The Restyling
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SEZIONE
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Sommario 7
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1. L’industria del periodico e del quotidiano 1.2 Le riviste di architettura 1.3 L’architettura in Italia: Casabella e Domus 1.4 Il panorama italiano
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BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA
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RINGRAZIAMENTI
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2. Il percorso 2.2 Logotipo di testata 2.3 Gabbia e interni 2.4 Interessi
3. L’obiettivo 3.2 Il logotipo 3.3 La gabbia 3.4 Il carattere 3.5 Lo scheletro degli articoli brevi 3.6 Coesistenza di testo e immagini 3.7 Cover
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Periodici 1. L’INDUSTRIA DEL PERIODICO E DEL QUOTIDIANO Gli anni adiacenti alla Restaurazione, hanno portato una ventata di cambiamento nel mondo dei quotidiani e dei periodici, sia sotto un punto di vista interno a questi prodotti, sia per quanto riguarda l’approccio che la popolazione aveva verso di essi. Le funzioni erano pressoché le stesse di oggi, i giornali fornivano informazioni al lettore in modo semplice e diretto; solo con il passare del tempo hanno cominciato ad essere presenti rubriche riconoscibili all’interno dei giornali, in modo da poter essere divisi in sezioni, rendendoli così facilmente consultabili. I tipici abbonamenti iniziano ad accostarsi alla di diffusione ambulante in appositi chioschi, una tipologia di vendita molto più semplice e redditizia, che creò una vera e propria rete di distribuzione. Gli effetti, si notarono nello sviluppo di questo mondo ancora nuovo per molti, quindi lo sviluppo della pubblicità all’interno dei numeri giornalistici, cosa che cominciò ad avere un ruolo sempre più importante, causando una forte crescita nel mercato dei prodotti industriali. Questa forte crescita fece aumentare sempre di più gli spazi dedicati alla pubblicità, che veniva utilizzata sia per frammentare la grafica costante del giornale, che per avere una maggiore espansione della testata stessa. 7
Una doppia pagina di Bouwkundig Weekblad, un settimanale olandese di architettura datato seconda metĂ 1800
Nei primi anni del XX secolo, l’impresa editoriale più redditizia negli USA, era il settimanale Ladie’s Home Journal, pubblicato da Cyrus Curtis e diretto da Edward Bok. La “bibbia delle donne americane”, fu la prima testata giornalistica mondiale a superare il milione di abbonamenti, un numero davvero esorbitante per quel periodo. Per tutto il corso del secolo, i giornali e i periodici sono rimasti un settore vitale ed economicamente prospero all’interno dell’industria editoriale. In realtà, la stampa periodica ha radici ancora più antiche di quella del quotidiano, poiché delle prime gazzette abbiamo notizia intorno ai primi anni del XVII secolo, nell’area della Svizzera tedesca. Sviluppandosi dai fogli volanti, a gazzette d’informazione, fine a diventare notiziari sulle diverse ere dei luoghi. Nelle altre regioni del paese, questa tipologia di stampa si è sviluppata più timidamente, portandoci il settimanale Nuove di diverse corti e paesi solamente dal 1746, che in seguito diventerà Gazzetta di Lugano. Per quanto riguarda le innovazioni grafiche apportate negli anni a que10
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sto settore dell’editoria, hanno impreziosito sempre di più ogni numero no ai nostri giorni. Rilegature commerciali in tela e a brochure; copertine talmente innovative che spesso erano considerate dei manifesti, mozzafiato e d’impatto; capilettera che richiamano la tipografia liberty, sono creati per interagire con la pagina e dare spazio a nuove configurazioni.
