Vincere quasi sempre con le 3A

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Edoardo Giusti - Alberta Testi



collana Psicoterapia & Counseling diretta da Edoardo Giusti PSICOTERAPIA�

COUNSELING�

59 Centro Europeo di Ricerche per lo Studio delle Psicoterapie Integrate e Comparate


collana Psicoterapia & Counseling diretta da Edoardo Giusti PSICOTERAPIA�

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59 Centro Europeo di Ricerche per lo Studio delle Psicoterapie Integrate e Comparate




Edoardo Giusti - Alberta Testi

L’AUTOSTIMA Vincere quasi sempre con le 3 A

OVERA EDITORE


Š 2006 SOVERA MULTIMEDIA s.r.l. Via Vincenzo Brunacci, 55/55A - 00146 Roma Tel. (06) 5585265 - 5562429 www.soveraedizioni.com e-mail: info@soveraedizioni.com I diritti di traduzione, di riproduzione e di adattamento, totale o parziale (compresi i microfilm e le copie fotostatiche) sono riservati per tutti i paesi.


Sommario

Introduzione

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1. Definizione e teorie sull’autostima

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2. Valutare la propria autostima

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3. Le componenti dell’autostima • Consapevolezza di sé – Autenticità – Il concetto di sé – Bisogni e desideri – Prendersi cura di sé • Responsabilità personale – Il cambiamento – Strategie di comportamento – Accettare il rischio – Gestire il successo – Gestire gli errori – Il senso di colpa • Valutazione positiva di sé – Il feedback – La critica patologica – Ristrutturazione cognitiva – I “devo” – Valori autentici e valori incongrui – I giudizi • Accettazione di sé – Accettare i propri sentimenti – Riconoscere il proprio valore – Accettare il bambino che siamo stati

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4. Le origini dell’autostima • Lo sviluppo dell’autostima • Il ruolo dei genitori – Accettare i propri figli – Avere aspettative adeguate – Favorire l’autonomia dei figli

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5. Autostima e scuola • L’autostima nel contesto scolastico • I cinque fattori dell’autostima scolastica – Sicurezza – Concetto di Sé – Affiliazione – Progettualità – Competenza • Autostima e successo scolastico • L’autostima degli insegnanti

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6. Autostima e ambiti di vita • L’autostima nel rapporto di coppia • L’autostima nei rapporti di amicizia • L’autostima nel lavoro

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7. Autostima e tendenze patologiche • L’abuso sui minori • L’alcolismo • La personalità narcisistica

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Bibliografia

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ESERCIZI PER L’AUTOSTIMA Esercizio n. 1 Esercizio n. 2 Esercizio n. 3 Esercizio n. 4 Esercizio n. 5 Esercizio n. 6 Esercizio n. 7 Esercizio n. 8 Esercizio n. 9 Esercizio n. 10 Esercizio n. 11 Esercizio n. 12 Esercizio n. 13 Esercizio n. 14 Esercizio n. 15 Esercizio n. 16 Esercizio n. 17 Esercizio n. 18 Esercizio n. 19 Esercizio n. 20 Esercizio n. 21 Esercizio n. 22 Esercizio n. 23 Esercizio n. 24 Esercizio n. 25 Esercizio n. 26 Esercizio n. 27 Esercizio n. 28 Esercizio n. 29 Esercizio n. 30 Esercizio n. 31 Esercizio n. 32 Esercizio n. 33 Esercizio n. 34 Esercizio n. 35 Esercizio n. 36 Esercizio n. 37 Esercizio n. 38

Il tuo concetto di autostima Il mio livello di autostima Scrivo una lettera Esploro me stesso Vittima o creativo? Io e la consapevolezza Consapevolezza corporea Consapevolezza emotiva Consapevolezza cognitiva Vivere con consapevolezza La maschera Vivere con autenticità Il mio lato nascosto Chi sono? Il regista della mia vita Il mio tesoro nascosto Inventario del concetto di sé I miei interessi I miei ruoli La mia settimana Tempo per me I tuoi momenti Sono un temporeggiatore? Le cose da portare a termine Le mie priorità La delega La mia agenda Stabilire i propri obiettivi Vivere con responsabilità Il grafico della mia vita Io e il cambiamento I miei obiettivi I miei valori Io e il rischio Come reagisci al successo? I miei successi I miei errori Il giudice che è in me

26 27 28 29 31 35 36 36 36 37 39 41 43 44 44 45 46 52 53 54 55 55 57 58 59 60 61 62 66 67 68 68 69 73 75 75 79 80 7


Esercizio n. 39 Esercizio n. 40 Esercizio n. 41 Esercizio n. 42 Esercizio n. 43 Esercizio n. 44 Esercizio n. 45 Esercizio n. 46 Esercizio n. 47 Esercizio n. 48 Esercizio n. 49 Esercizio n. 50 Esercizio n. 51 Esercizio n. 52 Esercizio n. 53 Esercizio n. 54 Esercizio n. 55 Esercizio n. 56 Esercizio n. 57 Esercizio n. 58 Esercizio n. 59 Esercizio n. 60 Esercizio n. 61 Esercizio n. 62 Esercizio n. 63 Esercizio n. 64 Esercizio n. 65 Esercizio n. 66 Esercizio n. 67 Esercizio n. 68 Esercizio n. 69 Esercizio n. 70 Esercizio n. 71 Esercizio n. 72 Esercizio n. 73 Esercizio n. 74 Esercizio n. 75 Esercizio n. 76 Esercizio n. 77 Esercizio n. 78 8

Liberarsi dai sensi di colpa Il cerchio delle responsabilità I messaggi negativi che ho ricevuto Le mie convinzioni centrali Il mio dialogo interiore Le mie critiche Contesta le tue critiche Una visione migliore I miei “devo” Inventario dei “devo” Comprendere me stesso Accettazione di sé Cosa non accetto di me Se mi accettassi… La difficoltà di accettare me stesso Essere perfetti Uguaglianze/Differenze I sentimenti inaccettabili I sentimenti tabù Conoscere il mio dolore Le mie paure Sono degno Il mio valore La medaglia Autoesplorazione del “bambino” Autoesplorazione dell’“adolescente” Ho cura della stima di mio figlio? Il sostegno che ho ricevuto Il sostegno che offro Le qualità negative di mio figlio Le qualità positive di mio figlio Sospendere il giudizio Le mie aspettative di genitore Rendo autonomo mio figlio? Io la penso così… Ascoltiamoci Cosa mi aspetto da me La sedia dei complimenti Questo sono io Il tesoro delle emozioni

