Barbara Esposito Portfolio

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BARBARA ESPOSITO PORTFOLIO 2009 | 2014 Selezione dei progetti autoriali e delle installazioni site e context-specific

BARBARA ESPOSITO | STATEMENT

Ho sempre pensato che “fare arte” ponesse un problema di responsabilità nei confronti del reale, che implicasse un impegno verso la società. Su questo assunto ho modulato scelte estetiche e tematiche, riflessioni teoriche e aspetti pratici del mio lavoro. Sin dai primi anni di attività, il mio campo di interesse è stato lo spazio, inizialmente indagato come possibile espressione dell’io, tramite i linguaggi del disegno, della pittura e dell’incisione calcografica; in un secondo momento, inteso come territorio di scambio, comun denominatore del rapporto tra artista-opera-pubblico, tramite progetti installativi. Lo sviluppo della mia ricerca, quindi, è passato attraverso lo sforzo di oggettivizzare il mio punto di vista relativamente alle dinamiche fruitive, piuttosto che creative; di intraverdere nei luoghi deputati all’arte pattern sui quali lavorare per suggerire prospettive fruitive attive. Studiando le proprietà percettive dell’opera in situ, mi è stato sempre più chiaro quando la dimensione pubblica e quella privata siano due aspetti della fruizione che spesso restano indefiniti e ambivalenti. E’ su questo scarto che ho impostato gli interventi e i progetti degli ultimi anni, per costruire una dimensione “possibile” dove le sovrapposizioni tra contenuto e contenitore, i giochi linguistici, le tautologie più o meno esplicite, potessero suggerire un modo non convenzionale di “abitare” lo spazio, di farne esperienza, modificando la prossemica del fruitore, autorizzato ad intervenire, a farsi parte dell’opera. Il tema dell’abitare (cfr. Martin Heidegger, Massimo Di Felice)* unito alla riflessione sulla fruizione dell’opera, quindi, mi ha portato ad individuare le dinamiche relazionali come fine e a considerare il mio operato come un’operatività. Questa accezione del mio lavoro oggi mi impone una negoziazione continua tra i miei propositi e i contesti in cui mi inserisco e, in alcuni casi, ad una progettualità condivisa con altri artisti o gruppi.


WUNDERKAMMER Wunderkammer è un enigma e un gioco ipotetico caratterizzato dall’impossibilità del trovare una regola che ne definisca i termini. Dato un modulo, il processo prevede la ripetizione differente dello stesso in sequenze che presentano piccoli segni di irrealtà, particolari che orientano la visione modificandone gli equilibri. Basata sull’impiego delle ambiguità visive, l’opera ha per fine la riproduzione di schemi compositivi diversi a sottolineare le infinite combinazioni possibili. Wunderkammer considera lo spazio come dimensione mentale. Uno spazio specifico. Una serie illimitata di combinazioni rivela il meticoloso processo di codifica e traduzione delle possibilità nel reale. Il modulo utilizzato agisce su sé, determina lo spazio circostante o crea ipotesi, costituendo un enigma dall’improbabile risoluzione. Il gioco sta nel porre la domanda e la domanda è il fine. Questo innesca un meccanismo infinito di impossibilità. Le potenziali letture offerte da ciascuna immagine, sono lo strumento che ricollega il fatto puramente visivo all’esperienza di vita: la possibilità di molteplici punti di vista raramente porta alle stesse conclusioni.

Seguono Wunderkammer, in Fuoriluogo 13, Galleria Limiti Inchiusi, 2009 Progetto installativo e sequenze, collage impossibile e grafite su carta, n moduli (9x9 cm) Particolare dell’allestimento, schema ad anello, 16 elementi in cornice doppio vetro (24x24 cm) Wunderkammer, in Godart, Residenza d’artista, Museolaboratorio Ex Manifattura Tabacchi, 2009 particolare e vista dell’installazione, schema aperto, 7 elementi in cornice doppio vetro (24x24 cm)



