AQ - acque in città alta

Page 1

AQ Acque in Città Alta

“AD COMMUNEM ET PERNECESSARIUM OMNIUM USUM” “AD LOCI ORNAMENTUM ET URBIS DIGNITATEM” Amatoriale inventario delle fontane di Bergamo - Città Alta

di Bernardino Calderola



Presentazione Ho deciso di mettere mano al presente lavoro dopo una semplice constatazione: pur essendo “innamorato” di Città Alta, la mia conoscenza delle fontane che vi si trovano era molto parziale e piuttosto superficiale... D’accordo, la cosa non è di quelle che tolgono il sonno o che possono creare problemi, tuttavia la curiosità di fare qualche approfondimento si è fatta subito vivacissima e così mi sono messo all’opera. Nelle mie intenzioni e soprattutto nelle mie possibilità non vi è un fine compiutamente “storico/artistico/didattico”: non vogliatemene ma l’approccio che ho dato è quello di un più semplice, ma non per questo meno utile, “inventario“ delle acque che si trovano in Bergamo - Città Alta (ad onor del vero, in coda, ho messo anche un riepilogo di completamento sia con le fontane “nascoste, dimenticate e perdute” sia con quelle che si trovano in Città Bassa o Città Piana come si diceva una volta). Con il termine “acque” farò riferimento evidentemente al vitale elemento naturale nel rapporto che nel corso dei secoli ha avuto con la popolazione residente in Città Alta. Pertanto, di volta in volta, mi riferirò a: fonti, fontane, acquedotti, pozzi, cisterne, sorgenti a tutto quello cioè che ha rappresentato il modo di gestire e “governare” la preziosa ed indispensabile risorsa naturale rappresentata dall’acqua. Per quanto riguarda i contributi fotografici, questi sono per la quasi totalità di mia realizzazione: passeggiare in Città Alta con la mia Nikon D80 è una delle cose che preferisco fare, in qualsiasi stagione e con qualsiasi condizione climatica: mi sorprende sempre la possibilità di poter fotografare qualcosa di nuovo od in maniera diversa! Per i testi invece ho effettuato un po’ di ricerche utilizzando soprattutto 3 volumi (in effetti la letteratura sulle “acque” di Città Alta non è molto copiosa): - “Acqua ed acquedotti nella storia di Bergamo” di Pino Capellini (1990); - “Gli antichi acquedotti di Bergamo” di Nevio Basezzi e Bruno Signorelli (1992); - “Le fontane di Bergamo” Leo Club (1982); oltre che a curiosare in internet (tra gli altri segnalo il sito del Comune di Bergamo: www.comune.bergamo.it). Mi sono anche concesso una piccola ... divagazione narrativa: faccio cioè riferimento ad un paio di pagine che troverete dopo questa presentazione, nelle quali in maniera spero almeno simpatica, ho cercato di ... dare voce anche all’acqua. Quello che potrete vedere sfogliando questo libro è lo stato attuale delle fontane di Città Alta. Uno stato che non mi sentirei di difinire nè buono nè cattivo. Non voglio fare una “denuncia”, una “critica” sullo stato di manutenzione delle fontane ma più concretamente fare un semplice richiamo a non trascurarle per evitare di perderle del tutto (cosa che in alcuni casi purtroppo è già avvenuto...). Sicuramente rispetto ad alcuni anni fa la situazione generale può considerarsi decisamente migliorata ma quello che si potrebbe validamente ed utilmente aggiungere è una valorizzazione del pezzo di storia e di costume che il rapporto con l’acqua e con la sua gestione rappresenta. Il mio amore per Città Alta non mi offusca a tal punto da non comprendere che le fontane di Città Alta non siano, dal punto di vista artistico-monumentale, capolavori assoluti... La

loro bellezza, il loro fascino nascono non tanto da un valore artistico fine a se stesso quanto piuttosto da un valore d’uso e di relazione con la gente. Già, proprio questa importanza pratica che i bergamaschi hanno sempre riservato ad una risorsa rara e tutto sommato “scomoda” da gestire, per le caratteristiche del territorio della Città, ha spronato a badare al sodo, alla praticità, alla funzionalità, al rispetto di fonti, fontane, acquedotti, cisterne, pozzi piuttosto che alla sola valenza estetica. Questa impostazione tra l’altro è tipica delle caratteristiche della gente di Bergamo: pochi fronzoli e tanta concretezza, attenzione e parsimonia nei confronti di qualsiasi ricchezza, a partire dall’acqua per l’appunto! Di tutto ciò ne sono riprova due aspetti: le fontane “monumentali” realizzate cioè anche con intenzioni artistiche sono soltanto 4: la fontana Contarini, la fontana di Porta S. Agostino (da tempo “asciutta”...) e direi anche quelle di S. Pancrazio e del Delfino. Tutte le altre, per lo più risalenti al medioevo, sono accomunate da una sostanziale similitudine di impostazione costruttiva (un bell’arco in massiccia pietra) e sicuramente poco concedono ai pregi architettonici. Si tratta di opere che hanno assolto la loro funzione per secoli e secoli (la maggior parte almeno fino alla fine dell’ ‘800) a riprova della validità dei progetti iniziali e della cura e manutenzione assicurata a questi importanti manufatti. Belle o meno, le fontane di Città Alta sono una componente da tenere in grande considerazione in quanto, seppur non famose e notabili come le mura venete, sono risultate nel tempo molto più utili ed importanti per la vita di tutti i giorni dei bergamaschi di Città Alta. Un poco di spazio è stato riservato anche agli acquedotti che, assieme alle poche sorgenti presenti nel sottosuolo di Città Alta, hanno egregiamente garantito l’approvvigionamento idrico delle fontane. Si tratta di 4 acquedotti: quello “dei Vasi”, quello di “Acqua Morta/Gavazzolo” (o “di Sudorno”), quello “di prato Baglioni” e quello “Magistrale” (cui competeva la distribuzione delle acque all’interno delle mura di Città Alta). Concludo: spero tanto che questo lavoro, con limiti e pecche che confido potranno essermi perdonate, possa essere di aiuto o di stimolo ad un veloce approfondimento sull’aspetto trattato. Negli auspici vi è anche il fatto che possa diventare una sorta di “compagno di passeggiata” da portare con sé a mo’ di guida in occasione di uno o più giretti per Città Alta che assolutamente consiglio di fare a tutti! Bernardino Calderola P.S. Dimenticavo una cosa... La sigla “AQ” sta evidentemente per “acqua”. Veniva incisa su alcune pietre per segnalare il passaggio della canalizzazione di un acquedotto. Ormani queste incisioni sono quasi tutte andate perdute. In Città Alta ne sono rimaste soltanto 3: una nell’angolo a destra guardando la fontana Viscontea ed altre 2 (una vicina all’altra) in via Sudorno, sul muro proprio di fronte alla scalinata di S. Grata. Cosa ne dite di andarle a cercare?...


