Bambini e troppe medicine

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Introduzione

Chi dubiterebbe dell’amore dei genitori – e in particolare della madre – per i figli, specialmente piccoli, quando è ancora così profondo il legame fusionale che unisce mamma e neonato? Eppure anche i genitori più amorevoli, senza saperlo, anzi credendo di fare il bene della propria creatura, spesso adottano comportamenti dannosi: in particolare qui intendiamo il ricorso troppo facile ai farmaci, di cui si sottovalutano gli effetti collaterali1, rinunciando a stimolare i naturali processi di guarigione con i comuni mezzi a nostra disposizione, come ad esempio l’alimentazione. Tre sono le cause dei comportamenti errati da parte dei genitori: la mancanza di conoscenza, e quindi di fiducia, nella capacità risanatrice della natura; la carenza di informazioni obiettive riguardo alla gestione della salute in genere; l’atteggiamento frettoloso della maggior parte dei pediatri e dei medici che hanno acquisito un pericoloso automatismo “sintomo = farmaco”. Non siamo più abituati a fidarci della la forza risanatrice della Natura, di antichissima memoria, quella capacità propria di ogni individuo di difendersi e di guarire da solo dalle aggressioni che l’organismo incontra. Spesso l’insicurezza e la non conoscenza dei naturali meccanismi di recupero di cui siamo dotati portano i genitori a richiedere l’intervento medico prima del necessario, andando incontro quasi sempre a una risposta farmacologica da parte del professionista, ormai abituato ad affrontare meccanicamente ogni sintomo con un farmaco. Non intendiamo con questo dire che il medico non

1 Effetti che si producono anche a distanza di tempo, specie per alcuni tipi di farmaco, come i cortisonici e gli antibiotici.


8 Bambini e (troppe) medicine sa quello che fa, tutt’altro; questi, in questo caso il pediatra, è spesso indotto a pensare in termini di eliminazione farmacologica del sintomo, invece di porsi domande in chiave fisiologica e darsi risposte nella stessa chiave. Come posso attivare, sostenere, favorire la fisiologica ripresa delle funzioni normali? Queste domande non hanno senso di fronte all’automatismo sintomo = farmaco, automatismo generato dalla necessità di contrastare il problema sia per evitare complicazioni più o meno probabili, sia per evitare il disturbo della routine quotidiana, il rallentamento dei ritmi di lavoro e la necessità di essere presenti accanto al bambino …cosa che i genitori da una parte desiderano ma dall’altra non sempre sono in grado di svolgere con la necessaria serenità. Scopo di questo libro è aiutare i genitori ad allevare i loro bambini riducendo il ricorso a farmaci per i quali non esistono sicure prove di efficacia ed evitando di somministrarli in situazioni per le quali non sono indicati, dal momento che ogni farmaco possiede dei potenziali rischi. Un altro obiettivo è quello di rafforzare la fiducia dei genitori nelle loro capacità di valutare lo stato di salute dei loro figli, evitando di delegare al pediatra tutte le decisioni, anche le più semplici, riguardanti la salute dei bambini. L’OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità, lavora da anni per promuovere la salute a tutti i livelli – psichico, fisico e sociale – sostenendo quelle azioni che consentono alle persone di esercitare un maggiore controllo sulla propria salute e di migliorarla, al fine di attuare quel processo di empowerment che rende gli individui, e nel nostro caso il bambino e i suoi genitori, capaci di acquisire un ruolo attivo nei cambiamenti della propria vita e di tutti gli elementi che vanno ad agire sullo stato di salute. Tutto questo viene tradotto dall’OMS in termini di “benessere”, concetto non solo legato al corpo, ma anche alla possibilità di essere liberi nel cambiamento. Ogni individuo deve poter avere il controllo della propria vita, del proprio ambiente, per acquisire la capacità del cambiamento, ma questo controllo presuppone consapevolezza di sé e della propria possibilità di intervenire nella realtà che ci circonda. Per questo è importante avere informazioni obiettive sulla salute e sulle soluzioni per mantenerla, mentre, in genere, questo tipo di informazioni – a livello dei mass-media – sono pilotate da interessi commerciali che poco o niente hanno a che vedere con l’obiettività.


