La Settiman vol. 7 n. 34

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Volume 7, numero 34

Sommario

26.08.2012

Editoriale

La BBC e il MoVimento 5 Stelle

Economia

Minipost 19.08.2012

La logica di Mr. Spock - Stiglitz e Gallegati O Roma o Orte

Informazione Passaparola - Dalla parte dei magistrati di Palermo - Mario Albanesi Wiki Violante

Minipost La BBC e il MoVimento 5 Stelle Sarego a 5 Stelle: un'amministrazione trasparente Scalfari e le trattative dello Stato Fassino in festa (con scorta) Lazio: Consiglio Regionale da 15 milioni Inceneritore: M5S Parma auspica intervento della magistratura

Si parla di tutto per non parlar di niente, tipo: “Bersani piace di più con Vendola o con Casini?”. Quando un problema rimandato da anni, ormai incancrenito, marcio, come l’ILVA di Taranto o il Sulcis in Sardegna diventa emergenza nazionale scompare comunque nel nulla dopo poche settimane. I responsabili? Mai nessuno. È come lo schiaffo del soldato. L’italiano, notoriamente masochista, lo riceve con violenza sulla mano piegata all’indietro. Non riconosce mai lo schiaffeggiatore tra chi agita il dito (medio) per aria. E non si chiede mai perché debba essere sempre lui a “stare sotto”.

Trattativa Stato/Mafia parte seconda Gli auguri della Finanza agli sposi Fornero, la principessa sul pisello La favola islandese è solida realtà

Muro del pianto Passera, l'ovetto kinder senza sorprese Metti un Napolitano al telefono

Politica Gemellaggio Italia Colombia Alessandro Di Battista

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La BBC ha dedicato al MoVimento 5 Stelle un servizio lo scorso 15 agosto(video). "Una nuova forza è esplosa sulla scena politica italiana. Non è un partito uguale agli altri, ma un movimento di cittadini nato in Internet. I suoi supporter detestano i tradizionali partiti e i loro politici e stanno scuotendo il sistema politico. A Parma il "potere al popolo" è nell'ordine delle cose, l'agenda del giorno."


La logica di Mr. Spock Stiglitz e Gallegati Economia 19.08.2012

"C'è sempre un'alternativa", come disse Spock. Il trucco che stanno usando è farci credere che non esistano alternative all'euro e alla crescita del PIL. Beppe Grillo Intervento di Joe Stiglitz e Mauro Gallegati "Cosa accadrà in caso di default ed abbandono dell’euro? Come uscire dalla crisi sfruttando l’opportunità del cambiamento? Non proponiamo nuove strategie di crescita, ma un diverso modo di vivere e produrre. A tal fine, individuiamo una strategia dal basso (da noi tutti abitanti questo Pianeta) ed una dall’alto. La diminuzione del tasso di profitto del settore reale nei Paesi avanzati ha generato un'espansione del settore finanziario che ha garantito la tenuta del sistema fino allo scoppio della bolla immobiliare nel 2007. La crescita del profitto ha portato alla necessità di reinvestire i risparmi accumulati. Il rallentamento dell’economia reale nei Paesi avanzati ha implicato una fuoriuscita di risorse da questo settore non più remunerativo, incentivando la delocalizzazione produttiva e l’investimento finanziario in attività sempre più rischiose e complesse. L’iniezione di liquidità effettuata a più riprese dalle banche centrali americana ed europea non ha sortito rilevanti effetti positivi sull’economia reale dei Paesi occidentali, mentre le banche hanno ripreso a speculare grazie alla maggiore liquidità a disposizione, accrescendo i propri profitti. Il salvataggio delle banche, con la conseguente socializzazione di perdite private, è importante per la salvaguardia del risparmio del ceto medio. Però non è da escludere un’azione di indirizzo pubblico da parte dello Stato che ha investito risorse per salvare il sistema. Inoltre, il salvataggio bancario non è in grado di risolvere da solo l’attuale crisi. Infatti, non influisce sul problema di fondo, cioè una divergenza tra una produttività crescente e una capacità di acquisto stagnante o calante. In aggiunta, il salvataggio delle banche da parte degli Stati ha fatto lievitare il debito pubblico, già elevato in alcuni Paesi come l’Italia. Quindi un problema è diventato ridurre il peso del debito pubblico rispetto al prodotto interno. La strada che i governanti europei stanno seguendo è quella dell’austerità, alcuni hanno proposto il ripudio del debito e l’uscita dall’Euro. Il ritorno alle monete nazionali renderebbe nuovamente disponibile ai singoli Paesi lo strumento della politica monetaria per garantire il debito pubblico mediante

