Anno II Giugno 2009 Numero CINQUE
MUTAZIONI
Mutazioni. Perché, se penso a mutazioni, penso ad una rete. Non so perché. O forse sì e poco importa. Ma l’argomento mutazioni mi fa venire in mente, così, d’intuito, una rete. Evitiamo pure qualsiasi riferimento a spiderman e supereroi simili, sarebbe sterile. La mia associazione d’idee, apparentemente azzardata, nasconde un ragionamento più pragmatico di quanto si possa credere. Se penso a mutazione penso a comunicazione. Se penso a comunicazione penso automaticamente a dove andremo a finire. Una rete. La rete in questione, però, non è una rete che blocca, che cattura, che imbroglia. È una rete fatta di risorse in comune, di mille nodi condivisi che fanno di tutti i nodi un universo. E di tutto l’universo un nodo. Una rete che riceve, che dà, che ha le potenzialità di crescere all’infinito. Ora: sarebbe da chiedersi qual è il nesso a monte che porta dal concetto di mutazione a quello di comunicazione. È più facile di quel che sembri capirlo, ma vi è forse comunque la necessità di un breve chiarimento. Ogni azione, in un uomo, si può ricondurre ad una mutazione: da un suo comportamento che si può definire meccanico (vestirsi, lavarsi, radersi, parlare), fino a un comportamento intimo e psicologico (ricredersi, percepire, smontare e rimontare dando un senso alla realtà, stringere rapporti con altre persone). Tutti questi comportamenti, e quasi tutti quelli che distinguono l’uomo dagli animali, si possono ricondurre ad una capacità non esclusiva dell’uomo, ma che di certo nell’uomo ha raggiunto livelli di articolazione incredibile ai suoi stessi occhi: la capacità di comunicare. È così che la comunicazione, da quando esiste, muta con l’uomo, con il suo modo di vestire, parlare, pensare, credere e ricredersi. Quindi, che si comunichi col linguaggio delle parole, o quello delle immagini, poco importa. Bisognerà fare i conti, sempre, con una mutazione. E così, l’arte, comunicazione per eccellenza e prima di tutto, non può permettersi di rimanere al palo. Anche se pare così timida. Anche se, a volte, sembra soffrire di un complesso di inferiorità nei confronti del quotidiano, dell’indifferenza che lo penetra. Anche se, altre volte, pare arroccata su un piedistallo che la esula da qualsiasi responsabilità, che la estranea e la mistifica oltre misura. L’arte, invece, è ora che torni tra la gente. Il coraggio ci vuole, è innegabile, per cambiar pelle e accompagnare quella mutazione che sta vivendo la nostra società tutta. Mutazione sicuramente radicalizzata e rinvigorita dalla crisi, ma che trova, allo stesso tempo, una rinnovata linfa di vita nel mezzo di comunicazione che pare rappresentarla meglio: Internet. Lo slancio vitale non sta solo nell’occasione da cogliere, nell’infinita potenzialità di risorse che lo caratterizza, ma soprattutto nel fatto che, Internet, sta cambiando il modo di concepire le relazioni tra gli uomini. Non più uno scambio, come accadeva fino a solo un decennio fa di soldi per bene. Ma, guarda caso, una rete, di beni e di valori. Lungi da noi divinizzare e idealizzare qualcosa che -come sappiamo- ha i suoi limiti (primi di tutto la dispersione e la confusione di informazioni, quindi a volte la perdita di identità). Ci pare però importante sottolineare che la concezione delle relazioni tra gli uomini basata sulla rete, insieme ad un rinnovato sguardo rivolto alla natura e all’ecosostenibile, può portare il nostro mondo verso una nuova rivoluzione industriale. Forse allora si aprirà davvero un’era votata al risparmio e non alla speculazione. Un’era che sappia creare, mettere in rete e condividere. Che sappia basarsi sulle idee, non sui beni. Che sappia, alla fine, semplicemente mutare. Non siamo i primi ad ipotizzare il futuro in questa direzione. Di sicuro neppure i primi a pensare che in tutto ciò la comunicazione, l’arte, e la cultura in generale, debbano avere un importanza diversa, più radicata e radicale. Saremo i primi però, nel prossimo numero, a parlare di New Ecology. Saremo i primi a crederci. Be|Different - numero cinque.