Introduzione

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Di prevenzione si parla molto ma il Servizio Sanitario Nazionale, nel campo della prevenzione pediatrica, investe in special modo nelle vaccinazioni. Troppo poco si fa ad esempio per la promozione e il sostegno dell’allattamento al seno. Soltanto il 20% dei bambini, al sesto mese di vita, è allattato in modo esclusivo con il latte materno, nonostante numerose evidenze scientifiche dimostrino il forte impatto che questa pratica ha sulla salute dei bambini e delle madri molti anni dopo la sua sospensione2. Anche l’educazione sanitaria è la cenerentola nei budget delle ASL. Quando parliamo di salute del bambino, la prima considerazione da fare è che il bambino è un soggetto, e non un oggetto; un soggetto che, come diceva Maria Montessori, chiede ai genitori, agli educatori e al pediatra di togliere gli ostacoli al suo libero sviluppo. Togliere gli ostacoli significa liberare le potenzialità, assecondare i processi naturali, stimolare le risorse individuali, anche di fronte alle inevitabili situazioni di disagio o malattia cui un organismo in crescita va incontro. Il sistema immunitario Per assolvere alle intenzioni che ci siamo proposti con questo libro è indispensabile dare alcuni cenni utili alla comprensione del funzionamento del Sistema Immunitario, vale a dire l’insieme di cellule, organi e funzioni preposte alla difesa dagli agenti nocivi che attaccano l’organismo. Immaginiamolo come un esercito che difende un territorio dai nemici pronti ad assalirlo. Abbiamo due tipi di schieramenti in queste difese, uno innato e l’altro acquisito, una prima linea e una seconda linea di difesa. Il sistema immunitario innato è costituito da soldati che fin dalla nascita sanno già cosa devono fare per combattere e vincere il nemico, e si mettono in moto senza neanche bisogno di un generale che dia l’ordine. Il sistema immunitario acquisito è quello che si costruisce sulla memoria delle battaglie affrontate e vinte: ogni soldato (cioè ogni cellula di questo sistema immunitario) affronta il nemico, lo vince e ne conserva la memoria impressa sul suo corpo, al punto tale che se lo vedrà nuovamente

2 AA.VV, Allattamento al seno e prevenzione delle malattie, quali evidenze scientifiche?, “Prospettive in pediatria” 2000;30:303-309.


10 Bambini e (troppe) medicine in futuro sarà in grado di dargli battaglia e di sconfiggerlo. È il meccanismo antigene/anticorpo, che entrerà in funzione ogni volta che sarà necessario, ma solo se c’è stata una esperienza precedente. Nei bambini piccolissimi tuttavia il sistema immunitario è ancora assai immaturo e l’introduzione prima dei sei mesi di sostanze estranee, diverse dal latte materno, come cibi, farmaci e vaccini può provocare tre tipi di reazioni indesiderate da parte dell’organismo. La prima è che alimenti diversi dal latte materno, e in particolare le loro proteine, passando attraverso un intestino che ancora non svolge completamente la sua funzione digestiva e di filtro, possono indurre la produzione di anticorpi che nelle età successive renderanno l’organismo intollerante all’assunzione di quegli stessi cibi introdotti troppo precocemente, come spesso avviene con il latte di mucca. La seconda è che ad ogni contatto con sostanze estranee il sistema immunitario forma un gran numero di anticorpi diversi tra loro per far sì che, tra i tanti, ve ne sia almeno uno capace di fronteggiare il nemico. Fra tutti gli altri anticorpi qualcuno potrebbe rivolgersi contro proteine dello stesso organismo che li ha prodotti, provocando, in bambini predisposti, una malattia di tipo autoimmune. Per questa ragione non bisognerebbe somministrare farmaci – e specialmente vaccini – se non strettamente necessari. La terza reazione indesiderata è che il sistema immunitario reagisca contro il suo stesso organismo, se inattivato da un uso eccessivo e inappropriato di farmaci, come gli antibiotici e il cortisone. Qualunque sistema difensivo deve mantenersi attivo e allenato a combattere i suoi nemici; se ciò non avviene, o se si impigrisce – in assenza di nemici esterni –, può rivolgersi all’interno provocando, anche in questo caso in bambini predisposti geneticamente, malattie di tipo autoimmune. Negli ultimi decenni la medicina ha avuto a disposizione farmaci sempre più potenti, efficaci a curare e a guarire malattie considerate gravi fino a pochi anni fa. Se l’uso di questi farmaci è indicato in particolari condizioni patologiche, non è assolutamente giustificato in moltissime altre nelle quali, in realtà, non sarebbe richiesto alcun trattamento farmacologico. Antibiotici prescritti troppo spesso in corso di malattie febbrili a carico della vie respiratorie, cortisonici e broncodilatatori per semplici tossi stizzose che si risolverebbero spontaneamente nel giro di pochi giorni, come nel caso di una mia piccola paziente recentemente ricoverata per diarrea e