Ciao! Sono nonna Lina...

“AQ - Acque in Città Alta”

4

… e vorrei raccontarti alcune cose che penso potrai trovare interessanti. Chi sono? Beh, diciamo che per capire la mia risposta dovrai usare un po’ di fantasia: sono una goccia d’acqua! Se avrai la pazienza di seguire quello che ti racconterò, mi conoscerai meglio e forse riuscirai a capire meglio anche altre cose che nel, tempo, hanno tenuto stretti i rapporti tra noi “acque” e voi “esseri animati”. Abito da queste parti da tantissimo tempo, da molto prima che qualche essere umano abbia iniziato a stare stabilmente su queste colline. Madre Natura ha stabilito che io e le mie consorelle dobbiamo essere sempre in movimento, difficile trovarci ad oziare da qualche parte. E così, non ricordo più da quanto tempo, vado su e giù tra cielo e terra in questa zona che negli ultimi 2000 anni voi avete chiamato in vari modi: Barra, Berghem, Bergomum, Bergamo. I primi contatti con gli umani li ho avuti con tipi che si chiamavano “Liguri” (erano amici delle mie cugine che abitano sul mare). Sono arrivati quando questi colli erano disabitati ed hanno pensato che potessero essere adatti a fermarsi per formare un primo villaggio. La loro decisione di restare da queste parti è stata sicuramente favorita dalla conoscenza che abbiamo fatto immediatamente. Nel mio “giro”, tra terra e cielo (di solito passo dalla montagna al mare utilizzando i fiumi), i Liguri avevano trovato quelle strade che con le mie consorelle ci piaceva percorrere d’abitudine e così, visto che di noi gli umani hanno un estremo e continuo bisogno, i rapporti hanno cominciato ad essere molto stabili. Per un bel periodo gli umani ci hanno semplicemente cercato e seguito da vicino, lasciandoci sempre molta libertà. Poi, dopo i Liguri, sono arrivati i Galli, gli Etruschi, poi i Barbari, e quindi i Romani. Questi di Roma me li ricordo molto bene! Loro sono stati i primi ad avere un grande riguardo nei nostri confronti e soprattutto hanno cercato di mettere ordine al nostro cammino verso i fiumi della pianura: non gradivano che ce ne andassimo dove ci pareva! Hanno iniziato a costruirci delle “strade” ben delimitate e che, devo dire, erano tenute pulite ed in ordine. Queste “strade” arrivavano a delle “stazioni di servizio” che conoscete meglio con il termine “fontane”; lì potevamo fermarci un poco e soprattutto il contatto con voi essere umani lì diventava veramente continuo. Infatti le fontane permettevano alla gente del posto di fare con noi un sacco di cose: ci prendevano per accompagnarci nelle loro case per lavarsi, per cucinare, per pulire oltre che chiaramente per dissetare loro e gli animali che vivevano con loro. Le fontane mi sono sempre piaciute perché erano molto frequentate ed attorno la vivacità era incredibile. La gente del posto veniva spesso a trovarci, anche più di una volta al giorno; le donne poi facevano un sacco di confusione con le loro chiacchiere ed i loro pettegolezzi, i ragazzini ne approfittavano per giocare con noi, i

viandanti si riposavano e dissetavano i loro cavalli. Insomma il via-vai attorno alle fontane era divertente, anche se ogni tanto capitavano accese discussioni perché qualcuno se ne approfittava di noi o ci trattava male. Mi pare che per evitare queste situazione gli esseri umani del tempo abbiamo stabilito delle regole precise (“leggi”, dico bene?) per avere nei nostri confronti un grande riguardo: questa cosa, che ci ha sempre fatto piacere, dimostrava il fatto che gli umani riconoscono la nostra importanza ed a loro modo ci voglio bene. Eh sì, devono per forza volerci bene… Quando siamo un po’ stanche, soprattutto d’estate, con il sole forte ed il gran caldo, la nostra voglia di muoverci passa un poco e così il nostro giro tra cielo e terra può rallentare molto, e così ci facciamo trovare in giro di meno. Voi umani non gradite questa situazione, che chiamate “siccità”, ed avete imparato a fare di tutto per tenerci riunite da qualche parte, riparate e protette in una specie di albergo (si dice “cisterna”, giusto?), in modo da poterci usare anche se non ci facciamo trovare con facilità ed abbondanza. Già, quando non ci trovate facilmente provate a venirci a cercare sotto terra scavando profondi buchi, forse è meglio dire “pozzi”: è divertente giocare a nascondino con voi! A Bergamo sono passata in tante fontane, cisterne e pozzi; penso che non riuscirei ad elencare tutti i posti che, dai tempi dei Romani, ho frequentato (tanti di questi posti poi oggi non ci sono neanche più…). Di tutti questi posti, importanti allo stesso modo, vorrei però ricordare due fontane che sono le più particolari perché quando ci passo mi… metto il vestito della festa! Come mai? Sono le uniche due fontane che gli umani hanno costruito in Città Alta in maniera arzigogolata, pensando cioè a farci uscire non attraverso una semplice e funzionale presa ma costruendoci attorno qualcosa di importante e spettacolare. Alcune mie amiche che vivono lontano da Bergamo mi hanno detto che le fontane di altri posti sono molto più grandi e più belle di quelle di Città Alta… A me però non importa: io sono affezionata alla Fontana Contarini di Piazza Vecchia ed alla Fontana di Sant’Agostino. Quando mi capita di passare dalle loro parti mi emoziono sempre (a dire il vero non capisco perché da quella di Sant’Agostino gli umani hanno deciso di non farmi più passare…) e quando esco all’aperto sento sempre addosso un sacco di occhi: devo rendermi presentabile al meglio anche perché lì le fotografie non si contano. Da vecchietta però non posso dimenticare i tantissimi passaggi che ho fatto dalle fontane più vecchie di Città Alta. Come non ricordare la fontana del Vagine, quella del Corno, quella della Boccola e del Lantro? Ah… che bei ricordi! Peccato che oggi


(di cognome nonna Lina fa... Goccio).

