Edoardo Giusti - Laura Mancinelli
collana Psicoterapia & Counseling diretta da Edoardo Giusti PSICOTERAPIA
COUNSELING
72 Centro Europeo di Ricerche per lo Studio delle Psicoterapie Integrate e Comparate
Edoardo Giusti - Laura Mancinelli
IL COUNSELING DOMICILIARE La presenza socio-assistenziale residenziale
OVERA EDIZIONI
Š 2009 SOVERA MULTIMEDIA s.r.l. Via Vincenzo Brunacci, 55/55A - 00146 ROMA www.soveraedizioni.it email: info@soveraedizioni.it I diritti di traduzione, di riproduzione e di adattamento, totale o parziale (compresi i microfilm e le copie fotostatiche) sono riservati per tutti i paesi.
Indice
1. La relazione assistente/assistito: i bisogni in gioco
13
2. L’aiuto nella soddisfazione dei bisogni di base
31
3. Intervenire in situazioni particolari
81
4. Caratteristiche di professionalitĂ nel lavoro di cura e assistenza
115
Appendice – Aiutare chi aiuta
137
Bibliografia
145
Sommario
1. La relazione assistente/assistito: i bisogni in gioco
13
1.1 Che cosa è un bisogno? 1.2 I bisogni dell’anziano non autosufficiente 1.3 I bisogni dell’assistente nella relazione di cura 1.4 Le difficoltà nella relazione assistente/assistito
13 15 21 22 23 24
1.4.a Difficoltà nella lettura dei bisogni dell’anziano 1.4.b Difficoltà di tipo transferale e controtransferale 1.4.c Difficoltà legate ai pregiudizi nei confronti dell’invecchiamento (ageism) 1.4.d Difficoltà specifiche della relazione tra anziano non completamente autonomo e badante convivente extracomunitaria
2. L’aiuto nella soddisfazione dei bisogni di base 2.1 Il bisogno di igiene della persona
28
29
31
31 2.1.a Aiuto nel cambio di abiti 33 2.1.b Gli strumenti per l’igiene della persona 35 2.1.c Assistenza nell’igiene di anziani non autosufficienti 37 2.1.d Assistenza nell’igiene di anziani parzialmente autonomi 42 2.2 Il bisogno di eliminare 43 2.2.a L’assistenza nell’eliminazione volontaria a letto o in bagno 45 2.2.b L’utilizzo di strumenti per non sporcarsi in caso di perdita involontaria di feci o urine 47
2.2.c La curva minzionale 2.2.d Trattamento dietetico di diarrea e stipsi 2.2.e Gestione del catetere vescicale 2.2.f L’assistenza in situazioni particolari: tracheotomia e stomia intestinale
2.3 Il bisogno di nutrimento 2.4 Il bisogno di movimento 2.4.a Complicanze da immobilizzazione
2.5 Il bisogno di controllo dei parametri vitali 2.6 Il bisogno di corretta assunzione e conservazione dei farmaci 2.7 Il bisogno di pulizia dell’ambiente di vita
3. Intervenire in situazioni particolari
49 52 53 55 57 61 68 73 75 77
81
3.1 L’anziano con diabete 81 3.2 L’anziano con ossigeno-terapia 82 3.3 L’anziano con malattia di Alzheimer 83 3.4 L’anziano affetto da Parkinson 95 3.5 La depressione nell’anziano 97 3.6 Le invalidità 102 3.7 Crisi ed emergenze 104 3.8 La sessualità nell’anziano. Un argomento di cui parlare 107
4. Caratteristiche di professionalità nel lavoro di cura e assistenza
115
4.1 Comportamento etico e deontologia professionale 115 4.2 Le competenze nel lavoro di cura: ambiti di responsabilità 117 4.3 I diversi profili professionali 120 4.4 La cartella domiciliare 127
Appendice - Aiutare chi aiuta
137
1. La Sindrome del burnout 137 2. Riflessioni conclusive e possibili risposte alle difficoltà 140 insite nel lavoro di cura 3. Dal “saper fare” al “saper essere”: la relazione d’aiuto 143 tra emozioni e comunicazione
Bibliografia
145
“Ogni essere umano è unico ed irripetibile, ma perché questa espressione così nobile abbia un senso, la società deve essere organizzata in modo tale che le persone possano continuare a crescere fino all’ultimo istante della loro vita”. (Butler, 1975, p. 385)
1. La relazione assistente/assistito: i bisogni in gioco
1.1 Che cosa è un bisogno? Il bisogno è un’esigenza, una spinta interna che contribuisce a determinare il comportamento e le azioni dell’individuo. Le attività che la persona compie quotidianamente rappresentano le risposte ai bisogni, sono le azioni che ognuno compie giornalmente per vivere nel suo ambiente naturale e sociale e soddisfare quindi le proprie esigenze. Ci sono diverse tipologie di bisogni: alcuni sono essenziali per il mantenimento della vita (fisiologici), altri contribuiscono al raggiungimento di uno stato di benessere generale della persona. Maslow nel 1954 ha ideato una scala di bisogni divisi in cinque categorie che sono tra loro in rapporto gerarchico, in modo tale che non sarà possibile l’insorgenza di bisogni di ordine superiore se non dopo l’avvenuta soddisfazione di bisogni di ordine inferiore. Questa scala è internazionalmente conosciuta come “piramide di Maslow”.
13
I diversi livelli di bisogno concepiti favoriscono la crescita armonica della personalità e corrispondono a differenti esigenze dell’individuo (Maslow, 1974). • BISOGNI FISIOLOGICI o di sopravvivenza possibilità di avere una situazione di benessere fisico (respirare, mangiare, dormire, bere, ripararsi dal freddo, muoversi, svolgere attività sessuale e riproduttiva, ecc.) • BISOGNI DI SICUREZZA sicurezza della sopravvivenza, del posto di lavoro, della casa, della capacità di provvedere a se stessi, ecc. • BISOGNI DI APPARTENENZA o socialità provare senso di appartenenza ed attaccamento, bisogno di dare e ricevere affetto e amore, bisogno di relazioni sociali, bisogno di relazioni intime, ecc. • BISOGNI DI STIMA o di riconoscimento prestigio, rispetto di sé, successo, bisogno di essere riconosciuti ed apprezzati, ecc. 14
• BISOGNI DI AUTOREALIZZAZIONE desiderio di appagamento dell’Io, senso di compimento e di realizzazione attraverso azioni che abbiano effetti causali e di trasformazione creativa. Successivamente la gerarchia dei bisogni di Maslow è stata adattata per includere una complessità maggiore di elementi nell’area dell’autorealizzazione. Lo stesso Maslow, nel libro Toward a Psychology of Being (1968), aggiungerà alcuni livelli che inizialmente non aveva considerato. Tra i bisogni umani vengono inclusi, quindi, la sete di conoscenza, l’esigenza di comprendere e riconoscere un significato esistenziale, il bisogno per l’ordine estetico e la bellezza, oltre a un bisogno “trascendentale” attraverso il quale l’autorealizzazione porta al superamento dell’Io. La piramide dei bisogni di Maslow può essere criticata perché rappresenta in modo troppo schematico e semplicistico i bisogni dell’uomo, ma, in questa sede, ci sembra comunque utile tenere in considerazione questo schema per individuare meglio quali sono i diversi bisogni che entrano nella nostra vita e comprendere come questi possano presentarsi nella relazione tra assistente ed assistito.
