AV-FOTOGUIDA N°1 ottobre 2010
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Il workflow nella Fotografia Digitale poche regole ma buone di Alessandro Vetrugno©
“Un buon viaggio inizia prima ancora di partire” così recitava un noto spot pubblicitario. Nulla di più vero e valido anche per il mondo della fotografia. Potrebbe sembrare assurdo ma poi tanto assurdo non è. Immaginate di dover rimuovere dalle vostre immagini dell’ultimo s e r v i z i o f o t o g r a fi c o d a matrimonio tutte le macchie dovute alla presenza di polvere sul sensore solo perché, prima di mettere il corpo macchina in borsa, non avete provveduto a controllare la pulizia delle lenti e del sensore stesso. Che siate dei professionisti o dei fotoamatori, il tempo è denaro per tutti e quindi perché non prestare attenzione a queste piccole precauzioni che ci faranno risparmiare ore e ore
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davanti al nostro monitor seppur sforzo e sono in grado di dare bello e di ottima qualità? degli ottimi risultati sin da subito. Giornalmente mi viene Lo scopo di questa guida posta la domanda “ma quale è il non è certo quello di scrivere modo migliore per gestire i miei file? q u a l c o s a d i n u o v o o qual’è a procedura giusta per preparare r i v o l u z i o n a r i o ma i miei file per la stampa? e se li devo semplicemente di condividere condividere tramite web?” con chi ne fosse interessato, Non è facile rispondere a quello che è il risultato della mia simili domande per il semplice esperienza personale in 15 anni fatto che “Il workflow” corretto o di studio sulle tecniche di ideale in assoluto non esiste, gestione e manipolazione dei file bensì esiste quello che meglio e in 6 anni di fotografia digitale. soddisfa le vostre esigenze e che A questo punto vediamo vi permetterà di ottenere i quali sono queste semplici migliori risultati con il minimo regole. sforzo. Questo è il principio che deve essere alla base di qualsiasi workflow. Tuttavia esistono delle semplici regole che possono essere seguite con un minimo
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Workflow in 5 passi linee guida per un miglior risultato
Spesso le capacità del file Raw sono molto sottovalutate. A volte è la semplice conseguenza del non capacità nel gestire file grezzi o per la pigrizia di manipolare file più pesanti che rendono penti i nostri PC o che non possiamo vedere subito sui nostri monitor ma che hanno bisogno di convertitori, ecc.
1. L’ATTREZZATURA
E’ fondamentale aver cura della propria attrezzatura anche perché sarà grazie ad essa che porteremo a casa i nostri ricordi di una gior nata fotografica, di un evento e quant’altro. Valutate l’acquisto di attrezzatura e prodotti per la pulizia delle lenti oltre che del corpo macchina ma soprattutto del sensore. I costi non sono eccessivi e con una spesa di circa 60€ potete acquistare un kit completo per la pulizia sia del sensore che degli obiettivi. Preservare l’integrità della propria attrezzatura è fondamentale; un filtro skylight d’avanti alle vostre ottiche potrebbe evitare spiacevoli incidenti che vi vedrebbero rinunciare allo scatto o, peggio ancora, a mettere di nuovo mano al portafogli. Non sottovalutate l’argomento schede di memoria, controllate sempre, prima di uscire da casa, che siano vuote e pronte per alloggiare i nuovi file. Tenete sempre una serie di batterie cariche e pronte all’uso. Non costa nulla metterle sotto carica in un giorno in cui non dovrete scattare. 2. LO SCATTO
Impostate di volta in volta i vari s e t t a g g i d e l l a vo s t r a m a c ch i n a fotografica. Se il software di gestione della fotocamera ve lo permette, inserite subito i dati di copyright e accertatevi che il firmware sia il più recente. Scegliete il formato di scatto migliore, se possibile è consigliato il formato proprietario della vostra fotocamera (il
DNG (Digital Negative) Questo formato vi permette di rendere il vostro file Raw leggibile da qualsiasi software anche a distanza di anni qualora la casa madre non dovesse più produrre software specifici per il vostro formato Raw.
