il mattino
VENERDI’
PRIMO PIANO
29 maggio 2009
AD ANGUILLARA
E’ LA PRIMA IN ITALIA
Clandestini cinesi
Una rivista dedicata al lusso accessibile PADOVA. E’ nata la prima rivista nazionale dedicata al lusso accessibile. E’ la prima guida al lusso presentata ieri sera a Padova in uno spazio mobile allestito temporanemente nella galleria di via Antinate 119. La rivista, quadrimestrale, ha 82 pagine, si chiama «Wish by which luxury magazine» ed è diretta da Riccardo Bastianello e Maira Bernardi. All’interno il top degli eventuali acquisti in materia di orologi, automobili, moto, elicotteri, e yacht. Oltre a vestiti e pacchetti turistici negli hotel più prestigiosi.
IL LABORATORIO. Attrezzature da lavoro trovate nella casa
3
L’INDAGINE. Uomini della Finanza ad Anguillara
ANGUILLARA. Producevano per conto terzi giubbotti invernali griffati al costo (per il committente) di 10 euro ciascuno. Giubbotti che poi sarebbero stati venduti dalle boutique di tutto il Veneto a circa 400 - 500 euro a capo. Scoperto dalla finanza ad Anguillara (in via Roma) un capannone trasformato in un laboratorio tessile occupato da cinesi. I militari delle Fiamme Gialle hanno trovato 22 persone, di cui 5 clandestini: si tratta di una donna e quattro uomini di età compresa fra i 24 e i 30 anni. Tutti e cinque sono stati portati in questura a Rovigo, fotosegnalati e denunciati in quanto clandestini. Il titolare del laboratorio, in cittadino cinese di 50 anni residente in Emilia Romagna è stato denunciato per favoreggiamento all’immigrazione clandestina. Gli altri 17 cinesi avevano il permesso di soggiorno. Ma lavoravano nel laboratorio senza alcun contratto. I giacconi sono stati posti sotto sequestro. (p.bar.)
Scarpe di lusso Vuitton e Dior create a Noventa in laboratorio cinese La denuncia dei residenti Troppi rumori, scatta l’inchiesta che porta a inediti retroscena PADOVA. Le scarpe Louis Vuitton e Dior sono fatte dai cinesi. Questa l’impropria sintesi che tuttavia diventa un pratico artificio utile a raccontare una singolare storia venuta a galla nei giorni scorsi. Storia raccontata da chi con le scarpe ci mangia, dato che della loro produzione ne ha fatto una professione di cui andare fiero. Ecco la storia. In un laboratorio cinese di Noventa Padovana (in via Sam Marco), settimane fa, sono stati trovati stivali e scarpe griffati dalle due case di moda: articoli che sono stati posti sotto sequestro in quanto c’era il sospetto che si trattasse di merce contraffatta. Tuttavia, la successiva perizia (solitamente sono gli esperti mandati dalle stesse griffe a farla) ha dimostrato, con la sorpresa di tutti, che in realtà si trattava di articoli originali e non di repliche poi vendute nel bazar cinesi, dagli ambulanti nelle piazze dei paesi, o immesse nei circuiti che approvvigionano i vu’ cumprà che stazionano nei centri storici delle città d’arte. Il tribunale, quindi, dopo aver ricevuto il responso della perizia, ha restituito la
merce ai legittimi proprietari. Che non erano le case Louis Vuitton e Christian Dior, bensì due aziende della riviera del Brenta specializzate nella realizzazione di scarpe di alta qualità: il calzaturificio Ballin Franco di Fiesso D’Artico (via Tramezzo 10) e l’azienda Artè di Fossò (zona industriale, strada 32). Sono stati i proprietari delle due aziende a chiedere e ottenere il dissequestro. D’altra parte sia la Ballin Franco (per Louis Vuitton) che la Artè sas (Christian Dior) hanno stipulato tempo fa un regolare contratto con le due multinazionali della moda.
Così le circa 300 paia di scarpe (ma anche diverse quantità di tomaie) firmate LV e le altrettante paia di stivali, (nonché numerosi pezzi di stivali, fibbie e pelli) griffate CD sono state restituite. I prodotti finiti, probabilmente sono stati già imballati e spediti al committente per essere commercializzati attraverso i canali regolari di vendita al dettaglio (fra l’altro, a metà giugno il marchio Louis Vuitton aprirà un nuovo punto vendita proprio a Padova, in piazza Garibaldi). Le indagini — dicono — sono ancora in corso. C’è da capire, infatti, perché il tomaifi-
GLI STIVALI ORIGINALI. Sono firmati Christian Dior, ma prodotti dai cinesi attraverso i subappalti cio cinese di Noventa Padovana (via San Marco 15), intestato a Aiping Jin, 37 anni stesse lavorando per conto terzi in assenza di un contratto regolare (che non è mai stato presentato) e senza lavoratori in libro paga. E’ lo stesso atto giudiziario consegnato anche alla donna a sottolineare le mancanze: i sigilli alla merce sono stati posti «perché in assenza di documentazione attestante la fabbricazione e la provenienza delle calzature». Ma c’è da aggiungere anche che le scarpe venivano assemblate in un appartamento trasformato probabilmente in maniera abusiva in un labora-