“AQ - Acque in Città Alta”

siano quasi del tutto scomparse e dimenticate da voi umani. Tra di voi non ho ricordi precisi di qualcuno in particolare, alla fine siete tutti abbastanza uguali. Ci cercate e volete bene ma poi quando ci avete trovato ed utilizzato (magari anche in malo modo...) ci dimenticate quasi del tutto. Tanto tempo fa però c’erano dei tizi, i carissimi “fontanari”, che fin che ci sono stati ci hanno proprio trattato con i guanti! Passavano spesso a trovarci, erano sempre intenti a pulire ed a tenere in ordine le nostre strade, provvedevano subito a sistemare i danni che si creavano e si arrabbiavano tantissimo con chi non ci trattava bene o non rispettava le “leggi” che ci riguardavano. Quelli sì che erano dei veri amici… Chissà che fine hanno fatto? Non potreste far in modo di farli tornare? Ma bando alle nostalgie! Ho voluto raccontarti, magari un po’ in fretta, alcuni dei ricordi che ho della mia presenza in Città Alta. Ormai sono un po’ vecchia e malandata, faccio sempre più fatica ad andare in giro. Gli umani se ne sono accorti ed hanno deciso di “sostituirmi” con le mie consorelle che vengono fatte arrivare da lontano (Serina, Albino, Ponte Nossa): loro sono più giovani di me, sono numerosissime e vivacissime, beate loro! Quello che vorrei chiederti è di non dimenticarti del tutto di me… Oggi magari non sono più importante come una volta, è vero, ma ti chiedo di non mettermi da parte e di non cercarmi più, dimenticando i tantissimi anni in cui siamo state vicine e grandi amiche degli abitanti di Città Alta. E’ stato un grande amore che ha dato frutti importanti: quello che è oggi Bergamo lo deve al suo passato ed in questo passato anch’io ho avuto la mia parte! Ho suggerito al sig. Calderola di fare un lavoretto che riguarda la mia storia e quella delle mie consorelle… Lui, per quello che ha potuto, si è dato da fare e si è messo a cercare e ricercare quello che si poteva trovare sul nostro passato. Prova a dare un’occhiata al suo lavoro… Da vecchietta, orgogliosa del mio passato, me ne resterò in disparte ad aspettare il tuo passaggio da qualcuno dei posti che ho frequentato da giovane. Mi basterà anche una tua sola occhiata che apprezzerò come segno di gratitudine per quello che ho fatto nel passato e questo basterà per farmi sentire… immortale! Ti aspetto! … nonna Lina

5


Bergamo - Città Alta Porta SAN LORENZO detta anche Porta Garibaldi Porta SANT’ALESSANDRO Porta SANT’AGOSTINO

“AQ - Acque in Città Alta”

6

Porta SAN GIACOMO


Partiamo dalla leggenda... Cidno re dei Liguri, figlio di Fetonte che a sua volta era figlio di Cam, era approdato in quella che oggi chiamiamo Lombardia. Fondò Bergamo, 2508 anni dopo la creazione del mondo, 501 dopo il diluvio 1084 prima della nascita di Gesù Cristo. Ne farebbe testo un dipinto (perduto) che nella sala maggiore del palazzo del Podestà ritraeva una città costruita su un colle e la scritta che pressappoco diceva: “Cydnus Liguris Filius Bergomum Conditit”. Anche per Catone, che visse due secoli prima di Cristo, l’origine di Bergamo è misteriosa, perché misteriosissimi erano gli Orobi, che sicuramente diedero origine a bergamaschi e comaschi, dei quali si può soltanto supporre che fossero di origine greca, dal momento che Orobi era il nome con cui, in lingua greca, si indicava la gente che viveva sulle montagne. Leggende a parte, nel VI secolo a.C. la zona viene occupata dagli Etruschi, che la fortificano. Verso il 550 a.C. è quindi conquistata dai Galli Cenomani, che si abbandonano a uccisioni e devastazioni. Il nome della città, da Barra diviene Berghèm, termine imparentato con i vocaboli del moderno tedesco “Berg” (montagna) e “Heim” (abitazione), infatti come altre città omonime del nord europa, Germania e soprattutto Norvegia, Bergamo (ancora oggi in bergamasco Berghèm) nella sua parte più antica nasce su una collina come da tipica usanza delle culture indoeuropee più arcaiche. Per la verità questa tesi, nonostante sia la più diffusa, non è condivisa da tutti. Circa un secolo e mezzo dopo arrivano i Galli Senoni di Brenno, che però devono vedersela con i soldati inviati da Roma per contrastarli. Secondo la leggenda il generale romano Torquato sfida il barbaro Brenno a singolar tenzone e lo sconfigge. Costui, per la vergogna, si suicida gettandosi in un fiume. Così i bergamaschi diventano sudditi di Roma, la vecchia società muore e viene sostituita da nuove leggi, nuovi ordinamenti amministrativi e, ovviamente, nuova religione. Inizia un periodo piuttosto lungo di benessere e prosperità e Bergomum, così ribattezzata dai nuovi padroni, diviene un fiorente municipio fortificato di circa diecimila abitanti. Insieme a tutti gli abitanti dei territori transpadani, anche i bergamaschi divengono cittadini romani nel 49 a.C., in seguito ad un editto di Giulio Cesare. Poco più avanti anche a Bergamo appaiono i primi Cristiani ed il 26 agosto del 303 d.C. Sant’Alessandro, oggi patrono della città, viene decapitato. A partire dalla caduta dell’Impero Romano la città viene ripetutamente invasa e saccheggiata. Nel 402 iniziano i Goti di Alarico I e nemmeno circa cinquant’anni dopo è la volta degli Unni di Attila. Quindi tocca ai Vandali, ai Bizantini e ai Greci.