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Esercizio n. 79 Esercizio n. 80 Esercizio n. 81 Esercizio n. 82 Esercizio n. 83 Esercizio n. 84 Esercizio n. 85 Esercizio n. 86 Esercizio n. 87 Esercizio n. 88 Esercizio n. 89 Esercizio n. 90 Esercizio n. 91 Esercizio n. 92 Esercizio n. 93 Esercizio n. 94 Esercizio n. 95

La mia classe è un gruppo Se un amico parlasse di te… Fare amicizia La lista dei diritti Prendere decisioni I miei obiettivi La mia medaglia Quando ero studente Ora che sono insegnante Io e l’amore La mia coppia Sono un buon amico? Come mi sento con gli altri Le mie relazioni difficili La mia carriera I miei livelli di competenza Sono un buon leader?

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Introduzione

L’autostima è essenziale per la sopravvivenza psicologica. Come esseri umani siamo in grado di definire chi siamo, in altre parole, di costruire la nostra identità ed attribuirle un valore. L’autostima è un senso soggettivo e duraturo di autoapprovazione del proprio valore basato su appropriate autopercezioni (Giusti, 1994). Nel concetto di autostima possiamo individuare: – elementi cognitivi: definizione e caratterizzazione di sé in termini descrittivi (aspetto fisico, forza fisica, abilità e competenza in vari ambiti e relazioni); – elementi affettivi: insieme di sentimenti positivi o negativi nei confronti di se stessi; – elementi valutativi (di tipo cognitivo-affettivo): “pattern” di competenze legati a criteri di paragone o a livelli di rendimento ideali e sentimenti che accompagnano le autovalutazioni. L’autostima riflette la coesione e stabilità della struttura del Sé, della propria identità sviluppata durante gli anni formativi dell’infanzia e dell’adolescenza. Non viene, quindi, nutrita soltanto dagli apprezzamenti che riusciamo ad ottenere dall’esterno e da quello che gli altri pensano di noi, ma anche e soprattutto da ciò che noi abbiamo interiorizzato e che pensiamo e sentiamo per noi stessi. L’opinione che abbiamo e i sentimenti che proviamo per noi stessi influenzano molto la nostra vita, il modo in cui ci comportiamo nel lavoro, negli affetti, nei vari ruoli che rivestiamo come genitori, come partner, come amici, come colleghi. In sostanza determina in gran parte le nostre risposte all’ambiente esterno. Quando si ha una buona autostima ci si sente bene, si sente di poter controllare la propria vita, ci si adatta in maniera flessibile e determinata alle diverse situazioni, anche quelle più difficili, si fa maggiore ricorso alle proprie risorse. 11


Giudicarsi negativamente e rifiutarsi, invece, provoca uno stato di disagio e sofferenza. Nel tentativo di evitare qualsiasi esperienza che in qualche modo possa intensificare questo stato negativo, si corrono meno rischi sociali o professionali, si rinuncia ad incontrare le persone, si limitano le proprie capacità di aprirsi agli altri, di esprimere la propria sessualità ed il proprio bisogno di affetto, di essere al centro dell’attenzione, di chiedere aiuto e di risolvere problemi. Per evitare ulteriori giudizi e autorifiuto si erigono barriere difensive. Molte persone hanno la tendenza a focalizzare l’attenzione sui propri errori e fallimenti, sui difetti e sulle opportunità mancate, piuttosto che sulle qualità e i successi, trascurando gli aspetti positivi delle situazioni e le conseguenze positive delle proprie azioni. Quante volte ci siamo sorpresi a pensare “non ce la farò”, “non riuscirò”, per poi constatare di essere stati all’altezza delle circostanze e di aver superato anche i momenti difficili? È importante riconoscere le proprie capacità e conservare il ricordo dei successi conseguiti in passato, quando ci si trova a dover affrontare un momento difficile o una situazione nuova. Alcuni trascorrono la loro vita aspettando il momento “giusto” (“quando lavorerò…”, “quando mi sposerò…”, “quando avrò figli…”, “quando andrò in pensione…” “quando non avrò questi problemi…”), preoccupandosi ansiosamente di ciò che potrà accadere nel futuro, (“che cosa succederà?”), oppure rimpiangendo o recriminando sul passato (“quando ero giovane…”, “non posso dimenticare…”). Vivere con l’attenzione rivolta eccessivamente al passato o al futuro è autolimitante, perché impedisce di vivere il momento presente. Vivere nel presente non significa trascurare il passato e il futuro, ma essere disponibili ad accettare e ad affrontare le esperienze e i sentimenti attuali, in quanto “l’unità mente-corpo e la consapevolezza di quello che accade qui e ora, sentimenti e razionalità, permettono di agire prontamente e quindi con responsabilità” (Giusti, Palomba, 1993). La mancanza di un sano senso di autoapprezzamento è uno dei segnali d’allarme di una personalità disfunzionale ed è una condizione presente in molti stati di disagio psicologico: insicurezza, ansia, paura dell’intimità e disfunzioni sessuali, problemi di alimentazione, scarso rendimento scolastico, alcolismo, farmacodipendenza e tossicodipendenza, maltrattamento dei bambini, violenza, suicidio, sono legati alla mancanza di autostima. Il legame tra bassa autostima e depressione è stato ampiamente confermato sia a livello teorico che di ricerca. Gli studi di Beck (1967) sul12