l’intervento della propria banca centrale. Questa strategia può presentare una serie di criticità. La principale è che colpirebbe pesantemente il ceto medio, lo stesso che ora sta pagando i sacrifici richiesti dalla strategia di austerità.Questo gruppo di persone verrebbe colpito sia direttamente che indirettamente. Direttamente, dato che i titoli di Stato sono la forma di risparmio principale dei piccoli risparmiatori (l’incidenza dei titoli di Stato italiani nel portafoglio di un grande imprenditore che può permettersi di investire all’estero o portare le proprie attività in Lussemburgo o alle Isole Cayman è minima rispetto all’incidenza sul portafoglio di un piccolo risparmiatore). Il default dovrebbe quindi essere “selettivo”, per colpire solo i titoli posseduti da alcuni soggetti (ad esempio, le istituzioni finanziarie estere) e ripagarli invece se posseduti da altri (ad esempio, lavoratori e pensionati). Al danno diretto si aggiungerebbero una serie di danni indiretti. L’uscita dall’Euro propedeutica ad una svalutazione della moneta (una nuova lira o un euro dei PIGS?), che faccia recuperare competitività al Paese, porterebbe nell’immediato ad una probabile impennata dell’inflazione (le materie prime quali petrolio e gas, sarebbero molto più care) e ad un peggioramento del potere d’acquisto e degli standard di vita. Inoltre, anche l’effetto benefico sulle esportazioni nel medio periodo potrebbe non avere la stessa ampiezza ottenuta dalla svalutazione del 1992, quando la competizione di prezzo dei Paesi emergenti non aveva raggiunto i livelli degli anni 2000, dopo l’ingresso della Cina nel WTO. Un default implicherebbe una perdita di credibilità sui mercati internazionali che, per un certo periodo, eviterebbero di finanziarci (se non a tassi elevatissimi). La mancanza di credito e di investimenti potrebbe acuire la recessione. Infine, l’uscita dall’Euro dell’Italia sarebbe probabilmente causa dell’archiviazione dell’esperienza della moneta unica, il che potrebbe implicare la fine del processo di integrazione europea, poggiato principalmente su basi economiche. L’attuale modello di sviluppo, basato sull'utopica credenza di una crescita senza fine, che non distingue beni da merci, genera insostenibili disuguaglianze e provoca sempre più forti criticità ambientali. Bisognerebbe puntare all’innovazione, alla cultura ed ai servizi, beni prevalentemente immateriali, ma che spesso hanno un forte legame con i territori. Ciò che proponiamo come un abbozzo per un nuovo modo di vivere si può riassumere nella frase: "Lavorino le macchine, noi godiamoci la vita". A tal fine occorre ripensare e ridisegnare in modo integrale la vita umana dominata dall’imperativo dell’accumulo di denaro, della produzione e dell’acquisto di merci. Ma in tutti i continenti, in tutte le nazioni, oltre al malessere dovuto ad un tale modello di vita, stanno emergendo fermenti creativi che spingono in altre direzioni: i movimenti delle popolazioni di Centro e Sud America contro lo sfruttamento dei suoli e delle acque, il microcredito nato in Asia e affermatosi anche nel mondo occidentale, i Gruppi di Acquisto Solidale che mettono al centro i principi di eticità e sostenibilità, ricostruendo la relazione tra il consumatore, spesso urbanizzato, e i produttori, i Movimenti per la decrescita

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che propongono cambiamenti dal basso, azioni pratiche per stili di vita sobri e sostenibili, a chi sperimenta una vita senza petrolio nelle "transition town". Ci sono comportamenti di cittadini/consumatori/produttori, che potrebbero innescare soprattutto in questa situazione di crisi il virus del cambiamento, ma anche nuovi punti di vista di governi che stanno ricercando indicatori più adatti del PIL per misurare il benessere di una nazione. Nel Bhutan il "Gross National Happiness", L’Ecuador e la Bolivia che mettono il "buen vivir" nelle loro Costituzioni, l’Australia con "Measures of Australia’s progress", il "Canadian Index of Wellbeing". Misure che dovrebbero esser differenti da Paese a Paese. Ricordava Fuà [1]: "Un singolo modello di sviluppo e di vita (oggi quello concentrato sulla crescita delle merci) viene proposto ed accettato come l’unico valido; bisognerebbe invece apprezzare che ogni popolazione cerchi la via corrispondente alla sua storia ai suoi caratteri, alle sue circostanze e non si senta inferiore ad un’altra per il solo fatto che quella produce più merci." Poiché viviamo un momento di transizione tra un’economia delle merci ed un’economia dei servizi occorrerà inventare nuovi lavori, magari a ritmi più umani, dematerializzando le nostre produzioni. Per il nostro Paese, un’indicazione ci può venire dal recentissimo Rapporto 2012 sull’Industria culturale in Italia: "L’Italia che verrà", di Unioncamere, Fondazione Symbola e Regione Marche. I settori coinvolti da questa indagine, sono quelli classici dei Beni culturali: architettura, design, industrie creative e culturali che, in contro tendenza, mostrano il livello dell’occupazione (il 5,6% del totale degli occupati) salito dello 0,8%, a fronte di un arretramento medio dello 0,4% (periodo 2008-2011). Allargando il campo ad altri settori dell’unicità italiana, produzioni agricole tipiche, il turismo legato alla capacità attrattiva della cultura, le attività legate al recupero del patrimonio storico, attività di formazione collegate, gli occupati salgono al 18,1% degli occupati a livello nazionale. Ritornando alla frase di Fuà, non sarebbe il caso di individuare nel valore aggiunto del settore cultura, alla sua unicità, in quello del suo indotto e dei comparti meno formali che ad esso possono essere legati, la nostra vera fonte di ricchezza? I tempi del cambiamento sono lunghi. Un'accelerazione può venire solo dall’alto. In questa prospettiva, ci si dovrà attrezzare per utilizzare gli incrementi di produttività per lavorare di meno, redistribuire il reddito via fiscalità (vedi J.E.Stiglitz, The price of inequality Norton, 2012), promuovere la progressiva introduzione del reddito di cittadinanza e della partecipazione agli utili di impresa. Solo se riusciremo a cambiare il modo di vivere di oggi avremo un domani. Ma per far ciò abbiamo tutti bisogno di un movimento che aiuti a renderci consapevoli e che cambi il modo di far politica. Come provano a fare gli Indignados, gli Occupy Wall Street e il M5S ". Joe Stiglitz e Mauro Gallegati [1] Crescita economica. Le insidie delle cifre, Giorgio Fuà, Il Mulino, 1993.