Introduzione

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disidratazione in un importante ospedale romano. Nel foglio di dimissione si parlava solo della gastroenterite, a causa della quale la bambina era stata ricoverata, ma come terapia da proseguire a domicilio era stato prescritto un aerosol a base di cortisone e broncodilatatore. A detta della mamma, che aveva deciso di non somministrare questi farmaci alla figlia, la bambina durante il ricovero aveva presentato solo un po’ di tosse, che poi a casa era scomparsa nel giro di due giorni. Farmaci contro l’enuresi notturna, ritenuta fisiologica fino a 5-6 anni e, quando si protrae, segnale di disagi del bambino, le cui cause andrebbero riconosciute e rimosse. L’enuresi è stata trattata, anche per lunghi periodi, con una terapia ormonale, che sopprimeva, insieme con il sintomo, l’implicita richiesta di aiuto. Il farmaco in questione, nella forma di spray nasale, si è rivelato tanto dannoso per la salute dei bambini da costringere la casa produttrice a eliminarne l’indicazione nel foglietto illustrativo; nonostante ciò vi è ancora qualche professionista che lo prescrive per tale indicazione. Farmaci per far dormire e farmaci per far aumentare l’appetito, spesso i due effetti riuniti nello stesso farmaco, prescritti a volte soltanto per liquidare mamme “troppo ansiose”. Provare ansia per la salute dei propri piccoli è un sentimento che accomuna tutti i mammiferi e che tutte le madri hanno certo il diritto di esprimere; ma bisogna prendere coscienza che prescrivere farmaci inutili per patologie inesistenti significa rafforzare le paure e rendere le mamme sempre più dipendenti. Le prescrizioni di farmaci non necessari determinano inoltre danni immediati e futuri alla salute dei bambini e anche danni alla collettività, per il costo che ricade su un servizio sanitario boccheggiante e perché rafforzano quella cultura di “medicalizzazione” che tende a dare sempre una risposta farmacologica a problemi che potrebbero essere risolti diversamente e favoriscono l’inclinazione dei genitori a delegare al medico e al farmaco ogni problema che riguardi la salute dei propri figli. Queste affermazioni sono sostenute da molti lavori di ricerca svolti in Italia e all’estero, come ad esempio il Progetto ARNO3 che dal 1998 analizza e valuta il profilo prescrittivo dei farmaci rimborsati dal Servizio Sa-

3 Il progetto ARNO, osservatorio sulla prescrizione farmaceutica, si pone l’obiettivo di promuovere l’uso razionale dei farmaci in pediatria.


