S T R U M E N T I
Edoardo Giusti - Marco Pacifico - Tiziana Staffa
collana Psicoterapia & Counseling diretta da Edoardo Giusti PSICOTERAPIA�
COUNSELING�
9 Centro Europeo di Ricerche per lo Studio delle Psicoterapie Integrate e Comparate
E. Giusti - M. Pacifico - T. Staffa
L’INTELLIGENZA MULTIDIMENSIONALE PER LE PSICOTERAPIE INNOVATIVE
Š 2007 SOVERA MULTIMEDIA s.r.l. Via Vincenzo Brunacci, 55/55A - 00146 Roma Tel. (06) 5585265 - 5562429 www.soveraedizioni.it e-mail: info@soveraedizioni.it I diritti di traduzione, di riproduzione e di adattamento, totale o parziale (compresi i microfilm e le copie fotostatiche) sono riservati per tutti i paesi.
Indice
Presentazione Introduzione
I 11
Capitolo 1 Che cosa è l’intelligenza: verso una definizione
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1.1 Le metafore della mente 1.2 Differenze trans-culturali
22 24
Capitolo 2 L’evoluzione dell’intelligenza
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2.1 Psicologia evoluzionaria: promesse e rischi 2.2 Critiche alla psicologia evoluzionaria 2.3 Pressione sociale e evoluzione dell’intelligenza: il ruolo dell’inibizione 2.4 Unicità umana o continuità con le altre specie? 2.5 Problemi e misteri
Capitolo 3 Lo sviluppo dell’intelligenza: teorie e modelli 3.1 3.2 3.3 3.4 3.5 3.6
I padri storici: l’intelligenza e i test Gli approcci psicometrici L’approccio genetico-quantitativo di Jean Piaget Lo sviluppo cognitivo e l’ambiente socio-culturale Francois Langeot: l’approccio genetico differenziale Robert J. Sternberg: la teoria tripolare dell’intelligenza 3.6.1 3.6.2 3.6.3 3.6.4
La subteoria componenziale La subteoria contestuale La subteoria esperienziale Abilità accademiche, abilità pratiche e abilità creative: la successfull intelligence
3.7 Cenni sull’intelligenza artificiale
28 33 35 45 51
53 53 56 60 70 71 73 75 77 78 80 82
Indice Capitolo 4 Misurazioni e personalità intelligenti 4.1 Le misurazioni dell’intelligenza: i test 4.1.1 4.1.2 4.1.3 4.1.4
Le origini I test per la valutazione dell’intelligenza Critiche e tendenze di studio attuali Il ruolo della personalità nella valutazione dell’intelligenza: gli stili di pensiero
4.2 Personalità e intelligenza 4.2.1 Tratti di personalità e misure dell’intelligenza 4.2.2 Lo sviluppo: l’interfaccia tra personalità e intelligenza 4.2.3 Stabilità e cambiamento nel funzionamento della personalità 4.2.4 Guadagni e perdite nella cognizione e nell’intelligenza 4.2.5 Intelligenza e personalità: la proposta di un modello integrato 4.2.6 I risultati delle ricerche
Capitolo 5 Le forme dell’intelligenza 5.1 Howard Gardner: le intelligenze multiple 5.1.1 5.1.2 5.1.3 5.1.4 5.1.5 5.1.6 5.1.7 5.1.8 5.1.9
5.2 5.3 5.4 5.5
Intelligenza Intelligenza Intelligenza Intelligenza Intelligenza Intelligenza Intelligenza Intelligenza Intelligenza
visivo-spaziale corporea matematica naturalistica musicale linguistica interpersonale intrapersonale esistenziale
Psicoterapia e intelligenze multiple Intelligenza culturale Intelligenza manageriale Riflessioni conclusive
87 87 88 93 96 103 109 110 120 123 126 133 139
147 147 151 153 154 155 156 158 159 160 161 162 165 170 173
Capitolo 6 Intelligenza emotiva
177
6.1 6.2 6.3 6.4 6.5
177 179 181 186 190
Emozione: cosa significa? Rapporti tra processi emotivi e processi di costruzione della realtà Emozioni e cervello L’intelligenza emotiva: visioni rivoluzionarie L’intelligenza emotiva e la vita quotidiana
Indice 6.6 Intelligenza emotiva e salute mentale 6.7 Lo sviluppo dell’intelligenza emotiva 6.8 Il quoziente emotivo (EQ) e gli strumenti di valutazione
192 193 197
Capitolo 7 L’intelligenza nelle relazioni affettive
207 207 7.1.1 I miti dell’amore 208 7.1.2 L’intelligenza che non viene insegnata a scuola 212 7.1.3 Successo sul lavoro Vs successo nelle relazioni 216 7.1.4 Implementare l’intelligenza relazionale 218 7.2 L’intelligenza sessuale 230 7.2.1 La ricerca: il “Sexual Intelligence Project” 231 7.2.2 Le tre componenti dell’intelligenza sessuale 232 7.2.3 Una diversa prospettiva della sessualità umana 235 7.2.4 I principali ostacoli all’intelligenza sessuale 238 7.2.5 Come si sviluppa il Sé sessuale segreto 241 7.2.6 L’intelligenza sessuale in azione 246 7.2.7 Le generazioni future possono essere più sessualmente intelligenti? 250 7.1 L’intelligenza relazionale
Capitolo 8 Intelligenza e creatività 8.1 8.2 8.3 8.4 8.5 8.6 8.7 8.8 8.9
Cosa si intende per “creatività”? Una definizione integrata Modelli teorici della creatività Proposte di integrazione: i modelli componenziali La creatività e gli orientamenti terapeutici La creatività secondo Sternberg Creatività e salute mentale Creatività e psicoterapia Il Creative Problem Solving Riflessioni conclusive
Capitolo 9 Intelligenza e psicoterapia 9.1 9.2 9.3 9.4
Chi sono i terapeuti intelligenti? La scelta formativa L’esperienza come via maestra per il cambiamento Il modello integrato: un approccio “intelligente” per la produzione del cambiamento 9.5 Riflessioni conclusive
253 254 256 259 264 266 270 273 280 282
287 289 294 298 302 307
Indice Riflessioni conclusive
309
Appendice
317
Post-fazione di Marco Sarchiapone
357
Bibliografia
359
A tutti i miei allievi che hanno scelto intelligentemente di specializzarsi in un approccio pluralistico integrato. Edoardo Giusti
A Simona, al Dott. Ardizzone, e al Prof. Parisella per aver contribuito alla mia democrazia personale‌ Marco Pacifico
A mia figlia, ai miei genitori Tiziana Staffa
Presentazione
È con molto piacere che abbiamo accettato di fare da prefatori a questo libro. È infatti motivo di soddisfazione il successo dei propri allievi, e di gratitudine l’affetto che accompagna l’invito a presentare il loro lavoro. In realtà Edoardo Giusti, Marco Pacifico e Tiziana Staffa non hanno bisogno né di certificazioni, né di celebrazioni dal momento che le loro carriere professionali già attestano, ampiamente, il rigore e l’impegno che è loro congeniale. Piuttosto è sorprendente che professionisti impegnati su vari fronti del pubblico e del privato, continuino a coltivare un interesse profondo per la ricerca e la riflessione teorica. Ed è ammirevole che siano dei professionisti a forzare le barriere tradizionali degli ambiti disciplinari in cerca di quella integrazione dei saperi e delle esperienze indispensabile per recuperare l’unità dell’oggetto di indagine e di intervento della psicologia, cioè la persona nella dignità della sua individualità. In questa prospettiva, la riflessione sull’intelligenza introduce il lettore ad una valutazione più comprensiva della personalità, delle emozioni, delle relazioni interpersonali, dello sviluppo, e degli interventi praticabili per favorire lo sviluppo e promuovere il benessere. Gli autori esordiscono con una rassegna storica dei modelli e delle teorie dell’intelligenza, utile ai lettori, studenti o curiosi, che si avvicinano per la prima volta ad un così vasto argomento non meno che ai professionisti che quotidianamente avvertono il disagio di conoscenze che è sempre più difficile tenere aggiornate. Nel prosieguo del volume assumono centralità i nessi tra intelligenza e personalità e sono preziose le comparazioni dei vari indirizzi di ricerca e le considerazioni in ordine alla necessità di superare le diatribe tradizionali tra psicometristi, personologi, e cognitivisti. Se pure la trattazione dell’intelligenza è storicamente legata all’approccio psicometrico e al concetto di quoziente di intelligenza, negli orientamenti più recenti quello di intelligenza appare un concetto molto più ampio nel quale
