Edoardo Giusti - Alberta Testi
collana Psicoterapia & Counseling diretta da Edoardo Giusti PSICOTERAPIA�
COUNSELING�
59 Centro Europeo di Ricerche per lo Studio delle Psicoterapie Integrate e Comparate
Edoardo Giusti - Alberta Testi
L’ASSERTIVITÀ Vincere quasi sempre con le 3 A
OVERA EDITORE
Š 2006 SOVERA MULTIMEDIA s.r.l. Via Vincenzo Brunacci, 55/55A - 00146 Roma Tel. (06) 5585265 - 5562429 www.soveraedizioni.com e-mail: info@soveraedizioni.com I diritti di traduzione, di riproduzione e di adattamento, totale o parziale (compresi i microfilm e le copie fotostatiche) sono riservati per tutti i paesi.
Sommario
Introduzione
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1.
Definizione e teorie sull’assertività • Gli stili di comportamento – Lo stile passivo – Lo stile aggressivo – Lo stile manipolativo – Lo stile assertivo
13 17 19 22 25 27
2.
Valutare la propria assertività
39
3.
Le componenti dell’assertività • Immagine positiva di sé – Fiducia in sé • Contatto con gli altri – La comunicazione assertiva – L’ascolto attivo – L’empatia • Libertà espressiva – Espressione delle proprie emozioni – Espressione delle proprie opinioni • Gestione delle richieste – Fare richieste – Saper dire “No” • Gestione del feedback – Dare e ricevere apprezzamento – Formulare critiche costruttive – Affrontare le critiche • Gestione del conflitto – La negoziazione – Il problem solving
49 51 57 60 60 78 87 91 91 98 102 103 107 116 117 124 131 138 138 148 5
4.
Le origini dell’assertività • Lo sviluppo dell’assertività • L’assertività nella relazione genitori-figli
153 153 158
5.
Assertività e ambiti di vita • Assertività nella scuola • Assertività e ambiente lavorativo • Assertività nella coppia
171 171 180 197
6.
Assertività e disagio psicologico • Il bullismo • La personalità evitante
203 203 210
Bibliografia
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213
ESERCIZI PER L’ASSERTIVITÀ Esercizio n. 96 Esercizio n. 97 Esercizio n. 98 Esercizio n. 99 Esercizio n. 100 Esercizio n. 101 Esercizio n. 102 Esercizio n. 103 Esercizio n. 104 Esercizio n. 105 Esercizio n. 106 Esercizio n. 107 Esercizio n. 108 Esercizio n. 109 Esercizio n. 110 Esercizio n. 111 Esercizio n. 112 Esercizio n. 113 Esercizio n. 114 Esercizio n. 115 Esercizio n. 116 Esercizio n. 117 Esercizio n. 118 Esercizio n. 119 Esercizio n. 120 Esercizio n. 121 Esercizio n. 122 Esercizio n. 123 Esercizio n. 124
Quella volta che sono stato passivo Quella volta che sono stato aggressivo Quella volta che sono stato manipolativo Quella volta che sono stato assertivo Riconosci il comportamento) (1) Riconosci il comportamento) (2) Riconosci il comportamento) (3) Il mio livello di assertività Sono assertivo? Il profilo di assertività di Gilles Il mio comportamento Quella volta che non sono stato assertivo Test di valutazione dell’immagine di sé Sono dipendente? I miei timori irrazionali Sono un buon comunicatore? Scheda di osservazione del comportamento verbale Scheda di osservazione del comportamento non verbale Valutazione di messaggi verbali Valutazione di atteggiamenti e posture Riconosco l’assertività nell’altro? Quando sono ascoltato La mia capacità di ascolto Quando non mi ascoltano È difficile ascoltare Misura la tua empatia Riconoscere le emozioni dell’altro Il prossimo film La mia empatia
21 24 26 29 31 32 34 39 41 43 46 47 52 56 59 62 64 69 74 76 78 80 80 85 85 89 90 90 90 7
Esercizio n. 125 Esercizio n. 126 Esercizio n. 127 Esercizio n. 128 Esercizio n. 129 Esercizio n. 130 Esercizio n. 131 Esercizio n. 132 Esercizio n. 133 Esercizio n. 134 Esercizio n. 135 Esercizio n. 136 Esercizio n. 137 Esercizio n. 138 Esercizio n. 139 Esercizio n. 140 Esercizio n. 141 Esercizio n. 142 Esercizio n. 143 Esercizio n. 144 Esercizio n. 145 Esercizio n. 146 Esercizio n. 147 Esercizio n. 148 Esercizio n. 149 Esercizio n. 150 Esercizio n. 151 Esercizio n. 152 Esercizio n. 153 Esercizio n. 154 Esercizio n. 155 Esercizio n. 156
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La mia rabbia Quando sono arrabbiato La mia rabbia da bambino Sono libero di esprimere la mia opinione? Il Messaggio Io Quella volta che La richiesta Quando non chiedo Le mie richieste So dire di no? Dico “Sì”, ma vorrei dire “No” Cambiare opinione Dire “No” Dare apprezzamento Le carezze che offro Le carezze del passato Le carezze che ricevo Le critiche del passato Caccia alle critiche manipolative Fare le critiche Perché non faccio critiche? La critica assertiva Come reagisco alle critiche? Test delle critiche Le svalutazioni Io e il conflitto Il mio stile di comportamento di fronte al conflitto La negoziazione Il disaccordo Il mio problema Sono un genitore assertivo? Sono un insegnante assertivo?
93 93 96 99 101 102 104 105 106 109 113 114 116 118 121 123 124 126 127 128 129 130 132 133 137 143 144 146 147 151 169 172
Esercizio n. 157 Esercizio n. 158 Esercizio n. 159 Esercizio n. 160 Esercizio n. 161 Esercizio n. 162 Esercizio n. 163 Esercizio n. 164 Esercizio n. 165 Esercizio n. 166 Esercizio n. 167 Esercizio n. 168 Esercizio n. 169
Test di discriminazione dello stile assertivo L’ascolto attivo 1 L’ascolto attivo 2 I nostri diritti Io e il mio lavoro L’impazienza Il cambio di stivali Il modulo Le qualità del capo Sono un buon manager? Farsi rispettare Essere assertivi con se stessi So dire di no al mio partner?
173 174 175 179 182 186 188 189 191 192 195 197 202
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Introduzione
Oggi il tema dell’assertività è di grande attualità, in quanto viene considerata come una capacità essenziale per avere un comportamento adeguato alle diverse situazioni quotidiane in cui le relazioni personali ci coinvolgono. Il termine “assertività” proviene dal latino asserere, in italiano “asserire”. Quando una persona asserisce qualcosa, la afferma con convinzione e tenacia, pienamente convinta di ciò che sostiene. Questo è lo spirito che caratterizza il comportamento assertivo: la convinzione delle proprie opinioni e la mancanza di remore ad esprimerle, con la completa assunzione della responsabilità di quel comportamento e di quella affermazione. Come è stato sottolineato per l’autostima, anche al concetto di assertività si lega quello di responsabilità dell’azione, poiché è il soggetto, in prima persona, a decidere di fare o di non fare. L’assertività si esprime tramite competenze o abilità specifiche che nel corso di questa seconda parte verranno analizzate dettagliatamente. La persona assertiva si esprime in modo efficace e autentico, sa ascoltare e chiedere chiarimenti. Si assume la responsabilità di quanto dice o fa, accetta le critiche costruttive, rifiutando quelle manipolative o svalutanti. Le sue critiche vanno nella direzione del cambiamento, quindi non suscitano disagio o frustrazione. Rifiuta di fare ciò che non desidera e persegue coerentemente i propri obiettivi. Sa aiutare gli altri, se gli viene richiesto. Entra in contatto con le sue emozioni, sa accettare le sconfitte. Tutto questo assicura maggiore consapevolezza e serenità nell’affrontare le situazioni quotidiane problematiche, facilità di relazione, soddisfazione e benessere personale. Essere assertivi significa, dunque, avere un comportamento efficace e adeguato per ottenere il risultato desiderato, comunicarlo con autenticità, senza essere sottomessi o aggressivi, rispettando il proprio in11
terlocutore. Il comportamento assertivo permette alla persona di cogliere l’occasione migliore per ottenere i risultati desiderati, mantenendo il rispetto di se stessi e degli altri (Giusti, Montanari, Montanarella, 1995). Le ricerche condotte su questo argomento si sono dirette su due versanti: il primo nell’ambito prettamente lavorativo; il secondo in quello più individuale. Nel primo caso si è evidenziato come una persona possa raggiungere risultati insoddisfacenti nel suo operato perché inibita ad esprimere i suoi reali desideri, idee o bisogni da una inappropriata relazione con i colleghi o con il capo. Nel secondo caso, invece, si è visto come alcune forme di inibizione sociale, o di sofferenza e disadattamento psicologico, siano dovute alla mancata espressione di sentimenti e come, esercitandosi a manifestarli, la persona cambi decisamente opinione di sé e assuma atteggiamenti più propositivi. Sviluppare la propria assertività offre la possibilità di comunicare ed avere un comportamento che consenta di affermare se stessi, pur rispettando l’altro; aiuta a trovare strategie efficaci per la soluzione dei problemi e ad acquisire maggiori competenze utili a risolvere i conflitti, con una comunicazione adeguata nelle varie situazioni che le relazioni quotidiane ci propongono. Il percorso di miglioramento che conduce al comportamento assertivo è costituito dalle varie fasi di acquisizione, che riguardano: – migliore conoscenza di se stessi e osservazione dei propri comportamenti manifesti e nascosti; – costruzione di una buona immagine di sé, sia personale che professionale, superando paure e inibizioni sociali; – apprendimento di una comunicazione sicura ed efficace, potenziando le proprie capacità interpersonali; – realizzazione di un comportamento equilibrato e costruttivo, che non sia connotato da passività o aggressività e che sia frutto di scelte responsabili. “L’assertività non è una forma di potere estrinseco, ossia un modo di imporsi sugli altri, ma una forma di potere intrinseco, ossia di autoaffermazione” (Nanetti, 2002b).
