37 minute read
Rosario Assunto: un’ostinata filosofia (dagli esordi ai primi Anni Novanta)
ROSARIO ASSUNTO: UN’OSTINATA FILOSOFIA (DAGLI ESORDI AI PRIMI ANNI NOVANTA)
PIERO ZANETOV
Advertisement
1. Il primo percorso
Nel marzo del 1991 la Giuria del Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino decise all’unanimità di attribuire l’edizione speciale di quell’anno a Rosario Assunto, per la sua battaglia di idee a favore del buon governo, della cura e della difesa dei giardini, «luoghi pensati e realizzati per vivere la contemplazione». Nella motivazione, l’architetto e urbanista Domenico Luciani, storico coordinatore del Comitato Scientifico della Fondazione Benetton, citò il lungo impegno di Assunto specificando come, all’interno dei suoi vasti interessi, il tema del rapporto tra Arte e Natura e l’analisi estetica del giardino e del paesaggio si fossero presentati con particolare continuità e con determinata “ostinazione” già dai primi Anni Sessanta1.La sua tensione nei confronti di quella che lui stesso definiva “critica sensibile”, maturò attraverso un lungo percorso di formazione iniziato nel contesto culturale dell’immediato dopoguerra tra la sua Caltanissetta e Roma, dove si trasferì dopo la laurea in Giurisprudenza divenendo assistente volontario di Pantaleo Carabellese, titolare della prestigiosa cattedra di Filosofia Teoretica fino al 19482. Furono gli anni in cui il giovane professore di liceo attraversò un interessante periodo di militanza intellettuale; collaborò infatti, tra il 1947 ed il ‘49, alle pagine culturali del quotidiano “Italia socialista” diretto da Aldo Garosci, a quelle del “Giornale” guidato da Carlo Zaghi, della cui redazione faceva parte il suo amico di sempre Raffaello Franchini, ed alle riviste «L’indagine», «Nuova Corrente» e «Belfagor», con articoli e saggi critici dedicati all’arte contemporanea, al cinema ed alla letteratura americana d’avanguardia; quest’ultima conosciuta grazie all’incontro con Leonardo Scia-
scia che, nella lontana Caltanissetta, dirigeva dal 1949 la rivista bimestrale “Galleria”, in cui transitarono Fernanda Pivano, Elio Vittorini, Valerio Volpini, Ferruccio Ulivi, Carlo Bo, Luciano Anceschi e molti altri3.Fermenti, adesioni, lavoro instancabile sulla coscienza formale dell’opera d’arte, desiderio di riscatto estetico, bisogno di qualità da immettere nelle strutture produttive dell’ordinamento sociale e nel linguaggio comunicativo: questa era l’atmosfera nella quale il giovane Assunto cresceva in quegli anni. La definizione di una priorità della dimensione estetica capace di dare contenuto alla prassi ed alla realtà fu ciò che lo spinse, nei primi Anni Cinquanta, ad entrare nel gruppo delle “Edizioni di Comunità” animato da Adriano Olivetti, di cui condivise per lungo tempo la profonda dimensione etica. Per un gobettiano come lui, peraltro, doveva quasi essere automatico spingersi nel sogno di quel nuovo modello di società denso di progettualità ed empiria in cui un certo tipo di borghesia, in piena autocritica, sembrava quasi ritrovare la propria innocenza illuminista.
2. Gli Anni Cinquanta: forma come incontro
‘Furono editi proprio da Comunità, tra il 1950 ed il ’57, i suoi primi saggi: L’integrazione estetica, Soggettività e pluralitàe il volumetto Forma e destino, composto da quattro capitoli dedicati alla lettura filosofica di Rilke, all’esposizione di Picasso a Roma avvenuta nel 1953, al problema della prosa narrativa ed al rapporto tra filosofia ed esperienza.
Era stato d’altronde proprio Carabellese a nominare l’ontologia del concreto e quell’essere che è insieme tempo, pluralità e diversità; Assunto rielaborò senz’altro dal suo maestro il tardo problema kantiano dell’unità tra ragione di verità e ragione di esistenza,iniziando così a teorizzare un’idea di Bellezza come «forma in metamorfosi dellasituazione e nella situazione». In quanto metamorfosi della situazione, la forma si muta continuamente trasformandosi nell’in-
contro con il reale; come metamorfosi nella situazione, la forma cade invece nella sua storicizzazione stabilizzandosi nel suo essere nel mondo.
Questa idea di forma come incontro rappresenta il passo essenziale di alcuni suoi scritti risalenti agli anni 1956-58 circa, ripresi poi nel volume pubblicato nel 1959 ed intitolato Teoremi e problemi di estetica contemporanea. In particolare i saggi Forma per sé e Forma per l’altroe Filosofia dell’arte e Filosofia della relazioneche venne pubblicato nel n.30 della rivista «Aut Aut», diretta da Enzo Paci. È evidente, a questo punto, lo sforzo costante di Assunto di svelare la fondazione estetica dell’esperienza umana e di riconoscere nel giudizio estetico e nella produzione artistica (da non porre mai in una prospettiva feticistica al di fuori del tempo e della società) l’esplicazione e l’autofinalizzazione dell’esteticità costitutiva di ogni momento e di ogni forma dell’esperienza. Una ricerca di questo genere, quindi, nella quale la riflessione dell’esperienza su se stessa e la partecipazione attiva alla vita dell’arte e della sua storia occupano una posizione pari a quella della speculazione filosofica, non poteva certo esaurirsi nel momento della pura teoresi o in quello della critica militante. Il suo problema fu, in verità, molto più difficile: si trattava, infatti, di risalire continuamente dalla pratica alla teoria, di trasmutare l’arte e la letteratura in filosofia portando quest’ultima nell’esperienza di tutti i giorni.
In altre parole il suo proposito fu quello di fare filosofia non fuori o al di là dell’esperienza esteticavissutae della produzione artistica, ma nell’esperienza, con l’occhio attento a percepire il lato artistico immanente ed implicito in ogni attività produttiva.
Tale compatta solidarietà del momento pratico e teorico della ricerca rappresentò il fulcro dell’iniziale atteggiamento scientifico di Assunto. Ma i suoi primi scritti rispondono anche ad altre due esigenze: la realizzazione di unità tra coscienza comune e coscienza filosofica attraverso la ridefinizione delle categorie di oggettività e
soggettività (su cui meditò grazie alle tarde letture husserliane di Carabellese, che guardavano con attenzione al piano del molteplice e dell’intersoggettività) ed la necessità di un collegamento continuo tra la categorizzazione giudicativa e l’unità finale dell’esperienza la quale, senza mai essere esclusivamente estetica, è condizionata esteticamente nel suo costituirsi.
Lo osserviamo in altri saggi ed articoli: in particolare Ontologia e fondazione dell’uomo nel pensiero di Pantaleo Carabellese del 1949, L’estetica dei mezzi espressivi del 1951, L’autonomia dell’arte, condizione di civiltà del 1953, Filosofia dell’arte e Filosofia della relazionesempre del 1953. Ma è soprattutto nel gioco a tutto campo di una filosofia che aderisce, con estrema capacità sensibile, alla realtà dell’arte divenendo così un’effettiva critica dell’arte, che si muove gran parte della speculazione di Assunto dall’immediato dopoguerra fino alla conclusione degli Anni Sessanta.