I
Presentazione componenti connesse alla soluzione dei problemi si coniugano con quelle connesse alla gestione degli affetti e delle relazioni interpersonali. Risultano dunque evidenti le miopie delle segregazioni concettuali, in ambito applicativo, clinico, educativo ed organizzativo, quando ciò che conta è rendere conto della persona nella sua unità, totalità e storicità. E da ciò derivano importanti indicazioni sia sul versante della misura e della diagnosi, sia per gli interventi e i trattamenti. Al fine di stendere legami più solidi tra riflessioni teoriche, ricerche empiriche e applicazioni pratiche, sino alla psicoterapia, gli autori non esitano a raccomandare una sorta di eclettismo teorico e tecnico in grado di consentire al professionista di considerare il proprio cliente come una persona dotata di diverse abilità suscettibili di porsi al servizio del benessere. In questa ottica appare cruciale la capacita di identificare e valutare puntualmente le differenze individuali che maggiormente contribuiscono a definire un progetto di vita ed uno stile di relazione con l’ambiente. Il terapeuta intelligente è infatti chi maggiormente è in grado di mettere al servizio del cliente le abilità e le potenzialità che questi già possiede. A questo fine la vasta bibliografia e la presentazione di strumenti di valutazione di recentissima costruzione aggiungono valore ad un volume di sicuro interesse. GIAN VITTORIO CAPRARA
CLAUDIO BARBARANELLI
Professore Ordinario di Psicologia Generale Psofessore Associato di Psicometria Facoltà di Psicologia 2 Facoltà di Psicologia 2 Università degli Studi di Roma “la Sapienza” Università degli Studi di Roma “la Sapienza”
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Introduzione
Il presente testo nasce dalla curiosità scientifica di creare un ponte tra due campi di studio che hanno seguito opposte tradizioni scientifiche: la psicoterapia e l’intelligenza. Molti autori hanno dedicato la propria vita professionale all’identificazione di teorie e modelli capaci di dar conto dell’una o dell’altra, ma nessuno, finora, ha lavorato all’integrazione di questi due campi scientifici. Storicamente coloro che si sono occupati di studiare l’intelligenza hanno utilizzato prevalentemente un approccio psicometrico e di stampo fattoriale, centrato sull’individuazione delle diverse componenti dell’intelligenza, sulla loro misurazione precisa e sull’individuazione degli indicatori di performance ad esse collegati, con una modalità di studio strettamente scientifica e quantificatrice, che trova la sua massima espressione nel calcolo del QI. Dal lato opposto coloro che si sono occupati di psicoterapia hanno sovente guardato con sospetto, se non addirittura rifiutato, ogni tentativo di valutare scientificamente l’efficacia dei diversi trattamenti, spesso arroccandosi in scuole e modelli “monoteistici” prevalentemente autoreferenziali. Lo sviluppo delle più recenti teorie dell’intelligenza ha portato ad una maggiore attenzione per gli aspetti qualitativi, ad un ridimensionamento dell’importanza del QI, ad una considerazione di ulteriori elementi nella valutazione dell’intelligenza come gli aspetti emotivi, sociali, culturali e di contesto. L’ampliamento del campo di indagine e di applicazione del costrutto e l’integrazione degli aspetti cognitivi con gli altri numerosi aspetti della vita degli individui, adotta una visione integrata dell’intelligenza che è sempre più considerata nei termini di adattamento. Al contempo, in ambito psicoterapeutico si sono moltiplicati i modelli di riferimento e si è fatta sempre più strada la necessità di avere a disposizione dei criteri validi per la valutazione scientifica dell’efficacia dei trattamenti. I risultati della ricerca scientifica sull’efficacia della psicoterapia hanno evidenziato alcuni aspetti interessanti: non esiste un modello psicoterapeutico più efficace degli altri; alcuni modelli sono più validi nel trattamento di specifiche problematiche; esistono dei fattori “comuni” trasversali
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Introduzione che rappresentano degli indicatori di efficacia del trattamento a prescindere dall’orientamento teorico; la psicoterapia è più efficace della remissione spontanea del sintomo e la psicoterapia associata al trattamento farmacologico è più efficace del solo trattamento farmacologico nel trattamento di patologie gravi come la depressione maggiore. In altri termini, i risultati della ricerca scientifica sull’efficacia della psicoterapia spingono verso l’integrazione, che nel modello ASPIC, di cui siamo sostenitori, si configura come: – integrazione teorica; – eclettismo tecnico; – considerazione dei fattori comuni. Dunque, il primo ponte che collega intelligenza e psicoterapia è la recente spinta, per entrambi i settori di studio, verso l’integrazione, un’integrazione alla cui base possiamo porre una nuova concezione dell’uomo, considerato in termini olistici e globali, riconoscendone al contempo la complessità, nei termini delle diverse dimensioni della sua esperienza: cognitiva, emotiva, comportamentale, sociale, relazionale, spirituale, e di conseguenza la sua unicità, la particolare ed unica modalità nella quale, per ciascuno, si declinano le suddette dimensioni. Comprendere la relazione tra intelligenza e psicoterapia significa, dunque, ripercorrere la storia dei due costrutti, significa avere sempre ben presente quel modello di individuo unico, complesso e globale, significa adottare un approccio pluralistico, capace di mettere insieme in modo creativo le conoscenze teoriche e le applicazioni pratiche frutto di più 100 anni di ricerche e studi. Come esponenti dell’ASPIC, una delle scuole di pensiero più innovative in Italia, ci siamo avventurati in questo percorso che, strada facendo, si è fatto sempre più interessante e ricco di spunti intellettuali e applicativi. Nel rivisitare la più recente letteratura del settore abbiamo potuto presentare una rassegna dei più recenti modelli di funzionamento della mente, integrandoli con evidenze scientifiche che ne suffragano l’importanza terapeutica. Ci abbiamo messo un grande impegno, sperimentando in più circostanze quello che Pearls definiva “vuoto fertile” e riuscendo, ogni volta, ad individuare nuovi possibili sviluppi teorici e pratici. Ci auguriamo che questo lavoro, per la sua completezza e per la facile comprensione, possa essere utile a tutti gli psicoterapeuti in formazione, che troveranno una vasta bibliografia, (grazie al Prof. Edoardo Giusti), che consentirà loro di leggere le teorie dell’intelligenza in un’ottica differente rispetto a quella psicometrica classica o focalizzata esclusivamente alla valutazione del funzionamento cognitivo. Coloro che si avvicinano da curiosi al mondo della psicologia potranno beneficiare della chiarezza espositiva dei contenuti e degli spunti di riflessione offerti qua e là nel testo, frutto delle esperienze di vita comune.
