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SOCIETÀ

Il boom delle auto elettriche

Entro il 2050 la metà del parco veicoli in Svizzera sarà elettrico, ma i problemi di mobilità si risolveranno solo limitando gli spostamenti

Una malattia ereditaria

Diversi tipi di tumore hanno a che fare con una mutazione genetica che oggi può essere diagnosticata preventivamente

Groenlandia dell’Est

Grande è la voglia di riscatto che la gente di queste terre ha quando si mette in fuga da un vivere incerto e intriso di solitudine

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Il gioco come processo di autoguarigione

Bambini e migrazione ◆ La Svizzera ha accolto finora quasi 70mila profughi ucraini, tra cui molte famiglie con figli piccoli. Isabella Cassina, esperta in materia di sostegno psicosociale, propone un intervento terapeutico per curare le ferite invisibili del conflitto ancora in corso

La questione migratoria è tornata d’attualità dopo che per quasi due anni era finita in secondo piano. Con l’allentamento delle restrizioni dovute alla pandemia, i flussi migratori sono ripresi. Inoltre, la guerra in Ucraina ha provocato in Europa la più grande crisi umanitaria dalla Seconda guerra mondiale. Dallo scoppio del conflitto gli sfollati interni sono più di 7 milioni e oltre 13 milioni di persone hanno trovato rifugio nei Paesi limitrofi. La Svizzera ha accolto finora 67mila ucraini (dati di inizio novembre) che hanno ottenuto lo statuto di protezione S.

«Ai genitori fuggiti dall’Ucraina consiglio di creare da subito uno spazio e un tempo dove il bambino possa giocare»

Sono soprattutto donne con bambini e giovani in età scolastica. Anche se ora sono al sicuro, sul treno diretto a ovest si sono portati la sofferenza di una separazione forzata dai propri cari e dalla loro terra. Sono ferite invisibili che vanno riconosciute e curate. Ed è proprio ciò che fa Isabella Cassina. L’assistente sociale sta svolgendo un dottorato di ricerca sull’applicazione del gioco e delle arti espressive come terapia nei contesti di crisi. Di recente ha dato alle stampe una pubblicazione in cui illustra il concetto di «recuperare il tempo di gioco perduto», approccio terapeutico volto a fornire supporto a bambini affetti da una serie di disturbi psicosociali causati dallo sfollamento.

Signora Cassina, la sua prima esperienza sul campo nell’ambito del sostegno psicosociale risale al 2009, quando ha assistito gli sfollati interni a Belgrado. Cosa ricorda di quella esperienza in Serbia?

Le persone fuggite dal Kosovo più di dieci anni prima vivevano ancora in baracche nei centri di prima accoglienza ai margini della città. In questa situazione di emergenza erano nati i loro figli che parlavano del conflitto come se l’avessero vissuto sulla loro pelle perché quell’esperienza traumatica era stata trasmessa loro dai genitori. Nonostante fosse finita da anni, la guerra era quindi ancora molto presente nella quotidianità, anche in quella dei più piccoli. Possiamo parlare di trauma intergenerazionale. È stata per me un’esperienza illuminante che ha avuto un ruolo decisivo nel mio percorso professio-

Bambini e ragazzi ucraini giocano e suonano nel centro d’incontro Prostir a Reussbühl, nel canton Lucerna. (Keystone)

nale. Lì ho capito che volevo saperne di più sulle strategie per aiutare i bambini.

E una di queste strategie si basa proprio sul gioco. Di che cosa si tratta?

Il gioco è un istinto naturale dell’essere umano che ci accompagna per tutta la vita. Bambini e adulti hanno bisogno di giocare, lo fanno in modalità differenti e per soddisfare necessità diverse. Per i bambini il gioco è fondamentale per comprendere il mondo che li circonda, esprimere ed elaborare episodi di vita ed emozioni forti, sviluppare abilità essenziali. Per questo motivo, è importante che un bambino venga messo rapidamente nelle condizioni di giocare se è stato privato di questa possibilità, ad esempio durante una migrazione forzata o in una situazione di emergenza. Nel libro parlo proprio di «recuperare il tempo di gioco perduto» affinché i bambini possano fare esperienze riparatorie fondamentali per il loro benessere psicosociale e lo sviluppo cognitivo.