È chiaro, a questo punto, il suo impegno per una cultura mai astratta, ma partecipata ed assertiva. Ne è un esempio questo brano, tratto appunto da Filosofia, arte e condizione umana: «sono in cerca di una filosofia che, modulandosi secondo le ragioni dell’arte, impegnandosi nel dibattito di questa, procura di descrivere i movimenti con i quali l’arte percorre, nella loro interezza, tutti i campi del pensiero e dell’esperienza, secondo l’ordinata e l’ascissa della contingenza e dell’assoluto. È questa la strada che davvero siamo chiamati a percorrere se davvero vogliamo mettere fine agli appartati soliloqui di una cultura definita da circolichiusi»4 .
Già in questa strutturata ricerca assiologica possiamo riscontrare i primi sintomi del suo pensiero, che lo porterà presto al coinvolgimento con l’estetico naturale e con l’idea del paesaggio assolutoaffrontato attraverso l’ermeneutica kantiana; fino alla successiva stabilizzazione nell’alveo prezioso della poetica filosofica schellinghiana.
3. Gli Anni Sessanta
Gli Anni Sessanta, coincidenti con i suoi concorsi a cattedra, si aprono per Assunto con molte nuove ricerche: le voci redatte per l’Enciclopedia Universale dell’Arte, il volume Teoremi e problemi di esteticacontemporanea5, l’introduzione ai Prolegomeni ad ogni futura metafisica del 1967 (un breve studio che testimonia la sua costante attenzione all’estetica kantiana), L’automobile di Mallarmé ed altri ragionamenti intorno alla vocazione odierna delle arti del 1966 (raccolta di saggi che spaziano dall’analisi del rapporto tra Bello e Utile alle nuove tendenze artistiche tra arte, scienza e gioco) e Bellezza senza Grazia, la cui stesura primitiva, tradotta in tedesco, fu pubblicata nel 1965 all’interno del volume di Scritti in onore di G. Lukács. Nel suo eterogeneo laboratorio universitario egli iniziò, come abbiamo accennato, ad approfondire con raffinata originalità il rapporto Arte-Natura, soprattutto per individuare quali fossero i valori costitutivi dell’idea di paesaggio.
Pensiamo al corso dell’anno accademico 1961-62 dedicato al Giudizio estetico e il paesaggio, alla conferenza tenuta nel 1965 presso l’Università di Francoforte intitolata Natur und Künst, all’Introduzione alla critica del paesaggio pubblicata sul tema Arte e società nella rivista «De Nomine», fino al saggio del 1968 sul Paesaggio come oggetto estetico e le relazioni con l’uomo («Verri», n. 29) nonché alla comunicazione dello stesso anno tenuta al Congresso internazionale di Uppsala. Esattamente in quel decennio, tra l’altro, egli era riuscito a creare una convergenza tra la cattedra di Estetica di Urbino, la Goethe Universität di Francoforte (dominata dal grande Bruno Liebrucks e da Wilhelm Weischedel) e la scuola di Marburgo, grazie alla devota amicizia con l’anziano storico dell’estetica Ladislao Tatarkiewicz; il tutto sotto l’ombra di Joachim Ritter, altro grande teorico del paesaggio ed autore del fondamentale Landschaft. Zur Funktion des Ästhetischen in der modernen Gesellschafftedito nel 19636).
Nel 1967 poi un altro libro, che raccoglieva anch’esso studi precedenti, intitolato Stagioni e Ragioni dell’estetica del Settecento farà emergere in maniera estremamente fluida quella che egli definiva la continuità discorde del pensiero illuminista; idea che circolava, tra le altre, nel coté universitario di Urbino, e che veniva discussa spesse volte con gli amici Carlo Bo, Leone Traverso e Oreste Macrì7). Rileggendo quelle pagine ho spesso pensato all’effetto che, in quegli anni, esse dovevano suscitare tra i cultori di storia delle idee estetiche: ad esempio, la descrizione che egli fa della Sehnsucht (voluttà infinitamente desiderosa di sé ed in sé appagantesi)8 è quanto mai nuova ed acuta; così come è originale l’approccio ai brani letterari del suadente poeta rococò Saint-Lambert, autore dei Pièces fugitives, ai poemetti salottieri-naturalistici del Delille o al SainteBeauve, così amato da Bo.
Continuava comunque, nello stesso periodo, la ricerca più strettamente teoretica attraverso il volume Estetica dell’identità del 1962, dedicato interamente a Schelling e compendiato sia dalle lezioni tenute nell’anno accademico 1960-61 che da due comunicazioni presentate nel 1947 al Congresso hegeliano di Salisburgo (Relazioni tra Arte e Filosofia in Schelling e Vorlesungen über die Aestetik).
4. L’interesse per l’estetica medievale
Tra il 1961 ed il ‘63 uscirono anche due suoi volumi dedicati all’estetica medievale: La critica d’arte nel pensiero medievale e La teoria del Bello nell’estetica medievale (pubblicata in traduzione tedesca dalla casa editrice Dumont di Colonia). Soprattutto in questa ricerca dei complicati schemi interni appartenenti al nucleo del pensiero medievale, intessuti di aisthetis e dimensione veritativa, egli aderì tra i primi ed in maniera del tutto originale (sulle orme di Edgar De Bruyne che quindici anni prima aveva pubblicato i suoi fondamentali Études d’Esthétique mediévale) alla confutazione di
quell’etichetta che giudicava la medietas un’epoca buia e di transizione. Partendo dalla metafisica della Luce, tema di fondo che collega l’estetica antica a quella medievale, transitando poi attraverso le suggestioni del neoplatonico ornatus mundi, Assunto ci riporta al pensiero di Basilio di Cesarea9 che nelle Omelie Esameralirimaneva stupito dalla bellezza dell’ordine perfetto del creato, dettando così un primo vero trattato di estetica pre-moderna. In esso, osserva Assunto, si parla per la prima volta di Natura e Bellezza come opera d’arte da contemplare con penetrante conoscenza. Egli eraaffascinato dalla polisemia medievale, così simile alla struttura della poesia, perché in essa vedeva la possibilità di ricircularecontinuamente dal piano letterale a quello anagogico per un ancoraggio finale sulla verità morale10).
5. La società estetica e il Neoclassicismo - “L’antichità come
futuro”
È da sottolineare che nel suo atteggiamento critico appare sempre la volontà di ripensare le esperienze in maniera quasi stratigrafica, insieme al continuo desiderio di sfogliarle dall’interno; seguendo questa strategia, dieci anni più tardi inizierà ad esplorare il Neoclassicismo, intuendolo come declinazione di una nuova e diffusa società estetica (sulla scia della lettura piena ed organica che ne diede Hölderlin nel 1796 nel suo ErstesSystemprogramm). Posta in tali termini, l’idea di una forte e determinata coscienza filosofica rinvia, anche in questo caso, alle lezioni di Carabellese che nell’immediato dopoguerra sottoponeva ad un esame serrato, nella sua Critica del concreto, quella che definiva la concezione giudicativa dell’essere. Ma richiama anche Husserl e il Dilthey di Erlebnis und Dichtung e, soprattutto, Lewis Mumford e la storiografia sociologica di Huizinga. Questi ultimi, infatti, portano al livello della storia e della società, appunto, l’unità di coscienza comune e di coscienza filosofica. Ossiauno degli argomenti posti dall’insegnamento di As-
sunto in quegli anni: un insegnamento ampio, suggestivo e, ricordiamolo, assolutamente antidogmatico.