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Introduzione Il libro è stato scritto a “sei mani”, ed è esso stesso, pertanto, frutto dell’integrazione tra differenti esperienze personali, professionali e scientifiche, che hanno contribuito alla ricchezza ed alla varietà espositiva dei contenuti. Di seguito esemplifichiamo la struttura e i contenuti dei vari capitoli. Il primo capitolo è interamente dedicato alla presentazione delle diverse definizioni di intelligenza, frutto di oltre cento anni di studi e ricerche, che evidenziano come di frequente ogni autore ha fornito la propria definizione, col rischio che, come spesso accade quando in psicologia si tenta di dare una formulazione teorica dei costrutti di studio, esistano tante definizioni quanti sono gli autori che se ne sono occupati. Gli spunti più interessanti di riflessione hanno a che fare con la considerazione dell’intelligenza in termini di “adattamento” e con la considerazione della necessità di considerare il particolare contesto culturale e di valori in cui il concetto viene elaborato. Nel secondo capitolo viene affrontato il tema dell’evoluzione dell’intelligenza, partendo dalle formulazioni teoriche di Darwin, e analizzando scommesse e limiti della psicologia evoluzionaria, limiti che sono prevalentemente connessi col particolare periodo storico in cui tali studi sono stati effettuati, e che hanno portato alla formulazione di teorie “eugenetiche”. Conosciamo, oggi, i pericoli di questo tipo di approccio e le conseguenze storiche. Gli sviluppi successivi della psicologia evoluzionaria hanno portato alla considerazione del ruolo “adattivo” che lo sviluppo di determinate capacità mentali hanno avuto in passato e di come queste si declinano oggi, in considerazione del ruolo dell’ambiente inteso in senso lato. In particolare si postula che sia proprio il fatto che l’uomo sia prevalentemente un animale sociale, uno dei motivi principali che ha portato allo sviluppo della sua particolare e unica intelligenza, e si ritiene che il salto evolutivo nello sviluppo dell’intelligenza umana sia la capacità di “inibire” pensieri, comportamenti e risposte emozionali non adeguate. Vengono poi analizzati due approcci allo studio dell’intelligenza, che può essere studiata come capacità tipicamente umana o nei termini di continuità con le altre specie, e si analizza la relazione tra sviluppo ontogenetico e sviluppo filogenetico. Il terzo capitolo presenta una rassegna completa delle teorie e dei modelli dell’intelligenza, a partire dai pionieri, rappresentati da Galton, Binet, Simon e Wechsler che hanno dato anche il primo impulso alla formulazione dei test mentali, chiamati in seguito test d’intelligenza. Vengono poi riportate le principali teorie dell’intelligenza sviluppate all’interno dell’approccio psicometrico con al centro il concetto di QI, i cui principali esponenti sono stati Spearman, Vernon, R.B. Cattell e Guilford. Un ulteriore impulso allo studio dell’intelligenza si è avuto con Piaget, Vygotsky e Longeot, i quali si sono occupati di elaborare delle teorie complesse sullo sviluppo cognitivo, che esercitano ancora oggi un’enorme influenza. Gli autori più recenti ed attuali che si sono occupati di intelligenza, e che ope-
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Introduzione rano tutt’oggi attivamente sono Sternberg e Gardner. Il primo ha elaborato la teoria tripolare dell’intelligenza, formata da tre subteorie, componenziale, contestuale ed esperienziale, e successivamente ha studiato la Successful Intelligence, composta da un insieme di abilità (accademiche, pratiche e creative) grazie alle quali si può raggiungere il successo nella vita e che possono essere insegnate fin dalla prima infanzia. Il secondo, del quale parleremo diffusamente nel quinto capitolo dedicato alle forme di intelligenza, ha elaborato una teoria in base alla quale non esiste una sola intelligenza ma ne esistono almeno otto (visuo-spaziale, corporea, matematica, naturalistica, musicale, interpersonale e intrapersonale) la cui esistenza è suffragata da evidenze scientifiche, a cui ne aggiunge un’altra, l’intelligenza esistenziale, attualmente in fase di studio. Il capitolo si chiude con alcuni cenni all’intelligenza artificiale. Il quarto capitolo è dedicato alla misurazione dell’intelligenza e alla relazione tra intelligenza e personalità; ampio spazio è dedicato ai test d’intelligenza, che hanno rappresentato a lungo il principale oggetto di studio dei teorici che si sono occupati di intelligenza, alimentando il paradosso relativo alla definizione di intelligenza nei termini di “ciò che viene misurato dai test”. La storia dei test parte dai primi rudimentali tentativi di correlare le capacità mentali con misurazioni fisiche, in termini di dimensioni del cranio e del cervello, o di tempi di reazione, o di acuità percettiva oppure ancora di capacità respiratorie. Un impulso allo sviluppo di test mentali più adeguati viene dal mondo della scuola e dall’esercito, ovvero da quegli ambiti che hanno l’esigenza di valutare gli individui sulla base di capacità e prestazioni. Dalla valutazione contemporanea di età biologica ed età mentale nasce il concetto di QI, ad opera di William Stern, concetto che sarà poi modificato, sviluppato, criticato, ma che spesso ancora oggi rappresenta un punto forte di riferimento in molteplici ambiti. A partire dagli anni settanta sono stati numerosi i tentativi di migliorare i test tenendo conto soprattutto delle critiche che sono state mosse in relazione ad alcuni aspetti spesso carenti nella quantificazione e nel concetto di QI legati alla diffusione del concetto di intelligenza emotiva, all’importanza dei fattori culturali e alla necessità di tenere conto del particolare stile di pensiero prevalente di ciascun individuo in sede di valutazione. Nella seconda parte del capitolo sono state analizzate le relazioni tra il costrutto di intelligenza e quello di personalità; in particolare sono stati analizzati gli studi che si sono occupati di verificare l’esistenza di una relazione tra misure dell’intelligenza e tratti di personalità, ancora si è analizzata l’interfaccia tra personalità e intelligenza da una prospettiva del ciclo di vita, ed è quindi stato proposto un modello integrato che include i due costrutti e che consente di delineare un modello generale di funzionamento adattivo. Il quinto capitolo è interamente dedicato alle diverse forme dell’intelligenza, partendo dalle formulazioni teoriche di Gardner, il quale individua nove in-
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Introduzione telligenze differenti, suffragandole con dati ricavati dalla ricerca scientifica, che vengono singolarmente descritte ed esemplificate e rispetto alle quali si tenta di tracciare un filo che conduca al loro utilizzo in psicoterapia sulla base del contributo teorico di Kagan. Nella parte finale del capitolo vengono descritte due ulteriori forme di intelligenza che sono l’intelligenza culturale e quella manageriale, di recentissima formulazione. Nel sesto capitolo viene trattato diffusamente il concetto di intelligenza emotiva, del quale si è occupato prevalentemente Goleman. Siamo partiti dal concetto di emozione, dalla sua descrizione e definizione e dall’individuazione dei correlati delle emozioni a livello cerebrale, con particolare riferimento ad alcune strutture specifiche, quali l’amigdala, l’ippocampo e i lobi frontali. Abbiamo poi analizzato il ruolo dell’intelligenza emotiva nella gestione dei rapporti interpersonali, nella percezione e interpretazione della realtà, nel successo lavorativo, nella vita quotidiana e nella salute mentale. Nella parte finale del capitolo ci siamo occupati di comprendere come si può sviluppare l’intelligenza emotiva, ovvero quali sono i precursori dell’alfabetizzazione emotiva, che possono essere ricondotti prevalentemente alle relazioni affettive, così come risulta dagli studi di Bowlby, Ainsworth e Greenspan. Affinché un individuo diventi emozionalmente “intelligente”, i primi anni di vita e il tipo, la quantità e la qualità delle relazioni stabilite con le figure significative appaiono fondamentali. L’ultimo paragrafo è dedicato alla misurazione dell’intelligenza emotiva, per cui vengono presentati e descritti i principali strumenti di misurazione sviluppati in quest’ambito. Il settimo capitolo è focalizzato sull’intelligenza applicata alle relazioni di coppia, che può essere suddivisa in intelligenza “relazionale” e intelligenza “sessuale”. Per quanto concerne l’intelligenza relazionale, si è proceduto ad un’analisi delle sue componenti e ad una comparazione-differenziazione con l’intelligenza “scolastica” e col successo in ambito lavorativo, arrivando alla conclusione che, per quanto strano possa apparire, l’intelligenza relazionale può essere studiata, insegnata ed appresa così come avviene per le abilità cognitive più strutturate, e che le competenze che la compongono possono essere comprese e migliorate, anche attraverso un training psicoterapeutico. La seconda parte del capitolo è dedicata all’intelligenza sessuale, ed analizza come, nella cultura occidentale, il sesso sia al centro di una forte ambiguità tra l’ostentazione che se ne fa nei media e l’atteggiamento di vergogna e repressione che lo caratterizza negli aspetti privati. Essere sessualmente intelligenti implica almeno tre aspetti peculiari: una maggiore conoscenza scientifica sul funzionamento sessuale; una maggiore consapevolezza del proprio sé sessuale segreto, che significa avere una maggiore conoscenza di sé stessi, dei propri bisogni, delle proprie preferenze; ed infine buone capacità di entrare in relazione con gli altri, ovvero lo sviluppo delle abilità sociali ed interpersonali. Viene
