La magnifica Italia e le sue Bellezze

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LA MAGNIFICA ITALIA E LE SUE BELLEZZE ED. 1 MAGGIO 2020

I VULCANI E I PARCHI NAZIONALI LE RICETTE TIPICHE E LE FESTE LA FLORA E LA FAUNA I CASTELLI E LE VECCHIE ABITAZIONI


Dalla nostra Classroom La magnifica Italia e le sue Bellezze è una rivista unica. Unica in tutti i sensi! Esce in un unico numero, un’esclusiva per i fortunati che ci seguono. È un unico prodotto fatto da tante mani: 32 mani (se le contiamo entrambe) che insieme hanno creato questo unicum. Racconta di un posto unico al mondo: l’Italia!!  Lasciate che vi raccontiamo un po’ com’è andata. Per le classi quinte della scuola Primaria DedaloComo - Orsoline di San Carlo era prevista una gita a cui insegnanti e ragazzi tenevano molto, ovvero l’uscita di tre giorni a Roma. Durante quest’esperienza si sarebbe potuta ammirare mezza Italia dal finestrino del treno e toccare con mano molta della storia affrontata durante l’ultimo anno della scuola Primaria. Stiamo parlando della storia romana, ma anche la scoperta di stili artistici, dell’incontro con il Papa durante l’udienza. Per non parlare della bellezza dello stare insieme in modo così speciale dopo 5 anni passati prevalentemente tra i banchi. In tempi di lockdown evidentemente non siamo potuti uscire fisicamente, ma abbiamo potuto approfittare di visite virtuali. Ciascun paio di mani ha potuto quindi dedicarsi a visitare un luogo italiano per poi scriverlo con l’obbiettivo di raccontare ai compagni cos’ha scoperto di incredibile del nostro Belpaese. Ripercorriamo brevemente le tappe del nostro lavoro. Con la chiusura delle scuole, abbiamo avuto l’occasione di cambiare l’orario delle lezioni. In particolare, abbiamo scoperto che potevamo realizzare dei progetti interdisciplinari utilizzando la compresenza di più insegnanti. In questo caso l’insegnante di storia e geografia e l’insegnante di tecnologia ed informatica hanno proposto alla classe un viaggio virtuale alla scoperta dell’Italia… solo che hanno lasciato ai ragazzi il compito di scoprire loro qualcosa di bello da raccontare poi anche agli altri! Li hanno guidati nell’utilizzo della piattaforma, hanno proposto il tema ed aiutati a scegliere, hanno lanciato il contest per scegliere il titolo e la copertina della rivista. Il prodotto che vedrete nelle prossime pagine è il risultato del lavoro personale di ciascun ragazzo e ciascuna ragazza, sia dal punto di vista dell’assecondamento dei propri interessi, che da quello del mettere in campo tutte le competenze linguistiche, di capacità di studio e quelle informatiche che sono state acquisite in questi anni. Buona lettura!

Maestro Antonello, Maestra Beatrice


Sommario Le regioni Valle d'Aosta Liguria Lombardia Trentino Alto Adige Veneto Friuli Venezia Giulia Emilia Romagna Toscana Umbria Marche Lazio Abruzzo Campania Puglia Sicilia Sardegna

pag. 1 pag. 4 pag. 7 pag. 10 pag. 14 pag. 17 pag. 21 pag. 24 pag. 28 pag. 31 pag. 34 pag. 37 pag. 40 pag. 44 pag. 47 pag. 50

Italia… da mangiare! Il pesto ligure I caffè di Antervio e i Topi da mangiare

pag. 6 pag. 12

Opere della natura Riserva naturale regionale della Valle Cavanata L’Appennino tosco-emiliano La piana di Castelluccio Parco nazionale dei Monti Sibillini Valle del Treja Il Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga Il vesuvio Etna

pag. 18 pag. 22 pag. 29 pag. 32 pag. 36 pag. 38 pag. 41 pag. 48

Opere dell’uomo Il castello di Fènis Il castello di Roccascalegna Il buco del piombo Il pozzo di San Patrizio ad Orvieto Città Aquileia Alberobello I nuraghe di Barumini Teatro Regio Bocca della verità Scavi di Pompei Ortigia Cave di Bauxite ad Otranto

pag. 2 pag. 39 pag. 8 pag. 30 pag. 19 pag. 45 pag. 51 pag. 23 pag. 35 pag. 42 pag. 49 pag. 46

Fauna e habitat Gli stambecchi del Parco del Gran Paradiso Mar Ligure Laguna veneta La mucca grigia alpina e la pecora con gli occhiali Il cinghiale e il martin pescatore La foca monaca

pag. 3 pag. 5 pag. 15 pag. 11 pag. 25 pag. 52

Divertimento e ingegno dell’uomo I violini di Cremona Il carnevale di Venezia Il Palio di Siena Lo stemma delle Marche

pag. 9 pag. 16 pag. 26 pag. 33


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Il castello di Fénis (Aosta)

Il castello di Fénis (Aosta), con il suo trionfo di torri e la sua bellissima cinta muraria merlata, è uno dei più famosi castelli della Valle d’Aosta. Situato nell’omonimo comune di Fénis, il castello si trova in una posizione inusuale per una fortezza edificata a scopo bellico e di protezione. La costruzione non si trova infatti sulla sommità di un promontorio, ma su un lieve poggio privo di difese naturali. Quasi sicuramente la funzione primaria del castello non era quella difensiva, ma piuttosto di prestigiosa e fastosa sede amministrativa della famiglia Challant-Fénis, nobile casata valdostana che dotò la dimora di un imponente apparato difensivo, ma anche di eleganti decorazioni pittoriche, simboli di potenza e di prestigio. Oggi il castello di Fénis è una delle dimore nobiliari medievali meglio conservate d’Italia. La dimora ha pianta pentagonale e la costruzione principale è arricchita da cinque torri, tre a pianta rotonda e due a pianta quadrata. Sulla cima delle torri è possibile ammirare alcune maschere con la funzione di proteggere il castello dagli influssi maligni.

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Gli stambecchi del parco del Gran Paradiso

Lo stambecco, specie simbolo del Parco Nazionale Gran Paradiso, vive nelle praterie d’alta quota e sulle pareti rocciose. Le differenze tra il maschio e la femmina sono molto accentuate; alla fine dell’autunno il peso medio dei maschi adulti è di circa 90 kg, con una lunghezza media di circa 160 cm. Le femmine pesano 35-49 kg e hanno una lunghezza media di 135 cm. E’ un animale caratterizzato da corna cave e permanenti. Le corna nel maschio sono molto più lunghe e grosse e hanno lunghezza media massima di 92 cm. Nelle femmine sono più sottili e corte e sono mediamente lunghe 34 cm. La sua dieta è composta esclusivamente da erba fresca nella stagione estiva, mentre si completa con arbusti, germogli, licheni e aghi di conifere nelle altre stagioni. Lo stambecco alpino ha rischiato l’estinzione alla fine del XIX secolo e si è salvato solo nelle valli che oggi compongono il Parco nazionale Gran Paradiso. La sua presenza nel Parco non ha mai subito interruzioni e, attualmente, è uniformemente presente in tutte le valli dell’area protetta.