Nel 569 i Longobardi trovano una città quasi deserta e vi si insediano pacificamente. Durante il loro dominio la città conosce un periodo di relativa calma. Nel 774 arrivano i Franchi di Carlo Magno, che vi insediano un grande mercato commerciale. Nell’894 la città è distrutta dall’esercito dell’imperatore Arnolfo, sceso in Italia su invito di Papa Formoso. I Bergamaschi ricostruiscono Bergomum praticamente da soli sotto la guida del Vescovo e questo spiega la fioritura di chiese. Nel 1098 il Vescovo Arnolfo, già scomunicato da Papa Gregorio VIII per simonia, viene dichiarato deposto dal Concilio di Milano ed è cacciato anche da Bergamo, che si proclama libero comune. Nel 1155 tale Giovanni Brusati (od un suo erede) possedeva in feudo il castello di Volpino. Brescia desiderava unire questo al suo territorio, ma il feudatario lo concesse, dietro compenso, a Bergamo. Questo fu causa di una guerra che vinsero i bresciani, nel 1156. Nel 1161 però i bergamaschi lo recuperarono, ed a seguito di questo evento venne stipulata una pace che prevedeva la distruzione del castello di Volpino e la spartizione della terra lasciando a Bergamo quella prospiciente il Lago d’Iseo e Lovere. Nel 1156 Federico Barbarossa concede alla città il diritto di battere moneta ma l’11 marzo dello stesso anno scoppia, per questioni di predominio territoriale, la prima guerra contro il libero comune di Brescia. Per Bergamo la situazione volge rapidamente al peggio e solo dopo dieci giorni la pace viene firmata grazie alla mediazione dell’Imperatore, che a Bergamo gode di molta popolarità. Quando però nel 1162 distrugge Milano, Bergamo è tra i comuni che il 7 aprile 1167, nel monastero benedettino di Pontida, fondano la Lega Lombarda. Quando questa, il 29 maggio 1176, sconfigge a Legnano l’esercito imperiale, i bergamaschi festeggiano per giorni. Poi però si torna alla vita di tutti i giorni e allora accade che, nel 1184, lo stesso imperatore entri in città salutato, secondo le cronache dell’epoca, da vere e proprie manifestazioni di entusiasmo. Accade anche che, il 7 luglio 1191, i bresciani sconfiggano i bergamaschi, obbligandoli a lasciare sul campo di battaglia di Cividate al Piano, sulle rive del fiume Oglio, oltre tremila cadaveri. Nel 1198, a Bergamo, viene terminato il Palazzo della Ragione e la città comincia ad espandersi fuori dalle mura, gettando le basi dell’odierna “città bassa”. Nel 1206 scoppia una vera e propria battaglia tra le fazioni bergamasche

“AQ - Acque in Città Alta”

BERGAMO nella storia

7


BERGAMO nella storia

“AQ - Acque in Città Alta”

8

dei Suardi (alfieri dei nobili e ghibellini) e dei Rivola (alfieri della fazione popolare e guelfi). L’istituto comunale bergamasco è in profonda crisi e, quasi come reazione, nascono numerose sette religiose. Il Papa bolla Bergamo come città eretica. Tra gli inquisitori papali, per fanatismo e numero di vittime, si distinguono tali Padre Lanfranco e Padre Fontana. Sul fronte politico interno i Suardi si alleano con i Colleoni, e il 18 maggio 1226 la battaglia tra queste due famiglie e la famiglia dei Rivolta dura più di una giornata, nelle le vie della città. I Bergamaschi però, stanchi di tante uccisioni, il 14 febbraio 1230 festeggiano la nascita della Società del Popolo, creata con speciale statuto e forte di circa duecento fanti, con il fine di provvedere al bene della città senza distinzioni tra cittadini. Il tempo passa e Bergamo, nel novembre 1237, si schiera con le truppe imperiali contro la Seconda Lega Lombarda. Nella battaglia di Cortenuova le perdite dei nemici dell’Imperatore Federico II sono altissime: circa seimila morti e quattromila prigionieri. Bergamo, nel timore di subire vendette da parte dei comuni traditi, arriva ad affidarsi alla protezione di altri, inizialmente dei Visconti protettori dei ghibellini. Numerosi guelfi vengono giustiziati ed i cittadini bergamaschi pagano i costi di tale alleanza in termini di nuove tasse e tributi. Nel 1265 nasce, su iniziativa del Vescovo e di Pinamonte da Brembate, il Consorzio di Misericordia, grande organizzazione assistenziale ancora oggi operante. Il 10 marzo 1296 scoppia in città una furiosa battaglia tra il partito dei Guelfi (capeggiati dai Colleoni, ormai ex alleati dei Suardi) e il partito dei Ghibellini, capeggiati appunto dai Suardi. È l’epilogo di una sanguionosa guerra civile che si conclude con la fuga dei Suardi a Milano, dove chiedono la protezione dei Visconti. Costoro inviano un piccolo esercito sotto le mura di Bergamo e allora tocca ai Colleoni sgomberare il campo. I Suardi rientrano in città e l’esercito visconteo, raggiunto lo scopo, ritorna a Milano. Allora gli alleati dei Colleoni, i Rivola e i Bonghi, attaccano i Suardi nuovamente e questi, sconfitti, devono fuggire una seconda volta. I Colleoni allora ritornano ma, incredibilmente, si alleano con i Suardi e a lasciare Bergamo sono ora i Rivola. Tutte queste lotte intestine indeboliscono ulteriormente l’istituzione comunale e, nel febbraio 1331, i Bergamaschi spalancano le porte a Giovanni I di