12 Bambini e (troppe) medicine nitario Nazionale nella popolazione pediatrica italiana. Da questa ricerca emerge un dato preoccupante: i bambini che con più frequenza ricevono una prescrizione farmacologica sono quelli di età inferiore o equivalente a 1 anno di vita (76%) e che in questa fascia di età i medicinali più prescritti sono 5 antibiotici, 4 antiasmatici e 1 cortisonico che viene somministrato per bocca. Questi farmaci vengono prescritti innanzitutto per patologie acute delle alte vie respiratorie che insorgerebbero con assai minor frequenza se i bambini – come raccomandano OMS e UNICEF – fossero allattati esclusivamente al seno fino al sesto mese compiuto e si proseguisse, anche dopo l’introduzione di cibi solidi, l’allattamento al seno fino al secondo anno di vita e oltre, se la mamma e il bambino lo desiderano. Bisogna anche sottolineare che i bambini sono tanto più esposti a un rischio, assumendo farmaci, quanto più sono piccoli, soprattutto per quanto riguarda farmaci non appropriati. È interessante l’esempio dell’Aciclovir, un antivirale le cui uniche indicazioni sono il trattamento del virus Herpes simplex e Varicella-Zooster e per la profilassi dell’Herpes simplex in pazienti immunocompromessi (ad es. malati di AIDS). L’incidenza della Varicella nella popolazione pediatrica è dello 0,9% mentre il farmaco è ordinato nel 4% dei bambini di età inferiore a 1 anno, il che lascia supporre che la prescrizione sia pensata come profilassi in caso di malattia tra i familiari, sebbene tale pratica non sia documentata da prove di efficacia. Nel 2003 il Ministero della Salute ha pubblicato e inviato gratuitamente a tutti i pediatri italiani la “Guida all’uso dei farmaci per i bambini”, traduzione italiana del “Medicines for Children”, bibbia del servizio sanitario inglese. Tra i farmaci prescritti dai pediatri italiani solo il 41% è riportato in questo prezioso testo, mentre altri, come il già citato Aciclovir o il Beclometasone (Bentelan), sono utilizzati in modo “irrazionale”.


VI Il mal d’orecchie

Quando un bambino – anche molto piccolo – si sveglia di notte all’improvviso piangendo di un pianto inconsolabile spesso ha male alle orecchie. Questo dolore può essere causato da un’otite esterna, cioè una semplice infiammazione della membrana del timpano oppure da un otite media catarrale che è un’infiammazione acuta dell’orecchio medio. Nell’otite media catarrale, nei bambini con meno di due anni, sono frequenti segni come irritabilità, pianto, vomito, inappetenza; nei più grandicelli – oltre al dolore, la febbre, lo scolo di muco dall’orecchio, il vomito, l’irritabilità, il pianto, l’inappetenza, l’abbattimento – il bambino si tocca ripetutamente l’orecchio. Il pediatra, per fare la diagnosi di otite media catarrale, dovrebbe osservare attraverso l’otoscopio una membrana timpanica intensamente arrossata, o giallo-grigiastra, estroflessa o retratta o perforata. Si stima che entro i primi tre anni di vita circa l’85% dei bambini abbia almeno un episodio di otite media catarrale, mentre il 46% ne ha almeno tre. L’otite media catarrale è più frequente nei bambini di età compresa fra i 6 mesi e i 6 anni. Uno studio1 su oltre 4.000 visite per dolore alle orecchie in bambini di età compresa fra 6 e 30 mesi dimostrava che solo il 44% dei bambini in cui

1 Karma PH, Penttilä MA, Siplä MM, Kataja MJ, Otoscopic diagnosis of middle ear effusion in acuate and non-acute otitis media. I. The value of different otoscopic findings, “Int J Pediatr Otorhinolaryngol” 1989; 17 :37 –49.


54 Bambini e (troppe) medicine il pediatra aveva avanzato il sospetto diagnostico tramite l’otoscopia, aveva di fatto un’otite media catarrale. Di solito in Italia quando viene fatta questa diagnosi a questi bambini vengono senza indugio prescritti antibiotici, antistaminici, gocce nasali decongestionanti e antidolorifici. Come trattare il mal d’orecchie A partire dall’inizio degli anni ’80 in Olanda, riconoscendo al bambino sano una buona capacità di autoguarigione, si è iniziato a praticare la cosiddetta “strategia di vigile attesa”2, che consiste nel: • non somministrare l’antibiotico per 48-72 ore dal momento della diagnosi; • somministrare solo un antidolorifico (paracetamolo) per il controllo del dolore; • fornire informazioni anche scritte ai genitori o a chi si prende cura del bambino sull’evoluzione e gestione dell’otite media catarrale; • garantire un controllo dopo 48-72 ore; • somministrare l’antibiotico se dopo 48-72 ore i sintomi non si sono risolti o sono peggiorati. Nei bambini con età compresa fra i 6 e i 12 mesi in buone condizioni generali e in tutti i bambini di età superiore all’anno (a meno che non presentino sintomi gravi o scolo dall’orecchio) è consigliabile attendere la reazione del bambino prima di somministrare l’antibiotico, utilizzando la prescrizione solo nel caso in cui i sintomi (dolore e febbre) non migliorino ovvero peggiorino dopo 48-72 ore. Qualora l’antibiotico si renda necessario per la gestione dell’otite media acuta, il farmaco di prima scelta è l’amoxicillina, il più economico e con minor effetti collaterali. Questa strategia3 è stata più volte verificata e si è sempre dimostrata 2 Damoiseaux , Antibiotic treatment for acute otitis media: time to think again, “CMAJ” 2005 March 1; 172(5): 657–658. 3 David M. Spiro, MD, MPH; Khoon-Yen Tay, MD; Donald H. Arnold, MD, MPH; James D. Dziura, PhD; Mark D. Baker, MD; Eugene D. Shapiro, MD, Wait-and-See Prescription for the Treatment of Acute Otitis Media, “JAMA” 2006;296:1235-1241 .


