendo queste qualità credibili per il cliente. (Ci riferiamo alla trasparenza facilitativa basata su un’accurata autoconsapevolezza del terapeuta, piuttosto che su un suo auto-svelamento impulsivo o di convenienza). Collaborazione sul compito: facilitare il coinvolgimento negli obiettivi e nei compiti della terapia Un’efficace relazione terapeutica richiede anche un coinvolgimento, sia del cliente che del terapeuta, negli obiettivi globali del trattamento, nei compiti immediati durante la seduta e in specifiche attività terapeutiche da portare a termine nella terapia (Bordin, 1979). Questo principio deriva in parte dai principi umanistici di promozione della libertà, di auto-determinazione, di pluralismo e di egualitarismo, in base ai quali il terapeuta agisce come un collaboratore piuttosto che come un esperto e coinvolge il cliente come partecipante attivo nella terapia. Nelle prime sedute di terapia PE, dunque, il terapeuta lavora per comprendere il punto di vista del cliente sulle sue principali difficoltà e per chiarirgli i principali obiettivi terapeutici. Il terapeuta generalmente accetta gli obiettivi e i compiti così come il cliente li presenta, lavorando attivamente con lui per descrivere i processi emozionali coinvolti in questi compiti (Greenberg, 2002a; Greenberg & Paivio, 1997). La ricerca sulla terapia PE ha trovato che l’emergenza di un focus di trattamento chiaro e condiviso dalla quinta seduta predice i risultati del post-trattamento (Watson & Greenberg, 1996b). Fin dalla prima seduta, inoltre, il terapeuta aiuta il cliente a sperimentare ed esplorare i sentimenti connessi alle sue difficoltà, obiettivi e compiti. Questa esplorazione è favorita dall’atteggiamento non esperto e collaborativo del terapeuta, che offre al cliente la possibilità di scegliere i compiti terapeutici. Il terapeuta, infine, fornisce al cliente informazioni sulle emozioni e sul processo

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Capitolo 1 terapeutico per aiutarlo a comprendere l’importanza del lavoro con le emozioni e per fornire il fondamento logico di specifiche attività terapeutiche, quale il lavoro con le due sedie. Principi orientati al compito I tre principi orientati alla relazione forniscono un modello della relazione cliente-terapeuta ottimale nella terapia PE; a questi si associano tre principi che guidano il perseguimento dei compiti terapeutici presentati dal cliente, basati sull’assunto generale che gli esseri umani sono organismi attivi e determinati, con un innato bisogno di esplorazione e di controllo del proprio ambiente. Questi principi sono espressi nei tentativi del terapeuta di aiutare il cliente a risolvere problemi interni, correlati alle emozioni, lavorando su obiettivi e compiti personali nella seduta. Elaborazione esperienziale: aiutare il cliente a lavorare in modi diversi in tempi diversi Un’intuizione chiave nella terapia esperienziale orientata al processo è che i clienti hanno diversi modi efficaci di lavorare che li aiutano a progredire in differenti compiti terapeutici. Questa visione è coerente con il valore umanistico dato al pluralismo: esiste più di un modo di lavorare efficacemente in terapia. Questo principio deriva dalla teoria delle emozioni PE, che distingue diversi aspetti degli schemi emotivi, diversi tipi di reazioni emotive e diverse strategie di regolazione delle emozioni. È essenziale, quindi, che il terapeuta riconosca lo stato attuale del cliente per aiutarlo a lavorare in modi diversi in tempi diversi. In questo libro, definiamo i differenti modi di lavorare microprocessi esperienziali (Leijssen, 1990), ma questi sono stati definiti anche “modalità di impegno” (Greenberg et al., 1993). I microprocessi esperienziali sono modalità efficaci, momento-dopo-momento, di lavorare con l’esperienza interiore di una persona; ad esempio: prestare attenzione a ciò che è accessibile alla consapevolezza (presenza); esplorare attivamente la propria esperienza interiore per individuare ed esprimere ciò che è non chiaro o emergente (ricerca esperienziale); esprimere attivamente la propria esperienza interiore (espressione attiva); lasciare che la propria esperienza interiore sia conosciuta da un’altra persona (contatto interpersonale); riflettere sull’esperienza per comprenderla e creare nuovi significati (auto-riflessione); pensare a come si potrebbe agire, pensare o sentire in modo diverso in futuro (pianificazione dell’azione).

