Psicologia dei Nuovi Media. Azione, presenza, identità e relazioni

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giuseppe riva

Psicologia dei nuovi media Azione, presenza, identitĂ e relazioni

il Mulino


Indice

Introduzione

parte prima

9

alla scoperta dei nuovi media: dal computer all’interrealtà

I.

Il cuore dei nuovi media: digitalizzazione e interfaccia

17

19 21 25 33 37

1. 2. 3. 4. 5.

Medium e comunicazione Digitale: il linguaggio dei nuovi media Le altre caratteristiche dei nuovi media L’interfaccia: l’anima dei nuovi media Sviluppi dell’interazione uomo-computer

II.

L’evoluzione dei nuovi media: dall’e-mail ai social network

43

43 46 52 59 67

III.

Il futuro dei nuovi media: verso l’interrealtà

1. 2. 3. 4. 5.

Il padre dei nuovi media: internet La prima fase: la comunicazione testuale La seconda fase: la comunicazione multimediale La terza fase: l’espressione multimediale I social network

1. Il primo trend: i contenuti dei nuovi media diventano indipendenti dalla tecnologia utilizzata

79 80


6

Indice

2. 3.

Il secondo trend: i contenuti dei nuovi media non sono più messaggi ma esperienze Il terzo trend: interrealtà. Le esperienze mediali si fondono con quelle reali

parte seconda IV.

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comprendere gli effetti dei nuovi media: la teoria dell’inter-azione situata

Nuovi media e cambiamento: siamo noi a cambiare i media o sono loro a cambiare noi?

1. 2. 3. 4.

84

Il determinismo tecnologico: i media modificano i nostri processi sensoriali e cognitivi L’influenza sui media: l’approccio del costruzionismo sociale Nuovi media e cambiamento: la teoria dell’inter-azione situata Un problema pratico: l’adattamento ai nuovi media

105 107 115 117 123

V.

Nuovi media, azione e corporeità: quando il medium diventa trasparente

133

134 140 143 149

1. 2. 3. 4.

Come agiamo? La risposta della psicologia bioculturale Intuizione e ragionamento Dall’intenzione all’azione L’azione mediata

VI. Nuovi media e presenza: essere in un mondo reale e virtuale

159

160 165 174 178

1. 2. 3. 4.

Dalla presenza alla presenza sociale I tre livelli della presenza L’imitazione e i tre livelli della presenza sociale Essere in un medium

VII. Nuovi media e identità: chi sono io nei nuovi media?

183

184 186

1. L’evoluzione del Sé come struttura cognitiva 2. Le esperienze ottimali


Indice

3. 4. 5. 6. 7.

Il meme: il primo elemento di collegamento tra Sé e cultura Dal Sé all’identità Narrazione: il secondo elemento di collegamento tra Sé e cultura Il rapporto tra media e Sé Il rapporto tra media e identità

7

193 197 204 209 221

VIII. Nuovi media e relazioni: interagire nelle reti sociali virtuali

233

233 237 242 248

1. 2. 3. 4.

Le caratteristiche dell’esperienza sociale Il concetto di comunità Le reti sociali virtuali: il ciberspazio I social network: il cyberspace diventa cyberplace

parte terza

applicare la psicologia dei nuovi media: strumenti e metodi

IX. La psicologia dei nuovi media in pratica: commercio elettronico e formazione a distanza

1. 2. 3. 4.

L’unione di ergonomia cognitiva ed ergonomia sociale I metodi dell’ergonomia cognitiva I metodi dell’ergonomia sociale Alcuni esempi di analisi di sistemi interattivi basati sui nuovi media