TEOREMA DELL’OTTAGONO IRREGOLARE Il progetto per FUA è incentrato sul Battistero di San Giovanni, edificio fiorentino di origini medioevali rappresentativo della cultura artistica antecedente l’invenzione della prospettiva. Questa, avendo una funzione ordinatrice, crea visioni univoche e muta sostanzialmente la concezione spaziale della città. L’idea è innescare processi di riappropriazione del contesto urbano assegnando nuovamente allo spettatore una libertà percettiva ormai irrigidita da una insieme di regole. Il Battistero, isolato dal contesto urbano, è sottoposto ad un processo di sintesi grazie ad una rielaborazione focalizzata sulla pianta ottagonale. Attraverso un doppio meccanismo di astrazione della forma e di individuazione delle sue possibili ambiguità, si porta a compimento la ricerca di una geometria nuova, irregolare. Il concetto di “irregolarità”, lungi dall’assumere un’accezione negativa, rinvia alla tendenza che sin dal XVI secolo con il Manierismo si è manifestata come risposta alla visione “ufficiale” del costruire (le immagini) e si riallaccia al dibattito artistico sorto nell’underground fiorentino degli ultimi decenni. Una sequenza di disegni mostra il transitare da una forma comunemente riconosciuta ed applicata in architettura per le sue valenze simboliche ad una forma inedita. Queste interagiscono con uno spazio intermedio, illusorio, uno scarto visivo la cui esistenza dipende dalla percezione di chi guarda. L’insieme dei tre elementi (ottagono regolare, spazio intermedio e ottagono irregolare) rompe con un sistema chiuso di norme e convenzioni dove i codici di riferimento sono immutabili ed esclusivi. L’opera è, quindi, un dispositivo messo a servizio di chi abita la città, vivendola o percorrendola. Non più dall’alto, ma da dentro la città, lo sguardo può rivolgersi all’infinito dove tra le altre è presente la stella polare, composta da otto punte e per questo tradizionalmente assimilata alla forma analizzata in partenza.

Seguono Teorema dell’ottagono irregolare, in Right before I was, F_AIR Florence artist in Residence - Firenze, a cura di Lucia Giardino, 2014 Progetto relazionale e installazione, tavolo luminoso, disegni (grafite su carta, n moduli, 9x9 cm), matite Particolare della sequenza (disegno) e Octagon, Stampa su carta Fine Art, 12 x 11 xm, 2014 Particolare dell’allestimento, tavolo luminoso Particolare della sequenza e immagine documentativa dell’interazione del pubblico durante l’inaugurazione in Right before I was, 2014



BOUNDARIES Il progetto per la mostra collettiva Stills of peace si riallaccia ad una pratica già sperimentata in precedenza che utilizza la carta come mezzo espressivo (Folders and Shapes: http://be-barbaraesposito.blogspot.it/). Sono state realizzate per l’occasione 5 teche-visori contenenti ognuna una micro scultura in carta e la sua riproduzione fotografica. Ogni teca presenta l’oggetto e la sua immagine in modo che possano coesistere, ma separati in due diversi contenitori. Mentre la micro scultura è vista nella sua interezza, la fotografia rappresenta un dettaglio della prima, in modo da evocare le linee prodotte dalle pieghe. Tra le due si crea una tensione visiva per una serie di rimandi, specialmente cromatici e compositivi, che rafforzano il dialogo tra le forme nonostante la diversa profondità di campo. Proprio la sfalsatura tra le due parti crea un gioco prospettico per cui la micro scultura risulta perfettamente comprensibile, mentre la sua immagine è sfocata e irriconoscibile. L’opera metaforizza il concetto di B O U N D A R I E S. Considerando il suo significato convenzionale, infatti, esso assume una valenza distanziante in quanto rimanda all’idea di limite territoriale ed è associato al concetto di “frontiera”. Guardando però all’aspetto grafico e dopo averne isolato i fonemi, è possibile ricavare la parola B O N D S ( “legami” ) che equivale ad una dimensione esistenziale più che politica o geografica del tema. Nella teca, proprio la combinazione tra distanza/vicinanza crea la possibilità di esaminare il proprio porsi difronte alle cose, dove la nitidezza e la sfocatura parafrasano le diverse condizioni dell’essere. Seguono Boundaries, in Stills of peace (and everyday life), Museo Capitolare di Atri, a cura di Antonio Zimarino, Franco Speroni, Lavinia Filippi, Raffaella Cascella, 2014 Studio. La forma determinata attraverso le pieghe della carta è data dalla stilizzazione dei confini territoriali del Pakistan. Il processo di traduzione dei confini al disegno e, di conseguenza, alla microscultura si basa sull’applicazione delle toerie di Margherita Beloch Piazzolla Boundaries, stampa su carta Fine Art, 35 x 19,67 cm, 2014 Particolare dell’allestimento (3 teche-visori, misure modulo 39 x 24 x 5 cm; contenuto: stampe su carta Fine Art, 12 x 12 cm, microscultura, misure modulo 12x12 cm)