Una copertina datata 1890, del Ladie’s Home Journal. Nella pagina accanto, un inserto della stessa rivista 11
1.2 LE RIVISTE DI ARCHITETTURA Per quando riguarda i periodici di architettura e design durante il primo dopo guerra, possiamo riconoscere l’Olanda come paese con maggiore ricchezza. La nascita di De Stijl (1917) e Wendingen(1918) rientra nella logica della continuità dell’attività di divulgazione delle cerchie artistiche del tempo. Il De Stijl non fu solamente una rivista, ma si sviluppò come movimento l’anno stesso, promosso da Theo Van Doesburg, teorico dell’architettura e delle arti figurative, e Piet Mondrian i quali fecero uscire una lista di punti fondamentali per il loro gruppo nel primo numero della rivista. 12
Sopra, una cover della rivista De Stijl del 1922. Accanto, il manifesto del movimento firmato Theo Van Doesburg
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L’impostazione grafica della rivista è predominata da una tipografia dinamica, le pagine sono poco più di sedici e la sua di diffusione avrà grande effetto sul profilo ideologico, grazie ai collegamenti con le varie avanguardie artistiche. Wendingen, che in olandese vuol dire inversioni, fu un mensile d’arte rivolto ad architetti e designer del tempo; pubblicato dalla casa editrice Amsterdam Hooge Brug, ha fatto da portavoce per l’associazione “Architectura et Amicitia”. La rivista ha guadagnato fama non soltanto per i suoi contenuti, ma anche per i suoi notevoli impaginati di formato quadrato e per la suggestiva tipografia firmata Wijdeveld (il caporedattore del giornale), El Lissitzky e molti altri. Per entrambe le riviste la tipografia è fondamentale, le lettere (con un carattere lineare) sono disposte in maniera totalmente creativa, talvolta verticalmente come nella scrittura cinese, il che produce una sottile di differenza tra testo e ornamento. La composizione asimmetrica della struttura della pagina, è una radicale rottura di quella simmetria da sempre utilizzata, e contribuì ad arrivare a differenti sviluppi dell’architettura della pagina. 14
Una serie di copertine della rivista olandese Wendingen, tutte realizzate da grandi artisti e designer. In alto, due copertine firmate Frank Loyd Wright. Accanto, Johannes Ludovicus Mathieu Lauweriks e sotto Cornelis Jouke Blaauw
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Un’altra pubblicazione importante e prestigiosa avvenuta in quegli anni è International Revue i 10, diretta da Lehning. Nonostante la sua breve vita, contò moltissimi collaboratori dai grandi nomi: Kandinskij, Schwitters e Moholy Nagy: pittore e fotografo ungherese, esponente della Bauhaus e responsabile della fotografia della rivista stessa, il quale la aiutò a proporsi come l’espressione dello spirito moderno. 17
1.3 L’ARCHITETTURA IN ITALIA: CASABELLA E DOMUS Per quanto riguarda il panorama italiano nelle riviste di architettura e design, l’Italia si è distinta negli anni con testate dai grandi nomi, quali Casabella e Domus. Fondate entrambe nel 1928, queste due testate ci accompagnano da ben 88 anni senza mai perdere di valore. Entrambe sono scandite da progetti e intenti differenti, i quali si sono sviluppati, negli anni, migliorandole e adattandole alle esigenze che mutavano. Conclusa la guerra le due testate hanno mantenuto la loro posizione, dimostrandoci così che, nonostante la guerra sia un momento controverso per la mente umana, durante lo stesso periodo, non cessa il fervore creativo dei designer. Casabella Fondata a Milano e pubblicata per la prima volta nel gennaio del 1928, Casabella ha avuto una storia ricca e piena di momenti di crescita. Diretta inizialmente da Guido Marangoni e in uscita con cadenza mensile sotto il nome di La Casa Bella, questa testata ha subito negli anni continui cambi di direttori, di nome e qualche interruzione nella pubblicazione. Nei primi numeri della rivista, la foliatura era intorno alle cinquanta pagine, senza illustrazioni in copertina, con un chiaro target casalingo e con pochi riferimenti al mondo dell’architettura. Nel 1930, con il nuovo direttore Arrigo Bonfiglioli, la rivista inizia a intraprendere una strada differente, più moderna e settoriale, tutti aspetti che si sviluppe18
Nella pagina accanto, lo sviluppo delle cover di Casabella. Nonostante il cambio di nome e la differenza nello stile, questo magazine è e sarà sempre al passo con la modernità, proponendoci cover e interni che rispecchieranno sempre la sua annualità
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ranno con l’arrivo del collaboratore, nuovo direttore dal 1933, Giuseppe Pagano. Questa nuova versione della rivista, non solo si modernizza ma cambia anche nome in Casabella, cercando così di attribuirle un significato neutro. I contenuti mutano faccia, inizia così a trattare, pionieristicamente, di architettura. Buona parte del repertorio fotografico utilizzato per la rivista proviene proprio dal direttore, che dona una nuova dinamicità grazie a prospettive inconsuete e tagli particolari nelle fotografie. Questo cambio radicale coincide proprio con l’acquisto, da parte dell’Editoriale Domus, della testata, permettendo anche nel ’35 l’affiancamento di Edoardo Persico come condirettore. Dal 1938 cambia nuovamente nome per diventare prima Casabella-Costruzioni e poi Costruzioni-Casabella, per tornare in ne ad es- sere Casabella. Casabella conta tutt’oggi moltissimi lettori e tante collaborazioni con grandi architetti e designer, passati o del momento. Il suo cambiamento negli anni, da rivista di stampo casalingo a rivista d’architettura (nonostante le tante interruzioni causate da differenti motivi) l’ha resa innovatrice nei suoi splendidi numeri attuali, mettendosi nella condizione di essere affiancata ad un’altra testata, quale Domus, di ispirazione differenze ma di stesso stampo. 20