Editor-in-chief, Art Director Lorenzo Brusadelli email: lorenzo@bedifferent.it web: www.lorenzobrusadelli.it
In copertina: Mom and Dad, 2009 pastello e pennarello su carta
Editor, Copywriter Francesco Perrone email: francesco@bedifferent.it web: www.lapaglia.it Editor Erica Bellomi email: ericamb@bedifferent.it Press officer, Web Marketing Matteo Pizzolla email: matteo@bedifferent.it
IN QUESTO NUMERO: Vacon
copertina
Collaboratori Simone Galasso Stefano Mastronicola Bianca Matita
Paper Resistance
pag. 2
pag. 7
Vacon
pag. 8 pag. 12
Paco
Mirko Canesi pag. 16 pag. 22
James Kalinda pag. 28
pag. 32
Fulvio di Piazza
Franco Brambilla
Ozmo Alessandro Bavari
pag. 38 pag. 42
Orticanoodles pag. 46
ALE+ALE pag. 50
pag. 53
Ezio Vecchi pag. 54
pag. 55
El Gato Chimney
Simone Lucciola
Appendice degli autori
Ai sensi della L.633/41 e successive modifiche, è vietato l’utilizzo, totale o parziale, di tutte le immagini e degli scritti presenti in questa pubblicazione; essi sono di proprietà dei rispettivi autori e/o di chi ne detiene i diritti. Be|Different Magazine non è in alcun modo responsabile del loro utilizzo da parte di terzi senza il consenso dei titolari dei diritti medesimi.
Paper Resistance
È da diverso tempo che seguiamo Paper Resistance, intenzionati a pubblicare le sue illustrazioni. Almeno da quando vedemmo due sue tavole pubblicate su Lamette Comics (www.lamette.it). Ci piace lo stile secco, conciso, che valorizza e contrasta i contenuti, a volte provocatori, altre volte più sofisticati, accomunati quasi sempre da una forte propensione alla critica sociale e al dissacratorio. Paper Resistance è tra i fondatori del collettivo inguine.net e dell'omonima rivista InguineMAH!gazine, dove pubblica regolarmente. Nel 2005 esce 25 disegni uno split-book illustrato, diviso a metà con Squaz. Sono suoi, inoltre, sono i disegni presenti nei libri Bigger than hip-hop e Con il sangue agli occhi di George Jackson, pubblicati dalla casa editrice Agenzia x. Nel 2008 pubblica la raccolta Handcuffs una escursione storica/illustrata sulle manette. Ha prodotto e curato pubblicazioni per Blu, Ericailcane, Squaz, Ratigher, Alessandro Baronciani, Dem, Rekal, Maicol e Mirco. Attualmente vive e lavora a Bologna.
Taxi-Caracas. Caracas, 1992 stampa Lambda su carta Kodak, montata con plexiglas e dbond
Tiger tiger, 2008 illustrazione
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Ride On, 2008 illustrazione
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Paper Resistance Geisha, 2008 illustrazione
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Cecità
Paco
Arrivo Una fontana sputa rame. Un grosso, luminoso scheletro di cemento, armato fino ai denti, ti affonda nelle mani, sdruccioli via. (E ricordati: i tuoi artigli indistruttibili artigli duri tutti tesi appuntiti appigli e uncini per la carne che ti strappano i tendini e ti inchiodano i talloni al pavimento. Ecco, quegli artigli non ti aiuteranno) A guardare tutto questo scrosciare di fili di rame mi è venuta fame. Il dio del tè ha aiutato il mio stomaco ad accogliere la moltiplicazione di toast e tonno in scatola e vado via. Quasi sazio ritorno alla fontana. Nessuna ragazza nuda mi aspetta, nessuna ragazza nuda mi saluta. E fili di ferro e grano ballano il boogie woogie (E cemento armato di filo spinato rapina muri d’edera. Uno dei tre che partecipano alla rapina muore. Il terzo spara da pistola d’acciaio proiettili d’oro sugli sbirri. Prende in ostaggio mia figlia. Alla fina sparare a volte è pure facile e conviene) Una fontana di fili di rame, di rane di piombo e donne arrugginite. Incontro un mio amico che era lì da un poi. Lui non aveva visto niente. O forse non aveva mai visto niente. Lui mi ripete sempre che, lì, c’è solo una fontana.