1.2 I bisogni dell’anziano non autosufficiente Prima di analizzare in modo dettagliato quali sono i bisogni e le necessità di un individuo anziano non autosufficiente, ci sembra importante aprire una digressione per comprendere meglio cosa accade, da un punto di vista psicologico ed evolutivo, quando si invecchia. Possiamo fare riferimento al modello di sviluppo della personalità di Erikson, che ha individuato una serie di stadi di sviluppo, descritti come le otto età dell’individuo (Erikson, 1950), ognuno dei quali è caratterizzato da un particolare compito o “cri15
si” di sviluppo. Il modello di Erikson è sintetizzato nella Tabella 1.2A, nella quale è stato inserito anche un ulteriore stadio di sviluppo elaborato da Naomi Feil (Morton, 2006).
Tabella 1.2A STADI DI SVILUPPO
CRISI PSICOSOCIALI
Primo anno
Fiducia di base vs Diffidenza di base
Bambino ai primi passi
Autonomia vs Vergogna e Dubbio
Prima infanzia
Iniziativa vs Colpa
Infanzia di mezzo
Operosità vs Inferiorità
Adolescenza
Identità vs Confusione di Ruolo
Età adulta
Intimità vs Isolamento
Mezza Età
Produttività vs Stagnazione
Vecchiaia
Integrità dell’Io vs Disperazione
Nono stadio evolutivo della Feil
Risoluzione vs Vegetazione
Fonte: adattamento da Erikson (1950)
Erikson attribuisce alla vecchiaia un compito evolutivo ed una virtù specifica, essa comporta una valutazione globale di come si sia trascorsa l’esistenza. Chi ha saputo e potuto attraversare in modo positivo le fasi precedenti trova nell’ultimo periodo un senso di integrità, accettando tutto ciò che si è fatto, ciò che si è e ciò che si può essere ancora. In questa fase si può sviluppare un senso di compartecipazione totale alla propria storia, accettando il proprio irripetibile ciclo vitale. Naomi Feil, pur accettando integralmente il lavoro di Erikson, sente l’esigenza di aggiungere un ulteriore stadio al suo modello 16
per comprendere meglio la crescente popolazione di persone molto anziane (con più di 80 anni), molte delle quali vivono una situazione di disorientamento. La Feil, nel suo lavoro (Feil, 1992), cerca di trovare un significato nel linguaggio e nel comportamento apparentemente confusi di persone molto anziane e trasforma il concetto di disorientamento da una tragica conseguenza di un irreversibile e progressivo processo patologico ad un tentativo, necessario e produttivo, di risolvere le crisi passate della vita per cominciare a prepararsi alla morte. Secondo la Feil lo stadio della vecchiaia individuato da Erikson può essere sufficiente per descrivere coloro che hanno raggiunto un’integrità e non hanno bisogno di ritornare a risolvere problemi del passato, ma per poter comprendere coloro che hanno ancora delle questioni irrisolte nella propria vita c’è bisogno di un altro stadio evolutivo che l’autrice definisce “Risoluzione vs Vegetazione” Il pensiero di Naomi Feil è indubbiamente affascinante per tutti coloro che vivono a contatto con una persona affetta da demenza perché consente ai caregiver (familiari e professionali) di configurare un loro ruolo positivo nell’assistere l’anziano disorientato nel suo cammino verso la risoluzione. Secondo Baltes e i suoi collaboratori del Max Planck Institute, lo sviluppo dell’individuo continua anche in età avanzata tramite il concorso equilibrato di tre fattori: selezione, ottimizzazione e compensazione. Le persone anziane tenderebbero secondo questi autori a selezionare i loro obiettivi all’interno dei limiti fissati dalla biologia e dalla cultura, cercando di ottimizzare la collocazione delle loro risorse personali e concentrandosi su particolari ambiti di vita. Con l’avanzare dell’età, inoltre, si iniziano a sviluppare strategie per compensare la perdita di alcune risorse e il declino che può avvenire in certi ambiti di funzionamento. In linea con quanto detto è anche il pensiero di Laura Carstensen (Carstensen, Edelstein, 1987), che nella sua teoria della “selezione socio-emotiva” descrive come nel corso dell’invecchiamento le 17
persone tendono a sviluppare delle strategie di selezione delle attività in cui impegnarsi e delle relazioni in cui coinvolgersi, riducendo sia le une che le altre. L’anziano può vivere un senso di “discontinuità”; gli elementi sui quali si poggiava il senso del proprio valore vengono meno e il modo in cui si viene valutati dagli altri cambia: c’è un declino fisico rappresentato dal progressivo indebolimento e dall’aumento di problemi fisici e malattie; si può verificare un deterioramento mentale o esperire un crescente senso di solitudine dovuto alla percezione di abbandono o al sentirsi di peso ed inutile nella vita, oppure questa stagione della vita, che comporta distacchi ineluttabili, può essere anche vissuta all’insegna della serenità e dell’ottimismo. La persona mentre invecchia biologicamente può rinnovarsi interiormente trasmettendo speranza e vitalità (Pangrazzi, 2006, p. 22). Appare chiaro che esistono bisogni psicologici ed evolutivi che accomunano la popolazione anziana; bisogni legati alla possibilità di integrare i cambiamenti fisici e psicologici, per dare vita ad un senso di continuità e valore della propria storia individuale che permetta di contrastare i vissuti depressivi di perdita e di re-investire nel presente e nel futuro, con modalità nuove di funzionamento. La situazione diventa più complessa quando parliamo di anziani non autosufficienti: i bisogni aumentano e molti di questi riguardano la sfera dell’autonomia personale che risulta gravemente compromessa; diventa predominante il bisogno di essere aiutato nella soddisfazione di esigenze di tipo fisiologico: lavarsi, vestirsi, muoversi, mangiare; nello stesso tempo anche il senso di sicurezza, di appartenenza e riconoscimento sociale, il bisogno di essere una persona degna di stima vengono gravemente messi in crisi dalla presenza di malattie invalidanti che riducono drasticamente l’autonomia dell’individuo. Solo l’appagamento di queste esigenze può consentire alla persona di passare alla soddisfazione di altri bisogni, compreso il bisogno di spiritualità e l’esigenza di prepararsi alla morte. 18
Nella Tabella 1.2.B vengono descritte alcune differenze tra il comportamento di un adulto in buona salute e quello di un anziano non autosufficiente, in modo da comprendere meglio come le possibilità di soddisfare i propri bisogni siano profondamente diverse nei due casi.
