Malattia Mentale: manuale per l'uso

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MALATTIA MENTALE: MANUALE PER L’USO Per conoscerla meglio e non averne più paura


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uesto opuscolo informativo nasce all’interno del progetto di Promozione ed Educazione alla Salute “Personalmente ci sono anch’io” che ha visto coinvolti gli studenti della IV B – indirizzo socio-psico-pedagogico del Liceo Sesto Properzio di Assisi nell’anno scolastico 2010/2011 e gli utenti della redazione del periodico “Personalmente”, attività riabilitativa afferente al CSM Assisi-Bastia. Tale percorso è stato promosso e sostenuto dal Centro di Salute Mentale Area dell’Assisano – ASL 2 Perugia, dal Liceo Sesto Properzio di Assisi, dal Comune di Assisi – Assessorato ai Servizi Sociali, dalla Società Cooperativa Sociale ASAD, dall’Associazione SONOXSONA di Bastia Umbra. Il progetto è stato finalizzato alla sperimentazione di un intervento che, attraverso la conoscenza e l’integrazione, ha favorito processi di lotta allo stigma e sensibilizzato gli studenti ai temi della salute mentale. La collaborazione tra i vari attori della rete sociale (comune, scuola, ASL, privato sociale) promuovendo percorsi di crescita personale e professionale, ha reso gli studenti protagonisti di un messaggio sociale preparandoli ad essere futuri cittadini consapevoli. Il Comune di Assisi Il Liceo Sesto Properzio di Assisi Il Centro di Salute Mentale Assisi-Bastia - ASL2 Perugia


«13 giugno 2009 (…) buongiorno mi chiamo LSF e sono borderline da quando mi ricordo (…) Pace nella mia vita non ce n’è mai stata: un demone mi si arrovella sempre dentro, un demone che ogni tanto si gonfia a dismisura, e travolgendo le mie fragili difese, stravolge qualsiasi mio tentativo di stabilità, di continuità, di identità (…) Questo demone ci ho messo 54 anni a identificarlo e a chiamarlo col suo nome: disturbo borderline di personalità (…) Io sono esclusa, scacciata, ripudiata, mi tengo la pancia che scoppia dall ’angoscia, la gola chiusa, l ’anima in fiamme. (…) E sono sola (…) sul confine (…) aiuto (…) ma nessuno mi sente, sono qui ma nessuno mi vede (…) l ’indifferenza mi uccide (…) Ricominciare sempre da capo, cambiare città, lavoro, amici, fino alla prossima crisi e poi daccapo. (…) » “Buongiorno mi chiamo LSF e sono borderline”
 di Raskolnikov in www.mondodiholden.it


“Una società tarata ha inventato la psichiatria per difendersi dalle investigazioni di certe lucide menti superiori, le cui facoltà divinatorie la infastidivano”. Antonin Artaud


Salute Mentale

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Salute Mentale

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el gennaio 2005, la grande conferenza di tutti i paesi europei tenutasi ad Helsinki, voluta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha dichiarato: “Non c’è salute senza salute mentale” I disturbi mentali sono un problema in crescita per l’Unione europea (UE). Si ritiene che i disturbi mentali interessino più di un europeo su quattro in età adulta. Molte persone hanno problemi psicologici, non così gravi da essere diagnosticati secondo i criteri delle classificazioni internazionali, che generano però ugualmente disagio e malessere nella vita di tutti i giorni. La stigmatizzazione delle malattie mentali costituisce una realtà. I malati mentali e le persone mentalmente carenti si trovano ad affrontare timori e pregiudizi che hanno l’effetto di aumentare la sofferenza personale, aggravando l’emarginazione sociale.

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Malattia Mentale: Manuale per l’uso ALCUNI DISTURBI MENTALI

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Sindromi Schizofreniche (*)

uando si parla di “malattia mentale” generalmente si pensa alla malattia che più di tutte forse la rappresenta nell’immaginario collettivo: la SCHIZOFRENIA. Il termine “schizofrenia” significa “mente divisa”. Le persone che ne sono affette vivono in parte nella realtà percepita comunemente da tutti, in parte in un mondo interiore nel quale hanno percezioni inusuali, ad esempio sentono voci che nessun altro riesce a sentire, e maturano certezze non condivise con altri. Tali convinzioni (per esempio quella di essere perseguitati, spiati o amati) sono prive di riscontro nella realtà e vengono definite “deliri”. La persona affetta è spesso insicura in molti ambiti, ma si mostra invece sicura che tutte le proprie convinzioni ed esperienze “paranormali” corrispondano alla realtà; il confronto con questo mondo immaginario costituisce motivo di grave disagio per i suoi famigliari.