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Usate il file RAW
Canon 350D con Canon EF 70-200 f2.8L IS USM a 200mm ISO 100 - f2.8 - 1/1250sec
R AW ) c h e p u ò e s s e r e . C R 2 (Canon), .NEF (Nikon), .fff (Hasselblad), ecc. Inoltre, scattando in RAW non dovrete preoccuparvi del profilo colore da assegnare al file in q u a n t o è , i n s i e m e a l d at o d e l bilanciamento del bianco, l’unico dato che non viene “scritto” all’interno del file. Per una qualità migliore cercate di scattare con il valore ISO più basso che potete al fine di limitare la presenza del rumore digitale, spesso molto fastidioso che porta ad avere minori dettagli e falsa la resa cromatica delle nostre immagini. La presenza di rumore, inoltre, vi obbliga a intervenire più o meno pesantemente sul file durante la fase di sviluppo. In linea di massima lavorate in priorità di Tempi (Tv) se avete bisogno di congelare un istante o se volete enfatizzare il senso di movimento oppure usate la modalità a priorità di Diaframmi (Av) se il vostro software Adobe, non perché ne sia semplicemente innamorato ma perché, effettivamente, sono divenuti uno standard nel settore, non solo grafico ma anche fotografico. Potete facilmente utilizzare gli strumenti di Adobe Bridge per acquisire direttamente in DNG ma, ovviamente, anche in Raw. Organizzate sempre le vostre librerie immagini seguendo un criterio costante che possa permettervi, in qualsiasi momento, di ritrovare lo scatto che cercate. Un software molto potente, leggero e flessibile è Adobe Photoshop Lightroom, attualmente giunto alla
Foto:
AlessandroVetrugno©
PP:
AlessandroVetrugno©
intento è quello di isolare il soggetto dallo sfondo o far in modo che sia tutto a fuoco all’interno dell’inquadratura. 3. ACQUISIZIONE DEL FILE
A questo punto i file sono pronti per essere importati sui vostri hard drive. E’ fondamentale eseguire almeno una copia di backup su un disco diverso da quello di acquisizione. La tendenza a copiare i file su supporto ottico come CD/DVD non è una soluzione del tutto sicura in quanto, questo tipo di supporti, hanno anche loro una vita di efficienza abbastanza breve (circa 5anni nelle migliori condizioni). Qualsiasi software usiate, importate il file convertendolo in .DNG (Digital Negative). Consiglio di utilizzare
versione 3 e disponibile sia per sistemi operativi Windows che Machintos. Altri software sono Apple Aperture, Apple iPhoto, PhaseOne Capture Pro solo per elencarne alcuni tra i più completi e versatili. Usando questi software potrete catalogare i vostri file associando ad ognuno di essi delle parole chiavi (KeyWords) indici di gradimento ecc, ecc. E’ fondamentale, in questa fase, poter contare su una corrispondenza colore corretta al fine di evitare spiacevoli sorprese nel momento in cui stampiamo le nostre immagini. A tal scopo è utile equipaggiarsi di uno spettrofotometro come lo Spyde3 Pro,
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facile da usare, economico e vi per metterà di calibrare qualsiasi monitor. Se volete qualcosa di più completo il mio consiglio è l’acquisto di un ColorMonki della X-Rite con il quale potrete profilare (calibrare) qualsiasi periferica ad emissione di luce (monitor, proiettore) ma anche la vostra stampante. L’argomento “gestione del colore” è davvero molto complesso e spesso c’è molta confusione pertanto
Software Raw Processing
preferirei trattare tale argomento separatamente, magari sulla prossima guida. 4. CAMERA CHIARA
La disponibilità sul mercato di software Raw Processing è tale da poter soddisfare qualsiasi esigenza. Talvolta, questo può destare anche delle difficoltà nella scelta del software da utilizzare. Ognuno di questi software di sviluppo dei file raw ha le sue peculiarità. Sostanzialmente si possono suddividere in due grossi gruppi: quelli denominati All In One che, oltre agli strumenti di sviluppo, hanno anche funzioni di arch i v i az i o n e, c atalo g az i o n e ed esportazione e software Raw Processing dedicati solo ed esclusivamente allo sviluppo del file grezzo. Ovviamente i software All In One sono preferibili in quanto permettono di svolgere il proprio flusso di lavoro all’interno di un unico ambiente grafico senza saltare da un programma all’altro magari costretti a tenere aperti due software diversi rubando risorse al proprio computer. Tra i più utilizzati a questo scopo abbiamo Adobe Photoshop Lightroom3, Apple Aperture3, Bibble 5Pro e PhaseOne Capture Pro. Tra i più semplici Raw Processing svetta in cima a tutti Adobe CameraRaw attualmente giunto alla versione 6.2. Non trascurate l’utilizzo del software in Bundle fornito in dotazione alla propria fotocamera per il semplice fatto che, essendo creati dalla stessa casa costruttrice della vostra fotocamera sanno esattamente come interpretare il
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vostro file. Tale operazione prende il nome di “demosaicizzazione”. A questo punto, a prescindere dal software che utilizzerete, nella fase di sviluppo occor re rispettare una sequenza logica per intervenire sul file. Spesso l’interfaccia dei software di sviluppo sono organizzati in maniera tale che tale sequenza sia istintiva. In ogni cas o è utile conos cere la suddivisione delle fasi da seguire.