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Vacon
Vacon Sartirani nasce in una zona non meglio identificata tra Milano e Bergamo nel 1982. Disegnatore per elezione, negli anni della formazione abbandona la sua prima passione per dedicarsi agli studi di storia e critica del cinema presso il DAMS di Bologna. Affascinato dalle teorie di Ernst Haeckel, zoologo, artista e filosofo tedesco, studioso della branca di biologia che indaga le mostruosità (definita da lui stesso "disteleologia"), e dal Codice Illustrato di Luigi Serafini, è oggi un pungente osservatore della realtà che riproduce in modo caricaturale. Le sue rappresentazioni hanno come soggetti creature e status symbol, che saccheggiano l'immaginario collettivo (e dell'arte contemporanea) degli ultimi vent'anni. Che siano personaggi pubblici o sconosciuti, storici o icone classiche ed internazionali del cinema e dell'animazione, e ancora, politici o personalità religiose, nessuno è immune alla metamorfosi tentacolare che il suo tratto impone. Così identità sempre più scomode vengono occultate dall'artista in colonie nerborute di escrescenze ipertrofiche, inclassificabili e pulsanti, che prendono il posto delle facce e, a volte, delle loro rappresentazioni ideali e mediatiche. Una buona dose d'irriverenza e la memoria di un trauma (la perdita di un dito mignolo) sono il bandolo da cui si dipana la sua attività artistica che, per la virulenza espressiva, rimanda all'iconografia punk e in particolar modo all'opera di Raymond Pettibon come creatore delle copertine dei Black Flag. Schoolboy, 2008 stampa digitale
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a destra: The fingers cooking accident, 2009 pastello e pennarello su carta
Controluce VII, 2008 olio su tela
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Benedictus, 2008 stampa digitale
A sinistra: Still II, 2008 olio su tela
A sinistra: Still II, 2008 olio su tela
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Adolf, 2008 stampa digitale
Vacon
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Mirko Canesi
Mirko Canesi nasce a Milano nel 1981. Laureato all'accademia di Brera in pittura, nei suoi lavori predilige il mezzo digitale, con cui stempera tinte vivaci su sfondi scuri, un espediente che conferisce trasparenza e leggerezza ai suoi personaggi. Questi esseri poetici dall'aria trasognata e sospesa, sempre rappresentati come ragazzi o bambini, ricordano, per la vitrea fissitĂ degli sguardi, alcune bambole o personaggi delle figurine in voga negli anni '80. A volte appaiono alieni, altre zoomorfi, ma sempre come fossero disegnati dagli elementi naturali: acqua ed aria. Immobili o riflessivi, descrivono un arco emotivo ricco ed inconsueto e, come nella migliore tradizione fiabesca e dei manga, si accompagnano a piccole creature dal sapore mitologico: piccoli spiriti con sembianze da bestiario fantastico.