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Capitolo 1
Definizione e teorie sull’assertività
A partire dagli anni ’60 il concetto di assertività ha acquistato un’ampia popolarità nell’ambito della psicologia grazie anche a una serie di studi che hanno consentito di sviluppare via via tecniche applicative in ambito clinico e professionale che nel loro insieme vengono oggi indicate sotto il nome di training dell’assertività. Le origini storiche del training dell’assertività vanno ricercate nella psicologia comportamentale, nel lavoro di Pavlov, Salter e Wolpe, successivamente sviluppato ed approfondito da Alberti, Emmonds, Lazarus e Fensterheim. Successivamente sono state incluse tecniche derivanti dalla psicologia umanistica (Stringer-Moore, 1984). Gli studi specifici sull’assertività sono iniziati intorno agli anni ’40 sulla base di alcuni rilevamenti effettuati da psicologi su specifici comportamenti. Pavlov si è distinto per la sua ricerca sulla natura e per i suoi studi sul sistema nervoso. Egli ha scoperto che gli organismi viventi si adattano al loro ambiente. Se le condizioni ambientali si modificano, gli individui devono adeguarsi ad esse, altrimenti vanno incontro a grandi difficoltà. Salter (1949) ha notato come soggetti troppo condiscendenti, passivi e rispettosi, si dimostrano poi inibiti nel confrontarsi con gli altri e tendono a sviluppare ansia e depressione quando si trovavano da soli. Viceversa, un comportamento in cui le qualità espressive non vengono inibite e un atteggiamento sciolto nella motilità e nell’espressione facciale, come pure un chiaro tono di voce, non solo riducono l’ansia sociale, ma stabilizzano l’umore, rinforzando la fiducia e la sicurezza personali. Determinante in questo campo di ricerca è stato Wolpe (1982), cui è legato il concetto di “inibizione reciproca”, per il quale non possono sussistere contemporaneamente nell’individuo due emozioni contraddittorie. Da ciò egli ha derivato alcune tecniche comportamentali che 13
hanno dimostrato come alcuni stati della persona - il rilassamento, la collera, l’eccitazione sessuale, l’affermazione di sé - inibiscano l’ansia. Ne sono derivati studi tesi ad evidenziare quei comportamenti assertivi idonei ad inibire manifestazioni comportamentali che possono trasformarsi in reazioni patologiche, come stati emotivi alterati. Il punto cardine attorno al quale ruota il training dell’assertività di Salter e Wolpe è quello di favorire l’espressione delle vere emozioni, che sono presenti nella situazione ansiogena e celate dalla paura. Esprimere i propri sentimenti legittimi, ad esempio la collera, sempre nei limiti della legalità, aiuta a indebolire il sentimento di paura, che fino ad allora aveva inibito l’espressione della collera stessa. Dietro a paure sociali, come quella di parlare in pubblico, ci sono altri sentimenti che il soggetto si vieta di riconoscere e di esprimere; il training propone quindi un allenamento a manifestare tutte quelle emozioni nascoste dietro comportamenti che sono messi in atto proprio per contenere tali emozioni. Alberti (1977; Alberti, Emmons, 2003), influenzato dall’approccio umanistico di Carl Rogers (1961), ha sottolineato l’importanza dello sviluppo di un comportamento assertivo in grado di promuovere l’uguaglianza nei rapporti umani, mettendo nelle condizioni di agire nel proprio migliore interesse, di difendersi senza ansia, di esprimere con onestà le proprie sensazioni, di esercitare i propri diritti senza negare quelli degli altri. Nella ricerca in campo clinico una figura determinante è stato Liebermann (1973), che ha messo a punto un programma terapeutico di assertività ad “ampio spettro”, indicato per una vasta gamma di disturbi, quali ansia, somatizzazioni, disturbi depressivi. Tale programma prevede incontri di gruppo in cui il singolo ha la possibilità di relazionarsi agli altri e quindi di controllare le proprie emozioni e i propri sentimenti di fronte a loro, come pure di discuterne direttamente. Nel gruppo si possono quindi ricreare tutte quelle situazioni che nella vita reale sono problematiche per l’individuo e prenderne contatto direttamente, con l’ausilio dei partecipanti. Goldstein (1981) ha sviluppato una serie di esercizi per l’acquisizione di abilità sociali, finalizzati a superare difficoltà di apprendimento, riferite erroneamente a carenze intellettive. Infatti si è visto come queste incapacità possano dipendere da altre problematiche, come difficoltà relazionali. Il programma di Goldstein prevede l’acquisizione di abilità sociali specifiche quali: osservare l’interlocutore, esprimere disaccordo, fare richieste, reagire a persone insistenti, rispondere alle critiche, parlare in pubblico, ecc. 14
Un contributo fondamentale è stato dato dallo psicologo americano Ellis (2000), con la terapia denominata RET, ossia “terapia razionale emotiva”, il cui assunto di base è che dietro ad ogni emozione vi è un’idea, un pensiero, una cognizione; emozioni negative celano pensieri negativi, mentre emozioni positive sono sostenute da pensieri positivi. Un’emozione è quindi il risultato di un condizionamento, per il quale abbiamo imparato a reagire con una certa emozione ad un determinata situazione, cosicché quella sensazione si genera automaticamente ogni volta che la situazione relativa si ripresenta. Il training sull’assertività propone di attuare il decondizionamento dalle idee di base dette ‘idee irrazionali’, cui sono legate emozioni inappropriate. Tali idee sono quasi sempre preconcette e poco aderenti alla realtà, in quanto non si riferiscono a fatti concreti ed esperiti dalla persona, ma sono precostituite e dogmatiche. Esse si contrappongono nettamente all’esigenza di essere realizzabili, che abbiamo detto essere il presupposto basilare di un pensiero assertivo. Per smontare un’idea irrazionale non è sufficiente contrastarla razionalmente, ma è necessario agire: per esempio, se si ha vergogna di fare qualcosa, è necessario eseguire alcuni compiti, proprio quelli che più ci procurano vergogna, come uscire vestiti in maniera sciatta, quando di solito siamo molto accurati e precisi nella scelta del nostro abbigliamento. Il training sull’assertività nasce, dunque, come tecnica della terapia comportamentale (Giusti, Montanari, Iannazzo, 2000); oggi è essenzialmente un percorso terapeutico durante il quale vengono forniti ai partecipanti strumenti specifici per modificare il proprio comportamento, al fine di renderlo più assertivo. Il training assertivo mira, tramite il suo pacchetto di prescrizioni e di tecniche, a rendere più funzionale la relazione tra il piano delle emozioni, quello dei pensieri e quello delle azioni (Kelley, 1979). Le tecniche insegnate nel training generalmente sono le seguenti (Morton, Rickey, Kellett, 1981): – comunicazione verbale; – comunicazione non verbale; – riduzione dell’ansia e controllo; – riduzione della rabbia e controllo attraverso un riutilizzo di tale energia per altri scopi; – incremento dell’autostima; – consapevolezza di sé e degli altri in situazioni interpersonali; – consapevolezza dei ruoli sociali e culturali del comportamento. 15
L’assertività viene definita prevalentemente come una competenza sociale che caratterizza chi realizza se stesso manifestando le proprie doti ed esprimendo le proprie esigenze nel contesto relazionale. Tra le varie definizioni proposte nel corso del tempo, un generale consenso viene riservato oggi alla definizione di assertività come la capacità individuale di riconoscere le proprie esigenze (o i propri diritti) e di esprimerle con efficacia nel proprio ambiente, mantenendo, nel contempo, una positiva relazione con gli altri; oppure come la legittima e onesta espressione dei propri diritti; sentimenti; convincimenti e interessi, evitando la violazione o la negazione dei diritti degli altri (Galeazzi, Porzionato, 1998). Tra i ricercatori viene attualmente sostenuta l’ipotesi di una struttura multidimensionale di tale costrutto, in cui compaiono diversi fattori, ognuno dei quali trova espressione in specifiche abilità. Seppur con delle differenze tra vari studiosi, vi è un generale accordo su queste componenti dell’assertività (Galassi et al.,1981; Lazarus, 1973; Rich, Schroeder, 1976; Arrindell et al., 2004; Alberti, Emmons, 2003). A seguito di un esame dei numerosi dati della ricerca, Galeazzi (1994) indica le seguenti principali componenti del comportamento assertivo: – l’assertività positiva e l’assertività negativa, la prima rappresenta la capacità di esprimere e di ricevere manifestazioni di approvazione, stima e affetto, mentre la seconda riguarda l’espressione della propria disapprovazione o delle proprie critiche agli altri in modo adeguato; – la difesa dei propri diritti quale capacità di proteggere ogni personale diritto e di rifiutare richieste inappropriate o irragionevoli, che ledono la libertà e le preferenze personali; – l’assertività di iniziativa, ossia l’abilità nel risolvere problemi e soddisfare personali bisogni, che consiste anche nel saper avanzare richieste, favori, ecc.; – l’assertività sociale, quale capacità di interagire con le altre persone e di stabilire nuove relazioni, che si esprime nella padronanza relativa all’iniziare, continuare e concludere una conversazione nelle più diverse interazioni sociali, tanto con amici quanto con persone autorevoli o sconosciute; – la direttività, che corrisponde in larga misura alla dimensione di personalità sovente definita “dominanza”, concerne l’attitudine ad assumersi delle responsabilità e l’abilità nell’influenzare e guidare gli altri nelle situazioni interpersonali problematiche. 16