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utile nella gestione dell’otite media catarrale, con tassi di guarigione in assenza di assunzione di antibiotico che variavano dal 62% al 76% in diversi contesti (ambulatorio di pediatria, dipartimento di emergenza, ambulatori universitari). Nei casi trattati con strategia di vigile attesa non si sono riscontrati aumenti di complicanze a breve termine come la mastoidite, né a lungo termine, come la riduzione dell’udito, la difficoltà nello sviluppo del linguaggio e delle relazioni sociali. Esistono poi delle raccomandazioni che i genitori dovrebbero ricevere dal pediatra sin dalla prima visita per prevenire l’insorgenza dell’otite: • allattare al seno per i primi sei mesi in modo esclusivo • non esporre il bambino al fumo di sigaretta • non utilizzare ciucci e/o biberon. Gli interventi preventivi proposti sono attuabili e utili anche per la promozione del benessere generale del bambino e della sua famiglia, ma vengono spesso trascurati dai pediatri che sottovalutano la prevenzione primaria, poco amata anche dalle case produttrici di farmaci e vaccini, le quali preferiscono i trattamenti antibiotici ­– spesso inutili, costosi e/o inappropriati – oppure consigliano a scopo preventivo la vaccinazione antipneumococcica o antinfluenzale, che non risulta apportare alcun sostanziale beneficio nella prevenzione dell’otite media acuta. Nel 40% circa degli episodi di otite media catarrale nell’orecchio medio residua del catarro sterile, che può richiedere anche un mese per riassorbirsi completamente (nel 10% dei casi l’essudato può perdurare fino a tre mesi) e anche in questo caso l’utilizzo di decongestionanti, antistaminici o cortisonici, spesso prescritti singolarmente o in combinazione, ha frequenti effetti collaterali dannosi e nessuna efficacia. Cosa fare Per calmare il mal d’orecchio, riscaldare leggermente qualche goccia d’olio in un cucchiaio o in un pentolino di acciaio e, con l’aiuto di un contagocce lasciar cadere una o due gocce di olio caldo nel condotto uditivo. L’azione antidolorifica è data dal cromo rilasciato dall’acciaio nell’olio sottoposto a riscaldamento.


56 Bambini e (troppe) medicine Tonsille e adenoidi Quando in un bambino le otiti si ripetono più volte nell’anno in assenza di serie complicazioni, invece di tranquillizzare i genitori – facendo loro comprendere che si tratta di patologie che si ridurranno da sole nel tempo – il bambino viene assai spesso inviato allo specialista otorinolaringoiatra che sovente consiglia, visto l’insuccesso delle terapie inutili effettuate, l’intervento di adenotonsillectomia. La tonsillectomia e l’adenoidectomia sono le operazioni chirurgiche più frequentemente eseguite in età pediatrica in Italia. Nel 2000 sono state rilevate dal sistema informativo del Ministero della salute 32.000 adenoidectomie, eseguite in bambini o adolescenti. Ma cosa sono e a che cosa servono le tonsille e le adenoidi? Ed è giusto toglierle con tanta facilità? Anatomicamente, tonsille e adenoidi fanno parte di un unico complesso di grandi organi linfatici situati all’ingresso della gola. Al contrario della milza e dei linfonodi che fanno parte anch’essi del sistema linfatico, tonsille e adenoidi non sono circondate da una capsula connettivale che le separa dall’ambiente esterno, perché contraggono importanti rapporti proprio con quest’ultimo, con la funzione strategica di produrre linfociti, cioè cellule della difesa immunitaria nel punto dove, attraverso il cibo e la respirazione, entrano nel nostro organismo la maggior parte delle sostanze estranee, compresi virus e batteri. Ogni individuo ha all’ingresso della gola 5 di questi organi: il primo impari mediano situato nella volta del rinofaringe detta tonsilla faringea, meglio conosciuta col nome di Adenoidi per il fatto che quando si ingrandisce assume un aspetto definito “vegetazioni adenoidee”, due tonsille palatine conosciute comunemente come Tonsille per la forma a mandorla, e due tonsille linguali posizionate una accanto all’altra, tanto da sembrare una formazione unica, poste alla base della lingua. Collegati tra di loro da vasi linfatici, questi cinque organi rappresentano un’unità funzionale chiamata anello di Waldeyer, che costituisce una barriera contro le infezioni ma non conserva la stessa struttura per tutta la durata della vita, perché le adenoidi vanno spontaneamente in regressione col sopraggiungere dello sviluppo puberale e normalmente non sono più presenti nell’adulto. Un comportamento analogo, cioè una funzione importante fino a una certa età con successiva regressione, lo ritroviamo solo nel timo, sulla cui