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Introduzione quindi descritto più approfonditamente il concetto di sé sessuale segreto, focalizzando l’attenzione su come esso si sviluppa e sugli ostacoli che si oppongono all’intelligenza sessuale. Nella parte finale vengono forniti degli spunti di riflessione per lo sviluppo di generazioni future più sessualmente intelligenti. L’ottavo capitolo fa riferimento alla relazione tra intelligenza e creatività, a partire dalla definizione e dall’evoluzione storica di quest’ultima. Vengono poi passati in rassegna i principali modelli teorici della creatività, per giungere ai modelli componenziali che rappresentano un tentativo recente di integrazione delle teorie suddette. In un momento successivo abbiamo analizzato il ruolo della creatività all’interno dei principali orientamenti terapeutici, in particolare quello psicodinamico, quello umanistico e quello gestaltico, per giungere alla rassegna degli studi che hanno messo in relazione la creatività con la personalità, ed in particolare con la dimensione dello psicoticismo, ideata da Eysenck. Successivamente abbiamo focalizzato la nostra attenzione sulla relazione tra creatività e psicoterapia, ponendo particolare enfasi sulle capacità creative dello psicoterapeuta, sul concetto gestaltico di adattamento creativo e sul ruolo dei fattori comuni nella psicoterapia. Nella parte finale viene esemplificato il creative problem solving e le sue applicazioni in psicoterapia. L’ultimo capitolo è dedicato in maniera specifica alla relazione tra intelligenza e psicoterapia, partendo da un’introduzione relativa ai risultati della ricerca sulla relazione tra intelligenza, personalità e salute mentale. Abbiamo poi dato la nostra definizione dello psicoterapeuta intelligente, a partire dalla scelta del percorso formativo, fino alla descrizione del modello dell’”expertise” di Sternberg, nel quale viene sottolineato il ruolo dell’esperienza nella costruzione della competenza, che appare particolarmente vero e calzante per lo psicoterapeuta così come viene considerato nell’ambito del modello integrato dell’Aspic, modello che viene brevemente descritto nella parte conclusiva. In appendice abbiamo riportato alcuni strumenti di facile uso e comprensione, che possono rappresentare un ponte tra i concetti teorici illustrati e l’applicazione pratica, sia per fini di approfondimento professionale sia per un arricchimento personale.
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Che cosa è l’intelligenza: verso una definizione
Il termine Intelligenza è molto usato nel linguaggio comune. Spesso sentiamo dire di qualcuno “È proprio intelligente!”, oppure “Ha fatto una scelta intelligente!”, o ancora “Si è comportato in maniera poco intelligente!”. Di fronte ad affermazioni di questo tipo, immediatamente ci facciamo un’idea della persona e del suo comportamento, abbiamo una qualche conoscenza condivisa che ci consente di comprendere ciò che gli altri intendono, anche senza conoscere i termini della situazione specifica o del comportamento particolare. Nel momento in cui decidiamo di andare a fondo, magari chiedendo indicazioni aggiuntive in relazione al caso specifico, allora problematizziamo ciò che è capitato e verifichiamo se i fatti a cui ci si riferisce vengono etichettati in un modo o nell’altro sulla base della capacità e dell’efficacia di una persona di affrontare una determinata situazione, ma anche sulla base dei risultati ottenuti oppure sulla base di ciò che ci si aspetterebbe comunemente dalla persona in questione. Nella nostra cultura, quando si parla di intelligenza ci si riferisce generalmente a qualcosa che ha a che fare col ragionamento formale, con gli aspetti cognitivi, con la capacità di risolvere efficacemente i problemi, ma questo non è altrettanto vero in altre culture, come vedremo più avanti. Ma cosa è l’intelligenza? Come può essere definita? Quali sono le sue componenti? Come si sviluppa? È esclusivamente ereditaria oppure dipende dalle esperienze fatte? Come si può misurare? Come si può potenziare? Come influenza la nostra vita? Ed ancora, come mettere insieme intelligenza e psicoterapia? Apparentemente la prima si riferisce ad aspetti legati al ragionamento formale, alla scuola, ai problemi, alle strategie cognitive, così come ci dicono la maggior parte dei test d’intelligenza diffusi nella società occidentale. La psicoterapia, invece, si occupa di aspetti emotivi, di difficoltà relazionali e sociali, di problematiche esistenziali, di patologie psichiche più o meno gravi. Possiamo porci alcune domande sulla relazione tra i due aspetti:
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Capitolo 1 – Le persone intelligenti hanno meno bisogno di psicoterapia? – La psicoterapia è più efficace con persone che possiedono un’elevata intelligenza? – Le persone intelligenti sono più capaci anche nel risolvere problemi personali? – Quali effetti ha la psicoterapia sull’intelligenza? – Può esistere una psicoterapia intelligente? – Chi è lo psicoterapeuta intelligente? Sono tutte questioni alle quali tenteremo di dare una risposta nel corso di questo testo, cominciando dall’aspetto apparentemente più semplice: cosa è l’intelligenza. La storia della ricerca scientifica in quest’ambito ha all’incirca un secolo, nel corso del quale sono state elaborate tante definizioni di intelligenza quanti sono gli studiosi che si sono appassionati al concetto. Probabilmente la maggiore sfida nello studio dell’intelligenza sta proprio nell’individuare criteri validi e condivisi che permettano di etichettare un processo di pensiero o un comportamento come “intelligente”. In generale i criteri possono essere tratti a partire dalle definizioni di intelligenza prodotte o dalle teorie dell’intelligenza elaborate. Diciamo innanzitutto che etimologicamente la parola intelligenza deriva dal latino intelligere, che significa capire, comprendere, riconoscere. Secondo A.C. Neubauer 1, il fulcro della molteplicità di definizioni elaborate consiste nell’affermare che la persona intelligente sia capace di destreggiarsi in situazioni nuove o insolite, sapendo cogliere i significati e i rapporti tra le cose senza necessariamente averne avuto prima esperienza diretta. Ciò significa che l’individuo intelligente si caratterizza per la sua capacità di affrontare e risolvere problemi senza dover effettuare numerosi tentativi, ma utilizzando le proprie capacità per individuare le relazioni tra gli elementi in gioco e pervenire così alla soluzione. Un metodo per ottenere definizioni concettuali relative ad un determinato tema consiste nell’analizzare le teorie implicite su quel particolare tema elaborate sia da esperti che da non esperti. Così è stato fatto anche per quanto concerne l’intelligenza in due diversi studi (Sternberg 1985; Sternberg, Conway, Ketron & Bernstein 1981), dai quali risulta che le definizioni di intelligenza cambiano a seconda che vengano fornite da professionisti del settore o dalla gente comune. Nelle definizioni di intelligenza elaborate dalla gente comune si parla più spesso di: capacità di problem solving, che generalmente include la capacità di ragionare logicamente, di cogliere i collegamenti tra le idee, di afferrare le 1
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In Mente & Cervello n. 1, gennaio-febbraio 2003, Ed. FIEG.