Ne è prova un breve e sintomatico saggio intitolato Furori romantici in giardini rococò pubblicato nel 1972 sul periodico pescarese «Trimestre», nel quale è chiara la volontà di oltrepassare gli steccati delle categorie crociane. Si trattava di considerare il passaggio rococò/neoclassicismo/ preromanticismo non più secondo una traiettoria unidirezionale, ma sulla scia di un comune fluire di stati d’animo. D’altronde, in questa fase, artisti e letterati provenienti ognuno da esperienze diverse si ritrovarono tutti uniti in quella straordinaria atmosfera fatta di «attraente confusione di armonie sublimi e strani godimenti»12 (das schönste Chaos von erhabenenHarmonien und interessanten Genüssen nachbilden un ergänzten) di cui parlava Frederick Schlegel nella Lucinde. Già dal 1967 erano peraltro iniziate, da parte di Giulio Carlo Argan, le prime indagini critiche su quel problematico intrecciarsi di gusto e sensibilità e, proprio in quel periodo, si rafforzò un singolare sodalizio culturale tra il grande storico dell’arte ed Assunto.
Si erano conosciuti nel 1933 nell’allora Segreteria tecnica del Ministero dell’Educazione Nazionale, ma l’occasione che consolidò tale amicizia fu dovuta all’incarico che Argan gi affidò assegnandogli alcune voci dell’Enciclopedia Universale dell’Arte, di cui egli era curatore. In seguito, grazie al suo interessamento, pubblicò La critica d’arte nel pensiero medievale presso Mondadori (nella collana “Il Saggiatore” erano consulenti lo stesso Argan, Remo Cantoni e Giacomo Debenedetti). L’incontro con Argan avvenne sul terreno dell’idea del Sublime e sul concetto di assorbimento del Bello di Natura nel Bello dell’Arte, giungendo alla sostanziale dimostrazione della contiguità tra Neoclassicismo e Romanticismo. Fenomeni uniti, sia per Assunto che per Argan, dalla stessa aspirazione al rimpatrio estetico nel territorio dell’Antico, inteso come identità di Storia e Natura e come modello di palingenesi estetica nella quale la
virtù è felice e la felicità èvirtuosa13 .
Questo stesso argomento venne poi affrontato nel 1973 con la pubblicazione di un completo ed omogeneo studio sull’estetica del Neoclassicismo europeo nella sua accezione di pensiero vivente, che egli intitolò in maniera suggestiva L’Antichità come futuro. Anche in questo caso l’originalità di Assunto consisteva nel suo continuo mettere in relazione stati d’animo, vissuti letterari, modulazioni stilistiche e meditazioni filosofiche rendendoci l’immagine di una cultura realmente in trasformazione, al di là di paralizzanti mediazioni critiche o di luoghi comuni. Come nel caso delle sue ricerche precedenti sul medioevo, egli volle analizzare il Neoclassicismo tracciando una precisa “linea di contiguità” tra Verità e Bellezza. Sottopose quindi ad un attentissimo confronto le convergenze esistenti tra la poetica mediata dalla teorica razionalista dell’Illuminismo, l’insorgente prospettiva romantica ed il contesto storico della rivoluzione giacobina (il cipiglio sublime dei tribuni) che provocò in molti artisti il maturarsi di un serio impegno ideologico, fluidificato dall’indubbio fascino dello stato etico repubblicano, inteso come modello estetico-politico (ma dietro al quale sorridevano, imperturbabili, le Grazie). Ma in che modo congiungere esperienze estetiche diverse, come quelle della Grazia e del Sublime? La risposta, che Assunto sintetizzerà nel 1984 nel volume “Il parterre e i ghiacciai”, è di natura dialettica: infatti nell’estetica neoclassica convive perfettamente l’esigenza del Sublime con quella della Grazia («che non sale, leibnizianamente, dalla Natura, mache scende su quest’ultima per illuminarla e riscattarla»)14 .
6. L’eclettismo di Assunto
La dialettica del giardino illuminista non viene così più contrapposta a quella del paesaggio romantico (identificato con l’immagine dei ghiacciai alpini cari, ad esempio, a John Dennis, a Goethe, a Walpole, a Byron e ad un’infinità di viaggiatori del Grand Tour) perché
la Grazia (come Felicità) ed il Sublime (come Virtù) non risultano in tensione reciproca, ma si integrano a vicenda in una prospettiva di “infinità assoluta”. Il suo insegnamento, dal 1956 in poi, fu percorso, come abbiamo visto, da una sicura vena antidogmatica ed eclettica; preferiva le interferenze, le connessioni e la libertà interpretativa. Se ripercorriamo, infatti, l’elenco dei suoi corsi monografici svolti ad Urbino in quei decenni non sentiamo mai l’irrigidimenti su tematiche ricorrenti: si passa con snellezza da Kant a Bernardo da Chiaravalle, da Musil a Whitehead, transitando sul terreno di Schelling fino a toccare, di sponda, il rapporto artescienza nel pensiero contemporaneo.
Alcuni di questi seminari faranno emergere i temi che verranno poi attraversati dall’Assunto degli ultimi anni, capace di riunire insieme lucidità teoretica e attenta pratica storica esercitata, come di consueto, direttamente sui testi: il giudizio estetico e il paesaggio, il Bello, la Grazia ed il Sublime nell’estetica del Settecento, il giardino come archetipo neoplatonico, il rapporto architettura-paesaggio, il Neoclassicismo europeo nelle sue convergenze con l’estetica del Romanticismo, le differenze tra i giardini architettonici alla francese e l’arte dei giardini inglesi fino al problema estetico delle città; e proprio da queste attente osservazioni nasceranno, nei primi Anni Ottanta tre libri decisamente importanti: Infinita Contemplazione. Idee e gusti dell’Europa barocca, Verità e Bellezza nelle estetiche e nelle poetiche dell’Italia neoclassica e primo romanticaed il bellissimo ed articolato libro pubblicato da Jaca Book, La città di Anfione e la città di Prometeo.
7. I veleni di un filosofo –paesaggio e coscienza civile
Assunto era un impareggiabile viaggiatore capace, anche in questo caso, di leggere gli spazi dell’architettura filtrando attentamente Leibniz, Burchardt, Huxley e Adorno, in un gioco di raffinata e poetica erudizione15; e la sua polemica ininterrotta contro gli abusi e
gli squilibri delle urbanizzazioni scorrette e selvagge nasceva proprio dall’osservazione delle traumatiche mutazioni e mutilazioni delle città più amate della sua terra, la Sicilia.