la depressione hanno rilevato le autovalutazioni negative come una componente fondamentale della depressione. Le persone che soffrono di depressione hanno un’autostima estremamente bassa e un concetto di sé negativo. La bassa stima di sé, sentirsi indesiderabili, noiosi e brutti, sentirsi a disagio e ridicoli quando si sta insieme agli altri e temere il loro giudizio, l’insoddisfazione di stare da soli, la convinzione di essere inadatti a relazioni valide e di rovinarle inevitabilmente, “sono tutti vissuti negativi tipici dello stato di Solitudine Cronica, strettamente legata alla sindrome depressiva ed in cui sono coinvolte caratteristiche della personalità quali l’incapacità d’intimità e di espressione emotiva” (Giusti, 1992). Consulenti e terapeuti si confrontano quotidianamente con le conseguenze negative di un basso livello di autostima. “Nel processo terapeutico, ogni strada conduce all’autostima. In quasi tutti i metodi di cura l’incremento del livello di autostima è ormai considerato fondamentale per lo sviluppo di una personalità positiva… Se alla radice dei propri problemi personali vi è un basso livello di autostima, la qualità della vita può essere cambiata lavorando direttamente sull’accrescimento del livello stesso” (Field, 1997). Molte persone provano sentimenti di inadeguatezza, insicurezza, hanno dubbi su se stesse, hanno sensi di colpa o paura di partecipare attivamente alle esperienze della vita, sperimentando un vago e indefinibile sentimento di non essere “abbastanza”, muovendosi in maniera autodifensiva. Chi ha scarsa autostima dubita della propria adeguatezza e capacità di affrontare le richieste della vita e ritiene di non meritare il benessere e la felicità, non è in grado di riconoscere che il diritto di cercare la felicità e il benessere è intrinseco all’esistenza stessa. Con una sana autostima si è molto più inclini e aperti a creare relazioni nutrienti e costruttive. Avendo rispetto e benevolenza nei confronti di se stessi, si è più inclini a trattare gli altri con rispetto e benevolenza e si ha meno bisogno di barriere difensive, poiché l’altro non è considerato una minaccia alla propria integrità. Le persone con bassa autostima hanno un grande (e spesso inappagato) bisogno di amore e di intimità. L’autostima non è una conseguenza dell’amore, ne è piuttosto un prerequisito fondamentale. Quando si ha un buon livello di autostima si è in grado di costruire relazioni nutrienti, essendo attratti da persone positive, aperte al cambiamento, capaci di dare e nello stesso tempo di ricevere. “Il vissuto dell’intimità risulta un’esperienza integrativa, essenziale e strutturante del per13


corso esistenziale soggettivo ed intersoggettivo, assume dunque un valore fondamentale per lo sviluppo di relazioni significative e autentiche. È qui che si esprime il senso profondo di unicità del Sé, la validità delle sue funzioni ed è a questo livello che si trova la risorsa cui attingere nei momenti critici della vita e la forza dell’espressione-espansione del Sé verso l’Altro” (Ciarlantini, Dantini, Del Giudice, Spalletta, 1992). Il grande valore dell’autostima risiede, quindi, nel fatto che contribuisce ad: avere un supporto interiorizzato che ci sostiene indipendentemente delle opinioni degli altri; mantenere uno stato di equilibrio psicologico ed interiore; accettarci e valorizzare gli aspetti positivi che ci caratterizzano; vivere pienamente nel presente; avere fiducia nelle proprie potenzialità; costruire relazioni intime ed interpersonali appaganti ed equilibrate.

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Capitolo 1

Definizione e teorie sull’autostima

L’autostima è un concetto difficile da definire ed esaminare. Etimologicamente la parola autostima può essere fatta risalire al verbo latino “aestimare”, che significa sia “determinare il valore di” sia “avere un’opinione su”. In effetti nel senso comune la stima di sé rappresenta generalmente il modo in cui ciascuno vede e giudica se stesso. I termini e le espressioni utilizzati nel linguaggio di tutti i giorni che indicano la stima di sé sono moltissimi (avere fiducia in sé, amor proprio, essere se stessi, ecc.). Ciascun modo può rappresentare uno dei molteplici aspetti dell’autostima. André e Lelord (2000), a tal proposito, propongono un’interessante specificazione dei diversi aspetti, come riportato nella seguente tabella. ESPRESSIONE Aver fiducia in se stessi

DESCRIZIONE

INTERESSE DEL CONCETTO

Credere nelle proprie capa- Sottolinea l’importanza cità di agire efficacemente dei rapporti tra la stima di (anticipazione dell’azione) sé e l’azione

Sentirsi contenti, soddi- Essere soddisfatti del pro- Senza stima di sé, neppure sfatti di sé prio modo di agire (valuta- i successi sono vissuti cozione dell’azione) me tali Essere sicuri di sé (1)

Prendere decisioni, perse- Una buona opinione di sé verare nelle proprie scelte generalmente va di pari passo con la capacità di prendere decisioni equilibrate

Essere sicuri di sé (2)

Non dubitare delle proprie La stima di sé consente di competenze e dei propri esprimere se stessi in ogni punti di forza, in qualun- circostanza que contesto (segue)

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Amore di sé

Essere ben disposti verso Evidenzia la componente se stessi, sentirsi soddisfat- affettiva dell’autostima ti di sé

Amor proprio

Avere una consapevolezza La stima di sé risente somolto (troppo) forte della prattutto delle critiche propria dignità

Conoscenza di sé

Sapersi descrivere e ana- È importante sapere chi si lizzare in maniera precisa è per potersi stimare

Affermazione di sé

Difendere, nel rapporto Per stimare se stessi a volcon gli altri, i propri punti te è necessario difendere il di vista e i propri interessi proprio territorio

Sapersi accettare

Integrare qualità e difetti Riconoscere i propri difetti per ottenere un’immagine non preclude la stima di sé globalmente buona (o accettabile) di sé

Credere in se stessi

Scomparire dalla scena pubblica riuscendo a tollerare la mancanza di successi che rafforzino la stima di sé

Talvolta la stima di sé non si nutre di successi, ma di convinzioni e di una certa visione di sé

Avere un’alta opinione di Essere convinti di poter Spesso ambizione e autosé stessi raggiungere obiettivi ele- stima sono strettamente vati collegate Essere fieri di sé

Accrescere il senso del La stima di sé ha bisogno proprio valore personale in di essere alimentata da seguito a un successo successi