Scalfari e le trattative dello Stato Minipost 19.08.2012

Video evergreen di Scalfari su Grillo Per Scalfari le trattative dello Stato non sono tutte uguali, qualcuna è inevitabile per limitare i danni. Ma i danni di chi? "Ci sarebbe anche da distinguere tra trattativa e trattativa. Quando è in corso una guerra la trattativa tra le parti è pressoché inevitabile per limitare i danni. Si tratta per seppellire i morti, per curare i feriti, per scambiare ostaggi. Avvenne così molte volte ai tempi degli anni di piombo. Il partito della fermezza che non voleva trattare con le Br, e quello della trattativa. Noi fummo allora per non trattare; socialisti, radicali e una parte della Dc erano invece per la trattativa. A nessuno però sarebbe venuto in mente di tradurre in giudizio Craxi, Martelli, Pannella, ed anche Sciascia e molti altri intellettuali che volevano trattare." Eugenio Scalfari da Repubblica

Passaparola - Dalla parte dei magistrati di Palermo Mario Albanesi Informazione 20.08.2012

"Il Presidente Napolitano può giusto sperare e valersi della farraginosità del meccanismo giudiziario, e in particolare di quello del Parlamento, unico preposto a giudicarlo, altrimenti ben difficilmente di fronte a una denuncia così circostanziata a opera dell’Avvocato Paola Musu per attentato alla Costituzione e per alto tradimento potrebbe risultarne assolto.". Mario Albanesi Il Passaparola di Mario Albanesi, giornalista Attentato alla Costituzione I giornali quotidiani, salvo pochi casi, stanno naufragando nella vergogna, nell’indecenza, per la faziosità con cui manipolano le notizie o le omettono e le tacciono completamente, come il caso di quella importante, della presentazione alla procura della Repubblica di una denuncia a opera dell’Avvocato Paola Musu, nei confronti del capo dello stato Giorgio Napolitano, per attentato alla Costituzione e per alto tradimento. Paola Musu si è bene studiata le questioni del Quirinale e a nostra opinione è riuscita a stringere in una morsa ferrea l’operato del Presidente, contestando la violazione palese degli articoli alla Costituzione uno, tre, quattro, sette, otto, dieci e anche quell’undicesimo che impedisce al nostro paese di fare guerra o di partecipare a guerre contro altre nazioni. Il Presidente Napolitano può giusto sperare e valersi della farraginosità del meccanismo giudiziario, e in particolare di quello del Parlamento, unico preposto a giudicarlo, altrimenti ben difficilmente di fronte a una denuncia così circostanziata potrebbe risultarne assolto. Si sono subito immediatamente levate voci da dietro le quinte, voi sapete chi c’è dietro le quinte? C’è Massimo D’Alema, solitamente, che tira le fila senza farsi vedere e si vale dei suoi prestavoce, tipo Bersani, i quali hanno attaccato a testa bassa, come tori infuriati, pensate chi? Proprio quelle poche forze che dall’interno del Parlamento e dall’esterno hanno avuto il coraggio in questa legislatura di fare opposizione. Domandiamo loro Il migliorista Napolitano quindi si è trovato in buona compagnia dei suoi eredi miglioristi, che hanno fatto quadrato pure di salvarlo, dicendo che il Presidente merita rispetto. Rispettiamo la carica di Presidente, ma per quanto riguarda le persone esse ogni giorno devono guadagnarsi il rispetto dei cittadini! Ma per fortuna stanno nascendo forze politiche composte da giovani sani e puliti, che ambiscono a fare piazza pulita di queste vetuste sette, di questo vecchiume, che non ha più nulla di

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ideologico. L’ideologia quando esiste merita rispetto, lì non c’è assolutamente nulla, se non la cura del proprio potere attraverso intrallazzi e connivenze. Oltre a queste forze emergenti ci sono anche da parte berlusconide, coloro che reclamano a grande voce la pubblicazione per restare in un tema specifico, delle famose intercettazioni telefoniche tra Giorgio Napolitano e Nicola Mancino, e crediamo che si voglia guardare più in profondità, non certo sapere chi dei due si rivolgeva all’altro chiamandolo “Guagliò!" I magistrati, Ingroia, Scarpinato, Di Matteo, persone anche sul piano personale squisite, ho avuto l’onore di conoscere tutti e tre loro, all’epoca del processone alla Mafia, quando mi trovavo a Palermo, per seguire appunto il processo, ebbene oggi sono umiliati, denunciati! Costretti a accettare incarichi fuori dal nostro paese, quando questi pochi magistrati coraggiosi meriterebbero di essere non solo in Italia, ma esaltati e indicati come eroi nazionali, loro che hanno rischiato ogni giorno la vita per decenni e non parlare di eroi nei confronti di poveretti che hanno perso la vita accettando un contratto vantaggioso per invadere e colpire nazioni che all’Italia non avevano fatto nulla! Ci domandiamo, le forze politiche in corso di smantellamento, e è augurabile lo facciano al più presto, se avranno ancora il coraggio di reclamare voti al loro elettorato, che fino a oggi li ha sostenuti per ragioni soprattutto sentimentali, probabilmente lo faranno, vedremo la risposta da parte della loro base, se sarà una risposta cosciente o acquiescente. E poi domandiamo loro se si rendono conto che prima o poi si scatenerà il furore dei popoli e cercheranno i responsabili di governi, gestiti da banditi e da loro complici.


Fassino in festa (con scorta) Minipost 20.08.2012

"Oh, guarda guarda il piddino Fassino che se ne va in vacanza gironzolando tra concerti e feste di partito con la scorta, alla faccia della spending review, dei suoi tagli e dei cittadini costretti come sempre, ad enormi sacrifici. E mica è il solo, oltre a lui sono stati beccati Maria Elisabetta Alberti Casellati e Giacomo Caliendo, entrambi parlamentari del Pdl e sottosegretari del ministro Angelino Alfano dal maggio 2008 al novembre 2011." silvanetta* .