Che cos’è l’intelligenza diverse sfaccettature di un problema e di avere sufficiente elasticità mentale; capacità verbali, tra cui l’abilità di parlare in modo chiaro e ordinato, di essere una persona informata in un particolare ambito, di aver letto molto e di possedere un ampio vocabolario; competenza sociale, che consiste nella capacità di accettare gli altri per quello che sono, essere disposti ad ammettere i propri errori, avere una coscienza sociale ed essere sensibili ai bisogni degli altri. Le definizioni fornite dai professionisti sono invece influenzate dall’ambito di studio nel quale essi operano e se da un lato essi concordano con la gente comune nell’individuare come componenti dell’intelligenza le capacità di problem solving e le capacità verbali, allo stesso tempo sottostimano la competenza sociale in favore di una capacità intellettuale, l’intelligenza pratica, che consiste nella capacità di afferrare il nocciolo delle situazioni, di sapere come raggiungere gli obiettivi e di avere interesse per il mondo e per i suoi molteplici aspetti. Essi pongono maggiore enfasi sulle abilità accademiche (quelle che vengono misurate dai test di intelligenza), tra queste ciascuno enfatizza quelle che maggiormente si avvicinano al proprio ambito di studi. Le molte definizioni concettuali di intelligenza sono state analizzate in due differenti raccolte di articoli, nei quali sono state prese in esame le opinioni di esperti e di laici su cosa è l’intelligenza, il pensiero intelligente, il comportamento intelligente. Nella prima raccolta, del 1921, “Intelligence and its Measurement”, sono stati coinvolti 14 esperti che hanno offerto il proprio punto di vista sull’argomento e hanno prodotto, tra le altre, le seguenti definizioni: – aver appreso o abilità di apprendere ad adattare sé stessi all’ambiente (Colvin, 1921); – abilità di adattare sé stessi adeguatamente alle situazioni della vita relativamente nuove (Pintner, 1921); – capacità di inibire un aggiustamento istintivo (Thurstone, 1921). Come si può ben vedere, il fulcro di tali definizioni concettuali è l’adattamento all’ambiente. Nella seconda raccolta (Sternberg & Detterman, 1986) sono stati coinvolti 24 esperti le cui definizioni hanno in larga parte coinciso con quelle prodotte sessantacinque anni prima, con la differenza che è stata posta maggiore enfasi sul concetto di metacognizione. Riportiamo di seguito la frequenza con cui compaiono i principali concetti considerati nella definizione dell’intelligenza dagli esperti interrogati nel 1986, ed a partire da questi proveremo a dare la nostra definizione di intelligenza.
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Capitolo 1 Tabella 1.1: Le caratteristiche dell’intelligenza, adattamento da Sternberg e Detterman (1986) Caratteristiche dell’intelligenza citate dagli autori Componenti di alto livello (il ragionamento astratto, la rappresentazione, il problem solving, la presa di decisioni) Ciò a cui una determinata cultura dà valore Processi esecutivi Processi elementari (percezione, sensazione, attenzione) Conoscenza Manifestazioni comportamentali evidenti (risposte efficaci, di successo) Metacognizione Interazione tra processi e conoscenza Capacità di apprendere Insieme di abilità discreto Fattore g Non facilmente definibile, non un unico costrutto Adattamento, finalizzato a rispondere efficacemente alle richieste dell’ambiente Velocità del funzionamento mentale Prestazione automatizzata Abilità precostituite alla nascita
Frequenza
Percentuale
12 7 6 5 5
50% 29% 25% 21% 21%
5 4 4 4 4 4 4
21% 17% 17% 17% 17% 17% 17%
3 3 3 3
13% 13% 13% 13%
Da quanto è emerso, dunque, l’intelligenza è sicuramente un concetto di difficile definizione, che non può essere rappresentato da un unico costrutto, ma è costituito da un insieme di componenti. In particolare essa ha a che fare con: ♠ la capacità di apprendere, la conoscenza e la metacognizione, ovvero la capacità di riflettere sul proprio funzionamento mentale, ma anche la velocità nell’elaborazione delle informazioni a differenti livelli, da quello più elementare o di base a quello più esecutivo, e l’automatizzazione della prestazione; ♠ la capacità di adattamento alle richieste ambientali attraverso l’attivazione di componenti di livello più elevato che coinvolgono il ragionamento astratto, il problem solving, la presa di decisioni e la rappresentazione, attraverso cui si producono risposte comportamentali efficaci alla luce dei valori prevalenti nella propria cultura di appartenenza. La prima parte sembrerebbe coincidere con ciò che comunemente si intende nel mondo occidentale per intelligenza, con una prevalenza per gli aspetti prettamente cognitivi e per alcune qualità dell’elaborazione dell’informazione più strettamente connesse con la velocità e l’accuratezza. Un salto rispetto alle definizioni classiche è rappresentato dall’introduzione del concetto di metacognizione; con tale termine si indica la capacità di riflettere sui propri processi
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Che cos’è l’intelligenza di pensiero, cioè di avere la consapevolezza e il controllo di ciò che si sta facendo. In particolare, Flavell (1979) distingue tra: – sensibilità metacognitiva o atteggiamento metacognitivo, inteso come la propensione generale dell’individuo a riflettere sui propri processi cognitivi e sulla possibilità di utilizzarli e generalizzarli; – conoscenze metacognitive specifiche. L’atteggiamento metacognitivo generale e le conoscenze specifiche sono tra loro in relazione di interdipendenza, nel senso che quanto più efficace è l’atteggiamento generale, tanto maggiori saranno le conoscenze metacognitive che si apprendono e che si rendono disponibili per successivi apprendimenti, e al crescere delle conoscenze metacognitive l’atteggiamento generale si affina. In stretta connessione con la metacognizione sta l’abilità di “autoregolare” i processi cognitivi, cioè la capacità di svolgere i processi mentali utilizzando consapevolmente e attivamente le proprie abilità e controllando lo svolgersi dei propri processi cognitivi, intervenendo per aggiustare il tiro laddove risulti necessario. I passi dell’abilità di autoregolazione sono i seguenti: • essere consapevoli del livello ottimale di funzionamento del processo in atto relativamente agli obiettivi prefissati; • pianificare la azioni da svolgere; • mantenere l’osservazione costante sull’andamento del processo raccogliendo i dati sui risultati prodotti; • operare un confronto tra i dati raccolti e gli obiettivi prefissati; • verificare il grado di congruenza\discordanza tra i dati e gli obiettivi, rafforzando la modalità operativa in atto in caso di valutazione positiva e operando dei cambiamenti nel caso in cui la valutazione fosse negativa. Essere capaci di autoregolare i processi cognitivi significa dunque avere consapevolezza di ciò che si fa, del modo e dei tempi in funzione degli obiettivi; significa, inoltre, avere un controllo costante del grado di raggiungimento degli obiettivi e a partire da ciò la scelta consapevole di perseverare o correggere il modo di operare. La seconda parte, legata al concetto di adattamento all’ambiente, richiede innanzitutto che venga definito il termine ambiente, che è non solo fisico, ma anche sociale e culturale, per cui implica capacità e abilità di adattare sé stessi all’ambiente, ma anche di modificare l’ambiente in funzione delle proprie esigenze. Questi sono gli aspetti che maggiormente hanno a che fare con la relazione tra intelligenza e psicoterapia, e quelli su cui maggiormente ci soffermeremo nel corso della trattazione.
