Rosso di sera, bel tempo a Kalispera 2 gennaio 2011
In collegamento telefonico con Kalispera, la trasmissione di Alfonso Signorini in onda su Canale 5, commentando una foto di Massimo D’Alema in vacanza con la moglie a Sankt Moritz, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi dichiara: « I comunisti ci sono, esistono eccome. Non è un cachemire che può cambiare il cervello e il cuore della gente. I nostri post-comunisti fanno finta di avere abitato su Marte e dicono anche di non essere mai stati comunisti, ma non hanno mai fatto i conti con il loro passato e con gli orrori di una ideologia spaventosa ».
Qualcuno non era comunista perché Violante aveva regalato le televisioni a Berlusconi. Qualcuno non era comunista perché D’Alema voleva la Bicamerale, ma anche una banca. Qualcuno non era comunista perché Fassino voleva eliminare il conflitto di interessi, ma con calma. Qualcuno non era comunista perché Napolitano era comunista. Qualcuno non era comunista perché Ferrara era stato comunista. Qualcuno non era comunista perché Putin è il miglior amico di Berlusconi. Qualcuno non era comunista perché la falce e carrello delle Coop e di Consorte avevano sostituito la falce e il martello. Qualcuno non era comunista perché il Pdmenoelle era collaborazionista. Qualcuno non era comunista perché alle primarie non ha mai partecipato un operaio. Qualcuno non era comunista perché l’indulto e lo scudo fiscale non erano comunisti.
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Sopire, troncare... troncare, sopire 9 gennaio 2011
Il Brasile viene colpito da un’alluvione che devasta in particolar modo lo Stato di Rio de Janeiro, provocando, secondo il bilancio stimato dalle autorità locali, più di novecento morti e quattordicimila sfollati.
La parola d’ordine è minimizzare. Un’alluvione biblica in Brasile o incendi danteschi in Russia sono « sempre successi ». Una malattia che colpisce un amico o un famigliare « doveva succedere », anche se dipende dall’inceneritore vicino a casa e dalla CO2 delle auto (compresa la tua). Le cattive notizie non sono più cattive, anzi, sono quasi buone. Abbiamo un buon debito pubblico, una fantastica delocalizzazione delle industrie, una superba cassa integrazione. Basta un aggettivo per trasformare la realtà. Un morto in carcere è uno che « se l’è cercata ». Lo ripeti più volte e il massacro di un ragazzo scivola via. Scompare. Se la Fiat chiude, il merito – perché di merito si tratta – è della globalizzazione. Marchionne è, proprio per questo, un eccellente manager. Se il Polo Nord si scioglie ci sarà qualche « piccola » conseguenza e nuovi giacimenti petroliferi da sfruttare. Siamo un grande Paese, con i migliori presidenti della Repubblica e del Consiglio degli ultimi 150 anni. Prima di loro c’è stato solo Napoleone. L’ottimismo prevarrà sul disfattismo. Ci aspetta un formidabile 2011, che bello!
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Chi resta e chi parte 16 gennaio 2011
In seguito alla deposizione del presidente Ben Ali, fuggito dalla Tunisia per via delle violente manifestazioni di piazza scoppiate a Tunisi nell’ultimo mese, le residenze del regime sono oggetto di saccheggi: un filmato della tv pubblica olandese mostra alcuni dimostranti che si impossessano di una lussuosa Ferrari dell’ex dittatore.
I tunisini hanno sequestrato la Ferrari 599 GTB Fiorano di Ben Ali con una ruspa. Un bolide giallo fiammante. A Bottino Craxi gli italiani tirarono le monetine, un piccolo tesoretto di monete da duecento lire. In questi dettagli si vedono le differenze tra le Nazioni. Noi siamo molto più generosi. Preferiamo dare che prendere, ma da troppo tempo, oltre che dare, amiamo anche prenderlo nei fondelli. Siamo sempre più buoni, disponibili. Ogni politico, di destra o di sinistra, può fare di noi ciò che vuole. È una nuova sindrome, simile a quella di Stoccolma con il prigioniero che ama il suo aguzzino. La sindrome d’Italia ha questo di bello: che siamo cornuti, ma anche contenti. Quale altro popolo può dire altrettanto?
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Prostituzione minorile 23 gennaio 2011
In un videomessaggio diffuso sul sito dei Promotori della libertà, il premier Silvio Berlusconi tenta di smontare il « caso Ruby » sostenendo con forza « di aver aiutato tutti, mai in cambio di qualcosa se non dell’amicizia e dell’affetto ». Prima di ribadire: « È assurdo solo pensare che io abbia pagato per avere rapporti con una donna. È una cosa che considererei degradante per la mia dignità ».