Lazio: Consiglio Regionale da 15 milioni Minipost 21.08.2012

Wiki Violante Informazione 21.08.2012

"Nel 2011 il Consiglio regionale del Lazio ha versato al gruppo radicale, composto da due persone, 422.128 euro. Dividendo a metà questa somma si può dedurre che ogni singolo consigliere abbia avuto lo scorso anno a disposizione 211.064 euro. Oltre, naturalmente, a stipendio, diaria, annessi e connessi. I gruppi politici del Consiglio regionale del Lazio incassano contributi quasi QUADRUPLI rispetto a quelli di Montecitorio. Proiettando i 211.064 euro procapite sulla platea dei 71 consiglieri, si ha la strabiliante somma di 15 milioni. Esattamente 14 milioni 985.544 euro l'anno, e per UNA SOLA delle 20 Regioni italiane. Poi c'è la manovra d'aula. In questa legislatura ne è già stata fatta una che stanzia 3 mila euro al mese per ogni consigliere. E dato che i consiglieri sono 71, considerando anche la presidente Renata Polverini, quella "manovra d'Aula" ha determinato un introito annuale aggiuntivo per i gruppi "consiliari" di oltre due milioni e mezzo!. (TUTTI SOLDI NOSTRI!). Ora io mi domando e dico: ma la Corte dei Conti che fa?" Dino Colombo

Luciano Violante Deputato per otto legislature: VIII, IX, X, XI, XII, XIII, XIV, XV superato però da Clemente Mastella con nove (che, per giunta, ha sei anni di meno). Entrato nel PCI, poi PDS, quindi DS, indi PD(menoelle) e domani forse nel Menoelle. Biografia Nasce a Dire Daua in Etiopia, si trasferisce a Bari, studia, diventa giudice istruttore e per il suo comunismo integralista entra nell'ufficio legislativo del Ministero della Giustizia su richiesta del ministro democristiano Francesco Paolo Bonifacio. Istruisce il processo che porta all'arresto di Edgardo Sogno e Luigi Cavallo imputati di colpo di Stato che vennero assolti da ogni accusa. Come premio per lo straordinario risultato il PCI lo candida deputato nel 1979. Luciano entra alla Camera e ci rimane fino al 2008. Un trentennio. Carriera politica In Parlamento fa parte della commissione d'inchiesta sul caso Moro ed è presidente della Commissione parlamentare Antimafia dal 1992 al 1994 (nel periodo della trattativa mafia - Stato, ndr). Soggetto a frequenti amnesie, conferma solo il 23 luglio 2009, sentito dai magistrati di Palermo, le dichiarazioni di Massimo Ciancimino sulla proposta di

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incontrare "in modo riservato, a quattr'occhi" il padre Vito Ciancimino, avanzata da Mario Mori, comandante del ROS, nel settembre del 1992 quando Violante era Presidente della Commissione parlamentare Antimafia. L'incontro doveva inserirsi nell'ambito delle "garanzie politiche" richieste da Ciancimino per la trattativa fra Cosa Nostra e pezzi delle istituzioni durante la stagione delle stragi. In passato Violante non aveva mai fatto cenno a tale richiesta, ma dichiarò grazie a un prodigioso ritorno della memoria "Mori mi disse: Ciancimino vuol parlarle" [1] [2]. Nel 2008, alla caduta del governo Prodi, non si ricandida. Per il suo reinserimento [3] nella società gli vengono versati 278 mila euro di liquidazione esentasse ("assegno di solidarietà") e assegnato un vitalizio di 9.363 euro mensili. In qualità di ex presidente della Camera, Violante ha anche un benefit [4]consistente in tre stanze, un’anticamera, un ufficio con terrazzo e quattro persone lavorano per lui. Difensore degli oppressi Intervento alla Camera del 2003 su Berlusconi "Ieri l’onorevole Adornato ha ringraziato il presidente del nostro partito per aver detto che non c’è un regime. Io sono d’accordo con Massimo D’Alema: non c’è un regime sulla base dei nostri criteri. Però, cari amici e colleghi, se dovessi applicare i vostri criteri, quelli che avete applicato voi nella scorsa legislatura contro di noi, che non avevamo fatto una legge sul conflitto di interessi, non avevamo tolto le televisioni all’onorevole Berlusconi. Onorevole Anedda, la invito a consultare l’onorevole Berlusconi perché lui sa per certo che gli è stata data la garanzia piena – non adesso, nel 1994, quando ci fu il cambio di Governo – che non sarebbero state toccate le televisioni. Lo sa lui e lo sa l’onorevole Letta." [5] Intervento su Napolitano In un suo intervento sulla Stampa di Torino il 20 agosto 2012 (elogiato da Sandro Bondi, ndr) '' difende Napolitano, Monti e l'ex ministro degli interni Mancino dalle procure coniando il neologismo "populismo giuridico". A suo avviso infatti "esiste un blocco che fa capo a 'Il Fatto', a Grillo e a Di Pietro, che sta reindirizzando il reinsorgente populismo italiano. Quello di Berlusconi attaccava le procure. Questo cerca di avvalersene avendo individuato in quelle istituzioni i soggetti oggi capaci di abbattere il 'nemico' e di affermare un presunto nuovo ordine, che non si capisce cosa sia"[6] Note 1. Patto mafia-Stato, Violante dai pm "Mori mi disse: Ciancimino vuol parlarle" - cronaca - Repubblica.it 2. Patto mafia-Stato, Violante dai pm "Mori mi disse: Ciancimino vuol parlarle" cronaca - Repubblica.it Palermo 3. Rispunta la questione delle liquidazioni (Mastella 307mila euro, Biondi 278mila, Cossutta 345mila, etc). E sono pure esentasse!!! - Mario Giordano www.sanguisughe.com 4. E SE ANCHE LE TASSE LE PAGASSIMO DAL 2023? Mario Giordano www.sanguisughe.com 5. Citazioni di Luciano Violante - Wikiquote.org/ 6. "C'è un populismo giuridico che ha come obiettivo Monti e Napolitano" - La Stampa