COLLETTORE Collettore nasce come un oggetto impossibile perché privo di una vera e propria tridimensionalità. Basato sulla costruzione di finti moduli abitativi, nella prima versione, presenta delle finestre di dialogo contenenti riproduzioni di opere d’arte. Qui, le immagini documentano un atto di appropriazione della “visual culture” (cfr. Nicholas Mirzoeff) evidenziando il ruolo dell’artista-fan che, per produrre l’arte (per abitarla), la consuma. Nella versione successiva, l’opera si arricchisce di nuovi contenuti estendendo i propri confini a tematiche socio-politiche (cfr. Antonio Tursi). La riflessione parte dallo spot “Magic Italy” realizzato nel 2011 dall’allora Ministro del Turismo Michela Brambilla in collaborazione con l’ex Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, testimonial della campagna di rilancio del turismo in Italia. “Magic Italy” è il pretesto per marcare importanti avvenimenti che hanno messo in crisi il sistema sociale (immagini di cronaca internazionale prelevate on-line) e confrontarli con una selezione di beni architettonici italiani (“vedute” ottenute tramite tecnologia street-view). A livello fruitivo, in entrambi i casi, Collettore funziona come un dispositivo. Ogni finestra, infatti, rimane semiaperta lasciando intravedere solo dei frammenti d’immagine. Per “vedere di più” lo spettatore può cercare un punto di vista ottimale oppure scegliere di “toccare con mano”. Questo atto partecipativo assegna al fruitore la dovuta centralità ed indica un’apertura alle pratiche relazionali che, nelle opere successive, prenderanno corpo in maniera più evidente.

Seguono Collettore, in Futuro Anteriore, Galleria Limiti Inchiusi, 2009 Particolare, Collage di stampe fotografiche su cartoncino mattato, 3 elementi (100x33 cm) Collettore, in Premiata Officina Trevana, Residenza d’artista, Palazzo Lucarini Contemporary, 2011 8 moduli in forex rivestiti con cartonicino mattato contenenti stampe fotografiche a colori (30x30x1,5 cm) Particolari e vista dell’installazione Alcune delle immagini scaricate dalle pagine web di cronaca e da Google Street View







VOLUME | 2009 2010 2012 Volume è un’installazione site-specific ed un format presentato in diverse strutture museali e gallerie. La sua finalità è quella del capovolgere la percezione dello spazio espositivo attraverso una tautologia che gioca sul concetto del “voi, siete qui” tipico di un luogo aperto al pubblico. Le immagini presentano visioni distinte dello spazio reale, questo è messo a servizio del fruitore perchè si attivi un processo che fa leva sul suo essere lì, in quel momento. Tra il 2009 e il 2010 il progetto espositivo prevede l’utilizzo di un piedistallo come unico elemento tangibile, tridimensionale, dell’opera. La localizzazione dell’installazione nei pressi della porta d’entrata, concettualmente, produce uno slittamento di senso giocando sulla riconoscibilità dell’opera d’arte all’interno di uno spazio deputato. Il piedistallo è l’unico elemento che, oltre a comparire nei disegni, è presente nello spazio espositivo. Entrando in relazione con il fruitore - come volume che occupa e, quindi, “abita” lo spazio- rappresenta la chiave di volta dell’opera. Nel 2012, il format è riproposto con una variazione formale e di significato. L’installazione, progettata per una fortezza medioevale abruzzese, è il risultato dell’integrazione dei dati storiografici del luogo e di frammenti di vita quotidiana. Lo spettatore, dunque, è chiamato a farsi testimone delle trasformazioni che il luogo ha subito attraverso una doppia riflessione sullo spazio e sul tempo.