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Introduzione Questi microprocessi sono descritti in modo più dettagliato nel capitolo 3. Ogni microprocesso è il più efficace in particolari contesti all’interno della seduta. Di conseguenza, il terapeuta usa costantemente micromarker (cioè marker dei microprocessi) per fare una diagnosi del processo in atto, allo scopo di individuare i microprocessi che più probabilmente saranno utili in quel particolare momento della terapia. Completamento del e focalizzazione sul compito: facilitare il cliente nel portare a compimento i compiti terapeutici chiave Contrariamente a quanto si potrebbe supporre, i più importanti compiti PE non sono completati la prima volta che si prova a realizzarli. I clienti fanno esperienza dei compiti terapeutici chiave come figure incomplete che continuano a spingere verso la compiutezza nella forma della risoluzione, fenomeno definito “effetto Zeigarnik” (1927). Questo principio è coerente con il valore umanistico dato all’integrità e con la teoria delle emozioni, che afferma che le emozioni forniscono un orientamento adattivo alla persona. È essenziale, quindi, che i terapeuti aiutino i clienti ad individuare gli elementi chiave del trattamento e a lavorare su questi elementi per più sedute. Per fare ciò, i terapeuti inizialmente lavorano con i clienti al fine di elaborare obiettivi chiari del trattamento e, successivamente, per delineare i compiti all’interno di ciascuna seduta. Dopo aver dato l’opportunità di scegliere su cosa riflettere, i terapeuti mettono in rilievo le esperienze associate agli aspetti focali del trattamento; inoltre, continuano ad aiutare i clienti a rimanere sui compiti terapeutici chiave, spesso riportandoli ad un compito in caso di distrazioni, digressioni o blocchi. Nel fare ciò, i terapeuti sono in parte guidati dalla loro conoscenza della sequenza naturale di risoluzione di particolari compiti e così offrono ai clienti l’opportunità per passare alla fase successiva del lavoro (ad esempio, dando al critico l’opportunità di calmarsi nel dialogo con le due sedie). È importante ricordare che i terapeuti non possono forzare i clienti a passare alla fase successiva della risoluzione; questo avverrà quando il cliente sarà emotivamente pronto a farlo; il terapeuta, tuttavia, può offrire al cliente l’opportunità per progredire. L’aderenza rigida ad un particolare compito è tuttavia controproducente; a volte, è importante che il terapeuta sia flessibile e segua il cliente quando passa ad un altro compito emergente che per lui è più pressante o centrale. In generale, è importante anche mantenere un equilibrio tra l’attenzione sul compito e quella sulla relazione terapeutica. A volte, il cliente può vivere un tentativo del terapeuta di aiutarlo a completare un compito come una pressione minacciosa a fare qualcosa per la quale non è pronto. Anticipando questa possibilità, il terapeuta ascolta attentamente ed è preparato ad offrire al cliente la possibilità di scegliere tra tornare indietro o passare ad un compito diverso. Generalmente, sono necessarie diverse sedute perché un cliente completi un compito o un obiettivo, ad esempio, sviluppare un senso di controllo riguardo