GLI STILI DI COMPORTAMENTO L’assertività viene descritta da vari autori lungo un continuum comportamentale che va dalla “passività” all’“aggressività”, estremi indicati come negativi e disfunzionali, che rappresentano l’assenza di assertività. Nell’area intermedia viene individuata l’assertività quale comportamento sociale funzionale ed efficace (Anchisi, Gambotto Dessy, 1989; Campanelli, 1995; Lange, Jakubowski, 1976). ASSERTIVITA’ PASSIVITA’
AGGRESSIVITA’
La differenza basilare sta nel fatto che l’assertività è fondata sul rispetto e sull’autoresponsabilità, mentre nella non-assertività questi due fattori sono assenti. Il soggetto con un comportamento assertivo è colui che è capace di avere un atteggiamento positivo verso se stesso e verso gli altri e di riconoscere, rispettare ed esprimere i propri bisogni nel rispetto di quelli altrui. Quando mancano, invece, la fiducia in sé e nell’altro e il rispetto verso se stessi e gli altri, è molto più probabile che le persone reagiscano ad una particolare situazione con modalità non-assertive. Comportarsi in modo assertivo vuol dire bilanciare i bisogni degli altri coi propri. È un gioco a due a variabile zero, in cui non c’è uno sconfitto e un vincente, ma entrambi gli interlocutori della relazione sono vincenti. I bisogni di entrambi vengono tenuti in considerazione e si può scegliere se dare la priorità alle necessità altrui o se considerare maggiormente le proprie necessità. BISOGNI ALTRUI
non assertivo (passivo) Comportamento Passivo Aggressivo Assertivo
BISOGNI PERSONALI
assertivo
aggressivo
Definizione Quando si antepongono i bisogni degli altri ai propri. Quando si antepongono i propri bisogni a quelli altrui. Quando si equilibrano i propri e gli altrui bisogni e si agisce secondo le priorità che emergono.
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Nell’uso comune si definiscono le persone come assertive, passive o aggressive, ma è più corretto utilizzare l’espressione “stile di comportamento” assertivo, passivo o aggressivo. Sebbene le persone possano mettere in atto comportamenti assertivi, passivi o aggressivi, in realtà ciascuna di esse mostra una tendenza ad avere un certo stile di comportamento. Noi tutti ci comportiamo in maniera diversa a seconda delle situazioni: a volte siamo passivi, altre volte aggressivi, altre ancora assertivi (Hare, 1988). “Non esistono persone sempre assertive, ma solo comportamenti assertivi, che possono essere manifestati da tutti. Ciononostante, è vero che esistono persone che tendono ad essere aggressive, passive o assertive nella maggior parte delle situazioni” (Giannantonio, Boldorini, 2002). Essere assertivi è sempre il miglior modo di comportarsi? Sicuramente è un comportamento che ci consente di poter raggiungere i nostri obiettivi. Ma cosa può indurci ad avere un comportamento diverso da quello assertivo? 1. Innanzitutto, potremmo voler mantenere il nostro comportamento abituale, sia perché è più comodo, sia perché altre persone potrebbero non apprezzare un nostro cambiamento e ci sentiremmo pertanto rifiutati. Noi desideriamo essere accettati e, in un certo senso, dipendiamo dagli altri nella costruzione della nostra stima personale. 2. Se siamo abituati a prenderci cura delle altre persone e a dare maggior importanza ai loro bisogni piuttosto che ai nostri, nel momento in cui veniamo a contatto con le nostre necessità ci sentiamo degli egoisti e preferiamo continuare a comportarci passivamente nelle varie situazioni. 3. Possiamo essere restii ad esprimere le nostre opinioni, le nostre idee, i nostri sentimenti, se non rientrano negli schemi largamente applicati e nella norma; forse non desideriamo essere “diversi”, perché in molte culture ciò è considerato negativo. Quindi, adeguandoci, evitiamo molti problemi. I comportamenti aggressivi e passivi, considerati di per sé, non sono l’assertività, mentre lo è la loro sapiente e consapevole miscela. In alcuni casi, infatti, è un comportamento assertivo utilizzare un atteggiamento passivo: ad esempio, non è il caso di dire tutto quello che pensiamo a qualcuno che in strada ci minaccia con un’arma per rubarci il portafoglio. Allo stesso modo, può essere un comportamento as18
sertivo scegliere di avere un comportamento più duro nel rispondere a un venditore che non sente ragione di andarsene perché la merce non ci interessa. La parola chiave risulta essere il concetto di “situazionalità”, così come suggeriscono Bonenti e Meneghelli (1992). Le diverse componenti emozionali, cognitive ed espressive vanno calibrate e composte in modo diverso a seconda delle situazioni, degli obiettivi e delle persone di quel momento specifico. “L’assertività, tenendo presenti i propri obiettivi ed interessi, è la manifestazione più immediata e diretta di emozioni, sentimenti, esigenze e convinzioni personali, bilanciando, a seconda delle circostanze, l’aggressività e la passività. L’obiettivo è di ottenere il miglior vantaggio o il minor svantaggio per se stessi, sia nel breve che nel lungo termine” (Marcato et al., 2004). Vediamo ora da vicino ciascuno di questi stili comportamentali.
Lo stile passivo Per comportamento passivo si intende quello in cui il soggetto subisce le situazioni senza reazioni apparenti, assumendosi la responsabilità anche di eventi che non lo riguardano in prima persona. Si tratta quasi sempre di individui che non affermano le proprie idee, sposando e avvalorando quelle degli altri e svalutando il loro comportamento. Il comportamento passivo si manifesta attraverso le seguenti difficoltà: – non riuscire ad esprimere i propri bisogni e a fare richieste – mettere da parte le proprie esigenze e i propri diritti – subire gli altri – avere difficoltà a rifiutare richieste (dire di no) – avere difficoltà nel comunicare agli altri i propri sentimenti – avere spesso bisogno di approvazione altrui – dipendere o avere paura dal giudizio altrui – avere spesso paura di sbagliare – ritenere che gli altri siano migliori – avere difficoltà nel prendere decisioni – dirigere la rabbia verso di sé piuttosto che verso la fonte della rabbia – sentirsi frustrati e scontenti. 19
Alcune delle motivazioni alla base di un comportamento passivo possono essere: 1. desiderio di essere accettati da tutti. Questo tipo di comportamento si fonda su un’idea irrazionale e disfunzionale, ossia quella di dover piacere a tutti sempre e comunque; 2. non volersi lasciare coinvolgere in conflitti. La persona è convinta di non saper gestire il conflitto o teme le sue conseguenze; 3. timore che le proprie azioni non producano risultati positivi. La persona mostra di non credere in se stessa o ritiene di non possedere le capacità richieste per la soluzione di quello specifico problema; 4. timore di perdere il controllo di se stessi e di comportarsi in modo poco lecito. La persona evita di provare sensi di colpa. Meazzini (2000) indica con chiarezza i vantaggi ed i costi di un comportamento passivo, sottolineando come i primi siano speculazioni elaborate da parte della persona, mentre i secondi siano fatti concreti, che possono verificarsi con probabilità elevate. Vantaggi Si evitano i conflitti nel breve periodo. Si ottengono con più facilità la simpatia e l’approvazione da parte degli altri. Si assumono minori responsabilità. Talvolta si riesce ad esercitare un controllo sugli altri attraverso messaggi colpevolizzanti e di tipo manipolatorio, senza cioè esplodere.
Costi Non si riesce ad evitare i conflitti nel lungo periodo. Non è possibile raggiungere sempre e con tutti questo risultato. La conseguenza è quella di cadere nella frustrazione quando tale obiettivo non viene raggiunto. Se il problema è della persona passiva, il suo disimpegno aggraverà la situazione. Manipolare e colpevolizzare gli altri produce solo inimicizia e conflitti. Si perde progressivamente stima in se stessi, perché si vorrebbe esprimere il proprio punto di vista ma non si è in grado di superare i freni inibitori. Si rinuncia ad essere se stessi. Si può andare incontro a repentini e incontenibili scoppi d’ira.