Seguono VOLUME 280309, in We Are Real, Galleria Limiti Inchiusi, 2009 (foto di Luigi Grandillo) Piantina dello spazio e vista frontale dell’installazione, 3 elementi (di cui 2 collage e grafite su turbopannello): Pianta della galleria (70x50 cm), vista frontale dell’installazione (50x35 cm), piedistallo (100x35x35 cm) VOLUME 170410, in Godart, a cura di Enzo De Leonibus, Museolaboratorio Ex Manifattura Tabacchi, 2010 L’opera è parte della Collezione Permanente del Museo Installazione con 4 elementi (di cui 3 collage e grafite su turbopannello): pianta del museo (50x70 cm), focus dell’installazione in pianta (50x35 cm), vista frontale dell’installazione (35x50 cm), piedistallo (100x30x30 cm) VOLUME 290712, 41° 57’ 19.5732” N, 13° 38’ 36.6612” E, in L’orto dell’arte, Castello Piccolomini, 2012 Installazione ambientale con 3 elementi (di cui 2 collage e grafite su carta tirata su tavola): Castello Piccolomini (fotografia documentaria della facciata), vista dell’installazione Particolari: pianta (19x19 cm, collage), immagini delle acque che anticamente circondavano la rocca (19x19 cm, collage)





VOLUME | 2013 Nel 2013 VOLUME viene ripensato con l’obiettivo di ribaltare la convenzionale concezione di processo produttivo dell’opera. Il progetto, iniziato nel 2009 ed esposto in diverse sedi, viene quindi trasformato in termini di modalità operativa, setting e ruolo del fruitore. In base delle esperienze relazionali già realizzate, il format è ricalibrato sull’analisi di spazi non più pubblici, ma domestici; dimensioni private che pongono al centro del processo la partecipazione attiva dei proprietari. A questi è assegnato il compito di reperire o ridisegnare la pianta della propria abitazione. L’immagine viene poi processata dall’artista e collegata ad elementi evocativi dell’identità dei suoi interlocutori (scelte estetiche, architettoniche, d’arredamento dell’abitazione, libri, oggetti d’affezione ecc). Alla ricostruzione della pianta, quindi, viene affiancato un estratto del saggio “Costruire, abitare, pensare”, a seconda dei destinatari dell’opera. La citazione del testo di Heidegger e il riferimento ad alcune caratteristiche conosciute unicamente da chi vive e frequenta l’abitazione sono un valore aggiunto che esprime il grado di interazione tra le parti. Una volta concluso il processo, l’opera che nasce come un site-specific, viene fotografata nel contesto ad essa assegnato per essere esposta -corredata dalla sua stessa immagine- nei luoghi deputati dal sistema. Si crea così uno scarto tautologico tra l’opera in sé e la sua collocazione d’origine. In questo modo l’opera vive “dentro e al di là” dello spazio per cui è pensata, come oggetto in sè e come immagine differita.

Seguono VOLUME via Cavour 2 secondo Heidegger, 2013 (Proprietà della Famiglia Di Pilla di Sant’Agapito) Installazione presentata in Sentieri emozionali, Galleria limiti Inchiusi, 2013 (foto di Luigi Grandilllo) 3 elementi incorniciati (dimensione cornice 18x13 cm), collage e testo stampato su cartoncino mattato (dimensioni carta 17,7x12,6 cm) Fotografia del contesto installativo Particolari del collage e del testo VOLUME vico Mercurio 3 secondo Heidegger, 2013 (Proprietà della Famiglia Tizzani di Oratino) Installazione progettata in Vis à Vis - Fuoriluogo 16, programma di Residenze d’artista 2013, Oratino (Cb) 3 elementi incorniciati (dim. cornice 18x13 cm), collage e stampe fotografiche su cartoncino mattato (dim. supporto 17,7x12,6 cm) Fotografia del contesto installativo e vista dell’opere (Foto di Morwenna Kearsley) Particolari del collage, del testo Particolare fotografato (terzo elemento)





