Bersaglio: Diabolik - Il soggetto

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di Angela e Luciana Giussani

BERSAGLIO: DIABOLIK IL SOGGETTO di Mario Gomboli

Segreti, aneddoti e curiositĂ : come nascono le avventure del Re del Terrore


Il testo che segue fa parte di un’antologia di dieci soggetti originali scritti da Mario Gomboli, raccolti per la prima volta nel 1997 da Sperling & Kupfer nel volume “Diabolik - Uno strano soggetto” e riproposti nel 2009 (in una versione arricchita da alcune tavole a fumetti) dall’editore BD col titolo “Diabolik - Un cattivo soggetto”. Qui vi proponiamo il soggetto dell'albo a fumetti “Bersaglio: Diabolik” che potete leggere integralmente sempre nella nostra pagina Issuu. Ma che cos'è un soggetto? Per spiegarlo cediamo la parola all'autore che, introducendo l'antologia, lo spiega così:

Questa non è una raccolta di racconti con Diabolik come personaggio principale. È una raccolta di “soggetti” di Diabolik. E poiché Diabolik è un personaggio a fumetti è bene sapere, prima di cominciare a leggere, che cosa sia un soggetto e dove si collochi all’interno della catena produttiva del giornale a fumetti. Prima del soggetto c’è solo il personaggio. Che, nel caso, è tremendamente definito nelle caratteristiche fisiche e psicologiche. Come i comprimari, peraltro, dalla sua compagna Eva all’ispettore di polizia Ginko con la relativa, eterna fidanzata Altea. Chi scrive deve sempre rispettare la peculiarità di questi personaggi e contemporaneamente essere il più possibile originale, ovvero evitare situazioni già viste in uno degli episodi già pubblicati (ben 878 all’aprile 2020, il che non semplifica la vita del soggettista). Detto questo, il soggetto è una sorta di racconto, ovvero “racconta” un’avventura del personaggio all’interno del suo mondo. In queste pagine troverete il testo integrale di un soggetto, così come è stato presentato alla redazione di Diabolik. Sono stati aggiunti diversi aneddoti e curiosità, informazioni sul personaggio e sulla sua storia editoriale, variazioni che lo sceneggiatore ha apportato alla storia di base. Il tutto illustrato da vignette tratte dall’albo frutto del soggetto stesso. Con l’intenzione di trasportare il lettore dietro le quinte di una delle redazioni storiche del fumetto italiano. Divertendosi. Mario Gomboli


Il giallo a fumetti - anno XXXII - 1993 - n. 3

BERSAGLIO: DIABOLIK

START L’idea di contrapporre al genio di Diabolik la potenza di fuoco di un esercito era stata giudicata brillante. Il problema era costruire circostanze credibili per l’incontro-scontro. Un altro “genio criminale” che facesse da spalla era il catalizzatore ideale. Eva sta leggendo il giornale. Lancia gridolino di entusiasmo: “C’è una mo­stra di oggetti bellissimi, vicino a Clerville! Si tratta di spille, bracciali, collane con una storia sentimentale alle spalle!” “Paccottiglia...” boffonchia Diabolik. Eva non si lascia smontare: “Guarda questo cammeo: fu il pegno d’amore del principe Cyan alla contessina Cinderella!” “Paccottiglia...” “Ma conteneva il ritratto del principe! Lei lo tenne sempre sul cuore e Lui fu sempre nel suo cuore!” “Paccottiglia superstiziosa...” La notte successiva vediamo Diabolik che si arrampica sulla parete di un edificio storico, non casualmente tipo museo. Pensa affettuosamente a Eva, quella piccola deliziosa superstiziosa, e alla faccia che farà ricevendo in regalo il famoso cammeo. Entra facilmente da una finestra (gli allarmi sono ridicoli, non c’è niente di veramente prezioso), ruba il cammeo e torna indisturbato a casa. Ridacchia pensando: “La Polizia si scervellerà cercando un colpevole, ma non penserà certamente a me!” 3


Più tardi, al rifugio, Diabolik smonta il gioiello (paccottiglia...) con l’intenzione di mettere all’interno il proprio ritratto perché anche i duri sanno essere romantici. Ma non crede ai suoi occhi quando, smontato il coperchietto, trova all’interno un biglietto appallottolato. È un messaggio: Diabolik: voglio mettermi in contatto con te. È importante. Seguono istruzioni dettagliate (non vediamo tutta la missiva: gliele faremo leggere) su come mettere un annuncio-civetta sulla Gazzetta di Clerville per accettare la proposta.