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Domus Domus fu fondata nel 1928 e nasce come un periodico che approfondisce i gusti e le tendenze del momento per quanto riguarda le abitazioni. L’impaginato è rigido e assolutamente non influenzato dalle tendenze alla sperimentazione nella grafica di quegli anni, e la fotografia è caratterizzata dall’esempio dei fratelli Alinari, dunque si ritrova un ricorrente utilizzo della prospettiva centrale. Il direttore, Giò Ponti, influenza molto lo stile e le tematiche che ritroviamo all’interno dei primi numeri, ciò no al ‘41, momento nel quale la direzione passa nelle mani di Melchiorre, Bega, Bontempelli, Pagano e Ulrich. Questo nuovo viso della mensile (che durerà no al ’45), porta una ventata d’aria fresca e facendo sì, che la rivista approfondisse tematiche che prima non le competevano, quali: cinema, poesia o musica. Nel 1946 Domus diventa Domus: la casa dell’uomo e, con l’avvento del nuovo direttore, Ernesto Nathan Rogers, la rivista comincia 24
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Nella pagina accanto: una fotografia scattata dai designer della sedia “sharky”, apparsa nella versione tedesca di Domus, nel maggio 2014. Sopra, un’altra cover di Domus Germania
a dare spazio a tematiche sempre più innovative e a modernizzarsi, cercando una continua crescita attraverso tematiche quali l’urbanistica, i prefabbricati e molto altro. Sotto il punto di vista fotografico, da questo momento si vede l’accesso di un nuovo volto della fotografia, quello delle tecniche costruttorie, le immagini si rimpiccioliscono ma sono numerose e raccontano una storia. Grazie a Rogers, le copertine iniziano ad essere dominate da fotografie, creandosi quasi un marchio di fabbrica. Dal 1948 la direzione torna nelle mani di Ponti e la rivista è già approdata nella sua fase finale, quella che la rende una rivista mensile di architettura, arredamento e design, con un’attenzione verso l’estero. Gli argomenti sono ormai talmente tanti che la testata amplia fortemente la gamma dei suoi lettori, riconfermandosi tutt’oggi una rivista di grande successo. 27
1.4 IL PANORAMA ITALIANO Abitare Nasce nel 1961 a Milano, questo mensile è uno dei magazine di design più conosciuti a livello mondiale, infatti è una rivista bilingue (italiano e inglese). Architettura, design d’interni, mobilio per la casa, design del prodotto e arte grafica erano i temi per i suoi contenuti. La rivista ha sempre vantato grandi collaborazioni nel mondo dell’architettura, come Stefano Boeri l’architetto del bosco verticale a Milano. Nel Marzo del 2014 il magazine cessò la pubblicazione ritornando nell’ottobre dello stesso anno con una rivista totalmente nuova e sotto la direzione di Silvia Botti. 28
Nella pagina accanto, la cover di Abitare del numero di Settembre 2014, mese nel quale la testata ha effettuato un grande restyling estetico alla rivista. Si è rilanciata sul mercato con “200 pagine di storie, progetti, idee e visioni”
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Il Progetto Trimestrale di architettura, arte, comunicazione e design. I campi disciplinari scelti per rappresentare la rivista, rappresentano inoltre la nostra contemporaneità: tecnologia e innovazione sono all’ordine del giorno. Nata come rivista bilingue (italiano e inglese), in un formato di 24x27 cm, in sei sedicesimi. La rivista nasce nel 1996 da un team di persone con di differenti provenienze geografiche e disciplinari, proponendosi al pubblico con il motto “quotidiano trimestrale di architettura, arte, comunicazione e design”, in modo da far subito comprendere al lettore l’importanza della varietà degli argomenti trattati al suo interno. “Chiederemo alle punte più avanzate della nostra contemporaneità di raccontarci le sperimentazioni in corso. Cercheremo inoltre di definire un punto di vista da cui costruire architetture, proponendo una elaborazione progettuale dinamica, che non solo conviva, ma sappia - come l’arte, il cinema, la musica, 30
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la letteratura - trarre ispirazione poetica anche dal negativo, da condizioni generalmente definite di “degrado”. Una prospettiva che sappia indicare strade nuove; includere considerazioni eteronome. Il coinvolgimento di collaboratori, clienti, fruitori, richiede infatti un pluralismo critico reale e non di facciata. La comprensione della cultura contemporanea richiede un radicale sforzo di inclusione, liberazione, adattamento e messa a punto di ogni modello di giudizio precostituito: esclude l’esclusione. L’identità contemporanea è trans-territoriale e multi linguistica. La nuova dimensione culturale è legata alla centralità dei marginalismi. Los Angeles e New York non sono lontane da Hong Kong e Tokyo o da Amsterdam, Londra, Berlino e Roma, città globali costrette a misurarsi con la società multietnica.“ Il Progetto. 31