Ragazzo rinoceronte, 2008 pittura digitale
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Francesco Mirko Bongiorni Canesi
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a destra: Ragazza cetriolo di mare in festa (dettaglio), 2008 pittura digitale
a sinistra: Ragazzo in evaporazione, 2008 pittura digitale
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Fulvio di Piazza
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Distretto Fonderie, 2008 olio su tela
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Fulvio di Piazza
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Spettatore interessato, 2006 olio su tela
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Fulvio di Piazza
La meraviglia dello sguardo di un bambino è ciò che affiora nello spettatore delle opere di Fulvio Di Piazza. Il lavoro dell'artista, classe '69 ed esponente della Nuova Figurazione Siciliana - come viene sempre più spesso definita la pittura di area palermitana - concede alla visione l'eccitazione e lo stupore che è possibile provare solo al cospetto di "nuovi mondi". Le giungle cariche di promesse, incontri ed esperienze sensoriali inedite, si affiancano ad un'imponente produzione di scenari fantascientifici dal sapore non puramente retrò e raccolgono, in un ossessivo gioco di pieni, citazioni fumettistiche, perizia fiamminga, bizzarrie arcimboldiane e barocchismi di matrice surrealista. Una miscela inebriante di colori (vividi ed acidi), associata ad un'estrema indagine della natura, rivela un potenziale immaginifico di mutazione in grado di metterci in contatto con la scoperta dell'orrorifico (e il gusto di essa). Una nuova dimensione visiva dunque, che per la sua attitudine ad una curiosità analitica e allucinatoria, ci restituisce un'immagine meno ingenua della realtà, nonostante rimanga in noi l'impressione di un novello Charlie Bucket.
Ficus, 2003 olio su tela
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James Kalinda
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Tenie dal culo, 2008 acrilico su legno
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James Kalinda
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A sinistra: Horse Mask, 2009 acrilico su muro
“James Kalinda nasce un torrido giorno in una sperduta fabbrica della pianura emiliana. I personaggi che disegna sono frutto della sua immaginazione, rielaborazioni di foto che trova in rete e sui giornali o persone realmente esistenti. Firma i suoi disegni con un fumetto nero. Cosa dicono i suoi personaggi non lo sa nessuno o forse lo sanno tutti tranne lui. Adora dipingere in luoghi abbandonati o più generalmente in strada perché gli da una sensazione particolare, quasi di esistenza. Vorrebbe essere un uomo di Neanderthal per un giorno “ Capita spesso di ricevere delle presentazioni personali da parte degli artisti, che con poche parole, ci dicono molto di più che mille elucubrazioni critiche. Che nessuno, qui, sapete bene ha intenzione di fare. Fantoche, 2009 acrilico su muro
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James Kalinda + Centina
Sogni, 2007 china nera e acrilico
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Atroce, 2009 acrilico su muro
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Franco Brambilla Two Girls And A Crab, 2008
tecnica Michele Brancati, fotografo originario di Reggio Calabria, che vive a Bologna dal 2000, hadigitale una formazione che spazia dal cinema (è laureato in Storia e Critica del Cinema) alla fotografia (ha frequentato più corsi presso l’Istituto Italiano di Fotografia di Milano).
Le foto che ci propone fanno parte di un lavoro ancora in corso che ha come tema il mondo delle metropolitane e tutto quello che succede al di sotto del contesto urbano, in cui ci si immerge per il breve tempo di un tragitto, per poi riemergere e scoprire un mondo “sopra” che non ci si ricordava più così illuminato e vitale. Questo lavoro prende spunto da quello di un grande fotografo pur-troppo scomparso molto giovane, Marco Pesaresi.
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Franco Brambilla
Finalmente! Dopo tante discussioni in redazione si pubblica qualcosa che ci rimanda subito ad un immaginario che amiamo follemente. Lo sci-fi, i b-movies, la sottocultura cinefila e bibliofila che alcuni sprovveduti non si vergognano a chiamare “cultura trash”. E invece siamo orgogliosi di presentare i lavori di un milanese classe 1967, Franco Brambilla, che collabora stabilmente con le più famose collane editoriali italiane: Urania Mondadori e la raccolta di classici sci-fi Urania Collezione. Brambilla ci propone un mix di retro-futuro, vecchie cartoline, battaglie mostruose e invasioni aliene, con un tocco personale, vintage, ma che resta fedele ad un genere mai tramontato perché mai stato di moda. Ma l’attività di Franco non finisce qui. Sempre per Mondadori realizza svariate copertine di libri per ragazzi, gialli e fantascienza. Dal 1998 lavora per l’Airstudio, fondato dallo stesso Brambilla insieme a due amici nel 1998, che si occupa di progetti grafici e di illustrazione (tra i clienti, oltre a Mondadori, "Abitare", "D la Repubblica delle Donne", "Pulp", Shake Edizioni, DeAgostini Multimedia, Sole 24ore, Feltrinelli e tanti altri). Fa parte inoltre dei soci fondatori della galleria Limited No Art Gallery nata da un'idea di Giacomo Spazio.