IL CAMMEO Nella sceneggiatura, il cammeo “cavo” è stato sostituito da una normale cornicetta, più semplice da disegnare.

Diabolik fa il dono a Eva, le parla del messaggio, discutono un po’ sulla possibilità che si tratti di una trappola, decidono di andare a fondo della cosa, ma prendendo le opportune precauzioni. APPARE LUPIN Vediamo un attempato signore, in vestaglia di seta, che sta sorbendo tranquillamente una tazza di tè. Il cucinotto squallido in cui si trova stride con il suo aspetto signorile: magro, elegante, faccia inglese alla David Niven. È il conte Lupin. Sta ascoltando la radio. Sente dello strano furto alla mostra di paccottiglia romantica. Sorride soddisfatto: “Domani comprerò la Gazzetta di Clerville...” Infatti l’indomani vediamo Lupin intento a leggere gli annunci della Gazzetta. Uno attira la sua attenzione: 4


“Il bigliettaio telefoni a mezzanotte al 341418” (o altra formula, volendo si può complicare variamente). Stacco, sera. All’interno di un bar chiuso per ferie (si deduce da un cartello) Diabolik sta trafficando con due telefoni pubblici. Con nastro adesivo unisce due cornette in modo che il microfono di una sia in contatto con il ripetitore dell’altra. Contrapposte, insomma, in modo che i messaggi possano passare da una all’altra. Poi il nostro applica alla forcella un piccolo marchingegno pensando: “Entrerà in funzione allo squillo del telefono”.

A mezzanotte il telefono squilla, il marchingegno alza la forcella ed ecco che il telefono del bar ritrasmette la chiamata all’altro, già in contatto con quello del rifugio di Diabolik (Nota: tutto questo serve ovviamente a Diabolik per non rendere rintracciabile il suo numero privato. Si potrebbe anche fare armeggiando nei cavi di una centralina... ma risulterebbe meno spettacolare!).

LE “SPALLE” Il panorama dei comprimari nelle avventure di Diabolik è vastissimo. Arricchisce le storie, permette di analizzare lati “oscuri” della personalità dei personaggi principali. Curioso comunque il fatto che i “buoni” siano sempre meglio delineati dei “cattivi”. 5


IL TELEFONO Come spesso capita, un “trucco” spiegato con dovizia di parole è stato chiarissimamente illustrato in due sole vignette.

A questo punto Diabolik è in contatto con Lupin e gli fissa un incontro per la mattina dopo, ai giardini pubblici. Lupin pensa: “Ha scelto un luogo affollato, per precauzione... anch’io avrei fatto lo stesso” e dice: “Metterò una gardenia all’occhiello (noblesse oblige) per farmi riconoscere”. L’INCONTRO L’indomani al parco. Bambini che corrono, coppiette sulle panchine, vecchietti col giornale. Tra questi Lupin spicca per eleganza. Diabolik (con maschera) lo osserva da lontano, verifica che non ci siano segni di una trappola, incarica un bambino di portargli una specie di ricetrasmittente. Così gli parla, dà istruzioni di dove andare, controlla di nuovo che nessun sospetto lo segua e infine lo fa salire in macchina. Narcotico. Stacco, al rifugio. Lupin, un po’ sconvolto (ma con eleganza) si scusa e prende una pillola per il cuore: “Alla mia età certe emozioni...” Poi si presenta. Anni addietro era stato un grande ladro gentiluomo. Colpi miliardari, furti rocamboleschi, avventure: “Un po’ come te, caro Diabolik, solo che non ho mai avuto la fortuna di incontrare la mia Eva…” Finché non l’avevano beccato: “Colpa di una ballerina del Moulin Jaune... Che donna!” Vent’anni di galera, tutti scontati regolarmente e finiti pochi mesi prima. “Sono sopravvissuto solo pensando al mio bottino: non l’ho mai consegnato, neanche in cambio di una riduzione di pena... E ora è 6