Egli iniziò così, tra i primi, a combattere con forza le distruzioni e le gravi dissonanze estetiche che avrebbero, di lì a poco tempo, trasformato irrimediabilmente i tessuti storici urbani e le splendide intelaiature paesaggistiche d’Italia. Con estrema attenzione, ben sapendo di maneggiare nelle sue descrizioni concetti estremi e rarefatti come quello di temporalità, di logos e di rappresentazione, egli fu in grado di guidare, con lucida suggestione, sui percorsi interni della cultura europea, da Colmar a Strasburgo, dai paesaggi della Valle d’Itria e di Cisternino fino ai giardini d’inverno della corte di Ansbach, da Padova a Stoccolma. Furono questi, in particolare, gli argomenti che Assunto iniziò a trattare dai primi Anni Settanta sulla rivista «Il Ponte»; corsivi sempre più critici ed estremamente ostili (che lui stesso, non a caso, denominò I veleni di un filosofo) nei confronti della civiltà tecnologica, del sociologismo di massa e dell’ipertrofia economico-edonistica.
Non accettando il rischio di vedere sparire, nel generale dissesto delle armonie fondamentali del pensiero tradizionale, i paesaggi, le architetture, i giardini e le antiche urbanizzazioni del nostro paese egli, solitaire et solidaire, iniziò una personale ed ostinata battaglia civile che scatenò sul suo nome una serie di sospetti ideologici, causando per lui un progressivo isolamento ed un’emarginazione dai sistemi delle mode culturali. Ma era primaria in lui l’esigenza di comunicare comunque il proprio disagio soprattutto con l’obiettivo, non facile per quei tempi, di distinguere teoricamente la dignità ontologica del paesaggio dal facile ambientalismo estetico-radicale (che accettava la nozione utilitaristica e funzionale di quelli che venivano definiti semplicisticamente spazi verdi).
Esattamente questo fu uno dei temi trattati nel suo Libertà e fondazione estetica pubblicato nel 1975. Partendo dal presupposto
schilleriano del Bello inteso come libertànel sensibile e da quello kantiano, che distingueva il Bello (libero dal determinismo della causalità naturale) dal Piacevole (sottoposto invece al determinismo dell’interesse) egli non poteva accettare l’inclusione del dato naturale, del paesaggio e del giardino all’interno di una categoria dell’utile16 (l’ecologismo di quegli anni sosteneva ingenuamente tale assioma).
Assunto uscì quindi definitivamente dalle comode couchesculturali tentando una comunicazione diffusa e diretta con la cosiddetta coscienza civile.
Da questo momento in poi iniziò infatti una stretta collaborazione sulle pagine culturali di diversi giornali: «Il Tempo» (con la rubrica “I taccuini di un filosofo”) il Giornale, La Gazzetta del Mezzogiorno, La Gazzetta di Parma e il Messaggero Veneto. Questi elzeviri gli fecero guadagnare la fama di acuto e graffiante polemista; ma il suo interesse per quelle che chiamava le ragioni del dialogo andava oltre la vis interna che lo animava. Nella raccolta critica della sua vasta produzione pubblicistica che sto accingendomi a pubblicare, accanto alle serrate difese dei parchi naturali, del paesaggio italiano o dei giardini artistici, si trovano infatti preziosi ritratti tracciati a memoria di amici e personaggi spesso dimenticati dalla cultura dominante, come Antonio Banfi, Nicola Ciarletta, Arturo Massolo, Carlo Antoni, Ruggero Jacobbi o Raffaello Franchini, e interventi sui maggiori dibattiti contemporanei.
8. Il paesaggio, i giardini e la perdita dell’esteticità
Il parterre e i ghiacciai, pubblicato nel 1984, fu in qualche modo la continuazione del fondamentale volume pubblicato circa dieci anni prima dal titolo: Il paesaggio e l’estetica. In questo vasto e complesso saggio venne affrontata in maniera completa ed organica (e per la prima volta in Italia) l’idea critica di paesaggio inteso come oggetto estetico.
L’intento era duplice: arrivare ad una definizione storico-morfologica delle caratteristiche esterne del paesaggio umanizzato giudicato come identificazione di natura e cultura (sia come topos connesso ad una presenza nello spazio antropico delle civiltà urbane ed agricole sia come tempo particolare, slegato dalla temporalità storica) e formalizzare una teoria estetica del paesaggio attraverso le sue variabili interne. Oggetto di esperienza estetica quindi, ma anche soggetto metaspaziale di giudizio estetico, in cui il tempo come presenza assolutasi cristallizza nel suo intenzionale infinitizzarsi per l’uomo. Un grande ed ancora attualissimo testo in cui si configurava il risvolto drammatico della perdita di quella esteticità diffusa così necessaria per le armonie interne del fragile soggetto pensante. Strettamente connesse a questa teoria critica del paesaggio saranno, infine, le analisi che, negli Anni Ottanta, egli elaborerà sulla poetica e la storia dell’idea di giardino, inteso come mirabile hortus conclusus, luogo modellato da un gusto armonico ed equilibrato in cui contemplare la contiguità tra Grazia e Sublime sul ritmo di un tempo interiore (nel giardino, d’altronde, «l’interiorità si famondo ed il mondo si interiorizza»). Non a caso il tema del giardino «come parola e come tempo»fu uno dei preferiti nei suoi ultimi anni (Filosofia del giardino e filosofia nel giardino del 1980, Ontologia e teleologia del giardinodel 1988 – La Natura, le arti, la storia: esercizi di Esteticadel 1990 fino a Giardini e rimpatriodel 1991).
9. Società estetica e logica poetica –poesia come filosofia e
fondazione del mondo
Anche in questo caso, come ai suoi esordi, la sua ostinata filosofia, scandita da un particolare sentimento del mondo, si focalizzava su un concetto di Bellezza continuamente innervato nella Realtà, secondo l’ipotesi prospettica, per lui essenziale, di una società estetica e di una sorta di cultura dell’incanto, mutuata soprattutto dalla logica poetica di Hölderlin17 .
Fu pressappoco nel 1958 che Assunto ricevette uno straordinario viatico alla poesia di Hölderlin da parte di Giorgio Vigolo, traduttore delle Elegiee degli Inni; e da questo incontro ideale, tramutato presto in intensa amicizia personale, iniziò a maturare in lui l’adesione a quella profonda Dichtunglehre. La teoria della poesia come filosofia rappresentò, da quel momento in poi, uno dei temi fondanti del suo pensiero; ed alla logica poetica, a cui dedicò una lunga serie di saggi, egli affidò proprio il compito di superare quel nodo cruciale che sembrava aver bloccato la migliore cultura italiana nel primo trentennio del secolo: tra lacrociana teoria dei distinti e la gentiliana inattualità del momento poetico (superato dal momento filosofico, all’interno del quale esso rinasce per tornare a morirvi). Hölderlin è infatti portatore, secondo Assunto, di un nuovo messaggio della Poetica intesa come fondazione del mondo nella parola e come diretta manifestazione dell’Essere.
La presenza attiva di Hölderlin nella cultura della seconda metà del novecento non era peraltro un fatto nuovo: basti pensare alla famosa interpretazione heideggeriana che, nel 1936, riproponeva l’attualità interiore del discorso poetico come discorso filosofico, inteso però nella sua essenziale non verificabilità. Scopo di questo pensiero, secondo Assunto, è soprattutto quello di fondare un linguaggio logico che dia spazio alle ragioni dell’anima, intesa quasi come una sovra-categoria.
