100km del Passatore di Stefano Del Prete

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100km del

PASSA TORE PETTORALE 1330


La mia dedica va prima di tutto a mia moglie Vanessa, moglie, mamma, amica, panzer insostituibile in ogni gesto di ogni giorno. Ai miei splendidi figli Edoardo e Carlotta in ordine di venuta al mondo, siete dentro di me in ogni cosa che faccio, ovunque io sia vi porto con me. A voi la dedica sperando di essere un papà all’altezza della situazione e attraverso questi gesti, cercando di esserlo sempre in modo migliore. A Mauro, il mio compagno di corsa che 4 anni fa quando mi sentiva parlare di correre una maratona, mi dava del pazzo, benvenuto in manicomio amico mio, grazie, senza di te e senza la nostra mai dichiarata competizione tutto questo non sarebbe stato possibile. Ad Andrea, il mio nuovo amico, che in così poco tempo mi ha dato una dimostrazione d’amicizia e di affetto degna di un rapporto di lunghissimo corso, i primi 34 sono stati assolutamente massacranti, grazie per avermi supportato e tirato fino a San Lorenzo. Infine la dedico alla mia mamma e al mio papà, ai quali devo tanto, come ognuno di noi, anche loro hanno vissuto la preparazione ed immancabilmente a modo loro mi han fatto sentire la loro vicinanza e stima.


Firenze, Sabato 28 maggio 2016

ore 15:00’:00”

Durante il pranzo nella taverna di Marione, arriva Maurizio con Rober-

Faenza, Domenica 29 maggio 2016

ore 04:26’:59”

ta, che come promesso vengono ad omaggiarmi con la loro presenza ed il calore affettivo di due amici veri. Ci lasciano terminare il pranzo per poi riunirci al caffè Cavalli per un caffè insieme. Bevuto il buon caffè Vane, Roberta e Maurizio vanno a fare un giro per il centro di Fi-

è sabato 28 maggio 2016 ore 08.00,

renze, mentre io coi miei angeli custodi, rimango all’ombra delle mura

quando scendo da casa con la mia compagna di vita e di tutte le av-

di un museo. E’ proprio in quei minuti che Andre decide che sarà lui il

venture sin qui vissute e trovo i miei amici compagni di viaggio. Non

primo ad accompagnarmi e quindi partirà con me, che bella sensazio-

credo ai miei occhi, quel pazzo di Mauro mi accoglie con l’ammiraglia

ne, mi sono sentito protetto e più sicuro di me.

luccicante e con la personalizzazione delle portiere in mio onore: 1330 tender to Stefano Del Prete, che brivido e che onore, mi sono sentito

14:15’

da subito coinvolto in un’impresa enorme. Non che i più di 1.000 km

decido che è giunto il momento di cambiarmi e prepararmi per l’av-

corsi nei tre mesi precedenti siano stati poca cosa, ma il giorno dell’e-

ventura. Inizio con spalmarmi abbondante vasellina tra le cosce, sotto

vento ti presenta il conto delle emozioni, è come essere buttati dentro

le ascelle e negli altri punti storicamente per me critici e a rischio

una centrifuga che mischia pensieri, emozioni e ricordi. In tutto ciò

abrasioni, si rivelerà scelta vincente e fondamentale. Decido quindi

cerchi di rimanere lucido e presente pensando a ciò che ti aspetta.

di indossare dall’inizio le scarpe più consumate, le Nimbus 18 blue,

Insomma, via si parte alla volta di Firenze e dopo circa 3 ore di viaggio

pensando e sperando di ottenere maggior beneficio nel cambio, ap-

con un driver perfetto, Mao, arriviamo a Firenze e nonostante Mao si

prezzando il maggior fattore di ammortizzazione delle nuove Nimbus

ostini a contraddire il navigatore, riusciamo comunque a conquistare

18 verdi.

un posto in un garage di fronte alla stazione di Santa Maria Novella. Li lasciamo la macchina, e borsa in spalla ci rechiamo in piazza del-