Come si articola l’intervento terapeutico attraverso l’uso del gioco?

Il nostro è di solito un intervento a 3 livelli di forma piramidale. Nella prima fase vengono coinvolte possibilmente tutte le persone che ruotano attorno ai bambini: genitori, familiari, operatori sociali, insegnanti. Attraverso il gioco si crea un contesto senza troppo regole, in cui ci si può divertire e stare bene insieme in un ambiente accogliente e rilassato. In questo contesto si individuano i bambini che hanno bisogno di un sostegno psicosociale più mirato. In seguito, il gioco viene usato come terapia e si inizia un percorso parallelo con la singola famiglia. Si cambia il setting, ad esempio da uno spazio che può accogliere una ventina di persone si passa ad una stanza di terapia in cui viene fatto un lavoro individuale basato sui bisogni del bambino, sul suo livello di sviluppo e durante il quale vengono coinvolti quanto più possibile i genitori.

Anche se hanno raggiunto il Paese d’accoglienza dove i genitori hanno chiesto asilo, i bambini ucraini continuano a vivere una condizione di stress post-traumatico e sono confrontati con grandi difficoltà. Che tipo di intervento dovrebbe essere promosso in Svizzera?

La migrazione è un processo che consiste in un prima, un viaggio e un dopo. Quando il bambino arriva in Svizzera ha vissuto esperienze complesse e potenzialmente traumatiche che possono creare una situazione di grande disagio, soprattutto se non vengono individuate in fretta. È importante quindi intervenire tempestivamente e per poterlo fare bisogna essere preparati e sapere chi contattare per fornire il supporto necessario. In linea generale, a un genitore proveniente dall’Ucraina consiglierei di creare da subito uno spazio e un tempo dove il bambino possa giocare. Sembra una banalità, ma studi scientifici hanno dimostrato che il gioco è il più naturale ed efficace processo di autoguarigione per i bambini. Grazie al gioco riescono ad esprimere attivamente le proprie emozioni, a rielaborarle e con il tempo a sentirsi a proprio agio in una nuova realtà. Inoltre, le scuole hanno un ruolo fondamentale. Sono il nostro punto di riferimento in tutti i progetti e interventi in qualsiasi parte del mondo. È così che riusciamo ad arrivare ai genitori. Ma è importante occuparsi anche del corpo docente, confrontato con una situazione inattesa, come ad esempio l’arrivo di nuovi bambini che possono alterare le dinamiche di classe.

Un esercito a difesa del cuore

Salute e solidarietà ◆ Il Ticino festeggia i suoi 600 «Cavalieri», volontari capaci di intervenire in situazioni di arresto cardiaco

Alessandra Ostini Sutto

Devono il loro nome ai cavalieri del passato, le cui nobili e coraggiose gesta erano svolte nell’intento di salvare delle vite, gli odierni «Cavalieri del cuore», espressione usata per designare quei comuni cittadini che sono prontamente intervenuti in una situazione di arresto cardiaco, dando prova di grande umanità.

L’iniziativa «Cavaliere del cuore» – promossa dalla Fondazione Ticino Cuore – è un momento di festa e celebrazione, giunto alla tredicesima edizione, voluto per rendere omaggio alle oltre 600 persone che negli ultimi tre anni si sono prodigate nella pratica della rianimazione cardiopolmonare in attesa dell’arrivo dei sanitari. La cruciale importanza di questa fase di intervento immediato è oggi una cosa nota. Un’efficace presa a carico dell’arresto cardiaco – che solo in Ticino interessa ogni anno tra le 300 e le 350 persone – assume infatti la forma di una catena, ogni anello della quale è essenziale per il successo del seguente. La difficoltà, lungo questa catena, sta nel fatto che i differenti elementi terapeutici devono essere eseguiti in maniera coordinata ed estremamente rapida. Difficoltà sulla quale grava ulteriormente il fatto che i primi anelli sono spesso nelle mani di non professionisti.