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Liguria di Danil M.

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Mar Ligure

La Liguria è una regione marittima formata da una stretta striscia costiera che si innalza rapidamente e ripidamente; si estende ad arco allungandosi da ovest a est, dalla Provenza alla Toscana e si affaccia sul ​Mar Ligure che è un mare piccolo ma profondo, le sue coste sono alte e le spiagge sono piccole e strette. Genova è il capoluogo di regione e trovandosi a circa metà di questo arco divide il golfo omonimo in riviera di ponente ad ovest e riviera di levante ad est. Nella riviera di levante si trova il parco nazionale delle Cinque Terre che comprende i comuni di: Monterosso al mare, Vernazza,Corniglia, Manarola e Riomaggiore. Nella riviera di ponente invece la località più famosa è Sanremo che si trova nel mezzo della cosiddetta “riviera dei fiori”. Nel 1999 allo scopo di proteggere le numerose specie di cetacei presenti nel Mar Ligure la Francia e l’Italia lo hanno classificato come area di particolare importanza SPAMI; il ​santuario dei cetacei copre un'area di 84000 km quadrati ed in quest’area è possibile avvistare questi bellissimi mammiferi marini che sono concentrati in questa zona grazie alla ricchezza di cibo. Sono stati classificati in dodici specie: la balenottera comune, il capodoglio,il delfino comune, il tursiope, la stenella striata, il globicefalo, il grampo e lo zifio. Alcune di queste specie si possono ammirare presso l’acquario di Genova, uno dei più famosi in Europa.

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Il pesto ligure Simbolo della cucina ligure è il condimento per eccellenza. Nasce da un impasto di semi oleosi, pinoli, noci e formaggio; all’inizio del XIX secolo si introduce l’olio, il basilico e il pecorino. Il suo ingrediente base è il basilico e più specificatamente il basilico genovese che si deve pestare (usando il mortaio di marmo e il pestello di legno) con il sale, i pinoli e l’aglio; devono essere usate le foglie più giovani e quindi più piccole. Il tutto deve essere condito con Parmigiano Reggiano, Fiore Sardo (pecorino) e olio extra vergine d’oliva, si ottiene così una buonissima salsa a crudo. Il pesto alla genovese si usa per condire primi piatti come gli gnocchi di patate, le trofie, le linguine, le bavette, il minestrone alla genovese, le lasagne ecc... Il pesto oggi gode della denominazione di origine protetta DOP ed è inserito tra i prodotti agroalimentari tradizionali liguri PAT. Dal 2007 si tiene a Genova ogni due anni il campionato del mondo di pesto al mortaio

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La Lombardia ​di Michele S.

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​ ​Lombardia Il buco del piombo

Il buco del piombo si apre su una bianca parete verticale con una imboccatura di dimensioni enormi: 45 metri di altezza e 38 di larghezza. La galleria visitabile è lunga 300 metri, il resto della grotta, accessibile agli speleologi, è lungo qualche km. All'interno sono presenti alcuni fenomeni di stalattiti e stalagmiti. La grotta era sede di estrazione di pietra silicea per la creazione di utensili

Nell'ambiente buio, umido e freddo vivono diverse specie di insetti, crostacei, platementi, e pipistrelli. In passato, durante l'era glaciale, la caverna era frequentata dall'orso delle caverne, di cui sono stati rinvenuti molti resti ossei, tra cui alcuni scheletri completi. A causa della progressiva oscurità, la vegetazione degrada avanzando verso l'interno della grotta. Nell'androne di ingresso sono presenti il tasso e la spaccapietre ​Ceterach officinarum ​. La prima decina di metri della grotta ancora raggiunta dalla luce solare ospita vari tipi di felci che prediligono gli ambienti umidi come le grotte

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I violini di Cremona

La liuteria tradizionale cremonese ​è un'antica forma di artigianato tipica di Cremona, dove si costruiscono strumenti ​ad arco quali violini, viole, violoncelli e contrabbassi. La liuteria cremonese affonda le sue radici nel sapere artigiano che Andrea Amati (che aprì la sua bottega nel 1539) mise a punto nel XVI secolo e tramandò ai suoi discendenti. Presso la bottega dei discendenti di Andrea Amati, appresero l'arte e la perfezionarono nel XVII secolo le famiglie Guarneri e Stradivari, e nel XVIII secolo Giuseppe ​Guarneri del Gesù e Carlo Bergonzi. La tradizione riprese forza nel XX secolo con la fondazione della Scuola Internazionale​ ​di liuteria.

Fonti : h ​ ttps://it.wikipedia.org/wiki/Buco_del_piombo https://it.wikipedia.org/wiki/Liuteria_tradizionale_cremonese

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TRENTINO ALTO ADIGE Semen D.

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La mucca “grigio alpina” e “la pecora con gli occhiali” La mucca grigio alpina è allevata da molti secoli nei masi in alta quota del Trentino e dell’ Alto Adige. L’isolamento di questi luoghi ha fatto sì che le caratteristiche di questa razza rimanessero pressoché inalterate. La grigio alpina è adatta alle dure condizioni ambientali delle regioni montane. ​Di taglia e peso medi, ha zampe robuste e unghioni forti che le permettono di andare alla ricerca di cibo anche nei pascoli più impervi. ​Il colore del suo mantello è argento con sfumature più scure sulla testa, sul collo, sulle spalle e sui fianchi. La mucca grigio alpina è allevata per la produzione di latte, usato sia nei caseifici per farne formaggi che per il consumo fresco, e per quella di carne di ottima qualità. I formaggi di grigio alpina si producono solo da giugno a settembre direttamente nelle malghe e nei masi. Anche la macellazione delle mucche grigio alpine deve avvenire sul posto.

La pecora con gli occhiali della Val di Funes è la razza ovina più antica del Sud Tirolo. Si riconosce perchè ha il manto bianco, testa senza corna e senza lana, anelli neri attorno agli occhi (i cosiddetti occhiali) e la colorazione nera di almeno metà dell’orecchio. Questa pecora produce una carne di ottima qualità grazie alla sua alimentazione naturale a base di erba dei pascoli e fieno locali. Anche la sua lana è molto pregiata e viene usata dalle donne della Val di Funes per produrre pantofole e berretti. Oggi, purtroppo, in tutto l’Alto Adige ne sono rimasti solo circa 2.400 esemplari. E’ una razza in via di estinzione.