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Capitolo 1
1.1. Le metafore della mente Le definizioni di intelligenza possono anche essere tratte dalle teorie dell’intelligenza esistenti. Tali teorie possono essere classificate in molteplici modi, tra cui quello relativo alle metafore della mente che esse implicano. Secondo Sternberg (1990) tutte le teorie dell’intelligenza possono essere ricondotte a 7 metafore principali: o metafora geografica: la teoria dell’intelligenza altro non è che una mappa della mente, e l’intelligenza viene definita nei termini dei fattori che sottostanno alla mente e che Vernon (1971) paragona alle linee di latitudine e longitudine per agevolare la comprensione di come la mente lavora; o metafora computazionale: la mente è un computer e i processi mentali sarebbero delle operazioni (software). Le operazioni della mente sono caratterizzate in termini di processi, strategie e rappresentazioni mentali usate nel processare le informazioni; o metafora biologica: l’intelligenza sarebbe il lavoro del cervello all’interno del quale è possibile effettuare una mappatura che metta in relazione le attività cognitive con specifiche porzioni del cervello stesso; oppure si sostiene che alcuni tipi di risposta del cervello (per esempio i potenziali evocati) sono in relazione con la prestazione intellettuale misurata psicometricamente; oppure si prova a studiare quali sono le origini dal punto di vista dell’evoluzione dell’intelligenza; o metafora epistemologica: ad esempio la teoria di Jean Piaget, il quale parla di intelligenza nei termini di equilibrazione tra assimilazione e accomodamento, per cui gli individui assimilano oggetti nuovi negli schemi mentali già esistenti, oppure modificano gli schemi esistenti per accomodarli agli oggetti che non calzano bene nei vecchi schemi; o metafora antropologica: per la quale l’intelligenza è un’invenzione culturale: mentre i processi mentali sottostanti possono o meno cambiare in funzione della cultura, ciò che è considerato un comportamento intelligente, invece, dipende strettamente dalla cultura di appartenenza; o metafora sociologica: enfatizza il ruolo della socializzazione sullo sviluppo intellettuale, analizzando, ad esempio, come vengono interiorizzate dai bambini le esperienze vissute in un contesto interpersonale; o metafora dei sistemi: considera i diversi aspetti dell’intelligenza e studia come essi lavorano insieme come un sistema. Sebbene le differenti metafore varino in un considerevole numero di aspetti, le definizioni che da esse derivano hanno un aspetto in comune: il “core concept” è l’adattamento all’ambiente, inteso in senso ampio, a partire dal
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Che cos’è l’intelligenza quale Sternberg individua tre criteri adattivi che consentono di etichettare i processi mentali e i comportamenti come intelligenti: 1. correlazione con il successo: il successo spesso è definito nei termini di adattamento culturale, per cui ciò che indica il successo cambia da una cultura all’altra; inoltre, il successo dipende anche dalla speciale nicchia biologica occupata: ciò che è “successo” per un uccello è diverso da ciò che lo è per un uomo; 2. sviluppo delle abilità mentali: tutti gli organismi, nel corso dello sviluppo, procedono verso un’indipendenza crescente e diventano sempre più capaci di adattarsi all’ambiente. Aumenti dell’età corrispondono ad incrementi sia nell’adattamento culturale considerato nel primo criterio, sia nell’adattamento biologico che è richiamato nel terzo; 3. origini evolutive e sviluppo: se consideriamo l’adattamento biologico come il fulcro dell’intelligenza, si può comprendere cosa essa sia a partire dagli antecedenti evolutivi del pensiero e del comportamento. Dal punto di vista dell’adattamento, le considerazioni sull’evoluzione probabilmente meritano uno status speciale nella comprensione dell’intelligenza. Infatti, tutti gli organismi, col tempo, tendono a modificarsi al fine di diventare più “adatti” all’ambiente nel quale vivono, ovvero ad incrementare la propria probabilità di sopravvivere e riprodursi. Ciascun essere vivente possiede uno schema di adattamento che coinvolge non soltanto la forma esterna del corpo, ma agisce sugli organi e sui sistemi interni fino alla struttura cellulare e molecolare. L’evoluzione dunque riguarda anche il comportamento e le capacità cognitive, per cui “l’intelligenza è la forma umana dell’adattamento, il modo in cui la nostra specie si è adattata all’ambiente”2 in virtù dell’imponente ruolo che lo sviluppo delle capacità cognitive e del comportamento ha avuto nell’evoluzione umana. Oltre ai processi adattivi, possono agire anche altri fattori a determinare delle caratteristiche poco adatte all’ambiente di appartenenza (il caso, conflitto tra adattamenti, necessità di alcuni prerequisiti…) oppure ancora può capitare che un individuo adatto ad un determinato ambiente, sia invece poco adatto ad un altro. Nello schema di adattamento umano esiste una caratteristica peculiare rispetto alle altre specie, ovvero la capacità di modificare l’ambiente per adattarlo a sé e non solo quella di adattare se stessi ai mutamenti ambientali. Quando la scienza si è posta il problema di studiare la natura dell’intelligenza si sono sviluppati due filoni opposti: Da una parte troviamo quegli studiosi che hanno considerato l’intelligenza, il comportamento e la vita psichica come dei fenomeni a sé stan2 Tratto da “Dizionario Enciclopedico della Salute e della Medicina”, edizione speciale per la Biblioteca Treccani, Arnoldo Mondadori Editore, anno 2006.