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Capitolo 1 a paure legate a traumi o risolvere la rabbia e il rancore nei confronti di un genitore trascurante. Il terapeuta potrebbe quindi aiutare il cliente a ritornare ad un compito chiave settimana dopo settimana, ma potrebbe anche sospendere temporaneamente il lavoro sul compito se emerge qualcosa di più pressante o se il disagio del cliente nell’esprimere sentimenti forti inizia ad interferire con il lavoro sul compito. Auto-sviluppo: promuovere la responsabilità e l’empowerment del cliente Infine, la terapia PE è una terapia umanistica con radici esistenziali; dà un alto valore sia alla libertà che alla crescita dell’individuo durante l’intero arco di vita. Di conseguenza, i terapeuti PE enfatizzano l’importanza della libertà del cliente nella scelta delle proprie azioni, sia in terapia che al di fuori di essa. I clienti, inoltre, sono considerati responsabili, ma in modo non accusatorio, delle loro esperienze emotive, compresa la depressione e l’ansia (Greenberg & Paivio, 1997). Il terapeuta, quindi, supporta il potenziale e la motivazione del cliente all’autodeterminazione, l’interdipendenza matura dagli altri, la padronanza e l’auto-sviluppo, compresa la crescita del potere personale (Timulak & Elliott, in stampa). Il terapeuta facilita la crescita del cliente prima di tutto ascoltandolo attentamente ed aiutandolo ad esplorare le possibilità di crescita nella sua esperienza; ad esempio, potrebbe ascoltare e riflettere la rabbia assertiva implicita in un particolare umore depresso del cliente. La scelta è facilitata in diversi modi, come quando il terapeuta offre al cliente delle alternative sugli obiettivi terapeutici, i compiti e le attività, ad esempio dando ad un cliente esitante la possibilità di non esplorare un problema doloroso, oppure riflettendo al cliente la possibilità di scegliere di continuare l’auto-critica o di affrontare il critico interno. Il terapeuta PE, inoltre, assume l’atteggiamento di chi non è l’esperto sui contenuti dell’esperienza del cliente e, quindi, non intende interpretare, giudicare o dare consigli da esperto sui suoi problemi, considerando piuttosto i clienti come gli esperti di se stessi e gli unici che in definitiva devono scegliere chi vogliono diventare. UNA PANORAMICA DI QUESTO LIBRO Questo libro è organizzato in tre parti. La Prima Parte, di carattere generale, introduce il lettore alla terapia esperienziale orientata al processo, ai suoi punti focali, alle radici teoriche e alle basi empiriche. I capitoli di questa prima parte forniscono il contesto per apprendere processi e compiti specifici. Il Capitolo 2 tratta in modo esauriente i fondamenti teorici dell’approccio esperienziale orientato al processo, sviluppando i punti accennati inizialmente in questo capitolo. Il Capitolo 3 fornisce ulteriori orientamenti generali, sintetizzando i risultati delle attuali ricerche. Nel Capitolo 4 descriviamo gli elementi

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Introduzione cui i terapeuti PE prestano attenzione e introduciamo il concetto di marker del cliente. Il Capitolo 5 fornisce una rassegna delle principali tipologie di risposte del terapeuta, compreso il profilo caratteristico e la sequenza delle risposte. Concludiamo la Prima Parte (cap. 6) con una rassegna dei compiti terapeutici chiave nell’approccio esperienziale orientato al processo. La Seconda Parte è più didattica e specifica, fornendo dettagli sui processi e sui compiti che costituiscono la terapia PE. Descriviamo i processi e i compiti usati nell’interazione momento-dopo-momento con il cliente. Iniziamo sottolineando i processi e i compiti orientati alla relazione. Il Capitolo 7 descrive il nucleo centrale della terapia esperienziale orientata al processo: l’empatia e i compiti terapeutici che si basano sull’empatia. Il Capitolo 8 affronta lo sviluppo e la riparazione della relazione terapeutica. Da qui passiamo agli altri compiti della terapia PE, raggruppati in quattro categorie sulla base dei processi chiave del cliente: accedere a e seguire l’esperienza del cliente (cap. 9), rielaborare le esperienze problematiche (cap. 10), lavorare sui conflitti interni (cap. 11) e su relazioni irrisolte (cap. 12). Nella Terza Parte discutiamo questioni pragmatiche nell’applicazione della terapia esperienziale orientata al processo. Diverse questioni pratiche, e anche dilemmi e crisi, sono approfonditi nel Capitolo 13. Nel Capitolo 14 descriviamo modi specifici di adattare l’approccio PE a clienti con tre tipologie diverse di problemi clinici frequenti (cioè la depressione, il trauma e i processi borderline). Concludiamo il libro con alcuni suggerimenti ai formatori, sulla base dei feedback ricevuti nei nostri focus group (cap. 15). Sito web. In aggiunta al libro, segnaliamo un sito web, www.Process-Experential.org, che contiene vari materiali di supporto, inclusi ulteriori esempi di casi clinici, esercizi finalizzati a migliorare l’apprendimento, questionari e materiale di ricerca utile per mettere in pratica l’approccio esperienziale orientato al processo e per valutare il processo e i risultati della terapia. SUGGERIMENTI INZIALI PER AVVICINARSI ALLA TERAPIA PE Anche se il processo di apprendimento della terapia esperienziale orientata al processo è trattato in modo più esteso nel capitolo finale, concludiamo questo capitolo introduttivo con alcuni suggerimenti utili al processo di apprendimento. In primo luogo, leggere questo libro è solo un punto di partenza. I lettori devono essere pazienti, perché, come con ogni abilità complessa, sono necessarie molteplici esperienze di apprendimento nel corso degli anni per acquisire padronanza. La formazione nella terapia PE è più efficace quando integra l’apprendimento didattico con l’esposizione a molti esempi, video dimostrativi, pratica supervisionata, lavoro di crescita personale, esperienza nel ruolo di cliente e riflessione sulle attività di formazione. Piuttosto che aspettarsi di apprendere tutto in una sola volta, i lettori troveranno meno stressante iniziare focalizzando l’attenzione su conoscenze sem-