DISEGNI “RICCHI” Se il disegnatore ha risparmiato fatica con il cammeo, si è dovuto impegnare non poco nelle vignette “d’ambiente”, a cominciare dalle panoramiche del parco.

mio, moralmente mio!” Si agita, ingoia un’altra pastiglia, riprende il discorso: “Per riaverlo ho bisogno del tuo aiuto... Perciò ho nascosto messaggi in quei gioielli. Io so tutto di Eva, leggo i giornali e mi documento... Ho immaginato che avresti rubato qualcosa per lei e allora sono entrato nel museo (facile, vero?) e ho ‘farcito’ tutti i pezzi della mostra, tanto per andar sul sicuro... Ma torniamo al mio tesoro... Sono un paio di miliardi, in contanti... Sepolti qualche metro sotto terra, nel mio vecchio nascondiglio. Se mi aiuti a recuperarli facciamo a metà”. Eva è letteralmente affascinata dal vecchio. Diabolik, invece, nicchia: “Perché non lo fai da solo?” “Bé, non sono più agile come un tempo... E la cosa presenta qualche problemuccio... Ehm! Ehm...” IL PROBLEMUCCIO Lupin accompagna Diabolik a vedere dove è sepolto il tesoro. In aperta campagna, una zona isolata e cintata. Dall’alto di una collina gli mostra una base militare: “Ecco, è proprio lì sotto” Diabolik strabuzza gli occhioni: “Il tuo rifugio era in mezzo a una base militare!?” Lupin: “Non diciamo sciocchezze: vent’anni fa quella roba non c’era... C’era invece un’azienda agricola semiabbandonata... In mezzo ai campi sorgeva un deposito attrezzi che usavo come nascondiglio... E anche per gli incontri 7


galanti, hi hi hi... Ma bando ai ricordi: pensiamo piuttosto a come entrare lì dentro e prendere i miei soldi...” “Bé... ammetterai che una base aeronautica è un po’ più difesa di una banca…” “Non aeronautica: missilistica! Anche se non si vedono, sotto terra ci sono i silos dei missili strategici. Comunque è vero: non è come una banca, è decisamente meglio. Infatti i militari non si aspettano certo che Diabolik vada a fargli visita: le loro difese sono soprattutto contro sabotatori, terroristi, spie...” “Sei certo che la cassetta con i soldi sia ancora lì?” “Sicurissimo: i lavori di costruzione sono stati fatti dal genio militare e quelli sono così ligi al dovere che, se avessero trovato qualcosa, l’avrebbero consegnata alle autorità competenti... E si sarebbe saputo dai giornali. Quei miliardi sono ancora lì ad aspettarmi” “Sai esattamente dove?” “Esattamente: ho una piantina che riporta le triangolazioni 8


(misurazioni da geometra) in base a quei tre grossi alberi, vedi? Non li hanno certo spostati, fanno parte della mimetizzazione...” “Dobbiamo procurarci una piantina della base, con indicati anche i silos sotterranei: se dove hai nascosto la cassetta ora c’è un buco con un missile dentro, possiamo lasciar perdere” “Ti ripeto: sento che il bottino è ancora nascosto dove l’ho lasciato: abbi fiducia in me come io l’ho nelle tue possibilità” Diabolik guarda Lupin con simpatia, scuote la testa e: “Troppo buono... Comunque dobbiamo scoprire anche cosa c’è sotto terra: le piante della base non sono distribuite dal Touring”.

ARMAMENTI Quando il soggettista pretende dal disegnatore l’illustrazione di oggetti o veicoli “anomali” rispetto alla routine Diabolika, è tenuto a fornire documentazione iconografica. In questo caso al soggetto furono allegati modelli in scala di postazioni Patriot e elicotteri da guerra, che ancora fanno bella mostra di sé in redazione. 9