Lussemburgo, Re di Boemia e di Polonia, accolto come un liberatore. L’illusione dura solo un anno perché nel 1332 Mastino della Scala, Signore di Verona, sconfigge Giovanni I a Brescia e poi a Bergamo. Nel 1337, come ex voto dei Bergamaschi a Maria per essere scampati dalla peste, iniziano i lavori di rifacimento e ingrandimento di una piccola chiesa risalente all’VIII secolo. Nasce la Basilica di Santa Maria Maggiore. Durante il dominio dei Visconti viene costruita a scopo difensivo e di controllo la Cittadella fortificata, mentre nel 1335 viene completata la fortificazione del castello di San Vigilio. Nel XIV secolo Raimondo da Bergamo traduce in volgare bergamasco il “Trésor” di Brunetto Latini. La città viene conquistata dai Malatesta nel 1407, cui dodici anni dopo segue una rivolta Ghibellina capitanata da Filippo Maria Visconti. Bergamo diviene infine parte della Serenissima Repubblica di Venezia nel 1428, la quale fa completare la fortificazione della città bassa con la costruzione delle Muraine, per proteggere i borghi che si erano sviluppati fuori dalle mura medievali. Nel 1437 subisce un attacco da parte di Filippo Ma_ ria Visconti, ma la città viene presto riconsegnata a Venezia da Bartolomeo Colleoni. Durante la dominazione Veneziana la città subisce alcune modifiche: il Palazzo comunale viene ricostruito, per ospitare il mercato viene realizzata l’attuale piazza Mascheroni (già piazza Nuova) e viene sistemata l’attuale piazza Pontida. All’inizio del XVI secolo la città subisce due invasioni francesi e sette spag nole, alternate alla riconquista veneziana. È Venezia, nel 1561 che dà inizio alla costruzione delle mura di città alta. La carestia prima e l’epidemia di peste poi (quella descritta da Alessandro Manzoni ne “I promessi sposi”) mietono circa diecimila vittime a Bergamo nel 1630. Sono della fine del XVIII secolo la posa del Sentierone in città bassa e della fontana del Contarini nella Piazza Vecchia di città alta. Nel 1796 le truppe rivoluzionarie francesi entrano in città ponendo fine al lungo dominio veneziano e fondando la Repubblica Bergamasca, la cui breve vita si conclude col trattato di Campoformio e la sua inclusione nel regno d’Italia di Napoleone, nel 1805. Il Congresso di Vienna, nel 1815 fa di Bergamo una colonia austriaca. Nel 1837 viene aperta Porta Nuova e pochi anni dopo la via Ferdinandea, oggi viale Vittorio Emanuele II, principale via di collegamento tra le due parti della città.


Nel 1848 Bergamo manda aiuti a Milano, impegnata nelle sue “cinque giornate” di rivolta anti-austriaca. La ferrovia arriva a Bergamo nel 1857. L’8 giugno 1859 Giuseppe Garibaldi fa il suo ingresso nella città, ponendo fine al dominio austriaco. Porta San Lorenzo, da cui passò, venne ribattezzata Porta Garibaldi. L’anno successivo 174 bergamaschi partirono con Garibaldi nella Spedizione dei Mille, dando ottima prova di sé, come testimoniò lo stesso Garibaldi con una lettera da Caprera del 10 febbraio 1864 indirizzata all’allora sindaco Camozzi. Nel 1872 la sede del comune viene trasferita nella città bassa, ormai di_ ventata un centro urbano; nel 1887 entra in funzione il servizio di funicolare tra la città bassa e la città alta. Nel 1901 vengono demolite le Muraine, che svolgevano la funzione di dogana fino a pochi anni prima e, al loro posto, viene costruita la strada di circonvallazione.

“AQ - Acque in Città Alta”

BERGAMO nella storia

9


Fontana DEL POZZO BIANCO Ubicazione: Accessibile: Acqua:

Via Porta Dipinta - Largo San Michele al Pozzo Bianco Sì Si, corrente

“AQ - Acque in Città Alta”

10

La fontana, costruita nei primi decenni del secolo XIX, sorge ai piedi della salita che conduce alla chiesa di S. Michele al Pozzo Bianco (“S. Michael de Puteo Albo”), si presenta con una impostazione stilistica decisamente neoclassica. Tuttavia è possibile intuire, sotto queste strutture relativamente recenti, una forma architettonica molto più antica. Dalle cronache di Padre Donato Calvi, apprendiamo che nel 1485 il Consiglio della Città, decretava la costruzione di cinque cisterne o pozzi: ciò ci fa pensare che, nel punto ove ora sorge la fontana, venisse all’epoca edificato un pozzo. Si spiega così anche la denominazione della chiesa, risalente al secolo VIII; infatti bianco è il marmo di Zandobbio, con cui a partire dal 1498, si edificarono le fonta-

ne di Bergamo (abbandonando così l’arenaria sino ad allora utilizzata).


“AQ - Acque in Città Alta”

11


Fontana PORTA S. AGOSTINO Ubicazione: Accessibile: Acqua:

Porta S. Agostino sì no

“AQ - Acque in Città Alta”

12

Nel 1574 venne decisa dai Rettori della città, la costruzione di questa fontana, alla cui realizzazione la cittadinanza contribuì con una somma di 250 ducati. La localizzazione dell’opera di fronte alla porta di S. Agostino si deve probabilmente al fatto che, durante i lavori di sbancamento del baluardo, in occasione della costuzione delle mura venete, venne intercettata una copiosa sorgente di acqua purissima. Non si conosce l’autore del progetto. Fra le varie ipotesi avanzate le più probabili sono quelle attribuenti la paternità dell’opera a Paolo Berlendis o a Pietro Rognolo. L’architetto Luigi Angelini rileva come le affinità che l’opera presenta con altre costruzioni venete ed in particolare della Vicenza Palladiana, dimostrino che il progettista doveva ben conoscere i canoni e gli stili architettoni-

ci dettati da Andrea Palladio. Sono presenti quattro incisioni che ricordano: - i Rettori veneti committenti dell’opera (secondo un’antica tradizione medioevale proseguita anche durante il periodo venete); - il prefetto Marcantonio Memo; - il pretore Francesco Longo; - la destinazione dell’opera: “AD COMMUNEM ET PERNECESSARIUM OMNIUM USUM” e “AD LOCI ORNAMENTUM RT URBIS DIGNITATEM”. Destinata quindi ad un uso pratico ma valida anche ad un fine estetico.