14:40’ è ora,

la Repubblica ai gazebo per il ritiro del pettorale, la mia squadra mi

lo speaker chiama l’adunata in via dei Calzaiuoli, via da cui si partirà

coccola, Mao e Andre si fanno la fila sotto un sole cocente per lasciar-

per l’interminabile viaggio verso Faenza. Venti minuti dopo il primo

mi all’ombra, santi. Approfitto per togliermi la maglia della Juve che

sparo alle 14:50 con la partenza dei mitici hand bikers, che tenacia e

avevo indossato appositamente per la sfilata per il centro di Firenze,

che resilienza.

decisione presa dopo che un passante mi ha gridato “ma va’ a morì ammazzato te e la Juventus”.

sono le 15:00’

Ritirato il sacco contenente pettorale, maglia ed altri piccoli gadget,

Ecco ci siamo, sento lo sparo, è come se quel boato avesse tolto il

decidiamo su suggerimento del nostro Mao di andare a mangiare da

tappo ad un contenitore di brividi che si irradiano in ogni punto del mio

Marione, antica osteria fiorentina, dove ci facciamo un piattone di pici

corpo, sono in preda ad un contrasto interminabile di emozioni e sen-

cacio e pepe, indimenticabili perché tanti, buonissimi e non solo, ma

sazioni, gioia, paura, eccitazione, sconforto all’idea di non farcela, cal-

poi ci torniamo ai pici…

do insopportabile e Dio solo sa cos’altro. Intanto siamo partiti da qual-


che minuto e stiamo correndo per le splendide vie di Firenze, come se

ranno. Chiudo il pensiero e vedo di fronte a me un cartello marrone

non bastassero i pensieri che mi pervadono devo gestire anche il mio

“Borgo San Lorenzo”, ma come Giano? ma il borgo non doveva essere

GPS che non ne vuole sapere di agganciare il segnale del satellite, ma

al 32° !?! Boh, pensiamo, sarà un paese stretto e lungo :-), ma se è un

finalmente sento il “bip” che aspettavo, è lui, ed ora ci siamo proprio

borgo?! Va bene così, tanto i ragazzi saranno sulla strada e quindi li

tutti (difficile capire, ma il tuo GPS diventa un inseparabile compagno

vedremo comunque. Via via, si scende, ecco la prima vera discesa, una

di corsa e spesso ti aiuta a non strafare e a tenere tutto in equilibrio).

manna dal cielo. Che bella sensazione, cambio di pendenza dopo i pri-

Corriamo, il Giano ed io, il passo è buono, le gambe girano, fa un caldo

mi 20 km e oltretutto in ombra, che fresco, che bello. Le gambe vanno

boia ma lo sapevamo, non immaginavo certo l’incognita digestione,

da sole, scendiamo a 5’ al km velocissimi, troppo veloci, Giano frena

il piattone dei pici cacio e pepe è esattamente sotto il pettorale, non

gli dico. Rallentiamo ma poco, perché le sensazioni sono splendide.

salgono e non scendono, che peso.

Continuiamo dunque la nostra discesa fino a quando la strada torna a

La fiumana umana procede a passo alternato verso Fiesole, le strade

spianare e via un chilometro dopo l’altro giungiamo finalmente all’in-

sono strette e la gente è davvero tanta, tra i runner, i ciclisti al seguito

gresso del Borgo San Lorenzo, ho i brividi, la gente è tanta ai bordi

e gli spettatori, spesso fatichi ad aprire la falcata e quindi si procede

del passaggio, le case stringono il viottolo nel quale transitiamo fino a

un po’ ad elastico. Ma è davvero questione di poco, perché giunti al

farlo sembrare un abbraccio unico quello delle case storiche e quello

primo ristoro al 5° km il gruppo inizia a dividersi tra i primi in fuga, chi

della gente che applaude e incita noi corridori. Beviamo un bicchiere

si ferma a bere, io con loro e quelli che han cominciato un pò più lenti,

d’acqua e camminando sfiliamo per la stradina del borgo fino alla fine

saggi e sicuramente esperti più di me. Con il Giano parliamo davvero

dove poi si riapre l’orizzonte e la strada si fa larga e un pò in salita.