20
Questo tipo di comportamento si ripercuote anche sulle persone vicine. In alcuni casi le porterà ad avere poca stima e rispetto dell’individuo passivo, altre volte le farà sentire colpevoli o superiori. L’altro, infatti, potrà sentirsi in debito con la persona passiva (“È così buona!”) oppure superiore e tenderà ad approfittarsi di quella stessa bontà e disponibilità. L’“iperadattamento” del passivo ha origine nelle prime esperienze infantili. “L’infanzia della persona anassertiva, infatti, è caratterizzata da figure genitoriale tendenti a dare eccessiva importanza agli aspetti formali dell’educazione, ad inibire l’espressione diretta di bisogni e desideri, a colpevolizzare in caso di conflitto (“Guarda come fai soffrire la mamma”), e a rendere precario il legame affettivo attraverso improvvisi e ingiustificati allontanamenti” (Nanetti, 2002b). Quella volta che sono stato passivo……
Ex.96
Individua una situazione in cui ti comporti o ti sei comportato in maniera passiva. ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………………………
Quali sentimenti ti suscita? Soddisfazione Insoddisfazione Tristezza Delusione Gioia Orgoglio Preoccupazione Rabbia Altro…………………………………
Quale ritieni sarebbe o sarebbe stato il comportamento più adeguato in questa situazione? ……………………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………………………
Ci sono, comunque, situazioni in cui può essere più efficace avere un comportamento passivo: 21
1. quando si ha poco tempo a disposizione: supponiamo di voler affrontare una questione di estrema importanza con il nostro capufficio, che può dedicarci solo pochi minuti a causa di altri impegni di lavoro; è meglio allora rimandare ad un giorno in cui sappiamo avrà più tempo e di conseguenza, una migliore disposizione all’ascolto; 2. quando il proprio livello emotivo non è adeguato: se stiamo affrontando una discussione con un’altra persona su una questione per noi importante e i nostri sentimenti possono portarci a dire cose molto spiacevoli per noi stessi e per l’altro, è meglio rimandare il confronto in un momento di maggiore calma; 3. quando il livello emotivo dell’interlocutore non è adeguato: anche la persona con cui stiamo parlando può avere uno stato d’animo che non favorisce il dialogo e l’ascolto (es. eccessiva rabbia, tensione, profonda tristezza); anche in questi casi conviene rimandare.
Lo stile aggressivo Il comportamento aggressivo si definisce per caratteristiche quasi opposte al precedente: il soggetto tende ad affermare se stesso con arroganza e prepotenza, senza tenere in seria considerazione le opinioni e le esigenze altrui. Tale comportamento non esprime alcuna forma di rispetto per la persona con cui si interagisce (“Tu per me non esisti”). Il comportamento aggressivo si manifesta attraverso le seguenti difficoltà: – volere che gli altri si comportino come fa piacere a noi – non modificare la propria opinione su qualcuno o su qualche cosa – decidere per gli altri senza ascoltare il parere dei diretti interessati – non rispettare i diritti altrui – non accettare di poter sbagliare – non chiedere “scusa” per un eventuale comportamento errato – non ascoltare gli altri mentre parlano – interrompere frequentemente il proprio interlocutore – giudicare gli altri e criticarli – usare strategie colpevolizzanti o svalorizzanti – considerarsi il migliore. 22
Le principali motivazioni sottostanti un comportamento aggressivo sono: 1. voler sempre ottenere ciò che si desidera. La persona è convinta che i suoi desideri debbano essere sempre soddisfatti anche se questo significa prevaricare gli altri; 2. sfogare la propria rabbia contro qualcuno, aiuta a sentirsi meglio. Gli altri vengono aggrediti pur di stare bene. Ci si può sentire meglio all’inizio, ma non si considera che a lungo andare così si deteriorano i rapporti con gli altri; 3. credere che gli altri siano dei nemici dai quali proteggersi. Gli altri vengono visti come ostili e l’arma migliore, prima di essere attaccati, è attaccare; 4. credere che gli altri debbano adeguarsi alla nostra volontà. Chi ragiona in questo modo è generalmente insensibile alle ragioni dell’altro. È sufficiente che l’altro dissenta dalla sua opinione per farlo scattare rabbiosamente. La tabella qui di seguito indica i vantaggi e i costi di un comportamento aggressivo (Meazzini, 2000). Vantaggi Si ottengono risultati nel breve periodo. Si ha la sensazione di dominare la situazione. Ci si vede come persone forti ed apprezzate.
Costi Nel lungo periodo emergono segni di crescente insopportabilità, che producono inimicizia, boicottaggio, ecc. La perdita di autocontrollo costituisce un modello educativamente perdente. Si creano rapporti basati sul timore e addirittura sull’odio. Si creano inutili e pericolosi sensi di colpa.
“L’aggressivo è cognitivamente miope. Vede, cioè, solo i risultati a breve termine del suo intervento e non quelli a lungo termine. In altre parole, si accorge che, gridando o minacciando, riesce ad intimidire gli altri e probabilmente a raggiungere il risultato sperato. Non si avvede, però, che così facendo crea le premesse per il suo fallimento lavorativo ed esistenziale. Per questo da molte parti si sostiene che la persona aggressiva sia socialmente ignorante, che abbia, cioè, un orizzonte co23
gnitivamente limitato, cui aggiunge l’assenza di strategie di prevenzione e di gestione del conflitto” (Meazzini, 2000). L’infanzia della persona aggressiva è caratterizzata da un’educazione fortemente punitiva e normativa che nega e non riconosce nessuna forma di debolezza e fragilità. Quella volta che sono stato aggressivo…
Ex.97
Individua una situazione in cui ti comporti o ti sei comportato in maniera aggressiva. ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………………………
Quali sentimenti ti suscita? Soddisfazione Insoddisfazione Tristezza Delusione Gioia Orgoglio Preoccupazione Rabbia Altro…………………………………
Quale ritieni sarebbe o sarebbe stato il comportamento più adeguato in questa situazione? ……………………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………………………
Ci sono, comunque, situazioni in cui può essere più adeguato uno stile aggressivo: 1. se vengono infrante delle regole: è il caso, ad esempio, del genitore che, dopo diversi falliti richiami alla prudenza, alza la voce con il proprio figlio per farsi ubbidire; 2. se si ha a che fare con persone particolarmente ostili o esigenti: ci sono persone a cui è praticamente impossibile far comprendere l’inadeguatezza del loro comportamento; in questi casi è meglio mettere subito in chiaro le cose. 24
Lo stile manipolativo Un altro stile di comportamento comune è quello passivo-aggressivo, generalmente tipico di una persona taciturna ed esteriormente non assertiva, che però nutre un forte risentimento nei propri pensieri e nelle proprie convinzioni (Castanyer, 1998). Il comportamento manipolativo è indiretto e fonda le sue radici nella bassa autostima. Le persone non specificano cosa vogliono o intendono, ma usano metodi indiretti, quali l’ironia, il sarcasmo, i discorsi allusivi, ecc., in modo che l’altro debba supporre le loro intenzioni o sentirsi in colpa o responsabile. In altre parole, le loro non-asserzioni determinano nell’altro delle non-asserzioni se questi, inconsapevolmente o coscientemente, collude. Il comportamento manipolativo può essere subdolo e difficile da riconoscere. È possibile scoprire ad un tratto di essere stati manipolati per molto tempo! Si può avere la sensazione di aver agito ingannevolmente contro le proprie convinzioni. Quindi è importante acquisire la consapevolezza di quanto sia difficile riconoscere i comportamenti manipolativi tesi a colpire vittime inconsapevoli. Esempi di frasi manipolative: – Se mi fossi amico davvero, tu … (ricatto emotivo). – Se farai questo, non so cosa farò (altro ricatto emotivo). – Se io fossi nei tuoi panni… (decidere per l’altro). – Penso che tu dovresti… (dire all’altro cosa fare). – Non preoccuparti per questo, ci penserò io (protezione). – Se lo farai, ti sarò eternamente grato (offerta di ricompensa, morale o materiale). – Se fai questo per me, io farò questo per te (ricattatorio). – È nel tuo interesse… È una grande opportunità per te (far credere di fare gli interessi dell’altro, quando in effetti si perseguono solo i propri). – Non mi riguarda (passivamente, far sì che l’altro decida, per poi giudicare e disprezzare, quando le cose non funzionano). – Potresti farmi questo grande favore? (provare a far sentire speciale l’altro, in modo che gli sia difficile rifiutare). – Se lo faccio, sarà un disastro (auto-svalutazione). – Se lo fai, mi sentirò molto meglio (lusinga pianificata). – Suppongo di sì (detto in un tono che fa intendere ‘No’; messaggio doppio: le parole trasmettono un messaggio e il tono di voce un altro). 25
– Lo farò. Lo faccio sempre: se non lo faccio io, non lo farà nessun altro (fare il martire). – Nessun altro pensa che sia una buona idea (esercitare una pressione sull’altro per farlo sentire isolato). – Lui può farlo, perché tu no? (confronto sfavorevole). – Non devi fare niente di speciale sabato, vero? Quindi mi puoi sostituire nella riunione? (mettere alle strette, in modo che sia difficile dire ‘no’). Altri comportamenti manipolativi sono: – Approfittare della vulnerabilità dell’altro. – Dire solo una parte di verità e nascondere il resto. – Essere oltremodo gentile con l’altro. – Mostrarsi debole, così che l’altro si offra di agire al nostro posto. – Evitare l’altro o l’argomento non guardando l’altro deliberatamente o cambiando discorso. Quella volta che sono stato manipolativo…