More Than Real, 2008 tecnica digitale
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High Noon Beach, 2008 tecnica digitale
High Noon Beach, 2008 tecnica digitale
The Final Battle, 2008 tecnica digitale
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Ozmo
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Atto n. 2, 2006 c-print
L’arte di Gionata Gesi (in arte Ozmo) è una via di mezzo tra la street-art e l’arte pubblica e murale più classica, se in questi casi di “classico” si può parlare. E così la commistione di generi, l’accostamento a volte forzato (ma mai stonato) di soggetti tanto differenti tra loro, va a formare molto spesso una composizione di respiro ampio e corale, piena di dettagli nascosti, di riferimenti solo apparentemente casuali. L’artista (Pontedera , 1975) ci concede di conoscere poco della sua vita del suo percorso artistico, sappiamo che ha iniziato, come tanti del suo ambiente, come writer puro, partecipando a manifestazioni locali e nazionali di graffiti. Ora, dopo più di dieci anni di lavoro si sta sicuramente affermando tra gli artisti più riconosciuti dell’ambiente dell’arte di strada, con un gran numero di mostre personali e collettive in curriculum, ospitate sia in Italia sia all’estero.
Untitled, 2006 acrilico su pvc
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Ozmo
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Untitled, 2008 acrilico su pvc
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Ozmo, M-City, Run
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Untitled, 2008 tecnica mista
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Alessandro Bavari
Alessandro Bavari, artista e fotografo che ama la contaminazione dei linguaggi e si avvale delle tecniche di eleborazione digitale piÚ disparate, nasce a Latina nell'aprile 1963. La sua ricerca artistica, è chiara dal primo sguardo, segue le strade tortuose ed allegoriche di due città bibliche e del mito: Sodoma e Gomorra. Fortemente influenzato dalle testimonianze della Genesi e dai pittori fiammingi del XV e XVI secolo (Bosch e Bruegel), sviluppa un suo personale cammino fantastico anche grazie alla citazione di fonti letterarie moderne. Alessandro ci parla della sua fonte di ispirazione: "Di Sodoma e Gomorra tanto si e' detto ma nessuno sa nulla. Qualcuno pensa che siano sommerse sotto le acque pesanti del Mar Morto e che, come accadde anche a Pompei, ad annientarle sia stato un cataclisma naturale. Infatti, secondo studi geologici, la zona in cui sorgevano pare essere ricchissima di zolfo, bitume e petrolio, tra l'altro non ancora individuato. Quando si dice che la moglie di Lot in fuga, sopraffatta dal seme del dubbio e del ripensamento, voltandosi si trasforma in una statua di sale, lascia intendere che fu investita da una ventata di zolfo e ceneri, proprio come i corpi pietrificati degli antichi Pompeiani. Senza dovermi scontrare con il colosso dell'archeologia ho deciso quindi di affrontare il tema, secondo un preciso itinerario, immaginando paesaggi, ritratti, ambienti ed oggetti, e ripercorrendo
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un viaggio simile a quello che Italo Calvino fece trent'anni prima ne Le Città Invisibili [1972, Einaudi Editore] dove, attraverso gli occhi di Marco Polo, visitò città apparentemente credibili: "le città sono tutte inventate; le ho chiamate ognuna con un nome di donna: Procopia, Zenobia, Cloe, Ipazia, Zora, Fillide, etc (...). Il libro è nato un pezzetto per volta, a intervalli anche lunghi (...) Ho una cartella per gli oggetti, una cartella per gli animali, una per le persone, una per i personaggi storici e un'altra per gli eroi della mitologia. ho una cartella sulle quattro stagioni e una sui cinque sensi; in una raccolgo pagine sulle città e i paesaggi della mia vita e in un'altra città immaginarie, fuori dallo spazio e dal tempo". (Italo Calvino) Continua Bavari: "Ho immaginato queste due città come una specie di luna park per visionari, dove il mio "sguardo fotografico" non è né biasimatore né benevolente, ma semplicemente divertito e curioso, pronto a raccogliere tutto il possibile. Un enorme freak show allestito in una razionalità geometrica e kitsch come quella dei presepi ma allo stesso tempo sofisticata, in cui perdersi e sbirciare nell'intimità di un quotidiano tanto ibrido quanto metafisico, per poi ritrovare di nuovo la strada e magari riperdersi ancora."