“AQ - Acque in Città Alta”

13


Fontana Via OSMANO Ubicazione: Accessibile: Acqua:

Via Osmano Sì No

“AQ - Acque in Città Alta”

14

Posta sotto un arco la fontana, che risale al XIII secolo, ricalca la tipologia costruttiva di altri esempi coevi, quali la fontana di via Solata, di porta Dipinta e del Gromo. Serviva all’approvvigionamento idrico della Vicinia di S. Michele. L’arco è stato convertito per uso privato trasformando l’antica fontana in un garage (!).


“AQ - Acque in Città Alta”

15


Fontana VIA PORTA DIPINTA Ubicazione: Accessibile: Acqua:

Via Porta Dipinta sì si

“AQ - Acque in Città Alta”

16

Salendo per via Porta Dipinta, dopo il palazzo Moroni in Sant’Andrea, in un andito coperto da un’arcata all’interno di un alto muraglione, sorge la fontana. In questo punto si apriva una delle porte di accesso all’interno della cinta muraria medioevale, eretta nel XIII secolo. La fonte serviva all’approvvigionamento della vicinia di Sant’Andrea ed è da considerarsi coeva a quella di via Osmano, e del Gromo, tutte risalenti alla fine del XII secolo. A lato della fontana vi era una lapide, oggi andata perduta, recante il nome del podestà dell’epoca e della data di realizzazione. Prende il nome dalla via su cui si affaccia, che a sua volta assunse tale denomina-

zione dalla porta, decorata da pitture ed affreschi del XV e XVI secolo, opera di Simone da Averara e Bartolomeo Cavrini. La porta è stata demolita nel 1815.


“AQ - Acque in Città Alta”

17


Fontana PORTA S. GIACOMO Ubicazione: Accessibile: Acqua:

Via S. Giacomo sì no

“AQ - Acque in Città Alta”

18

La fontana è una delle più antiche della città in quanto anch’essa costruita all’interno della cinta muraria medioevale. Seviva all’approvigionamento idrico della vicinia di S. Giacomo. Un importante lavoro di risanamento è stato realizzato nel 1932, intervento che però ha alterato l’originaria struttura; vennero aggiunti la vasca con la base scanalata ed il mascherone, elementi provenienti dal palazzo del’ex-Prefettura. Una lapide nera posta sopra il mascherone reca la scritta “FONS CIVITATI” allo scopo di affermare la proprietà del comune di quel manufatto che si ingloba in una proprietà privata. A destra, sopra la fontana, si può notare una pietra arenaria a mo’ di stemma, ora completamente consunta: potrebbe riferirsi ad un

podestà cui attribuire la volontà di costruzione della fontana, secondo una tradizione medioevale, continuata con la dominazione veneta, che voleva che i rettori della città lasciassero a ricordo della propria amministrazione una fontana od altra opera di pubblica utilità.


“AQ - Acque in Città Alta”

19


Fontana PIAZZA DELLE SCARPE Ubicazione: Accessibile: Acqua:

Piazza Mercato delle Scarpe Sì No

“AQ - Acque in Città Alta”

20

Succedeva nel 1485: “Stante la penuria delle acque che ben spesso la città travagliava, per l’arsura delle fonti e mancanza delle pioggie, fu nel consiglio stabilita l’elettione e fabbrica di cinque pozzi, o cisterne pubbliche, grandi e capaci, per beneficio dei comuni cittadini... questi poi riferiscono sotto li 4 marzo haver scelto per luoghi adatti il mercato vecchio, o delle scarpe... Alcuni poi di questi furno fabricati, altri tralasciati, e fra fabricati vedesi il vastissimo delle scarpe, che è capace di carra venticinque milla e duecento d’acqua, con beneficio singolarissimo della città per tutte le contingenze...” Venne così edificata sotto il livello della piazza nel 1486 per decreto del Consiglio del Comune e grazie all’opera di progettazione dell’arch. Alessio Agliardi, un’am-

pia cisterna scavata nella roccia viva, capace di ben 25.200 brente bergamasche (= 11.000 litri). All’angolo della piazza, all’imbocco di via Rocca, vi era una precedente fonte o fontana (”Fontana Secca”), di cui si ha menzione nello Statuto della Corporazione dei Mercanti del 1457, dove è detto che la corporazione ed il suo tribunale avevano sede “sopra fontana del Vecchio Mercato, dove sorge la chiesina di S. Rocco”. La vecchia fontana in citazione è andata distrutta nel 1513 durante i lavori di ristrutturazione della stessa. La struttura e misura 22 metri in lunghezza, 7 metri in larghezza ed è alta 9 metri. Al centro è possibile vedere la tromba del pozzo che permetteva di attingere l’acqua dalla piazza, prima che fosse costruita la fontana con relativa pompa


“AQ - Acque in Città Alta”

a stantuffo nel 1795, fontana rivolta verso via Porta Dipinta. La cisterna è circondata su tre lati da un cunicolo ricavato da quelle che, in origine, erano le vasche di decantazione della cisterna stessa: l’acqua, arrivando da via Donizetti tramite il Canale Magistrale, passava in piccole cisterne poste in successione e depositava le impurità raccolte durante il suo percorso prima di essere immessa nella cisterna principale o di continuare il suo viaggio verso via Porta Dipinta. Esiste anche un cunicolo a livello del fondo della cisterna che, prolungandosi sotto via Porta Dipinta, serviva da scarico per l’acqua durante i lavori di manutenzione e pulizia. Da segnalare che ove si diparte via Porta Dipinta si trova una piccola edicola con una graziosa fontana (in disuso).