pochissimo, lui mi precede di qualche metro ed ogni tanto rallenta mi

Una leggera curva verso destra ed eccoli la, sono loro, sulla sinistra,

aspetta e mi chiede “Ste tutto bene?” la mia risposta è e sarà sempre

in piedi, acclamano, gridano e si sbracciano, si sono loro la mia sposa

la stessa “Si si Andre tutto bene”. Iniziamo a salire sulle prime ram-

e lui che ne è il testimone. Li raggiungiamo contentissimo di vederli li

pette di Fiesole e capisco che sarà durissima, al caldo esagerato si ag-

abbraccio e li bacio, ci conducono all’ammiraglia che è parcheggiata

giunge il fattore pendenza, ma andiamo bene, lo capisco dalla quantità

sulla destra sul ciglio della strada col bagagliaio aperto e tutto pronto

di gente che superiamo, abbiamo le gambe che girano benissimo an-

per la prima assistenza. Mi libero del fastidiosissimo marsupio Salo-

che in salita. Grazie alle continue curve si creano delle zone d’ombra

mon che avevo acquistato pochi giorni prima senza nemmeno poterlo

sul ciglio della strada, zone che zizzagando io e Andre andiamo sem-

provare, mi cambio la canottiera che è zuppa di sudore e fatica, mi

pre a conquistarci. Saliamo, saliamo e saliamo, la fatica è già tanta,

spiace cambiare l’assetto che fin qui mi ha fatto stare benissimo, ma è

ma presto ripagata dalla fantastica vista che si ha da lassù, Firenze

necessario farlo. Prima di indossare la nuova, ma identica canottiera

dall’alto è stupefacente, sembra un disegno, la vedi tutta coi suoi tetti

(Santa Vane che me le hai regalate), mi cospargo di vasellina nei miei

rossi e maestosa spicca la cupola del Brunelleschi, veramente un in-

punti critici, ascelle, capezzoli e inguine, metto la canottiera, bevo e

canto. Chissà la Vane e Mao, inizio a pensarli e a pensare se siano o

via che ripartiamo.

meno riusciti a trovare la strada per giungere al primo appuntamento a Borgo San Lorenzo al 32° km, ma si, mi dico, sicuramente ci sa-


Al cambio di Borgo San Lorenzo Andrea mi lascia ed entra sul percor-

fatto avvicinare a questo sport fantastico sappi che tu mi ci hai tenu-

so a sostenermi, lei la mia amata moglie Vanessa, colei che mi ha fatto

to legato, anche in momenti che magari avrei preso lunghi periodi di

diventare un uomo grande (i grandi uomini sono altra cosa) e maturo,

pausa, invece il tuo entusiasmo mi ha sempre trascinato oltremodo.

sicuro di me, regalandomi due figli fantastici oltre che un’esistenza

Ma intanto che penso a queste cose stiamo correndo e tu sei come

equilibrata, serena e soprattutto FELICE, ti amo amore mio e se oggi

un bambino che per la prima volta entra in un luna park e quel luna

sono qui per provare a realizzare il sogno di vincere un’altra sfida è

park si chiama Disneyland, il più bello, il più grande i più sognato da

anche grazie a te ed ai nostri bambini Edoardo e Carlotta.

ognuno. Cazzo non stai nella pelle, ridi e sei eccitatissimo, che energia

Corriamo ad un passo che sia per entrambi sostenibile, anche perché

che mi trasmetti. Non ti sfugge nulla, la tabella del 42° km che segna

Vane voleva affiancarmi nel suo primo tratto in coincidenza della salita

la fine della maratona in pieno Mugello e ci diciamo: da qui è tutto da

verso il passo, poiché nella mia “strategia” c’era l’idea di camminare

scoprire, e su che si sale.