RACCOLTA DATI Notte. Un aereo a elica decolla da una pista in terra battuta trascinandosi dietro un aliante. Arrivato in quota, il cavo di traino si sgancia e l’aliante prosegue il volo silenzioso. Voce FC: “I radar di sorveglianza non registreranno la presenza dell’aliante?” “No” risponde Diabolik che sta guardando in un telescopio verso il cielo e intanto manovra un telecomando per aeromodelli (Nota: solo qui scopriamo trattarsi di aeromodelli: nelle prime inquadrature il lettore deve prenderli per veri). “Il nostro modellino è fatto di balsa e carta oleata e la macchina fotografica a raggi infrarossi che ho montato è realizzata interamente in plastica. Se i radar fossero tarati per registrare una massa così ridicola, l’allarme scatterebbe a ogni passaggio di piccione nel cielo della base”. Più tardi i nostri recuperano l’aliante e la pellicola impressionata. Sviluppate le foto, appare la topografia sotterranea della base, con i silos e i camminamenti. Eva: “Fantastico! È come guardare con i raggi X di Superman!” Diabolik saccente: “Giusto: la pellicola a infrarossi ha registrato le differenze di temperatura del suolo e poiché dove sottoterra c’è vuoto o cemento la superficie ha una temperatura diversa da dove c’è solo terra, abbiamo potuto praticamente fotografare il sottosuolo...” Eva, con fare ingenuo e sciocchino tipo femminuccia sprovveduta: “Ma perché le spie non fanno così per scoprire le basi segrete e mimetizzate?”

AEROMODELLISMO A volte risulta difficile convincere la redazione della “credibilità” di un’idea apparentemente banale. Va detto che capita anche il contrario. In questo caso, per provare l’esistenza “reale” di un modellino di aliante come quello descritto nel testo fu necessario interpellare un autentico aeromodellista che confermasse la fattibilità della cosa. 10


Lupin: “Infatti fanno proprio così. Nell’era dei satelliti-spia e delle telecamere a infrarossi non esistono più basi ‘segrete’. La mimetizzazione è fatta soprattutto a uso e consumo della popolazione civile, che non deve essere messa in agitazione”. (NB: questo blabla polemico sulla logica militare può essere bellamente tagliato). Più tardi i nostri stanno osservando un ingrandimento della foto, appeso a una parete. Diabolik e Lupin si danno da fare con righe, squadre e goniometri per ricostruire la triangolazione della mappa di Lupin sulla foto, al fine di individuare il posto esatto ove recuperare la cassetta. PP dito che indica un punto: “Qui! Esattamente qui! A quattro metri di profondità, accanto a questo camminamento, circa cinquanta centimetri dentro le pareti di cemento”. Eva con la solita espressione: “Ma come hanno fatto a mettere il cemento senza trovare la cassetta?”. Lupin: “Il cemento, sottoterra, non viene necessariamente versato dentro cassoni, come si usa fare per i pilastri delle case… Viene invece spesso ‘siringato’ direttamente nel terreno, così da consolidarlo a formare un tutt’uno. Anche le gallerie delle moderne me­tropolitane vengono rivestite così: è un sistema più veloce ed evita enormi lavori di scavo. Per questo, a maggior ragione, lo usano per lavori ‘segreti’”. (NB: le cose 11


non stanno esattamente così, ma è credibile per chi non fa il minatore). Diabolik: “Bene bene: a questo punto ci basta entrare nella base, raggiungere il punto esatto del corridoio sotterraneo... Che, per inciso, è proprio quello che porta al silos di un missile; scavare con fare indifferente una cinquantina di centimetri di cemento sperando di raggiungere la tua cassetta e, sempre se la troviamo, prenderla e uscire tranquillamente passando sotto il naso di qualche centinaio di marines armati fino ai denti...” Lupin “...E il gioco è fatto! Visto che avevo ragione?” Diabolik alza gli occhi al cielo. Eva ridacchia: il vecchio Lupin le piace proprio.