21


Fontana DEL CORN0 (o “DE PEOGIIS”) Ubicazione: Accessibile: Acqua:

Via Fara, 7 sì no

“AQ - Acque in Città Alta”

22

Alimentata da una fonte del luogo è una delle più antiche di cui si abbia notizia. Già conosciuta ai tempi della dominazione romana, le sue tracce si perdono nella notte dei tempi giacchè in questa zona è da individuarsi il più antico nucleo abitativo della città, allorquando versi il 1200 A.C. i Liguri scelsero questo luogo in quanto soleggiato e protetto, per fondarvi un villaggio chiamato “Barra” (divenuto prima “Berghem”, poi “Bergomum” per i romani e quindi “Bergamo”). La sua forma attuale, di impostazione chiaramente medioevale, risale al 1220 com’è possibile apprendere dall’iscrizione ad essa sovraesposta. L’iscrizione in caratteri longobardi latini è stata individuata dal Canonico Camillo Agliardi (1749-1795) al quale si deve l’interpretazione dimostrante la paternità dell’opera

ai maestri comaschi Della Torre. L’iscrizione contiene anche il nome dell’allora podestà di Bergamo, il trentino Erpolino da Cles. La denominazione della fontana era “Fons de cornu” e con tale nome la si ritrova citata negli antichi statuti della città, laddove si ordina agli abitanti della vicinia di S. Michele al Pozzo di provverdevi alla manutenzione. La fontana viene citata nel 1493 come “Fons de peogiis” cioè “fontana dei pidocchi”, alludendo alla miseria e povertà delle abitazioni che le sorgevano intorno. La fontana, oggi interamente inglobata in un portico ad archi di un’abitazione, è stata recentemente riportata alla luce, così da poterne vedere, scendendo alcuni scalini, la sua antica struttura a volta romanica, la lapide marmorea e le due bocchette da cui defluivano le acque.


“AQ - Acque in Città Alta”

23


Fontana PORTA S. ALESSANDRO Ubicazione: Accessibile: Acqua:

“AQ - Acque in Città Alta”

24

NESSUN TESTO

Largo Porta S. Alessandro Sì No


“AQ - Acque in Città Alta”

25


Fontana baluardo S. GIOVANNI Ubicazione: Accessibile: Acqua:

“AQ - Acque in Città Alta”

26

NESSUN TESTO

Baluardo S. Giovanni Sì Sì


“AQ - Acque in Città Alta”

27


Fontana DELL’ERCOLE Ubicazione: Accessibile: Acqua:

Viale delle Mura - Colle Aperto sì sì

“AQ - Acque in Città Alta”

28

In una nicchia nel passaggio della Torre di Adalberto fa bella mostra di sé questa fontana. Il passaggio è stato aperto solo nel 1960, in seguito ai lavori di ristrutturazione della Cittadella. La composizione, ottenuta con materiale di recupero, ha un gradevole effetto e sembra da sempre ambientata nella penombra del luogo. Le origini della statua seicentesca sono incerte; fa la sua prima comparsa con il portale in arenaria che delimita la nicchia nel 1933, inserita in un muro, ora abbattuto, presso la Torre di Adalberto. Si avanza l’ipotesi che la statua possa provenire da quelle ad ornamento della primitiva facciata del palazzo attuale sede della Biblioteca Civica “Angelo Mai”.

Sarebbe interessante conoscere la provenienza anche del conchiglione marmoreo, da cui zampilla l’acqua, del tutto simile a quello che possiamo osservare all’interno dei giardini della Rocca (Parco delle Rimembranze).


“AQ - Acque in Città Alta”

29


Fontana S. AGATA Ubicazione: Accessibile: Acqua:

Via Colleoni sì no

“AQ - Acque in Città Alta”

30

Con la sua struttura ad arco è affine agli altri esempi di fontane medioevali di Città Alta. Serviva la Vicinia di S’Agata. L’acqua giungeva dall’”acquedotto magistrale” che si diramava dalla fonte del Saliente (v.). Nel 1920 fu soggetta a lavori di restauro per opera di Ciro Caversazzi, al quale probabilmente si deve il mascherone metallico da cui sgorgava l’acqua. Nel corso del 2009 è stata portata a termine una nuova importante ristrutturazione con un contestuale cambio di destinazione: da fontana a ... negozio/esposizione. Da un lato è stato, purtroppo, eliminato lo sgorgo d’acqua ma almeno

è stata completamente riportata alla vista la struttura interna del vano della fontana e della sua retrostante cisterna. Sono così ora visibili due elementi molto interessanti: una pavimentazione a mosaico (sottostante il livello della pavimentazione medioevale), con ogni probabiltà risalente ad epoca romana, e la volta prospiciente la fontana decorata a sfondo sacro forse nel ‘400.


“AQ - Acque in Città Alta”

31


Fontana PIAZZA MASCHERONI Ubicazione: Accessibile: Acqua:

Piazza Mascheroni sì no

“AQ - Acque in Città Alta”

32

La cisterna, costruita fra il 1605 ed il 1606, conteneva circa 1400 metri cubi di acqua ed era alimentata dall’acquedotto Magistrale e da una piccola sorgente che sgorgava nei pressi del lato ovest della Cittadella. L’acqua poteva essere prelevata dal pozzo ottagonale che ancora oggi si può ammirare sulla piazza, pozzo fatto costruire dal “Marino Cavalli Praefecto” nel 1763, come viene ricordato nelle parole incise sulla vera in marmo bianco. Erano anche presenti alcuni stemmi, purtroppo mutilati durante i giorni tumultuosi della Repubblica Cisalpina. Durante il 1800 all’interno del pozzo è stata installata una pompa a stantuffo per sollevare l’acqua.

La cisterna è dotata di un cunicolo di scarico dell’acqua utilizzato durante le manutenzioni e le pulizie del fondo della stessa. La Piazza assunse la forma rettangolare nel 1520, grazie alla demolizione di numerose abitazioni poste sul lato a mezzogiorno e venne denominata “Piazza Nuova”: la Repubblica Veneta intese così crearvi una zona di pubblico mercato. Con l’avvento della dominazione austriaca e l’insediamento in Cittadella della “Imperial Regia Deputazione Provinciale”, la piazza mutò il nome in “Piazza del Lino”.