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Le Sindromi Schizofreniche

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I Sintomi delle Sindromi Schizofreniche

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i parla di schizofrenia quando almeno uno dei sintomi 1-4 ed almeno due della serie 5-8 persistono per almeno un mese:

1) sensazione che i propri pensieri ed emozioni vengano sottratti o immessi da qualcuno, si possano trasmettere o vengano uditi da altri; 2) convinzioni che il proprio corpo, certi movimenti, emozioni o pensieri vengano controllati da forze esterne e sconosciute, per esempio tramite ipnosi o radiazioni; 3) convinzione di udire voci che parlano del soggetto, commentandone le azioni, impartendogli ordini o insultandolo (allucinazioni acustiche); 4) maturazione di certezze bizzarre e prive di qualsiasi riscontro nella realtĂ (deliri), quali ad esempio la convinzione di essere inseguiti da demoni o servizi segreti, di avere contatti con extraterrestri, di poter fermare il tempo o influenzare le condizioni meteorologiche; 5) particolare sensibilitĂ corporea, visiva, olfattiva, gustativa o tattile;

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Le Sindromi Schizofreniche

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6) sensazione che i pensieri si interrompano e vengano sostituiti con altri immessi da forze esterne, sensazione che l’atto stesso del pensare sia doloroso; 7) linguaggio confuso e sconnesso, argomentazioni prive di logica; 8) disinteresse, appiattimento affettivo o stati emotivi inadeguati alla situazione (per esempio risate o battute in una situazione triste); timore delle persone e del contatto con gli altri, paura delle situazioni nuove, inerzia e mancanza di obiettivi, trascuratezza e scarsa cura della persona. La sindrome schizofrenica può essere leggera o grave, acuta e traumatica o così sottile da non essere quasi percepita all’inizio; può guarire o portare ad invalidità. In molti casi questi sintomi sono presenti in numero ridotto e in forma leggera. Non sempre essi (soprattutto in giovanissima età) evolvono in schizofrenia. E’ molto importante riconoscerli e trattarli al più presto per garantire la guarigione.

Matto. Affetto da un alto grado di indipendenza intellettuale; non conforme ai modelli di pensiero, parola e azione, che la maggioranza ricava dallo studio di sé stessa. In poche parole, diverso dagli altri. Ambrose Bierce, Dizionario del diavolo, 1911

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Le Sindromi Schizofreniche

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La schizofrenia non è un disturbo della nostra civiltà

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e sindromi schizofreniche colpiscono senza distinzioni di razza, cultura e ceto sociale circa l’uno percento della popolazione mondiale. Spesso le persone affette da schizofrenia vivono le proprie esperienze con profonda angoscia e si suicidano con una frequenza quaranta volte maggiore rispetto alla media della popolazione. Per questa ragione esse abbisognano di particolare assistenza e di molta comprensione. I disturbi schizofrenici si manifestano in genere nella prima età adulta. La combinazione di psicoterapia e farmaci (antidepressivi) permette di curare efficacemente la depressione. Due terzi delle persone affette da schizofrenia possono approfittare molto delle cure offerte loro, anche fino al raggiungimento della completa guarigione. In un terzo dei casi invece purtroppo il decorso è cronico. Sono stati osservati casi di guarigione anche dopo decenni di malattia. É una delle patologie più costose, tanto che nei paesi occidentali l’assistenza agli schizofrenici incide per il 2-3% sulla spesa sanitaria complessiva.

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Depressione

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Depressione (*)

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a depressione costituisce il secondo disturbo psichico più diffuso. Secondo una stima dell’OMS (Organizzazione mondiale della Salute) nel 2030 la depressione sarà la malattia più importante ed incisiva a livello mondiale. Nei bambini sono stati descritti casi di depressione a partire dai 9 anni di età. La depressione è spesso preceduta da una situazione di stress particolare, da una perdita o da un periodo di sovraffaticamento, ma può anche colpire improvvisamente e senza apparente motivo. Sovente i depressi non vengono presi sul serio (“devono reagire...”) e l‘opinione pubblica è complessivamente poco informata sulla depressione. La depressione non è la conseguenza di un fallimento personale, bensì una malattia come l‘ipertensione o il diabete, e può colpire chiunque, indipendentemente dall‘età, dalla professione e dalla condizione sociale. Il desiderio è metà della vita; l’indifferenza è già metà della morte. Kahlil Gibran, Sabbia e spuma, 1926

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Depressione

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I sintomi della depressione: 3 SINTOMI PRINCIPALI: 1) senso di abbattimento, ansia, preoccupazione, disperazione; 2) perdita dell‘interesse e del piacere nello svolgere attività che in passato apparivano gradevoli (compresi gli hobby ed il sesso) e che ora risultano faticose e insopportabili; 3) riduzione dell’energia, spesso più marcata la mattina con un miglioramento verso sera. 7 SINTOMI AGGIUNTIVI: 1) difficoltà di concentrazione; 2) riduzione dell’autostima; 3) idee di colpa e di inutilità; 4) visione pessimistica del futuro; 5) disturbi del sonno: difficoltà ad addormentarsi, sonno interrotto o risveglio precoce; 6) perdita dell‘appetito e calo del peso corporeo oppure (raramente) forte aumento dell’appetito ed incremento del peso; 7) idee o atti di autoaggressività o di suicidio. Si parla di depressione quando almeno due sintomi principali e due sintomi aggiuntivi perdurano simultaneamente per almeno 14 giorni. La depressione è un disturbo della condizione emotiva e dell‘energia interiore e può essere scambiata per uno stato di malessere fisico.