Da un punto di vista psicologico, l’autostima rappresenta sicuramente una delle dimensioni fondamentali della personalità, ma allo stesso tempo è un fenomeno complesso alla cui determinazione contribuiscono vari fattori, interni ed esterni, passati e presenti, sociali e individuali, ecc. Le prime descrizioni e i primi studi sul concetto di autostima risalgono ai primi teorici della psicologia. I primi riferimenti all’autostima come dimensione psicologica emergono dalle considerazioni sul Sé di William James, padre della psicologia (1890). Ogni individuo basa quello che James chiama amore per se stesso sui successi e i fallimenti nell’ambito delle aree in cui ha le proprie aspi16


razioni. Gli individui non esaminano tutte le loro azioni e i loro attributi, bensì focalizzano la loro attenzione sulle proprie abilità in aree in cui hanno aspirazioni di successo. Una persona che si percepisce abile in un ambito in cui aspira a riuscire avrà un’alta stima di sé. Al contrario, una persona che considera importante un’area in cui percepisce di avere scarsi risultati avrà una bassa autostima. L’amore per se stessi, quindi, viene determinato dal rapporto fra i risultati conseguiti nelle aree considerate importanti e le proprie aspirazioni. L’autostima, secondo James, corrisponde al rapporto fra risultati conseguiti e aspirazioni. Stima di sé =

risultati aspirazioni

In altre parole, qualsiasi cosa una persona scelga di definire come proprio obiettivo (la propria reputazione, qualcosa per cui desidera essere conosciuta, un attributo che desidera possedere, un ambito in cui desidera eccellere), questa diventa una sua aspirazione. Il grado in cui la persona riesce a soddisfare questo desiderio determina la sua autostima in quella particolare area di esperienza. Le osservazioni di C. H. Cooley (1902) rientrano in una teoria sociale. Secondo Cooley, l’Io di una persona si sviluppa attraverso il rapporto che essa stabilisce con gli altri con una modalità riflessa. Nel tentativo di chiarire il carattere riflesso dell’Io, Cooley lo paragona ad uno specchio, “Ciascuno come uno specchio riflette l’altro che passa…”. Cooley sostiene che ogni individuo dovrebbe raggiungere un equilibrio fra la valutazione dei giudizi e delle opinioni degli altri e lo sviluppo di modi di pensare individuali; la maturità porta l’individuo ad un maggior autocontrollo rendendolo in grado di gestire appropriatamente le proprie risposte all’ambiente e meno vulnerabile e dipendente dalle opinioni degli altri. L’individuo maturo è stabile e in grado di scegliere la propria direzione. George Mead (1934) ha considerato lo sviluppo dell’Io all’interno del processo attraverso il quale l’individuo diventa parte integrante della società. Attraverso le interazioni con gli altri, gli individui giungono a percepire se stessi nel modo in cui vengono percepiti e valutati dagli altri. Presupposto fondamentale per lo sviluppo dell’autostima \è essere stati stimati dagli “altri significativi”. Se da bambini si è stati ignorati, respinti, non ascoltati, da adulti ci si considererà degni di un simile trattamento sia da parte di se stessi, sia da parte degli altri. 17


Il contributo principale di G. Allport allo studio dell’autostima è stato il riconoscimento del ruolo delle difese psicologiche (1961). Di grande importanza per lo sviluppo di una personalità sana o di una personalità disturbata sono le modalità con cui ciascun individuo affronta i sentimenti di inferiorità. Alcuni eserciteranno sforzi maggiori, trasformando il problema in un punto di forza e in un’occasione per investire maggiori energie; altri potranno vivere una sensazione di impotenza e arrendersi oppure decideranno di perseguire obiettivi diversi. Altri ancora struttureranno difese psicologiche come la razionalizzazione (giustificazioni pseudo-razionali ai propri vissuti e comportamenti) o la negazione, per evitare il dolore che deriva dal riconoscere ed affrontare il problema. Affrontare gli eventi e le esperienze (anche quelle difficili) che si presentano nella vita è una modalità funzionale e costruttiva, mentre l’evitamento è intrinsecamente pericoloso e insano. Allport considera i meccanismi di difesa dell’Io come strategie con cui le persone tentano di evitare il disagio e l’ansia (1961). Allport è stato il primo ad esplicitare così chiaramente l’importanza dell’autodisciplina e del coraggio di affrontare le difficoltà e i conflitti, qualità indispensabili per la salute psichica e per una maggiore autostima. L’individuo, così, sviluppa un appropriato orientamento verso obiettivi e reagisce alle situazioni percepite come minacciose con difese psicologiche sane. Una persona è psicologicamente sana quando elabora i conflitti ed affronta le difficoltà, invece di ricorrere all’evitamento. Secondo Rollo May (1961) l’autostima si sviluppa quando la persona è disposta a riconoscere il proprio “esser-ci”, risponde con congruenza al Sé e rimane se stessa nonostante le pressioni esterne che spingono a negare o distorcere vari aspetti di sé. L’autostima deriva dal coraggio di permettere alla totalità del proprio Sé di esistere, divenire e mantenersi autentico, ridimensionando il bisogno di accettazione esterna in favore dell’individuazione. Una reale autostima implica la capacità di essere autentici e disponibili ad esprimere la propria individualità, anche quando gli altri esercitano pressioni per modificarne o reprimerne le manifestazioni. May sottolinea l’importanza centrale dell’autonomia individuale per lo sviluppo dell’autostima. Prima di stabilire relazioni solide con gli altri, bisogna instaurare un relazione con noi stessi, imparando a restare soli ed ascoltarci (Giusti, Montanari, Montanarella, 1995). C. Rogers (1951) considera la condizione del Sé come il fattore cardinale nella determinazione della salute psico-emotiva dell’indivi18