ICON ICON è un’opera context-specific con scopo relazionale articolata su alcune specificità architettoniche e paesaggistiche di Montemitro | Mundimitar, antica colonia croata stabilitasi in Molise nel XVI secolo. Una raccolta di immagini simbolo del patrimonio artistico-culturale del paese è tradotta graficamente dall’artista. Circa 900 disegni rappresentano oggetti architettonici o folkloristici di particolare interesse. Le immagini-souvenir hanno lo scopo di favorire uno scambio tra l’artista e il pubblico. Il visitatore può, infatti, prelevare un disegno-ricordo e, a sua volta, lasciare un commento che testimoni il suo legame con il territorio. ICON è, quindi, una mappa collettiva che interpreta in chiave artistica uno degli aspetti sociali più antichi e peculiari di Montemitro, cioè l’incontro e la coesistenza di lingue e culture diverse in un unico codice linguistico autoctono: il croato-molisano.

Seguono ICON, Sentieri emozionali, Caffè letterario di Montemitro, 2013 Mappa di Montemitro e vista frontale dell’installazione: Cornice (26x20 cm), disegni su carta (9x9 cm), mensola (80x30x5 cm), quaderno, matita Particolare della cornice contenente una finta cartolina d’epoca del panorama del paese (fronte-retro 10x15 cm) L’immagine è il riferimento primario dell’operazione context specific. Ottenuta mediante tecnologia Google street view rientra in un progetto più ampio di neo-vedutismo Particolare della mensola, dei disegni e del quaderno ICON, un’abitazione.





CAVEA Cavea | Piazza Raffaele Rogati è una cartolina d’artista progettata e realizzata nel Novembre 2013 nell’ambito del programma di Residenza d’artista Vis à Vis - Fuoriluogo 16, a cura di Silvia Valente, organizzato da Limiti Inchiusi Arte Contemporanea con il patrocinio dalla Provincia di Campobasso e il Comune di Oratino, in collaborazione con Aratro, Archivio delle arti elettroniche - Laboratorio per l’arte contemporanea dell’Università del Molise, e Club Unesco. L’opera è un intervento rivolto alla collettività in relazione ad un più ampio progetto context-specific. La cartolina fa parte di una serie limitata di stampe offset su carta certificata di alta qualità (Chromocard Fedrigoni) di cui esistono un prototipo incorniciato e consegnato al Sindaco e una tiratura limitata di copie, numerate e autografate dall’artista, dedicate alle famiglie di Oratino. Il numero di copie dedicate (660) corrisponde alla registrazione esatta delle famiglie residenti nel comune alla fine dell’anno. L’intento è innescare un meccanismo di partecipazione chiamando la popolazione a prelevare un esemplare per famiglia. Scegliendo di interagire, il pubblico conferisce al processo nuovi significati: ogni cartolina, frutto di un’analisi al tempo presente, pur conservando la sua valenza collettiva diventa patrimonio privato ed entra in una prospettiva storica, potendo essere condivisa e tramandata alle generazioni future. Il fotomontaggio è una libera interpretazione della piazza antistante il Palazzo comunale di Oratino ispirata alle pratiche vedutiste settecentesche in cui l’artista reinterpretava la realtà urbana e/o paesaggistica tramite l’utilizzo di camere ottiche filtrando, talvolta, “scorci” e “viste” con la propria capacità immaginativa. Proprio nel XVIII secolo, là dove oggi è presente la piazza, sorgeva un giardino voluto dal Duca Gennaro Girolamo Giordano trasformato successivamente in luogo pubblico, teatro di incontro per i cittadini. Basandosi sulla tipologia architettonica del teatro, il fotomontaggio rievoca idealmente la forma della cavea, parte strutturale dello stesso riservata al pubblico. Un invito a soffermarsi sul proprio essere “animali politici”, a sedere e ripensare il proprio ruolo osservando, con la giusta distanza, il dispiegarsi delle vicende sociali per una riappropriazione piena ed attiva del proprio “esserci”.