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Capitolo 1 plici ed olistiche dei compiti e dei principi del trattamento e, in seguito, sviluppando progressivamente conoscenze più complesse e differenziate. Per i lettori che si sono formati anche in altri approcci terapeutici, compresi i trattamenti psicodinamici e cognitivo-comportamentali, l’apprendimento procederà più facilmente se lavoreranno partendo da quella base, adattando le conoscenze già acquisite al lavoro nella terapia PE. Viceversa, le abilità nella terapia PE che inizieranno a sviluppare qui faciliteranno il loro lavoro in altri approcci terapeutici, ad esempio introducendo il lavoro sulle emozioni nella loro pratica con una terapia cognitiva o psicodinamica. È importante che i terapeuti non si impongano di aderire a modelli terapeutici che non sentono come propri. Siamo consapevoli che la terapia PE attrae molto alcuni terapeuti, ma non tutti, così come attrae molto alcuni clienti, ma non tutti. L’approccio esperienziale orientato al processo non deve essere imposto se i clienti lo ritengono contrario ai loro principi o inclinazioni. Allo stesso modo, non deve essere imposto a quei terapeuti le cui abilità e preferenze o visione del mondo vanno in altre direzioni. Pur essendo convinti dei nostri principi e delle nostre preferenze, crediamo fermamente nel pluralismo teorico e clinico, nel “lasciare che mille fiori fioriscano”. Infine, i clienti sono i migliori insegnanti di questa o qualsiasi altra terapia, se i terapeuti imparano come prestare ascolto a ciò che i clienti hanno da dire. Questo è il motivo per il quale la sintonizzazione empatica è il primo principio della terapia esperienziale orientata al processo. Se i terapeuti iniziano entrando nell’esperienza momento-per-momento dei loro clienti, saranno in grado di vedere e ascoltare come i clienti valutano ciò che essi dicono e fanno e potranno da questo continuare ad apprendere. Ciascuno di noi quattro fa terapia dai 15 ai 30 anni e continuiamo ad apprendere da ogni nuovo cliente. Questa è l’avventura del nostro lavoro!

