Babele – anno 2022 – n. 1 (vol. 82)

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PENSARE ADOLESCENTE 43

Riflessioni sui nonni ai tempi della pandemia FEDERICA BENVENUTO Psicologa, allieva del III anno del Corso quadriennale di specializzazione in Psicoterapia psicodinamica dell’età evolutiva IdO-MITE - Roma

Noi attribuiamo uno scopo e un senso al sorgere della vita; e perché non dovremmo fare altrettanto per il suo declino? La nascita dell’uomo è densa di significato; e perché non dovrebbe esserlo la morte? ( Jung (1978)

La presente riflessione nasce dall’esigenza di mettere pensiero su una tematica che si è imposta in modo preponderante nell’ultimo periodo dall’analisi delle difficoltà portate dai ragazzi nell’ambito dello sportello d’ascolto a scuola. L’importanza che il tema della presenza/assenza dei nonni riveste nella vita dei ragazzi dai 13 ai 19 anni è ormai innegabile, così come il loro bisogno di riflettere e condividere con qualcuno i loro vissuti a riguardo. L’ultima analisi emersa dall’ISTAT tra la fine del 2020 e l’inizio del 2021 mostra dati importanti per quanto riguarda la popolazione generale e l’impatto della pandemia da Covid19. Anzitutto abbiamo assistito a un forte incremento della mortalità, dovuta non solo direttamente al virus, ma anche alla crisi del Sistema Sanitario Nazionale, che a volte non è stato in grado di gestire altri tipi di patologie durante lo stato emergenziale. L’aumento della mortalità riguarda in particolare le fasce di età più anziane della popolazione (80-94 anni). Questo, tuttavia, non ha rallentato la crescita dell’invecchiamento della popolazione italiana, che continua ad aumentare arrivando nel 2021 a un’età media di 46 anni. A questo si aggiunge la riduzione delle nascite, che sembra non avere fine: negli ultimi dodici anni sono diminuite del 30%, fino ad arrivare al giorno d’oggi in cui il tasso di fecondità è di 1,24 figli per donna. In merito a questo è sicuramente importante considerare il cambiamento del ruolo socialmente rivestito dalla donna, che oggi è pienamente inserita nel mondo del lavoro, fattore che contribuisce a posticipare l’età in cui si diventa madri, e che la porta a trascorrere un tempo maggiore lontana da casa rispetto al passato. All’interno di questo quadro sociale, con entrambi i genitori solitamente impegnati professionalmente, si inserisce quindi la figura dei nonni. Il termine «nonno/a» deriva dal latino tardo «nonnus», che significa «monaco; balio», cioè colui che si prende cura del bambino. Questa etimologia assume particolare significato al giorno d’oggi, quando i nonni sono diventati figure fondamentali all’interno delle famiglie e sono ormai punti di riferi-

mento centrali per i figli e per i nipoti. Il loro supporto si esprime sia sul piano concreto ed economico, ma soprattutto su un piano emotivo di sostegno e vicinanza. In paesi come gli Stati Uniti e in molti Paesi europei più di un quarto delle famiglie si appoggia ai nonni nella crescita dei bambini, che forniscono la percentuale più alta di «cure informali» (Gulland, 2020). Nell’ottica della terapia sistemico familiare Andolfi (1978) ha sottolineato l’importanza dei nonni come «risorsa essenziale» per uno sviluppo sano dei bambini. Secondo l’autore essi costituiscono figure di attaccamento primario, che possono essere fonte di stabilità emotiva e di mediazione dei conflitti intergenerazionali. I nonni possono, inoltre, svolgere il ruolo di guida ed essere fonte di saggezza anche nelle fasi di vita più delicate della famiglia. Questo ruolo si fa ancor più importante nei casi di famiglie che presentano maggiori difficoltà come: genitori adolescenti, monogenitorialità, lutti, adozione e famiglie migranti. È il caso di Marco, 11 anni, che esprime allo sportello d’ascolto la riconoscenza verso il nonno, che si è preso la responsabilità di crescerlo dopo la morte della madre e la sospensione della responsabilità genitoriale del padre da parte del tribunale. «È grazie a nonno se oggi non sono in una casa famiglia», afferma. La quantità di studi svolti nel mondo sul ruolo ricoperto dai nonni all’interno delle famiglie moderne è aumentata durante il periodo della pandemia, fornendo dati in favore dell’importanza dell’intergenerazionalità (Cantillon et al., 2021) e i benefici che entrambi ne traggono in termini di invecchiamento attivo e apertura mentale. Da uno studio del 2021 è emerso che i nonni percepiscono i nipoti come un fattore protettivo contro gli stati emotivi negativi e il senso di solitudine, mentre nei bambini è emersa una correlazione positiva tra il miglioramento del tono dell’umore e la qualità del tempo trascorso insieme ai nonni (Angelini et al., 2021). Un’altra metanalisi sottolinea come il coinvolgimento dei nonni nella cura dei nipoti è legato con un maggiore grado di salute fisica e psichica degli stessi. Dall’analisi di dati provenienti da tutto il mondo, infatti, la presenza dei nonni si correla in modo significativo con la presenza nei nipoti di minori sintomi depressivi, minore comportamento deviante, migliore adattamento comportamentale e migliore salute fisica, in particolare rispetto all’obesità (Pulgaron et al., 2016).


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