Sarego a 5 Stelle: un'amministrazione trasparente

Inceneritore: M5S Parma auspica intervento della magistratura

Minipost 21.08.2012

Minipost 22.08.2012

"L'Amministrazione del Comune di Sarego in seguito alla Delibera di Giunta n. 74 del 13.07.2012 ha provveduto ad attivare i primi strumenti per facilitare la comunicazione coi cittadini. Sono stati attivati a costo zero l'account Facebook, Twitter e Youtube. La pagina Facebook è complementare al sito e permetterà di raggiungere gli utenti connessi al famoso social network. Twitter coi suoi messaggini brevi permetterà ai followers di seguire le iniziative del Comune, sfruttando l'immediatezza della comunicazione in tempo reale offerta da questo servizio. Infine il canale Youtube del Comune di Sarego, consentirà di informare, in forma multimediale, sull'attività dell'Amministrazione comunale. L'aggiornamento di questi strumenti è a carico degli Assessori ed è a disposizione dei responsabili degli uffici del Comune per eventuali comunicazioni coi cittadini. Questi sono solo i primi passi verso un'amministrazione più trasparente." L'Amministrazione del Comune di Sarego

"Il Movimento 5 Stelle di Parma interviene sulla questione delle tariffe dei rifiuti, a seguito della pubblicazione sul quotidiano online Parmadaily del ricorso al Tar effettuato dalla multiutility Iren. Dal documento si evince che l’azienda avrà un utile netto pari al 30,6% per ogni tonnellata di rifiuti conferita nel forno inceneritore. Il Movimento 5 stelle auspica, a fronte di questi dati, l’intervento della magistratura. E’ dei giorni scorsi infatti la pubblicazione di parte del Piano Economico e Finanziario dell’inceneritore di Ugozzolo, dal quale emergono questi guadagni. Nel ricorso al Tar depositato il 25 luglio 2012 contro il Comune di Parma. Iren chiede un risarcimento economico pari a 27.808.169 euro per lo stop del cantiere dell’inceneritore conseguente all’ordinanza di luglio 2011. Iren ha quantificato come guadagno derivante da ogni tonnellata di rifiuti conferiti nell’inceneritore 51,36 euro, una cifra stratosferica. Calcolando che Iren applicherà un costo pari a 168 euro/ton. (una delle tariffe di smaltimento più elevate d’Italia) la società ha messo nero su bianco la sua intenzione di guadagnare - ma il termine potrebbe essere tranquillamente un altro - sulle tasche dei cittadini di Parma, per lo smaltimento rifiuti, il 30,6% della tariffa applicata. Non bastava quindi il danno di un inceneritore inquinante, ai cittadini si intende applicare una delle tariffe più esose del Paese, esattamente il contrario di quanto detto da Pd e dal presidente Bernazzoli. A questo si aggiunge la beffa di una Spa con capitale in maggioranza pubblico che vuole ricavare un utile dieci volte superiore alla media, pescando soldi nelle tasche dei cittadini di Parma. Nessuno sapeva? Veramente i responsabili che approvavano i progetti e dettavano le linee politiche sullo smaltimento dei rifiuti dal 2006 ad oggi, non si sono accorti di nulla? I consiglieri di minoranza che all’epoca avevano incarichi di governo della città: come mai hanno taciuto? Perché abbiamo dovuto aspettare fino ad oggi per venire a conoscenza dei contorni di questa vicenda? E’ normale che una Spa con capitale pubblico, sfruttando un appalto avuto senza nessuna gara ad evidenza pubblica, possa avere questo tipo di ritorno economico? Il Movimento 5 Stelle di Parma auspica con forza l’intervento della Magistratura affinché possa chiarire una volta per tutte se un simile ritorno economico, a totale discapito dei cittadini

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di Parma, sia legale MoVimento 5 Stelle Parma

o

meno."

Passera, l'ovetto kinder senza sorprese Muro del pianto 22.08.2012

Il banchiere Passera, l'ovetto kinder della terza repubblica, si sta candidando alla successione di Rigor Montis. È l'uomo adatto! Do you remember la privatizzazione di Alitalia con Berlusconi (tessera 1816 della P2) e la fine della Olivetti, dove era il braccio destro di De Benedetti (lo svizzero tessera numero uno del Pdmenoelle)? Beppe Grillo Lettera della dott.ssa Maria Rita D'Orsogna, dalla California "Caro signor Passera, stavo per andare a dormire quando ho letto dei suoi folli deliri per l'Italia petrolizzata. Ci sarebbe veramente da ridere al suo modo malato di pensare, ai suoi progetti stile anni '60 per aggiustare l'Italia, alla sua visione piccola piccola per il futuro. Invece qui sono pianti amari, perché non si tratta di un gioco o di un esperimento o di una scommessa. Qui si tratta della vita delle persone, e del futuro di una nazione, o dovrei dire del suo regresso. Lei non è stato eletto da nessuno e non può pensare di "risanare" l'Italia trivellando il Bel Paese in lungo ed in largo. Lei parla di questo paese come se qui non ci vivesse nessuno: metanodotti dall'Algeria, corridoio Sud dell'Adriatico, 4 rigassificatori, raddoppio delle estrazioni di idrocarburi. E la gente dove deve andare a vivere di grazia? Ci dica. Dove e cosa vuole bucare? Ci dica. I campi di riso di Carpignano Sesia? I sassi di Matera? I vigneti del Montepulciano d'Abruzzo? Le riserve marine di Pantelleria? I frutteti di Arborea? La laguna di Venezia? Il parco del delta del Po? Gli ospedali? I parchi? La Majella? Le zone terremotate dell'Emilia? Il lago di Bomba? La riviera del Salento? Otranto? Le Tremiti? Ci dica. Oppure dobbiamo aspettare un terremoto come in Emilia, o l'esplosione di tumori come all'Ilva per non farle fare certe cose, tentando la sorte e dopo che decine e decine di persone sono morte? Vorrei tanto sapere dove vive lei. Vorrei tanto che fosse lei ad avere mercurio in corpo, vorrei tanto che fosse lei a respirare idrogeno solforato dalla mattina alla sera, vorrei tanto che fosse lei ad avere perso la casa nel terremoto, vorrei tanto che fosse lei a dover emigrare perché la sua regione - quella che ci darà questo 20% della produzione nazionale - è la più povera d'Italia. Ma io lo so che dove vive lei tutto questo non c'è. Dove vive lei ci sono giardini fioriti, piscine, ville eleganti soldi e chissà, amici banchieri, petrolieri e lobbisti di ogni genere. Lo so che è facile far cassa sull'ambiente. I delfini e i fenicotteri non votano. Il cancro verrà domani, non oggi. I petrolieri sbavano per bucare, hanno soldi e l'Italia è corrotta. È facile, lo so. Ma qui non parliamo di soldi, tasse e dei