Ex.98
Individua una situazione in cui ti comporti o ti sei comportato in maniera manipolativa. ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………………………
Quali sentimenti ti suscita? Soddisfazione Insoddisfazione Tristezza Delusione Gioia Orgoglio Preoccupazione Rabbia Altro…………………………………
Quale ritieni sarebbe o sarebbe stato il comportamento più adeguato in questa situazione? ……………………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………………………
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Lo stile assertivo Se l’individuo passivo tende a subire e a compiacere e quello aggressivo tende a dominare e a imporsi, l’assertivo è disponibile alla negoziazione e al compromesso, senza per questo rinunciare alla propria dignità e a farsi valere (Nanetti, 2002b). Il comportamento assertivo implica la consapevolezza dell’amore per sé, oltre che il rispetto e conseguentemente l’amore per gli altri, perché solo apprezzando e riconoscendo le qualità della propria persona si possono individuare e apprezzare le stesse qualità nell’altro e, in generale, nell’essere umano. Il comportamento assertivo riconosce la propria e l’altrui libertà, che non significa anarchia o assenza di regole, il “faccio come mi pare”, ma libertà da pregiudizi e condizionamenti ambientali che possono indurre ad assumere comportamenti negativi per sé. Al concetto di libertà è strettamente collegato quello di reciprocità: accettare la libertà dei propri comportamenti significa riconoscere e accettare, anche negli altri, lo stesso diritto. In definitiva, il comportamento assertivo assume come basilare il rispetto e l’osservanza dei “diritti umani”, che si esprimono attraverso bisogni, valori, relazioni interpersonali, limiti del comportamento. Essere assertivi significa rispettare se stessi e gli altri, credere nelle proprie opinioni, nei propri pensieri e sentimenti e valutarli; avere stima e provare rispetto per se stessi, riconoscendo anche i propri limiti. In poche parole, apprezzarsi per ciò che si è ed essere onesti con se stessi. Comunicare assertivamente è … dire la verità (Alberti, 1977). A volte siamo restii a dire la verità, persino a noi stessi, per vari motivi; spesso perché non accettiamo i nostri pensieri e le nostre sensazioni. Le persone assertive, invece, accettano le responsabilità delle loro scelte di vita e prendono le loro decisioni senza farsi coinvolgere dagli altri. Lo stile assertivo presenta le seguenti caratteristiche: – esprimere i propri bisogni e le proprie esigenze – assumersi la responsabilità delle proprie azioni e le conseguenze che ne derivano – accettare il punto di vista e le critiche costruttive degli altri – rispettare i diritti degli altri – fornire critiche costruttive 27
– non giudicare – non svalutare o colpevolizzare gli altri – ascoltare gli altri, ma decidere in modo autonomo – essere pronto a cambiare la propria opinione – non permettere agli altri di manipolarci – non pretendere che gli altri si comportino come fa piacere a noi – ricercare l’altrui collaborazione – essere in grado di comunicare le proprie emozioni – valutarsi in modo adeguato – riuscire a mediare con l’altro. Vediamo quali sono i costi ed i vantaggi di questo stile comportamentale (Meazzini, 2000): Vantaggi
Costi
Si mantengono e rinsaldano i rapporti con gli altri.
Si ha difficoltà ad acquisire tale stile, dato che assertivi non si nasce, ma si diventa. Ciò significa modificare, talvolta in modo davvero cospicuo, le proprie abitudini comunicative.
Si raggiungono per lo meno in parte i propri obiettivi. Si ha la stima degli altri. Si ha un’autostima saldamente positiva.
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In una cultura come la nostra, in cui l’aggressività, l’invidia sociale, la manipolazione dell’altro, ecc., la fanno da padrone, è possibile che la persona assertiva non venga né creduta, né accettata. Il rischio è che ad essa vengano attribuiti sentimenti ed intenzioni che non le appartengono.
Quella volta che sono stato assertivo…
Ex.99
Individua una situazione in cui ti comporti o ti sei comportato in maniera asseritiva. ……………………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………………………
Quali sentimenti ti suscita? Soddisfazione Insoddisfazione Tristezza Delusione Gioia Orgoglio Preoccupazione Rabbia Altro…………………………………
Quale ritieni sarebbe o sarebbe stato il comportamento più adeguato in questa situazione? ……………………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………………………
Possiamo ricapitolare quanto detto fino ad ora attraverso quanto suggerito da Bonenti e Meneghelli (1992): PASSIVO
ASSERTIVO
AGGRESSIVO
Comportamento
È attento solo agli altri. È condizionato e influenzato dagli altri. Subisce. Non si oppone. Ha un’elevata ansia sociale.
È attento a sé e agli altri. Non è condizionato dagli altri Utilizza metodi motivanti e gratificanti.
È attento solo a sé. Prevarica gli altri. Utilizza metodi coercitivi e distruttivi.
Obiettivo
Benevolenza degli altri ed evitamento del conflitto.
Successo personale e con gli altri.
Potere personale e sociale.
Conseguenze
Frustrazione, ansia, senso di colpa, inibizione. Violazione del mondo interiore. Mortificazione della propria dignità.
Emozioni e cognizioni prive di insicurezza e di ansia. Attenta considerazione degli altri. Fiducia in sé e negli altri. Scelte autonome. Dignità propria e altrui.
Senso di colpa e difesa personali. Collera, ostilità. Umiliazione e disprezzo per gli altri. Mortificazione della dignità degli altri.
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Osserviamo ora attraverso un esempio i diversi comportamenti. Hai preparato la cena per alcuni amici e stai aspettando che arrivino. Sei irritato perché sono in ritardo. Finalmente arrivano, un’ora dopo. Le risposte possibili sono: 1. “Dove diavolo siete stati, il cibo è rovinato!”. 2. “Oh, non vi preoccupate, non importa. Entrate e sarete serviti.” 3. “Cosa è successo? State bene? Ero veramente stufa di aspettarvi. Vediamo se il cibo è ancora commestibile.” Nell’esempio riportato, la prima risposta è aggressiva, la seconda è passiva, la terza è assertiva. Nella risposta aggressiva, non esiste alcuna pietà e alcun riconoscimento dei problemi degli altri. La persona aggressiva ha poca autostima: infatti, non sa dare spazio alle necessità degli altri. Esiste, inoltre, l’aggressività indiretta: una persona dà l’impressione che tutto sia a posto, mentre in realtà non lo è. Un individuo indirettamente aggressivo avrebbe dato la seconda risposta, esprimendo rabbia con il linguaggio del corpo. Quindi, voi sapete che è irritato, anche se non lo mostra; se esprimesse la sua aggressività, sarebbe per voi più facile combatterla. Ciò accade perché molti hanno un falso concetto della propria immagine, secondo il quale devono apparire sempre “buoni” e tolleranti. Nella risposta passiva, la persona si preoccupa poco di se stessa e considera i bisogni altrui più importanti dei propri. Nella risposta assertiva, voi spiegate la vostra posizione e il conseguente modo di agire, suggerendo una soluzione costruttiva per il futuro. Rispettate, quindi, sia voi stessi che l’altra persona. Il comportamento non assertivo può risultare utile nell’immediato, ma nel lungo periodo rivelerà i suoi lati negativi. Non è facile individuare il proprio e l’altrui stile di comportamento, in alcune situazioni si può essere aggressivi, in altre passivi e in altre ancora assertivi. I prossimi esercizi ti saranno di aiuto per sviluppare la tua capacità di discriminare.
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Riconosci il comportamento? (1)
Ex.100
Identifica ogni stile di comportamento negli esempi seguenti e scrivi le risposte usando le seguenti abbreviazioni. AG = Aggressivo
NAS = Non assertivo
AS = Assertivo
1. Solo un idiota penserebbe ad una simile soluzione. Non rifletti mai prima di parlare? 2. Vedi, vorremmo pensare ad una diversa alternativa. Cosa ne dici? 3. Oh! Non posso andare, ho altri programmi. 4. Non sono completamente soddisfatto della tua soluzione, potresti sviluppare almeno un’opzione in più? 5. No, grazie. Apprezzo la tua offerta, ma l’opera proprio non mi diverte! 6. L’opera! Ma stai scherzando! 7. Questo probabilmente non è ciò che volevi, ma non ero molto sicuro su quanto hai detto, e comunque non sono molto bravo in questo genere di cose. 8. Va bene, se è quello che vuoi fare. 9. Ottima idea, facciamolo! 10. Tracy, per favore, manda questo a tutti gli uffici regionali, oggi. 1. AG. Accusatoria, esagerata, sprezzante, invita alla difensiva. 2. NAS. Esitante, passiva, apologetica, suggerisce noncuranza. 3. NAS. I programmi possono essere cambiati. È subdola, disonesta ed è uno dei modi più comuni di evitare di dire ‘no’. 4. AS. Onesta, rispettosa, invita alla cooperazione. 5. AS. Onesta, ferma, ma che apprezza. 6. AG. Sarcastica, invita alla difensiva. 7. NAS. Autosvalutazione, difesa, invito al non rispetto. 8. NAS. Esitante, deferente. 9. AS Entusiastica, genuina, cooperativa. 10. AS. Diretta, rispettosa, invita alla cooperazione
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Riconosci il comportamento? (2)
Ex.101
Leggi la descrizione di ogni situazione e indica nella rispettiva casella se le espressioni tra virgolette sono: Assertive – Passive –- Aggressive –- Manipolative ASS PAS AGG MAN 1.