259 260 268 271 279

Riferimenti bibliografici

297

Indice analitico

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Introduzione

I nostri processi di comunicazione sono caratterizzati da un’influenza crescente dei nuovi media. In particolare, insieme alla telefonia cellulare, la grande diffusione del personal computer e di internet hanno modificato e continuano a modificare il nostro modo di comunicare. Da una parte, l’uso dei nuovi media ha introdotto nuovi modelli di comunicazione, creando modalità d’interazione che si differenziano drasticamente dalla tradizionale comunicazione faccia-a-faccia. Dall’altra, l’impiego dei nuovi media ha anche trasformato il rapporto esistente tra soggetto e tecnologie informatiche: grazie ad internet il computer ha gradualmente perso la propria connotazione di «calcolatore» integrandosi progressivamente, prima nei diversi media – televisione, telefono, radio ecc. – e poi perfino nell’ambiente che ci circonda. Parliamo di nuovi media e non di nuovo medium visto che abbiamo a che fare con strumenti differenti e che per di più non hanno una configurazione stabile, ma tendono a evolvere e a fondersi fra loro. Per questo, riuscire a identificare quali sono le cause e gli effetti di queste trasformazioni non è un compito semplice. Nel cercare di comprendere caratteristiche ed effetti dei nuovi media, un ruolo emergente è riservato alla psicologia dei nuovi media, chiamata anche «ciberpsicologia» (cyberpsychology). Questa nuova area della psicologia, che ha il suo punto di riferimento in diverse riviste scientifiche in lingua inglese – tra cui ricordiamo tra le altre «CyberPsychology, Behavior, and Social Networking», «Interacting with Computers», «Computers in Human Behavior», «Convergence», «Emerging Communication», «Journal of Computer Mediated Communication», «Journal of Cybertherapy and Rehabilitation», «Presence:


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Introduzione

Teleoperators and Virtual Environments» e «PsychNology Journal» – e la rivista italiana «Qwerty», ha come sfondo teorico la psicologia cognitiva e della comunicazione, la psicologia sociale, l’ergonomia, e ha come oggetto di studio fenomeni totalmente nuovi, come la creazione di comunità virtuali o la seduzione online (cyberseduction). Oggetto principale di questa nuova disciplina è infatti l’analisi nei processi di cambiamento attivati dai nuovi media. In particolare, la psicologia dei nuovi media ha come obiettivo lo studio, la comprensione, la previsione e l’attivazione dei processi di cambiamento che hanno la loro principale origine nell’interazione con i nuovi media. Lo studio dei nuovi media, per lungo tempo, non è stato un oggetto privilegiato della ricerca psicologica. La complessità dell’argomento, che richiede competenze che spaziano dall’ergonomia, all’informatica, alla psicologia della comunicazione, alle scienze cognitive e sociali hanno spinto gli studiosi a privilegiare l’aspetto applicativo a quello teorico. Ciò ha portato allo sviluppo di un’ampia letteratura che cerca di rispondere a domande specifiche – come creare un’efficace comunità virtuale, come rendere comprensibile un sito, come sviluppare un’interfaccia usabile – senza però cercare di collocare la comunicazione mediata all’interno del quadro più generale dell’attività umana. Tuttavia, senza la comprensione delle specificità della comunicazione mediata e dei suoi legami con le modalità tradizionali di comunicazione, azione, cognizione e interazione, diventa difficile comprendere i cambiamenti che comporta e le opportunità che può offrire. Per questo, il principale obiettivo del volume è quello di delineare una nuova prospettiva teorica – la teoria dell’inter-azione situata – che, pur privilegiando gli aspetti pratici e applicativi, sappia collocare i nuovi media all’interno di un quadro teorico più ampio e legato alla totalità dell’esperienza umana. Per raggiungere questo obiettivo, oltre a utilizzare gli ultimi contributi in ambito psicologico, con particolare riferimento all’ambito della psicologia della comunicazione e delle scienze cognitive, il volume ha cercato di tenere conto degli apporti scientifici provenienti da altre discipline: sociologia, antropologia filosofica, linguistica, informatica, scienze dell’educazione e scienze della comunicazione. Per questo, il volume si rivolge innanzitutto a psicologi che operano nel settore dei nuovi media ed hanno la necessità di comprendere a trecentosessanta gradi l’impatto di queste tecnologie sui processi individuali e sociali. Tuttavia non vuole limitarsi solo agli psicologi. Il volume è infatti destinato a tutti coloro che a qualche titolo – studiosi, studenti o professionisti – si devono confrontare con il mondo dei nuovi media.