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tartassamenti iniqui di questo governo, parliamo della vita della gente. Non è etico, non è morale pensare di sistemare le cose avvelenando acqua, aria e pace mentale della gente, dopo averli lasciati in mutande perché non si aveva il coraggio di attaccare il vero marciume dell'Italia. E no, non è possibile trivellare in rispetto dell'ambiente. Non è successo mai. Da nessuna parte del mondo. Mai. Ma non vede cosa succede a Taranto? Che dopo 50 anni di industrializzazione selvaggia - all'italiana, senza protezione ambientale, senza controlli, senza multe, senza amore, senza l'idea di lasciare qualcosa di buono alla comunità - la gente muore, i tumori sono alle stelle, la gente tira fuori piombo nelle urine? E adesso noialtri dobbiamo pure pagare il ripristino ambientale? E lei pensa che questo è il futuro? Dalla mia adorata California vorrei ridere, invece mi si aggrovigliano le budella. Qui il limite trivelle è di 160 km da riva, come ripetuto ad infinitum caro "giornalista" Luca Iezzi. Ed è dal 1969 che non ce le mettiamo più le trivelle in mare perché non è questo il futuro. Qui il futuro si chiama high tech, biotech, nanotech, si chiamano Google, Facebook, Intel, Tesla, e una miriade di startup che tappezzano tutta la California. Il futuro si chiama uno stato di 37 milioni di persone che produce il 20% della sua energia da fonti rinnovabili adesso, ogni giorno, e che gli incentivi non li taglia a beneficio delle lobby dei petrolieri. Il futuro si chiama programmi universitari per formare chi lavorerà nell'industria verde, si chiama 220,000 posti di lavoro verde, si chiama programmi per rendere facile l'uso degli incentivi. Ma non hanno figli questi? E Clini, che razza di ministro dell'ambiente è? E gli italiani cosa faranno? Non lo so. So solo che occorre protestare, senza fine, ed esigere, esigere, ma esigere veramente e non su facebook che chiunque seguirà questo scandaloso personaggio e tutta la cricca che pensa che l'Italia sia una landa desolata si renda conto che queste sono le nostre vite e che le nostre vite sono sacre." Maria Rita D'Orsogna


Trattativa Stato/Mafia parte seconda Minipost 22.08.2012

"Il maggiore Antonio Coppola comandante del nucleo investigativo dei carabinieri, autore delle principali indagini che hanno portato all’azzeramento dei vertici di Cosa Nostra, dovrà lasciare Palermo, smetterla di occuparsi di mafia per essere probabilmente trasferito al Nucleo tutela patrimonio culturale di Roma. "Promozione sul campo". Il colonnello Paolo Piccinelli alla guida del Reparto Operativo. Il generale Teo Luzi. I colonnelli Giuseppe De Riggi e Pietro Salsano, che guidano i gruppi di militari a Palermo e Monreale. Tutti a contare i piccioni in P.zza San Marco. I vertici dell’Arma destineranno a quei delicati incarichi ufficiali con quasi nessuna esperienza in fatto di lotta alla mafia, ma piu' sensibili alle pressioni romane. Trattativa Stato/Mafia parte seconda." gennaro t., usa

O Roma o Orte Economia 23.08.2012

Mario Ciaccia, vice ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, ha avuto un'idea geniale grazie all'esperienza maturata come magistrato della Corte dei Conti (che in questi anni ha visto il debito pubblico salire a 1976 miliardi di euro senza battere ciglio). L'idea è defiscalizzare in parte le Grandi Opere per rilanciare l'economia. Neppure Tremorti osò tanto. Ha detto proprio "Così possono decollare quei progetti che oggi non sono bancabili". Bancabili? In altre parole progetti insostenibili dal punto di vista economico. E quali sarebbero questi progetti in perdita prima di cominciare? Quelle infrastrutture di cui il Paese ha disperatamente bisogno? La Gronda? La Tav in Val di Susa? Un rilancio del Ponte di Messina? Tutte infrastrutture realizzate con il meccanismo del project financing. In sostanza, in caso di mancato ritorno economico, si consente alle imprese di scaricare i costi delle cosiddette Grandi Opere sullo Stato. Inoltre, di solito le imprese sono finanziate da banche compiacenti. Ciaccia, che ha un senso dell'umorismo britannico, ha proclamato "Penso ad una sterilizzazione totale dell'Iva con un impatto di 5-6 punti di Pil e la creazione di centinaia di posti di lavoro". La Confindustria di Stato ha applaudito senza freni. Più PIL e Pilu per tutti. La prima Grande Opera che dovrebbe far ripartire il Paese è la fondamentale Orte-Mestre (mai più senza), di 10 miliardi di euro, per interconnettersi con il corridoio transeuropeo n. 5 Lisbona-Kiev. Poi di autostrada in tunnel, in sopraelevate e ponti, scavi e raccordi, tangenziali e triple corsie, di cui nessuno sente il bisogno, dovrebbero essere investiti 300 miliardi di euro in 7 anni. Defiscalizzati. E il cui costo finale graverà quasi sicuramente per intero sulle spalle degli italiani. Il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi ha detto in preda a un orgasmo: ''Puntare in modo deciso sull'utilizzo della fiscalità come leva per favorire gli investimenti in infrastrutture è una scelta che Confindustria condivide pienamente (e ci credo, ndr)''. Queste opere di grande non hanno nulla e soprattutto di utile. Faranno aumentare il debito pubblico e arretrare l'Italia. Se il Governo dispone di risorse finanziarie diminuisca le imposte sulle imprese (in particolare le piccole e medie imprese), elimini l'Irap, non richieda l'anticipo dell'IVA, renda deducibili i costi dei progetti di ricerca e restituisca alle imprese i 120 miliardi di cui è debitore. Questo serve per far ripartire l'economia. Forse Rigor Montis non lo sa, e neppure l'ovetto kinder Passera, ma nella pancia delle imprese che hanno finora sviluppato infrastrutture con il meccanismo parassitario del

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project financing ci sono 150/200 miliardi di euro che potrebbero essere scaricati sul debito pubblico a breve e a medio termine. La via dell'inferno è lastricata di infrastrutture inutili a carico del contribuente. Ci vediamo in Parlamento. Sarà un piacere.