I primissimi interventi di soccorso dipendono spesso da non professionisti chiamati a praticare la rianimazione

«Se i primi tre anelli non sono stati gestiti in maniera corretta, nessuna struttura sanitaria sarà in grado di recuperare», commenta Claudio Benvenuti, direttore della Fondazione Ticino Cuore, costituita nel 2005 su iniziativa della Federazione Cantonale Ticinese Servizi Autoambulanze (FCTSA) e del Cardiocentro Ticino, con lo scopo di aumentare la sopravvivenza delle persone colpite da arresto cardiaco improvviso. Che la Fondazione si stia muovendo nella giusta direzione, lo testimonia il fatto che nel nostro Cantone tale sopravvivenza sia triplicata dall’anno della sua costituzione. Ad oggi, infatti, la sopravvivenza globale in caso di arresto cardiorespiratorio si aggira attorno al 14% ed aumenta fino al 55% in caso di fibrillazione ventricolare. «Si tratta di un risultato molto importante che colloca il nostro Cantone tra le migliori regioni a livello internazionale», aggiunge Benvenuti.

Questo eccellente risultato si deve al concetto ticinese di presa a carico dell’arresto cardiaco. «Il modello ticinese si compone di un insieme di azioni. Da un lato vi è la sensibilizzazione e la formazione della popolazione perché l’idea che sta alla base dell’aumento della sopravvivenza è che la rianimazione vada cominciata al più presto possibile», spiega il direttore di Ticino Cuore. Dalla segnalazione dell’arresto, il tempo medio d’intervento è nel nostro Cantone di 10-12 minuti. Un intervallo rapido, che non cambia però il fatto che ogni minuto passato, la probabilità di successo della rianimazione si riduce del 7-10%. Da qui la convinzione del ruolo chiave dell’intervento dei soccorritori volontari. «Chi è presente deve attivarsi e farlo nel modo corretto: riconoscere l’evento, allarmare il 144 e iniziare subito il massaggio cardiaco. Per far sì che ciò sia possibile, c’è stata un’attività importante, come si diceva, di sensibilizzazione e formazione, che ha fatto in modo che in 15 anni quasi 120mila persone siano state formate a questi temi; detto in altri termini, un ticinese su tre almeno una volta nella vita ha seguito un corso di rianimazione – afferma Benvenuti – altro elemento importante è la messa a disposizione di apparecchi defibrillatori, i quali aiutano, in alcuni casi in maniera molto significativa, il paziente ad avere una prognosi positiva». «Negli arresti cardiaci la fibrillazione è frequente nei primi 7-10 minuti; un ulteriore motivo per il quale è imperativo intervenire precocemente», continua. Attualmente sul territorio sono distribuiti 1400 defibrillatori. «Se sono in presenza di una persona che sta avendo un arresto cardiaco, l’operatore del 144 mi dirà dove si trova il defibrillatore a me più vicino. La stessa cartina usata a tale scopo dal 144 si trova sul nostro sito Internet e sulla nostra applicazione per smartphone – spiega Claudio Benvenuti – se invece, per esempio, lavoro in una banca oppure faccio l’allenatore in un centro sportivo che dispongono di un tale apparecchio, devo essere a conoscenza di dove esso si trovi».