Introduzione

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La sfida di questo volume parte proprio da qui: riuscire a spiegare l’impatto dei nuovi media sulla nostra esperienza personale e relazionale in modo da essere comprensibile anche ai non addetti ai lavori. Per farlo, il volume si suddivide in tre parti, ciascuna con un obiettivo formativo specifico. La prima parte vuole introdurre il lettore ai nuovi media, spiegando che cosa sono, come sono nati e come stanno evolvendo. Infatti, non tutti i media sono nuovi media: un medium può essere considerato un nuovo medium, quando l’informazione trasmessa attraverso di esso è elaborata mediante un processo di digitalizzazione. La digitalizzazione richiede ai nuovi media la presenza di un’interfaccia in grado di rappresentare le funzionalità del sistema attraverso un modello. In generale la storia dei nuovi media è direttamente legata all’evoluzione dell’interfaccia. Infatti, è possibile identificare tre diverse fasi di sviluppo ciascuna delle quali si caratterizza per una particolare interfaccia. La prima è la comunicazione testuale (interfaccia testuale) che ha permesso la comunicazione a distanza e la creazione di comunità virtuali svincolate da limiti spaziotemporali. La seconda è la comunicazione multimediale (interfaccia web) che ha permesso l’accesso a informazioni specifiche e multimediali all’interno di grandi quantità di dati. La fase finale è quella di espressione multimediale (interfaccia web 2.0) che ha permesso agli utenti di esprimersi/creare contenuti da condividere all’interno di una comunità virtuale. Questa parte si conclude identificando tre tendenze che stanno modificando il panorama dei nuovi media. La prima è la completa separazione tra tecnologia e contenuti: la possibilità di consultare e manipolare lo stesso contenuto indipendentemente dalla tecnologia utilizzata. La seconda è il tentativo di trasformare i contenuti dei nuovi media da messaggi a esperienze. La terza è l’emergere dell’interrealtà: uno spazio personale e sociale allargato che include tutte le esperienze – digitali e reali, personali e sociali – sperimentate dal soggetto nella sua vita quotidiana. La seconda parte analizza invece in dettaglio gli effetti dei nuovi media sulla nostra azione, presenza, identità e modalità di relazione. L’analisi presentata si basa su uno specifico modello teorico sviluppato dall’autore del volume – la teo­ ria dell’inter-azione situata – che integra i contributi delle scienze cognitive con quelli delle scienze sociali e della psicologia della comunicazione. In particolare, partendo dal modello interpretativo offerto dalla psicologia bioculturale e integrandolo con due teorie – la teoria dell’attività e la teoria dinamica delle intenzioni – che analizzano il legame tra azione e intenzioni, sarà possibile spiegare la diversa esperienza dei nuovi media nella nostra attività


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Introduzione

quotidiana: contemporaneamente artefatti (strumenti opachi) e affordances (opportunità intuitive). Infatti, imparando a usare il medium il soggetto allarga in maniera trasparente i confini del Sé, diventando «presente» nel medium che sta usando o nello spazio in cui questo si trova. Infatti il soggetto definisce i propri confini all’interno dell’ambiente reale o virtuale in cui si trova attraverso due specifici processi cognitivi: la presenza e la presenza sociale. La presenza è la sensazione di «essere» all’interno di un ambiente, reale o virtuale, risultato della capacità di mettere in atto intuitivamente nell’ambiente le proprie intenzioni. La presenza sociale è invece la sensazione di «essere con altri Sé» all’interno di un ambiente reale o virtuale, risultato della capacità di riconoscere intuitivamente nell’ambiente le intenzioni degli Altri. L’essere presenti in un medium non ha solo un effetto sulla nostra esperienza d’uso, ma anche sulle due facce della nostra soggettività: il «Sé», il soggetto consapevole di agire e conoscere e l’«identità», il prodotto dell’attività del Sé oggetto della riflessione propria e altrui. Dopo aver identificato nei memi e nella narrazione gli elementi che permettono di collegare il medium al Sé e all’identità, vedremo in dettaglio come i media abbiano contemporaneamente la capacità di modificare schemi ed emozioni (Sé) e di influenzare, in positivo o in negativo le caratteristiche e lo sviluppo della nostra identità. Infine vedremo come la nascita e lo sviluppo dei nuovi media abbiano allargato i confini delle reti sociali, portando alla creazione di un nuovo spazio sociale, il «ciberspazio», in grado di permettere la nascità di vere e proprie comunità virtuali. Tra queste ci focalizzeremo sui social network, che si caratterizzano per essere reti sociali ibride – contemporaneamente costituite da legami virtuali e da legami reali – molto più malleabili e dinamici delle reti sociali precedenti. La terza parte vuole aiutare il lettore a rispondere a una domanda molto pratica: come realizzare un medium in grado di supportare efficacemente le intenzioni degli utenti? Il capitolo descrive infatti un metodo integrato di analisi dei nuovi media che permette di concentrarsi su ciascuno dei diversi livelli che influenzano l’esperienza del medium, integrando strumenti di analisi quantitativi e qualitativi e gli strumenti di due diverse aree dell’ergonomia – l’ergonomia cognitiva e l’ergonomia sociale. All’interno di questa parte vedremo infine come questo approccio possa essere utilizzato in una serie di ambiti applicativi concreti – la formazione a distanza e il commercio elettronico – in cui l’obiettivo è l’offerta di un servizio attraverso i nuovi media. Pur cercando di prendere in considerazione tutti gli aspetti del cambiamento legati all’esperienza dei nuovi media, la visione proposta è ben lungi da