CARTOGRAFIA Piante, carte e mappe compaiono spesso nelle vignette del fumetto. Probabilmente soggettisti e sceneggiatori subiscono il fascino romantico e infantile delle mappe del tesoro di stevensoniana memoria. 12


PREPARAZIONE DEL COLPO Qualche giorno dopo, in una strada di periferia. I nostri dalla Jaguar tengono d’occhio il furgoncino di un’impresa di pulizie. Eva ha la maschera. Si vede un tizio avviarsi verso il camioncino. “Eccolo, è lui!” Eva gli si avvicina con una scusa: “Mi sono persa, saprebbe indicarmi la strada per Piazza del Duomo?” e lo addormenta con una nuvoletta di gas mimetizzata da bottiglietta di profumo. Diabolik lo carica in auto come un sacco di patate e vanno al rifugio, seguiti da Lupin alla guida del furgone. Più tardi il furgone arriva alla base missilistica. Al volante Diabolik, mascherato da tizio. Alla guardiola dell’ingresso mostra un lasciapassare elettronico e batte un codice segreto su una tastiera portatile (operazione tipo Bancomat dei negozi). La sentinella lo saluta: “Ciao Luigi, sei in ritardo! I tuoi colleghi sono già al lavoro... spazza bene tutto, mi raccomando, ma non toccare i bottoncini rossi, eh eh!”. Diabolik/Luigi: “Avrei proprio bisogno di uno dei vostri missili attaccato a questo vecchio furgoncino che mi pianta sempre in asso a metà strada”. Intanto pensa: “Tutto bene, è andata come previsto. Gli unici non militari che entrano nella base sono gli uomini dell’impresa di pulizie: è bastato rapire quello adatto e farsi svelare tutte le procedure d’ingresso”. Diabolik all’interno della base. Si muove spingendo un carrellino del genere di quelli che usano le donne delle pulizie negli alberghi, carico di scope, spazzole, stracci e rotoli di carta. Sta percorrendo un corridoio rivestito di pannelli, simile alle pareti della Metropolitana Milanese. È soddisfatto: “Esattamente come nelle descrizioni di Luigi... e sulla mia piantina. Ecco: questo è il punto!” Si ferma davanti a un pannello. Si guarda attorno. Lascia passare dei soldati, poi quando è certo di non essere osservato macchia il pannello con un po’ di vernice presa da un tubetto tipo tempera pensando: “Questa è praticamente indelebile”. 13


Poco dopo è impegnato a passare invano uno straccio sulla macchia. Passa un ufficiale: “Capitano, questa macchia non si toglie. Vorrei sapere con che cosa è stata fatta”. “Sai che qui tutto deve essere impeccabile, accidenti! Se arriva un’ispezione...” “Così è un lavoro impossibile, forse dovrei smontare il pannello... Magari basta girarlo dall’altra parte, altrimenti dovremo sostituirlo...” “Fai pure come credi meglio, hai la mia autorizzazione. Anche dovessi fare straordinari, voglio tutto a posto entro domattina!” Diabolik sorride tra sé, smonta il pannello e mette allo scoperto la parete di cemento. Rapido controllo per assicurarsi di essere solo, poi prende dal carrello una bottiglia di vetro e la applica al cemento con nastro adesivo. Si vede che comincia a gocciare. Pensa: “L’acido corroderà lentamente il cemento, trasformandolo in polvere. Ci vorrà una settimana perché elimini quanto serve a raggiungere il punto in cui dovrebbe trovarsi la cassetta (che è di metallo, mentre l’acido lavora sul carbonato di calcio del cemento)”.

CASALINGAGGINI Qualcuno ebbe a osservare come l’uso di una sorta di Bancomat abbinato a un carrello su ruote ricordasse un po’ troppo una visita al supermercato piuttosto che l’irruzione in una base militare. Questa osservazione ispirò alcuni cambiamenti nelle vignette successive...

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“D’altra parte, un’operazione più rapida avrebbe prodotto troppe scorie…, così facendo basterà che ogni giorno pulisca la polvere che cade perché nessuno si accorga di niente… E il pannello nasconderà il lavorio dell’acido alla vista dei soldati di passaggio.” Rimonta il pannello, lo pulisce con un solvente adatto e torna al suo lavoro. Si può rivedere Diabolik/Luigi durante la settimana che fa sparire la polvere eventualmente filtrata da sotto il pannello, per far capire che l’acido lavora indisturbato. LOGICA MILITARE Una settimana dopo. Ingresso della base missilistica. Seguita da una nuvola di polvere, vediamo arrivare una jeep con a bordo un generale cinque stelle, un ufficiale e un tenentino (alla guida). Derapa sgommando e frena a due centimetri dalla sentinella, che scatta sull’attenti, impietrita, pensando: “Il generale Warkoff!”