Seguono Fotografia aerea di Oratino Fronte e Retro della cartolina d’artista (14,5x9,5 cm) Foto documentaria delle 660 cartoline numerate, dedicate e firmate



BOUNDARY | KUFI | GRANICA * Appunti di neo-vedutsimo. Indagine sui territori e la capacitĂ prospettica dello sguardo.

* CONFINE = Manca la traduzione del termine in lingua kosovara



BARBARA ESPOSITO

Progetti co-autoriali


DIMENSIONI AMBIENTALI Dimensioni ambientali é un’operazione multimedia, un progetto co-autoriale di Barbara Esposito e Franco Fiorillo eseguito in collaborazione con il Museoloaboratorio. In Dimensioni ambientali il museo è concepito, nella sua specificità architettonica, come un oggetto manipolabile dal fruitore. Questo è invitato a misurarsi con lo spazio, a contribuire alla realizzazione dell’opera prendendo parte ad un processo che supera i confini fisici del museo per entrare in rete. All’installazione site-specific, infatti, corrisponde on-line una piattaforma di scambio costruita ad hoc (dimensioniambientali.xoom.it). In entrambi i casi, l’identità del luogo, con le sue caratteristiche di percorribilità e vivibilità, diventa parametro per una riformulazione personale e in progress dello stesso; e il museo, in quanto luogo deputato all’arte e prodotto di una cultura e di una società, diventa pretesto per la libera interazione tra fruitore ed opera. Un’opera aperta, quindi, articolata su più livelli di lettura, che coglie in maniera mirata aspetti tra loro complementari (quello performativo, relazionale e ludico) allo scopo di indicare una serie di possibilità al presente. L’opera è attualmente parte della collezione permanente del Museolaboratorio Ex Manifattura Tabacchi di Città Sant’Angelo diretto dall’artista Enzo De Leonibus (http://www.museolaboratorio.org). Inaugurata in occasione della mostra annuale Sight (Dicembre 2010), è parte di due mostre successive: Il grado zero dello sguardo (Luglio 2011) e Museo Light (Ottobre 2012)

Seguono Rielaborazione della spazio museale in pianta con legenda delle opere già parte della Collezione Permanente Dimensioni ambientali, in Sight 2010/2011, Museolaboratorio Ex Manifattura tabacchi, 2011 Miniatura dello spazio reale, legno e smalto acrilico, pedana in legno, misure ambientali Particolari e viste dell’installazione site-specific, immagine documentativa dell’interazione del pubblico durante l’inaugurazione in Sight10/11




OBJETS Objets è una delle opere co-autoriali eseguite con Cinzia Laurelli. Il progetto ha la finalità di coniugare il duplice tema della donna e della famiglia con quello dei legami. Il concept prende in esame alcuni aspetti dell’identità femminile in un piccolo borgo del Molise: il ruolo delle donne di uno stesso nucleo familiare, il loro senso di appartenenza al territorio e al proprio tempo attraverso la scelta, la presentazione e la definizione di un oggetto d’affezione. Una serie d’incontri ha consentito la raccolta di un piccolo numero di fotografie in rappresentanza degli oggetti, rispetto ai quali ognuna raccontava il proprio legame. Il meccanismo relazionale ha attivato una rielaborazione collettiva dei dati: la ricostruzione di ricordi, l’intreccio di opinioni, di simbolizzazioni da parte dei familiari. L’installazione cartografa l’identità e le scelte delle interlocutrici. Della famiglia è stato tracciato a parete uno schema genealogico partendo dalle donne più anziane fino alle più giovani. Ogni posizione, rispondente ad una persona, riporta l’indicazione del nome e dell’età (a sottolineare il gap generazionale) e talvolta una parola chiave a definire il valore sentimentale conferito all’oggetto. Ogni oggetto fotografato è stato studiato nel suo valore esistenziale così la sua immagine è stata protetta dallo sguardo altrui, impacchettata con della carta trasparente opaca (molto simile alla carta usata per gli album-ricordo) perché l’insieme potesse solo accennare la consistenza degli oggetti.