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I piatti tipici più curiosi e meno conosciuti Il caffè di Anterivo​: Nelle zone di montagna in cui scarseggiava il caffè, in passato era diffuso l’uso di utilizzare altri prodotti alimentari come i fichi secchi, i semi d’orzo, di farro, di segale e la cicoria tostati per prepararsi una buona tazza di caffè. Ad Anterivo, un piccolo paesino in Val di Fiemme, le donne del paese usavano i semi di lupini. Il lupino è una pianta che raggiunge i 120 cm di altezza, con fiori a grappolo di colore blu punteggiato da macchioline giallo-bianche (a volte anche rosa). I semi, in numero da due a quattro, sono contenuti in baccelli ricoperti da una morbida peluria; sono piuttosto voluminosi e con una superficie ruvida di colore marrone. Dopo essere stati raccolti, i semi venivano tostati e macinati. Si otteneva una miscela di caffè dal gusto di nocciole e cioccolata e dal sapore leggermente amaro. Questa miscela di caffè veniva usata anche come medicinale per curare i problemi digestivi del bestiame.

I topi da mangiare​: nonostante il nome poco invitante, i topi da mangiare sono ottimi dolcetti al cioccolato prodotti nelle pasticcerie di Glorenza, una cittadina della Val Venosta. Questi dolcetti ricordano un buffo aneddoto: nel 1519, un contadino di nome Simon Fliess si presentò davanti al tribunale di Glorenza per denunciare i topi per i danni causati alle case e alle coltivazioni. Il magistro aprì un dibattito che tenne impegnato il tribunale per molti mesi e, alla fine, fu stabilito che i roditori dovessero lasciare il paese entro due settimane. Fu così costruito un ponte perché i topi potessero attraversare il fiume Adige e lasciare la città. Per proteggerli in questo loro esodo, cani e gatti furono tenuti chiusi in casa per molte settimane.

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Fonti: Alto Adige - Sudtirol - Itinerari - Touring Editore - Slow Food Editore http://grigioalpina.it/caratteristiche-e-produzioni https://www.emozionesuedtirol.it/pecora-con-gli-occhiali-val-di-funes/ http://www.suedtirol.info/storiedavivere/caffè-di-anterivo https://www.bolzanodintorni.info/it/lupino-di-anterivo.it https://www.e-borghi.com/it/glorenza/html

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Il veneto di Carolina V. T. nella mia ricerca potrete trovare...

la laguna veneta

il carnevale di venezia

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Veneto

Laguna veneta

Una laguna è un ​bacino acqueo costiero, separato dal mare da un cordone litorale interrotto da bocche di accesso, e nel quale emergono spesso formazioni insulari. In questo caso vorrei parlare della laguna di ​Venezia​, è la ​laguna più estesa del ​mar Mediterraneo​, posta dell'​Alto Adriatico​, lungo le coste centro-settentrionali e meridionali del ​Veneto​, e occupa una superficie di circa 550 km². L'intero territorio è stato inserito nel ​1987 nella ​lista del patrimonio mondiale dell'umanità dall'​UNESCO​. Durante le ​ere glaciali​, la regione era occupata da terre emerse che non escludono l'esistenza di villaggi preistorici. Circa 6.000 anni fa, si formò la laguna ma, come provato da studi basati, ad esempio, sui ​carotaggi​, la zona fu per molto tempo instabile, con continue variazioni del livello del mare e della posizione dei litorali. Questi fenomeni possono aver contribuito a cancellare o a meglio nascondere le tracce della presenza umana in età antica che, per questo motivo, è assai controversa e descritta solo da supposizioni. I pochi ritrovamenti sono costituiti da manufatti di ​selce​, punte di frecce e simili, alcuni databili al ​II millennio a.C. Ben diversa la situazione nell'immediato entroterra, dove sono stati rinvenuti addirittura resti di villaggi. Si può dunque supporre che allora la laguna fosse frequentata come fonte di sostentamento in cui praticare ​caccia​, ​pesca​ e raccolta, ma mai come luogo abitato stabilmente. Dopo il ​1000 a.C. il ​clima​,più freddo e piovoso, in breve tempo rese più stabile geologicamente la laguna, favorendo l'intensificarsi della presenza umana. Sono di questo periodo i primi reperti di quelle che diverranno poi ​Altino​, Spina, ​Adria e Aquileia​. Questi primi insediamenti erano ben lungi dal divenire i grandi centri portuali che saranno poi, ma la laguna era già allora coinvolta, come testimonia la presenza di manufatti etruschi e greci, in intensi traffici commerciali.

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Il carnevale di Venezia

Le prime tracce storiche del Carnevale di Venezia risalgono al 1094, a proposito dei festeggiamenti pubblici precedenti il periodo della Quaresima, ma i primi documenti ufficiali si hanno nel 1296, quando il Senato della Repubblica dichiarò l'ultimo giorno della Quaresima. Alcuni festeggiamenti per il carnevale di Venezia sono rimasti incisi nella storia, in gran parte per via della coincidenza con eventi storici molto importanti, come nel 1571, con una sfilata di carri allegorici a simboleggiare la battaglia di Lepanto, oppure nel 1664, con una grandiosa festa in maschera e pompose sfilate per le nozze in casa Cornaro, o ancora nel 1679 il Duca di Mantova organizzò un corteo con indiani, turchi e lottatori di colore che sfidarono 6 mostri. Già nel 700 c`era il carnevale infatti nella Venezia di Giacomo Casanova, nella città che diviene il tempio del piacere. La città divenne il fulcro dei divertimenti europei e trova nel carnevale il suo momento. Dopo un periodo di declino, nel 1979 il Carnevale di Venezia risorse, mantenendo quelle caratteristiche che lo rendono ancora oggi un evento di proporzioni mondiali, che attira visitatori da ogni parte del mondo.

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Friuli ​Venezia ​Giulia di Martino B.

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Riserva naturale regionale della Valle Cavanata

Si tratta di una ex valle da pesca da molti decenni ormai abbandonata e che ha pertanto assunto l'aspetto di una tipica zona lagunare. E' protetta come zona "Ramsar". La gestione naturalistica è rivolta principalmente verso la salvaguardia delle specie vegetali ed animali presenti con particolare riguardo all'avifauna. Nel corso dell'anno si osservano oltre 260 specie di uccelli diversi (molti i migratori) che qui trovano l'ambiente idoneo per nidificare, svernare e alimentarsi. Nel rispetto dell'ambiente sono stati realizzati alcuni brevi percorsi, alcuni sempre percorribili liberamente, altri percorribili con accompagnamento.

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Città Aquileia

Aquileia fu fondata nel ​181 a.C. come ​colonia dal Senato che serviva a sbarrare la strada ai barbari che minacciavano i confini orientali d'Italia, la città dapprima crebbe quale base militare, poi per l'espansione romana verso il ​Danubio​. I primi coloni furono 3500 fanti seguiti dalle rispettive famiglie.

È divisa dal ​cardo massimo​, l'attuale ​via Giulia Augusta​, e dal ​decumano massimo​. Romanizzata la regione, la città dopo l'​89 a.C. si ingrandì in fasi successive, come attestano le diverse cinte murarie. Durante l'inverno tra il ​5​9 ed il ​58 a.C.​, come riportato nel ​De bello Gallico​, ​Giulio Cesare pose gli accampamenti ​circum Aquileiam​, intorno ad Aquileia ​e da Aquileia richiamò due legioni per affrontare gli ​Elvezi​. Certamente oltre a questo soggiorno di Cesare ve ne furono altri, da cui la città ottenne parecchi vantaggi. Divenne centro politico-amministrativo dell'Impero Romano. Notevole fu la vita artistica, sostenuta dalla ricchezza dei committenti e dall'intensità dei traffici e dei contatti.