Introduzione

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essere perfetta. La teoria dell’inter-azione situata fa infatti riferimento a una serie di scoperte recenti o a riflessioni teoriche controverse – come i concetti di intenzione, meme e presenza – al centro di un vivace dibattito tra gli studiosi del settore. Per cui è possibile che nei prossimi anni alcune delle ipotesi presentate in questo volume vengano migliorate o superate. Non a caso questa terza edizione del volume – pubblicata a otto anni di distanza dalla prima – include una significativa serie di variazioni e di approfondimenti frutto di riflessioni rese possibili solo dalle ricerche e dagli studi più recenti. Ma, nonostante questo rischio, il volume, nell’attuale panorama degli studi sui nuovi media, vuole proporre una prospettiva innovativa, offrendo non solo degli strumenti applicativi ma anche una visione teorica di ampio respiro. Ciò dovrebbe consentire di comprendere l’impatto non solo degli attuali media, ma anche di quelli futuri che emergeranno nei prossimi anni. Nel mondo dei nuovi media, infatti, bastano cinque-dieci anni per modificare radicalmente strumenti e pratiche. In conclusione, la stesura del volume, e in particolare lo sviluppo della teo­ ria dell’inter-azione situata e dei metodi per applicarla, hanno rappresentato per me una sfida impegnativa oltre che un’occasione di apprendimento e di approfondimento critico. Lascio ai lettori il giudizio sulla bontà e sull’efficacia di questo sforzo. La mia speranza è che questo volume possa aiutare i lettori a comprendere effetti e opportunità dei nuovi media, facilitandone l’impiego all’interno della nostra esperienza quotidiana. Un libro come questo non nasce per caso, ma è il frutto di un processo di gestazione piuttosto lungo che ha avuto origine durante la mia tesi di dottorato. Ho infatti iniziato a occuparmi di nuovi media a partire dall’inizio degli anni novanta, sotto la guida dell’amico Carlo Galimberti a cui va la mia stima e la mia gratitudine. Insieme a Carlo ho vissuto prima l’esperienza di LICENT, il Laboratorio di interazione comunicativa e nuove tecnologie dell’Università Cattolica di Milano, e poi del Centro studi e ricerche di psicologia della comunicazione presso la stessa università. Qui ho svolto l’ultima parte della mia attività di ricerca insieme a Rita Ciceri, Michela Balconi e un ampio gruppo di giovani ricercatori che includono Matteo Cantamesse, Elena Gatti, Alessandra Grassi, Alessia Agliati e Valentino Zurloni. Alla curiosità e intelligenza di Luigi Anolli, che ci ha lasciato prematuramente, devo invece la scoperta della psicologia della comunicazione e della psicologia culturale. Sono state la sua guida e la sua vasta cultura a spingermi ad allargare la mia visione e i miei interessi di ricerca.


