CINEMA E LETTERATURA, UNA LETTURA PSICODINAMICA 36
La mutilazione di figlia e l’oggetto fantasma Una lettura psicologica del film Pieces of a woman (2020) di Kornél Mandruczó GIANLUCA SAMBUCHI Psicologo, allievo del II anno del Corso quadriennale di specializzazione in Psicoterapia psicodinamica dell’età evolutiva IdO-MITE - Roma
I
l film si apre con delle sequenze di vita ordinaria: il rientro a casa dal lavoro, le trattative per l’acquisto di un’automobile, le dinamiche giocose di una giovane coppia di innamorati in dolce attesa. Tuttavia nello spettatore sta già iniziando a depositarsi l’anticamera di un’angoscia scarsamente definibile, un preludio lugubre, una tensione subepidermica. Martha, la protagonista, è incinta e inizia a manifestare indizi inequivocabili che il parto è prossimo. Le contrazioni sono ritmate e sempre più costanti, c’è dilatazione, e alla fine si rompono le acque. I neo-genitori sembrano eccitati, ma al tempo stesso stranamente calmi. Sanno cosa devono fare e chiamano chi di dovere. Ma perché non stanno correndo in ospedale? Martha, infatti, partorirà in casa. Perché? Verrebbe da chiedersi; ce ne faremo forse un’idea verso la fine del film. L’angoscia è nell’aria, si riesce a percepirla materialmente, ma proseguiamo curiosi e ignari. La dottoressa che segue Martha risulta indisponibile a causa di un’altra emergenza e viene chiamata una sostituta, Eva. La faccenda inizia a complicarsi, ma non in modo allarmante, tutto infatti procede come previsto. Nel frattempo aumenta il dolore, i lamenti e quella nausea così incredibilmente recitata da indurre nello spettatore stesso il sentimento dell’inevitabilità del vomito. I rutti che accompagnano il travaglio sembrano quasi assumere lo statuto di un’invocazione lugubre, un requiem. Avere la nausea quando si sta per partorire è naturale, ma qualcosa non va, qualcosa non sta funzionando. Nessuno dei personaggi lo avverte, eppure è così chiaro. C’è qualcosa di malato e profondamente sbagliato che quei rutti stanno anticipando. La nausea a questo punto diventa simbolo premonitore e incarnato di un evento che non può essere digerito, che per il suo carattere contra naturam deve essere rigettato. Il travaglio procede con grande sofferenza e complicazione, veniamo gradualmente accompagnati verso un climax di drammaticità. Il cuore della bambina batte in modo strano, c’è sofferenza fetale. Cosa fare? Chiamare l’ambulanza per essere pronti al peggio, ma ormai il processo è avviato e la madre deve mettere al mondo
la sua bambina costi quel che costi, quindi contro ogni attesa vige un solo imperativo: «Spingi!». Martha spinge, urla, il suo lamento sembra quello di un animale stremato; c’è qualcosa di meravigliosamente primordiale in tutto quello strazio, è pura natura. La commistione armonica tra il dolore lancinante e il furore dell’epifania. Siamo in participation mystique con i protagonisti. La bambina viene al mondo. Un attimo di sollievo, giusto il tempo di riprendere fiato, per poi spezzarlo di nuovo. I genitori sorridono, Sean (il papà) riesce addirittura a scattare una foto, ma l’ostetrica è seria. Noi chi stiamo guardando? L’ostetrica massaggia il petto della bambina, la quale per pochi interminabili secondi non sembra reagire, poi alla fine un vagito. Il pianto che segna l’entrata nel mondo dei viventi, il pianto della mutilazione di madre (Thanopulos, 2016, p. 24). Tutto sembra finalmente risolto, l’ostetrica prende un enorme respiro di sollievo dopo quei minuti di apnea, si rilassa, si guarda negli occhi allo specchio, per un attimo è serena, ma l’attimo dopo la vediamo sprofondare. La bambina tra le braccia di sua madre è blu, cianotica. Il padre corre in strada per segnalarsi all’ambulanza che era già in corsa verso casa loro. Tutto precipita. Dalla mutilazione di madre come atto del venire al mondo, assistiamo alla mutilazione di figlia, una brutale espropriazione da parte della vita stessa di un dono miracoloso e religiosamente atteso. Stacco. Il film ricomincia da qui con il titolo Pieces of a woman – Frammenti di una donna – i resti di una mutilazione incomprensibile. Sarà proprio questo uno dei temi cardine di tutto il film: l’incomprensibilità intesa come non digeribilità di un evento. Quello che la nausea iniziale ci stava anticipando subliminalmente. Il mondo intorno ai nostri protagonisti è stato svuotato, sembra come se ogni loro proprietà esterna e interna fosse