duo. Come terapeuta esistenziale, considera la condizione essenziale del disadattamento come una discrepanza tra quello che definisce autovalutazione organismica degli eventi da parte di un individuo e i valori che l’individuo afferma coscientemente. Nel corso dello sviluppo, il bambino gradualmente impara a distinguere la parte del suo mondo privato che è “me” e la parte che è “non me”; acquisisce quindi il senso di sé, attribuisce un valore positivo o negativo alle esperienze, vissute rispettivamente come soddisfacenti e nutrienti o minacciose. Poiché tutte le persone hanno bisogno di essere accettate, specialmente durante l’infanzia, la valutazione da parte di altri può incidere sul processo di autovalutazione organismica dell’individuo. Eventuali conflitti tra le proprie valutazioni e quelle degli altri possono costringere l’individuo a diffidare del suo senso di sé interno e a considerarlo pericoloso e da rifiutare. Oppure, il bambino può introiettare i valori dei genitori o di altre figure significative e considerarli propri. Le introiezioni che derivano da tali influenze sono delle simbolizzazioni distorte dell’esperienza e per questo la loro validità non può essere mai confrontata con quella dell’esperienza diretta. La percezione del Sé emerge dalla struttura costituita dal Sé direttamente sperimentato e dalle introiezioni distorte. Quando una percezione in disaccordo con la struttura del Sé raggiunge la coscienza, l’individuo nega o distorce il suo significato. In questo modo la persona incanala e riduce le informazioni e i comportamenti a sua disposizione, confermando la struttura del Sé come autodefinizione della propria identità. Quando esiste una sostanziale discrepanza tra l’esperienza organismica e il concetto di sé, si creano tensioni e ansia, come risultato del conflitto tra lo sforzo dell’organismo di soddisfare i propri bisogni e il tentativo del Sé cosciente di restare inconsapevole di tali bisogni (Giusti, Montanari, Montanarella, 1995). L’interesse di Rogers, nella comprensione dell’autostima, è rivolto alla conoscenza del proprio Sé da parte dell’individuo. Il Sé da scoprire, secondo Rogers, non coincide con le capacità e gli interessi personali, ma soprattutto con i valori e le preferenze affettive della persona. Le persone sane, che hanno fiducia nel processo di autovalutazione organismica, scelgono uno stile di vita in armonia con i propri sentimenti e valori più profondi. Le persone con un’elevata stima di sé sviluppano una propria identità e non vivono in base agli introietti imposti loro da altri, mentre la paura del rifiuto porta l’individuo a nascondere o negare la propria espressione autentica. Nell’ambito delle teorie psicodinamiche, l’acquisizione dell’autostima è determinata dal processo fondamentale dello sviluppo del Sé e 19


all’interno delle prime relazioni oggettuali. Per la formazione di un senso individuale di valore sono cruciali, secondo i principali esponenti che hanno affrontato questa tematica, la formazione di oggetti intrapsichici (Klein, 1948), lo sviluppo narcisistico (Kohut, 1971), l’emergere di strutture cognitivo-affettive (Kernberg, 1976) e lo sviluppo dell’attaccamento alle figure di accudimento (Bowlby, 1989; Bartholomew e Horowitz, 1991). Secondo le teorie dell’apprendimento sociale, il funzionamento psicologico è il risultato di fattori personali e fattori ambientali (Bandura, 1977, 2000). Le persone acquisiscono gradualmente su se stesse opinioni che riflettono il modo in cui sono state trattate dall’ambiente sociale. In sostanza, gli individui arrivano a percepirsi e a valutarsi allo stesso modo in cui sono stati percepiti e valutati dagli altri, soprattutto dai propri genitori e da altre figure importanti. Studi successivi hanno evidenziato l’importanza dell’autostima attraverso una valutazione approfondita e sottile di aspetti specifici del concetto di sé (Markus, Wurf, 1987). Alcuni autori hanno sottolineato l’importanza che la discrepanza tra i diversi Sé (tra il Sé reale e il Sé ideale) assume nel determinare conflitti cognitivi o cognitivo-affettivi che procurano autovalutazioni negative (Higgins, Klein, Strauman, 1985; Rosemberg, 1979); altri hanno cercato di chiarire il ruolo delle variabili affettive e cognitive nel determinare le differenze nei livelli di autostima tra le persone (Pelham, Swann, 1989). Anche le elaborazioni più recenti, in particolare in ambito cognitivo-comportamentale, sottolineano la rilevanza per l’autostima sia dell’ambiente (famiglia, scuola, ecc.) che ne influenza lo sviluppo, sia delle variabili personali e dei processi di elaborazione mentale. In tal senso sono stati costruiti vari programmi di sviluppo dell’autostima basati sui principi del condizionamento e della psicologia cognitiva (Pope, McHale, Craighead, 1992). A testimoniare la plasticità e la complessità del concetto di autostima contribuisce il dibattito circa l’esistenza di un’unica stima di sé o di molteplici stime di sé, che possono funzionare in maniera relativamente indipendente le une dalle altre, ciascuna pertinente ad un ambito particolare. Da questo punto di vista alcuni autori rilevano, ad esempio, che è possibile avere una buona stima di sé in ambito professionale e una scarsa considerazione di sé nell’ambito della vita sentimentale e da ciò deducono che, a seconda delle circostanze e degli interlocutori, la concezione del proprio valore personale può variare sensibilmente, pur 20


considerando che in generale un successo o una sconfitta in un certo ambito si ripercuote su tutti gli altri. Viceversa, altri autori ritengono che si tratti di una dimensione non divisibile e che sia poco probabile che si abbia una buona opinione di sé in un certo campo a esclusione degli altri. Pertanto ritengono che la stima di sé debba essere considerata unicamente come una valutazione globale di se stessi. Gli studi e le elaborazioni teoriche degli ultimi anni descrivono l’autostima in termini multidimensionali (Epstein, 1973; Harter, 1983; Marsh e Holmes, 1990; Bracken, 1993), in relazione alla valutazione di diverse componenti del concetto di sé, alle variazioni nei diversi contesti della vita dell’individuo e all’importanza attribuita a ciascun contesto o abilità. Nonostante vengano indicate diverse dimensioni importanti, esiste un certo accordo su quelle considerate più rilevanti (relazioni interpersonali, competenza di controllo dell’ambiente, emotività, successo scolastico, vita familiare, vissuto corporeo. Più recentemente trova sempre più consenso l’ipotesi che l’autostima sia strutturata gerarchicamente. Al vertice vi è l’autostima generale, mentre le varie dimensioni intercorrelate costituirebbero un secondo livello “inferiore”. “L’autostima è uno schema comportamentale e cognitivo appreso, multidimensionale e riferito ai diversi contesti, che si basa sulla valutazione espressa da un individuo delle esperienze e dei comportamenti passati, influenza i suoi comportamenti attuali e predice quelli futuri… Benché l’autostima legata ad ambiti specifici venga acquisita in ciascuno dei contesti in cui l’individuo opera, queste autostime specifiche sono moderatamente intercorrelate” (Bracken, 1993). EMOTIVITA’