Tabella 1.2.B Tipologie di bisogni
Adulto in buona salute
Anziano non autosufficiente
Mobilita le proprie risorse fisi- Incontra difficoltà nella soddiche per soddisfare i propri bi- sfazione dei bisogni fisiologici sogni Assume ed elimina un’adegua- Non assume spontaneamente i ta quantità di liquidi liquidi necessari ed ha difficoltà nella loro eliminazione
Bisogni fisiologici
Si difende dai cambiamenti at- Non sa badare a se stesso in remosferici che possono causar- lazione alle esigenze climatiche gli danni Utilizza efficacemente l’ossi- Ha difficoltà respiratorie e nelgeno l’utilizzo dell’ossigeno Riceve e riconosce gli input Ha rilevanti limiti sensoriali sensoriali (udito, vista, tatto…) Si muove agevolmente e svolge Ha ridotte capacità di movispesso regolare attività fisica mento che in alcuni casi lo costringono a rimanere allettato Svolge le normali attività gior- Non è in grado di svolgere le naliere normali attività giornaliere
Possiede un sufficiente grado di comprensione, iniziativa, autocontrollo e risorse finanziarie Bisogno di sicurezza per mantenersi in buona salute
Non è in grado di provvedere in modo autonomo al mantenimento di uno stato di buona salute
Ha un atteggiamento attivo nei Ha un atteggiamento passivo confronti dell’ambiente circo- nei confronti dell’ambiente cirstante costante È in grado di lavorare
Non è in grado di lavorare
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Crea e mantiene buone relazio- Diminuisce le relazioni interni interpersonali personali Bisogno di appartenenza
Ha un’immagine del proprio Non sa rappresentare la propria corpo stabile e la percepisce immagine in modo socialmente come socialmente accettabile accettabile Sia in famiglia che nell’am- Non mantiene il suo ruolo sobiente sociale sostiene vari ruo- ciale li senza conflitto, cercando di soddisfare i propri bisogni È in grado di esprimere libera- Incontra difficoltà nella indivimente i suoi bisogni alla perso- duazione di chi lo può aiutare na giusta
Bisogno di stima e autostima
Accumula conoscenze ed abilità che gli permettono di svolgere con successo i ruoli che occupa nella vita e di aumentare la stima che ha di sé
Riesce a mantenere una vita di relazione minima con grande difficoltà e con conseguenti vissuti distimici
Riconosce ed apprezza l’unici- Ha problemi di identità persotà della propria identità nale Ha aspettative e prende deci- Riduce le proprie aspettative e sioni che denotano la compren- l’autonomia decisionale sione dei propri limiti e della situazione reale in cui si trova Bisogno di stima e autostima
Dimostra un buon quoziente in- Ha difficoltà intellettive di tellettivo (ricorda, elabora, co- comprensione e comunicazione munica, risolve problemi) e si può trovare in uno stato di confusione e disorientamento
Bisogno di autorealizzazione
Si esprime in modo creativo in Ha difficoltà di esprimere se relazione al suo sviluppo e alla stesso per problemi di attenziosua cultura ne, concentrazione e memoria
Fonte: Liberamente adattato da Barbatella, Tecchio (2004)
20
1.3 I bisogni dell’assistente nella relazione di cura Anche l’assistente porta nel suo lavoro di cura tutta una serie di bisogni da soddisfare, alcuni dei quali attengono alla sfera sociale ed altri alla sfera personale. In termini collettivi il lavoro rende possibile la vita delle società e dei gruppi, pertanto essere definito “un lavoratore” è un valore riconosciuto all’interno della collettività. A livello personale il lavoro contribuisce a soddisfare i bisogni di guadagno, di affermazione, di ricevere apprezzamento, di autorealizzazione e di esprimere il proprio essere e le proprie specificità. Il lavoro ci aiuta a dare un significato a ciò che siamo e a ciò che facciamo; attraverso l’esperienza lavorativa costruiamo la nostra identità sociale e sosteniamo la nostra identità personale. Tutti coloro che scelgono di lasciare una propria traccia nella storia attraverso il lavoro di cura cercano di conciliare i due aspetti del labour e del work, cioè gli aspetti del fare attraverso un agire costante e faticoso quotidiano, e del produrre qualche cosa che testimoni di sé e che lasci traccia nel mondo e nella storia (Villa, 1999, p. 167). Nei “gruppi di sostegno ed aggiornamento professionale per assistenti domiciliari” che coordino all’interno della Cooperativa sociale Alice emerge spesso l’esigenza di avere riconoscimenti affettivi e di stima dagli utenti e dalle loro famiglie, la soddisfazione personale nell’esercitare attività di maternage e la gratificazione nel “prendersi cura” dell’altro, mentre aspetti legati al prestigio professionale sembrano essere meno sentiti. Spesso questi vissuti sono legati ad una storia familiare, sociale e culturale dell’assistente che ha portato allo sviluppo di qualità e competenze spontanee legate al prestare cure e allo sviluppare, nel contempo, un’immagine di sé fortemente caratterizzata dall’importanza del prendersi cura dell’altro. In queste situazioni non è automatico riuscire ad integrare le attitudini e le aspirazioni personali con lo 21
sviluppo di un vissuto profondo e radicato di “professionalità”, come, del resto, risulta difficile conciliare il coinvolgimento emotivo e relazionale con una chiarezza dei confini tra sé ed utente se non a discapito della perdita di aspetti empatici ed affettivi a vantaggio di una presunta neutralità relazionale dell’assistente. Sembrerebbe che una forte motivazione al lavoro di cura sia legata alla possibilità di soddisfare un bisogno di connessione con gli altri, un bisogno forte di esperire il legame affettivo esercitando attività di assistenza, attenzione, sostegno ed accudimento dell’altro. Il bisogno che si riscontra frequentemente non è trovare gratificazione nella prestazione professionale in sé, ma nella relazione che si sviluppa con l’assistito.