Per garantire una risposta adeguata a questa patologia che colpisce spesso senza preavviso, è quindi importante che la popolazione impari ad allarmare correttamente, rianimare ed usare il defibrillatore. Detto ciò, e restando in tema di non professionisti della sanità, c’è da parlare del successivo step della rete d’intervento e soccorso che ha contribuito a rendere il nostro territorio una delle zone più cardioprotette d’Europa. Stiamo parlando della rete First Responder (FR) – un modello organizzativo innovativo ideato dalla Fondazione Ticino Cuore e dalla FCTSA – costituita da un insieme di persone e istituzioni (polizia, pompieri, guardie di confine, samaritani, …) che, su base volontaria, danno la propria disponibilità ad essere allarmati da Ticino Soccorso 144. «Praticamente, al verificarsi di un arresto cardiaco, Ticino Soccorso attiva la rete di FR indicando il luogo dell’intervento e i minuti necessari all’ambulanza per arrivare sul posto. Se un First Responder può raggiungere il paziente in minor tempo, risponde alla chiamata attivandosi immediatamente – spiega Benvenuti – la possibilità che una persona formata possa iniziare la rianimazione sul posto, con defibrillatore e massaggio cardiaco, prima dell’arrivo dei soccorsi è un ulteriore elemento che fa sì che il paziente possa beneficiare del massimo delle chances per riprendersi». Per essere un First Responder basta essere maggiorenni, aver seguito un corso per la rianimazione ed avere il relativo certificato valido. Oggi la rete di FR conta più di 5000 persone, a testimonianza della sensibilità e solidarietà esistenti in Ticino in relazione al tema di cui ci stiamo occupando, che ha permesso al nostro Cantone di ottenere un tasso di successo nella rianimazione cardiopolmonare ineguagliato a livello svizzero.

Sensibilità e solidarietà sono testimoniate anche dalle gesta dei 600 Cavalieri del cuore di cui parlavamo in apertura. Fra questi, vi sono dei First Responder come più in generale delle persone che appartengono ai servizi partner degli enti di soccorso, come polizia, pompieri, guardie di confine, ma pure dei cittadini comuni, che non hanno necessariamente seguito una formazione.

«Il Cavaliere del cuore è un evento che abbiamo voluto per ringraziare tutti i laici che si sono attivati spontaneamente per salvare qualcuno. Vogliamo valorizzare questo bellissimo gesto di altruismo, anche nel caso in cui, purtroppo, l’esito è stato sfavorevole», afferma il direttore di Ticino Cuore. Alla cerimonia prendono parte alcuni ex pazienti, che consegnano di persona il riconoscimento ai loro salvatori. «Spesso si tratta del primo momento che essi hanno per incontrare le persone che si sono prodigate nelle prime misure di rianimazione e questo è molto bello e toccante», continua.

Non tutti, trovandosi in una situazione come quella in cui intervengono i «Cavalieri del cuore» avrebbero il coraggio di agire; quali sono effettivamente i rischi che si corrono? «Innanzitutto, la prima cosa da fare è chiamare il 144 e seguire le indicazioni fornite dall’operatore», spiega Benvenuti, tornando su un elemento che già di per sé è rassicurante. «Detto ciò, bisogna essere consapevoli del fatto che se non si fa nulla, il paziente morirà; quindi, ogni cosa che si fa prima dell’arrivo dei soccorsi è meglio dell’immobilismo», continua il direttore della Fondazione, la quale, per promuovere ulteriormente la sensibilizzazione su questo tema che nel nostro Cantone è già buona – basti pensare che all’anno sono mediamente 8mila le persone che seguono un corso di rianimazione – punta sulle giovani generazioni: «Riteniamo questo aspetto molto importante perché genera un cambiamento culturale. Di fatto ogni anno proponiamo la formazione ai ragazzi di quarta media, iniziativa alla quale attualmente aderiscono circa due terzi delle sedi – conclude Claudio Benvenuti – in ogni caso, chiunque fosse interessato può rivolgersi ai Servizi di autoambulanza locali, alle Sezioni samaritani oppure alle Società di salvataggio, che offrono regolarmente dei corsi di rianimazione cardiopolmonare certificati e riconosciuti».

Settimanale edito da Migros Ticino Fondato nel 1938

Redazione

Carlo Silini (redattore responsabile) Simona Sala Barbara Manzoni Manuela Mazzi Romina Borla Natascha Fioretti Ivan Leoni

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Via Pretorio 11 CH-6900 Lugano (TI) I primissimi momenti di soccorso sono fondamentali per salvare le vite di chi è colpito da un arresto cardiaco. I corsi per volontari laici sono un’arma fondamentale per aiutare le vittime (foto Keystone). Nella foto piccola: il direttore di Ticino Cuore, Claudio Benvenuti.

