Babele – anno 2022 – n. 1 (vol. 82)

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PENSARE LUOGHI ADOLESCENTE DI CURA 47

Il potere trasformativo del gioco in adolescenza VIOLA TATA Psicologa, psicoterapeuta dell’età evolutiva, IdO (Istituto di Ortofonologia) – Roma

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e seguenti riflessioni nascono dal lavoro svolto all’interno delle scuole del territorio nazionale, nel servizio di sportello d’ascolto. Il progetto, denominato «Giovani domani», è condotto dall’IdO da circa 20 anni in oltre 100 istituti e prevede la presenza di due psicologi all’interno della scuola in accoglienza e ascolto di studenti, docenti, personale scolastico e famiglie. Un’attività che è diventata negli ultimi anni, nell’emergenza sanitaria Covid-19, sempre più importante in quanto rappresenta una delle azioni più significative di prevenzione «alla portata degli studenti». La figura dello psicologo si inserisce nell’organico istituzionale, pur rimanendo uno spazio protetto e libero dal giudizio sulla prestazione scolastica. Poter offrire ai ragazzi uno tempo di ascolto e inserirlo in una considerazione globale del sistema-scuola permette, non solo di rendere maggiormente fruibile il servizio, che si colloca all’interno della quotidianità della vita studentesca, ma anche di poter intervenire creando una comunicazione maggiormente efficace tra scuola, famiglia e territorio. Oltre allo sportello individuale, il progetto offre attività all’interno delle classi volte a migliorare gli aspetti di cooperazione e sinergia all’interno dei gruppi. Il lavoro con il gruppo classe non risponde a un setting terapeutico per ovvi limiti dettati dal contesto, dai tempi e dalle finalità del percorso stesso. Tuttavia si ha la percezione di un lavoro con un potenziale trasformativo di grande rilievo in quanto l’attività permette di intervenire sulle dinamiche di gruppo, che offrono importanti spunti di riflessione e consapevolezza relative al funzionamento psichico collettivo ed individuale. Si colloca come spazio intermedio tra la dimensione individuale interna e la realtà esterna, come terza area: una dimensione ludica in termini winniccottiani (Winnicott, 1971). Attività di questo tipo permettono di sollecitare una maggiore consapevolezza delle relazioni interne al gruppo la quale, mantenuta e approfondita, può portare a cambiamenti significativi delle dinamiche collettive e dunque sanare modelli operativi interni, che a volte permangono nei diversi percorsi scolastici, esasperando la percezione dei ragazzi di essere predestinati a un certo tipo di relazioni negative. L’interiorizzazione di un’esperienza di gruppo positiva promuove la costruzione di modelli di coping utili nel codificare espe-

rienze successive, acquisendo un maggior senso di autostima individuale (Taylor, Stanton, 2007). Il gruppo riveste un’importanza centrale, poiché è il luogo dove si orienta il processo identificativo nella fase di differenziazione dalla famiglia; l’oggetto investito dall’identificazione viene ricercato all’esterno della coppia genitoriale e dunque nel gruppo dei pari. «[…] Prima di potersi proporre come scopo l’individuazione, occorre raggiungere la mèta educativa al minimo di norme collettive necessario» (Jung, 1921, pp. 463-464). Per tale motivo è nel gruppo che ritroviamo la matrice identitaria degli adolescenti. Come in una grande fotografia composta da pixel, ognuno è una sfumatura diversa, un frammento unico, ma insieme creano un’immagine codificabile solo se la si osserva dall’alto, nella sua complessità. L’ immagine individuale, osservata attraverso lo sportello d’ascolto, acquisisce tridimensionalità se inserita nella dimensione gruppale dove le connessioni o le non connessioni con il gruppo ci restituiscono una forma autentica, con tutte le sue complessità. Solitamente un lavoro di questo tipo si avvale di una modalità in grado di facilitare il libero scambio. Il circle time ci offre tale possibilità attraverso la disposizione circolare dei partecipanti i quali possono guardarsi negli occhi e scambiare libere interazioni. Un altro prezioso strumento è il gioco. L’utilizzo di uno linguaggio simbolico aiuta il gruppo a poter fare esperienza delle relazioni in maniera protetta. Vengono riportati di seguito i passaggi salienti di un lavoro svolto all’interno di una classe di un istituto tecnico della provincia pontina. Un percorso articolato in 6 incontri complessivi con frequenza settimanale della durata di 1 ora. Entro in classe e dico: «Ragazzi, oggi avevo pensato di giocare insieme». Segue lo smarrimento negli occhi degli studenti disposti in cerchio. «No, ma parliamo, parliamo di qualcosa», interviene un ragazzo, agitandosi nervosamente sulla sua sedia che lascia oscillare freneticamente contro il muro. «Ma a voi di giocare non interessa?» Di nuovo il ragazzo: «No, ma de chè!?». «Bene e allora di cosa volete parlare?» «Della nostra infanzia», interviene Giovanni, ragazzo molto accondiscendente e adesivo con l’adulto. «È un bell’argomento Giovanni, ma vedo nelle espressio-


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