per tutti i km di salita fino allo scollinamento, ma abbiamo sbagliato

I minuti passano veloci e con la stessa velocità il sole si abbassa e la

i calcoli ed ha iniziato troppo presto. Di conseguenza tesoro ora devi

temperatura di conseguenza ed io sono in canottiera, sudato fradi-

correre e lo dovrai fare fino a quando riuscirai a regger-mi :-). E così

cio :-(. Continua la voce di Mauro a chiedermi, se hai freddo dimmelo

facciamo per 8 lunghi chilometri, senza onestamente parlare molto,

che ti do la mia maglia, ignorando il fatto che sarebbe rimasto a torso

faccio davvero fatica a parlare, non tanto per lo sforzo o per mancanza

nudo. Io di continuo ripeto che non ho freddo, ma lo dico mentendo

di fiato e figuriamoci se mi mancano gli argomenti, ma è come se la

poiché non ho freddo ho freddissimo e non posso fare a meno di pen-

mia testa voglia rimanere tutt’uno con il corpo in una sorta di sodalizio

sare che la macchina, mannaggia, la rivedrò tra circa un’ora e dovrò

di concentrazione e complicità.

combattere coi brividi. Ma eccoci al 45° chilometro ed ecco il ristoro, siamo a Razzuolo, bevo e continuo a non ingerire nulla di solido (forse

... 40° chilometro

anche questo accentua la percezione del freddo, brucio calorie e non

ci fermiamo dai ragazzi, sosta tecnica per bere, fare il punto e via ri-

ne assumo). Il mio sguardo sempre vigile cercando di immagazzina-

partire. Ma ripartendo Vane e Andre chiedono quando avessimo voluto

re quante più istantanee mi è possibile, si ferma sull’autoambulanza.

la macchina alla sosta successiva e Mauro dice al 52°, dopo il passo

Decido di andare dalla volontaria che presta servizio e farmi dare una

della Colla, giustamente per evitare l’intoppo sicuro su al passo, ma

coperta termica, la apro, mi ci avvolgo come un tacchino pronto per

non considerando che sarebbero stati 12 km ed io ne avevo già 40 nelle

essere infornato e siiiiiii la mia temperatura torna a salire ed il mio

gambe. Non ho la prontezza di intervenire e l’ammiraglia parte…

morale torna altissimo.

Cambio cavallo, ed ecco Maurino al mio fianco ed io al suo. Che dire,

Ripartiamo a passo alternato corsa e camminata veloce, un tornante

se non il binomio di tre anni di allenamenti, scorribande, tapasciate,

dopo l’altro, un chilometro dopo l’altro, avendo come primo obbiettivo

mezze maratone e maratone fatte insieme. Con te Mauro la mia prima

il passo della Colla, quando, appena fuori dalla ripida salitina di un

maratona estera a Parigi nell’aprile del 2015 e poi Milano, Venezia e

tornante, sul ciglio destro della strada vedo l’ammiraglia, la Vane e

ancora Milano. Ma quanti chilometri avremo fatto insieme? Incredi-

Andre. Non ci credo !!! non è possibile descrivere il livello di gioia che

bile solo pensarci. Se mi sento un pò colpevole e meritevole di averti

pervade ogni angolo del mio corpo, sono felicissimo.