RELAZIONI INTERPERSONALI VITA FAMILIARE

AUTOSTIMA GLOBALE VISSUTO CORPOREO SUCCESSO SCOLASTICO CONTROLLO AMBIENTE

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Altre recenti prospettive di ricerca evidenziano come le persone con bassa autostima sarebbero caratterizzate dall’assenza di amore per sé e dall’incapacità di riconoscere in sé qualità positive (Baumeister, 1993). C. André e F. Lelord (2000) sostengono che una buona stima di sé è fondata su tre componeni fondamentali: – l’amore di sé; – la visione di sé; – la fiducia in se stessi. L’amore di sé rappresenta l’amore incondizionato verso se stessi, è il sentirsi dentro di sé degni di amore e di rispetto nonostante i propri limiti e difetti. La visione di sé è la rappresentazione soggettiva che l’individuo ha di se stesso. Non costituisce necessariamente una visione realistica, ma la convinzione delle proprie caratteristiche positive e negative. La fiducia in se stessi rappresenta la convinzione di essere capaci di agire adeguatamente nelle vicende della propria vita, soprattutto quelle più rilevanti. Essa si alimenta delle azioni che si compiono quotidianamente con successo. Tutti e tre gli elementi hanno origine dal “nutrimento affettivo” che si è ricevuto dalla propria famiglia di origine, dalle aspirazioni e dai progetti che i genitori proiettano sul proprio figlio e dall’educazione che si riceve in famiglia e a scuola. “Queste tre componenti della stima di sé in genere sono interdipendenti: l’amore di sé (rispettare se stessi qualunque cosa accada, assecondare i propri bisogni e le proprie aspirazioni) facilita incontestabilmente una visione positiva di se stessi (credere nelle proprie capacità, proiettarsi nel futuro) che, a sua volta, influenza favorevolmente la fiducia in se stessi (agire senza eccessivi timori di eventuali insuccessi o del giudizio altrui” (André e Lelord, 2000). Un concetto di sé scarsamente definito e inconsistente (Campbell, Lavallee, 1993) condurrebbe ad auto-descrizioni e presentazioni di sé neutrali, moderate e non impegnative, con una modalità auto-protettiva (self-protective), tendente al mantenimento dell’autostima (Blaine e Crocker, 1993), piuttosto che all’auto-innalzamento (self-enhancement). Gli ultimi studi sull’autostima si focalizzano sulla contraddizione che la ricerca ha evidenziato negli anni tra dati che attestano come un’alta autostima sia un indicatore di salute mentale e buon adattamento e quelli che mostrano come la stessa possa essere indice di un maladattamento e di una difesa disfunzionale. Viene suggerita l’ipote22


si che possano coesistere due differenti forme di autostima, quella esplicita, basata sulle valutazioni consapevoli di sé, e quella implicita, ossia l’influenza (non identificabile a livello introspettivo) che l’atteggiamento verso di sé esercita sulla valutazione di oggetti legati al Sé o dissociati da esso (Greenwald e Farnham, 2000; Dentale e Gennaro, 2003). Gli individui caratterizzati da alta autostima esplicita e bassa autostima implicita mostrano di avere un’alta autostima difensiva, mentre coloro che possiedono un’alta autostima sia implicita che esplicita sono sicuri di sé e psicologicamente equilibrati (Jordan et al., 2003). Al termine di questa rassegna di studi e teorie, si può concludere che l’autostima dipende: • dalle aspettative dell’individuo riguardo a se stesso; • dalla raggiungibilità o meno dei “modelli” di riferimento; • dalla qualità delle relazioni sperimentata nella prima infanzia o durante l’arco dell’esistenza; • dai feedback ricevuti in ambito sociale, lavorativo, affettivo. Alla luce di tutti questi fattori, è importante sottolineare che la stima di sé non può che essere suscettibile di modifiche. Non rimane costante nel tempo e può essere incrementata e sostenuta in modo da diventare un elemento funzionale allo star bene con se stessi e con gli altri. “Qualunque sia la teoria adottata, occorre ricordare che l’autostima è un fiore che va annaffiato ogni giorno. Il potere è dentro di noi, è nella cura che abbiamo di noi stessi, nella capacità di volerci bene” (Pasini, 2001).