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Metropolis 2. IL PERCORSO Metropolis è un magazine americano di design e architettura con base a New York. Pubblicato mensilmente dal 1981, Metropolis è stato nominato nel 2007 e nel 2008 per il National Magazine Awards, sotto una delle categorie di General Excellence. Questo magazine ha un carattere deciso e tantissimi lettori. La sua forza non è contenuta solamente nella sua grafica, fresca e spaziosa, ma anche nei contenuti, ogni volta diversi e aggiornatissimi. Nel dicembre 2014 ha subito un piccolo restyling che comprende la testata e i contenuti. Le tematiche all’interno della rivista sono sempre di vario genere, ovviamente incentrate sugli aspetti principali della rivista, il design e l’architettura, ma con molte sfumature diverse. Design Intersection è l’esempio migliore per descrivere la rivista: un articolo nel quale si mettono a confronto novità di design, con oggetti di differente tipologia di oggetti quali macchine, moda o luoghi. Metropolis ha inoltre diversi numeri speciali in uscita durante l’anno, il Product Issue di dicembre, lo Special Product Issue di marzo, il Game Changer di Gennaio o il recente New Talent in ottobre per l’anno 2015 e 2014. Il magazine è disponibile cartaceo o digitale su abbonamento. 35
Alcune vecchie cover di Metropolis, nelle quali l’illustrazione aveva un ruolo fondamentale; nella pagina accanto, le nuove cover, tutte dettate da un impatto fotografico 36
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2.2 LOGOTIPO DI TESTATA Il logotipo di testata aveva già subito differenti modifiche negli anni, quali il prolungamento dell’estremità della M al vivo, in modo da avere spazio per inserire la mensilità del magazine oppure, fino al 2009, il taglio di quasi tutta la prima metà della M portando il resto sempre a vivo. Nonostante le differenti modifiche, il cambiamento maggiore, è quello in prossimità del numero di dicembre 2014, l’annuale Product Issue. Nel quale Metropolis si presenta con un logotipo di testata nuovo, fresco, elegante e nettamente più compatto rispetto a tutta la storia del magazine. 37
Un numero speciale di Metropolis dedicato alla tecnologia. Nella pagina accanto, alcune testate del magazine scandite dai restyling nei diversi anni 38
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Caroline Baumann: At Home in the Design Museum By Paul Makovsky Photography by Van Robinson METROPOLIS
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Al suo interno, Metropolis utilizza una gabbia a sei colonne, tranne per alcune eccezioni nelle quali il layout è formato da otto colonne. L’impaginato è molto arioso senza sembrare mai vuoto o casuale. Le titolazioni oversize, si accostano perfettamente a fotografie al vivo o contornate dalla griglia stessa. 42
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“We’ve been thinking and planning out this project for nearly a decade. This is our opportunity to make the most of our footprint at 91st Street, stay on the museum mile, and celebrate the fact that we’re in the Andrew Carnegie mansion.”
Caroline Baumann, director of the Cooper Hewitt, in the new visitors’ staircase— designed by Gluckman Mayner Architects. METROPOLIS
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PRODUCT SPACES The Art of Fashion The Bal Harbour Shops’ Fashion Project exhibition examines the cultural value of couture. By Shannon Sharpe
Miami is synonymous with vibrant culture, cosmopolitan glamour, and forwardthinking fashion. So it makes sense that the city’s luxury Bal Harbour Shops is the site of a new experimental space exclusively devoted to the culture and consumption of fashion. Conceived and developed by Cathy Leff, the former director of the Wolfsonian Museum, and curated by renowned exhibition-maker Judith Clark, the Fashion Project explores the ways we understand high fashion. Launched in April, the six-part exhibition responds to the community’s desire 48
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for a higher cultural profile. Bal Harbour Shops’ CEO, Matthew Whitman Lazenby, took note. “He knew he wanted to do something at a high level, and asked us to come up with a concept,” says Leff. After some careful consideration, Leff realized that there wasn’t a space in Miami dedicated to fashion at a museum-quality level. But, she reasoned, the shops aren’t a museum and shouldn’t be treated as such. Leff sought out a curator who could strike the right balance, and Clark’s name kept popping up. “When I met her, I knew she was perfect intellectually
and personality-wise,” she says. The shops themselves played an important role in plotting out the direction the duo set forward in the Fashion Project. “Obviously Bal Harbour Shops sells exquisite fashion,” says Clark. “So the customers didn’t need to be told what a beautiful gown looks like.” Instead, the six separate exhibitions were divided into pairs that look at the evolution of fashion according to personal and historical narratives. The first two shows, “The Exhibition” and “Morphing,” address process, an idea that Clark believes JUL/AUG 2015
COURTESY SILVIA ROS
Above: A view of Fashion Project’s first two installations at Bal Harbour Shops. “The Exhibition ” looked at process and “Morphing” manipulated the items shown in the former. Far left: Day Dress by Judith Clark and Rosie Taylor-Davies, 2015. Left: Costume by Leon Bakst, 1912.