Siete appena stati dal vostro direttore per un chiarimento; rientrando nel vostro ufficio, ai colleghi che vi chiedono informazioni al riguardo, dite: “Non so che cosa dirvi: la spiegazione che mi ha dato mi ha solo confuso le idee”.
2.
Qualcuno vi chiede un passaggio fino a casa sua: ciò vi porterebbe a fare un giro più largo e siete già in ritardo. Voi rispondete: “Oggi ho poco tempo e posso darti solo un passaggio fino alla fermata dell’autobus”.
3.
È stato fissato il calendario di alcune riunioni: va bene per tutti, ma non per voi, in quanto l’orario è tale per cui vi sarà impossibile partecipare regolarmente. Alla richiesta di un parere sull’orario, dite: “Suppongo che vada bene. Non potrò partecipare con assiduità, d’altronde un programma non può essere fatto a misura di ciascuno”.
4.
State parlando già da un po’ al telefono con un collega. Vorreste terminare la conversazione e dite: “Sono terribilmente spiacente, ma devo riprendere il lavoro. Spero che non te la prenda”.
5.
Un collega sposato insiste per vedervi fuori dell’ambiente di lavoro, dicendovi: “Che male c’è, Luisa, se andiamo una volta a cena insieme?”. Voi rispondete: “Mi piace il nostro rapporto così com’è. Non mi troverei a mio agio in una situazione diversa, come quella di una cena insieme noi due soli”.
6.
Durante una riunione una persona vi interrompe spesso mentre parlate. Gli dite: “Mi scusi, vorrei finire la mia frase”.
7.
Un impiegato ha commesso diversi errori nel suo lavoro. Vi rivolgete a lui dicendo: “Non può stare più attento?”
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8. Siete in difficoltà nello scrivere una lettera. Dite: “Non dovrei dirlo, ma non so proprio da che parte incominciare”. 9. A una riunione voi siete l’unica donna e vi si chiede di essere la segretaria. Rispondete: “No, non sto bene e sono stanca di fare la segretaria solo perché sono l’unica donna del gruppo”. 10. Un impiegato, per la terza volta, arriva in ritardo a una riunione. Il coordinatore dice: “Se lei arriva in ritardo, sono costretto a ripetere dall’inizio quanto stavo dicendo e ciò porta via molto tempo. Questi suoi ritardi mi stanno seccando”. 11. Una persona chiede di rivedervi. Le avete già dato un appuntamento una volta e non avete intenzione di vederla ancora. Perciò rispondete: “Sono molto impegnato questa settimana e non credo che potrò vederla venerdì sera”. 12. Un genitore sta parlando al telefono con un figlio sposato e vorrebbe che questi venisse a trovarlo. Quando il figlio gentilmente rifiuta, il padre gli dice: “Non sei mai disponibile per me. Pensi solo a te stesso”. 13. I piani per fare le vacanze insieme sono improvvisamente mandati all’aria dal cambiamento di programma di un amico, che ve lo comunica per telefono. Voi rispondete: “Perbacco, mi cogli proprio di sorpresa. Ti richiamerò più tardi quando avrò digerito la notizia”. 14. Il capo vi ha ripreso per il vostro lavoro. Rispondete: “Penso che alcune delle sue critiche siano vere, ma avrei preferito che me le avesse dette in modo meno brusco”. 15. Tocca a un collega stendere il verbale della riunione, ma vuole evitare il suo turno e chiede di nuovo a voi di prendere il suo posto. Dite: “Ho un po’ di mal di testa, ma se ti fa piacere lo farò io”. 16. Un collega vi chiede in prestito l’auto. Gli rispondete: “La mia macchina non la presto a nessuno!” 17. Un collega chiede spesso piccole somme di denaro, che si dimentica di restituire. Di nuovo chiede un prestito e voi gli rispondete: “Purtroppo ho solo il denaro sufficiente per il pranzo, oggi”.
33
18. Vi state dirigendo verso la fotocopiatrice, quando un collega, che ogni volta vi chiede di fare delle fotocopie anche per lui, vi domanda dove state andando. Gli rispondete: “Sto andando a vedere la partita della Juventus, dove vuoi che vada?”. 19. Una nonna sta parlando al telefono con un figlio sposato e vorrebbe che i nipoti andassero a trovarla. Dice: “Ho fatto un bel sogno stanotte. Ho sognato che venivano a trovarmi i miei nipotini”. 20. Fate un’osservazione a un collega e lui risponde: “Nessuno ha chiesto il tuo parere!”. 21. A vostro figlio, che a tavola esprime una sua opinione, dite: “Non dire sciocchezze!”. 22. Una persona telefona per avere una informazione, mentre siete impegnati con un’altra allo sportello. A chi telefona dite: “Dovrebbe chiamare più tardi: non posso risponderle ora”. 23. Un amico vi dà un appuntamento e arriva in ritardo. Gli dite: “Ho dovuto aspettare venti minuti!”. 24. Un collega ama fare delle battute ironiche su tutti. Gli dite: “Questo tuo comportamento ironico dopo un po’ mi annoia”.
Confrontando le vostre risposte con quelle sotto indicate, potete valutare se le vostre conoscenze in fatto di assertività sono adeguate. Le risposte sono: Assertive: 2 - 5 - 10 - 13 - 14 - 22 - 23 - 24 Passive: 3 - 6 - 11 - 15 - 17 Manipolative: 12 - 19 Aggressive: 1 - 7 - 16 - 18 - 20 - 21 Sono espressioni miste le seguenti: 4: passiva la prima parte; aggressiva la seconda: “Spero che non te la prenda”. 8: leggermente passiva la prima parte: “Non sto bene”; aggressivo tutto il resto, perché la protagonista pensa male degli altri.
34
Ancora un altro esercizio per sviluppare la tua capacità di distinguere tra uno stile passivo, aggressivo e assertivo (Nanetti, 2002a). Riconosci il comportamento? (3)
Ex.102
Identifica ogni stile di comportamento negli esempi seguenti e scrivi le risposte usando le seguenti abbreviazioni. AG = Aggressivo
NAS = Non assertivo AS = Assertivo
1.
Due persone amiche stabiliscono un programma per trascorrere le vacanze insieme. Pochi giorni prima di partire, una telefona all’altra per dirle che ha deciso di cambiare il programma. L’altra risponde: “Oh, mi prendi proprio alla sprovvista. Vorrei pensarci un momento sopra per rendermi meglio conto di come stanno ora le cose”.
2.
Un genitore rimprovera i figli che non hanno messo in ordine la loro stanza. Dice: “Siete i peggiori ragazzacci del mondo! Se lo avessi saputo, non avrei mai fatto figli”.
3.
Un marito vuole guardare la partita di calcio in televisione. La moglie vorrebbe guardare un altro programma. Lei dice: “Be’, non importa, tesoro, guardati pure la partita. lo forse mi metto a stirare”.
4.
Il capufficio ha rimproverato un dipendente sul lavoro. Il dipendente risponde: “Mi pare che alcune sue critiche siano giuste, ma avrei preferito che nel farmele lei fosse stato meno offensivo”.
5.
Una persona finisce un lavoretto artigianale che gli è venuto particolarmente bene e di cui si sente orgogliosa. La sera incontra un amico che gli domanda come è andata la sua giornata. Lui risponde: “Sono molto contento perché oggi sono riuscito a finire bene una cosa a cui stavo lavorando. Mi piacerebbe fartela vedere”.
6.
Un bambino di dieci anni ha interrotto tre volte per motivi non urgenti il genitore che sta telefonando. Il genitore gli ha già chiesto assertivamente di non insistere. Il bambino lo disturba di nuovo. Il genitore dice: “Non riesco a fare due cose insieme: telefonare e darti retta. Quindi prima finisco questa telefonata e poi parliamo io e te”.
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7. In una riunione c’è una sola donna e tanti uomini. Viene chiesto a lei di fare la segretaria della riunione. Lei risponde: “lo sono disposta a fare la mia parte di lavoro, e questa volta gli appunti li prendo io. Ma per le prossime riunioni si dovrà fare a turno”. 8. Una persona chiede a un conoscente di prestargli l’automobile. Questo risponde: “Ma è matto? lo non presto l’automobile a nessuno!”. 9. Al piano superiore il giradischi suona a tutto volume. L’inquilino del piano di sotto telefona e dice: “Pronto. lo abito al piano di sotto. Il giradischi è molto rumoroso e mi disturba. Per favore volete abbassarlo?”. 10. Una donna telefona a un’amica per dirle che ha bisogno del suo aiuto per organizzare una colletta a scopo di beneficenza. L’amica non vorrebbe saperne, e le risponde: “Oh, che peccato, Francesca, ma Giuseppe se la prenderebbe troppo con me se io accettassi. Lui dice che mi metto sempre in troppi impicci. Lo sai come la pensa su certe cose…”. 11. L’autobus è affollato di studenti delle medie che parlano animatamente tra di loro. Una persona vorrebbe scendere ma nessuno gli dà retta quando chiede “permesso”. Infine questa persona dice: “Ma insomma, ragazzi, che vi prende? lo devo scendere alla prossima fermata!”. 12. Una persona riceve un complimento da un amico a proposito del suo aspetto. La prima risponde: “Grazie, mi fa molto piacere. Anch’io oggi mi piaccio di più”. 13. Uno studente arriva a scuola in ritardo per la terza volta. L’insegnante gli dice: “Se non sei presente quando io comincio la lezione, poi devo ripeterne un pezzo e questo fa perdere tempo. Io comincio a seccarmi dei tuoi ritardi”. 14. Fila alla cassa del supermercato. Una persona con un solo acquisto chiede alla persona che gli sta davanti di lasciarla passare per prima. Questa risponde: “Capisco che lei non voglia fare la fila, ma ci sono prima io e anch’io vorrei sbrigarmi”. 15. Un genitore parla al telefono con un figlio sposato e gli chiede di andare a trovarlo. Quando il figlio gentilmente rifiuta, il genitore dice: “Tu non sei mai disponibile quando io ho bisogno di te. Pensi sempre soltanto a te stesso”.