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Attualità ◆ Puntualmente, come in ogni Epifania che si rispetti, ritorna la deliziosa torta dei Re Magi, sfornata freschissima dal panificio della Migros

Torta Re Magi confezionata, 420 g Fr. 4.10

Impossibile resistere alla torta dei Re Magi, non solo per il suo gusto unico, ma anche per l’irrefrenabile desiderio di riuscire finalmente a trovare al suo interno la famosa statuina di plastica a forma di re che dà diritto al fortunato di regnare per un giorno intero, indossando l’immancabile coroncina acclusa alla confezione. Questo soffice dolce di pasta lievitata viene prodotto fresco dal panificio della Migros seguendo la ricetta tradizionale che venne rilanciata in Svizzera negli anni Cinquanta. Che si tratti della variante classica con uva sultanina nell’impasto e granella di zucchero e mandorle a scaglie in superficie, di quella con ingredienti al 100% di origine biologica oppure ancora della versione con golosissimi pezzetti di cioccolato nascosti nella pasta, ognuno troverà il suo dolcetto preferito per celebrare come si conviene la festa dei Re Magi. La specialità è preparata con passione dalle panettiere e dai panettieri del panificio Migros, come pure nelle due panetterie della casa di S. Antonino e Serfontana, utilizzando ingredienti di elevata qualità. Bisognerà però affrettarsi a procurarsela, perché sarà disponibile fino a giovedì 5 gennaio.

Piatti semplici e gustosi con il tacchino

A tavola ◆ Grazie alla sua versatilità, questo tipo di carne permette di approntare portate prelibate e mai banali

La carne di tacchino, analogamente a quella di pollo, è un alimento prezioso perché apporta al nostro organismo importanti sostanze quali proteine, sali minerali e vitamine e, rispetto ad altre carni, è povera di grassi. Inoltre, grazie alla sua tenerezza, succosità e all’aroma delicato, il tacchino si presta bene per la preparazione di un’infinità di ricette, dalle più semplici a quelle più raffinate dei giorni di festa. Se il tacchino intero arriva sulle tavole soprattutto durante le occasioni speciali per accontentare numerosi commensali, gli altri tagli si gustano tutto l’anno per preparare invitanti ricette sempre diverse e particolarmente economiche rispetto ad altre tipologie di carne. Le fettine sono per esempio molto gettonate quando si tratta di soddisfare i gusti di tutti, anche dei buongustai più piccoli. Sono ricavate dal petto dell’animale e risultano molto tenere e facilmente digeribili. Si possono utilizzare alla stregua delle fettine di maiale o vitello, al naturale, con una salsina o impanate, sia arrostite, grigliate, stufate o come ripieno. Come il pollame in generale, anche il tacchino deve essere servito sempre ben cotto onde evitare disturbi alla salute. Idealmente, la carne dovrebbe avere una temperatura al cuore di almeno 75°C per distruggere tutti i batteri, pur mantenendo la sua bella succosità. Infine, se siete a corto di idee in fatto di ricette, qui a lato trovate una proposta super croccante che non deluderà nessuno.

Azione 30%

Fettine di tacchino «La belle escalope» Francia, 2 x 360 g Fr. 21.90 invece di 31.70

dal 3.1 al 9.1.2023

La ricetta Piccata di tacchino con salsa di pomodori

Ingredienti per 4 persone

• 2 pomodori • ½ cipolla • Mazzetto di prezzemolo • 3 cucchiai di

Condimento bianco • Sale, pepe • 2 uova • 3 cucchiai di parmigiano grattugiato • 4 fettine di tacchino di ca. 120 g • 1 cucchiaio di farina • 3 cucchiai di burro per arrostire

Come procedere

Taglia i pomodori a dadini. Trita finemente la cipolla e il prezzemolo. Mescola i pomodori con la cipolla e la metà del prezzemolo. Condisci con il Condimento bianco, sale e pepe. Sbatti le uova e mescolale con il prezzemolo rimasto e il parmigiano. Condisci le fettine con sale e pepe. Passale prima nella farina poi nell’uovo. Rosola la carne a fuoco medio per ca. 10 minuti nel burro per arrostire. Servi la piccata con la salsa fredda di pomodori.

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