Incredibile, che squadra, che feeling. Hanno visto che imbruniva, c’era

costanza, non per la costanza che sicuramente non mi è mai mancata

vento e dai 34° di Firenze eravamo passati a 15°, ed in totale auto-

negli ultimi 25 anni, ma per i tanti impegni familiari e lavorativi che

nomia han deciso di anticipare la sosta, Dio li benedica. Bacio mia

ogni giorno la quotidianità ci presenta. Poi farcela per me significa-

moglie, come del resto ho fatto e farò ad ogni sosta, mi appoggio ap-

va, finirla, arrivare a Faenza, senza pormi minimamente un obbiettivo

pena al paraurti posteriore giusto per scaricare un po’ la pressione sui

tempo. Obbiettivo che però via via allenandomi bene, mi sono costruito

piedi. Mi cambio solo sopra mettendomi la maglia termica a manica

e l’ho costruito dentro di me con tanta modestia ed umiltà. L’ho diviso

corta ed il gilet, che sensazione, è come se mi fossi fatto una doccia

in tre, finirla, finirla nella quindicesima ora e nella migliore delle ipo-

calda ed indossato abiti comodissimi. Anche sotto sono masarato ma

tesi nella tredicesima ora. Questo l’obbiettivo al centesimo chilome-

conoscendo bene i miei problemi di sfregamenti penso che fino a che

tro, poi avevo dei pensieri riferiti ai vari passaggi, passaggio della ma-

non avvertirò il minimo fastidio non mi cambierò ne mutande ne pan-

ratona, limite che non avevo mai osato profanare correndo una gara

taloncini (e così fino alla fine starò con l’assetto della partenza). I miei

più lunga, il passo della Colla appunto, arrivarci ha mille significati, sei

Angeli custodi si consultano per decidere chi continuasse, oltre me

a metà gara, hai finito il gran premio della montagna, diventi a pieno

si intende, io non ho opzioni in tal senso, breve ma inteso scambio e

titolo Ultramaratoneta e poi inizia la discesa. In realtà al passo della

decidono che sarà ancora Mao ad affiancarmi per un po’ di strada. Nel

Colla avevo anche pensato che se avessi mollato qui, non sarebbe sta-

frattempo io faccio un po’ di stretching spingendo con le braccia il por-

to poi tanto male, ma ora che sono sul passo, non mi ferma nessuno.

tellone della macchina e quindi allungando le gambe, quando un corri-

Torno immediatamente lucido, ristoro a sinistra, mangio finalmente il

dore passando grida: aiutate quel povero ragazzo, non fatelo spingere

mio primo cibo solido un pezzo di parmigiano reggiano (guai qui chia-

da solo, la strada è anche in salita ... mi strappa una grassissima risata.

marlo Grana Padano, ma per noi che arriviamo dalla pianura padana, sarebbe più semplice chiamarlo Grana), macchina e Angeli a destra.

Via, via, via

L’amore mio, la Vane s’intende, Giano ti voglio bene, ma la Vane ha 13

se no mi raffreddo le gambe, e lentamente partiamo. In un attimo o

anni di vantaggio :-), mi chiede se volessi qualcosa da mangiare, un

almeno così sembra, ci siamo, siamo su, siamo al passo della Colla

panino o altro, ma niente non va giù niente, non capisco.

altitudine 913 metri sm. Nei miei pensieri questa è l’agognatissima

Lorenzo, il mio nuovo amichetto della corsa, papà di Giorgio compa-

meta e per me è un punto dove fare un primo bilancio. Questo è quel-

gno di basket di Edoardo nonché un Passatore 2015, sì è raccoman-

lo che ho sempre pensato durante la lunga preparazione nei 3 mesi

dato come un Santo di mangiare, raccontandomi (oltre che dandomi

prima della gara e quindi nei più di 1000 km corsi, ma non solo, ci ho

preziosi consigli che ho seguito ed apprezzato, grazie Tatino) che lui

pensato anche mentre non mi allenavo.

l’anno scorso ha mangiato tantissimo e che avrebbe mangiato anche

Quando ho deciso di partecipare a questa corsa, l’ho fatto pensando

di più, pasta, uova sode e altre cibarie, ma io no, io non ho fame.

che l’unico obbiettivo sarebbe stato farcela. Farcela per me in primis

Mi guardo un attimo dentro e sto bene, decido di non cambiarmi e di

significava riuscire ad allenarmi con la tabella che avevo deciso di se-

proseguire così come sono. Si scende, urca se si scende, che bello è?!!

guire, con le sue 5 uscite settimanali (riposo solo lunedì e giovedì),

non sembrerà possibile ma metti a riposo buona parte dei muscoli che

assolutamente mai avrei immaginato di farcela ad allenarmi con tanta

hai spremuto fino ad adesso. Voliamo, ci “buttiamo giù” dal passo ad


una velocità sotto i 5 minuti al km, facciamo lo slalom tra le macchine

il ciglio di destra un pò in salita e non so perché continuo a pensare

in coda, immersi in questo tunnel di piante e di odori di sottobosco.