...così le bottiglie di vetro divennero, in sceneggiatura, un “pannello radiante acido” con relative ventose, decisamente più “tecnologico” e meno “casalingo”.

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Infatti: “Sono il generale Warkoff!” urla l’ufficiale che ha visto trenta volte Full Metal Jacket senza capirlo. “Questa è un’ispezione senza preavviso. Chiamate l’ufficiale di picchetto: voglio visitare tutta la base... E mi auguro per voi che tutto sia in perfetto ordine!!!” La sentinella chiama il capitano (lo stesso di prima). Il generale urla pirlate militaresche tipo: “Colonnello, prenda nota del nome di questa sentinella: c’è un bruscolino di cenere sul lato interno della scarpa sinistra, che sia punito!” Tanto per sollevare un polverone e non lasciare ai soldati il tempo di riflettere. Il colonnello che l’accompagna ha con sé una valigetta ventiquattr’ore: estrae taccuino, carta carbone, penna e annota. I cancelli vengono aperti rapidamente. I tre entrano nella base. Giro turistico sino a raggiungere il famoso corridoio sotterraneo, ovviamente pilotando la visita con commenti e richieste che non insospettiscano. Proprio quando arrivano davanti al pannello, il generale guarda l’orologio e pensa: “Ecco, in questo momento...” Rifugio di Diabolik. Un apparecchio telefonico automatico (tipo fax o segreteria) si accende, compone un numero e parte un nastro registrato. Dall’altra parte risponde il centralino della base missilistica. Voce dalla cornetta: “Questo è un messaggio delle Brigate Per La Pacificazione Mondiale: abbiamo messo una bomba nella vostra base, che esploderà esattamente tra trenta minuti: avete solo questo tempo per evacuare il vostro maledetto covo di guerrafondai! Viva la pace, abbasso i missili!... Clik!” Il militare che fa il telefonista gronda sudore, ma sa che cosa deve fare in casi come questo: le procedure d’emergenza sono rigidamente standardizzate e lui non può ignorarle, anche se è in corso un’ispezione. Questa telefonata potrebbe essere una bufala, ma potrebbe anche far parte di un’esercitazione e quindi, a maggior ragione, è indispensabile, come previsto dai manuali, far scattare... l’allarme! Intanto il generale è davanti al famoso pannello, con accanto il tenente e il colonnello. Il 16


capitano, poco lontano, nota, con terrore, un mucchietto di polvere per terra. Improvvisamente parte la sirena: UUH UUH UUH! “Cosa diavolo succede!?” chiede il generale. “L’allarme! Mi metto subito in contatto con il servizio di sicurezza” balbetta il capitano precipitandosi verso un telefono. “È completamente muto” bofonchia sempre più terrorizzato. E il generale: “Ne raggiunga un altro, non si faccia prendere dal panico!... E lei, tenente, accompagni il capitano... Non vorrei si perdesse nei corridoi!” I due partono e appena hanno girato l’angolo il generale e il colonnello smontano il pannello. Dietro si apre un foro profondo e in fondo ecco una cassetta di metallo, tipo quelle che si tengono negli uffici per i documenti. I due estraggono dalla ventiquattr’ore un sacchetto di tela, lo avvolgono attorno alla cassetta (non si deve vedere ancora che aspetto ha così confezionata). Il colonnello trattiene il generale: “Non possiamo aprirla ora! Presto, Eva non lo tratterrà a lungo!” Il sacchetto con la cassetta viene rimesso nel buco e il pannello risistemato.

PUNTUALITÀ “Come fa Diabolik a essere sicuro di essere al posto giusto quando parte la telefonata?” Giusta osservazione. Per risolvere il problema lo sceneggiatore si è limitato a sostituire il timer del telefono con un telecomando.