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Nella stessa collana Giusti E. - Germano F., Etica del con-tatto fisico in psicoterapia e nel counseling, 2003, pp. 160 Giusti E. - Germano F., Terapia della rabbia. Capire e trattare emozioni violente d’ira, collera e furia, 2003, pp. 224 Giusti E. - Giordani B. Il formatore di successo, 2002, pp. 224 Giusti E. - Harman R. (a cura di), La psicoterapia della Gestalt, 1996, pp. 224 Giusti E. - La Fata S., Quando il mio terapeuta è un cane, 2004, pp. 448 Giusti E. - Lazzari A., Psicoterapia Interpersonale Integrata, 2003, pp. 160 Giusti E. - Lazzari A., Narrazione e autosvelamento nella clinica. La rivelazione del Sé reciproco nella relazione di sostegno, 2005, pp. 160 Giusti E. - Locatelli M., L’empatia integrata, 2007 (Nuova edizione), pp. 320 Giusti E. - Mancinelli L., Il counseling domiciliare, 2008, pp. 160 Giusti E. - Minonne G., L’interpretazione dei significati nelle varie fasi evolutive dei trattamenti psicologici, 2004, pp. 396 Giusti E. - Minonne G., Ricerca scientifica e tesi di specializzazione in psicoterapia, 2005, pp. 368 Giusti E. - Montanari C., Trattamenti psicologici in emergenza con EMDR per profughi, rifugiati e vittime di traumi, 2000, pp. 192 Giusti E. - Montanari C., La CoPsicoterapia. Due è meglio e più di uno in efficacia ed efficienza, 2005, pp. 320 Giusti E. - Nardini M.C., Gruppi pluralistici. Guida transteorica alle terapie collettive integrate, 2004, pp. 304 Giusti E. - Ornelli C., Role play. Teoria e pratica nella Clinica e nella Formazione, 1999, pp. 144 Giusti E. - Palomba M., L’attività psicoterapeutica. Etica ed estetica promozionale del libero professionista, 1993, pp. 128 Giusti E. - Perfetti E., Ricerche sulla felicità. Come accrescere il benEssere psicologico per una vita più soddisfacente, 2004, pp. 192 Giusti E. - Pitrone A., Essere insieme. Terapia integrata della coppia amorosa, 2004, pp. 240 Giusti E. - Pizzo M., La selezione professionale. Intervista e valutazione delle risorse umane con il modello pluralistico integrato, 2003, pp. 208 Giusti E. - Proietti M.C., La delega direzionale, 1996, pp. 112 Giusti E. - Proietti M.C., Qualità e formazione. Manuale per operatori sanitari e psicosociali, 1999, pp. 184 Giusti E. - Rapanà L., Narcisismo. Valutazione pluralistica e trattamento clinico integrato del Disturbo Narcisistico di Personalità, 2002, pp. 176 Giusti E. - Romero R., L’accoglienza. I primi momenti di una relazione psicoterapeutica, 2005, pp. 176 Giusti E. - Sica A., L’epilogo della cura terapeutica. I colloqui conclusivi dei trattamenti psicologici, 2005, pp. 160 Giusti E. - Surdo V., Affezione da Alzheimer. Il trattamento psicologico complementare per le demenze, 2004, pp. 144 Giusti E. - Taranto R., Super Coaching tra Counseling e Mentoring, 2004, pp. 352

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Videodidattica per le psicoterapie scientifiche dell’American Psychological Association • Video Psicoterapia Psicodinamica Breve D.K. Freedheim + Libro Psicoterapia breve integrata di J. Preston € 120,00 • Video Psicoterapia Cognitiva-Affettiva Comportamentale Prof. M.R. Goldfried + Libro Dalla Terapia cognitivo-comportamentale all’Integrazione delle Psicoterapie € 120,00 • Video Psicoterapia Processuale Esperienziale L.S. Greenberg + Libro Manuale di Psicoterapia Esperienziale Integrata € 132,00 • Video La Terapia Centrata sul Cliente N.J. Raskin + Libro La Terapia Centrata sulla Persona di J.D. Bozarth € 120,00