Gli auguri della Finanza agli sposi

Gemellaggio Italia Colombia - Alessandro Di Battista

Minipost 23.08.2012

Politica 24.08.2012

Ti sei sposato da anni e non hai conservato tutte le ricevute delle spese sostenute per le nozze? Male, molto male, perché la Finanza te le potrà richiedere quando magari sei già diventato padre, o madre, di due figli. Ci si dovrà sposare in incognito o all'estero per stare tranquilli! "Fiori d'arancio nel mirino della Finanza. Incredibile quello che sta succedendo a Bergamo (come successo a Palermo e in altre città) e Provincia: centinaia di novelli sposi dell'anno 2010 stanno ricevendo dalla guardia di finanza un questionario. Tutte le ricevute vanno conservate. Non ho capito bene se bisogna fare la spia o il lavoro del finanziere." Jonni Caseri, bottanuco

La lapide della tomba di Pablo Escobar Articolo di Alessandro Di Battista "Contrariamente a quanto si possa pensare la Colombia è un Paese molto simile all'Italia. Ci sono mari e montagne, si insacca il maiale che è una meraviglia, le donne sono splendide e parte delle istituzioni scendono a patti con il crimine organizzato. Intendiamoci, le “trattative” restano prodotti made in Italy, ci teniamo al marchio di origine, ma con la globalizzazione oramai si trovano dappertutto. Nel 2001 senatori, sindaci, governatori della Colombia firmarono il Patto di Ralito con il quale si cercò di dare vita a un progetto di rifondazione del Paese, una sorta di versione caraibica del Piano di Rinascita Democratica di Gelli. Oltre ai politici lo firmarono alcuni tra i capi del narco-paramilitarismo più potenti di allora. Lo firmò Diego Fernando Murillo, alias Don Berna, per anni padrone di Medellin e lo firmò Salvatore Mancuso un narcos amico della mafia calabrese. Don Berna e Mancuso erano leader dell'AUC (Autodifese Unite della Colombia), un'organizzazione paramilitare che per anni terrorizzò la popolazione colombiana. Il fondatore dell'AUC, Carlos Castaño, è stato forse il criminale più influente in Colombia. L'AUC fu responsabile, in accordo con servizi segreti deviati, parte della polizia e dell'esercito, dell'annichilamento dell'Unione Patriottica, il partito di sinistra colombiano. Tra il 1985 e il 2002 migliaia di simpatizzanti dell'UP vennero ammazzati, squartati vivi, gettati a pezzi nel Rio Magdalena. L'AUC che si finanziava con i dollari della droga ma anche con donazioni di imprese private, nazionali e multinazionali, agì nella totale impunità. Anche questo fu frutto di un accordo: «Voi ci eliminate l'opposizione e noi vi lasciamo liberi di trafficare coca e armi». In Colombia c'è chi giura che fu Carlos Castaño a guidare il commando che uccise Pablo Escobar, il leggendario trafficante di droga. E' soltanto un'ipotesi ma quel che è certo è che nei primi anni 90', mentre in Italia le richieste dei corleonesi arrivavano a Roma, lo Stato Colombiano scendeva a patti con i cartelli rivali di Escobar e con Castaño per poter catturare il “Patron” del male! I fratelli Rodríguez, narcotrafficanti a capo del Cartello di Cali, contribuirono con importanti informazioni, Castaño ci mise uomini fidati, la CIA dollari e ingerenze, dall'Israele arrivò un'apparecchiatura per localizzare Escobar e lo Stato colombiano, ovviamente, diede loro qualcosa in cambio. Nel 93' Escobar si tradì restando per troppo tempo al telefono con il figlio e venne ucciso mentre cercava di scappare saltando sui

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tetti di Medellin. Tuttavia il traffico di droga non risentì affatto della morte del “Patron”. Ma non sono le sole trattative a renderci simili ai colombiani. Anche in Colombia si ha paura di denunciare, anche in Colombia la magistratura libera subisce pressioni, anche in Colombia i giornalisti che inseguono la verità vengono minacciati. Anche in Colombia, gran parte della popolazione sembra anestetizzata, è così abituata alla prepotenza dell'illegalità da non pensare che esistano mondi differenti. Per distruggere la mentalità alternativa in Colombia si è investito in stragi, omicidi e sparizioni, da noi la scelta, per lo meno negli ultimi vent'anni, è ricaduta soprattutto sulle televisioni commerciali. Anche per questo e' bene smetterla di dargli soldi! Escobar è morto, i capi paramilitari sono stati estradati negli USA ma l'idea che con la violenza, gli illeciti e la furbizia si possa controllare il potere circola ancora indisturbata nel Paese. Un canale nazionale sta trasmettendo in questi giorni una fiction sulla vita di Escobar. In milioni restano incollati davanti alla TV. In un parco di Bogotá ho ascoltato un bimbo chiedere alla mamma: «Non ho capito, ma allora Escobar era buono o cattivo?». Escobar era un criminale, un criminale particolare, se vogliamo anche romantico, ma pur sempre un criminale. Non è più tempo di giustificare trattative, stragi e silenzi con la scusa della Ragion di Stato. Né in Italia e né in Colombia. Un'ultima cosa ci rende simili ai colombiani: il coraggio. Nonostante i poteri forti siano forti per davvero c'è tanta gente che in Sicilia, come in Antioquia, lotta quotidianamente contro l'arroganza del crimine, contro la legge della savana, contro i sicari del potere e quelli della povertà. Ho intervistato giornalisti coraggiosi, giovani procuratori, studenti stanchi del fatalismo contornante. E' proprio vero, come diceva De André, che “dai diamanti non nasce niente e dal letame nascono i fiori”. Alessandro Di Battista (seguilo su Twitter) Alessandro Di Battista è autore del libro "Sicari a 5 euro" di prossima pubblicazione.


