Zeno Clash

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ZENO CLASH Lock-On Hallelujah console pc sviluppatore ace team produttore ace team versione online provenienza cile

a cura di Giovanni “Giocattolamer” Donda

e penso a Zeno Clash, penso al cinque. E non al cinque numero, ma al cinque voto. Giuro, non è colpa mia, sembra avercelo scritto in fronte il primogenito di Ace Team: “Io sono un gioco da cinque…” ammette – o forse sospira, piuttosto – con la scusa di chi è nuovo di qui. Una scusa, due scuse, tre scuse, le abbiamo già sentite tutte, sempre di scuse si tratta. E allora Babel ha una notizia flash da dargli a questi sviluppatori cileni indipendenti: non siete il nuovo alunno al vostro primo giorno di scuola, siete la burba al vostro primo giorno di naja. E per Ace Team è subito nonnismo. Del resto, Zeno Clash puzza come un mod di Half-Life 2. Ce ne sono altri là fuori. E sono gratis. Questo, almeno, è addobbato ad allegra festicciola psichedelica - dove il PR dava inviti ai soli fenomeni da baraccone, pare - ma con un certo pallino fisso in testa in netto contrasto con suddetta, rilassata natura: venire alle mani. Tante e ancora tante volte. “Botte in botta!” grida il PR di cui sopra. Suona bene, ma nient’altro. Perché una tata britannica ci avrà anche insegnato che con un pizzico di zucchero la pillola va giù, ma Zeno Clash si deve essere scoperto diabetico ad una pillola di troppo. Non si spiegherebbe, altrimenti, come mai per sei ore non si fa altro che menarsi in pieno down, fra esseri che sembrano soffrire di un altro tipo di down. È cattivo gusto, pensi, poi zittisci i dubbi con una ginocchiata in faccia. Un cinque, allora, perché tutto ha un inizio. Tutto tranne Zeno Clash, a quanto pare. Neanche una fine, se è per questo, bensì un gran casino in testa dal suo non-inizio alla sua non-fine. “Fatti, non pugnette!” grida la saggezza popolare, nulla che sembri interessare allo scrittore Edmundo Bordeu. Preferisce, invece, inondarci di nomi, luoghi e fatti solo accennati, così distanti dalle questioni alla mano che è lecito sospettare di come questi non esistano al di là di qualche post-it intorno ad un monitor. È

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un classico espediente narrativo. Ti senti un granello di sabbia in un mare di dune. C’è sempre un barlume di speranza, però, perché la verità sta là fuori, oltre la prossima duna. No, quella dopo. Ma è il viaggio a contare e, seppur privo di un GPS narrativo, ci si scopre impelagati nell’odissea di Ghat con un certo riluttante interesse. Turisti per caso, o semplicemente contro voglia, queste dune sono popolate da gente troppo strana per poter semplicemente guardare e passare. Sempre cinque, comunque, perché lo stile – quello vero – se ne fotte delle rughe, è il realismo – quello finto – a dover far incetta di botox. Zeno Clash gioca a fare lo stiloso con le sue tinte oniriche, con le sue mezze stagioni e con una balena. Ma è tutta una messa in scena per occultarne il maldestro realismo di volti che hanno dimenticato la faccia del proprio padre. Senza girarci ulteriormente attorno, Zeno Clash è nato vecchio. E il suo non sarà un dolce invecchiare. È una preda più facile di altre, ti vien da scusarlo, del resto tre dimensioni son peggio di due quando cerci di ottenere la facile immortalità grafica di un Castle Crashers. Poi il tagteam di Wind Waker e Team Fortress 2