torio pieno di macchinari (dovrebbero essere stati sequestrati anche 4 macchine da cucire professionali, e una macchina professionale applica fettucce). L’imprenditrice residente a Noventa Padovana rischia pesanti multe e finanche una denuncia penale se malauguratamente avesse utilizzato in passato manodopera clandestina. Ma per capire esattamente perché il tomaificio di Noventa Padovana stesse lavorando merce di altissima qualità senza contratto è il caso di ripercorrere a ritroso la strada che ha portato al sequestro, è il suggerimento. D’altra parte
Le imprese asiatiche garantiscono i tempi delle consegne e detengono il 30% del mercato italiano A sinistra Giuseppe Baiardo A lato tomaia Louis Vuitton
BIANCHI
di Paolo Baron
Materia prima originale Un vorticoso giro di subappalti fra licenze e lavoro in nero
il blitz a Noventa Padovana non è scattato per puro caso. Anzi. Sono stati i residenti vicini di casa dell’imprenditrice cinese a lamentarsi per il rumore (delle lavorazioni della pelle). Via San Marco è una laterale di via Salata al confine fra Noventana e Stra. Una zona dove i laboratori cinesi sono ormai una florida realtà. Una zona tenuta d’occhio anche dai carabinieri della Compagnia di Padova. Dopo la segnalazione, quindi, è scattata la verifica. L’appartamento in questione, composto da poche stanze era stato trasformato in un laboratorio con tanto di macchinari. In alcune scatole c’erano scarpe e stivali griffati. Sopra i tavoli bottiglie d’acqua e ciò che può sembrare resti di cibo. Tra l’altro, la donna non ha saputo fornire una spiegazione sul perché avesse scarpe pelli, fibbie e quant’altro, tutto griffato, tutto regolare. Materiale che, in parte, le avrebbe procurato un altro calzaturificio con sede sempre nel Veneziano, a Vigonovo: si tratta dell’azienda Vian Laila di via Francesco Baracca. L’azienda lavora in conto terzi (per alcuni articoli) per la Ballin Giorgio di Fiesso D’Artico. Ma non per la Artè di Fossò. Chi ha barato?
L’esperto. Giuseppe Baiardo, presidente Acrib
«Sono noti i vari passaggi Ma regole uguali per tutti» STRA. «Vabbè, tanto si sa che Vuitton fa fare scarpe ai cinesi. Lo avevate provato anche sul vostro giornale. Il problema non è se le scarpe di lusso le fa il cinese o l’esquimese. Il problema è non barare. A noi interessa che l’etichetta sia rispettata perché il “Made in Italy” è una garanzia. Ma non mi sento di mettere in croce chi ha subappaltato alcune lavorazioni, perché i controlli che noi possiamo fare sulla serietà dei subappaltatori è molto limitata». Giuseppe Baiardo, 56 anni di cui 41 passati a fabbricare scarpe, è il presidente dell’Associazione calzaturieri riviera del Brenta (Acrib) il distretto calzaturiero del lusso. Incassa male la notizia del sequestro di Noventa Padovana. Perché la «legge dell’etichetta» pone dei paletti che, troppo spesso, vengono sorpassati. Nell’appartamento sono stati trovate
centinaia di scarpe griffate, ma anche pellame e fibbie originali. Per avere l’etichetta «Made in Italy», infatti, è necessario che l’assemblaggio e il finissaggio della scarpa (o il 70 per cento della borsa) siano fatti in Italia. In questo periodo (maggio e giugno) vengono portate a termine le collezioni autunno-inverno e il 25 giugno tutti i cataloghi dovranno essere pronti a Milano. Il problema in questi giorni è rispettare i tempi e trovare degli sfoghi che assicurino elasticità all’offerta. I laboratori cinesi sono la risposta cui la stragrande maggioranza delle griffes si affida per rispettare i tempi di consegna. «Quindi il problema non è chi lo fa — dice Baiardo — ma se rispetta le regole che anche io devo rispettare e, ora come ora, un imprenditore che dà delle lavorazioni in conto terzi non è in grado di ve-
SOST IT U Z ION E IM M E D IAT A C R IST AL L I dere se il contoterzista ha le carte completamente in regola. Posso solo controllare se la partita Iva esiste e se i contributi sono in regola. Poi stop». Ma quanto conta ora il mercato delle imprese calzaturiere cinesi in Italia? «Fino a un anno fa il 10 per cento, a livello generale. Ora direi si è arrivati al 30. Basti pensare che il 45-50% delle tomaie (cioè la parte superiore e visibile della scarpa) è fatta all’estero». Altro problema è se i cinesi assicurano gli stessi standard qualitativi. «Guardi i cinesi non sono qui per caso - conclude - sono qui perché c’è tanto lavoro e meno manodopera qualificata di quanto servirebbe nonostante la crisi. Io non vedo circolare persone veramente qualificate. Le aziende se le tengono strette». Tanto poi ci sono i cinesi. (Ugo Dinello)
" OFFICINA M ECCANICA " S P ECIAL IZ Z AT A IN D ANNI D A G R AND INE " S ER V IZ IO CAR R O AT T R EZ Z I CON AS S IS T ENZ A 24H S U 24H " AU T O S OS T IT U T IV A G R AT U IT A " AS S IS T ENZ A AS S ICU R AT IV A " AG EV OL AZ IONI E S CONT I S U S INIS T R I A P R OP R IO CAR ICO " CONV ENZ IONAT A EU R OP CAR L EAS E - OV ER L EAS E - L EAS E P L ANE - AL D - D R IV E S ER V ICE
NOV IT À
- L E T T U R A F OT OS P E T T R OM E T R IC A D E L C OL OR E D E L L A C A R R OZ Z E R IA
Via P. Bem bo, 83/a - PA D O VA - Tel. 049.8806574 - 049.8806003 F ax 049.8829161 - w w w .nuovam ilano.it F IL IA L E : C arroz z eria Nuova Milano 2 049.775692 - Viale d ell’Ind us tria n. 38 - PA D O VA