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Introduzione

A Giuseppe Mantovani sono debitore per la scoperta delle teorie della «situazione» e per una parte importante della riflessione sul concetto di presenza. Con gli amici Luciano Gamberini e Anna Spagnolli ho invece condiviso l’esperienza della rivista internazionale «PsychNology Journal» e diversi progetti di ricerca europei. Un grazie anche a Marisa Muzio che, con il suo lavoro sul flow, mi ha aperto al mondo della psicologia positiva. Un ulteriore ringraziamento va a Eugenia Scabini, Claudio Bosio e Alessandro Antonietti, che hanno seguito la mia carriera universitaria a partire dal dottorato di ricerca fornendomi supporto e suggerimenti. Infine i ringraziamenti per la realizzazione di questo volume. Anzitutto, desidero ringraziare i colleghi e collaboratori Andrea Gaggioli, Daniela Villani e Pietro Cipresso con cui ho discusso molti aspetti del volume, in particolare i concetti di flow e di presenza. Un ringraziamento particolarmente sentito è per l’istituzione – l’Istituto auxologico italiano – che ha permesso la realizzazione dei diversi progetti di ricerca europei da me coordinati nell’ambito dei nuovi media. Grazie alla lungimiranza di Giovanni Ancarani, Mario Colombo e Luca Grappolo, rispettivamente membro del consiglio di amministrazione, direttore generale e segretario scientifico dell’Istituto, ho potuto sperimentare le potenzialità di internet e della realtà virtuale come strumenti di valutazione e riabilitazione. Grazie invece all’amicizia e al supporto di Enrico Molinari sono riuscito ad associare la pratica clinica all’uso delle nuove tecnologie comunicative. In questa impresa un supporto importante mi è arrivato da Gianluca Castelnuovo, Gian Luca Cesa, Monica Bacchetta, Margherita Baruffi e Francesco Vincelli. L’ultimo ringraziamento va alla mia famiglia. Ai miei genitori, Erminio ed Enrica, che mi hanno trasmesso la loro curiosità e la passione per la ricerca, ai miei fratelli Angelo e Grazia e alle tre donne – Fabrizia, Martina e Arianna – che stanno accompagnando e accompagneranno il mio percorso di vita.


PARTE PRIMA

Alla scoperta dei nuovi media: dal computer all’interrealtà


capitolo

Il cuore dei nuovi media: digitalizzazione e interfaccia

1

Non tutti i media sono nuovi media: un medium può essere considerato un nuovo medium, quando l’informazione trasmessa attraverso di esso è elaborata mediante un processo di digitalizzazione. La digitalizzazione richiede ai nuovi media la presenza di un’interfaccia in grado di rappresentare le funzionalità del sistema attraverso un modello. Dato il ruolo giocato dall’interfaccia nel consentire l’interazione con il medium, l’utente tende a scegliere media con un’interfaccia usabile. In questo contesto il compito della psicologia dei nuovi media, chiamata anche «ciberpsicologia», è lo studio, la comprensione, la previsione e l’attivazione dei processi di cambiamento che hanno la loro principale origine nell’interazione con i nuovi media comunicativi. Rispondere a una mail. Mandare un SMS. Mettere le proprie foto sul profilo di Facebook. Leggere il quotidiano sullo schermo del tablet. Ascoltare l’ultimo successo dell’estate sul lettore digitale. Questi semplici esempi mostrano come l’interazione con i «nuovi media» sia diventata oggi una parte centrale della nostra esperienza quotidiana, sia individuale che sociale [Barak 2008; Bennato 2011; Lister et al. 2003]. Ma perché i nuovi media sono così importanti? Perché le persone passano giornate intere a scambiarsi SMS o a consultare la bacheca del proprio profilo sul social network? L’uomo è un essere sociale. Per questo motivo le relazioni sociali rappresentano un importante punto di riferimento per i comportamenti e le decisioni del soggetto. È attraverso l’interazione sociale che arriviamo a condividere una cultura, un linguaggio e un modo di esprimerci: abbiamo imparato a dire «in bocca al lupo» prima di un esame perché lo abbiamo sentito dire tante volte.


capitolo

L’evoluzione dei nuovi media: dall’e-mail ai social network

2

Lo strumento che ha permesso la nascita dei nuovi media è stato il computer. Ma il computer è diventato un nuovo medium solo con lo sviluppo di internet. Analizzando la storia di internet è possibile identificare tre diverse fasi nello sviluppo dei nuovi media legate a uno specifico tipo di interfaccia. La prima è la comunicazione testuale (interfaccia testuale) che ha permesso la comunicazione a distanza e la creazione di comunità virtuali svincolate da limiti spaziotemporali. La seconda è la comunicazione multimediale (interfaccia web) che ha permesso l’accesso a informazioni specifiche e multimediali all’interno di grandi quantità di dati. La fase finale è quella di espressione multimediale (interfaccia web 2.0) che ha permesso agli utenti di esprimersi/creare contenuti da condividere all’interno di una comunità virtuale.