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Depressione

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La Depressione ha molti volti

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i distinguono differenti tipologie di depressione, che richiedono terapie in parte differenziate; ad esempio l’episodio depressivo: insorge sovente a seguito di eventi minimi talora da un giorno all‘altro; se non trattato dura in genere per un periodo di 6 mesi, al quale segue una guarigione completa. In più della metà dei casi si verificano nuovi episodi depressivi in fasi successive della vita: si parla allora di depressione ricorrente.

La depressione non si manifesta necessariamente solo attraverso la tristezza: in alcuni casi prevale la mancanza di energie, in altri un doloroso senso di inquietudine interiore. Alcune persone tendono a sviluppare una condizione depressiva in autunno ed in primavera, altre invece durante l‘inverno. Non bisogna vergognarsi di chiedere aiuto, ma il primo passo può richiedere un certo sforzo e molto coraggio: famigliari ed amici possono offrire un importante sostegno in questa fase. La combinazione di psicoterapia e farmaci (antidepressivi) permette di curare efficacemente la depressione. Purtroppo il ricorso a questi strumenti è relativamente scarso poiché spesso le depressioni non vengono riconosciute e curate. La depressione non è un destino ineluttabile: oggi può essere solitamente curata con successo.

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Sindromi Ansiose

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Sindromi Ansiose (*)

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ansia è un’emozione d’importanza vitale che proviamo quando ci sentiamo esposti ad un pericolo o ad una minaccia. Essa induce nel nostro organismo una situazione di particolare allerta, anticipa la percezione del pericolo ancor prima che questo sia chiaramente identificato, e ci stimola a fuggire o a combattere. Si tratta di una condizione di breve durata, necessaria per reagire in modo adeguato, ma che può anche diventare sproporzionata agli stimoli e peggiorare l’adattamento all’ambiente. L’ansia è un’emozione normale quando è proporzionata alle circostanze e quando produce una risposta utile.

“Molte persone credono di pensare ma in realtà stanno solo riorganizzando i loro pregiudizi.” William James

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Sindromi Ansiose

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L’ANSIA PUÒ INVECE ESSERE UN SINTOMO DI DISTURBO PSICHICO QUANDO: • si manifesta senza motivo apparente, ossia in situazioni assolutamente innocue; • si presenta con eccessiva frequenza o intensità; • dura troppo a lungo; • porta alla perdita di controllo; • è causa di forte disagio psicologico; • porta ad evitare determinate situazioni della vita quotidiana. Si calcola che il 10% circa della popolazione sia affetto da sindromi ansiose. Si costituiscono tra i disturbi psichici più diffusi al mondo e colpiscono più le donne che gli uomini. Quando la sindrome ansiosa si protrae a lungo insorgono spesso sintomatologie depressive quali abbattimento, senso d’impotenza e spossatezza che inducono a ritrarsi sempre più dal proprio ambiente. Tu prova aver un mondo nel cuore e non riesci ad esprimerlo con le parole Fabrizio De Andrè, Un Matto

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Sindromi Ansiose

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AFFRONTARE L’ANSIA E’ IL MODO MIGLIORE PER VINCERLA Le sindromi ansiose possono essere curate in modo mirato ed efficace da parte degli operatori sanitari in grado di insegnare la pratica di tecniche di rilassamento, che sono il rimedio più efficace al semplice stress. Anche gli sport di resistenza e lo sforzo fisico possono essere utili. I gruppi di auto-aiuto svolgono un’importante opera d’informazione ed aiutano a superare il senso d’isolamento. Le psicoterapie forniscono al soggetto ansioso gli strumenti utili a vedere le proprie ansie in una prospettiva diversa e sono in grado di curare il 70% delle sindromi ansiose. Lo psichiatra va consultato quando gli altri approcci terapeutici non hanno dato l’esito sperato o se insorgono patologie secondarie. In tal caso può essere utile l’uso a breve termine di farmaci ansiolitici. Dopo alcune settimane di trattamento la somministrazione di ansiolitici dovrebbe essere progressivamente ridotta. (*) tratto da Salute Mentale. Che cos’è?