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Above: Cabinet 1—The Curiosity Cabinet. Bottom, left: Cabinet 4–The Surrealist Body, headdress by Jean Cocteau, c. 1938, cape by Elsa Schiaparelli, 1935–1938. Bottom,
middle: Cabinet 5–Sculpture, Bird Dress by Felicity Brown, 2011. Bottom, right: Cabinet 6–Technology, Remote-Control Dress by Hussein Chalayan, 1999.
COURTESY SILVIA ROS
has never been addressed in a curatorial manner. “I wanted to embody the question of what if,” she explains. “‘What if I’d made a different selection?’ ‘What if I decided to style it this way?’ ‘What if I decided to decorate it?’” “The Exhibition,” which ran from April 10 through May 21, featured such items as a 1912 Ballets Russes costume and a 1999 futuristic remote-control dress by Hussein Chalayan. On May 28, Clark launched “Morphing” (through August 10), in which she manipulated these designs to illustrate her concept: “I wanted to show that kind of indecision and restlessness around the curatorial process.” Of the exhibitions to come, the next two will take a chronological look at the postwar history of fashion through 2015, while the third and final pair will present a projective vision of fashion’s future. Clark and Leff have both seen dramatic reactions from the public. “From people becoming tearful because they’d never seen a Schiaparelli close up to people just asking genuine questions about everything from cultivation to dress history,” says Clark, “it’s been really wonderful because it’s done what I wanted it to do. It’s raised a series of questions. I hope very much that they linger in the room.” M
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2.4 INTERESSI Come abbiamo già accennato, Metropolis è una rivista di architettura e design, sempre alla ricerca dell’innovazione, della tecnologia e dell’aspetto sociale delle storie che scelgono di raccontare. I nomi dei grandi designer sono presenti in ogni numero, da articoli, ad apparizioni nei trend della redazione. L’aspetto migliore di Metropolis è la continua ricerca che effettua, propone ai propri lettori sempre l’ultima innovazione senza mai ripetersi o cadere nella banalità nei suoi racconti. 47
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Restyling 3. L’OBIETTIVO Con il tempo ho analizzato sempre più a fondo la struttura interna di Metropolis, il quale mi ha fatto da grande sostegno per la creazione del mio personale restyling. Metropolis è principalmente diviso in due macro sezioni, Features e Departments: la prima comprende la raccolta di articoli “speciali” del numero corrente, mentre la seconda è la raccolta delle sezioni che la rivista normalmente utilizza. All’interno del mio progetto, mi è sembrato opportuno mantenere questa divisione tra ciò che è sempre presente e ciò invece che non lo è. Lo studio dei contenuti non è stato semplice: nonostante la difficoltà nella raccolta del materiale, alcuni designer internazionali mi hanno risposto con molto entusiasmo per il mio progetto di fine corso, ed è proprio lì che è iniziato il tutto. I designer presenti in questo numero hanno tutti qualcosa da dire, non sono solamente famosi o importanti nel loro ambito disciplinare, ma hanno tutti un interesse sotto un punto di vista sociale, dell’ambiente o della tecnologia.
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©Studio B ertjan Pot
Designer come David Hertz e la sua “Casa Alare”, si propongono nella mia rivista come una risposta green alle nostre esigenze; Dirk Vander Kooji rappresenta l’aspetto della tecnologia grazie al suo utilizzo di una macchina 3D; Karim Rashid è il design della quotidianità; Bertjan Pot, con l’utilizzo di tecniche innovative; e infine Zaha Hadid, che rappresenta l’approccio sulla cultura del XXI secolo. Le sezioni sono volutamente ispirate al reale Metropolis, con alcuni piccoli accorgimenti come Focus Azienda, Città e Musei ed Eventi. L’obiettivo principale di questo restyling, non è stato stravolgere completamente il progetto della rivista, ma rivisitarlo alle esigenze italiane di questo settore mantenendo però la sua particolare natura. 50
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©Studio Zaha Hadid
©Wern er Huth mache r
Nella pagina accanto un lampadario realizzato dal designer Bertjan Pot; di fianco una foto interna del MAXXI e uno schizzo preliminare dell’architetto e designer Zaha Hadid 51
In alto la Wing House progettata da David Hertz, sotto Dirk Vander Kooij, il designer olandese che utilizza una delle prima stampanti 3D per la realizzazione di prodotti di design. Nella pagina accanto una fotografia del designer di fama mondiale, Karim Rashid 52
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©Ka rim Rash id Inc.