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Dopo poco arriva il capitano, trafelato: “Generale: i terroristi hanno sistemato una bomba nella base. Esploderà tra 25 minuti, non c’è il tempo per una perquisizione dobbiamo uscire di qui, subito!” “Calma, capitano, calma e sangue freddo. Stavo giusto osservando questo pannello... Nota nulla di strano?” “Bé, un po’ di polvere... In effetti ho autorizzato io un dipendente dell’impresa di pulizie a smontarlo per manutenzione, la settimana scorsa... Ma cosa c’entra...” Il generale si inalbera: “Un dipendente!? Un civile!? Già, io sono stato sempre contrario alla presenza di civili nella base, sono sempre infidi, ma voi tecnici della nuova generazione non volete sporcarvi le manine, eh!?” “Sì, certo, ha ragione, ma, se mi permette, non mi sembra il momento...” Il generale lo interrompe rivolgendosi al suo sottoposto: “Tenente, smonti subito questo pannello!” “Agli ordini!” Imperturbabile, il tenente smonta il pannello mentre il capitano trema. Dietro appare la cassetta che, truccata, ha proprio l’aspetto di una bomba a tempo. Lucine luminose, display con l’ora, ticchettii vari. “Eccola!” dice soddisfatto il generale. “Chiamate gli artificieri!” Il capitano sta per svenire, balbetta: “Non c’è tempo, mancano solo

Sorprendere il lettore Talvolta è necessario nascondere qualcosa al lettore per non rovinargli la sorpresa. L’inquadratura del disegno, quindi, viene calibrata in modo da non mostrare “un certo particolare” ma senza risultare artificiosa. In questo caso era indispensabile nascondere con nonchalance l’aspetto della borsa. Fatto. Complimenti al disegnatore. 18


venti minuti, e ora che arrivano…” “Per una volta avete ragione... Dobbiamo portarla subito via di qui e farla esplodere in un luogo isolato… Se non sbaglio c’è una vecchia cava abbandonata, a pochi chilometri! Presto, allertate le sentinelle, che preparino la mia jeep con il motore acceso, aprano le porte e sgombrino i passaggi, la porteremo fuori noi!” Il capitano avverte la superficie di quello che sta succedendo, mentre generale e annessi risalgono in superficie portando la borsa: “Signori, sia chiaro che non siete obbligati a venire con me... Potrebbe essere una missione suicida”. “Non vi lasceremo solo, generale!” Il capitano sente e pensa: “Sono eroi, veri eroi!” Uscendo con la “bomba” tra le mani, i tre ridacchiano: “Quel capitano ha rischiato di sporcare i pantaloni... Eh! Eh!” “Calma, Conte, non è ancora finita”. Appena fuori, trovano la jeep con il motore acceso. Tutti i soldati fanno ala a debita distanza. I cancelli (che avevamo visto prima, al momento dell’ingresso) sono spalancati. La jeep parte sgommando. Altre due, con soldati a bordo e le sirene accese, la seguono. “Abbiamo la scorta” dice il generale. “Come previsto...” Poco più tardi, le tre jeep in colonna si infilano in una strada sterrata: la prima sfonda con noncuranza una sbarra in legno che vieta l’accesso: “Pericolo: cava abbandonata”. La strada è dissestata, cosparsa di enormi pozzanghere che le jeep affrontano sollevando onde di fango. Nonostante i gesti concitati del generale, i militari continuano a seguirli: “Vogliono fare gli eroi anche loro... Ah, questi militari, come sono prevedibili!” La jeep passa di volata su una pozzanghera enorme, ma quando le altre arrivano nello stesso punto... precipitano in una sorta

Situazioni grottesche Le commistioni tra grottesco e tensione non è benvista da chi sceneggia Diabolik, con la motivazione che “ciò che è stimolante al cinema rovina l’atmosfera nel fumetto”. Così ben poche battute previste in soggetto sopravvivono in sceneggiatura. A volte è un peccato. 19