Al poetico infatti sono affidati i massimi valori dello spirito, secondo un sostanziale ripensamento dei temi affrontati da Kant nella Critica del Giudizio; della quale l’opera poetica di Hölderlin, come si sa, costituisce una specie di prosecuzione. Il giudizio riflettente kantiano (insieme soggettivo ed oggettivo) proprio in quanto estetico-teleologico, spinge ben al di là del giudizio determinante. La conclusione che Kant non formulò sembra proprio quella di Hölderlin: per lui infatti, come affermava Giorgio Vigolo, il reale è poetico (e non razionale come affermava Hegel) e quindi solo dalla
poesia riceve il suo essere, poiché la via verso l’esserescorre solo nel flusso della poesia. Il rapporto di Assunto con la poesia fu totalizzante, ed in tutta la sua lunga esperienza filosofica, che appare così legata alle proprie vicissitudini esistenziali, la poesia e la Dichtunlehre rappresentano una specie di filo rosso che traversa la sua vita da capo a capo. Probabilmente furono due le ispirazioni che motivarono la sua scelta di approfondire teoreticamente, già dai primi Anni Sessanta, l’idea del paesaggio e, conseguentemente, quella del giardino: la prima, strettamente filosofica, nasceva dalla sua consuetudine con il pensiero di Leibniz (attraverso l’approfondimento, a livello teorico, dei concetti di Grazia e di Sublime). La seconda, che potremmo definire letteraria-poetico-filosofica, traeva spunto sia dall’Hölderlin del 1796 (in piena sintonia schilleriana) che dalle suggestioni letterarie di alcune sue letture; penso soprattutto a Rousseau e a Salomon Gessner.
Assunto, come si è capito, amava molto la poesia intendendola come una specie di categoria dell’anima. Le meditate lettura di Leopardi, Hölderlin o di Rilke, ad esempio, non lo abbandonarono mai; e fino agli ultimi mesi della sua vita non perse l’abitudine di citare a memoria le Elegie duinesi, anche nei momenti in cui sentiva più forte la certezza di una progressiva disfatta delle ragioni di un mondo in cui non poteva più risolversi.
10. Il concetto di bellezza come lascito intellettuale
Il percorso di Assunto, dunque, iniziato nell’immediato dopoguerra con l’intento, in qualche modo felice ed utopico, di modellare l’idea visibile di una Natura oggettivata partendo dall’immanente fondazione estetica dell’esperienza umana, arriva, criticamente,all’ultimo passaggio (ovvero alla consapevolezza dell’ontologia del paesaggio ed al concetto di giardino come armonia e Bellezza assoluta) capovolgendo la sua prima asserzione programmatica; in esso si recupera infatti l’aspetto tolemaico di un uomo che, imme-
desimandosi con una Natura contemplabile esteticamente e sguarnita dal condizionante meccanicismo, si sente centro e scopo, libero ormai dalla sua straniante condizione copernicana. Era quasi impossibile, in quegli anni interessati in gran parte ai meccanismi funzionali e strettamente linguistici della semiotica, seguire ed ammettere una tale inversione di rotta, giudicata “scandalosa” in quanto iper-estetica e iper-valoriale.
Ma in questo ultimo passaggio di secolo sono avvenute, fortunatamente, trasformazioni che hanno consentito, nel rapporto uomonatura, l’emergere di antichi livelli di consapevolezza. Credo quindi sia importante considerare nuovamente quell’ ostinata filosofia di Assunto, rileggendone, come un lascito intellettuale per il futuro, il senso e la motivazione interna: perché si è iniziato finalmente a ristabilire un approccio dolce e qualitativo con gli elementi naturali, facendo trasparire i valori contemplativi, emotivi e simbolici del giardino e del paesaggio. Si sono creati importanti strumenti giuridici di tutela e di controllo grazie ad una maggiore e diffusa sensibilità che ha creato un’aggiornata idea di paesaggio sostenibile, intesocome realtà vitale tra esigenze pratiche ed estetiche e si è, contemporaneamente, incoraggiata l’istituzione di corsi universitari specialistici finalizzati attivamente alla critica e all’architettura del paesaggio. Infine, nel tentativo di riscoprire i valori sociali di un tale rigenerante appello alla Bellezza,sono già nate piccole comunità che desiderano crescere e lavorare eticamente nella storia e nel tempodelproprio paesaggio, intendendolo semplicemente come locus infinito dell’essere18 .
Tutti temi, questi ultimi, ben presenti nell’ultimo pensiero di Assunto; ai suoi giorni testimone solitario e inascoltato ed oggi, probabilmente, memoria di un’interpretazione estetica del mondo e chiave per la riappropriazione di un’antica e sempre suggestiva metafora.
MANCA L’INDICAZIONE DELLA NOTA N. 11
Note
1 Nella motivazione del premio veniva soprattutto riconosciuta la lunga battaglia di
Assunto, ostinatamente rivolta alla difesa e all’affermazione dei valori insostituibili racchiusi nell’idea di giardino. Attraverso il suo contributo di assoluta originalità
«Rosario Assunto si è costituito come il pensatore che, in questo secolo e non solo in Italia, ha posto ed articolato in maniera sistematica il problema della specificità dei valori costitutivi del paesaggio, fino a rendere chiare le ragioni del moderno culto del giardino». 2 Nel numero 5-6 della rivista, accanto al saggio di Assunto (La comunicazione estetica) appaiono anche quelli di Fernanda Pivano, di Glauco Cambon, di Elio Vittorini e di
Alfredo Rinaldi tutti dedicati alla letteratura, alla lirica ed al teatro americano. Seguirà, subito dopo, il numero speciale sulla cultura spagnola contemporanea con saggi di Tentori, di Bo e di Anceschi. 3 Pantaleo Carabellese, con il suo idealismo ontologico, si poneva su un terreno filosofico che, in maniera del tutto originale, rivedeva le consolidate categorie di oggettività e di soggettività in nome soprattutto della concretezza della coscienza. Restò in Assunto, suo assistente alla Cattedra di Filosofia Teoretica, la serissima impronta filologica insieme ad un interesse per l’esperienza sensibile aperta, sulla via husserliana dell’estetica trascendentale, al molteplice ed alla intersoggettività. 4 La citazione è contenuta alle pagine 168 e 169 del capitolo Filosofia, arte e condizione umana in Forma e destino, Milano, Edizioni di Comunità,1957. 5 Oltre al saggio sull’Introduzione alla Critica del Giudizio, il volume Teoremi e problemi di estetica contemporanea, (Milano, Feltrinelli,1960) contiene un capitolo dedicato a Nicolai Hartmann su appunti del Carabellese e tre studi dedicati a Susanne