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3.2 LOGOTIPO Il logotipo di testata è una delle parti più importanti nel restyling o nella creazione di un magazine. Le scelte non sono mai casuali, ma sono ben studiate per dare una determinata idea, o sensazione, a chi si trova ad osservare il logotipo. Metropolis ha sempre voluto dare un’idea d’imponenza e di stabilità con i suoi logotipi; lettere alte e visivamente crenate, davano un’idea di un magazine che vuole arrivare dritto al lettore senza mezzi termini. L’architettura e il design sono un insieme di regole e creatività, non si tratta di una casualità di elementi, ma di uno studio ben preciso che deve essere rappresentato da un’immagine appropriata. È stato proprio questo l’approccio con il quale ho iniziato lo studio per il restyling: realizzare un logo che possa far trasparire stabilità e creatività allo stesso tempo, il tutto senza risultare troppo geometrico e chiuso nella sua stessa gabbia. I logotipi di testata precedenti, hanno sempre dominato la pagina sfoggiando altezze vertiginose portate al vivo, questo fino al restyling del 2014, nel quale il designer ha deciso di diminuire l’altezza e di stringere un po’ il nuovo logotipo, lasciando un piccolo margine ai bordi laterali. Analizzando il carattere del logotipo, mi sono resa conto che en54
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trambe le O della parola Metropolis avrebbero funzionato in maniera migliore se rappresentate come rotonde, e non ovali, facendo iniziare così la ricerca del carattere ideale. Il nuovo carattere, avrebbe dovuto rappresentare i principi architettonici ed estetici della rivista: principi quali stabilità, struttura ed estetica. Dopo diversi tentativi, la scelta è ricaduta sull’Avenir Black, un carattere sans serif imponente che si poggia su basi solide, senza dare la minima impressione che le sue gambe non sostengano il suo peso; è molto versatile, infatti è stato riutilizzato anche all’interno della rivista in differenti varianti. Una versione minuta e centrale del nuovo logotipo sarebbe stata perfetta per discostarsi definitivamente dai differenti restyling che si sono sviluppati negli anni precedenti. Nonostante il carattere utilizzato trasmetta un senso di forza e di stabilità già nella sua versione primaria, ho comunque deciso di diminuire visivamente la crenatura, eliminando dispersioni di colore e vuoti troppo in contrasto con il nero dei singoli caratteri, in modo da rendere il tutto più compatto, stabile ed equilibrato. Il lato creativo è mancato nelle precedenti versioni, la testata è rimasta per lo più geometrica e neutra, in modo da poter sfoggiare maggiore creatività nello sviluppo delle cover; nonostante ciò,
Nella pagina accanto, l’attuale logotipo di testata di Metropolis. In questa pagina, alcune delle prove effettuate per arrivare alla scelta finale del logotipo 55
sono alcuni anni che ormai Metropolis sfoggia cover fotografiche e non illustrative, dunque mi è sembrato il momento di dare una marcia in più alla testata, sfoggiando un logo elegante e creativo. Data la forma stabile del carattere lineare, ho deciso di unire le uniche forme curve disponibili, per creare una forma particolare e riconoscibile, che spezzasse la geometria del carattere, che lo bilanciasse dalle altre particolarità create ad hoc per la testata, e che potesse essere personalizzato al fine di differenziare i molti numeri speciali che la testata propone durante l’anno. Invece, la scelta dei tagli trasversali, che sono stati ripresi per i box fotografici all’interno della rivista, sono stati utilizzati per donare movimento alle ascendenti e discendenti di lettere, quali T, P e L, che sarebbero altrimenti risultate troppo statiche. Infine, l’aggiunta di un modulo sotto la M, ha creato una differenza sull’impatto del logotipo, che risultava percettibilmente incompleto. La necessità, è stata innanzitutto quella di compensare lo sbilanciamento della parte anteriore di Metropolis, che era priva di migliorie nel carattere; e, non d’importanza minore, quella di creare un simbolo, utilizzato all’interno della rivista alla conclusione di ogni articolo, che, data la sua riconoscibilità, possa rappresentare al lettore l’intera testata. 56
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3.3 LA GABBIA La gabbia del nuovo Metropolis, è stata studiata appositamente per avere sempre uno sbocco d’aria. Con una griglia a cinque colonne, si ha sempre la possibilità di averne una libera per far arieggiare la pagina o per inserire una didascalia. Ciò permette non solo di giocare con le dimensioni del testo, ma anche con le fotografie. La rivista spesso utilizza l’intero layout per avere un’unica colonna di testo, ma per dare maggiore ordine, ho optato per un testo compreso tra due, tre o massimo quattro colonne della griglia; l’accostamento di più colonne di testo, prevede invece la possibilità di utilizzare due colonne di testo affiancate ad altre tre colonne. Questa tipologia di layout, permette uno spostamento continuo del testo che può essere posizionato in differenti modi, senza mai incappare in una monotonia visiva.