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Capitolo 1 ti, indipendenti dal cervello e dal corpo, operando una scelta di dualismo radicale e di allontanamento dai modelli teorici usati in biologia e nelle neuroscienze per studiare corpo e cervello; tale atteggiamento si è amplificato nel ventesimo secolo con l’avvento della metafora del computer, in base alla quale così come il funzionamento della macchina, gli algoritmi, sono considerati concettualmente indipendenti dalla macchina fisica in cui girano, allo stesso modo è più giusto studiare la mente indipendentemente dalla struttura e dal funzionamento di cervello e corpo; All’opposto troviamo una posizione antidualistica che comprende la considerazione della struttura fisica e del modo di funzionare del sistema nervoso, in base alla quale l’intelligenza può e deve essere inserita all’interno del più ampio studio degli esseri viventi. Tale seconda posizione si è diffusa anche grazie a due cambiamenti di natura teorica e metodologica avviatisi nell’ambito della ricerca scientifica: lo studio dei sistemi complessi e la possibilità di utilizzare la simulazione tramite computer, che si aggiunge ai più tradizionali esperimenti di laboratorio e alla formulazione di teorie.
1.2. Differenze trans-culturali Le teorie implicite sull’intelligenza sono state analizzate anche trans-culturalmente ottenendo delle differenze notevoli (Sternberg & Kaufman, 1998), il che significa che un comportamento o un processo di pensiero può essere considerato più o meno intelligente in relazione al contesto culturale di appartenenza, avvalorando ancora una volta il concetto di intelligenza come “adattamento all’ambiente” inteso in senso lato, quindi anche in termini culturali. Gli studi crossculturali sull’intelligenza sono stati di due tipi: il primo riguarda le teorie esplicite, ovvero le costruzioni di esperti fondate su dati raccolti da persone che hanno eseguito dei compiti che si ritiene siano idonei a misurare la prestazione intelligente; il secondo tipo, a cui appartiene un corpus meno voluminoso di studi, si riferisce alle teorie implicite, alle concezioni popolari, cioè a teorie informali che le persone hanno sull’intelligenza. La ricerca crossculturale sulle teorie implicite è in linea con l’intuizione di Irvine (1970), secondo il quale “gli psicologi dovrebbero esaminare l’uso popolare della parola intelligenza per capire il modo in cui le società designano gli atti come intelligenti”3. Questo tipo di studi ha condotto a risultati molto di3 Cfr. Personalità e Intelligenza (2000), a cura di R.J. Sternberg e P. Ruzgis, Ed. Centro Studi Erickson, Cap. 8, I sistemi dei significati culturali, l’intelligenza e la personalità.
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Che cos’è l’intelligenza versi: da un lato c’è chi sostiene la posizione del relativismo culturale radicale, in base al quale esistono tante intelligenze quante sono le culture esistenti, per cui non è possibile effettuare nessun tipo di confronto; all’estremo opposto troviamo autori come Eysenck (1982), il quale ritiene che l’intelligenza sia uguale in tutte le culture, e che sia possibile effettuare dei confronti. Allo stato attuale, psicologi di orientamenti diversi hanno trovato un punto di incontro nella considerazione dell’intelligenza in termini di “adattamento”: Charlesworth (1976), uno psicologo evolutivo, considera l’intelligenza come un adattamento ai problemi posti dall’ambiente, e sebbene l’adattamento possa essere considerato l’obiettivo universale dell’intelligenza, il comportamento attraverso cui questo si esplica può cambiare da cultura a cultura; Sternberg (1985; 1988), uno psicologo cognitivista, ritiene che l’intelligenza sia “l’attività mentale sottesa all’adattamento intenzionale, e al modellamento, di una forte scelta dell’ambiente del mondo reale rilevante per la propria vita” (pag. 290); Berry (1980) individua quattro tipi di contesto, ecologico, esperienziale, prestazionale e sperimentale, e ritiene che l’intelligenza adattiva si possa manifestare solo nei primi due; Ceci (1990), partendo dalla considerazione che il ruolo del contesto è stato a lungo trascurato o sottovalutato da parte dei teorici dell’intelligenza, sottolinea come il significato del contesto culturale sia frutto della negoziazione tra persone appartenenti ad una determinata cultura, e ciò può modificare sia il pensiero che la cultura. Per evitare di lasciare campo libero ai relativisti culturali radicali, la posizione suggerita da Berry (1984) è fondamentale: egli ritiene che sia indispensabile sviluppare una teoria universale della competenza cognitiva, intendendo il termine “universale” in senso antropologico, ovvero come caratteristica comune all’umanità, non limitata ad un unico popolo. Per fare ciò occorre definire chiaramente cosa si intende per cultura, al fine di limitare l’etnocentrismo; la cultura può allora essere considerata come un “sistema di significati” condiviso intersoggettivamente (Schneider, 1976), trasmesso storicamente (Geertz, 1973); è l’insieme delle concezioni della realtà condivise dai suoi membri, ci dice come pensare alle cose (Ceci, 1990), ci dice anche come sentire e cosa fare. Dal momento che, allo stato attuale degli studi, non si dispone di un quadro concettuale utile per comprendere le variazioni crossculturali del concetto di intelligenza in riferimento al sistema dei significati culturali, l’attenzione è stata focalizzata su una dimensione culturale rilevante, cioè individualismo/collettivismo, a cui sono collegati i processi psicologici di idiocentrismo/allocentrismo che descrivono norme e valori a livello individuale, e il concetto di sé indipendente/interdipendente. Mettendo insieme le suddette dimensioni si perviene alla costruzione di un pattern coerente e consistente di valori e convinzioni sulla natura delle persone, che hanno evidenti implicazioni sulle differenze culturali del concetto di intelligenza.
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Capitolo 1 Per esempio, una componente che sembra essere universalmente inclusa nelle definizioni di intelligenza elaborate nelle varie culture è quella relativa alla competenza sociale, la quale, però, si declina in maniera differente a seconda della particolare cultura che si prende in considerazione. Nelle culture individualistiche (Canada, USA e Australia), si parla di “competenza sociale positiva” (Azuma e Kashiwagi, 1987), che include il parlare in modo chiaro e articolato, l’avere successo nella società, l’essere franchi e onesti, il comunicare bene, l’essere amichevoli, l’arrivare in orario, il mostrare interesse per il mondo nel suo complesso. Nelle culture individualistiche l’enfasi è posta sull’autoespressione e l’autorealizzazione, piuttosto che sull’attenzione al gruppo o ai bisogni altrui; ne consegue che gli aspetti legati alla competenza sociale definiti “intelligenti” sono quelli maggiormente rivolti all’espressione di sé e non alla cura e alla comprensione dell’altro: in questo tipo di società viene definito “intelligente” colui che si dimostra capace di esprimere sé stesso, di comunicare chiaramente, di avere successo nella società. Nelle società collettivistiche (Asia e Africa), invece, si parla di “competenza sociale ricettiva” (Azuma e Kashiwagi, 1987), che si manifesta nei termini di prudenza e cautela nelle relazioni sociali, rispetto per gli anziani e conformismo nelle popolazioni africane; lo stare al proprio posto, l’ammettere con garbo i propri errori, la comprensione per gli altri e la modestia per i giapponesi; l’attenzione agli altri, l’imitazione, la responsabilità sociale e la correttezza del pensiero per i cinesi. Ferme restando le differenze tra un popolo e l’altro, in generale nelle culture collettivistiche l’interesse fondamentale è rivolto al benessere del gruppo, mentre l’autoespressione è secondaria: in tali culture la persona intelligente è quella che riesce a massimizzare le relazioni sociali, che possiede l’abilità di cooperare al fine di raggiungere gli obiettivi del gruppo, e la capacità di controllare i propri desideri personali. Da quanto detto in relazione alla competenza sociale, la definizione di intelligenza come adattamento all’ambiente va oltre il significato di adattamento all’ambiente fisico, per includere il sistema dei significati culturali, il quale ci consente di comprendere che in ogni cultura la persona è definita “intelligente” nella misura in cui mostra abilità, capacità e comportamenti che sono in sintonia con i valori prevalenti, ovvero mostra un adeguato livello di adattamento “culturale”.