6 - Il mal d’orecchie

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fondamentale importanza nella maturazione del sistema immunitario non esistono dubbi. Cosa accomuna queste due strutture, una – il timo – organo linfoide separato dall’ambiente da una capsula connettivale, l’altro – le adenoidi – aggregato linfatico totalmente aperto al contatto con l’ambiente aereo esterno? È necessario ricordare ancora un altro aspetto delle adenoidi, poco studiato e valorizzato, ed è il loro rapporto con l’ipofisi faringea, struttura endocrina alloggiata immediatamente davanti alle adenoidi con le quali contrae rapporti. L’ipofisi faringea, con la sua struttura e la sua caratteristica funzionale diversa nell’uomo e nella donna, è semplicemente ignorata dall’immunologia che tuttavia riconosce ai linfociti la capacità di leggere e interagire anche con sostanze di tipo ormonale. Non dare sufficiente importanza a questi aspetti contribuisce alla facilità con cui si decide l’intervento chirurgico, che oltre a eliminare le adenoidi distrugge questo tessuto ipofisario. Se le adenoidi si aprono al diretto contatto con quanto arriva tramite la respirazione, le tonsille, che occupano spazio comune alle vie aeree e digestive, entrano in diretto contatto con quanto viene assunto per via orale, quindi con tutte le sostanze che poi verranno processate nel tubo digerente a diversi livelli, e con diverso impegno, da altre strutture linfatiche presenti nell’intestino (placche del Peyer, appendice). Non è un caso quindi che dopo interventi di tonsillectomia siano frequenti attacchi di appendicite di ben più importante impatto chirurgico. Come dire che il preliminare incontro delle sostanze con il tessuto linfatico di prima linea della gola “prepara” le strutture linfatiche di seconda e terza linea all’incontro con sostanze a loro altrimenti sconosciute. È evidente che le strutture linfatiche della bocca e della gola non servono solo a processare antigeni scoprendoli e identificandoli per maturare un sistema di difesa importante come è quello dell’immunità umorale (anticorpi); il loro aspetto morfologico, il loro comportamento funzionale, i rapporti che esse contraggono con strutture di altra natura, ormonale o sensoriale (olfatto per le adenoidi, udito per la tonsilla tubarica, gusto per la tonsilla linguale) alludono a rapporti più sottili che “legano” comunque l’uomo all’ambiente. La rimozione ingiustificata o troppo precoce delle strutture linfatiche nel bambino, come anche gli effetti di stimolazioni improprie o eccessive