Aula della coprofilia, 2000 fotografiche e digitali
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Alessandro Bavari
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CittĂ di Gomorra, 2000 fotografiche e digitali
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Orticanoodles
Pop-art, biologia, biomeccanica, cibernetica. Pensate a questi elementi, alla serialità della pubblicità, al suo immaginario e alle sue icone. Ora pensate ad una bomboletta e all’Europa intera. Ecco cosa Orticanoodles ci propone da un po’ di anni a questa parte. Che siano strade, fabbriche abbandonate, tele, lo stile di Orticanoodles è sempre riconoscibile: preciso, inquietante, ironico, meccanico. In questo numero vi proponiamo tre tele. Vi proponiamo quindi una decontestualizzazione dello stencil dall’ambiente che gli è più congeniale e in cui è nato: la strada. Decontestualizzazione che crea quasi un ossimoro, se pensiamo che, in queste opere, lo stencil perde anche la sua funzione principale di rapidità di esecuzione, di possibilità di ripetersi, per diventare uno studio unico su un unico soggetto. Ecco allora che il semplice mezzo diventa ricerca sul mezzo, si eleva e si sovrappone al significato della realizzazione finale. In stencil we trust è il nome dell’ultima mostra di Orticanoodles a Milano, presso lo spazio culturale Zerologico. ne comprendiamo pian piano meglio il perché. La fede, si sa, spesso può portare a risultati inaspettati.
Sopra: Untitled, 2006 stencil su muro A destra: Untitled 0309, 2009 stencil su tela
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Orticanoodles
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Untitled 0509, 2009 stencil trittico su tela
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ALE + ALE
Alessandro Lecis e Alessandra Panzeri (ALE+ALE) si inseriscono in punta di piedi nello spirito del tema Mutazioni. Le loro illustrazioni, che si volgono al passato con lo sguardo malinconico di un collezionista, pongono l’attenzione sulla ricercatezza formale e sull’invenzione di attraenti ibridi artistici. L’ironia degli Sposi, con teste di oca e una gallina, le Scimmie beneducate ed i Cavalli con cavalieri dalla testa equina sono solo alcuni esempi della sintesi irriverente che l’incontro del regno animale e quello umano danno vita nell’opera degli artisti.
Sposi, 2006 tecnica mista
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Scimmie, 2006 tecnica mista
Senza titolo, 2006 smalto su cartone intelato
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ALE + ALE
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Cavalli, 2006 tecnica mista
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El Gato Chimney
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Trust, 2009 acrilico su tela
Nel lavoro di El Gato Chimney, artista di matrice street nato nel 1981 a Milano, ritroviamo tutta l'estetica cartoon, tattoo e graffito cara al movimento. Un mondo surreale, rappresentato secondo logiche anti-commerciali, ci catapulta dentro una rete di rimandi e citazioni allegoriche. I suoi soggetti meccanici, sospesi in vallate oniriche, alludono alle teiere del Cappellaio Matto (Alice nel paese delle meraviglie) e all'Uomo Di Latta (Il Mago di Oz), inglobando simbologie antiche e ritraducendole in stile futuristico. Siamo dunque di fronte ad una ingegnosa variazione sul tema del filone steampunk: la "fantascienza a vapore" acquista qui una veste graffito-aerografa. El Gato Chimney propone anche una versione digitale del suo lavoro. Nel 2008 si inserisce nella folta schiera di nomi che partecipano alla celebre iniziativa Scala Mercalli: The Creative Hearthquake of Italian Street Art.