1.4 Le difficoltà nella relazione assistente/assistito Nella relazione di cura, gestire il rapporto tra assistente ed assistito non è sempre semplice; gli operatori domiciliari addetti all’assistenza dell’anziano devono saper effettuare un’attenta e costante valutazione dei bisogni fisici, emotivi, cognitivi, spirituali e relazionali dell’utente e nel contempo devono consapevolizzare e monitorare i propri bisogni che entrano in gioco nella relazione professionale di cura. In questo paragrafo ci soffermeremo su quattro situazioni di difficoltà che si possono verificare nella relazione tra assistente e assistito: • difficoltà nella lettura dei bisogni dell’anziano, • difficoltà di tipo transferale e controtransferale, • difficoltà legate ai pregiudizi nei confronti dell’invecchiamento (ageism), • difficoltà specifiche della relazione tra anziano non completamente autonomo e badante convivente extracomunitaria. 22
1.4.a Difficoltà nella lettura dei bisogni dell’anziano A volte può non essere semplice comprendere i bisogni dell’assistito: l’anziano per primo potrebbe non avere consapevolezza delle sue necessità, oppure essere impossibilitato o avere difficoltà a chiedere all’altro. Se manca la possibilità di attuare una comunicazione efficace il bisogno dell’assistito può essere individuato attraverso una scrupolosa osservazione finalizzata a raccogliere informazioni relative allo stato di salute, alle condizioni igieniche, allo stato d’animo dell’altro. Durante il lavoro di assistenza è importante perciò tenere allenati i nostri sensi, perché è attraverso la vista, l’udito, il tatto e l’olfatto che si possono acquisire le informazioni che arrivano dalla persona autosufficiente o no. Ad esempio, la cura dell’igiene personale è anche l’occasione per raccogliere alcune informazioni che possono suggerire alterazioni della salute dell’anziano. A questo proposito, l’assistente dovrebbe ispezionare la pelle annotando: colore e temperatura locale, presenza di lesioni, piccole emorragie o gonfiore, caratteristiche di feci, urine, vomito, ecc. Allo stesso modo, potrebbe anche chiedere se c’è presenza di prurito, dolore, formicolii, mancanza di sensibilità, ecc. (Baratella, Tecchio, 2004, p. 136). È necessario che l’assistente intraprenda un percorso di sensibilizzazione verso la comunicazione non verbale, infatti, partendo dal presupposto che “non si può non comunicare” (Watzlavick, Beavin, Jackson 1971, p. 44), possiamo ritenere che attività, inattività, parole, silenzi, espressioni mimiche, sintomi fisici hanno tutti un valore di messaggio, trasmettono informazioni. La comprensione dei bisogni dell’anziano si basa non solo sulla nostra capacità di osservarlo dall’esterno, ma, in modo più significativo, sulla nostra capacità di entrare in empatia con lui, di renderci a lui familiari (Mannetti, 1996). Sperimentare empatia nei confronti dell’anziano permetterà all’assistente di entrare in risonanza profonda con l’esperienza dell’altro e di “indossare i 23
sui panni pur rimanendo nelle proprie scarpe”; questo consentirà di stare a contatto con i bisogni dell’altro in modo più profondo, cogliendo anche gli aspetti emotivi della malattia. Sono i vissuti empatici che guidano il comportamento non verbale dell’assistente permettendole di veicolare insieme alle attività di assistenza anche un nutrimento affettivo e relazionale.
1.4.b Difficoltà di tipo transferale e controtransferale I termini transfert e controtransfert nascono in seno alla psicoanalisi, per indicare aspetti relazionali inconsci che si attivano nell’incontro tra paziente ed analista nel setting analitico; tali aspetti sono stati considerati, nel tempo, sia di ostacolo al trattamento psicoanalitico (Freud, 1910) che strumentali ad esso (Heimann, 1950). Su questi argomenti è stato scritto molto, ma in questa sede non ci sembra opportuno offrire approfondimenti che ci allontanerebbero dal tentativo di mostrare l’opportunità di applicare tali concetti anche al di là del trattamento psicoanalitico o psicoterapeutico, facendo riferimento agli aspetti di universalità dei fenomeni di transfert e controtransfert che si attivano in ogni relazione emotivamente significativa. Il transfert indica il portare, nella relazione con l’altro, comportamenti, atteggiamenti, vissuti, reazioni emotive che sono “al di là” della relazione attuale, ed appartengono ad un “altro luogo” e ad un “altro tempo”. L’anziano e l’assistente sono due persone che si incontrano, ed ognuno di loro è portatore di una storia che, nella relazione, condiziona i comportamenti presenti in termini di aspettative, desideri, “agiti”. In ogni rapporto profondo ciascuno di noi si rivela per quello che la storia lo ha fatto diventare (Ariano, 1991). Per comprendere meglio quanto detto faremo due esempi.