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Schema (16 polaroid) e visione frontale dell’installazione parietale (fotografie di Sara D’Uva) Seguono Objets, in IO Project, programma di residenze artistiche, Macchiagodena, 2009 16 polaroid incartate con carta opaca e installate a parete secondo lo schema generalogico ricostruito durante il processo, disegno parietale a grafite Schema del diagramma, vista e particolare dell’installazione (foto di Sara D’uva) Alcune polaroid

1 = Giovanna, 73 anni 2 = Angela, 45 anni 3 = Eleonora, 24 anni 4 = Sonia, 21 anni 5 = Antonella, 16 anni 6 = Petronilla, 72 anni 7 = Lucia, 80 anni 8 = Teresa, 54 anni 9 = Emanuela, 29 anni



BARBARA ESPOSITO | CURRICULUM 2014 Stills of peace (and everyday life), a cura di Antonio Zimarino, Franco Speroni, Lavinia Filippi, Raffaella Cascella, Museo Capitolare, Atri (Te) Right Bifore I was, a cura di Lucia Giardino, F_AIR, Florence Artist in Residence, Firenze 2013 SIGHT 13/14, a cura di Enzo De Leonibus, Museolaboratorio Ex Manifattura Tabacchi, Città Sant’Angelo (Pe) VIS à VIS - Fuoriluogo 16, a cura di Silvia Valente, Oratino (Cb) Sentieri emozionali, a cura di Silvia Valente, Caffè letterario, Montemitro (Cb) 2012 RestArt, a cura di Silvia Valente e Tommaso Evangelista, Galleria Artes contemporanea, Campobasso Museo Light, a cura di Patrizia Ferri, testo di Guglielmo Gigliotti, Museolaboratorio Ex Manifattura Tabacchi, Città Sant’Angelo (Pe) L’orto dell’arte, Visioni Contemporanee, a cura di Lea Contestabile e Marcello Gallucci, Castello Piccolomini, Ortucchio (Aq) Papiroflexia, a cura di Lorenzo Canova, ARATRO, Campobasso 2011 Art Linking-Project, a cura di Silvia Valente, Galleria Limiti Inchiusi, Campobasso Il grado zero dello sguardo. Primo naufragio: cinema e arti visive, a cura di Maurizio Coccia, Enzo De Leonibus, Giuseppe Di Liberti, Domenico Spinosa, Museolaboratorio Ex Manifattura Tabacchi, Città Sant’Angelo (Pe) Premiata Officina Trevana 2011, a cura di Maurizio Coccia e Matilde Martinetti, Palazzo Lucarini Contemporary, Trevi (Pg) 2010 Sight 2010/2011, a cura di Enzo De Leonibus, Museolaboratorio ex Manifattura tabacchi, Città Sant’Angelo (Pe) Kalenarte, a cura di Silvia Valente, Parco Naturale del Sirente Velino, Casacalenda (Cb) Premio Termoli - Imago, a cura di Miriam Mirolla, Galleria Civica di Arte contemporanea, Termoli (Cb) Poetiche nomadi, a cura di Enzo De Leonibus, Museolaboratorio Ex Manifattura Tabacchi, Città Sant’Angelo (Pe) Sogni d’oro, Galleria Limiti Inchiusi, Campobasso Godart, a cura di Enzo De Leonibus, Museolaboratorio Ex Manifattura Tabacchi, Città Sant’Angelo (Pe)