1.  il padre dei nuovi media: internet Lo strumento che ha permesso la nascita dei nuovi media è stato il computer. Ma il computer non è nato come medium. Gli anni che ci separano dall’Harvard Mark, il primo calcolatore automatico, hanno infatti modificato non solo la tecnologia ma anche l’esperienza del computer. Nato come uno strumento in grado di eseguire calcoli complessi e/o ripetitivi, il computer si è prima trasformato in una macchina da scrivere avanzata per poi diventare – grazie a internet – uno strumento di comunicazione. Internet nasce alla fine degli anni sessanta su un’iniziativa dell’Agenzia per i progetti di ricerca di difesa avanzata (Defence Advanced Research Projects Agen-


capitolo

Il futuro dei nuovi media: verso l’interrealtà

3

Si evolveranno ancora i nuovi media? E se sì, come? Il capitolo prova a rispondere a questa domanda identificando tre tendenze che stanno modificando il panorama dei nuovi media. La prima è la completa separazione tra tecnologia e contenuti: la possibilità di consultare e manipolare lo stesso contenuto indipendentemente dalla tecnologia utilizzata. La seconda è il tentativo di trasformare i contenuti dei nuovi media da messaggi a esperienze. La terza a l’emergere è l’«interrealtà»: uno spazio personale e sociale allargato che include tutte le esperienze – digitali e reali, personali e sociali – sperimentate dal soggetto nella sua vita quotidiana. A caratterizzare l’interrealtà è lo scambio esistente tra la dimensione reale e quella virtuale: il mondo virtuale influenza quello reale e viceversa. Cambieranno ancora i nuovi media? E se sì, come? La risposta alla prima domanda è «sicuramente sì». Come abbiamo visto nel primo capitolo, l’elaborazione digitale dell’informazione che caratterizza questi media ne permette la modularità, l’interattività, l’automazione e la variabilità. Per questo motivo, sono in grado di trasformarsi ed evolvere a velocità impensabili per i media tradizionali. Come lo faranno? In questo capitolo proporremo una risposta a questa domanda identificando una serie di trend che stanno guidando e guideranno anche in futuro lo sviluppo dei nuovi media: 1.  i contenuti dei nuovi media diventano indipendenti dalla tecnologia utilizzata;


PARTE SECONDA

Comprendere gli effetti dei nuovi media: la teoria dell’interazione situata


capitolo

Nuovi media e cambiamento: siamo noi a cambiare i media o sono loro a cambiare noi?

4

La comprensione dello sviluppo e degli effetti dei nuovi media rappresenta una sfida centrale per la società contemporanea. Questa seconda parte del volume vuole proporre un modello interpretativo basato sulla psicologia dei nuovi media – la teoria dell’inter-azione situata – con cui comprendere l’impatto dei nuovi media. Il punto di partenza è l’analisi del rapporto tra medium e soggetti comunicanti: sono i soggetti che controllano le caratteristiche dei media o sono questi a «determinare», i propri utenti? Il capitolo analizza due posizioni apparentemente antitetiche cercando di identificarne un punto di contatto. La prima è il determinismo tecnologico (McLuhan): l’impiego di un medium non solo modifica la comunicazione, ma ha anche effetto sul modo di sentire e di pensare dei propri utenti. La seconda è il costruzionismo sociale (Williams): ogni medium è sempre «situato» in quanto risultato di specifiche forze sociali e culturali. La comprensione dello sviluppo e degli effetti dei nuovi media rappresenta una sfida centrale per la società contemporanea. Come sottolinea Norman [2007; trad. it. 2008, 31]: La tecnologia ci pone di fronte a problemi fondamentali, che non possono essere superati basandoci su quanto abbiamo fatto nel passato. Abbiamo bisogno di un approccio più tranquillo, più affidabile, più a misura d’uomo.