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1. Elisa è un’operatrice socio-sanitaria che svolge dodici ore settimanali di assistenza presso il domicilio di un utente che chiameremo Mario. Mario ha problemi di deglutizione e può adottare solo una dieta semiliquida. Elisa va a casa dell’utente prima dei pasti per preparargli dei frullati e puree che possano consentirgli di alimentarsi, se necessario sbriga per Mario delle commissioni (approvvigionamento farmaci, acquisto generi alimentari, ecc.). La relazione sembra iniziare bene, l’utente è soddisfatto della professionalità e delle attenzioni umane di Elisa, ma, ad un certo punto, Mario inizia a dire ad Elisa che per lui è importante che lei sia attenta prioritariamente alla preparazione dei pasti, che per lui sono la cosa più importante. Successivamente si lamenta che Elisa non parla abbastanza con lui e che in fondo, date le sue gravi condizioni di salute, è molto più importante per lui poter dialogare e “distrarsi” da tutto il resto. Elisa si sente in difficoltà, ha la sensazione che qualunque cosa lei faccia comunque non andrà bene, perché ci sarà sempre un’altra cosa da svolgere, di maggior rilievo. Anche davanti alla possibilità di concordare puntualmente con Mario quello di cui lui ha più bisogno, questi la attacca dicendole che a lui serve un’assistente che sappia rendersi conto da sola di quello che c’è bisogno di fare e che lui non può pensare ad “imboccarla” in ogni cosa, e che tanto lui lo sa che “lei in fondo è un’incapace proprio come la figlia!”. 2. Laura è un’assistente domiciliare che lavora presso il domicilio di cinque anziani di cui tre uomini, con uno di questi in particolare Laura riferisce di sentire che si deve dare molto da fare perché “lui ha veramente bisogno”; questa sensazione non appare supportata dalla reale situazione di salute e familiare dell’anziano, che ha una moglie ancora autonoma e che solo da poco tempo si trova in una situazione di scarsa autonomia. Qualcosa ci segnala il possibile 25
“ingresso”, nella relazione con questo particolare anziano, di aspetti legati alla storia di Laura. Quando l’anziano e la moglie decidono di rinunciare al servizio di assistenza domiciliare nel quale era impiegata Laura a favore di una badante extracomunitaria disponibile ad alloggiare presso il domicilio dell’anziano e a garantire un’assistenza continuativa, Laura entra in uno stato di profondo sconforto e dichiara di sentirsi responsabile di questa decisione dell’anziano: “forse non ho fatto abbastanza? Eppure, questa volta, ho cercato di fare tutto il possibile per esserci!”. Approfondendo un po’ la storia di Laura, scopriamo che tre anni prima, in occasione di una grave malattia di suo nonno (poi morto), era stata “rimproverata” dai familiari perché “su di lei non ci si poteva contare”. In entrambi i casi siamo di fronte a situazioni di transfert. Nel primo caso l’anziano trasferisce nella relazione attuale con l’assistente vissuti ed aspettative relativi alla sua relazione con la figlia (e forse anche con altre figure femminili significative della sua vita?). È da tener presente che la figlia del signor Mario ha dichiarato all’assistente sociale del Comune di avere forti difficoltà relazionali con il padre, che le rendono molto difficile accudirlo e preferisce pagare la quota parte dell’assistenza senza che lui, con il quale non si parla, lo venga a sapere. Nel secondo caso abbiamo una situazione speculare, in cui è l’assistente che nella relazione con un particolare anziano trasferisce vissuti legati alla sua storia familiare con il nonno. Oltre al transfert esiste anche il controtransfert, che potremmo definire la reazione affettiva, espressa e/o inespressa, del terapeuta al transfert del cliente (Giusti, Juston, 1991). In riferimento al controtransfert va segnalata, quindi, la possibilità che nell’assistente si attivino delle “reazioni”, consapevoli o meno, di fronte al modo particolare dell’anziano di relazionarsi, esprimersi ed essere. 26
L’operatore entra nella relazione assistenziale con l’anziano con la sua particolare storia che lo influenza negli atteggiamenti e nel comportamento; nello stesso tempo, anche l’anziano entra nella relazione con l’assistente con la sua particolare esperienza. In questa relazione si possono attivare, così, delle dinamiche relazionali di tipo transferale sia da parte dell’assistente che da parte dell’assistito; inoltre, l’assistente può attivare un suo controtransfert reagendo, in modo più o meno consapevole, a quello che l’anziano porta del suo passato nella relazione attuale. La chiave per riconoscere gli aspetti transferali e controtrasferali che si sviluppano nella relazione di assistenza, che ricordiamo essere una relazione fortemente emotiva, sono le nostre emozioni, i nostri sentimenti. Se riusciamo ad affrontare le nostre reazioni emotive più intense ed il loro significato senza sentirci troppo minacciati, saremo in grado di crescere professionalmente ed umanamente e impareremo a muoverci più agevolmente attraverso quello che Genevay e Katz (2006) hanno chiamato il triangolo del controtransfert, attuando un lavoro di spola e discriminazione tra noi, la nostra storia, la nostra famiglia e l’utente, la sua storia, la sua famiglia. Le assistenti vivono spesso in modo molto coinvolgente il rapporto con gli anziani con cui lavorano. Queste reazioni nascono anche dall’esperienza personale e familiare delle assistenti di temi quali il disagio, la sofferenza, la malattia, l’invecchiamento e la perdita. Questi sentimenti ci fanno comprendere il forte legame tra esperienze personali e professionali. Nel lavoro con le persone che invecchiano possiamo scegliere di negare queste implicazioni cognitive ed emotive, oppure possiamo scegliere di riconoscerle, di tenerne conto. Una volta ascoltate, queste reazioni ci possono fornire elementi utili per migliorare il nostro intervento. Se anziché negare riusciamo a contattare e gestire i nostri sentimenti, non potremo che accrescere la nostra efficacia.
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1.4.c Difficoltà legate ai pregiudizi nei confronti dell’invecchiamento (ageism) La relazione di cura con gli anziani è fortemente condizionata da atteggiamenti pregiudiziali verso gli anziani (ageism) presenti nella nostra società, dove si celebra costantemente il culto della giovinezza e della bellezza; le nostre vite sono frenetiche, viene enfatizzata l’efficienza, la produttività, l’aspetto giovanile, l’attivismo, l’indipendenza. Giovane è bello, forte, indipendente, potente; vecchio è inutile, malato, isolato, dipendente, solo, asessuato. Siamo portati a far nostra una visione stereotipata dell’invecchiamento come qualcosa di innaturale: una vergogna che carica i vecchi di connotati negativi solo per la loro condizione anagrafica; non riusciamo a guardare alla vecchiaia come ad una fase preziosa del compimento del nostro ciclo vitale. Possiamo dire che attraverso l’ageism la nostra società “centrata sul giovane” si protegge dalle proprie ansie di morte e malattia e dalla perdita di senso della vita (Genevay e Katz, 2006). Emerge un curioso paradosso: noi tutti sperimenteremo la vecchiaia e malgrado ciò fingiamo che tale condizione non ci riguarderà mai (Marshall, 2006, p. 95). L’ageism tende a mostrarsi anche negli operatori sociali e negli stessi anziani. Gli operatori che lavorano con gli anziani si sentono spesso lavoratori di serie B perché dediti ad un’utenza meno prestigiosa di altre, ad esempio i minori. Gli anziani, vittime dell’ageism, hanno essi stessi interiorizzato molti degli stereotipi negativi su loro stessi e sono i primi, a volte, a descriversi come inabili o meno efficienti di un tempo, incarnando l’immagine della “vecchierella” o del “vecchio pazzo e malandato”. È molto importante che gli operatori che sono a contatto con gli anziani operino una presa di coscienza personale sui loro pregiu28
dizi; solo in questo modo possono adempiere ad un compito fondamentale del loro lavoro: favorire e sostenere processi di presa di coscienza e di contrasto dell’ageism dovunque si riveli. Il compito di contrastare l’ageism appare più duro per gli assistenti domiciliari che entrano direttamente a contatto con l’invecchiamento fisico, la malattia, la disabilità dell’anziano; in queste situazioni il rischio è che il sintomo fisico prenda tutto lo spazio di attenzione e che la persona, con le sue peculiarità e risorse, tenda a scomparire sullo sfondo lasciando spazio ad una visione stereotipata della vecchiaia. Questi operatori vivono costantemente il rischio di oggettivizzare l’altro e di scivolare in atteggiamenti che rafforzano nell’anziano basse aspettative e sentimenti di inutilità.