IL TRAMPOLINO L’idea della pozza d’acqua con il ponte sommerso era già stata usata, all’insaputa del soggettista. Così lo sceneggiatore ha inventato un “trampolino retrattile”, che scompare dopo il passaggio dei nostri; fantasioso, ma efficace. di lago di fango, restando bloccate. Cosa è successo? Diabolik aveva precedentemente scavato una buca profonda, riempiendola di fango. Ovviamente la superficie appariva identica a quella delle altre pozze di profondità normale. Poi aveva sistemato un “ponte” metallico poco sotto il pelo dell’acqua, invisibile. Su questo è passata la nostra prima jeep. Subito dopo, un diaboliko telecomando l’ha fatto slittare sul fondo. Gli altri veicoli, che bovinamente seguivano le tracce del primo, sono finiti nel buco. COMPLICAZIONI Intanto, dalla base, spinto da istinto umanitario, il capitano tenta di mettersi in contatto telefonico con la prossimamente vedova Warkoff. Ci riesce, ma rimane di sale quando scopre che il generale sta profondamente dormendo nel suo letto. Così profondamente da sembrare narcotizzato. La signora, un po’ preoccupata, ha perfino chiamato un medico. Ma allora, chi sta guidando la jeep con la bomba!? La deduzione (pur trattandosi di un militare) è inevitabile: “Diabolik!” Scatta la reazione ‘bellica’. Poco dopo alle spalle della jeep con Diabolik, Eva e Lupin (si sono tolti le maschere, a beneficio del lettore poco brillante) appare un elicottero. Il pilota è entusiasta: “L’ho inquadrato. È proprio Diabolik!” “Fuoco!” L’ordine arriva in cuffia. Diabolik si rende conto che sta per partire un missile diretto contro di 20


loro e sgancia alle spalle una tanica di benzina (di quelle che stanno sempre appese dietro le jeep. Naturalmente il veicolo era stato dal nostro attrezzato per ogni evenienza, ma doveva pur conservare il suo aspetto “canonico”). La tanica esplode in una ELICOTTERI fiammata: “La testata del Nel mondo di Diabolik gli elicotteri, missile è attratta dal calogeneralmente, non esistono. re... E quello emesso dalla Renderebbero inefficace la maggior benzina è ben superiore a parte delle “fughe su strada” della mitiquello del nostro motore!” ca Jaguar, e quindi sono stati sempliceInfatti il missile esplode mente “rimossi”. Questo è uno dei rari sulla tanica. Cilecca! casi in cui (per coerenza al soggetto) Prima che l’elicottero il nostro deve affrontarne uno. pos­sa far partire un secondo colpo, Diabolik porta la jeep su una strada trafficata: “Non oseranno sparare in mezzo al traffico”. Infatti il pilota, impotente, si limita a seguirli e organizzare via radio l’inseguimento a terra. Diabolik entra in una galleria (dove non possono seguirlo dal cielo) e parcheggia in una piazzola d’emergenza. Dalla volta vediamo scendere una specie di guscio di plastica che riproduce la forma di un camper. Si aggancia esattamente sopra la jeep, viene fissato dall’interno e il veicolo può ripartire perfettamente mimetizzato nel traffico. Quando poco dopo arrivano le furgonette dei bellicosi militari, bloccano la galleria, la perquisiscono e non trovano nessuno. Beffati! FINALE STRAPPALACRIME Più tardi i tre arrivano al rifugio. Lupin è chiaramente affaticato, ingoia una pillola dopo l’altra, non ce la fa più. Si accascia 21


sul divano, stravolto, ma felice: “Ce l’abbiamo fatta... Non preoccupatevi per me, sto benone... E solo l’emozione del momento... Fatemi vedere i miei soldi, la mia vita, il mio futuro...” Diabolik va a prendere la cassetta, la apre... E ha una smorfia di rabbia. All’interno trova solo cenere: “Maledizione... bruciati! Probabilmente il calore dei motori dei missili: la cassetta ha retto, la carta no...” Quando torna da Lupin (sempre più malridotto, sdraiato sul divano) Diabolik ha tra le braccia la cassetta traboccante di banconote. Il vecchio li guarda con gli occhi semichiusi, li sfiora, quasi li bacia: “Dopo tutti questi anni, finalmente...” Sorride e muore. Eva versa una lacrima: “Almeno ha avuto la soddisfazione di toccare il suo denaro...” Diabolik, pignolo: “Il nostro, cara, il nostro... Ti spiegherò...”

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Questo soggetto, sceneggiato da Luciana Giussani e Patricia Martinelli, disegnato da Toldo (matite) e Fiumali&Paludetti (chine), è apparso in edicola nel maggio 1993 (con una copertina decisamente “bellicosa”).

Poiché l’ambiente militaresco impediva praticamente l’inserimento di una figura femminile, il retro di copertina è stato dedicato (cosa anomala) a un comprimario maschile: il conte Lupin, diventato semplicemente il “Conte”. 23


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