Langer, all’interpretazione hölderliana di Vigolo ed all’estetica trascendentale di
Weischedel. 6 BRUNO LIEBRUCKS, autore di Erkenntis und Dialektik”(1972) insegnò fino al 1968 alla
Goethe Universitat di Francoforte insieme a Wilhelm Weischedel. Tatarkiewiczs pubblicò nel 1968 L’Estetica romantica del 1600. 7 Nella sterminata biblioteca di Macrì, donata al Gabinetto Viesseux di Firenze, esistono moltissimi autografi di Assunto insieme a numerosi suoi libri donati all’amico con singolarissime dediche. Anche Jacobbi, Giorgio Pasquali e Leone Traverso insieme a Carlo Bo, preside della Facoltà di Magistero di Urbino, contribuirono senz’altro ad approfondire le già raffinate conoscenze letterarie di Assunto, soprattutto per quanto riguarda la letteratura romantica tedesca e francese. 8 Un’ampia trattazione della voluttà dei sensi che si spiritualizza in quanto contenuta nel piacere estetico si trova nel suo saggio Furori romantici in giardini rococò (rilievi sul gusto del Settecento, tra Rousseau e i due Schlegel),in «Trimestre», anno VI, numeri 1-2 marzo-giugno 1972, pp. 3-19. 9 EDGAR DE BRUYNE, Études d’estétique mediévale, Bruge, Du Tempel, 1946. 10 BASILIODI CESAREA, Sulla Genesi (Omelie sull’Esamerone) a cura di Mario Naldini,
Milano, Fondazione Lorenzo Valla, Mondadori,1990. 11Per Assunto la struttura polisemica medievale consente un’ampia convergenza tra
verità morale, religiosa ed estetica che «ci autorizza pertanto a trasformare in quella di civiltà estetica l’abituale definizione della civiltà medioevale come civiltà religiosa», vedi ROSARIO ASSUNTO, Premessa alla civiltà medievale considerata come civiltà estetica,Todi, 1973. 12 ROSARIO ASSUNTO, Furori romantici in giardini rococò, op. cit.,p. 17. 13 Assunto insiste spesso sulle convergenze estetiche e sulla mobilità di concetti da non assumere come schemi. «Neoclassicismo, Razionalismo estetico, Romanticismo non sono però etichette da archivio. Nella loro storicità furono concetti programmatici e predicati di giudizio assai flessibili e mobili, che non di rado erano comuni a teorici e critici militanti, se così è lecito dire, in schieramenti ed opposti», in Verità e Bellezza nelle estetiche dell’Italia neoclassica e primoromantica, Roma, Edizioni Quasar, 1984, p. 374. 14 ROSARIO ASSUNTO, Antichità come futuro. Studio sull’estetica del neoclassicismo europeo Milano, Mursia, 1973, p. 42. 15 Assunto amava la polarità dei contrasti: la Nuova Atlantide di Leibniz poteva essere letta come un’anticipazione del Brave NewWorlddi Huxley e la Dialettica dell’Illuminismodi Horkeimer e Adorno come una denuncia «del contraddittorio potere baconiano sulla natura attraverso la prassi» (ROSARIO ASSUNTO, Città e natura nel pensiero estetico del Seicento, pp. 51-69 in Immagini del Barocco. Berninie la cultura del Seicento, in Biblioteca Internazionale di cultura,n. 6, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, Firenze, 1982). 16 Vi è, secondo Assunto, una notevole differenza tra il paesaggio inteso come oggetto estetico ed il paesaggio inteso come oggetto di immediata consumazione, seppure incentrata sul godimento come sospensione individuale e privata del sentimento vitale. Su questo tema vedi Il Paesaggio e l’estetica, Palermo, Novecento, seconda edizione 2005, pp. 128-136 17 Il saggio Hölderlin nell’interpretazione di Vigolo e la poesia come filosofia, contenuto in Teoremi e problemi di esteticacontemporanea (op. cit. nota 5) tratta, con molta attenzione, la genesi del pensiero poetico di Hölderlin nel suo rapporto con Fichte. 18 Accanto a comunità storiche come quelle Arborestre del Vulture e della Valle del
Sarmento, nate da antichi insediamenti albanesi, si stanno sperimentando nuovi progetti di rigenerazione urbana: il Laboratorio per il Paesaggio urbano e la Mobilità del Dipartimento di Architettura e Urbanistica di Catania ha recentemente presentato un rapporto sulle comunità giovanili che stanno aggregandosi, sviluppando una concezione olistica del paesaggio in nome di una nuova coscienza del luogo. Alberto
Magnaghi inoltre, sulla base dei documenti prodotti dalla Convenzione Europea del
Paesaggio svoltasi a Firenze nel 2000, ha in corso un’ampia sintesi che analizza i molteplici progetti pilota di governance del paesaggio, di sviluppo rurale a valenza paesaggistica e di piani paesaggistici partecipati a livelli regionali.
BIBLIOGRAFIA DI ROSARIO ASSUNTO (in ordine cronologico)
Forma e destino, Milano, edizioni di Comunità, 1957; seconda edizione, Fondazione Piazzolla, Roma, 1994 (prefazione di Ornella
Sobrero con un ricordo di Vittorio Stella) L’integrazione estetica, Milano, edizioni di Comunità,1959 Soggettività e pluralità, Milano, edizioni di Comunità, 1959 Teoremi e problemi di estetica contemporanea (con una presenza kantiana), Milano, Feltrinelli, 1960 La critica d’Arte nel pensiero medievale, Milano, Il Saggiatore, 1961 Estetica dell’identità– lettura della “Filosofia dell’arte” di Schelling,
Urbino, S.T.E.U, 1962 Giudizio estetico critica e censura,Firenze, La Nuova Italia, 1963 I. Kant, Prolegomeni ad una futura metafisica che si presenterà come scienza (edizione a cura di Rosario Assunto) Bari, Laterza,