Uttara, 2009 acrilico su tela
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El Gato Chimney
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King, 2008 acrilico su tela
Ezio Vecchi
Al sole: rapporto di una ramosi Mi svegliai. L’alba. Immobile: le mie braccia e le mie gambe, la mia testa; niente rispondeva ai comandi. Mi guardai attorno: nulla: verde; un nulla verde. Chiaro, scuro, secco, vivo: verde ovunque. Avvertivo una certa verticalità della cosa, ma non riuscivo a capire. che mi era successo?Mi sentivo bloccato, fisso al terreno, in quella posizione irreale, braccato da tutto quel verde. Il cuore cominciò a pulsare veloce, più veloce e più veloce ancora; sino ad arrivare alle tempie, in gola e di colpo il verde sparì in un nero cellofan. Svenni nel buio. Ripresi conoscenza il giorno successivo, ancora all’alba -io!? che ero sempre stato un seguace dell’ozio, e presto era minimo dieci, undici...?!Niente: l’alba: verde. Soltanto verde, altro verde. La situazione era la stessa del giorno precedente, la stessa sensazione d’inerzia, d’essere immoto. Alzai lo sguardo al cielo. -Il soleUn cieco rigurgito di terrore mi assalì: un brivido freddo mi percorse lungo la schiena. D’un tratto capii. Avevo avuto una ramosi: le radici nella terra: ero germoglio.
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Simone Lucciola
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Appendice degli autori: ALE+ALE www.myspace.com/aleandale
Orticanoodles www.orticanoodles.com
Alessandro Bavari www.alessandrobavari.com
Ozmo www.ozmo.it
Franco Brambilla www.francobrambilla.com
Paco www.lapaglia.it
Mirko Canesi www.mirkocanesi.eu
Fulvio di Piazza www.mu-seum.com
El Gato Chimney www.steambiz.com
Paper Resistance www.paper-resistance.org
James Kalinda www.jameskalinda.com
Vacon www.vaconsartirani.com
Simone Lucciola urbancollage.wordpress.com
Ezio Vecchi www.lapaglia.it
Il prossimo numero: “NEW ECOLOGY” Saper parlare al mondo contemporaneo con il linguaggio più vecchio del mondo: l’arte. Questa è la missione di Be|Different, primo esperimento di magazine on-line e cartaceo che si presenta come una galleria d’arte virtuale, un catalogo delle nuove tendenze artistiche e visive. Per questo motivo invitiamo i nostri lettori a collaborare con noi, spedendoci una selezione di lavori, oppure di racconti, saggi, notizie, sempre con un occhio al tema prescelto per il numero successivo. Be|Different non si pone limiti, né di formato, né di risorse. Vuole avere la Vostra collaborazione perché sa che solo con la passione di chi si nutre d’arte ogni giorno, si può davvero realizzare un prodotto onesto, reale, che rifletta e sintetizzi il contemporaneo in un’unica proposta. Il tema del prossimo numero è: “NEW ECOLOGY”. Come sempre la pertinenza al tema è libera. Inviate le vostre opere: entro il 10 settembre 2009, specificando nome, cognome ed allegando una breve presentazione a materiali@bedifferent.it Specifiche per i materiali: • Per immagini, disegni e fotografie, si consiglia il formato JPEG. E’ possibile inviarci prima i file in bassa definizione. Sarà richiesto successivamente, il materiale selezionato in alta risoluzione. • Per i testi, si raccomanda il formato DOC o RTF. Non è previsto un limite minimo o massimo di inivii.
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