Il nonno racconta il '68 - Motocross e crimini di guerra

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Il nonno racconta il “68 <<Motocross e crimini di guerra>> (di Luca Manneschi) Alla fine degli anni ‘60 A…… era una pacifica e tranquilla città di provincia ancora in pieno boom economico, nella quale la maggior parte degli studenti universitari viveva ancora la goliardia: il ’68 sembrava solo un temporale lontano.

tenuti accuratamente nascosti!”. Il dibattito, già nato incandescente, stava degenerando e già circolavano i possibili nomi, sia dei martiri della barbarie nazifascista, che della intolleranza politica comunista. All’improvviso tutto si acquietò e si concluse con una delibera comunale votata all’unanimità, sia dalla maggioranza, che dall’opposizione. Un evento assolutamente unico in quegli anni.

Ma cosa era successo veramente?

Improvvisamente una notizia bomba mise l’intera città a soqquadro: in una collina vicina erano stati ritrovati dei resti umani, delle ossa appartenenti a più persone e risalenti all’epoca della seconda guerra mondiale. In consiglio comunale la maggioranza (PCI, PSIUP, PSI) si impadronì della notizia parlando della ennesima strage nazi-fascista. L’opposizione (MSI), rappresentata da un focoso avvocato, passò al contrattacco perché delle “rappresaglie in corso di operazioni belliche” si sapeva già tutto, mentre questa era sicuramente un’epurazione perpetrata da partigiani rossi ai danni dei bianchi perché “.solo questi episodi sono sempre stati 2

A quell’epoca agli studenti di Medicina, era consentito prelevare, presso il cimitero comunale, delle ossa a scopo di studio e di regola si trattava di quelle riesumate, proprio dopo 2530 anni dall’inumazione per essere poi riposte nell’ossario comune. Una mattina, uno di questi studenti, si stava recando, con la propria Morini Corsarino Cross, a casa di un amico per studiare e portava sulle spalle, in una di quelle che allora venivano chiamante “sacche da ginnastica”, una buona quantità del suddetto materiale di studio. Però ad un incrocio, proprio come Pinocchio, si imbatté nel Gatto e nella Volpe, rappresentati nella fattispecie da due motociclisti che meritano di essere descritti. Il primo di questi era detto “l’Occhialaio”, sia perché figlio di un ottico, sia per evitare l’ampolloso doppio nome ed il ridondante triplo cognome nobiliare. L’Occhialaio cavalcava una Morini 125 da Regolarità ed aveva avuto un suo momento di gloria quando, in una gara di cross minore, aveva battuto il famoso Collina con una Morini


ex-ufficiale recante ancora la punzonatura delle mitiche Valli Bergamasche. L’altro era invece un uomo sulla quarantina con dei voluminosi nerissimi baffi ed era chiamato “il Doma”, abbreviazione di domatore, in quanto aveva lavorato sicuramente nel Circo, ricoprendo il ruolo di domatore di leoni, ma questo lo diceva solo lui. Il Doma possedeva una Bianchi 125 trasformata in fuori strada, con il serbatoio azzurro lucentissimo e viaggiava con la “compagna della sua vita” una scimmietta che teneva sulle spalle o, più frequentemente, sul traversino del manubrio. In quegli anni era tollerato viaggiare senza casco, ....ma con la scimmia. Il nostro Pinocchio si fece facilmente convincere e seguì il Gatto e la Volpe in una collina vicino alla città i cui sentieri, tra ruderi di mura e di bastioni etruscoromani, erano diventati una specie di crossodromo.

risalendo goffamente il sentiero con le loro Gilera 300. I tre fuoristradisti tagliarono la corda e fuggirono per altri percorsi approfittando della maggior agilità dei propri veicoli.

I vigili urbani, attratti dal sacco da ginnastica vuoto, entrarono nella grotta e fecero la scoperta della ossa senza ovviamente ricollegare i due fatti. Alla fine fu una lettera anonima inviata al sindaco che spiegò l’arcano e tutto si risolse con la delibera comunale ricordata in cui si vietava tassativamente ai custodi del cimitero:

<<..di dare ossa a chicchessia, ma in particolare agli studenti di medicina !>>

La potenza delle due 125 era troppo superiore a quella del Corsarino che rimaneva costantemente indietro. Forse proprio per questo Pinocchio pensò di fare uno scherzo agli amici e, fermatosi non visto, dispose in maniera adeguata le ossa in una delle grotte presenti, lasciando vicino all’ingresso il sacco da ginnastica. La gara di cross e lo scherzo appena iniziato, vennero interrotti all’improvviso dalla vista di due vigili urbani che, richiamati dal rumore delle moto, stavano NOTA: l’autore del racconto non ha mai posseduto una Moto Morini Corsarino Cross. 3


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