Prov. Autonoma di Bolzano - Alto Adige, 2009

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Un’idea giusta nella quale ci si insedia, al riparo delle contraddizioni, come al riparo dal vento e dalla pioggia, per guardare gli altri uomini scalpicciare nella melma, non è più un’idea giusta, è un pregiudizio. Georges Bernanos, Riflessioni sul caso di coscienza francese, 1945

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Pregiudizio

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Pregiudizio

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timologicamente il termine pregiudizio si riferisce ad un giudizio precedente all’esperienza, emesso cioè in assenza di dati sufficienti e quindi potenzialmente errato. Il pregiudizio è la base emotiva su cui si fonda la discriminazione. La discriminazione è un comportamento per il quale un individuo o un gruppo di individui in virtù della loro appartenenza ad una particolare categoria non sono trattati in maniera paritaria. Chi soffre di un disturbo mentale è vittima di tanti pregiudizi. La sofferenza mentale è infatti una realtà scomoda, su cui si cerca di tacere sia con gli altri sia con se stessi. Così ai tanti problemi della sofferenza si aggiunge anche quello del silenzio, uno schermo pesante ed opaco che allontana chi soffre dagli altri e da se stesso. Nell’ambito della malattia mentale tre sono i principali pregiudizi che influenzano il comportamento delle persone nei confronti di chi soffre di disagio mentale.

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Pregiudizio

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1) PERICOLOSITA’ Si pensa che le persone affette da disagio psichico siano più violente delle persone sane di mente. Tale pregiudizio nasce dalla difficoltà di entrare in contatto con la persona affetta da disturbo psichico. Il suo comportamento è percepito come minaccioso e imprevedibile. Il disagio psichico e la violenza sono spesso associati da un rapporto causa effetto. Anche i mass media perpetuano questo pregiudizio parlando e scrivendo di malattia mentale quasi esclusivamente associando atti violenti, efferati, alla malattia mentale stessa. Le persone che soffrono di schizofrenia per lo più sono miti ed indifese spesso anche depresse e sono molto più spesso vittime di reati che autori di reati. La persona sofferente reagisce in modo violento quando è posta di fronte a situazioni che generano paura, sofferenza e tensione. Tuttavia questa condizione può essere prevenuta se la persona è opportunamente seguita da un’equipe curante. Numerose ricerche smentiscono e ribaltano il luogo comune del “matto violento”: aggressioni, lesioni, omicidi sono presenti in egual misura nella cosiddetta popolazione normale e in quella dei pazienti psichiatrici.

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Pregiudizio

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2) ORGANICITA’ “Tale pregiudizio nasce dall’idea che lo stato di malattia può dipendere unicamente da una lesione o dall’alterazione del cervello. Secondo questa idea, se si verifica uno stato di disordine o di sofferenza mentale, allora le cellule nervose devono risultare guaste, non più funzionanti a dovere”. (“Dal pregiudizio alla convivenza - Famiglia, Scuola, Salute mentale” - UNASAM) In verità il disturbo psichico dipende da molteplici fattori: individuali, familiari, sociali. Ogni persona nell’arco della propria vita deve affrontare momenti difficili in cui il proprio io viene fortemente sollecitato, messo a dura prova. In questi momenti critici vi può essere il rischio di malattia mentale. Pertanto l’alterazione dell’equilibrio mentale non è riducibile a fattori organici.

“La vita in questo mondo assomiglia al filo della lama di un coltello. Di qua e di là c’è l’abisso e la via della vita scorre nel mezzo”. M. Buber

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Pregiudizio

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3) INCURABILITA’ Tale pregiudizio vede nel disturbo psichico un luogo di non ritorno, un processo irreversibile. Esso toglie a chi lo manifesta, come a chi lo subisce, la speranza, e con essa l’iniziativa e la tenacia necessarie ad ogni cammino di recupero. Qualunque persona può attraversare stati di benessere, stati di disagio e, più raramente, di disturbo. Sappiamo che questo dipende dalle difficoltà, dai conflitti, dalle frustrazione cui ognuno può andare incontro. Ma nella maggior parte dei casi si percorre anche il cammino inverso: una persona normalmente supera la condizione di disturbo e di disagio e torna a rivivere stati di benessere e di equilibrio. Esistono progetti più o meno complessi: da quelli che si limitano all’utilizzazione di un solo tipo di intervento a quelli che prevedono l’utilizzazione di tutti i tipi anche per molte volte. I tipi fondamentali di intervento sono cinque: il colloquio terapeutico, l’intervento sulla famiglia, l’intervento socio-terapeutico, il ricovero, la psicofarmacoterapia. Ma soprattutto la cura passa attraverso il sostegno di una rete sociale di aiuto che accoglie, sostiene ed integra la persona in difficoltà. Una psichiatria puramente materialista e corporea è inumana; una psichiatria spiritualistica e psicogenista è ingiusta. Henri Marc Baruk

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Psichiatria Ieri e Oggi

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Psichiatria Ieri e Oggi IERI