Fornero, la principessa sul pisello

La favola islandese è solida realtà

Metti un Napolitano al telefono

Minipost 24.08.2012

Minipost 25.08.2012

Muro del pianto 25.08.2012

La principessa sul pisello, alias Frignero, ha detto che "la tassazione sul lavoro è troppo alta". Lo ha detto con la leggerezza della Vispa Teresa."La vispa Teresa/ avea tra l’erbetta/ A volo sorpresa/ gentil farfalletta/ E tutta giuliva/ stringendola viva/ gridava distesa:/ “L’ho presa! L’ho presa!”. A Rimini, ai ciellini orfani di Don Verzè, ma non ancora di Forminchioni, ha proclamato che ridurrà il cuneo fiscale. La platea commossa ha applaudito a lungo sia lei che il caravanserraglio di nobilastri della Repubblica che del cuneo fiscale, grazie ai loro redditi e proprietà, se ne sbattono altamente. La vispa Fornero ha poi chiuso con una frase ad effetto "La crescita si fonda sul pieno riconoscimento del merito, non sulle parentele". Brava, giusto, bene, bis! e poi chiamate la neurodeliri, c'è una che si crede un ministro.

"C’era un paese che aveva nei confronti delle potenti banche estere un debito di diversi miliardi, pari a decine di migliaia di euro di debito a carico di ciascun cittadino! Le banche creditrici, appoggiate dal governo, hanno proposto misure drastiche a carico dei cittadini, che ciascun cittadino avrebbe dovuto pagare con tasse e/o minori servizi, qualcosa come 100 euro al mese per 15 anni! I cittadini sfiduciarono il governo, si fece strada l’idea che non era giusto che tutti dovessero pagare per errori e ruberie commessi da un manipolo di banchieri e politici, decisero poi di fare un referendum che con oltre il 90% dei consensi stabilì che non si dovesse pagare il debito. Nazionalizzarono quindi le banche (prima private) che avevano portato a questo disastro economico e, tramite Internet, decisero di riscrivere la Costituzione (prevedendo anche che l’economia fosse al servizio del cittadino e non viceversa). Per riscrivere la nuova costituzione vennero scelti dei cittadini che dovevano essere maggiorenni, avere l’appoggio di almeno 30 persone e NON AVERE LA TESSERA di ALCUN PARTITO! Chiunque poteva seguire i progressi della Costituzione davanti ai propri occhi. Le riunioni del Consiglio erano trasmesse in streaming online e chiunque poteva commentare le bozze e lanciare da casa le proprie proposte (come nei comuni dove il M5S è eletto). Veniva così ribaltato il concetto per cui le basi di una nazione vanno poste in stanze buie e segrete, per mano di pochi saggi. Sembra una favola vero? Nel frattempo l'Islanda ha ripreso a crescere, e Il governo islandese ha deciso di investire il 13% del PIL nazionale (come se il governo italiano stanziasse circa 250 miliardi di euro) per cancellare i mutui ipotecari dei cittadini in difficoltà: un’operazione che riguarda un islandese su quattro!" Roberto B.

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Se un italiano qualunque fosse indagato dalla Procura di Palermo in merito alla trattativa Stato mafia e telefonasse al Quirinale, qualcuno forse gli risponderebbe? Se poi, anche con una certa insistenza, miracolosamente, riuscisse a chiedere consigli direttamente o indirettamente a Napolitano in merito alle accuse che gli vengono mosse, gli verrebbe data retta? O verrebbe invece dissuaso da un pronto intervento delle Forze dell'Ordine? Oppure, come dovrebbe essere scontato, il Quirinale chiamerebbe i magistrati raccontando per filo e per segno le richieste improprie ricevute? Se l'italiano al telefono si chiama Nicola Mancino, ex ministro degli Interni al tempo dell'assassinio di Paolo Borsellino (che uscì dal suo ufficio sconvolto dopo la sua ultima visita) c'è per lui un apposito numero verde, un call center presidenziale e una consulenza giuridica su misura. Perché Mancino ha goduto di questo trattamento di favore? Si è passati forse dall'offerta che non si può rifiutare alla telefonata che non si può rifiutare? Al Quirinale non sentono i boom dei movimenti, ma, se chiama Mancino, sentono benissimo i trilli del telefono. Questo via vai di telefonate ha alimentato nell'opinione pubblica italiana un certo sospetto che è diventato gigantesco da quando Napolitano ha iniziato a battersi come il Berlusconi dei tempi d'oro per distruggere i nastri delle conversazioni quirinalesche. I giudici hanno già dichiarato che non c'è nulla di penalmente rilevante e, allora, perché non renderle pubbliche? Gli italiani hanno il diritto di sapere cosa si sono detti un indagato e il presidente della Repubblica (anche se discorrevano di bocce). Napolitano ha il dovere di far pubblicare le intercettazioni. Anche per sé stesso. La gente mormora, chissà cosa sta pensando (male) di lui. Non bastano le intemerate di uno Scalfari o un De Mauro e neppure il silenzio cimiteriale del pdmenolelle per evitare basse insinuazioni che Napolitano sicuramente non merita. "Pronto chi parla? Sono Grillo, signor presidente, avrei una multa per sosta vietata, può aiutarmi?"


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