Lungo i viali delle città italiane, ragazze e ragazzi minorenni, alcuni poco più che bambini, si vendono. Non si nascondono, chiunque li può vedere. Gli automobilisti, quasi sempre italiani, invariabilmente pedofili, si fermano e contrattano. I giovanissimi, prostituti e prostitute, quasi sempre extracomunitari, salgono sotto gli occhi dei passanti. È un’orgia di massa, un bordello a cielo aperto, non solo di notte. Ogni ora del giorno è diventata lavorativa per gli schiavibambini del sesso. Non fanno notizia, i giornali non sono interessati, non fanno vendere. I talk show non ne parlano. Gli italiani, quelli che alzano il sopracciglio di fronte all’ultima notizia su Ruby, li fottono dopo cena o durante l’uscita per il jogging. Ognuna di queste vittime, perché altro non sono, vale meno di zero per l’opinione pubblica. Per farsi notare dall’informazione del « bunga bunga » dovrebbero buttarsi in politica. Farsi scopare da Berlusconi, da un presidente di Regione o almeno da un deputato semplice.
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Il buco coi politici intorno 30 gennaio 2011
Con l’avvicinarsi delle elezioni amministrative di maggio, iniziano le grandi manovre: mentre il Pd sonda la possibilità di coalizioni con l’Idv di Antonio Di Pietro e Sel di Nichi Vendola, Udc, Fli, Api e Mpa danno vita al cosiddetto « Terzo Polo ».
La Santa Alleanza s’ha da fare. Una macedonia politica in cui ognuno troverà il suo sapore preferito. Per chi vuole le centrali nucleari « sicure » e gli inceneritori è pronto il Bersani alla diossina. Il manganello G8 è garantito dal gusto forte, un po’ fascista, di Fini. Per chi cerca l’acqua pubblica, ma anche privata, è disponibile un Vendola dal sapore proibito e mediterraneo. E poi c’è il retrosapore di cannolo alla mafia di Casini e la delizia per il palato dell’elettore: il babà babbeo fruttato alla Veltroni, il sogno di ogni buongustaio. Il tutto servito in una coppa Coop al sapore di pesce inconfondibile di D’Alema. L’importante è partecipare per non vincere e far vomitare l’elettore.
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Il consiglio d’Egitto 6 febbraio 2011
La tv araba Al Alrabiya diffonde la notizia della fuga dal Cairo del presidente Hosni Mubarak, cacciato dalla rivolta popolare di Piazza Tahrir: secondo un comunicato del consiglio Supremo delle forze armate egiziane, verranno garantiti « il pacifico passaggio dei poteri » e « libere elezioni ».
Mubarak è in fuga, il suo posto è stato preso dall’esercito. Fine della storia. Una conclusione lineare in attesa delle elezioni. Supponiamo che Berlusconi fugga; la sua sostituzione per via militare sarebbe materia di conflitti di competenza tra Carabinieri, Esercito, Marina, Aeronautica, Polizia di Stato, Guardie Forestali, Guardia di Finanza, Polizia municipale, Vigili urbani, Polizia Postale, Polizia Penitenziaria e una decina di corpi minori. Si tratta di un milione di persone armate che dipendono da enti locali e da più ministeri, da quello dell’Economia a quelli degli Interni e della Difesa. Sarebbe necessario un colpo di Stato concordato, istituzionale, assembleare, con la partecipazione di La Russa, Tremorti e Maroni e delle sigle sindacali di tutti i regolarmente armati d’Italia, che sono in pratica uno per famiglia. Dopo qualche settimana di dibattiti, Berlusconi tornerebbe in trionfo sul panfilo di Briatore.
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Ruby Mubarak 13 febbraio 2011
Il quotidiano la Repubblica divulga la deposizione di Ruby, fornita agli inquirenti nell’agosto del 2010: « A Berlusconi avevo detto falsamente di avere ventiquattro anni e di essere egiziana. Quando mi propose di intestarmi quella casa, dovevo dirgli come stavano le cose. Non potevo più mentire. Gli dissi la verità: ero minorenne ed ero senza documenti ». Sempre secondo la ragazza marocchina, il premier le avrebbe risposto: « Dirai a tutti che sei la nipote di Mubarak, così potrai giustificare le risorse che ti metterò a disposizione ».