1.4.d Difficoltà specifiche della relazione tra anziano non completamente autonomo e badante convivente extracomunitaria In questa sede ci sembra importante analizzare in modo più dettagliato le difficoltà relazionali che possono sorgere all’interno di una relazione di cura peculiare: quella tra l’anziano fragile, privo di autonomia, e la lavoratrice convivente extracomunitaria, la cosiddetta “badante”. In questo caso possiamo notare che molti dei vissuti, delle difficoltà e dei timori che vive l’anziano sono spesso speculari a quelli della lavoratrice: reciproca è la difficoltà di dialogare se si parlano due lingue diverse, è difficile adattarsi a cibi e usanze così distanti, un’emergenza sanitaria nell’anziano può provocare panico in entrambi, se l’anziano va in depressione anche la lavoratrice ne risente. La tabella 1.4.d, liberamente tratta da Anziani ed assistenti immigrate di Alessandro Rossi (2004), evidenzia in modo schematico quanto accennato.
29
Tabella 1.4.d ANZIANO
ASSISTENTE
Vivere con una persona estranea
Vivere con una persona estranea
Non capire la sua lingua
Non capire l’italiano e il dialetto
Avere abitudini diverse
Avere abitudini diverse
Sensazione di essere “invaso” nella gestione della propria casa
Restrizioni nell’uso della casa
Abituarsi a pasti cucinati in modo diverso
Restrizioni alimentari
Maltrattamento
Maltrattamento
Abbandono improvviso per rientro d’urgenza al paese d’origine dell’assistente
Morte dell’anziano
Abituarsi ad una nuova lavoratrice
Abituarsi ad un nuovo anziano
Peggioramento fisico e mentale
Malattia
Solitudine
Solitudine
Depressione
Depressione
Isolamento sociale
Isolamento sociale
Necessità di pronto intervento e ricovero
Gestire un pronto intervento e ricovero
Furti
Molestie sessuali
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Altri libri della collana
NELLA STESSA COLLANA
Benson J., Gruppi. Organizzazione e conduzione per lo sviluppo personale e la psicoterapia, 20001, pp. 272 Beutler L.E. - Harwood T.M., Psicoterapia prescrittiva elettiva. La scelta del trattamento sistematico fondata sull’evidenza, 2002, pp. 224 Bozarth J.D., La terapia centrata sulla persona. Un paradigma rivoluzionario, 2001, pp. 240 Campanella V. - Fiori M. - Santoriello D., Disturbi mentali gravi. Modelli d’intervento pluralistico integrato dall’autismo alle psicosi, 2003, pp. 272 Chambon O. - Marie-Cardine M., Le basi della psicoterapia eclettica e integrata, 2002, pp. 288 Clarkson P., Gestalt - Counseling, 1999 II ediz., pp. 192 Clarkson P., La Relazione Psicoterapeutica integrata, 1996, pp. 392 Delisle G., I disturbi della personalità, 20001, pp. 224 Feltham C. - Dryden W. (a cura di E. Giusti), Dizionario di counseling, 1995, pp. 320 Fontana D., Stress Counseling. Come gestire gli stati personali di tensione, 1996, pp. 160 Frisch M.B., Psicoterapia integrata della qualità della vita, 2001, pp. 352 Giannella E., Palumbo M., Vigliar G., Mediazione familiare e affido condiviso. Come separarsi insieme, 2007, pp. 240 Giusti E. - Calzone T., Promozione e visibilità clinica. Motivare i pazienti ai trattamenti psicologici, 2006, pp. 288 Giusti E. - Carolei F., Terapie transpersonali. L’integrazione della spiritualità e della meditazione nei trattamenti pluralistici, 2005, pp. 336 Giusti E. - Chiacchio A., Ossessioni e compulsioni. Valutazione e trattamento della Psicoterapia Pluralistica Integrata, 2002, pp. 176 Giusti E. - Ciotta A., Metafore nella relazione d’aiuto e nei settori formativi, 2005, pp. 256 Giusti E. - Corte B., La terapia del per-dono, 2008, pp. 304 Giusti E. - Di Fazio T., Psicoterapia integrata dello stress. Il burn-out professionale, 2005, pp. 256 Giusti E. - Di Francesco G., L’autoerotismo. L’alba del piacere sessuale: dall’identità verso la relazione, 2006, pp. 208 Giusti E. - Di Nardo G., Silenzio e solitudine. L’integrazione della quiete nel trattamento terapeutico, 2006, pp. 240 Giusti E. - Frandina M., Terapia della gelosia e dell’invidia. Trattamenti psicologici integrati, 2007, pp. 224 Giusti E. - Fusco L., Uomini. Psicologia e psicoterapia della maschilità, 2002, pp. 464
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NELLA STESSA COLLANA
Benson J., Gruppi. Organizzazione e conduzione per lo sviluppo personale e la psicoterapia, 20001, pp. 272 Beutler L.E. - Harwood T.M., Psicoterapia prescrittiva elettiva. La scelta del trattamento sistematico fondata sull’evidenza, 2002, pp. 224 Bozarth J.D., La terapia centrata sulla persona. Un paradigma rivoluzionario, 2001, pp. 240 Campanella V. - Fiori M. - Santoriello D., Disturbi mentali gravi. Modelli d’intervento pluralistico integrato dall’autismo alle psicosi, 2003, pp. 272 Chambon O. - Marie-Cardine M., Le basi della psicoterapia eclettica e integrata, 2002, pp. 288 Clarkson P., Gestalt - Counseling, 1999 II ediz., pp. 192 Clarkson P., La Relazione Psicoterapeutica integrata, 1996, pp. 392 Delisle G., I disturbi della personalità, 20001, pp. 224 Feltham C. - Dryden W. (a cura di E. Giusti), Dizionario di counseling, 1995, pp. 320 Fontana D., Stress Counseling. Come gestire gli stati personali di tensione, 1996, pp. 160 Frisch