Sotto, la griglia a tre colonne utilizzata per lo sviluppo dei due sommari. Nelle pagine seguenti, la griglia a cinque colonne e le diverse possibilità di utilizzo
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Baskerville Regular ABCDEFGHIJKLMNPQRSTUVWXYZ abcdefghijklmnopqrstuvwxyz 1234567890 Tw Cen Italic ABCDEFGHIJKLMNPQRSTUVWXYZ abcdefghijklmnopqrstuvwxyz 1234567890 Avenir Black ABCDEFGHIJKLMNPQRSTUVWXYZ abcdefghijklmnopqrstuvwxyz 1234567890 Palatino Italic ABCDEFGHIJKLMNPQRSTUVWXYZ abcdefghijklmnopqrstuvwxyz 1234567890 3.4 IL CARATTERE Il carattere predominante nella rivista è l’Avenir un carattere geometrico lineare, utilizzato nella variante Black nella maggior parte dei suoi casi, come ad esempio per il logotipo di testata, titolazione e per i capilettera. Nel suo peso in Book, è invece utilizzato per le didascalie, mentre quello in Heavy per il sottotitolo. Vi è inoltre un piccolo utilizzo del carattere TW Cen Italic per quanto riguarda le citazioni. L’utilizzo del Baskerville Regular ad 11 pt è stato previsto per il testo corrente, nella maggior parte degli articoli. Essendo un carattere graziato ha una buona leggibilità nelle diverse giustezze che può assumere la colonna di testo in questo layout, anche nella sua forma più ridotta. Infine, un ulteriore utilizzo del Palatino nella sua versione, Italic lo ritroviamo nei sottotitoli.
Il TW Cen è stato anche utilizzato nella forma Regular per il testo corrente, in articoli brevi, quali Nimbus, Woven, Sinonimi di Design e No. 14. In questo caso il carattere è stato debitamente accostato ad altri caratteri per la titolazione, le didascalie e le citazioni 65
3.5 LO SCHELETRO DEGLI ARTICOLI BREVI Come abbiamo citato in precedenza, Metropolis utilizza una gabbia differente per alcune parti della sua rivista. Avendo creato una buona griglia di partenza, ho voluto differenziarmi da questa loro abitudine, modificando invece i caratteri per gli articoli più brevi del mio restyling. Gli articoli come Woven, No. 14, Nimbus e Sinonimi di Design, sono articoli con testi ridotti rispetto alla media del magazine. In questo caso l’utilizzo del TW Cen Regular non infastidisce la leggibilità del testo, poiché ci sarà un impiego di box di grandezza maggiore. Per la titolazione e i capilettera utilizziamo il Baskerville nella sua versione Bold e nella versione Regular per le didascalie, in modo da intercambiare i caratteri già in utilizzo. 66
Un articolo su Thonet e la sua sedia più famosa, la No. 14, presente nel restyling della rivista. La scelta di differenziare alcuni articoli attraverso la tipografia, è stata particolarmente utile per variare la rivista e renderla più d’impatto
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Infine l’Avenir Heavy Oblique, in utilizzo per i sottotitoli. Una piccola variazione è stata apportata nei tre Trend presenti all’interno della rivista. In quel caso la citazione e contiene le informazioni di riferimento dei prodotti mostrati, dunque mi è sembrato opportuno l’utilizzo di un carattere differente quale il Palatino Regular. La scelta dei caratteri è stato un passo molto importante e impegnativo della preparazione al lavoro, e la scelta di utilizzarli in maniera variabile, per un differente tipo di articolo, è stata spinta dalla volontà di non avere un prodotto simile ai suoi competitor, ma di avere dei dettagli riconoscibili solo ad un lettore attento e interessato al design del prodotto.