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fonte testo:​ ​https://it.wikipedia.org/wiki/Aquileia

fonte immagine​:​AERtetto per la Basilica di Aquileia (Ud) | Arketipo crediti di immagini: riserva naturale regionale della valle cavanata e citta di Aquileia. fonte testo:​ Riserva Naturale della Valle Cavanata: L'Area Protetta fonte immagine:​ Valle Cavanata

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EMILIA​ ​ROMAGNA di Eleonora G.

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L’appennino Tosco Emiliano

L’Appennino Tosco Emiliano è molto amato dai bambini per le sue caratteristiche naturali. Per esempio l’ Alfero, un piccolo paesino vicino al Monte Fumaiolo, famoso per la sua cascata sempre affolata in estate perchè si può ​passare tutta la giornata al riparo dal sole rinfrescandosi nelle sue acque che sono davvero molto fredde. Vicino alla cascata si può raggiungere un piccolissimo borgo chiamato Para e un fiume dove in alcuni punti ci sono piccole pozze. Dal Ponte Romano, situato vicino ad un laghetto, parte un sentiero di 2 km facilmente percorribile, che porta a Riofreddo: un posto molto freddo dove c’è uno dei migliori ristoranti della zona, “Locanda Giuditta”. Ogni anno, specificamente la seconda Domenica di Agosto, c’è un evento importantissimo: il ​Palio dei Somari . E’ una corsa sugli asini cavalcati dai fantini ed è una vera e propria tradizione per gli abitanti di Alfero dove già dal sabato sera il paese è vestito in clima di festa con la rappresentazione di giochi medievali. Questa festa attira sempre numerosi turisti e abitanti dei paesi vicini.

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Teatro Regio Emilia Romagna Il teatro Regio è situato in Emilia Romagna, per precisione a Parma. E’ ​uno tra i più importanti teatri di tradizione in Italia. Fu costruito nel 1829 da Zaira. ed è molto legato a Giuseppe Verdi. Il Regio è un maestoso edificio classico : ha la facciata in forma di tempio ionico e un grande atrio colonnato; inoltre la platea con quattro ordini di palchi e loggioni; molto elegante il foyer, la sala minore dove è possibile ritrovare l’atmosfera della sera in cui, correva l’anno 1843, Giuseppe Verdi diresse ​"I Lombardi alla prima crociata", dedicando l’opera alla duchessa. Oggi se ne scoprono i segreti con una varia scelta di visite guidate. Parma è una vera città di spunti per l’appassionato d’arte e buon gusto. Si pensi solo agli affreschi del Correggio nel Duomo e nella Camera di San Paolo. Il suo periodo più felice però è quello del regno di Maria Luigia d’Austria, che fu moglie di Napoleone e madre del suo unico figlio, il Re di Roma. Alla storia tra Sette e Ottocento è dedicato il bellissimo Museo Glauco Lombardi, dove la vera protagonista è la “beneamata” duchessa attraverso i ritratti, gli abiti, i gioielli e una grande varietà di oggetti legati ai suoi affetti. Il Regio conserva un raro esemplare di ‘camera acustica’ ottocentesca, che a prima vista sembra una semplice scenografia, una sorta di fondale architettonico da porre attorno all’orchestra. Invece, la camera acustica, composta da pannelli di legno modulari, può essere di volta in volta modificata nella sua geometria per valorizzare il suono prodotto all’interno e avviare in giusto modo verso il pubblico, riproducendo l’effetto della cassa armonica di uno strumento musicale.

paragrafo = bimbi e viaggi e preso spunto da wikipedia

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La Toscana di Kimi C.

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La fauna: cinghiale e martin pescatore

Il cinghiale: il suo nome scientifico è Sus Scrofa, appartiene alla famiglia dei Suidi e alla categoria mammifera. Di solito è lungo da 1 metro a 1,5 metri, alto dai 60 ai 90 cm e pesa dai 45 kg ai 180 kg. In Toscana, i cinghiali, sono discendenti da altri provenienti dall’Europa orientale. Essi, sono presenti soprattutto nei boschi maturi e nelle vicinanze di fonti d’acqua. Anticamente era fonte di cibo di primaria importanza per l’uomo, col tempo sostituito dal maiale domestico. Ancora oggi è una carne molto apprezzata nella regione Toscana e viene preparata solitamente stufata in umido o nei sughi

La Toscana è la regione con il più alto numero di cacciatori e la Maremma ospita ancora molti cinghiali. In alcune zone della regione il cinghiale è ormai diventato quasi una mascotte del territorio e in alcuni agriturismi da anni convive con cavalli e cavalieri senza arrecare particolari problemi.

Il martin pescatore: In Toscana, il martin pescatore si può trovare ovunque anche nel Fiorentino, dal fiume principale Arno, ai torrenti Mugnone, Terzolle, … ecc. Essendo un uccello molto tipico della zona, molte residenze turistiche e ristoranti prendono il suo nome. Nell'ornitologia Toscana, il nome Pescatore è ovviamente dovuto alla sua alimentazione, ma è conosciuto anche come “L'uccellino Della Madonna”, “Piombino” o “Alcione”. Sull’origine dell’alcione, esiste anche un racconto mitologico.

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Il Palio Di Siena

Il Palio di Siena è una competizione fra le Contrade di Siena di origine Medievale: una corsa con i cavalli. Quando Siena divenne una delle più ricche e colte città dell’Europa del Medioevo, il Palio fu l’evento conclusivo delle feste annuali in onore di Maria Vergine Assunta, patrona di Siena e del suo Stato. Il più antico documento sul Palio è del 1238 d.C., mentre il 1633 è l’anno in cui viene documentato con certezza che venne corso il primo Palio con i cavalli. I primi Palii furono disputati dai nobili. Il 2016 è un anno particolare per la storia del Palio: la Contrada della Lupa, fino ad allora la “Nonna di Siena”, vince entrambi i Palii ordinari con lo stesso cavallo e lo stesso fantino. Prima della Lupa, la sola Tartuca era riuscita a fare il medesimo risultato. Il Palio moderno si concentra ormai su luoghi precisi come l’oratorio, ossia il luogo più antico della Contrada, che funge da cappella per le cerimonie religiose. Nel 2018 si torna a correre un Palio straordinario: l’occasione è rappresentata dal centenario della Prima guerra mondiale. Quest’anno (2020) a causa della Pandemia Covid-19 in Italia, entrambi i Palii sono stati rinviati all’anno prossimo (2021). Questo non accadeva da 80 anni, ossia dall’annullamento dei Palii dal 1940 al 1944 a causa della Seconda guerra Mondiale.