36
16. Il marito esige che la cena sia in tavola quando torna a casa dal lavoro, e si arrabbia se non è pronta. La moglie: “Oh, come mi dispiace per la cena. Lo so che sei stanco ed affamato… È tutta colpa mia. Sono proprio una disgraziata”. 17. Una persona ha deciso di dedicare un’oretta, dalle 4 alle 5 del pomeriggio, alle cose che desidera o ha bisogno di fare. Un’altra persona gli chiede di vederla proprio a quell’ora. La prima risponde: “Be’…, sì, ci possiamo vedere. Allora sarebbe lunedì alle quattro. Ma è sicuro che va bene per lei?”. 18. Dopo un breve contrasto di opinioni, il partner ammutolisce. La partner dice: “Eccolo, ora mette il muso. Una volta tanto, ti farebbe male sputare il rospo?”. 19. Il marito ha criticato l’aspetto della moglie davanti agli amici. La moglie gli dice: “Mi sento offesa quando mi critichi davanti agli altri. Se hai qualcosa da dire, per piacere dimmelo prima che usciamo di casa”. 20. Una persona prende spesso piccole somme in prestito dagli amici e non le restituisce se non le vengono chieste. Ora chiede un altro piccolo prestito a qualcuno che preferirebbe non farglielo, e che gli risponde: “Oggi sono uscito con appena i soldi per il pranzo”. 21. Una donna chiede continuamente in prestito l’aspirapolvere a una vicina. L’ultima volta lo ha rotto. Quando lo chiede di nuovo in prestito, la vicina risponde: “Mi dispiace ma non voglio più prestare il mio aspirapolvere. L’ultima volta che l’ho fatto mi è tornato rotto”. 22. Una ragazza viene intervistata per un impiego. Durante il colloquio, l’intervistatore la guarda maliziosamente e le dice: “A guardarla, lei sembra proprio avere tutti i requisiti per questo posto”. Lei risponde: “Sono sicura di essere in grado di saper fare il mio lavoro”. 23. Un impiegato sta andando verso la macchina delle fotocopie, e un altro impiegato, che ha l’abitudine di chiedergli di fare delle fotocopie anche per lui, gli domanda dove sta andando. Il primo risponde: “Vado al ballo in maschera… Non lo vedi dove sto andando?”.
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24. Una madre chiede per la seconda volta in una settimana a un’amica senza figli di fare da baby-sitter a suo figlio mentre lei sbriga delle commissioni. L’amica risponde: “Tu ti vuoi approfittare di me, ma io non ci sto mica! Ai tuoi figli ci devi badare tu!”. 25. Un impiegato vorrebbe un aumento e dice al principale: “Ecco… lei crede che… insomma… sarebbe possibile… parlare del mio stipendio?”. 26. Una persona chiede un passaggio in auto a un amico che ha fretta e che non vuole andare troppo fuori strada. Quindi risponde: “Oggi ho fretta e ti posso portare a una stazione di taxi o a una fermata dell’autobus, ma non ce la faccio a portarti fino a casa”. 27. A uno studente è piaciuta la lezione fatta dall’insegnante, e dice: “Lei rende interessante questa materia. Mi piace il modo in cui insegna”. 28. Una persona sta parlando al telefono con un amico, ma vorrebbe concludere la conversazione. Allora dice: “Scusami tanto ma devo scappare perché in cucina mi sta bruciando il pranzo. Mi dispiace tanto, ma spero tu capisca”. 29. Gli impiegati di un ufficio stanno discutendo come organizzare e dividersi un lavoro che devono svolgere insieme. Uno degli impiegati avanza una proposta e poi chiede agli altri il loro parere. Alcuni sono d’accordo ed altri fanno delle critiche. Quando arriva il suo turno, un impiegato che non ha capito bene la proposta del primo, dice: “Mi sembra una proposta molto interessante, e sono completamente d’accordo”. 30. Una ragazza sta per uscire con delle amiche. La madre le consiglia di prendere un golf più pesante perché potrebbe sentire freddo. La ragazza risponde: “Tu ti devi sempre impicciare degli affari miei. Quando lo capirai che non sono più una bambina e che lo so io come vestirmi?”.
AS: 1 – 4 – 5 – 6 – 7 – 9 – 12 – 13 – 14 – 19 – 21 – 22 – 26 – 27 AN: 3 – 10 – 16 – 17 – 20 – 25 – 28 – 29 AG: 2 – 8 – 11 – 15 – 18 – 23 – 24 - 30
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NELLA STESSA COLLANA
Benson J., Gruppi. Organizzazione e conduzione per lo sviluppo personale e la psicoterapia, 20001, pp. 272 Beutler L.E. - Harwood T.M., Psicoterapia prescrittiva elettiva. La scelta del trattamento sistematico fondata sull’evidenza, 2002, pp. 224 Bozarth J.D., La terapia centrata sulla persona. Un paradigma rivoluzionario, 2001, pp. 240 Campanella V. - Fiori M. - Santoriello D., Disturbi mentali gravi. Modelli d’intervento pluralistico integrato dall’autismo alle psicosi, 2003, pp. 272 Chambon O. - Marie-Cardine M., Le basi della psicoterapia eclettica e integrata, 2002, pp. 288 Clarkson P., Gestalt - Counseling, 1999 II ediz., pp. 192 Clarkson P., La Relazione Psicoterapeutica integrata, 1996, pp. 392 Delisle G., I disturbi della personalità, 20001, pp. 224 Feltham C. - Dryden W. (a cura di E. Giusti), Dizionario di counseling, 1995, pp. 320 Fontana D., Stress Counseling. Come gestire gli stati personali di tensione, 1996, pp. 160 Frisch M.B., Psicoterapia integrata della qualità della vita, 2001, pp. 352 Giannella E., Palumbo M., Vigliar G., Mediazione familiare e affido condiviso. Come separarsi insieme, 2007, pp. 240 Giusti E. - Calzone T., Promozione e visibilità clinica. Motivare i pazienti ai trattamenti psicologici, 2006, pp. 288 Giusti E. - Carolei F., Terapie transpersonali. L’integrazione della spiritualità e della meditazione nei trattamenti pluralistici, 2005, pp. 336 Giusti E. - Chiacchio A., Ossessioni e compulsioni. Valutazione e trattamento della Psicoterapia Pluralistica Integrata, 2002, pp. 176 Giusti E. - Ciotta A., Metafore nella relazione d’aiuto e nei settori formativi, 2005, pp. 256 Giusti E. - Corte B., La terapia del per-dono, 2008, pp. 304 Giusti E. - Di Fazio T., Psicoterapia integrata dello stress. Il burn-out professionale, 2005, pp. 256 Giusti E. - Di Francesco G., L’autoerotismo. L’alba del piacere sessuale: dall’identità verso la relazione, 2006, pp. 208 Giusti E. - Di Nardo G., Silenzio e solitudine. L’integrazione della quiete nel trattamento terapeutico, 2006, pp. 240 Giusti E. - Frandina M., Terapia della gelosia e dell’invidia. Trattamenti psicologici integrati, 2007, pp. 224 Giusti E. - Fusco L., Uomini. Psicologia e psicoterapia della maschilità, 2002, pp. 464
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Nella stessa collana Giusti E. - Germano F., Etica del con-tatto fisico in psicoterapia e nel counseling, 2003, pp. 160 Giusti E. - Germano F., Terapia della rabbia. Capire e trattare emozioni violente d’ira, collera e furia, 2003, pp. 224 Giusti E. - Giordani B. Il formatore di successo, 2002, pp. 224 Giusti E. - Harman R. (a cura di), La psicoterapia della Gestalt, 1996, pp. 224 Giusti E. - La Fata S., Quando il mio terapeuta è un cane, 2004, pp. 448 Giusti E. - Lazzari A., Psicoterapia Interpersonale Integrata, 2003, pp. 160 Giusti E. - Lazzari A., Narrazione e autosvelamento nella clinica. La rivelazione del Sé reciproco nella relazione di sostegno, 2005, pp. 160 Giusti E. - Locatelli M., L’empatia integrata, 2007 (Nuova edizione), pp. 320 Giusti E. - Mancinelli L., Il counseling domiciliare, 2008, pp. 160 Giusti E. - Minonne G., L’interpretazione dei significati nelle varie fasi evolutive dei trattamenti psicologici, 2004, pp. 396 Giusti E. - Minonne G., Ricerca scientifica e tesi di specializzazione in psicoterapia, 2005, pp. 368 Giusti E. - Montanari C., Trattamenti psicologici in emergenza con EMDR per profughi, rifugiati e vittime di traumi, 2000, pp. 192 Giusti E. - Montanari C., La CoPsicoterapia. Due è meglio e più di uno in efficacia ed efficienza, 2005, pp. 320 Giusti