Piccola BibliotecaFilosofica, 1967 Stagioni e ragioni nell’estetica del Settecento, Milano, Mursia,1967; trad. spagnola, Madrid,1968 L’Automobile di Mallarmé e altri ragionamenti intorno alla vocazione odierna delle arti, Roma, Edizioni dell’Ateneo,1968 L’estetica di Immanuel Kant, Torino, Loescher, 1971; ristampa 1987 Il Paesaggio e l’Estetica, Napoli, Giannini, 1973; ed. rumena, Bucarest 1986; seconda edizione Palermo, Novecento, 1994 L’Antichità come futuro. Studio sull’estetica del neoclassicismo europeo, Milano, Mursia, 1973; seconda edizione Milano, Medusa edizioni, 2006 Die Theorie des Schonen im Mittelalter (La teoria del bello nel Medioevo), Koln, DuMont, 1963; seconda edizione 1981; trad. serba,
Belgrado,1975 Libertà e fondazione estetica, Roma, Bulzoni, 1975
Ipotesi e postille sull’estetica medievale con alcuni rilievi su Dante teorizzatore dellapoesia, Milano, Marzorati,1975 Theorie der literatur bei Schriftstellern des 20. Jahrunderts(teoria della letteratura negli scrittori del XX secolo, Reinbek, Rowohlt
Verlag, 1975 Intervengono i personaggi (col permesso degli autori), Napoli, Società Editrice Napoletana, 1977 Specchio vivente del mondo (artisti stranieri in Roma 1600-1900),
Roma,De Luca, 1978 Imanuel Kant, Fondazione della metafisica dei costumi (edizione a cura di Rosario Assunto), Bari, Laterza, 1980 Filosofia del giardino e filosofia nel giardino, Roma, Bulzoni, 1981 Infinita contemplazione. Gusto e filosofia dell’Europa barocca, Napoli, Società Editrice Napoletana; edizione rumena (Universul ca spectaculj), Bucarest,1983 La città di Anfione e la città di Prometeo, Milano, Jaca Book,1983 Verità e Bellezza nelle estetiche e nelle poetiche dell’Italia neoclassica e primoromantica, Roma,Quasar,1984 Il Parterre e i Ghiacciai– tre saggi di estetica sul paesaggio del Settecento, Palermo, Novecento, 1984 La parola anteriore come parola ulteriore, Bologna, Il Mulino, 1984 Ontologia e Teleologia del Giardino, Milano, Guerini e Associati, 1988; seconda edizione Milano, Guerini,1994 Leopardi e la Nuova Atlantide, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 1988 La Natura, le Arti, la Storia. Esercizi di Estetica, Milano, Guerini, 1990 Giardini e Rimpatrio, Roma, Newton Compton,1991 L’assoluto come Bellezza, La Bellezza come assoluto, Palermo, Novecento,1993
PRINCIPALI SAGGI E ARTICOLI DI ROSARIO ASSUNTO
Un Maestro (a proposito di Pantaleo Carabellese), L’Italia socialista, VI/236, 7 ottobre 1948 Ontologia e fondazione dell’uomo nel pensiero di P. Carabellese,
«Giornale Critico della Filosofia italiana»,1949, fasc.1 L’estetica dei mezzi espressivi, Nuova Antologia, febbraio 1951 Immanuel Kant, Scritti precritici, a cura di Pantaleo Carabellese, con revisione di Rosario Assunto e Rolf Hoehenemser, Bari,1953 L’autonomia dell’arte, condizione di civiltà, «Il Giornale», 20 novembre 1953 Filosoficità o autonomia?, in Aa. Vv., Filosofia dell’arte, a cura di
Enrico Castelli, Roma-Milano, Bocca, 1953 La comunicazione estetica, Caltanissetta, Galleria IV, Sciascia ed., 1954-55 pp. 360-370 Il paradosso di Carabellese, «Rassegna di Filosofia»,1953, pp. 6369 Filosofia dell’arte e filosofia della relazione, «Aut-Aut», 1955, p. 30 Ideologia e politica, in AA. VV., Laicismo e non laicismo, Milano,
Edizioni di Comunità,1955 Presenza e rappresentazione. Postille a un paragrafo kantiano, In in AA. VV., Scritti di storia dell’arte in onore di Lionello Venturi,
Roma, De Luca, 1956 Introduzione all’estetica di Whitehead, Caltanissetta, Galleria VIII,
Sciascia ed. 1959, pp. 166-173 Tempo e qualità in Carabellese e Whitehead, in Giornale di studi carabellesiani. Atti del Convegno tenuto presso l’Istituto di Filosofia dell’Università di Bologna nell’ottobre del 1960, Milano,
Sila, pp. 335-345 Estetica dell’identità, Caltanissetta, Galleria XIII, Sciascia ed., 1963, pp. 333-335
Filosofia e arte in Schelling, in Hegel e dopo, «Il Cannocchiale», 3/4, 1965 La revisione critica del pensiero crociano e il problema della categoria estetica, in AA. VV., Interpretazioni crociane, Bari,
Adriatica,1965 Le relazioni tra arte e filosofia nella “Philosophie der Kunst” di
Schelling e nelle “Vorlesungen über die Aesthetik” di Hegel, in
Hegel-Jabrbuch, 1965 Croce e non crociano. La scoperta della vitalità,«La Fiera Letteraria, Numero speciale dedicato a Benedetto Croce», 21 aprile 1966 Dante, Giotto e l’arte figurativa nel pensiero medioevale, «Il Veltro», 6, 1967 L’antecedenza della poesia, Caltanissetta, Galleria XVII, Sciascia ed.,1968, pp. 200-211 Un filosofo nelle capitali d’Europa. La filosofia di Leibniz tra Barocco e Rococò,in «Storia dell’Arte», 3,1969 Hegel nostro contemporaneo, saggi di Rosario Assunto, Raffaello
Franchini, Mario Pan, Roma, Quaderno n.14 dell’UIPC, 1971 Furori romantici in giardini rococò, Pescara,«Trimestre», anno VI, n. 1-2 marzo-giugno 1972 La trascendenza assoluta come immanenza assoluta, «Conoscenza religiosa», luglio-settembre 1973 F. Schlegel, Storia della letteratura antica e moderna, Torino, Paravia,1974 (edizione a cura di Rosario Assunto) Appunti per un recupero schellinghiano: arte e filosofia come unità del Logos,«Giornale di metafisica», 29, 1974 Natura-arte-mito. Alcune postille schellinghiane, «Archivio di Filosofia», 1, 1976 Paesaggio, ambiente, territorio: un tentativo di precisazione concettuale, Bollettino del Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio, XVIII, 1976 L’uomo, l’ambiente e il paesaggio, «Il Tempo», Roma 14 settembre 1976
Appunti per una lettura di Dante come esercizio di pensare “nella poesia”, «Realtà del Mezzogiorno», Roma, XVI/1-2 gennaio-febbraio 1976, pp. 55-63 Rendiconto di un lettore. Invito alla lettura, prefazione a Luciano
Cammarano, Dopo le ideologie, Roma, Bulzoni, 1977, pp. V-XV I Giardini (immagini romantiche dell’Europa), «L’Europa», NS,
XII/4 settembre 1978, pp.119-126 Una nuova lettura, «L’Opinione. Numero speciale dedicato a Benedetto Croce», 25 ottobre 1977: anche in volume di AA. VV., Benedetto Croce, una verifica, L’Opinione, 1978 Benedetto Croce e la critica letteraria, Atti del Convegno Nazionale crociano, «Oggi e Domani», VI/1-2 gennaio-febbraio 1978, pp. 16 e 24-25 Estetica e Metafisica del tempo nella filosofia di Carabellese, in AA.