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Le fonti: Martin Pescatore = h ​ ttps://rivistanatura.com Cinghiale = ​ w ​ ww.itineraritoscana.it Palio Di Siena =​ ​www.ilpalio.org

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Umbria By Giacomo B.

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La piana di Castelluccio La piana di Castelluccio è una pianura situata in Umbria. Tra la fine di Maggio ed i primi giorni di Luglio di ogni anno la piana di Castelluccio cambia volto e si trasforma in un allegria di sfumature variopinte, grazie a quello spettacolo della natura chiamato ​"La Fiorita"​ di Castelluccio di Norcia. Migliaia di fiori sbocciano e le tre piane esplodono di colori, con tonalità che vanno dal giallo ocra al rosso, dal viola al bianco. Si possono ammirare ​lenticchie (caratteristiche e coltivate a Castelluccio, di cui costituiscono uno dei prodotti più tipici), ​genzianelle, papaveri, narcisi, violette, asfodeli, viola Eugeniae, trifogli, acetoselle​ e molte altre ancora. Nonostante la Festa della Fiorita cada ogni anno nella terza e nell'ultima domenica di giugno, non c'è un periodo migliore o peggiore per assistere alla fioritura. Tutto dipende dall'andamento climatico della stagione, in base al quale sarà possibile trovare più o meno specie, più o meno colori. Lo sviluppo e l'andamento della Fiorita sono affidati a molti fattori: da quanto ha piovuto nei periodi invernale e primaverile; dal periodo di esposizione al sole; dal periodo della semina, soprattutto della lenticchia. Senza dimenticare che ogni specie floreale ha un diverso momento per sbocciare. Inoltre, per i più attivi, una gita a Castelluccio può regalare molto: Castelluccio è riconosciuta come la patria degli sport all'aperto. Negli anni il piccolo borgo tra Umbria e Marche è divenuto il punto di riferimento per chi ama l​'escursionismo​, il parapendio​, ​mountain bike​, ​tiro con l'arco​, ma anche passeggiate a cavallo e trekking a dorso d'asino!

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Il pozzo di San patrizio ad Orvieto Il pozzo di San Patrizio è un “Pozzo”molto profondo in cui si può entrare e visitare. La nascita del Pozzo di Orvieto trae ispirazione dalla grotta irlandese conosciuta oggi come Purgatorio di San Patrizio. L'opera realizzata durante il Rinascimento è unica nel suo genere e sembra, proprio come la grotta, rappresentare i gironi dell'inferno. Papa Clemente VII ordinò la sua costruzione a Antonio da Sangallo il Giovane. Il pozzo si trova in una posizione spettacolare, da qui è possibile ammirare tutta la valle di Orvieto, è profondo più di 50 metri ed è illuminato da 70 grandi finestroni che favoriscono la discesa verso l'abisso. Si può raggiungere il fondo del Pozzo attraverso una lunga scala a chiocciola di ben 248 gradini, mentre per la risalita c’è una seconda rampa.

Fonti: 1.​https://www.zingarate.com/italia/umbria/pozzo-san-patrizio-orvieto-visitare.html 2.​http://www.bellaumbria.net/it/la-fiorita-castelluccio-di-norcia/ 3.​http://www.regione.umbria.it/ambiente 4.​https://it.wikipedia.org/w/index.php?search=umbria+elementi+naturali&title=Speci ale%3ARicerca&go=Vai&ns0=1 5.​http://www.umbriaturismo.net/turismoumbria-it/paesaggi/verdi-colline-umbre/

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Marche di Luna Sophie I.

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Parco nazionale dei monti Sibillini : Si estende per una superficie di circa 71.437 ​ettari​, su un terreno prevalentemente montagnoso. Il paesaggio predominante è quello del massiccio calcareo della catena degli ​Appennini​, che in questa zona funge da tramite tra le forme più morbide dell'​Appennino settentrionale e le massime altezze ​abruzzesi​, assumendo tratti anche severi e scoscesi. Dall'asse principale della dorsale appenninica degradano un versante orientale e uno occidentale. Il primo è caratterizzato da una grande varietà di paesaggi e ambienti naturali. I fondovalle dei fiumi e dei torrenti si articolano in ​gole strette e impressionanti (come le suggestive ​Gole dell'Infernaccio​), create dalle ​attività telluriche e dall'​erosione​. Più in alto numerosi boschi si cingono a corona delle valli appenniniche con prevalente andamento nord-sud. Il versante occidentale degrada dolcemente verso l'Umbria con una serie successiva di depressioni ad alta quota, i famosi ​Piani di Castelluccio​. Sono montagne incantate. Proprio così, si chiamano Monti Sibillini perché da sempre sono il regno della Sibilla e delle sue fate dalle zampe caprine, nonché la dimora di una vasta gamma di altre creature leggendarie.

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Stemma delle Marche​: Lo Stemma delle Marche rappresenta un ​picchio verde stilizzato, che si sovrappone in parte alla lettera maiuscola M, di colore nero, in campo bianco delimitato da una striscia verde in forma di scudo spagnolo​. È stato disegnato da Maurizio Catani e Gianni Veroli. l picchio è stato scelto in quanto esso era l'animale totemico dei ​Piceni​, che nell'​Età del ferro abitavano la maggior parte del territorio delle odierne ​Marche unificandone le culture, sino a quell'epoca diversificate. La rappresentatività dell'immagine è confermata dal fatto che i centri piceni erano diffusi in tutte le provincie delle Marche; ad esempio: ​Pesaro​, ​Fano​, Canovaccio di Urbino e ​Novilara nella ​provincia di Pesaro Urbino​; Fabriano​, ​Jesi​, ​Ancona​, ​Castelfidardo e ​Osimo nella ​Provincia di Ancona​; ​Matelica​, ​Tolentino​, ​Cingoli​, ​Montecassiano nella provincia di Macerata​; ​Belmonte Piceno​, ​Porto Sant'Elpidio​, ​Fermo nella ​Provincia di Fermo​; ​Offida​, ​Ripatransone​, ​Cupramarittima nella ​Provincia di Ascoli Piceno​. Centri piceni erano presenti anche nell'Abruzzo settentrionale, ma il nucleo principale della cultura di questo popolo era nel territorio delle attuali Marche. Si legge nella legge di adozione dello stemma: «La scelta trae origine da una antichissima tradizione che narra di popolazioni Sabine che nell'attraversare l'Appennino durante il ​ver sacrum​ portarono con sé un totem, un uccello sacro: il picchio»

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Lazio di Simona L.