E. - Nardini M.C., Gruppi pluralistici. Guida transteorica alle terapie collettive integrate, 2004, pp. 304 Giusti E. - Ornelli C., Role play. Teoria e pratica nella Clinica e nella Formazione, 1999, pp. 144 Giusti E. - Palomba M., L’attività psicoterapeutica. Etica ed estetica promozionale del libero professionista, 1993, pp. 128 Giusti E. - Perfetti E., Ricerche sulla felicità. Come accrescere il benEssere psicologico per una vita più soddisfacente, 2004, pp. 192 Giusti E. - Pitrone A., Essere insieme. Terapia integrata della coppia amorosa, 2004, pp. 240 Giusti E. - Pizzo M., La selezione professionale. Intervista e valutazione delle risorse umane con il modello pluralistico integrato, 2003, pp. 208 Giusti E. - Proietti M.C., La delega direzionale, 1996, pp. 112 Giusti E. - Proietti M.C., Qualità e formazione. Manuale per operatori sanitari e psicosociali, 1999, pp. 184 Giusti E. - Rapanà L., Narcisismo. Valutazione pluralistica e trattamento clinico integrato del Disturbo Narcisistico di Personalità, 2002, pp. 176 Giusti E. - Romero R., L’accoglienza. I primi momenti di una relazione psicoterapeutica, 2005, pp. 176 Giusti E. - Sica A., L’epilogo della cura terapeutica. I colloqui conclusivi dei trattamenti psicologici, 2005, pp. 160 Giusti E. - Surdo V., Affezione da Alzheimer. Il trattamento psicologico complementare per le demenze, 2004, pp. 144 Giusti E. - Taranto R., Super Coaching tra Counseling e Mentoring, 2004, pp. 352
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Nella stessa collana Giusti E. - Testi A., L’Autostima. Vincere quasi sempre con le 3 A, 2006, pp. 224 Giusti E. - Testi A., L’Assertività. Vincere quasi sempre con le 3 A, 2006, pp. 224 Giusti E. - Testi A., L’Autoefficacia. Vincere quasi sempre con le 3 A, 2006, pp. 96 Giusti E., Essere in divenendo. Integrazione pluralistica dell’identità del Sé, 2001, pp. 144 Giusti E., Autostima, psicologia della sicurezza in Sé, 20055, pp. 200 Giusti E., Videoterapia. Un ausilio al Counseling e alle Arti-Terapie, 1999, pp. 176 Giusti E., Tecniche immaginative. Il teatro interiore nelle relazioni d’aiuto, 2007, pp. 272 Gold J.R., Concetti chiave in psicoterapia integrata, 2000, pp. 268 Goldfried M.R., Dalla terapia cognitivo-comportamentale all’integrazione delle psicoterapie, 2000, pp. 288 Greenberg L.S. (et al.), Manuale di psicoterapia esperienziale integrata, 2000, pp. 576 Greenberg L.S. - Paivio S.C., Lavorare con le emozioni in psicoterapia integrata, 2000, pp. 368 Manucci C. - Di Matteo L., Come gestire un caso clinico, 2004 Murgatroyd S., Il Counseling nella relazione d’aiuto, 20001, pp. 192 Perls F., Qui & ora. Psicoterapia autobiografica, 1991, pp. 256 Persons J.B. - Davidson J. - Tompkins M.A., Depressione. Terapia cognitivo-comportamentale. Componenti essenziali, 2002, pp. 288 Preston J., Psicoterapia breve integrata, 2001, pp. 256 Reddy M., Il Counseling aziendale. Il Manager come Counselor, 1994, pp. 176 Santostefano S., Psicoterapia integrata. Per bambini e adolescenti. Vol. I: “Metateoria pluralistica”, 2002, pp. 400 Santostefano S., Psicoterapia integrata. Per bambini e adolescenti. Vol. II: “Tecnologia applicativa”, 2003, pp. 384 Spalletta E. - Quaranta C., Counseling scolastico integrato, 2002, pp. 352
Videodidattica per le psicoterapie scientifiche dell’American Psychological Association • Video Psicoterapia Psicodinamica Breve D.K. Freedheim + Libro Psicoterapia breve integrata di J. Preston € 120,00 • Video Psicoterapia Cognitiva-Affettiva Comportamentale Prof. M.R. Goldfried + Libro Dalla Terapia cognitivo-comportamentale all’Integrazione delle Psicoterapie € 120,00 • Video Psicoterapia Processuale Esperienziale L.S. Greenberg + Libro Manuale di Psicoterapia Esperienziale Integrata € 132,00 • Video La Terapia Centrata sul Cliente N.J. Raskin + Libro La Terapia Centrata sulla Persona di J.D. Bozarth € 120,00
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Nella stessa collana • Video EMDR per Traumi: Movimento oculare Desensibilizzante e Rielaborazione F. Shapiro + Libro Trattamenti Psicologici in Emergenza di E. Giusti, C. Montanari € 118,00 • Video La Terapia Eclettica Prescrittiva J.C. Norcross + Libro Psicoterapia Prescrittiva Elettiva, fondata sull’evidenza di Beutler/Harwood € 120,00 • Video Psicoterapia Multimodale A.A. Lazarus + Libro Le basi della Psicoterapia Eclettica ed Integrata di Chambon - Cardine € 125,50 • Video Psicoterapia Infantile J. Annunziata + Libro Counseling Scolastico Integrato di E. Spalletta, C. Quaranta € 122,00 • Video Ipnoterapia Ericksoniana J.K. Zeig + Libro Ipnosi e Psicoanalisi, collisioni e collusioni di L. Chertok € 120,00 • 2 Video Il Counseling breve in azione J.M. Littrell + Libro Il Counseling breve in Azione di J.M. Littrell € 122,00 • Video Psicoterapia Esperienziale A. Mahrer + Libro Lavorare con le emozioni in Psicoterapia Integrata di Greenberg/Paivio € 127,50 • 5 Videocassette Terapia Cognitivo-Comportamentale per la Depressione per l’autoformazione didattica, libro di G.B. Persons, Costo complessivo: € 275,00 • Video Psicoterapia Comportamentale con paziente ossessivo-compulsivo S.M. Turner + Libro Ossessione e Compulsioni, Valutazione e Trattamento di Edoardo Giusti, Antonio Chiacchio € 127,50 • Video Psicoterapia Pratica con Adolescenti A.K. Rubenstein + Due Libri Psicoterapia Integrata per bambini e adolescenti di Sebastiano Santostefano € 155,00 • Video Psicoanalisi con paziente schizofrenico B. Karon + libro Disturbi mentali gravi di V. Campanella - M. Fiori - D. Santoriello € 120,00 • Video Come gestire il transfert erotico in psicoterapia AA.VV. + libro Etica del contatto fisico di E. Giusti - F. Germano € 115,00 • Video Psicoterapia Interpersonale Ricostruttiva Lorna Smith Benjamin + libro Psicoterapia Interpersonale Integrata di E. Giusti - A. Lazzari € 118,00 • Video Come gestire la rabbia dei pazienti in psicoterapia AA.VV. + libro Terapia della rabbia di E. Giusti - F. Germano € 118,00
Edizioni ASPIC • Video Terapia della Gestalt individuale in gruppo Ginger/Masquelier + libro Psicoterapia della Gestalt di E. Giusti - V. Rosa € 130,00
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Nella stessa collana
EDIZIONE SOVERA STRUMENTI Elliott R. - Watson J.C. - Goldman R.N. - Greenberg L.S., Apprendere la terapia focalizzata sulle emozioni. L’approccio esperienziale orientato al processo per il cambiamento, in corso di stampa, pp. 368 Giusti E., Montanari C., Iannazzo A., Psicodiagnosi integrata. Valutazione transitiva e progressiva del processo qualitativo e degli esiti nella psicoterapia pluralistica fondata sull’evidenza obiettiva, 2006, pp. 580 Giusti E., Bonessi A., Garda V., Salute e malattia psicosomatica. Significato, diagnosi e cura, 2006, pp. 240 Giusti E., Germano F.., Psicoterapeuti generalisti. Competenze essenziali di base: dall’adeguatezza verso l’eccellenza, 2006, pp. 256 Giusti E., Pacifico M., Staffa T., L’intelligenza multidimensionale per le psicoterapie innovative, 2007, pp. 400 Giusti E. - Tridici D., Smoking. Basta davvero, 2009, pp. 224 Goodheart C.D. - Kazdin A.E. - Sternberg R.J., Psicoterapia a prova di evidenza. Dove la pratica e la ricerca si incontrano, in corso di stampa Norcross J.C., Beutler L.E., Levant R.F., Salute mentale: trattamenti basati sull’evidenza. Dibattiti e dialoghi sulle questioni fondamentali, 2006, pp. 464 Spalletta E., Germano F., MicroCounseling e MicroCoaching. Manuale operativo di strategie brevi per la motivazione al cambiamento, 2006, pp. 480 Wolfe B.E., Trattamenti integrati per disturbi d’ansia. La cura del Sé ferito, 2007, pp. 304
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