Sono caratterizzati da una interfaccia chiara e completa. Inoltre gli strumenti di sviluppo sono disposti e organizzati in maniera tale che possano essere usati secondo un ordine c o e re n t e e a p p ro p r i a t o i n funzione della fase dello sviluppo.
Interfaccia di PhaseOne Capture 5Pro.
a) bilanciamento del bianco (e tinta). Scattando in Raw non viene registrato sul file il valore relativo alla temperatura colore e il profilo colore. Questo perché il file Raw è un file in scale di grigio sui tre canali RGB e pertanto non ha senso registrare informazioni di colore; b) correzioni tonali. Punto del Bianco, punto del Nero, recupero alte luci e curve parametriche (molto utili per preservare le zone di alte luci senza incorrere in rischiose bruciature); c) correzioni cromatiche. Vividezza, saturazione, parametri cromatici di Tono, Saturazione e Luminosità; d) correzioni varie. Correzione Lente, rimozione del rumore digitale (prima) e nitidezza (poi). Tutti i software di sviluppo forniscono la possibilità di salvare dei settaggi (impostazioni di sviluppo) da poter utilizzare in modalità Batch su grosse quantità di file al fine di risparmiare tempo qualora si dovesse
gestire una grossa quantità di immagini da sviluppare in breve tempo. Sfruttate il massimo delle potenzialità del file raw. E’ inutile scattare in raw per avere il massimo delle informazioni sul file quando poi lo si lavora a 8bit e, magari, in sRGB. C’è da dire che tali scelte devono essere oculate in funzione della destinazione del file e quindi potrebbe essere giustificata anche la scelta di lavorare su un file a 8bit. Il profilo colore che permette di effettuare gli interventi cromatici su un più ampio spettro è il ProPhotoRGB. Tale profilo colore è anche visto come la bestia nera del colore semplicemente perché difficile da gestire in fase di post-produzione ma, se utilizzato coerentemente, fornisce ottimi risultati. Se non si vuole rischiare sul profilo colore, l’AdobeRGB1998 è la scelta obbligata. Infine, qualora il file fosse destinato solo ad una visualizzazione a monitor, il profilo sRGB è più che sufficiente. Per quanto riguarda la scelta tra 8 e 16bit, ovviamente, seguendo il principio precedentemente menzionato, la scelta migliore è il 16bit. Per chi non avesse chiaro il perché di tale scelta vi basti sapere che il valore in bit fa riferimento al numero di sfumature del colore (profondità colore). Più alto è il valore e più sfumature avremo. Ovviamente questo dato lascia il tempo che trova su una immagine povera di cromaticità ma assume invece un importanza rilevante su immagini ricche di toni e cromie come potrebbe essere un paesaggio, un ritratto (pensate anche ai toni della pelle) ecc. 5. ESPORTAZIONE
E’ la fase cruciale di tutto il lavoro di post produzione, quello in cui verranno “incise” sul file tutte le nostre operazione; è la fase in cui si ottiene il risultato finale definitivo. Oggi è possibile esportare in qualsiasi for mato perché diverse possono essere le destinazioni ed usi di una immagine. Pensate all’esportazione per un dispositivo mobile (iPhone, iPad, cellulari), una presentazione (slideshow, dvd video), web (gallerie fotografiche sul proprio sito personale) pdf (più utilizzato per la stampa o impaginazione) oltre alla tradizionale stampa cartacea. In fase di post produzione vi consiglio di utilizzare il formato .psd soprattutto se si ha intenzioni di
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Se dovete preparare una immagine per il web è inutile esportarla con una risoluzione di 300dpi se i monitor forniscono al massimo 72dpi. Model: Nicole Stani Make Up Artist: Emy Rice Stylist: Spadaro Coiture Photographer: Alessandro Vetrugno Post- Producer: Alessandro Vetrugno
Le potenzialità di una file Raw sono enormi. Una corretta post produzione può solo valorizzare i vostri scatti.