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Bocca della verità

E’ singolare come quello che era il tombino della fogna, sia diventato uno dei monumenti di Roma dove i turisti amano di più farsi fotografare, pagando anche 2 euro (da settembre 2016). Bocca della Verità, infatti, non è altro che questo: un grande mascherone in marmo raffigurante una testa di fauno, conosciuto da tutti come “Bocca della verità”, murato nella parete della chiesa di S.Maria in Cosmedin dal 1632. Questo grande volto maschile barbato in cui occhi, naso e bocca sono forati, era un tombino della cloaca Massima, una delle fogne più grandi di tutta Roma. La scultura risale al I secolo, ha un diametro di 1,75 m e pesa circa 1300 kg. ​Il mascherone è molto noto, si suppone che sia questo l’oggetto citato nei primi ​Mirabilia Urbis Romae​, una guida medievale per pellegrini, dove alla bocca viene assegnato il potere di formulare oracoli.

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Valle del Treja

Il parco regionale Valle del Treja è un'​area naturale protetta del ​Lazio​, istituita con ​legge regionale nel 1982, compresa nei territori del comune di ​Calcata in provincia di Viterbo e ​Mazzano Romano in ​provincia di Roma​. Ha una superficie di 628 ettari. L'area protetta si estende in una zona impervia ricoperta da una fitta vegetazione e percorsa dal fiume ​Treja​. Il ​Treja nasce dai ​monti Sabatini e solca profonde gole ricoperte da una fitta e lussureggiante vegetazione forestale fino al fiume ​Tevere​, dove termina il suo percorso. È facilmente raggiungibile essendo compresa tra la ​via Cassia​ e la ​via Flaminia​.

L'area è di notevole suggestione naturalistica, caratterizzata dalla presenza del fiume Treja che scorre su di un letto di roccia tufacea che si interrompe in piccole e suggestive cascatelle nella zona di Monte Gelato.

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Il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga

I​l Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, istituito nel 1991, si estende per 150.000 ettari ​ed è

uno dei tre parchi nazionali presenti in Abruzzo oltre a essere la terza riserva naturale protetta più grande d'​Italia per ​estensione territoriale​. L’area comprende il territorio nella maggior parte dell’​Abruzzo ed in misura minore nelle zone confinanti del ​Lazio (​Rieti​) e delle ​Marche (​Ascoli Piceno​). Racchiude tre gruppi montuosi: la catena del Gran Sasso d’Italia, il Massiccio della Laga, i Monti Gemelli e si caratterizza per la presenza della vetta più alta dell’Appennino, il Corno Grande, che raggiunge i 2912 metri. Su questa catena è inoltre presente l’unico ghiacciaio appenninico, il Calderone, il più meridionale d’Europa. Il paesaggio è caratterizzato da catene montuose, torrenti e fiumi, tra cui il Sangro: un luogo ideale in cui trascorrere piacevoli giornate a stretto contatto con la natura e ammirare paesaggi naturali, una flora ricchissima e una fauna vasta. Nel Parco infatti vivono circa 2.300 specie vegetali, ​il paesaggio vegetale predominante è costituito dalle foreste di faggio, o faggete​ con il raro abete bianco. All’interno del parco si possono ammirare molte specie di fiori come le primule, la stella alpina dell’Appennino e l’adonide gialla, una specie unica in Italia, ma il fiore più famoso del Parco è senza dubbio la scarpetta di Venere, ​un'orchidea gialla e nera presente nel cuore della riserva. Tra le particolarità floristiche spicca anche il giaggiolo​ c​ he cresce solo in alcune località. Relativamente alla fauna, il Parco ​contiene molti animali in particolare 11 coppie di aquile reali, falchi pellegrini, gufi reali, 500 cervi, 1000 camosci appenninici 120 lupi 40 di ​rettili​, ​anfibi e pesci, e moltissime specie di i​nsetti​. Il Parco rimane sempre il regno del camoscio d’Abruzzo, ma sono presenti anche altri animali dominanti come: il lupo appenninico (grande predatore) e l’orso bruno marsicano, che si stima abbia una presenza di circa 50 esemplari all’interno del Parco. E’ possibile osservare questi animali in alcune stagioni dell'anno e in particolari circostanze (tranquillità, silenzio e rispetto dell'ambiente) Per questo motivo il Parco Nazionale e’ meta ogni anno di molti turisti che amano stare a contatto con la natura grazie alla bellezza dei paesaggi, alla presenza di molti B&B, di molti ristoranti con cucina tipica e alla possibilità di fare moltissime escursioni anche guidate.

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Il Castello di Roccascalegna

Il Castello di Roccascalegna si trova nel comune di Roccascalegna in provincia di Chieti. E’ uno dei maestosi castelli abruzzesi che vale la pena visitare per la sua vista mozzafiato ed e’ raggiungibile solamente a piedi. La Torre di avvistamento si trova sull’imponente ammasso roccioso che domina la valle del Rio Secco​. Con molta probabilità, i primi fondatori della fortezza furono i Longobardi che a partire dal 600 d.C. conquistarono il Molise e l’Abruzzo meridionale, motivo per il quale costruirono questa torre di avvistamento tra il V/VI secolo. Dal 1700 il Castello di Roccascalegna ha conosciuto tre secoli di abbandono, nei quali è stato soggetto di intemperie ​(cattive condizioni climatiche​) e dei saccheggi della popolazione locale sino a quando nel 1985 l’ultima famiglia feudataria (​proprietari terrieri) dei Croce Nanni, donò il castello al Comune di Roccascalegna. Attualmente sono visibili diverse torri: la Torre di Sentinella, La Torre del Carcere e la Torre Angioina, la Cappella del Castello e vari ambienti del Castello di Roccascalegna come un piccolo museo del medioevo con una sala dedicata agli strumenti di tortura e un’altra dedicata alle armi antiche con la riproduzione di un lanciafiamme bizantino, una macchina da guerra usata per lanciare contro il nemico una miscela incendiaria chiamata “fuoco liquido” che poteva essere spento solamente con urina, aceto o sabbia non con acqua perchè lo avrebbe ravvivato. Intorno al castello esiste una famosa leggenda che ha per protagonisti Corvo de Corvis che pare abbia reintrodotto l’editto dello ​“I​ us Primae Noctis”, cioè il diritto da parte di un signore feudale attraverso il quale, nel 1646, il fantomatico Barone obbligava ogni novella sposa del Feudo di Roccascalegna a passare la prima notte di nozze con lui invece che con il marito. Nessuno poteva opporsi. Non si sa bene se una sposa novella, o se il marito geloso travestito a sua volta da sposa, abbia accoltellato il Barone nel talamo nuziale (un luogo ritagliato per gli sposi e per Dio) mettendo fine a questa prepotente pratica. Il Barone, morente, pare abbia lasciato la propria impronta della mano insanguinata su di una roccia della torre e benché si provasse a lavare il sangue dalla roccia, esso continuava a riaffiorare e ci sono tutt’oggi persone anziane che sostengono di aver visto la “mano di sangue” anche dopo il crollo. Attualmente a ​Guardiagrele (CH) ad agosto, si svolge una manifestazione storica in chiave divertente e ironica per raccontare questa antica pratica. Il termine Roccascalegna può avere due origini. La prima ipotesi, risalente al termine “Rocca-scarengia”, derivante da “scarenna”, che sta ad indicare il fianco scosceso di una montagna. Successivamente c’è stata la trasformazione di Scaregna in Scalegna. L’altra ipotesi è quella che l’origine derivi da un nome personale longobardo “Aschari” e successivamente, Roccascalegna. Il castello oggi e’ diventato meta di molte turisti per via dell’imponente vista sul borgo medievale di Roccascalegna e sulle montagne abruzzesi ed è usato anche come location per matrimoni e convegni.