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el corso della storia le istituzioni psichiatriche hanno mutato radicalmente le metodologie sia nei criteri di giudizio dei malati, sia nelle cure degli stessi. All’inizio del XX secolo i manicomi si perfezionano nelle cure ma si isolano sempre di più, tanto da divenire più dei contenitori di malati mentali che delle strutture preposte alla riabilitazione. Dalla metà degli anni trenta si iniziano a classificare disturbi, sintomi e comportamenti e, dalla fine degli anni trenta iniziano a diffondersi le terapie di shock basate sull’ipotesi che un trauma elettrico, febbrile, ipoglicemico ecc., opportunamente indotti, avessero virtù terapeutiche. Tra tutte queste terapie la più diffusa e conosciuta è l’elettroshock. Dal 1950 vengono introdotti gli psicofarmaci che hanno l’effetto di attenuare i sintomi più gravi e vistosi, rendendo governabili i momenti di crisi. In realtà dalla fine della seconda guerra mondiale si cercano soluzioni alternative al manicomio. Queste iniziative hanno avuto il merito di rinnovare la psichiatria sia per ciò che riguarda il recupero dell’idea di curabilità e di guarigione del disturbo mentale, sia per ciò che riguarda il superamento del

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pregiudizio nei confronti del malato mentale; viene così abbandonata l’idea di psichiatria di impianto ottocentesco. La situazione dei malati nei manicomi, purtroppo rappresenta una dimensione agghiacciante rimanendo pressoché invariata fino all’approvazione della legge 180/78. Le condizioni dei manicomi in Italia, fino alla loro scomparsa, delineano un quadro aberrante. I malati erano trattati come degli animali, venivano legati ai propri letti, spesso malmenati dal personale medico ed infermieristico che doveva curarli, non potevano uscire dagli edifici preposti alla cura e spesso venivano rinchiuse anche persone che non accusavano nessun disturbo mentale (per esempio omosessuali , ritardati mentali). Quando i malati entravano all’interno del manicomio venivano espropriati della propria identità, dei propri diritti, della loro vita. Al ricovero venivano persino privati dei propri oggetti personali (fotografie, vestiti, oggetti ecc... ). Anche le condizioni igienico-sanitarie erano inesistenti e non vie era alcun tipo di controllo sulla sicurezza degli edifici. In Italia grazie all’approvazione della legge 431 nel 1968 inizia il rinnovamento. La stessa provincia di Perugia, insieme ad altre città italiane, negli anni ‘60 attua fattivamente un sostanziale cambiamento per la cura delle persone internate. Lo stesso manicomio di Perugia viene chiuso ancor prima della legge 180 varata nel 1978 “Accertamenti e trattamenti sanitari volontari e obbligatori”, meglio conosciuta come legge Basaglia. Questa legge pone l’Italia all’avanguardia nel sistema psichiatrico internazionale imponendo la chiusura dei manicomi e la regolamentazione del Trattamento Sanitario Obbligatorio. La legge 180 sancisce in modo definitivo tre concetti che rivoluzionano

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e ridefiniscono la visione della persona malata di mente: • la persona malata viene riconosciuta come cittadino a tutti gli effetti, libero di scegliere il proprio percorso di cura; • la cura del malato di mente non ha più un ruolo di controllo sociale ma diviene totalmente un atto sanitario; • la persona malata deve essere curata nel proprio contesto di appartenenza, evitando (quando ciò è possibile) il ricovero. A più di 30 anni di distanza tuttavia questa legge è ancora oggetto di discussione. LA NUOVA EMERGENZA: LA SITUAZIONE DEGLI OPG

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li Ospedali Psichiatrici Giudiziari (OPG) sono strutture che si occupano della detenzione di malati psichiatrici che hanno commesso dei reati. Attualmente in Italia esistono sei strutture che versano in condizioni fatiscenti e i detenuti vivono oltre la soglia dell’indecenza. Una commissione parlamentare si sta occupando di queste strutture in modo da risolvere le criticità presenti all’interno delle stesse, riportando i detenuti a una condizione di vivibilità sia in termini igienico-sanitari che terapeutici. Le proposte più importanti riguardano sia la chiusura delle tre strutture più fatiscenti, sia la dimissibilità dei detenuti reclusi con pene già parzialmente scontate e non più socialmente pericolosi. Queste proposte diventano sempre più attuali nel momento in cui in queste strutture si sono verificati dei veri e propri abusi nei confronti degli internati stessi e degli incidenti che sono costati la vita ai detenuti.

