PENSARE ADOLESCENTE un caleidoscopio psicodinamico sul mondo dei giovani 41
iGen, la generazione che ha tutto senza avere nulla Adolescenza, percorsi e generazioni a confronto MATTEO PASQUINELLI psicologo, psicoterapeuta in formazione, IdO-MITE – Roma
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he cosa significa essere adolescenti oggi? Gli adulti potrebbero rispondere nei modi più disparati con aggettivi spesso poco gentili per questi ragazzi che si trovano a vivere uno dei periodi più difficili della propria vita in un mondo come quello attuale. Sembra come se gli adulti si fossero dimenticati di cosa significasse per loro essere adolescenti o che, forse, provino una certa invidia della giovinezza altrui. Ciò che viene spesso dimenticato, anche da noi specialisti, è l’importanza di contestualizzare l’enorme numero di teorie riguardanti l’adolescenza al contesto sociale e culturale in cui si pongono. Per fare questo è necessario innanzitutto aprire un discorso generazionale per comprendere effettivamente che cosa sia l’adolescenza oggi, o per essere più corretti, che cosa fosse l’adolescenza ieri, perché è in continua mutazione.
GENERAZIONE Z, O iGEN Per aprire un discorso generazionale è necessario intanto definire quali siano le generazioni che si sono susseguite nell’arco dell’ultimo secolo e che cosa hanno comportato nello sviluppo della persona. Di solito hanno una durata che va dai 15 ai 20 anni e all’interno ci sono degli eventi storici rilevanti che hanno segnato i ragazzi. Partendo dalla Generazione Silenziosa, che muove i primi passi nel 1929, arriviamo ai Baby Boomer nel dopoguerra, la Generazione X che ha vissuto il boom economico degli anni Settanta e Ottanta, i Millennials che hanno visto il cambio di secolo come una grande rivoluzione. Dal 1995 compare la Generazione Z, che ha vissuto la grande recessione e crisi economica del 2008, ma in particolar modo l’avvento degli smartphone e dei social media. La Prof.ssa Twenge (2017), docente di psicologia presso l’Università di San Diego, preferisce chiamarli iGen. Nessuna generazione vorrebbe essere chiamata in un modo simile alle precedenti ed è giusto dare un’identità alla generazione più tecnologica della storia dell’umanità. Questo nome rappresenta l’essenza di questi adolescenti cresciuti in un mondo sempre più in rete a discapito della relazione umana, fondamentale per le generazioni precedenti. La «i» del nome serve anche a definire i punti cardine che caratterizzano questi giovani. Nonostante quello che le foto postate sui social possano far pensare, questi giovani sono Immaturi, perché prolungano
l’infanzia oltre le soglie dell’adolescenza; sono Iperconnessi, lo smartphone dal 2007 è diventato un prolungamento del braccio; questo utilizzo della rete ha portato a una Incorporeità in cui le relazioni si costruiscono prettamente tramite social media; sono Instabili, i dati sulla salute mentale non sono mai stati così preoccupanti; sono Incerti rispetto al futuro a causa di un mondo in declino; sono Inclusivi rispetto alla diversità, ma allo stesso tempo si sentono Indefiniti rispetto a loro stessi, spesso non riescono ad appartenere a un genere specifico e hanno una grande paura dei rapporti intimi. I dati che verranno riportati provengono da una ricerca chiamata «Monitoring the Future» in cui viene chiesto direttamente agli adolescenti cosa pensano della loro generazione e in cui vengono messi a confronto con gli adolescenti delle generazioni passate. In questo modo viene eliminato il bias del giudizio dell’adulto rispetto ai giovani. I mutamenti generazionali non possono essere definiti né positivi né negativi, ma corrispondono a una continua evoluzione del mondo nella sua interezza. Non si possono attribuire cause specifiche o dare la colpa a qualcuno o a qualcosa, come spesso avviene per l’uso massiccio dello smartphone. La tecnologia è solo il fenomeno più eclatante di quest’epoca, che ha iniziato a diffondersi attraverso i giovani e successivamente si è allargato a tutta la popolazione. Una caratteristica portante della nostra società occidentale è l’individualismo diffuso, inteso come una tendenza generale che fa da substrato a un fondamentale senso di uguaglianza e a un rifiuto delle regole sociali tradizionali. CRESCERE CON LENTEZZA Ciò che contraddistingue questa generazione rispetto alle precedenti è la modalità di adattamento al contesto culturale. In passato le famiglie cercavano di rendere autonomi i bambini il prima possibile a causa della numerosità dei figli che comportava nei genitori il bisogno di provvedere alla sussistenza immediata a scapito della qualità degli interventi genitoriali: in pratica c’era meno preparazione al futuro, ma un maggiore impegno riguardo al presente. L’obiettivo primario era far sopravvivere i figli, non certo mandarli a lezione di violino dai 5 anni in su (Twenge, 2017). Oggi, invece, viene utilizzata una strategia di vita lenta, tipica dei luoghi e delle epoche in cui le famiglie hanno meno