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Nella stessa collana • Video EMDR per Traumi: Movimento oculare Desensibilizzante e Rielaborazione F. Shapiro + Libro Trattamenti Psicologici in Emergenza di E. Giusti, C. Montanari € 118,00 • Video La Terapia Eclettica Prescrittiva J.C. Norcross + Libro Psicoterapia Prescrittiva Elettiva, fondata sull’evidenza di Beutler/Harwood € 120,00 • Video Psicoterapia Multimodale A.A. Lazarus + Libro Le basi della Psicoterapia Eclettica ed Integrata di Chambon - Cardine € 125,50 • Video Psicoterapia Infantile J. Annunziata + Libro Counseling Scolastico Integrato di E. Spalletta, C. Quaranta € 122,00 • Video Ipnoterapia Ericksoniana J.K. Zeig + Libro Ipnosi e Psicoanalisi, collisioni e collusioni di L. Chertok € 120,00 • 2 Video Il Counseling breve in azione J.M. Littrell + Libro Il Counseling breve in Azione di J.M. Littrell € 122,00 • Video Psicoterapia Esperienziale A. Mahrer + Libro Lavorare con le emozioni in Psicoterapia Integrata di Greenberg/Paivio € 127,50 • 5 Videocassette Terapia Cognitivo-Comportamentale per la Depressione per l’autoformazione didattica, libro di G.B. Persons, Costo complessivo: € 275,00 • Video Psicoterapia Comportamentale con paziente ossessivo-compulsivo S.M. Turner + Libro Ossessione e Compulsioni, Valutazione e Trattamento di Edoardo Giusti, Antonio Chiacchio € 127,50 • Video Psicoterapia Pratica con Adolescenti A.K. Rubenstein + Due Libri Psicoterapia Integrata per bambini e adolescenti di Sebastiano Santostefano € 155,00 • Video Psicoanalisi con paziente schizofrenico B. Karon + libro Disturbi mentali gravi di V. Campanella - M. Fiori - D. Santoriello € 120,00 • Video Come gestire il transfert erotico in psicoterapia AA.VV. + libro Etica del contatto fisico di E. Giusti - F. Germano € 115,00 • Video Psicoterapia Interpersonale Ricostruttiva Lorna Smith Benjamin + libro Psicoterapia Interpersonale Integrata di E. Giusti - A. Lazzari € 118,00 • Video Come gestire la rabbia dei pazienti in psicoterapia AA.VV. + libro Terapia della rabbia di E. Giusti - F. Germano € 118,00

Edizioni ASPIC • Video Terapia della Gestalt individuale in gruppo Ginger/Masquelier + libro Psicoterapia della Gestalt di E. Giusti - V. Rosa € 130,00

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Nella stessa collana

EDIZIONE SOVERA STRUMENTI Elliott R. - Watson J.C. - Goldman R.N. - Greenberg L.S., Apprendere la terapia focalizzata sulle emozioni. L’approccio esperienziale orientato al processo per il cambiamento, in corso di stampa, pp. 368 Giusti E., Montanari C., Iannazzo A., Psicodiagnosi integrata. Valutazione transitiva e progressiva del processo qualitativo e degli esiti nella psicoterapia pluralistica fondata sull’evidenza obiettiva, 2006, pp. 580 Giusti E., Bonessi A., Garda V., Salute e malattia psicosomatica. Significato, diagnosi e cura, 2006, pp. 240 Giusti E., Germano F.., Psicoterapeuti generalisti. Competenze essenziali di base: dall’adeguatezza verso l’eccellenza, 2006, pp. 256 Giusti E., Pacifico M., Staffa T., L’intelligenza multidimensionale per le psicoterapie innovative, 2007, pp. 400 Giusti E. - Tridici D., Smoking. Basta davvero, 2009, pp. 224 Goodheart C.D. - Kazdin A.E. - Sternberg R.J., Psicoterapia a prova di evidenza. Dove la pratica e la ricerca si incontrano, in corso di stampa Norcross J.C., Beutler L.E., Levant R.F., Salute mentale: trattamenti basati sull’evidenza. Dibattiti e dialoghi sulle questioni fondamentali, 2006, pp. 464 Spalletta E., Germano F., MicroCounseling e MicroCoaching. Manuale operativo di strategie brevi per la motivazione al cambiamento, 2006, pp. 480 Wolfe B.E., Trattamenti integrati per disturbi d’ansia. La cura del Sé ferito, 2007, pp. 304

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