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Il Manicomio narrato

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l manicomio era sempre saturo di fortissimi odori. Molta gente addirittura orinava e defecava per terra. Dappertutto era il finimondo. Gente che si strappava i capelli, gente che si lacerava le vesti o che cantava sconce canzoni. Noi sole, io e la Z., sedevamo su di una pancaccia bassa, con le mani raccolte in grembo, gli occhi fissi e rassegnati e in cuore una folle paura di diventare come quelle là. In quel manicomio esistevano gli orrori degli elettroshock. Ogni tanto ci assiepavano dentro una stanza e ci facevano quelle orribili fatture. Io le chiamavo fatture perché non servivano che ad abbrutire il nostro spirito e le nostre menti. La stanzetta degli elettroshock era una stanzetta quanto mai angusta e terribile; e più terribile ancora era l’anticamera, dove ci preparavano per il triste evento. Ci facevano una premorfina, e poi ci davano del curaro, perché gli arti non prendessero ad agitarsi in modo sproporzionato durante la scarica elettrica. L’attesa era angosciosa. Molte piangevano. Qualcuna orinava per terra. Una volta arrivai a prendere la caposala per la gola, a nome di tutte le mie compagne. Il risultato fu che fui sottoposta all’elettroshock per prima, e senza anestesia preliminare, di modo che sentii ogni cosa. E ancora ne conservo l’atroce ricordo”.

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Il Manicomio narrato

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’istituzione manicomiale è come una bottiglia colorata. Quando è vuota è inutile, come tutte le bottiglie vuote è solo un impiccio, ‘na cosa da buttare al secchio della mondezza. La bottiglia è un contenitore che ha bisogno di un contenuto per risultare utile a qualcuno. Infatti nessuno comprerebbe una bottiglia di vino Barolo senza il barolo. Ma poi qualsiasi liquido metti dentro alla bottiglia colorata risulta sempre dello stesso colore. Una bella bottiglia rossa trasforma in rosso anche l’acqua. Un’istituzione democratica dovrebbe essere trasparente per rispettare il rosso del Barbera e il bianco del Cannellino, l’arancio dell’aranciata e la trasparenza dell’acqua. Ma il manicomio non ha niente di democratico, il manicomio è una bottiglia colorata e tutto quello che ci finisce prende il suo colore matto. Nella bottiglia del manicomio ci finiscono i pazienti, ma anche gli infermieri – secondini che li devono controllare. Il vetro colorato della bottiglia matta li sporca dello stesso colore impazzito. Se non fosse per il camice… proprio non riusciremmo a distinguerli. Ma provate a chiederlo al Barolo o al Cannellino, all’acqua o all’aranciata, di che colore sono. Se stanno in una bottiglia rossa si sentiranno tutti dello stesso colore. Anche l’acqua trasparente che è sempre stata contenuta in quel vetro colorato ignorerà la sua trasparenza. Per vedere il colore bisogna uscire fuori dalla bottiglia”. Ascanio Celestini, La pecora nera - Il diario

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Il Manicomio narrato

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enza nessuna ragione cominciai a sentirmi molto bene. All’improvviso ero capace di entrare nella vita di tutto ciò che mi stava intorno. Sapevo come ci si sentisse a essere un albero, un filo d’erba, addirittura un coniglio. Dormivo poco. Mi limitavo ad andare in giro con questo meraviglioso sentimento. Un giorno stavo passando accanto ad un ristorante e di colpo seppi come ci si sente ad essere un leone. Entrai e dissi all’uomo dietro l banco: “Mi dia una bistecca. Non stia a cuocerla, me la dia e basta”. Così quello mi portò la bistecca cruda e io mi misi a mangiarla. Gli altri clienti avevano l’aria disgustata e mi guardavano. Io allora cominciai a capire che forse la cosa era un po’ strana. Così andai dal preside della facoltà in cui insegnavo e gli dissi: “Mi sento troppo bene. Mi tiri giù da questo stato”. Così mi rinchiusero in manicomio. Jamison Kay R.(Toccato dal fuoco, 2009) La società, per dirsi civile, dovrebbe accettare tanto la ragione quanto la follia, invece incarica una scienza, la psichiatria, di tradurre la follia in malattia allo scopo di eliminarla. Il manicomio ha qui la sua ragion d’ essere. Franco Basaglia, Che cos’é la Psichiatria,1967

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OGGI

E’

opportuno sottolineare l’importanza dell’ampia rete dei servizi territoriali che è stata costruita nel nostro Paese, che si segnala, a livello internazionale, come modello da perseguire nello sviluppo di interventi di comunità. L’assetto organizzativo dipartimentale dei servizi, ormai consolidato, è così strutturato:

Dipartimento di salute mentale (DSM)

E’ l’insieme delle strutture e dei servizi che hanno il compito di farsi carico della domanda legata alla cura, all’assistenza e alla tutela della salute mentale nell’ambito del territorio definito dall’Azienda sanitaria locale (ASL). Il DSM è dotato dei seguenti servizi:

Centro di Salute Mentale (CSM)

E’ la sede organizzativa dell’èquipe degli operatori e la sede del coordinamento degli interventi di prevenzione, cura, riabilitazione e reinserimento sociale, nel territorio di competenza, tramite anche l’integrazione funzionale con le attività dei distretti. In particolare il CSM svolge: • attività di accoglienza, analisi della domanda e attività diagnostica; • definizione e attuazione di programmi terapeutico-riabilitativi e socio-riabilitativi