All’interno di questo nuovo scenario, qual è il ruolo della psicologia dei nuovi media? Rispetto alle scienze della comunicazione, la psicologia dei nuovi


capitolo

5

Nuovi media, azione e corporeità: quando il medium diventa trasparente

Come agiamo, e in particolare come agiamo quando usiamo i nuovi media? Il capitolo propone una risposta a questa domanda partendo dal modello interpretativo offerto dalla psicologia bioculturale e integrandolo con due teorie – la teoria dell’attività e la teoria dinamica delle intenzioni – che analizzano il legame tra azione e intenzioni. Grazie a esse sarà possibile raggiungere due obiettivi. Potremo spiegare il doppio ruolo dei nuovi media nell’azione, contemporaneamente artefatti (strumenti opachi) e affordances (opportunità intuitive) a seconda del sistema cognitivo – intuitivo o razionale – richiesto per usarli. E poi vedremo gli effetti del medium sulla nostra corporeità quando diventa un’opportunità e può essere utilizzato intuitivamente. Nel capitolo precedente abbiamo visto come i nuovi media modificano e sono modificati dalle pratiche dell’interazione sociale. In pratica, usando i media, inizialmente ci adattiamo a essi. Ma come avviene questo processo? Come adattiamo la nostra azione alle caratteristiche dei nuovi media? E che cosa avviene in noi quando il processo di adattamento è finito e siamo in grado di utilizzarli in maniera trasparente? Il capitolo cercherà di rispondere a queste domande partendo dall’analisi dell’azione ed evidenziando le due facce dei nuovi media: strumenti opachi che limitano l’azione o opportunità che siamo in grado di sfruttare in maniera totalmente trasparente. Dopo aver spiegato che cosa consente di modificare la percezione del medium – imparare a usarlo efficacemente – analizzaremo gli effetti cognitivi di tale apprendimento, in particolare sulla nostra corporeità.


capitolo

6

Nuovi media e presenza: essere in un mondo reale e virtuale

Nel capitolo precedente abbiamo visto come imparando a usare il medium il soggetto allarghi in maniera trasparente i confini del Sé, diventando «presente» nell’artefatto che sta usando o nello spazio in cui questo si trova. Ma come il soggetto definisce i propri confini all’interno dell’ambiente e della cultura in cui si trova? La risposta che verrà data in questo capitolo è la seguente: attraverso la presenza e la presenza sociale. La presenza è la sensazione di «essere» all’interno di un ambiente, reale o virtuale, risultato della capacità di mettere in atto nell’ambiente le proprie intenzioni. La presenza sociale è invece la sensazione di «essere con altri Sé» all’interno di un ambiente reale o virtuale, risultato della capacità di riconoscere nell’ambiente le intenzioni degli Altri. Nel capitolo precedente abbiamo visto come le ricerche neuropsicologiche abbiano confermato la dimensione dialettica tra attore e artefatto suggerita dalla teoria dell’inter-azione situata: imparando a usare il medium il soggetto allarga in maniera trasparente i confini del Sé, diventando «presente» nell’artefatto che sta usando o nello spazio in cui questo si trova. Ma come il soggetto definisce i propri confini all’interno dell’ambiente e della cultura in cui si trova? In questo capitolo approfondiremo questo punto focalizzandoci sui concetti di presenza e di presenza sociale.


capitolo

Nuovi media e identità: chi sono io nei nuovi media?