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Nella stessa collana Giusti E. - Testi A., L’Autostima. Vincere quasi sempre con le 3 A, 2006, pp. 224 Giusti E. - Testi A., L’Assertività. Vincere quasi sempre con le 3 A, 2006, pp. 224 Giusti E. - Testi A., L’Autoefficacia. Vincere quasi sempre con le 3 A, 2006, pp. 96 Giusti E., Essere in divenendo. Integrazione pluralistica dell’identità del Sé, 2001, pp. 144 Giusti E., Autostima, psicologia della sicurezza in Sé, 20055, pp. 200 Giusti E., Videoterapia. Un ausilio al Counseling e alle Arti-Terapie, 1999, pp. 176 Giusti E., Tecniche immaginative. Il teatro interiore nelle relazioni d’aiuto, 2007, pp. 272 Gold J.R., Concetti chiave in psicoterapia integrata, 2000, pp. 268 Goldfried M.R., Dalla terapia cognitivo-comportamentale all’integrazione delle psicoterapie, 2000, pp. 288 Greenberg L.S. (et al.), Manuale di psicoterapia esperienziale integrata, 2000, pp. 576 Greenberg L.S. - Paivio S.C., Lavorare con le emozioni in psicoterapia integrata, 2000, pp. 368 Manucci C. - Di Matteo L., Come gestire un caso clinico, 2004 Murgatroyd S., Il Counseling nella relazione d’aiuto, 20001, pp. 192 Perls F., Qui & ora. Psicoterapia autobiografica, 1991, pp. 256 Persons J.B. - Davidson J. - Tompkins M.A., Depressione. Terapia cognitivo-comportamentale. Componenti essenziali, 2002, pp. 288 Preston J., Psicoterapia breve integrata, 2001, pp. 256 Reddy M., Il Counseling aziendale. Il Manager come Counselor, 1994, pp. 176 Santostefano S., Psicoterapia integrata. Per bambini e adolescenti. Vol. I: “Metateoria pluralistica”, 2002, pp. 400 Santostefano S., Psicoterapia integrata. Per bambini e adolescenti. Vol. II: “Tecnologia applicativa”, 2003, pp. 384 Spalletta E. - Quaranta C., Counseling scolastico integrato, 2002, pp. 352
Videodidattica per le psicoterapie scientifiche dell’American Psychological Association • Video Psicoterapia Psicodinamica Breve D.K. Freedheim + Libro Psicoterapia breve integrata di J. Preston € 120,00 • Video Psicoterapia Cognitiva-Affettiva Comportamentale Prof. M.R. Goldfried + Libro Dalla Terapia cognitivo-comportamentale all’Integrazione delle Psicoterapie € 120,00 • Video Psicoterapia Processuale Esperienziale L.S. Greenberg + Libro Manuale di Psicoterapia Esperienziale Integrata € 132,00 • Video La Terapia Centrata sul Cliente N.J. Raskin + Libro La Terapia Centrata sulla Persona di J.D. Bozarth € 120,00
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Nella stessa collana • Video EMDR per Traumi: Movimento oculare Desensibilizzante e Rielaborazione F. Shapiro + Libro Trattamenti Psicologici in Emergenza di E. Giusti, C. Montanari € 118,00 • Video La Terapia Eclettica Prescrittiva J.C. Norcross + Libro Psicoterapia Prescrittiva Elettiva, fondata sull’evidenza di Beutler/Harwood € 120,00 • Video Psicoterapia Multimodale A.A. Lazarus + Libro Le basi della Psicoterapia Eclettica ed Integrata di Chambon - Cardine € 125,50 • Video Psicoterapia Infantile J. Annunziata + Libro Counseling Scolastico Integrato di E. Spalletta, C. Quaranta € 122,00 • Video Ipnoterapia Ericksoniana J.K. Zeig + Libro Ipnosi e Psicoanalisi, collisioni e collusioni di L. Chertok € 120,00 • 2 Video Il Counseling breve in azione J.M. Littrell + Libro Il Counseling breve in Azione di J.M. Littrell € 122,00 • Video Psicoterapia Esperienziale A. Mahrer + Libro Lavorare con le emozioni in Psicoterapia Integrata di Greenberg/Paivio € 127,50 • 5 Videocassette Terapia Cognitivo-Comportamentale per la Depressione per l’autoformazione didattica, libro di G.B. Persons, Costo complessivo: € 275,00 • Video Psicoterapia Comportamentale con paziente ossessivo-compulsivo S.M. Turner + Libro Ossessione e Compulsioni, Valutazione e Trattamento di Edoardo Giusti, Antonio Chiacchio € 127,50 • Video Psicoterapia Pratica con Adolescenti A.K. Rubenstein + Due Libri Psicoterapia Integrata per bambini e adolescenti di Sebastiano Santostefano € 155,00 • Video Psicoanalisi con paziente schizofrenico B. Karon + libro Disturbi mentali gravi di V. Campanella - M. Fiori - D. Santoriello € 120,00 • Video Come gestire il transfert erotico in psicoterapia AA.VV. + libro Etica del contatto fisico di E. Giusti - F. Germano € 115,00 • Video Psicoterapia Interpersonale Ricostruttiva Lorna Smith Benjamin + libro Psicoterapia Interpersonale Integrata di E. Giusti - A. Lazzari € 118,00 • Video Come gestire la rabbia dei pazienti in psicoterapia AA.VV. + libro Terapia della rabbia di E. Giusti - F. Germano € 118,00
Edizioni ASPIC • Video Terapia della Gestalt individuale in gruppo Ginger/Masquelier + libro Psicoterapia della Gestalt di E. Giusti - V. Rosa € 130,00
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Nella stessa collana
EDIZIONE SOVERA STRUMENTI Elliott R. - Watson J.C. - Goldman R.N. - Greenberg L.S., Apprendere la terapia focalizzata sulle emozioni. L’approccio esperienziale orientato al processo per il cambiamento, in corso di stampa, pp. 368 Giusti E., Montanari C., Iannazzo A., Psicodiagnosi integrata. Valutazione transitiva e progressiva del processo qualitativo e degli esiti nella psicoterapia pluralistica fondata sull’evidenza obiettiva, 2006, pp. 580 Giusti E., Bonessi A., Garda V., Salute e malattia psicosomatica. Significato, diagnosi e cura, 2006, pp. 240 Giusti E., Germano F.., Psicoterapeuti generalisti. Competenze essenziali di base: dall’adeguatezza verso l’eccellenza, 2006, pp. 256 Giusti E., Pacifico M., Staffa T., L’intelligenza multidimensionale per le psicoterapie innovative, 2007, pp. 400 Giusti E. - Tridici D., Smoking. Basta davvero, 2009, pp. 224 Goodheart C.D. - Kazdin A.E. - Sternberg R.J., Psicoterapia a prova di evidenza. Dove la pratica e la ricerca si incontrano, in corso di stampa Norcross J.C., Beutler L.E., Levant R.F., Salute mentale: trattamenti basati sull’evidenza. Dibattiti e dialoghi sulle questioni fondamentali, 2006, pp. 464 Spalletta E., Germano F., MicroCounseling e MicroCoaching. Manuale operativo di strategie brevi per la motivazione al cambiamento, 2006, pp. 480 Wolfe B.E., Trattamenti integrati per disturbi d’ansia. La cura del Sé ferito, 2007, pp. 304
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