Si cerca disperatamente chi faccia cadere il governo. Già, ma chi deve farlo cadere? L’ultima occasione è Ruby, ma è una tigre (tigrotta) di carta. Le opposizioni hanno avuto alcuni calci di rigore, attraverso i voti di fiducia, per liberarsi di Berlusconi. Non li hanno neppure calciati. Ci ha provato la D’Addario, sostenuta dai progressisti con dieci domande per dieci mesi. Fini si è ripulito in Arno, si è persino circonciso, ma ha fallito: è sempre stato un portiere, spesso in panchina, non un centravanti di sfondamento. Se nessuno riesce a far cadere uno che si avvia agli ottant’anni, e spaccia Ruby Rubacuori per la nipote di Mubarak, bisogna chiedersi perché. Bisognerebbe girare la domanda alla Chiesa, agli Usa e alla Bce. Forse loro conoscono la risposta.
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Primavera araba, inverno italiano 20 febbraio 2011
Dopo il crollo dei regimi in Tunisia ed Egitto, alimentata dalla Rete l’ondata di protesta si diffonde negli altri Paesi arabi: in Bahrein, in Libia, in Siria e nello Yemen iniziano le manifestazioni e gli scontri, sia pur con forme ed esiti diversi. L’Italia si prepara all’afflusso migratorio che i tumulti potrebbero determinare.
Le rivoluzioni, o anche più modestamente le rivolte di un giorno o di una settimana, sono cambiate rispetto al passato. Sono esplosioni improvvise. Meteoriti non intercettabili dai telescopi dei governi. Terremoti sociali. Eventi ravvicinati di un nuovo tipo. Le carbonerie e i movimenti del nuovo millennio si organizzano in Rete. Le giovani generazioni vivono in una realtà parallela incomprensibile per il potere. Quando si manifestano è troppo tardi per arrestarle. Internet è lo strumento di comunicazione più trasparente e, per un paradosso, il più invisibile al potere. Gheddafi, Mubarak e Ben Ali sono i primi della lista, figli di un’ignoranza assoluta della politica nei confronti della Rete. Altre nazioni seguiranno con nuove esplosioni. La miscela giovani-Rete non si può fermare, né prevedere. In Italia? Comandano, per ora, i vecchi e la televisione. Da noi la rivoluzione può attendere, ma non per molto.
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L’estremo untore 27 febbraio 2011
Piero Fassino sarà il candidato di centrosinistra alla successione di Sergio Chiamparino, attuale sindaco della città di Torino. L’ex segretario dei Ds vince infatti le primarie del Pd con un netto vantaggio sullo sfidante, Davide Gariglio, esponente dell’area cattolica del partito.
Fassino ha vinto le primarie a Torino. Ha ottenuto 53.185 voti. Un plebiscito. I torinesi sono 907.000. Il Pdmenoelle dice che ha trionfato. Gli mancano solo quei 400/500.000 voti in più, ma Fassino « si farà, anche se ha le spalle strette ». Ha l’esperienza e lo stipendio del politico di razza presente in Parlamento da prima del crollo del Muro di Berlino. È il sindaco ideale per l’estrema unzione di una città che non è più operaia, né industriale, né finanziaria. Il programma di Fassino è semplice: trasformare l’ex capitale d’Italia in uno snodo logistico, collegare le tangenziali alla Tav e far transitare treni ad alta velocità verso Kiev e Lisbona. Lui farà il capostazione alla Stazione Dora il martedì e a Porta Susa il venerdì. Gli altri giorni saranno occupati a costruire centrali nucleari e a progettare inceneritori. « Ciau Turin, mi vadu via, vad luntan a travaié. »
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Coincidenze impossibili 6 marzo 2011
Annunciato dal ministero dei Trasporti lo sciopero generale dei trasporti proclamato dai sindacati per venerdì 11 marzo: a fermarsi saranno gli aerei, il settore marittimo delle isole minori, le navi e i traghetti della società Tirrenia, il trasporto pubblico locale a livello nazionale (tram, autobus e metropolitane).
Le coincidenze non esistono, soprattutto per gli scioperi e in particolare per quelli dei mezzi pubblici. Il tranviere, l’autista di un autobus e il conducente della metropolitana scioperano preferibilmente di venerdì. Sarà una coincidenza? Una coincidenza non è tale se si ripete da decenni in ogni città italiana. L’equazione sciopero dei mezzi pubblici = ponte lungo è pura matematica. Una legge di natura applicata dai sindacati al calendario per dimostrare la loro esistenza. I cittadini, quelli che pagano il biglietto e l’abbonamento e lavorano anche il venerdì, sono i clienti e datori di lavoro delle aziende di trasporto pubblico. Loro vanno a piedi o sono obbligati a prendere un giorno di permesso mentre imprecano messaggi di solidarietà.