che se ci fosse stato bisogno era impossibile salirci io a piedi con le

Finisce il bosco ma non la discesa, anche se meno ripida la strada

gambe che non me lo avrebbero permesso e la Vane con la bici non

continua a scendere in direzione Faenza, ma è lunga, è ancora lunga

sarebbe riuscita a salire. Siamo andati così bene che in brevissimo tem-

ma bello, un gran bello, scendiamo lungo la strada che serpeggia in

po arriviamo al ...

questa vallata tra i paesi di Crespino e la Stazione di Fantino. Non ricordo in quale paesino fossimo quando l’ammiraglia mi stava

.. km 78

aspettando sul ciglio destro della strada, sotto un filare di tigli. Decido

con la macchina a dx in una curva, la riconosco da lontano, Mao ha

di cambiare le calze e le scarpe, lo faccio con un pò di timore, perché

portato due torce che saranno state 4000 watt, illuminavano a giorno.

in realtà quelle che avevo nei piedi non stavano ne facendo male né

Sosta tecnica, cambio maglia, una bella asciugata e via che riparto,

dando fastidio, ero solo stufo di sentire i piedi bagnati di sudore. Che

con uno scatto felino, il bradipo e’ un felino, vero? :-).

fatica piegarmi per il cambio delle calze, la Vane mi deve aiutare come

Al mio fianco, il Saggio, Andreone Gianola, che amico, trovato per puro

quando aiutava i ns. Bambini e lo fa con lo stesso amore e le stesse

caso (come spesso accade con le cose belle) all’eta’ dei miei 45 anni,

attenzioni, rassicurandosi che me la sentissi di proseguire. Certamen-

in poco tempo ci siamo affiatati, il potere della corsa.

te amore che me la sento e tu ripartirai con me. Giù la bicicletta dalla

Corriamo, corriamo poco, inizio ad accusare lo sfinimento nelle gam-

macchina e addormentatissima sale in sella e piano piano ripartia-

be e cammino molto, di testa fin troppo lucido, continuo a scusarmi

mo insieme. Che prova d’amore la tua tesoro, sapendo quanto soffri il

con Andrea perché ora che tocca lui ad affiancarmi non riesco a far al-

freddo e quanto ti piace dormire e quanto ne hai bisogno...

tro che camminare, lui mi rincuora di continuo, Ste non preoccuparti,

chissà se io ti ho mai dato una prova d’amore così? Beh amore se de-

ci mancherebbe, fai quello che ti senti, sono qui per te. Mentre scrivo,

ciderai di compiere una qualsiasi impresa io sarò al tuo fianco e quel

sono solo su un volo per Dubai e i miei occhi si inumidiscono ogni volta

giorno vorrei la MIA squadra al completo.

che tocco certe corde ed è il 20 di novembre, sono passati 6 mesi, ma

L’ammiraglia ci supera e ci dà il km in cui ci aspetterà, Cristo ogni

è come se fosse successo tutto stamattina.

volta che succede è un addio, non posso spiegare che senso di abban-

Il ristoro dell’ottantesimo chilometro è stato allestito in un parcheggio

dono, sai che da quel momento ce la devi fare da solo.

sterrato, tendone gazebo bianco e riesco a mangiare un pò di pane

La Vane pedala al mio fianco, incappucciata nella sua giacca antivento

e mortadella che Andrea immediatamente mi vieta di mangiare per-

e cerca di tampinarmi con domande cercando di farmi parlare, ma non

ché non digeribile. Lo ascolto e prendo pane e marmellata, ma a me

le riesco a dare retta, sono esausto e quasi avverto un senso di fastidio

andava il salato. Ripartiamo e mestamente raggiungiamo il paese di

al solo udire le sue parole (tesoro, niente di personale, ma mi facevi

Fognano e...

quell’effetto durante quei chilometri). Che bello però sapervi lì per me, sapervi al mio fianco e sapervi ancora

... 82 Km sono stati calpestati.