FONTI:www.wikipedia.it - ​www.CastellodiRoccascalegna.it-www.tripadvisor.it FONTI: www.wikipedia.it - www.Abruzzoturismo.it- www.Stradadeiparchi.it-www.gransassolagapark.it

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La Campania di Aris L.Â

In questo numero: l’esplosione del Vesuvio e la distruzione di Pompei

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Il Vesuvio Il Vesuvio, è un vulcano ​che si trova nel ​sud dell'​Europa​, più precisamente in ​Italia​, nella regione ​Campania​. È classificato come vulcano esplosivo, ed è fra i vulcani più pericolosi al mondo, poichè alle sue pendici vivono circa tre milioni di persone. Dal 1944 è in stato di quiescenza, cioè stato di riposo. Ha un'altezza di 1281 ​metri​. Appartiene alla catena montuosa degli ​Appennini​. Alcuni scienziati ipotizzano che l'origine del nome Vesuvio derivi da ​Vesbio​, un capitano che dominò quel territorio. Altri ipotizzano che il nome Vesuvio derivi dall'eroe greco Ercole, per via della città chiamata Ercolano. La storia del Vesuvio risale a 35000 anni fa, epoca in cui le eruzioni si alternavano a lunghi periodi di inattività. L'ultima eruzione è stata nel 1944, durante la ​seconda guerra mondiale​, ma quella più nota è quella del 79 d.C. che sommerse di lava le città di Pompei ed Ercolano. Questa eruzione fu preannunciata da alcune scosse di terremoto e fu fortissima, da fonti scritte risulta che ci furono due eruzioni, delle quali le seconda più violenta della prima. Pare che sia stata proprio quest’ultima a seppellire completamente Ercolano, attraverso uno strato di ceneri alto in alcuni punti anche 20 metri. Si pensa, inoltre, che la particolare forma della cima di questo vulcano sia dovuta a questa esplosione: infatti, per la violenza, la sommità del cono si è spaccata e si è formato un enorme avvallamento, all’interno del quale si è ricostruita, per effetto delle eruzioni successive, un’altra montagna che è l’attuale cima del Vesuvio.

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Scavi di Pompei Gli ​scavi archeologici di Pompei hanno restituito i resti della città di Pompei antica​, presso la ​collina di Civita, alle porte della moderna Pompei​, seppellita sotto una coltre di ​ceneri e ​lapilli durante l'​eruzione del Vesuvio del 79​, insieme ad ​Ercolano​, ​Stabia ed ​Oplonti​. I ritrovamenti a seguito degli ​scavi​, iniziati per volere di ​Carlo III di Borbone​, sono una delle migliori testimonianze della ​vita romana​, nonché la ​città meglio conservata di quell'epoca. La maggior parte dei reperti recuperati (oltre a semplici suppellettili di uso quotidiano e anche ​affreschi​, ​mosaici e statue​) è conservata al ​museo archeologico nazionale di Napoli​, ed in piccola quantità anche nell'​Antiquarium di Pompei​; proprio la notevole quantità di reperti è stata utile per far comprendere gli usi, i ​costumi​, le abitudini alimentari e l'​arte della vita di oltre due millenni fa. Pompei fu fondata nel Vlll sec. a. C. dai Greci, poi cittadina romana attiva e fiorente, di turismo e vacanza dei ricchi. Al centro della città c’era il ​foro​, centro della vita cittadina, sede di comizi e trattative. I luoghi di culto e di religione erano: il ​Tempio di Giove​, con una grande scalinata e ai lati 2 statue equestri (di cui è stato trovato un dipinto che lo rappresenta); e il Tempio di Apollo​, che aveva 10 entrate ed era ricco di statue di Apollo, Venere ed Ermafrodite. Pompei aveva anche le terme, belle e funzionanti. Nella zona sud c’era l'anfiteatro. Le prime avvisaglie della grande devastazione ci furono nel 62 d. C. con piccoli terremoti, poi il 24 ottobre del 79 d. C. il Vesuvio eruttò. Da prima si sprigionò una colonna di polvere (altissima), dopo cominciarono a cadere lapilli e granelli. Poiché l’eruzione ebbe delle pause, i Pompeiani corsero in casa a raccogliere le cose più preziose, sottovalutando la gravità della situazione. Dopo qualche ora il Vesuvio esplose e Pompei, che dista solo 10 km dalla bocca del vulcano, in 4 minuti venne distrutta, ricoperta da 10 m di materiale vulcanico e dimenticata per secoli.

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fonti: ​https://unascuola.it/il-testo-informativo/il-vesuvio/

https://it.wikipedia.org/wiki/Storia_degli_scavi_archeologici_di_Pompei https://it.wikipedia.org/wiki/Scavi_archeologici_di_Pompei https://www.youtube.com/watch?v=THEOFAG1_pc https://it.vikidia.org/wiki/Vesuvio

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Puglia di Sara B.

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Alberobello Visitare Alberobello è come entrare in un paese fiabesco dove il tempo si è fermato e si respira un’aria magica e colma di curiosità. A​lber​obello è un comune italiano di 10718 abitanti nella città metropolitana di Bari, in Puglia. Il nome deriva dal greco “ cupola” e indica le antiche costruzioni coniche in pietra a secco di origine preistorica. La pietra usata per le costruzioni era ricavata dalle rocce calcaree dell’altopiano delle Murge . Alberobello, cittadina dell’entroterra barese, rappresenta la capitale dei Trulli. Il centro storico è interamente costruito da questi particolari edifici di forma piramidale che lo rendono unico al mondo. Secondo alcuni studi i trulli di Alberobello risalirebbero alla metà del XIV secolo. La pianta del trullo è approssimativamente circolare; sulla base di roccia naturale si innesta la pesante muratura in calce. Gli ambienti interni sono distribuiti intorno al vano “locale”centrale . Lo spessore delle mura e la scarsa presenza di finestre assicurano un equilibrio termico: caldo in inverno e fresco d’ estate. Importantissima la chiave a volta, spesso decorata con motivi di carattere esoterico spirituale o propiziatorio . La presenza di un cornicione sporgente dal tetto è utile per la raccolta di acque piovane in apposite cisterne. I trulli sono un esempio unico di costruzione antica che sopravvive ed è utilizzata ancora oggi .