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personalizzati, con le modalità proprie dell’approccio integrato, tramite interventi ambulatoriali, domiciliari, di “rete”, ed eventualmente anche residenziali, nella strategia della continuità terapeutica; • attività di raccordo con i medici di medicina generale, per fornire consulenza psichiatrica e per condurre, in collaborazione, progetti terapeutici ed attività formativa; • consulenza specialistica ai servizi “di confine” (alcolismo, tossicodipendenze ecc.), alle strutture residenziali per anziani e per disabili; • attività di filtro ai ricoveri e di controllo della degenza nelle case di cura neuropsichiatriche private, al fine di assicurare la continuità terapeutica; • valutazione ai fini del miglioramento continuo di qualità delle pratiche e delle procedure adottate. Esso è attivo, per interventi ambulatoriali e/o domiciliari, almeno 12 ore al giorno, per 6 giorni alla settimana.

Centro Diurno (CD)

E’ una struttura semiresidenziale con funzioni terapeutico-riabilitative, collocata nel contesto territoriale. E’ aperto almeno otto ore al giorno per sei giorni a settimana. Nell’ambito di progetti terapeutico-riabilitativi personalizzati, consente di sperimentare e apprendere abilità nella cura di sé, nelle attività della vita quotidiana e nelle relazioni interpersonali individuali e di gruppo, anche ai fini dell’inserimento lavorativo.

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Strutture Residenziali (SR)

E’ una struttura extra-ospedaliera in cui si svolge una parte del programma terapeutico-riabilitativo e socio-riabilitativo per utenti di esclusiva competenza psichiatrica, con lo scopo di offrire una rete di rapporti e di opportunità emancipative, all’interno di specifiche attività riabilitative. La struttura residenziale, pertanto, non va intesa come soluzione abitativa.

Servizio di Assistenza Domiciliare socio-riabilitativa

Il servizio di assistenza domiciliare risulta centrale nel quadro delle opportunità riabilitative e assistenziali nel limitare il ricorso a forme di intervento residenziale, nell’agire in termini preventivi e nel consentire il mantenimento della persona nel proprio ambiente di vita con effetti positivi sul processo di integrazione sociale.

Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura (SPDC)

E’ un servizio ospedaliero dove vengono attuati trattamenti psichiatrici volontari ed obbligatori in condizioni di ricovero; esso, inoltre, esplica attività di consulenza agli altri servizi ospedalieri. Il numero complessivo dei posti letto è individuato tendenzialmente nella misura di uno ogni 10.000 abitanti. Ciascun SPDC contiene un numero non superiore a 16 posti letto ed è dotato di adeguati spazi per le attività comuni.

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Day Hospital (DH)

Costituisce un’area di assistenza semiresidenziale per prestazioni diagnostiche e terapeutico riabilitative a breve e medio termine. Può essere collocato all’interno dell’ospedale, o presso strutture esterne all’ospedale, collegate con il CSM. E’ aperto almeno otto ore al giorno per 6 giorni alla settimana. I servizi offerti dalle strutture residenziali o semiresidenziali possono essere forniti direttamente dall’ente o da privati in convenzione. L’offerta assistenziale è completata dalle Cliniche universitarie e dalle case di cura private. Per saperne di più visita il sito: www.salute.gov.it

La realtà manicomiale, che si può toccare perché è fatta di pareti, è ben poca cosa di fronte alla diffusione del concetto stesso di manicomialità che si fonda esclusivamente sulla persistenza del giudizio psichiatrico. Giorgio Antonucci, I pregiudizi e la conoscenza critica alla psichiatria, 1986

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Psichiatria Ieri e Oggi

Malattia Mentale: Manuale per l’uso

CENTRO DI SALUTE MENTALE ASSISI - BASTIA UMBRA Resp. Dr. Giampaolo Massucci Via De Gasperi, 15 Tel 075.8139720/21 Fax 075.8139738 e-mail: csmbastia@ausl2.umbria.it COME FARE PER USUFRUIRE DEL SERVIZIO L’accesso al servizio avviene su appuntamento. Tutte le prestazioni sono esenti da ticket, non occorre l’impegnativa da parte del medico curante ma è consigliabile un invio attraverso il proprio medico di fiducia. Il servizio è aperto tutto l’anno dal lunedì al venerdì dalle ore 8.00 alle ore 20.00 il sabato dalle ore 8.00 alle ore 14.00. SPORTELLO D’ASCOLTO E’ uno spazio d’ascolto all’interno delle scuole superiori del territorio comprensoriale ed è rivolto a ragazzi dai 14 ai 19 anni. Psicologi ed operatori esperti del CSM ricevono gli studenti che si sono precedentemente prenotati c/o l’insegnante referente del proprio istituto nel rispetto della privacy. Lo sportello fa prima accoglienza per affrontare problematiche adolescenziali con particolare riguardo al disagio psicologico affettivo, alle difficoltà relazionali familiari, sociali e scolastiche.