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Le magnifiche sorti e progressive 13 marzo 2011
L’11 marzo una scossa di terremoto dell’8,9 grado Richter colpisce il Giappone, causando uno tsunami devastante che si abbatte sulla costa del nordest del paese. A Fukushima, in una delle centrali nucleari gestite dalla Tepco (Tokyo Electric Power Company), si verifica un gravissimo incidente nucleare (livello 7, come a Cˇernobyl’ nel 1986) con fuoriuscita di gas radioattivi. In Italia, la sicumera mostrata durante i primi giorni della tragedia dai nuclearisti convinti, lascia ben presto il passo all’opportunità di una « pausa di riflessione ».
La velocità con la quale i sostenitori del nucleare stanno cambiando la loro posizione è impressionante. Più veloce dello tsunami. Da Romani ad Alemanno. Lo stesso Berlusconi voterà « no » al nucleare e installerà i pannelli fotovoltaici ad Arcore. Questione di tempo. Chicco Testa e Veronesi si sono già convinti: il futuro è l’eolico. Hanno sentito il vorticare delle balle degli italiani e si sono adeguati. Stanno aprendo un « Forum Nazionale delle Energie Rinnovabili » ed esercitandosi a giocare a scacchi. Testa è già arrivato alla mossa E2-E4. « Nuclearista » è già diventato un insulto. Chi lo è stato ha sbagliato, ma per il bene della Nazione. Sta abiurando, non aveva capito, non aveva studiato. Era troppo impegnato a contare i soldi, come la Confindustria, le banche, i partiti. Come potevano prevedere Fukushima, loro che non sanno mai prevedere un cazzo?
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Democracy Express 20 marzo 2011
Il 19 marzo, in seguito al perpetrarsi della guerra civile esplosa in Libia a partire dalle violente proteste del 17 febbraio, e in ottemperanza alla risoluzione 1973 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, le forze aeree francesi danno il via all’operazione militare degli alleati occidentali (in un primo momento Francia, Usa e Gran Bretagna) contro il regime di Gheddafi.
L’esportazione di democrazia ha contagiato l’Europa. Piccoli Bush crescono e si moltiplicano. Oggi Sarkozy, ieri Napoleone. La statura è la stessa e l’ambizione pure. Per pacificare la Libia bisogna bombardarla. È un approccio umanitario già usato dalla Francia nelle guerre difensive in Vietnam e in Algeria. Non funzionò, ma tentare ancora fa parte dello spirito della Grande Armée. Quella che fu distrutta in Russia fece una figura notevole anche a Waterloo e durante la Seconda guerra mondiale collaborò con i nazisti a Vichy. La grandeur si veste sempre di piccoli uomini. « Allons enfants de la Patrie... » Sì, ma dove andiamo? Lo predissero gli 883 in una loro canzone: siamo in « rotta per casa di Dio... Stiamo andando affanculo! » È sufficiente un atto terroristico contro un reattore nucleare francese. C’è solo l’imbarazzo della scelta: la douce France ne ha cinquantacinque.
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Il pesce puzza dalla testa 27 marzo 2011
La crisi finanziaria che attanaglia i Paesi occidentali sembra aggravarsi sempre di più. Mentre negli Stati Uniti la Fed blocca l’aumento dei dividendi delle banche, e il settore edilizio fa registrare picchi estremamente negativi, l’Europa è alle prese con i problemi sempre più drammatici di Grecia (ormai prossima al default), Portogallo (il cui debito sovrano viene ulteriormente declassato dalle agenzie di rating), Irlanda (costretta a nazionalizzare banche su banche) e Spagna (in cui l’occupazione ha raggiunto livelli record). E l’Italia?
Ai pesci di aprile non crede più nessuno, nel senso che, se non sono veri, lo diventano. Il pesce di un tempo ti atterriva, ti terrorizzava, ma in fondo era una balla. « La tua casa è stata requisita dalla banca. » « Sei stato licenziato. » « È arrivata la Finanza in ufficio. » Ti cagavi sotto, ma dopo aver guardato il calendario ti sentivi come quando ci si sveglia da un incubo e si è contenti di rivedere il lampadario sul soffitto della propria camera. Il cuore ritornava al suo battito normale. La luce che filtrava dalla tapparella assumeva una luce mistica. Oggi ti svegli e l’incubo non scompare. Sono pesci tutto l’anno. Pesci veri, delle dimensioni di un tonno o di una cernia. Il primo di aprile, qualunque sia il pesce che ti hanno confezionato, è solo questione di ore. Se è falso, sarà vero.
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