più MIEI AMICI, grazie infinite. Andiamo benone anche se in questo

Andrea mi lascia è arrivato a correre i 42 chilometri della maratona,

tratto la strada non mi fa impazzire, piuttosto stretta e trafficata, con

di nuovo grazie Saggio. Vanessa scende con fatica dalla macchina, che


tenerezza e un pò mi sento in colpa. Pazzesco come in certi momenti

promettimi che appena appare il cartello Faenza, partiamo di corsa,

si amplifichi la sensibilità, avevo tutto il diritto di fregarmene di tutto

non puoi finirla camminando”. Affare fatto penso, ma sono certo di

e di tutti, era il mio giorno di gloria, ma no, pensavo più al loro stato

non farcela, ma non glielo dico, tanto lo sa da se che sono sfinito. In

fisico e stato d’animo che non al mio. Bevo, bevo e bevo, ma quanto ho

tutto questo ci accompagnano due individui di Rimini, uno di circa 50

bevuto? Ci ho pensato e credo di aver ingerito più di 10 litri, prevalen-

anni ed il suo angelo, credo ne avesse 70 di anni, ma non stava zitto

temente acqua gassata e brodo di gallina caldo, che buono...

un attimo, che tipo, è riuscito a stancarmi l’unica cosa che non lo era ancora, le mie orecchie.

Ora torna in gioco Mauro, salutiamo e via si va. Che fatica, che nausea,

Con i Riminesi in sotto fondo entriamo nel paese di Errano e ne manca-

mi dà fastidio persino l’odore dell’aria. Ma ormai bisogna arrivare alla

no 5, ne ho fatti 95 penso. Alzo gli occhi e leggo il cartello stradale, quel-

fine cercare di farlo il prima possibile, compatibilmente con lo stato

lo, si quello, quello per cui tutto ciò ha avuto inizio, quello che significa

delle cose. I chilometri passano piano ma uno dopo l’altro passano...

ritornare a correre, FAENZA. Dai Ste, si va, dice Mao, si Mao si va dico io. Metto in moto le gambe e si va, le gambe girano, si inizia ad entrare in

... 84, 85, 86, 87, 88, 89 e novantaaaaaaaaaaaaaa.

città, le gambe si alleggeriscono, le strade diventano vie, e poi viottoli, le tabelle 96,97,98 ne mancano due e in lontananza sento la voce incon-

Cazzo ho corso per 90 chilometri di continuo, questo è quello che pen-

fondibile dello speaker che accoglie ogni singolo eroico atleta.

so. Solo 10 Ste, ne mancano solo 10 mi ripetevo. È lì che leggo il cartello stradale BRISIGHELLA, il penultimo paese prima di Faenza. Riesco

99 (novantanovesimo),

a parlucchiare a fatica ma mi sforzo di tirar fuori i miei pensieri, le mie

sono un brivido unico che corre, credo, attorno a 5’/km, non ho idea

sensazioni e mi rendo conto che Mauro mi ascolta e di tanto in tanto mi

con quale forza se non con quella della passione, la forza che ho den-

guarda con faccia sorridente e divertita, probabilmente tra una cazzata

tro e la mia determinazione e testardaggine, quando mi metto in testa

e l’altra dicevo una cazzata, insomma temo che abbia straparlato mica

una cosa, è finita, la devo fare. Negli ultimi 25 anni qualsiasi cosa mi

male.

son messo in mente di fare, l’ho fatta con successo, certo a mio modo,

Dico solo che a un certo punto, non ricordo dove fossimo e quale dei

con le mie capacità, i miei errori, i miei limiti, ma le ho fatte tutte, con

miei tre angeli avessi al mio fianco, ho chiesto cosa ci facesse una

l’unico scopo di dimostrare a me stesso che nulla è impossibile se lo si

bambina cosi piccola in giro da sola a quell’ora, al che la risposta è

vuole davvero, certo costa fatica, sacrificio e tanta voglia di darsi quel-

stata, Ste ma quale bambina? Ed io, non vedi, lì davanti a noi sulla

la pacca sulla spalla che ci manda avanti sempre con la schiena diritta

destra, ha una lunga gonna bianca e una luce verde sulla schiena.......

e con la voglia di svegliarsi ogni mattina con la voglia di guardarsi allo

Cazzo era un Runner con la lucina verde che ci avevano omaggiato

specchio diritti negli occhi e vederci dentro l’uomo che vorresti essere.

nel pacco gara. È incredibile come io quell’immagine l’abbia ancora assolutamente chiara davanti ai miei occhi adesso. Ci lasciamo BRISIGHELLA alle nostre spalle, salto l’ultimo ristoro e filiamo diritti e Mauro mi dice: “Ste se vuoi continua camminando, ma


L’ultima curva, ho Mauro alla mia sinistra che da lunghi minuti mi ripete: Ste ce l’hai fatta!