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Ancora oggi rimane aperto il problema se la psichiatria sia più scienza dell’emancipazione o più scienza dell’integrazione, vale a dire se mira più a emancipare coloro che soffrono psichicamente o a disciplinare la società borghese. Klaus Dörner


Conclusioni

Malattia Mentale: Manuale per l’uso

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Conclusioni

uesti due anni ci hanno senz’altro aiutato a capire molte cose, prima fra tutte che gli stereotipi e i pregiudizi non servono altro che a bloccare e il più delle volte a impaurire le persone. Ci nascondiamo dietro un giudizio e poi questo ci impedisce di realizzare una vera e propria crescita. I giudizi affrettati attribuiscono all’immagine del malato mentale le caratteristiche della pericolosità sociale, dell’aggressività e della non curabilità. Ciò porta al graduale rifiuto, allontanamento ed esclusione della persona sofferente. Si adottano comportamenti discriminanti nei confronti della stessa; questo stato di solitudine compromette ulteriormente le abilità dell’individuo e le sue capacità di recupero. Queste convinzioni sono sbagliate perché non riconoscono che persone sofferenti di disturbi mentali, se adeguatamente curate, possono recuperare capacità intellettive e relazionali compatibili con una vita sociale attiva e produttiva. Grazie a questo progetto abbiamo avuto modo, non solo di conoscere la malattia mentale, le strutture che si prendono cura dei malati, ma anche l’opportunità di lavo-

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Conclusioni

Malattia Mentale: Manuale per l’uso

rare insieme a chi lotta tutti i giorni per sentirsi riconosciuto come persona. Purtroppo, la società di oggi tende ad escludere i diversi, i malati, chi in genere rappresenta un peso; è facile rinchiudere in ospedale, all’ospizio chi non serve più, e la conseguenza è che non si guarda più alle persone per il valore che rappresentano, ma solo se sono utili o no alla società. Stiamo assistendo al diffondersi di una cultura individualista, poco incline all’impegno sociale. Del resto è raro leggere su giornali qualcosa di approfondito che esca da luoghi comuni o da fatti di cronaca. Noi siamo convinti che una corretta informazione sia fondamentale per il superamento dei pregiudizi sulla malattia mentale, ma ancor di più siamo convinti che occorre lavorare sull’accettazione della persona con disturbo psichico, sul riconoscimento dei suoi diritti e della sua dignità di uomo, sul suo reinserimento nella vita sociale e lavorativa. Occorre puntare l’attenzione sui concetti di rispetto della dignità dell’uomo, del dialogo, dell’accettazione dell’altro e delle differenze. Ogni persona è una risorsa positiva per la crescita della società. Gli studenti della classe IV B

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L’opuscolo è stato realizzato da: Maddalena Betti, Sofia Raspa, Martina Fioriti, Luisa Lollini, Federica Petterini, Costanza Buratti, Sara Sforna, Martina Savino, Benedetta Sensi, Giulia Piccioni, Ilaria Grassini, Alessia Migliacci, Lucia Fagiolo, Martina Rapo, Francesca Basile, Maria Chiara Casagrande, Maria Grazia Scarpati, Marta Gambelunghe, Ilaria Lucarelli, Samuele Bianchi, Valeria Votano, Valentina Pintagro, Alessia Borrini, Gloria Mariucci, Francesco Pucci, Monica Bacoccola, Alessandro Baccari, Roberto Ridolfi, Massimo Menganna, Moreno Turrioni, Sandra Cabras, Simona Frattini, Sakura Ono, Massimo Leto, Luisella Proietti, Prof.ssa Sabrina Marini, Dott.ssa Maria Papa, Dott.ssa Tiziana C. Tribuzi. Si ringraziano per il prezioso contributo il Dirigente Scolastico del Liceo Sesto Properzio Prof. Giovanni Pace, la Dott.ssa Anna Maria Gentili e gli operatori del CSM Assisi – Bastia: la Dott.ssa Kety Amantini, la Dott.ssa Paola Pedrotti e l’assistente sociale Anna Castellini. Un ringraziamento particolare alla Dott.ssa Carla Cicioni, Direttore del Distretto Sanitario dell’Assisano - ASL 2 Perugia e all’Assessore ai Servizi Sociali del Comune di Assisi Moreno Massucci per aver promosso e sostenuto questo progetto inserendolo nella programmazione di interventi rivolti alle fasce giovanili del nostro territorio.


CAMPAGNA DI INFORMAZIONE E SENSIBILIZZAZIONE SUI TEMI DELLA

MALATTIA MENTALE


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