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3.6 COESISTENZA DI TESTO E IMMAGINI La coesistenza di testo e immagini è fondamentale all’interno di una rivista. Metropolis utilizza spesso mosaici di immagini che hanno più o meno la stessa dimensione. Per il mio restyling l’immagine al vivo è decisamente importante, quando si hanno prodotti di design con finiture particolari, è importante che il lettore apprezzi l’immagine il più possibile. Nonostante questo, sono diversi gli stili in utilizzo: immagine al vivo a metà o intera, collage d’immagini della stessa dimensione, collage d’immagini di dimensione diversa e immagine incorniciata con bianco esterno alla griglia (in questo caso l’immagine può anche avere un lato al vivo). La presenza di “tagli diagonali” sul logotipo di testata, è importante per una ripetizione che possa dare continuità al progetto che si sviluppa. Come si nota nell’articolo 01., occasionalmente vengono effettuati 68
dei tagli diagonali (con lo stesso grado d’inclinazione) sull’immagine, creando così anche un motivo geometrico. È importante inoltre, quando si ha la possibilità, l’interazione tra l’immagine e il testo. Un esempio è l’articolo 02.: in questo caso il fondo dell’immagine risulta abbastanza chiaro, dunque è possibile il posizionamento del testo sull’immagine stessa, in modo da sottolineare la coesistenza di tipografia e immagini. Nell’immagine 03. l’interazione è differente, il testo sovrasta l’immagine a sfondo chiaro, poiché il prodotto d’interesse è collocato al centro.
RESTYLING
02. 02.
03.
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3.7 COVER La realizzazione del visual della cover è una fase importantissima per quando riguarda la progettazione di un magazine. Esso deve rispecchiare il suo carattere ma anche far spiccare ciò che la rivista contiene. La mia scelta è stata quella di utilizzare immagini relative agli articoli più importanti di questo numero, anche per dimostrare la versatilità del logotipo di testata, in diversi contesti, anche di difficoltà visiva. 72
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Nella pagina accanto l’immagine di Tela, un sistema di scaffalatura firmato Zaha Hadid. Di fianco il dettaglio del Meltin Pot Table di Dirk Vander Kooij. A destra la linea particolare delle scale del MAXXI, museo progettato da Zaha Hadid a Roma 73
La realizzazione delle cover ha richiesto molte prove, sia per quanto riguarda il taglio fotografico che volevo dare alla rivista, sia per quanto riguarda gli elementi testuali o grafici presenti al suo interno, come gli strilli, incluso quello principale, l’eventualità di un sommario, il codice a barre e, sotto al logotipo, il nome della rivista e la mensilità. Lo sviluppo delle varie prove, ha portato ad una selezione quasi naturale delle migliori cover per questo numero.
Aprile 2015
METROPOLI
S
MAXXI
Wing House
Un progetto gre ambizioso firm en e David Hertz ato
Karim Rashid
Tutte le sfum ature di colo re del designer
2015
POLIS
Archite ttu
ra
Sinonimi Design
Photo ©Petr
Krejci
di
Architettura Aprile
Design
Roma accogl ie decostruttivismil o
Aprile 2015
METRO
Architettura
METROPOLIS
Design
Design
MAXXI
Roma accoglie il decostruttivismo
KARIM RASHID
di colore Tutte le sfumature a mondiale del designer di fam
MAXXI
IGN
SINONIMI DI DES
fondono Design e moda si anima per creare un’unica
Rashid Photo ©Studio Dirk
Vander Kooij
Photo
©Karim
Rashid
Inc.
Ro il deco ma accoglie strutti vismo SINO Design NIMI DI DE per creae moda si fo SIGN ndon re un’u nica an o ima DI Sfidare RK VANDE i lim R per crea iti della te KOOIJ cnol re desig n inno ogia vativi
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Dirk Vander Kooij
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Bibliografia Sitografia e
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Ringraziamenti Per la realizzazione di questo progetto ringrazio Bertjan Pot, David Hertz, Dirk Vander Kooij, From Us With Love, Giampiero Peia, Karim Rashid, Made.com, Moa Casa, Nimbus, Paolo Castelli, Thonet, Vitsoe e Zaha Hadid, che mi hanno fornito il materiale e le informazioni per affrontare al meglio le tematiche contenute nel restyling di Metropolis. Vorrei inoltre ringraziare il mio relatore, Francesco Mazzenga che mi ha aiutato e supportato durante tutto lo sviluppo del progetto.
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SEZIONE
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Benedetta Attili Dipartimento di Progettazione e Arti Applicate Scuola di Progettazione Artistica per l’Impresa Corso di diploma in Grafica Editoriale Accademia di Belle Arti di Roma