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NELLA STESSA COLLANA

Benson J., Gruppi. Organizzazione e conduzione per lo sviluppo personale e la psicoterapia, 20001, pp. 272 Beutler L.E. - Harwood T.M., Psicoterapia prescrittiva elettiva. La scelta del trattamento sistematico fondata sull’evidenza, 2002, pp. 224 Bozarth J.D., La terapia centrata sulla persona. Un paradigma rivoluzionario, 2001, pp. 240 Campanella V. - Fiori M. - Santoriello D., Disturbi mentali gravi. Modelli d’intervento pluralistico integrato dall’autismo alle psicosi, 2003, pp. 272 Chambon O. - Marie-Cardine M., Le basi della psicoterapia eclettica e integrata, 2002, pp. 288 Clarkson P., Gestalt - Counseling, 1999 II ediz., pp. 192 Clarkson P., La Relazione Psicoterapeutica integrata, 1996, pp. 392 Delisle G., I disturbi della personalità, 20001, pp. 224 Feltham C. - Dryden W. (a cura di E. Giusti), Dizionario di counseling, 1995, pp. 320 Fontana D., Stress Counseling. Come gestire gli stati personali di tensione, 1996, pp. 160 Frisch M.B., Psicoterapia integrata della qualità della vita, 2001, pp. 352 Giannella E., Palumbo M., Vigliar G., Mediazione familiare e affido condiviso. Come separarsi insieme, 2007, pp. 240 Giusti E. - Calzone T., Promozione e visibilità clinica. Motivare i pazienti ai trattamenti psicologici, 2006, pp. 288 Giusti E. - Carolei F., Terapie transpersonali. L’integrazione della spiritualità e della meditazione nei trattamenti pluralistici, 2005, pp. 336 Giusti E. - Chiacchio A., Ossessioni e compulsioni. Valutazione e trattamento della Psicoterapia Pluralistica Integrata, 2002, pp. 176 Giusti E. - Ciotta A., Metafore nella relazione d’aiuto e nei settori formativi, 2005, pp. 256 Giusti E. - Corte B., La terapia del per-dono, 2008, pp. 304 Giusti E. - Di Fazio T., Psicoterapia integrata dello stress. Il burn-out professionale, 2005, pp. 256 Giusti E. - Di Francesco G., L’autoerotismo. L’alba del piacere sessuale: dall’identità verso la relazione, 2006, pp. 208 Giusti E. - Di Nardo G., Silenzio e solitudine. L’integrazione della quiete nel trattamento terapeutico, 2006, pp. 240 Giusti E. - Frandina M., Terapia della gelosia e dell’invidia. Trattamenti psicologici integrati, 2007, pp. 224 Giusti E. - Fusco L., Uomini. Psicologia e psicoterapia della maschilità, 2002, pp. 464

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Nella stessa collana Giusti E. - Germano F., Etica del con-tatto fisico in psicoterapia e nel counseling, 2003, pp. 160 Giusti E. - Germano F., Terapia della rabbia. Capire e trattare emozioni violente d’ira, collera e furia, 2003, pp. 224 Giusti E. - Giordani B. Il formatore di successo, 2002, pp. 224 Giusti E. - Harman R. (a cura di), La psicoterapia della Gestalt, 1996, pp. 224 Giusti E. - La Fata S., Quando il mio terapeuta è un cane, 2004, pp. 448 Giusti E. - Lazzari A., Psicoterapia Interpersonale Integrata, 2003, pp. 160 Giusti E. - Lazzari A., Narrazione e autosvelamento nella clinica. La rivelazione del Sé reciproco nella relazione di sostegno, 2005, pp. 160 Giusti E. - Locatelli M., L’empatia integrata, 2007 (Nuova edizione), pp. 320 Giusti E. - Mancinelli L., Il counseling domiciliare, 2008, pp. 160 Giusti E. - Minonne G., L’interpretazione dei significati nelle varie fasi evolutive dei trattamenti psicologici, 2004, pp. 396 Giusti E. - Minonne G., Ricerca scientifica e tesi di specializzazione in psicoterapia, 2005, pp. 368 Giusti E. - Montanari C., Trattamenti psicologici in emergenza con EMDR per profughi, rifugiati e vittime di traumi, 2000, pp. 192 Giusti E. - Montanari C., La CoPsicoterapia. Due è meglio e più di uno in efficacia ed efficienza, 2005, pp. 320 Giusti E. - Nardini M.C., Gruppi pluralistici. Guida transteorica alle terapie collettive integrate, 2004, pp. 304 Giusti E. - Ornelli C., Role play. Teoria e pratica nella Clinica e nella Formazione, 1999, pp. 144 Giusti E. - Palomba M., L’attività psicoterapeutica. Etica ed estetica promozionale del libero professionista, 1993, pp. 128 Giusti E. - Perfetti E., Ricerche sulla felicità. Come accrescere il benEssere psicologico per una vita più soddisfacente, 2004, pp. 192 Giusti E. - Pitrone A., Essere insieme. Terapia integrata della coppia amorosa, 2004, pp. 240 Giusti E. - Pizzo M., La selezione professionale. Intervista e valutazione delle risorse umane con il modello pluralistico integrato, 2003, pp. 208 Giusti E. - Proietti M.C., La delega direzionale, 1996, pp. 112 Giusti E. - Proietti M.C., Qualità e formazione. Manuale per operatori sanitari e psicosociali, 1999, pp. 184 Giusti E. - Rapanà L., Narcisismo. Valutazione pluralistica e trattamento clinico integrato del Disturbo Narcisistico di Personalità, 2002, pp. 176 Giusti E. - Romero R., L’accoglienza. I primi momenti di una relazione psicoterapeutica, 2005, pp. 176 Giusti E. - Sica A., L’epilogo della cura terapeutica. I colloqui conclusivi dei trattamenti psicologici, 2005, pp. 160 Giusti E. - Surdo V., Affezione da Alzheimer. Il trattamento psicologico complementare per le demenze, 2004, pp. 144 Giusti E. - Taranto R., Super Coaching tra Counseling e Mentoring, 2004, pp. 352

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Nella stessa collana Giusti E. - Testi A., L’Autostima. Vincere quasi sempre con le 3 A, 2006, pp. 224 Giusti E. - Testi A., L’Assertività. Vincere quasi sempre con le 3 A, 2006, pp. 224 Giusti E. - Testi A., L’Autoefficacia. Vincere quasi sempre con le 3 A, 2006, pp. 96 Giusti E., Essere in divenendo. Integrazione pluralistica dell’identità del Sé, 2001, pp. 144 Giusti E., Autostima, psicologia della sicurezza in Sé, 20055, pp. 200 Giusti E., Videoterapia. Un ausilio al Counseling e alle Arti-Terapie, 1999, pp. 176 Giusti E., Tecniche immaginative. Il teatro interiore nelle relazioni d’aiuto, 2007, pp. 272 Gold J.R., Concetti chiave in psicoterapia integrata, 2000, pp. 268 Goldfried M.R., Dalla terapia cognitivo-comportamentale all’integrazione delle psicoterapie, 2000, pp. 288 Greenberg L.S. (et al.), Manuale di psicoterapia esperienziale integrata, 2000, pp. 576 Greenberg L.S. - Paivio S.C., Lavorare con le emozioni in psicoterapia integrata, 2000, pp. 368 Manucci C. - Di Matteo L., Come gestire un caso clinico, 2004 Murgatroyd S., Il Counseling nella relazione d’aiuto, 20001, pp. 192 Perls F., Qui & ora. Psicoterapia autobiografica, 1991, pp. 256 Persons J.B. - Davidson J. - Tompkins M.A., Depressione. Terapia cognitivo-comportamentale. Componenti essenziali, 2002, pp. 288 Preston J., Psicoterapia breve integrata, 2001, pp. 256 Reddy M., Il Counseling aziendale. Il Manager come Counselor, 1994, pp. 176 Santostefano S., Psicoterapia integrata. Per bambini e adolescenti. Vol. I: “Metateoria pluralistica”, 2002, pp. 400 Santostefano S., Psicoterapia integrata. Per bambini e adolescenti. Vol. II: “Tecnologia applicativa”, 2003, pp. 384 Spalletta E. - Quaranta C., Counseling scolastico integrato, 2002, pp. 352