Finalmente mangio, il mio stomaco ora

Si ce l’ho fatta gli dico, e gli ridico ce l’ho fatta, uffa, ce l’ho fatta. Mauro

vuole la pappa. Vado alla macchina, mi sie-

mi prende la mano e mi lancia verso l’arrivo urlandomi: Vola Ste, vola.

do dietro e crollo come un bambino sicu-

Mentre lo scrivo piango con il Ligabue nelle orecchie. Sono solo ed è

ro di essere tra le braccia sicure della sua

la prima volta che rimango solo in questa gara, giro la curva e lo vedo

mamma, la mia si chiama SQUADRA.

davanti a me, è bellissimo, è rosso, è l’ARRIVO, mi ci fiondo ad una velocità impensabile, risucchio 4 o 5 concorrenti negli ultimi metri, sto per tagliare il traguardo ma mi fermo, accortomi di avere superato una donna a cinque metri dal traguardo. Mi sono detto, non puoi farlo, aspettala, falla passare e poi tocca a te. Così ho fatto. 13 ore 26 minuti 59 secondi, HO VINTO !!! A destra la mia squadra dietro le transenne, ma per me quelle transenne non ci sono, vado da loro bacio mia MOGLIE, TI AMO, abbraccio I MIEI AMICI, VI VOGLIO BENE. L’abbiamo fatta insieme e l’abbiamo vinta tutti, la mia medaglia che sto andando a prendere è la medaglia di una squadra, ed io il capitano per un giorno con delega per il suo ritiro. Eccomi alla consegna delle medaglie, ne avevo già una al collo che me ne mettono un’altra per sbaglio, forse ignari di tutto me la stavano dando per la mia squadra, l’ho resa, la medaglia della squadra è una sola. Incontro la donna a cui ho ceduto il passo sull’arrivo, ci abbracciamo e mi ringrazia dicendomi: sei stato grande e io le rispondo: tu più di me. Passo al ritiro delle tre bottiglie di vino, mi stampano il diploma e filo a far la doccia al palazzetto dello sport di Faenza. A piedi, guarda il caso, verso la macchina, dritti al palazzetto, doccia ghiacciata, una cambio pulito e caldo. Fuori dallo spogliatoio mi viene incontro un anziano uomo con un vassoio colmo di uova sode, pane e mortadella e piadine calde.




Qualcosa di indescrivibile, un’esperienza al limite del comprensibile ai più. Una prova di grandissimo carattere e passione per arrivare a ciò che ti sei prefissato, un sogno accarezzato per più di un anno, tre mesi di preparazione faticosissima sia fisicamente che psicologicamente per i sensi di colpa generati dal pensiero che ogni ora che passavo correndo la sottraevo a mia moglie ed ai miei figli. Invece loro han capito che dopo tutto ciò, si sarebbero trovati un marito e papà migliore, quindi non solo mi hanno aspettato ma mi hanno appoggiato ed incoraggiato. La corsa contro il tempo per 5 giorni alla settimana, cercando di trovare il tempo per allenarmi secondo tabella ed incastrando i mille impegni che tutti noi abbiamo quotidianamente. La mia piccola ma grandissima impresa rimarrà impressa in me per sempre e non potrà mai essere scissa dalle tre persone che mi hanno accompagnato a Firenze e da Firenze anche loro con le loro gambe alternandosi fino a Faenza. Vane, Mao e Andre tre persone con un cuore gigante, che mi hanno insegnato che la passione per lo sport e l’amore per un sogno di un amico non hanno prezzo. Anche se insistono a dire no, senza di loro sarebbe rimasto un sogno a metà.

Grazie vi voglio bene. Lo Ste.


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