7

La riflessione del determinismo tecnologico sottolinea l’influenza dei media sulla nostra soggettività. Questo capitolo cerca di approfondire tale riflessione analizzando gli effetti dei media sul nostro «Sé» – il soggetto consapevole di agire e conoscere – e sulla nostra «identità» – il prodotto dell’attività del Sé, oggetto della riflessione propria e altrui. Dopo aver identificato nei memi e nella narrazione gli elementi che permettono di collegare il Sé a cultura e identità, il capitolo sottolinea come i media abbiano contemporaneamente la capacità di modificare schemi ed emozioni (Sé) e di influenzare, in positivo o in negativo, la definizione della nostra identità sociale. Che effetto hanno sulla nostra soggettività i nuovi media? Tiziana Mancini [2010] riprende la distinzione introdotta dallo psicologo William James tra «Io» e «Me», per distinguere la nostra soggettività in due componenti: •  Sé: il soggetto che agisce e conosce (Sé visto all’interno delle menti dei soggetti); •  identità: il prodotto dell’attività del Sé, oggetto della riflessione propria e altrui (Sé visto al di fuori della mente dei soggetti). In questa visione il Sé acquista un’identità, cioè la consapevolezza di essere un oggetto unico e coerente, mediante un progressivo adattamento all’ambiente fisico e sociale in cui si trova. Per questo motivo l’essere presenti in un medium non ha solo un effetto sulla nostra esperienza d’uso, ma anche su entrambe le facce della nostra esperienza soggettiva. Nel corso del capitolo cercheremo di capire come.


capitolo

8

Nuovi media e relazioni: interagire nelle reti sociali virtuali

Le reti sociali, insieme all’identità sociale definiscono la nostra esperienza sociale. Tra le diverse reti sociali che caratterizzano la nostra esperienza la più rilevante è la comunità. La nascita e lo sviluppo dei nuovi media ha allargato i confini delle reti sociali, portando alla creazione di un nuovo spazio sociale, il «ciberspazio», in grado di permettere la nascità di vere e proprie comunità virtuali. I social network rappresentano l’evoluzione delle comunità virtuali introdotte con la nascita di internet e si caratterizzano per essere reti sociali ibride – contemporaneamente costituite da legami virtuali e da legami reali – molto più malleabili e dinamici delle reti sociali precedenti.

1.  Le caratteristiche dell’esperienza sociale L’uomo è un essere sociale. Per questo motivo l’esperienza sociale rappresenta un importante punto di riferimento per i comportamenti e le decisioni del soggetto. Ma che cosa caratterizza l’esperienza sociale? Le riflessioni della psicologia rilevano come a definire l’esperienza sociale di un soggetto siano due dimensioni [Lave e Wenger 2006; Tajfel 1981]. La prima è l’identità sociale, di cui abbiamo parlato a lungo nel capitolo precedente. La seconda è la rete sociale, l’insieme di persone cui sono collegato da una forma qualsiasi di relazione sociale: dall’appartenenza alla stessa famiglia, a un rapporto di amicizia o lavoro, a una conoscenza casuale.


PARTE TERZA

Applicare la psicologia dei nuovi media: strumenti e metodi


capitolo

9

La psicologia dei nuovi media in pratica: commercio elettronico e formazione a distanza

La terza parte del volume vuole aiutare il ricercatore a rispondere a una domanda molto pratica: come può un medium supportare efficacemente le intenzioni degli utenti. In particolare il capitolo descrive un metodo integrato di analisi dei nuovi media che permette di concentrarsi su ciascuno dei diversi livelli che influenzano l’esperienza del medium, integrando strumenti di analisi quantitativi e qualitativi e gli strumenti di due diverse aree dell’ergonomia – l’ergonomia cognitiva e l’ergonomia sociale. Nella seconda parte del capitolo vedremo invece come tale metodo possa essere utilizzato in una serie di ambiti applicativi concreti: la formazione a distanza e il commercio elettronico. Nel corso nel volume abbiamo visto come un nuovo medium diventi un’opportunità per i propri utenti quando è in grado di permettergli di attuare le proprie intenzioni e di comprendere quelle degli interlocutori in maniera intuitiva. In particolare, attraverso l’analisi del livello di presenza e presenza sociale percepita durante l’azione e l’interazione è possibile valutare l’efficacia del medium. Ma come può un medium supportare efficacemente le intenzioni degli utenti? Questo capitolo vuole fornire gli strumenti necessari per rispondere a questa domanda facendo riferimento a un particolare metodo di ricerca: l’analisi esplorativa multilivello e integrata dei dati (Complementary Explorative Multilevel Data Analysis, Cemda). Tale approccio ha le seguenti caratteristiche: •  vuole comprendere come l’uso strategico da parte dei soggetti delle opportunità disponibili influenza l’attuazione delle loro intenzioni attraverso il medium;


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