58 Bambini e (troppe) medicine del sistema immunitario in via di maturazione (antigeni alimentari, troppi vaccini) possono provocare danni allo sviluppo globale dell’individuo sfuggendo per la loro sottigliezza all’osservazione immediata, ma causando in ultima analisi un indebolimento della vitalità e delle capacità di difesa. Inoltre non sembra certo che l’asportazione delle adenoidi, associato spesso a quello delle tonsille, sia in grado di ridurre disturbi respiratori. Secondo uno studio pubblicato su una delle più importanti riviste americane di pediatria4, sembra che solo un quarto circa dei bambini sottoposti ad adenotonsillectomia per apnea ostruttiva nel sonno vadano incontro a remissione completa. Non bisogna dunque presumere che questo intervento sia sempre curativo, dato che lo è solo in una piccola percentuale dei casi. I tassi di ospedalizzazione per tonsillectomia sono pari a 94,3 per 10.000 nella fascia d’età 4-9 anni. In Italia e in Scozia il rischio per un bambino di subire la rimozione delle tonsille e delle adenoidi aumenta con l’abbassamento delle condizioni socio economiche dei genitori. Le disparità potrebbero dipendere da una maggiore prevalenza delle infezioni tonsillari tra i soggetti più disagiati, ma anche da un maggior rischio di interventi inappropriati a carico dei gruppi sociali più vulnerabili perché meno capaci di svolgere quel controllo sulla propria salute che dovrebbe essere promosso dagli stessi medici curanti. A conferma di ciò, in Svizzera è stato osservato che i figli dei medici hanno un rischio minore di essere sottoposti a tonsillectomia nel corso della vita rispetto alla popolazione generale.

4 Tauman R., Gulliver T.E., Krishna J. et al., Persistence of obstructive sleep apnea sindrome in children after adenotonsillectomy, “J Pediatr” 2006;149:803-8.


Indice

Prefazione, di Grazia Colombo Introduzione Il sistema immunitario

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1. La tendenza alla «medicalizzazione» Le più comuni malattie dell’infanzia non sono indice di cattiva salute, ovvero, perché è importante imparare a fidarsi del proprio buon senso Cosa fare 2. L’allattamento Partire con il piede giusto: l’allattamento al seno Cosa fare Lo svezzamento Cosa fare Cibi sani per bambini sani Cosa fare

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17 17 21 23 25 26 28

3. La febbre La febbre è una difesa Quindi abbassare sempre la febbre non è afffatto utile Perché la febbre fa paura Cosa fare Rimedi alimentari Rimedi per uso esterno

29 29 30 32 33 34 36

13 16


4. La tosse e le infiammazioni delle vie respiratorie La tosse è utile Cosa fare L’uso sconsiderato di cortisonici, di ß-stimolanti e antibiotici in Italia L’antibiotico All’eccesso quantitativo si aggiunge il difetto qualitativo Perché evitare gli antibiotici, se non necessari Produzione di farmaci e ricerca scientifica Cosa fare

38 39 40

5. Il mal di gola e lo streptococco ß-emolitico di gruppo A Come curare il mal di gola Quando fare il tampone Come interpretare il TAS Cosa fare 6. Il mal d’orecchie Come trattare il mal d’orecchie Cosa fare Tonsille e adenoidi

48 49 49 84 52

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7. Il bambino distratto e che disturba è un malato? Il Ritalin, la pillola dell’obbedienza Additivi chimici e iperattività infantile 8. I denti, le carie e il fluoro Perché la profilassi con il fluoro ha avuto tanto successo? Quando e come lavare i denti ai bambini?

59 59 64 67 71 72

9. La dermatite atopica Il latte di soia La dermatite atopica Dieta di Rezza Cardi Rimedio peggiore del male? Dermatiti atopiche e cortisonici

73 73 74 75 76 77


10. Le vaccinazioni Le vaccinazioni sono tutte necessarie? Il vaccino contro l’epatite B Il vaccino anti HPV Perché tanti dubbi tra gli addetti ai lavori? I farmaci in pediatria sono sufficientemente valutati? I vaccini antinfluenzali Il vaccino antipneumococco Il rispetto dei pazienti

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11. L’alimentazione dei bambini Carboidrati Proteine Grassi Vitamine e sali minerali Perché frittura Struttura dei pasti Il latte Cos’è che i bambini non devono mangiare? I bambini che non vogliono mangiare Desideri e avversioni come segnali

92 92 93 94 96 97 98 100 101 102 103

12. Quando la mamma torna al lavoro Piccolo repertorio di rimedi pediatrici Appendici Siti di interesse Gruppi di discussione su Internet Centri di sostegno per l’allattamento

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Bibliografia consigliata Indice

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111 118 118 119 119



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