s’imbuca sul ring e getta la spugna per te. World of Warcraft era ancora nel camerino, ma sarebbe intervenuto, giura. “Grazie al cazzo!” gridano intanto gli spalti, ma forse non si ricordano quanto costa l’Orange Box di questi tempi. A scontro finito, però, lontano dalle luci di una qualsivoglia rivalsa, ti ritorna in mente il/la tuo/tua Padre-Madre, il Cacciatore che sospetti essere allergico agli scoiattoli e quella stronza di una sorella che avrai trasformato in un vegetale non ricordi bene neanche quante volte. Alla fine, gli auguri lo stesso un buon soggiorno all’ospizio. Neanche Labyrinth è invecchiato poi tanto bene, pensi. Ancora cinque, certo, perché siamo qui per menare le mani, eppure siamo continuamente indotti in tentazione da armi da fuoco dalle munizioni infinite. Le stesse, tra l’altro, che ti sembra aver già visto fra uno sbuffo e l’altro durante la visione di eXistenZ. Non le vuoi usare, per principio, e perché c’è un achievement che specifica chiaramente che il gioco è fattibile anche senza. Ricordi con piacere di aver tirato giù tutti i santi per poter finire Mirror’s Edge senza sparare un colpo, ma quanto lo hai ringraziato quell’achievement dopo esserci riuscito? Con Zeno Clash ho finito i santi e la pa-


Chi è l'imbecille che ha avuto la brillante idea di assegnare lo stesso tasto al lock-on e al pick-up? No, davvero, un genio come pochi

zienza, poi ho imbracciato il bazooka di giaguaro essiccato e sono giunto alla conclusione che, tanto, portare gli achievement su PC è stata una gran stronzata. Solo cinque, dicevamo, perché una cosa fa Zeno Clash e una cosa ti aspetti faccia bene. Eppure far volare cazzotti non ti è mai sembrato così difficile, nonostante l'interfaccia made in Valve richiami l'amichevole semplicità di un Half-Life. Un richiamo che evidentemente è uscito dall'altro orecchio il tempo di aver introdotto il lock-on fra le meccaniche di gioco. Non è nemmeno l'unico dito in culo, tra l'altro, la gittata dei colpi è spropositata e sospettosamente aleatoria, le fasi di invulnerabilità nemica, poi, sono roba del secolo scorso. Ma prima o poi quell'uppercut finisce a segno, quella schivata indovina il tempismo giusto e il contrattacco spedisce il nemico cinque metri in lunghezza e altrettanti in altezza. “Ancora!” gridi, ne vuoi ancora. Ti viene quasi da sgranchire il collo quando il nemico ti punta di nuovo, pronto per la rivincita. Di colpo le tue orecchie sono colme di ossa rotte e mascelle spezzate. Di colpo tutto funziona, pure il lock-on, ed è come sentire gli angeli

gridare in splendida agonia. È da quando ho iniziato Zeno Clash che gli avrei voluto dare un cinque. Non per cattiveria, s'intenda, ma perché armato di verga educatrice. Per ogni momento di bambinesco stupore che faceva alzare il voto di uno, c'erano paonazze seccature a farlo scendere di due. Un po' come nel ritornello di quella canzone country, un passo avanti e due indietro. Solo, il ritornello qui tende a prendersi alla lettera un po' troppo spesso. E allora perché dargli un sei, la sufficienza? C'è forse un intrinseco nesso con le ore di gioco? C'è forse una compassione di fondo per questi sviluppatori alle prime armi che domani si sveglieranno nel sacco, con il dentifricio in fronte? No, nulla di tutto questo. Voglio solo rimanermene su questa mia staccionata, c'è una bella vista da qui. E voi non avete bisogno né di un sette né di un cinque per credere o meno a Zeno Clash. Avete solo bisogno d'ispirazione, e se quella non ha ancora suonato alla vostra porta, si vede che l’ufficiale di picchetto dovrà farli marciare un po' di più queste burbe cilene, la prossima volta. Non è mica un postino, lui.

Ho l'orrenda, infondata e ancora non confermata sensazione che la voce di Ghat, il protagonista di Zeno Clash, sia la stessa di Lucas Kane, il protagonista in Fahrenheit. Brrrr

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