2009 Festival della Bassa risoluzione, Esperimenti spaziali per la città, a cura di Anna Lovecchio e Valentina Vetturi, Bari Passato-Futuro, 14° Mistero, a cura di ThisPlay, Galleria Limiti Inchiusi, Campobasso IO Project, Investigation about Ontology, a cura di Agapito Di Pilla, Macchiagodena (Is) Futuro Anteriore, Galleria Limiti Inchiusi, Campobasso Godart, a cura di Enzo De Leonibus e Rossana Zonno, Museolaboratorio Ex Manifattura Tabacchi, Citta Sant’Angelo (Pe) Gemine Muse, There is no future without a past, Museo Sannitico, Campobasso We Are Real, Galleria Limiti Inchiusi, Campobasso Fuoriluogo 13, Aperto Molise #2, a cura di Gaia Cianfanelli e Caterina Iaquinta, Galleria Limiti Inchiusi, Campobasso 2008 Segnali | Azioni, Domus Area, MFF2008, Bojano (Cb) Sguardi sulla città/Miradas sobra al ciudad, a cura di Valter Battiloro, Facultad des Belles Artes, Univesitad Politecnica, Valencia (E)

SOLO SHOW Numerale, visioni e sogni intorno ai numeri, Doppia personale con Cinzia Laurelli, Galleria Limiti Inchiusi, Campobasso

RESIDENZE D’ARTISTA VIS à VIS - Fuoriluogo 16 | Edizione 2013 | Oratino OFFICINE DELL’UMBRIA - Premiata Officina Trevana | Edizione 2011 | Trevi FESTIVAL DELLA BASSA RISOLUZIONE | Edizione 2009 | Bari IOPROJECT | Edizioni 2007 e 2009 | Macchiagodena GODART | Edizioni 2009 e 2010 | Città Sant’Angelo


Barbara Esposito nasce ad Isernia. Vive e lavora tra Isernia e Roma. Si diploma in Pittura presso l’Accademia di Belle arti di L’Aquila e dal 2005 prende parte a mostre, workshop, e residenze artistiche presso università, accademie, musei e gallerie operanti sul territorio nazionale ed internazionale. La sua ricerca è finalizzata all’analisi di un tema portante, l’abitare, e alla riduzione progressiva di tutti gli elementi del linguaggio. La riflessione sul ruolo politico/mediale dell’opera porta l’artista a realizzare interventi che prevedono il coinvolgimento e l’interazione con il pubblico. Produce installazioni articolate su diversi canali espressivi e d’indagine, opere site-specific o interventi context-specific, progetti individuali e co-autoriali, che si rivolgono al fruitore e alla sua presenza nello spazio espositivo. Nelle opere più recenti, l’artista tende a scardinare le basi razionali della propria ricerca per la costruzione di una dimensione nuova in cui la fattività dell’opera e la riflessione sull’opera coincidono poeticamente.

RIFERIMENTI * Martin Heidegger, Costruire abitare pensare, in Saggi e discorsi, Milano, Mursia, 1976, (tit. orig.: Vorträge und Aufsätze) Massimo De Felice, Paesaggi post urbani. La fine dell’esperienza urbana e le forme comunicative dell’abitare, Milano, Bevivino, 2010 Jonathan Crary, Le tecniche dell’osservatore, Visione e modernità nel XIX, Einaudi, 1990 (tit. orig.: Tecniques of the observer: on viosion and modernity in the nineteenth century) Nicholas Mirzoeff, Introduzione alla visual culture, Milano, Meltemi, 2002 (tit. orig.: An introduction to visual culture) Antonio Tursi, Politica 2.0. Blog, Facebook, Wikileaks: ripensare la sfera pubblica, Milano, Mimesis, 2011 Tatiana Bazzichelli, Networking. La rete come arte, Milano, Costa & Nolan, 2006

LINK Produzione 2005 | 2008

http://www.flickr.com/photos/be_visual http://barbaraesposito09.blogspot.com/

Preduzione 2009 | 2012

http://www.limitiinchiusi.it/limiti.php?pag=artisti&id=893 http://dimensioniambientali.xoom.it/ http://www.saatchionline.com/barbaraesposito http://be-barbaraesposito.blogspot.it

PORTFOLIO ELETTRONICO

http://issuu.com/bebarbaraesposito/docs/barbara_esposito_portfolio

CONTATTI barbaraesposito@email.it


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