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lavorare in maniera non distruttiva sul file. Questo formato vi permetterà di conservare i livelli di regolazione applicati all’immagine in questione. Evitate il formato .TIFF ormai obsoleto oltre che inutilmente pesante in quanto si conservano le stesse informazioni anche su un file .psd che risulterà più “leggero”. Il file .jpeg è indispensabile qualora terminata la fase di post produzione. Questo formato universale è già pronto per essere utilizzato su qualsiasi dispositivo e persino per la stampa. Ovviamente anche su questo argomento c’è tutto un mondo da conoscere. Informatevi preventivamente sulle caratteristiche fisiche del file in funzione della destinazione. Esempio: se dovete preparare un’immagine per il web non è consigliato esportarla con una risoluzione di 300dpi in quanto i monitor forniscono al massimo 72dpi (sistemi operativi Machintos) o 96dpi (i più recenti sistemi operativi Windows). Stessa cosa vale per le dimensioni del file. Evitate di salvare un jpeg da 1920x1200 se poi sarà visualizzato
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all’interno di una pagina web 800x600. Questo forte ridimensionamento produrrà una inevitabile caduta di qualità dell’immagine. Sulla base di questo sappiate che, in linea di massima sono sufficienti 72dpi per le immagini indirizzate al web, 300dpi per le immagini destinate alla stampa (se non si eccede troppo nelle dimensioni fisiche del documento). Molte reflex digitali generano file a 240dpi. Il mio consiglio è di conservare questo valore fino alla fase di stampa. Portare il file da una risoluzione di 240dpi fino a 300dpi implica una riscrittura totale del file tramite una procedura che prende il nome di ricampionamento. Questa trasformazione riduce la qualità del file, non solo, la perdita dei dati è persino irreversibile. Per quanto riguarda la scelta del profilo colore da associare al file, e quì ritorniamo all’argomento spinoso, è fondamentale. Nel caso di immagini per il web, la scelta è obbligata sul profilo sRGB. In tutti gli altri casi, la cosa migliore sarebbe quella di avere a disposizione il profilo di destinazione della periferica di output e cioè della stampante che andrà a stampare le nostre immagini.
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Chiedete sempre al vostro stampatore il file del profilo colore della stampante e della carta che utilizzerà per stampare le vostre foto. Una volta venuti in possesso del profilo colore (attenzione, ciò deve essere totalmente gratuito) non vi resta che installarlo sul vostro computer e assegnarlo alle immagini al momento del salvataggio.
CONCLUSIONI
Potreste stupirvi di come sia possibile migliorare il proprio flusso di lavoro seguendo pochissime ma oculate regole. Indubbiamente, il fotografo matrimonialista avrà un workflow diverso dal fotografo di studio e così via, quindi, ciò che dovrete fare adesso è sperimentare al fine di raggiungere quel risultato che desideravate ma con il minor sforzo. Questo è il principio di un workflow efficiente. Qualora l’aspetto della vostra foto non dovesse migliorare in maniera considerevole ma fosse frutto di un intervento ottenuto in metà tempo rispetto al vostro metodo precedente......bhe, non è già questo un ottimo risultato?
Model: Elisa Photo: AlessandroVetrugno PP: AlessandroVetrugno
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Alessandro Vetrugno© Photographer and Post Producer Tutti i diritti appartengono all’autore. Tutti i marchi registrati menzionati in questo documento appartengono ai legittimi proprietari.