Videodidattica per le psicoterapie scientifiche dell’American Psychological Association • Video Psicoterapia Psicodinamica Breve D.K. Freedheim + Libro Psicoterapia breve integrata di J. Preston € 120,00 • Video Psicoterapia Cognitiva-Affettiva Comportamentale Prof. M.R. Goldfried + Libro Dalla Terapia cognitivo-comportamentale all’Integrazione delle Psicoterapie € 120,00 • Video Psicoterapia Processuale Esperienziale L.S. Greenberg + Libro Manuale di Psicoterapia Esperienziale Integrata € 132,00 • Video La Terapia Centrata sul Cliente N.J. Raskin + Libro La Terapia Centrata sulla Persona di J.D. Bozarth € 120,00

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Nella stessa collana • Video EMDR per Traumi: Movimento oculare Desensibilizzante e Rielaborazione F. Shapiro + Libro Trattamenti Psicologici in Emergenza di E. Giusti, C. Montanari € 118,00 • Video La Terapia Eclettica Prescrittiva J.C. Norcross + Libro Psicoterapia Prescrittiva Elettiva, fondata sull’evidenza di Beutler/Harwood € 120,00 • Video Psicoterapia Multimodale A.A. Lazarus + Libro Le basi della Psicoterapia Eclettica ed Integrata di Chambon - Cardine € 125,50 • Video Psicoterapia Infantile J. Annunziata + Libro Counseling Scolastico Integrato di E. Spalletta, C. Quaranta € 122,00 • Video Ipnoterapia Ericksoniana J.K. Zeig + Libro Ipnosi e Psicoanalisi, collisioni e collusioni di L. Chertok € 120,00 • 2 Video Il Counseling breve in azione J.M. Littrell + Libro Il Counseling breve in Azione di J.M. Littrell € 122,00 • Video Psicoterapia Esperienziale A. Mahrer + Libro Lavorare con le emozioni in Psicoterapia Integrata di Greenberg/Paivio € 127,50 • 5 Videocassette Terapia Cognitivo-Comportamentale per la Depressione per l’autoformazione didattica, libro di G.B. Persons, Costo complessivo: € 275,00 • Video Psicoterapia Comportamentale con paziente ossessivo-compulsivo S.M. Turner + Libro Ossessione e Compulsioni, Valutazione e Trattamento di Edoardo Giusti, Antonio Chiacchio € 127,50 • Video Psicoterapia Pratica con Adolescenti A.K. Rubenstein + Due Libri Psicoterapia Integrata per bambini e adolescenti di Sebastiano Santostefano € 155,00 • Video Psicoanalisi con paziente schizofrenico B. Karon + libro Disturbi mentali gravi di V. Campanella - M. Fiori - D. Santoriello € 120,00 • Video Come gestire il transfert erotico in psicoterapia AA.VV. + libro Etica del contatto fisico di E. Giusti - F. Germano € 115,00 • Video Psicoterapia Interpersonale Ricostruttiva Lorna Smith Benjamin + libro Psicoterapia Interpersonale Integrata di E. Giusti - A. Lazzari € 118,00 • Video Come gestire la rabbia dei pazienti in psicoterapia AA.VV. + libro Terapia della rabbia di E. Giusti - F. Germano € 118,00

Edizioni ASPIC • Video Terapia della Gestalt individuale in gruppo Ginger/Masquelier + libro Psicoterapia della Gestalt di E. Giusti - V. Rosa € 130,00

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EDIZIONE SOVERA STRUMENTI Elliott R. - Watson J.C. - Goldman R.N. - Greenberg L.S., Apprendere la terapia focalizzata sulle emozioni. L’approccio esperienziale orientato al processo per il cambiamento, in corso di stampa, pp. 368 Giusti E., Montanari C., Iannazzo A., Psicodiagnosi integrata. Valutazione transitiva e progressiva del processo qualitativo e degli esiti nella psicoterapia pluralistica fondata sull’evidenza obiettiva, 2006, pp. 580 Giusti E., Bonessi A., Garda V., Salute e malattia psicosomatica. Significato, diagnosi e cura, 2006, pp. 240 Giusti E., Germano F.., Psicoterapeuti generalisti. Competenze essenziali di base: dall’adeguatezza verso l’eccellenza, 2006, pp. 256 Giusti E., Pacifico M., Staffa T., L’intelligenza multidimensionale per le psicoterapie innovative, 2007, pp. 400 Giusti E. - Tridici D., Smoking. Basta davvero, 2009, pp. 224 Goodheart C.D. - Kazdin A.E. - Sternberg R.J., Psicoterapia a prova di evidenza. Dove la pratica e la ricerca si incontrano, in corso di stampa Norcross J.C., Beutler L.E., Levant R.F., Salute mentale: trattamenti basati sull’evidenza. Dibattiti e dialoghi sulle questioni fondamentali, 2006, pp. 464 Spalletta E., Germano F., MicroCounseling e MicroCoaching. Manuale operativo di strategie brevi per la motivazione al cambiamento, 2006, pp. 480 Wolfe B.E., Trattamenti integrati per disturbi d’ansia. La cura del Sé ferito, 2007, pp. 304

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