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O​t​r​a​n​t​o C​a​v​e​ ​d​i​ ​B​a​u​x​i​t​e Il lago nella cava di bauxite rossa, Otranto (Lecce) si trova nelle vicinanze del faro di Punta Palascia e del Monte Sant'Angelo. È un deposito d'acqua formatosi in modo naturale. La bauxite è una roccia sedimentaria di colore rosso cupo da cui si estrae l'alluminio. Si tratta di un minerale presente in Puglia e che, in passato, veniva estratto a scopo commerciale dal 1940 al 1976. La cava è stata abbandonata e la natura ha deciso di crearne uno spettacolo di colori. L'impatto visivo è impressionante: un’ecosistema lacustre in cui il verde acido delle acque salmastre incontra la vegetazione, mentre il rosso della bauxite cozza col blu del cielo. Il lago rosso di bauxite non è balneabile, ma volendo si può visitare. ​L'impatto è zero per la flora e la fauna. ​Non ci sono parole per descrivere questo scenario magnifico.

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LA SICILIA di Indiana B.

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Etna Si tratta di un vulcano che si trova nella Sicilia orientale, è molto attivo ed è il più grande di tutta Europa. Nel corso degli ultimi quarant’anni c’è stato un aumento sia della frequenza delle eruzioni sia della quantità di lava emessa. L’ultima eruzione è cominciata il 19 Aprile 2020 ed è tutt’ora in corso. Si tratta di uno dei pochi vulcani al mondo in cui si sono formate nuove bocche eruttive nel corso del secolo scorso. L’eruzione più lunga di cui si ha conoscenza è quella del 1614, quando il vulcano eruttò per circa dieci anni, mentre quella più distruttiva risale al 1669, quando la lava raggiunse addirittura Catania. Presenta un paesaggio con molteplici sfaccettature, tra cui anche la neve in vetta. L’Etna è diventato patrimonio Unesco 2013

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Ortigia

Si tratta del nome dell’isola che costituisce la parte più antica della città di Siracusa. Sono presenti svariate sorgenti e fonti naturali. Interessanti sono anche gli ipogei, rifugi scavati sin dai tempi dei greci ed usati anche nella seconda guerra mondiale. L’isola presenta molti elementi che evidenziano la sua origine greca, tra cui vari templi. Ci sono inoltre molte strutture architettoniche di stile barocco, liberty e rococò, due castelli e molte fortificazioni spagnole da visitare.

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La Sardegna I nuraghe di Barumini La foca monaca

Di Matilde C.

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I Nuraghe di Barumini

I Nuraghe di Barumini si trovano in un’area chiamata Marmilla, nella parte centrale dell’isola, nella provincia del Medio Campidano. È uno dei 55 siti italiani inseriti dall'UNESCO nella World Heritage List. Secondo l'UNESCO il sito è un'importante testimonianza di come una comunità preistorica abbia saputo utilizzare in modo innovativo i materiali e le tecniche costruttive dell'epoca. Il villaggio di Barumini racconta la storia della civiltà che ne ha abitato il territorio per un lunghissimo periodo di tempo, tra l’età del Bronzo e il III sec. d.C. . Il villaggio è dominato da un maestoso nuraghe centrale detto “Su Nuraxi” da cui deriva anche il nome del villaggio. All’interno della torre centrale, che conserva intatti entrambi i piani, si trova un cortile a mezzaluna con un pozzo profondo ben 20 metri. Intorno a queste costruzioni sorgeva il villaggio costituito da capanne a pianta circolare: questi ambienti erano destinati ad attività rituali o domestiche. A differenza di simili insediamenti preistorici, “Su Nuraxi” si può visitare passeggiando tra i resti del suo villaggio, e scoprire anche da piccoli indizi usi e costumi del suo antico popolo. Per questo Barumini è il simbolo della Sardegna dei grandi monumenti in pietra: un luogo suggestivo e misterioso da visitare. Dell’antica civiltà nuragica non si sa molto. Si tratterebbe di un popolo di pastori e contadini, che visse diviso in piccole comunità in Sardegna per otto secoli e che avrebbe costruito queste straordinarie strutture. Esistono circa 7000 nuraghi in tutta la Sardegna, tuttavia l'utilizzo di questi caratteristici edifici non è stato mai attestato con certezza: con molta probabilità erano fortezze difensive, anche se alcuni studi favoriscono per regge (residenze di un re, palazzi reali) o templi. Il nuraghe rappresentava il centro della vita sociale di queste tribù che in Sardegna hanno lasciato traccia della loro civiltà, attraverso opere come le necropoli e altri luoghi di culto. A Cagliari, capoluogo di regione, si trova inoltre il Museo archeologico nazionale, il più importante al mondo per quel che riguarda la civiltà nuragica.

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La foca monaca

La foca monaca sta ripopolando alcune coste del Mediterraneo. Cinquant’anni fa era praticamente scomparsa ma ora è tornata. La foca monaca del Mediterraneo, un animale rarissimo, rischia di estinguersi. Ne rimangono circa 450 esemplari al mondo ma le stime sono discordanti. Sino agli anni Ottanta diversi esemplari erano stati avvistati nel Golfo di Orosei, rifugiati nella Grotta del Fico e in quella del Bue Marino, a Cala Mariolu e Cala Goloritzè. In Sardegna l’ultimo avvistamento risale al 2015 nel mare di Porto Corallo, Villaputzu e al largo dell’Isola dei Cavoli, a Villasimius.

Il ritorno della foca in Italia, dove è presente fra la costa sud della Sardegna e la Sicilia, è un evento unico. Le colonie più consistenti si trovano in Grecia, Turchia e nell’isola di Madeira. Deve il suo nome alla colorazione del mantello, che ricorderebbe una tonaca monacale. Da sempre le foche sono state cacciate o eliminate perché considerate in competizione per la pesca. Poi la distruzione degli habitat, il disturbo continuo, l’inquinamento e la scarsità del cibo, anche una epidemia di morbillivirus che ha distrutto le foche della Mauritania. Le caratteristiche della foca monaca sono simili a quelle delle altre foche: corpo allungato, rivestito da uno spesso strato adiposo, ricoperto da un fitto pelo corto, vellutato ed impermeabile all'acqua. La pelliccia è di colore nero nel maschio, marrone o grigio scuro nella femmina. Possiede pinne anteriori e un’unica pinna posteriore. E’ lunga da 80 a 240 cm e può raggiungere i 320 kg di peso; i maschi sono più grandi delle femmine. Ha la testa piccola ed orecchie esterne senza padiglione auricolare. Il muso è provvisto di alcuni baffi lunghi e robusti, detti​ v​ ibrisse.

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Fonti: http://www.italia.it/it/idee-di-viaggio/siti-unesco/barumini-i-nuraghi.html https://www.vistanet.it/cagliari/2020/02/15/lo-sapevate-la-foca-monaca-sta-ripopolando-le-costedel-mediterraneo/

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Per il Contest “copertina per la rivista�... ecco i tre finalisti:

di Danil M. di Semen D.

di Carolina V. T.


Grazie a tutti i partecipanti:

di Simona L.

di Aris L.

di Luna I.

di Kimi C.

di Matilde C.

di Giacomo B.

di Indiana B.

di Michele S.

di Alice B.

di Frida K.

di Sara B.


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