M.B., Psicoterapia integrata della qualità della vita, 2001, pp. 352 Giannella E., Palumbo M., Vigliar G., Mediazione familiare e affido condiviso. Come separarsi insieme, 2007, pp. 240 Giusti E. - Calzone T., Promozione e visibilità clinica. Motivare i pazienti ai trattamenti psicologici, 2006, pp. 288 Giusti E. - Carolei F., Terapie transpersonali. L’integrazione della spiritualità e della meditazione nei trattamenti pluralistici, 2005, pp. 336 Giusti E. - Chiacchio A., Ossessioni e compulsioni. Valutazione e trattamento della Psicoterapia Pluralistica Integrata, 2002, pp. 176 Giusti E. - Ciotta A., Metafore nella relazione d’aiuto e nei settori formativi, 2005, pp. 256 Giusti E. - Corte B., La terapia del per-dono, 2008, pp. 304 Giusti E. - Di Fazio T., Psicoterapia integrata dello stress. Il burn-out professionale, 2005, pp. 256 Giusti E. - Di Francesco G., L’autoerotismo. L’alba del piacere sessuale: dall’identità verso la relazione, 2006, pp. 208 Giusti E. - Di Nardo G., Silenzio e solitudine. L’integrazione della quiete nel trattamento terapeutico, 2006, pp. 240 Giusti E. - Frandina M., Terapia della gelosia e dell’invidia. Trattamenti psicologici integrati, 2007, pp. 224 Giusti E. - Fusco L., Uomini. Psicologia e psicoterapia della maschilità, 2002, pp. 464
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Nella stessa collana Giusti E. - Germano F., Etica del con-tatto fisico in psicoterapia e nel counseling, 2003, pp. 160 Giusti E. - Germano F., Terapia della rabbia. Capire e trattare emozioni violente d’ira, collera e furia, 2003, pp. 224 Giusti E. - Giordani B. Il formatore di successo, 2002, pp. 224 Giusti E. - Harman R. (a cura di), La psicoterapia della Gestalt, 1996, pp. 224 Giusti E. - La Fata S., Quando il mio terapeuta è un cane, 2004, pp. 448 Giusti E. - Lazzari A., Psicoterapia Interpersonale Integrata, 2003, pp. 160 Giusti E. - Lazzari A., Narrazione e autosvelamento nella clinica. La rivelazione del Sé reciproco nella relazione di sostegno, 2005, pp. 160 Giusti E. - Locatelli M., L’empatia integrata, 2007 (Nuova edizione), pp. 320 Giusti E. - Mancinelli L., Il counseling domiciliare, 2008, pp. 160 Giusti E. - Minonne G., L’interpretazione dei significati nelle varie fasi evolutive dei trattamenti psicologici, 2004, pp. 396 Giusti E. - Minonne G., Ricerca scientifica e tesi di specializzazione in psicoterapia, 2005, pp. 368 Giusti E. - Montanari C., Trattamenti psicologici in emergenza con EMDR per profughi, rifugiati e vittime di traumi, 2000, pp. 192 Giusti E. - Montanari C., La CoPsicoterapia. Due è meglio e più di uno in efficacia ed efficienza, 2005, pp. 320 Giusti E. - Nardini M.C., Gruppi pluralistici. Guida transteorica alle terapie collettive integrate, 2004, pp. 304 Giusti E. - Ornelli C., Role play. Teoria e pratica nella Clinica e nella Formazione, 1999, pp. 144 Giusti E. - Palomba M., L’attività psicoterapeutica. Etica ed estetica promozionale del libero professionista, 1993, pp. 128 Giusti E. - Perfetti E., Ricerche sulla felicità. Come accrescere il benEssere psicologico per una vita più soddisfacente, 2004, pp. 192 Giusti E. - Pitrone A., Essere insieme. Terapia integrata della coppia amorosa, 2004, pp. 240 Giusti E. - Pizzo M., La selezione professionale. Intervista e valutazione delle risorse umane con il modello pluralistico integrato, 2003, pp. 208 Giusti E. - Proietti M.C., La delega direzionale, 1996, pp. 112 Giusti E. - Proietti M.C., Qualità e formazione. Manuale per operatori sanitari e psicosociali, 1999, pp. 184 Giusti E. - Rapanà L., Narcisismo. Valutazione pluralistica e trattamento clinico integrato del Disturbo Narcisistico di Personalità, 2002, pp. 176 Giusti E. - Romero R., L’accoglienza. I primi momenti di una relazione psicoterapeutica, 2005, pp. 176 Giusti E. - Sica A., L’epilogo della cura terapeutica. I colloqui conclusivi dei trattamenti psicologici, 2005, pp. 160 Giusti E. - Surdo V., Affezione da Alzheimer. Il trattamento psicologico complementare per le demenze, 2004, pp. 144 Giusti E. - Taranto R., Super Coaching tra Counseling e Mentoring, 2004, pp. 352
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Nella stessa collana Giusti E. - Testi A., L’Autostima. Vincere quasi sempre con le 3 A, 2006, pp. 224 Giusti E. - Testi A., L’Assertività. Vincere quasi sempre con le 3 A, 2006, pp. 224 Giusti E. - Testi A., L’Autoefficacia. Vincere quasi sempre con le 3 A, 2006, pp. 96 Giusti E., Essere in divenendo. Integrazione pluralistica dell’identità del Sé, 2001, pp. 144 Giusti E., Autostima, psicologia della sicurezza in Sé, 20055, pp. 200 Giusti E., Videoterapia. Un ausilio al Counseling e alle Arti-Terapie, 1999, pp. 176 Giusti E., Tecniche immaginative. Il teatro interiore nelle relazioni d’aiuto, 2007, pp. 272 Gold J.R., Concetti chiave in psicoterapia integrata, 2000, pp. 268 Goldfried M.R., Dalla terapia cognitivo-comportamentale all’integrazione delle psicoterapie, 2000, pp. 288 Greenberg L.S. (et al.), Manuale di psicoterapia esperienziale integrata, 2000, pp. 576 Greenberg L.S. - Paivio S.C., Lavorare con le emozioni in psicoterapia integrata, 2000, pp. 368 Manucci C. - Di Matteo L., Come gestire un caso clinico, 2004 Murgatroyd S., Il Counseling nella relazione d’aiuto, 20001, pp. 192 Perls F., Qui & ora. Psicoterapia autobiografica, 1991, pp. 256 Persons J.B. - Davidson J. - Tompkins M.A., Depressione. Terapia cognitivo-comportamentale. Componenti essenziali, 2002, pp. 288 Preston J., Psicoterapia breve integrata, 2001, pp. 256 Reddy M., Il Counseling aziendale. Il Manager come Counselor, 1994, pp. 176 Santostefano S., Psicoterapia integrata. Per bambini e adolescenti. Vol. I: “Metateoria pluralistica”, 2002, pp. 400 Santostefano S., Psicoterapia integrata. Per bambini e adolescenti. Vol. II: “Tecnologia applicativa”, 2003, pp. 384 Spalletta E. - Quaranta C., Counseling scolastico integrato, 2002, pp. 352