VV., Pantaleo Carabellese, Il tarlo del filosofare, Bari, Dedalo, 1979, pp. 117-142 Filosofia, musica, arti, studi e testimonianze sull’opera di Alfredo
Parente, Napoli, Arte Tipografica, 1979, pp. 217-220: Sul pensiero, l’arte e la vita (rileggendo “Dialettica delle passioni e suo superamento nell’arte”) Il potere e l’arte,Oggi e Domani, VII/1-2, 1979, pp.7-8 Servitù di Narciso e di don Giovanni, «Oggi e Domani», VII/12, 1979, pp. 13-14 Le Montagne (Immagini romantiche dell’Europa), «L’Europa», NS
XIII/9, maggio 1979, pp. 114-122 Facciamo il punto sull’estetica, «Nostro Tempo», Napoli, XIX/13, 1980, pp. 10-11 Natura e arte nel paesaggio dannunziano, in«Oggi e Domani. Atti del Convegno nazionale dannunziano», Pescara, 29-30 novembre 1980 L’idea assoluta come realtà assoluta, «Oggi e Domani», VIII, 1980, pp. 7-8
Figure e paesi, «Oggi e Domani», VIII/1980, pp.11-12 Le due città, «Rivista di Estetica», 4, 1980 Natura, arte e mito, «Flash Art», 4, 1980 Saggio introduttivo a Ville e Giardini di Roma nelle incisioni di
Giovanni Battista Falda, Milano, Il Polifilo, 1980 Dante, i Nazareni e l’estetica protoromantica, in AA. VV., Dante e l’arte romantica, Milano, Rizzoli, 1981 (poi in Giardini e Rimpatrio, Roma, Newton & Compton, 1991, pp. 38-90 Il problema estetico del giardinaggio. Il giardino come filosofia, in
Il giardino storico italiano. Problemi di indagine. Fonti letterarie e storiche, a cura di Giovanna Ragionieri, Firenze, Olschki,1981 (il saggio appare, con lievi modifiche, in Filosofia del giardino e filosofia nelgiardino,Roma, Bulzoni, pp. 14-32) Per un’ontologia del giardino, «Città e Società», 1, 1981, (poi, con lievi modifiche, in Ontologia e teleologia del giardino, Milano,
Guerini, 1988, pp. 19-29) Città e natura nel pensiero estetico del Seicento, in Aa. Vv., Immagini del Barocco. Bernini e la cultura del Seicento, a cura di Marcello
Fagiolo e Gianfranco Spagnesi, Roma, Istituto dell’Enciclopedia
Italiana, 1982 Contro la massificazione dei giardini, «Città e Società», 3, 1982 (poi in Ontologia e teleologia del giardino, op. cit., pp. 29-38, nonché in Aa.Vv., Tutela dei giardini storici. Bilanci e prospettive, a cura di Vincenzo Cazzato, Roma, Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, 1989) I giardini della parola e la parola dei giardini, «Artibus et Historiis», 5, 1982 Parchi e giardini dal principe al popolo, «Città e Società», 3, 1982 Stendhal a Roma, i Nazareni e la filosofia tedesca, in AA. VV., Arte e letteratura per Giovanni Fallani, Napoli, De Dominiciis, 1982 (poi in Giardini e rimpatrio, Roma. Newton Compton, 1991, pp. 38-90)
Teorie del giardinaggio nell’estetica romantica, in Aa. Vv., Giuseppe
Jappelli e il suo tempo, I, a cura di Giuliana Mazzi, Padova, Liviana, 1982 La studentessa e i satelliti, «Oggi e Domani», X/10-11, 1982, pp. 12-13 La revisione critica del pensiero crociano e il problema della categoria estetica, in AA. VV., Interpretazioni crociane,Bari, Laterza, 1983 Memoria come specchio, «Oggi e Domani», XI/1-2, 1983, pp.13-14 Il mito e un telegramma, «Oggi e Domani», XI/10,1983, pp.9-10 Per lo studio della filosofia italiana, in Aa. Vv., Sviluppifilosofici nella più recente “scuola” crociana, Fasano, Schena collana “Il tempo e le idee”, 1983, p.7 Prometeo contro la primavera, «Oggi e Domani», XII/3, 1984, pp. 7-8 L’apparenza non inganna, «Oggi e Domani», XII/8-9, 1984, pp. 56 Lo sviluppo e il silenzio, «Oggi e Domani«, XII/12, 1984, pp. 9-10 La bellezza inconsumabile, «Oggi e Domani», XIII/3, 1985, pp.11-12 I fiori che non svaniscono, «Oggi e Domani», XIII/10, 1985, pp. 7-8 Winckelmann e Villa Albani. Il giardino, luogo del rimpatrio,in Aa.
Vv., Note sulla Villa Albani Torlonia, Roma, Multigrafica, 1985 (poi in Giardini e rimpatrio, op. cit., pp.13-37) Castellani, il paesaggio e la grafica come poesia,in Omaggio a Leonardo Castellani. Notizie da Palazzo Albani. Università degli
Studi di Urbino, XIV/2, 1985, pp. 77-84 La gran saliera e la “pin up girl”, «Oggi e Domani», XIV, 10, 1986, pp. 5-7 Fuga dal giardino e ritrovamento del giardino (con alcune variazioni intorno ai consiglidel serpente), in Aa.Vv., Il giardino. Idea, natura, realtà, a cura di Alessandro Tagliolini e Massimo Venturi
Ferriolo, Milano, Guerini, 1987 (rielaborato in Ontologia e teleologia del giardino, op. cit., pp.143-169) Il giardino come filosofia della natura e della storia, in Aa.Vv., Il giardino come labirinto della storia, Palermo, Centro Studi di Storia e Arte dei Giardini, 1987 Preparativi per un itinerario nella dolcezza, in AA. VV., Il giardino veneto dall’alto Medioevo al Novecento, a cura di Margherita
Azzi Visentini, Milano, Electa, 1988 Il sole artificiale, «Oggi e Domani», XVI/3, 1988, pp.11-12 Kock e la “Commedia”come approdo alla vita, «Oggi e Domani»,
XVI/11, 1988, pp.10-12 Meditazioni sui giardini e il Parco, in AA. VV.,Il Parco Reale di
Monza, a cura di F. De Giacomi, Milano, Associazione Pro
Monza, 1989 Le lettere di Scaravelli a un amico fiorentino, Napoli, Guida, 1989 Il giardinaggio come operazione filosofica, in AA. VV., Paradisi ritrovati. Esperienze e proposte per il governo del paesaggio e del giardino, a cura di M. Cunico e D. Luciani, Fondazione Benetton
Treviso, Milano, Guerini, 1991 La nominazione e la riflessione, in AA. VV., Le grandi correnti dell’esteticanovecentesca, a cura di Grazia Marchiano, Milano, Guerini, 1991 I bronzi di Riace e il mio taccuino,«Oggi e Domani», IX/9, 1991, pp. 20-21 Messaggio inviato da Rosario Assunto(in occasione del Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino, edizione 1991), in «Bollettino della Fondazione Benetton», 2, 1992 Ritorno al giardino, in AA. VV., Pensare il giardino, a cura di Paola
Capone, Paola Lanzara e Massimiliano Venturi Ferriolo, Milano,
Guerini, 1992 Ipotesi per un estetismo speculativo, «Informazione filosofica», 17/18,1994
La cultura dello spazio contro la cultura dell’albero, in Aa. Vv., Studi in onore di Giulio Carlo Argan, Firenze, La Nuova Italia, 1994 L’arte di Guadagnolo, «Filosofia Oggi», XVII/3 luglio-settembre 1994, pp. 335-339 Geminae ortae. Un augurio a Giuseppe Brescia, prefazione al volume di Pietro Addante, La fucina del mondo, storicismo, epistemologia, ermeneutica, Fasano, Schena, 1994, p. 5, in parte già in
Rassegna di cultura e vita scolastica, «Roma», XXXIII/12 (dicembre 1979), n. 9 e in AA. VV., Sviluppi filosofici nella più recente
“scuola” crociana,Fasano, Schena, 1983 Palazzo Serra di Cassano, crocevia della cultura europea, «Informazione Filosofica», V/17-18 (febbraio-aprile 1994), pp. 6-9
32