Videodidattica per le psicoterapie scientifiche dell’American Psychological Association • Video Psicoterapia Psicodinamica Breve D.K. Freedheim + Libro Psicoterapia breve integrata di J. Preston € 120,00 • Video Psicoterapia Cognitiva-Affettiva Comportamentale Prof. M.R. Goldfried + Libro Dalla Terapia cognitivo-comportamentale all’Integrazione delle Psicoterapie € 120,00 • Video Psicoterapia Processuale Esperienziale L.S. Greenberg + Libro Manuale di Psicoterapia Esperienziale Integrata € 132,00 • Video La Terapia Centrata sul Cliente N.J. Raskin + Libro La Terapia Centrata sulla Persona di J.D. Bozarth € 120,00
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Nella stessa collana • Video EMDR per Traumi: Movimento oculare Desensibilizzante e Rielaborazione F. Shapiro + Libro Trattamenti Psicologici in Emergenza di E. Giusti, C. Montanari € 118,00 • Video La Terapia Eclettica Prescrittiva J.C. Norcross + Libro Psicoterapia Prescrittiva Elettiva, fondata sull’evidenza di Beutler/Harwood € 120,00 • Video Psicoterapia Multimodale A.A. Lazarus + Libro Le basi della Psicoterapia Eclettica ed Integrata di Chambon - Cardine € 125,50 • Video Psicoterapia Infantile J. Annunziata + Libro Counseling Scolastico Integrato di E. Spalletta, C. Quaranta € 122,00 • Video Ipnoterapia Ericksoniana J.K. Zeig + Libro Ipnosi e Psicoanalisi, collisioni e collusioni di L. Chertok € 120,00 • 2 Video Il Counseling breve in azione J.M. Littrell + Libro Il Counseling breve in Azione di J.M. Littrell € 122,00 • Video Psicoterapia Esperienziale A. Mahrer + Libro Lavorare con le emozioni in Psicoterapia Integrata di Greenberg/Paivio € 127,50 • 5 Videocassette Terapia Cognitivo-Comportamentale per la Depressione per l’autoformazione didattica, libro di G.B. Persons, Costo complessivo: € 275,00 • Video Psicoterapia Comportamentale con paziente ossessivo-compulsivo S.M. Turner + Libro Ossessione e Compulsioni, Valutazione e Trattamento di Edoardo Giusti, Antonio Chiacchio € 127,50 • Video Psicoterapia Pratica con Adolescenti A.K. Rubenstein + Due Libri Psicoterapia Integrata per bambini e adolescenti di Sebastiano Santostefano € 155,00 • Video Psicoanalisi con paziente schizofrenico B. Karon + libro Disturbi mentali gravi di V. Campanella - M. Fiori - D. Santoriello € 120,00 • Video Come gestire il transfert erotico in psicoterapia AA.VV. + libro Etica del contatto fisico di E. Giusti - F. Germano € 115,00 • Video Psicoterapia Interpersonale Ricostruttiva Lorna Smith Benjamin + libro Psicoterapia Interpersonale Integrata di E. Giusti - A. Lazzari € 118,00 • Video Come gestire la rabbia dei pazienti in psicoterapia AA.VV. + libro Terapia della rabbia di E. Giusti - F. Germano € 118,00
Edizioni ASPIC • Video Terapia della Gestalt individuale in gruppo Ginger/Masquelier + libro Psicoterapia della Gestalt di E. Giusti - V. Rosa € 130,00
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Nella stessa collana
EDIZIONE SOVERA STRUMENTI Elliott R. - Watson J.C. - Goldman R.N. - Greenberg L.S., Apprendere la terapia focalizzata sulle emozioni. L’approccio esperienziale orientato al processo per il cambiamento, in corso di stampa, pp. 368 Giusti E., Montanari C., Iannazzo A., Psicodiagnosi integrata. Valutazione transitiva e progressiva del processo qualitativo e degli esiti nella psicoterapia pluralistica fondata sull’evidenza obiettiva, 2006, pp. 580 Giusti E., Bonessi A., Garda V., Salute e malattia psicosomatica. Significato, diagnosi e cura, 2006, pp. 240 Giusti E., Germano F.., Psicoterapeuti generalisti. Competenze essenziali di base: dall’adeguatezza verso l’eccellenza, 2006, pp. 256 Giusti E., Pacifico M., Staffa T., L’intelligenza multidimensionale per le psicoterapie innovative, 2007, pp. 400 Giusti E. - Tridici D., Smoking. Basta davvero, 2009, pp. 224 Goodheart C.D. - Kazdin A.E. - Sternberg R.J., Psicoterapia a prova di evidenza. Dove la pratica e la ricerca si incontrano, in corso di stampa Norcross J.C., Beutler L.E., Levant R.F., Salute mentale: trattamenti basati sull’evidenza. Dibattiti e dialoghi sulle questioni fondamentali, 2006, pp. 464 Spalletta E., Germano F., MicroCounseling e MicroCoaching. Manuale operativo di strategie brevi per la motivazione al cambiamento, 2006, pp. 480 Wolfe B.E., Trattamenti integrati per disturbi d’ansia. La cura del Sé ferito, 2007, pp. 304
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