“AQ - Acque in Città Alta”

33 La tromba del pozzo all’interno della cisterna


Fontana DEL VAGINE Ubicazione: Accessibile: Acqua:

Via del Vagine - Via della Boccola sì no

“AQ - Acque in Città Alta”

34

Con le fonti della Boccola e del Saliente, è una delle più antiche di cui si abbia notizia. Certamente, con le altre sopracitate, era già nota durante il periodo romano ed anzi, a tale periodo, è da far risalire la denominazione della fonte: “Vagine” infatti deriverebbe dal nome latino “FONS OPACINUS” cioè fonte di tramontana. Achille Muzio, storico bergamasco del XVI secolo, attribuisce alla fontana una diversa etimologia secondo la quale il nome “Vagine” sarebbe dovuto al fatto che in essa vi si immergevano, per lavarli, i neonati. Le prime fonti storiche scritte di cui abbiamo notizia risalgono attorno all’anno 920 e quindi 925, 955 quando l’esistenza della fontana è citata in atti pubblici e

contratti tra privati. Le acque del Vagine, famose per la purezza, vantano inoltre poteri miracolosi. Mosè del Brolo, arcivescovo di Ravenna e poeta del XII secolo, cita nel suo poema lirico “PERGAMINUS” la fontana del Vagine e ne canta la purezza e prodigiosità, affermando: “una gelida linfa alimenta pozzi e fontane della città, tra queste poi famosa è quella del Vagine, le cui acque, mediante una ingegnosa canalizzazione, sono condotte a zampillare verso tramontana (Fons opacinus) ai piedi delle mura cittadine, sgorga così leggera che dopo averla bevuta, essa si insinua tra le viscere, ridando forza e salute alle membra stanche e dolenti, la prova di tale leggerezza è data dal fatto che se si attingerà quattro misure di questa acqua e tre di qualsiasi altra, si


porta d’accesso. Si stabiliscono inoltre rigorose norme sulla distanza alla quale è permesso lavare i panni, o accumulare materiale, al fine di tutelare la limpidezza e la salubrità dell’acqua. Del 1331 è un altro statuto che prescrive l’obbligo di vigilanza alla fonte da parte di custodi incaricati dalla Vicinia, statuendo anche una periodica pulizia e manutenzionedei canali di derivazione, prevedendo severe pene per quanti contravvenissero agli ordini. La fontana, sormontata da arco marmoreo, era ritenuta tra le opere più mirabili della città: oggi invece è poco visibile, inglobata nei muraglioni dell’antica cinta muraria romana, in un contesto piuttosto degradato.

“AQ - Acque in Città Alta”

potrà osservare alzarsi il braccio della bilancia dal lato dove è maggiore la quantità”. Le acque del Vagine, anche senza l’esagerazione poetica del Muzio, erano le più pure e leggere cosicchè nel 1248 gli statuti di Città Alt nel fissare l’unità di misura in vigore nel comune, ricorsero come base di calcolo del “bozzolo”, all’acqua del Vagine “cum sit naturalis se et non mixta cum aliis aquis”, essendo la più pura di tutte. Sempre nel 1248 viene emanato un regolamento per l’utilizzazione dell’acqua della fonte; vi si ordina infatti che alla base della fonte, dove si attinge l’acqua, siano collocate quattro secchie di rame, assicurate da catene di ferro “situle quatuor cum curlis et catenis” e di provvedere perchè al calar del sole venga chiusa la

35


Fontana SANTA MARIA MAGGIORE (di ANTESCOLIS) Ubicazione: Accessibile: Acqua:

Via dell’Arena - Piazza da Rosate sì no

“AQ - Acque in Città Alta”

36

Questa fontana prese/diede il nome all’omonima vicinia, comprendente la zona racchiusa tra: Porta S. Giacomo, S. Maria Maggiore, S. Vincenzo e S. Salvatore. E’ citata occasionalmente anche con il nome di “San Salvatore”. Fu eretta in un luogo di particolare afflusso e di transito intenso, sia perchè vicino alla Cattedrale, sia perchè punto di incontro delle vie provenienti dal Mercato delle Scarpe e S. Lorenzo e scendenti verso i colli di San Salvatore e di S. Giovanni. Pur simile ad altre fontane medioevali coeve, presenta un carattere particolare che la rende unica nel suo genere a Bergamo: quella cioè di essere costituita frontalmente da due arcate, anzichè da una sola, collegate da un arco trasversale, in analogia a molte fontane della Toscana e dell’Umbria.

Reca in alto una lapide di arenaria, ora molto consunta ed illeggibile, con il nome dell’autorità del tempo ed un’aquila imperiale. Venne racchiusa fino al 1938 entro i locali di una cadente abitazione e quindi restaurata grazie all’interessamento dell’Arcivescovo Mons. Bernareggi.


“AQ - Acque in Città Alta”

37


Fontana CONTARINI Ubicazione: Accessibile: Acqua:

Piazza Vecchia Sì Sì

“AQ - Acque in Città Alta”

38

E’ la fontana di Bergamo più famosa, più visitata e più fotografata. Venne commissionata nel 1780 dal pretore e prefetto veneto N.H. Alvise II Contarini (il “primo” fu Doge della Republica di Venezia nel periodo 1676-1684), il quale, in occasione dello scadere del suo secondo mandato di reggenza, ne fece dono alla cittadinanza a memoria degli anni trascorsi quale Capitano della città. Alvise Contarini garantì una gestione attenta, concreta e positiva tanto da essere grandemente apprezzato dalla popolazione. Tra le varie attività a lui ascrivibili vi è anche la costruzione delle rampe di accesso alle porte di S. Agostino e di S. Giacomo in muratura a sostituzione degli ormai fatiscenti, traballanti ed inutili manufatti in legno. Per quanto riguarda la “sua” fontana Contarini diede pre-

cisi ordini al magistrato addetto alle strade; doveva “prestarsi con attenta cura ed impegno alla conservazione di essa, tanto per la sua materiale struttura quanto per la continua affluenza delle acque.” L’opera, in marmo bianco di Zandobbio, è a tre getti d’acqua con una vera centrale e due vasche a lato, fiancheggiate da due serpenti fronteggiati da una sirena e contornata da quattro leoni, disposti in modo da formare un anello, il tutto poggiante su un gradino a pietra quadrilobata. E’ recintata da catene cadenti che si allacciano da bocca a bocca, dai serpenti ai leoni. In precedenza Piazza Vecchia era servita da un pozzo che “venne edificato nel 1568 con una larghezza di tre braccia ed una profondità di cinquanta”, anch’esso in


“AQ - Acque in CittĂ Altaâ€?

pietra bianca di Zandobbio, su disegno di Alessandro Fantoni (il pozzo era situato nei pressi della scalinata che scende verso via Gombito). Nel 1885 la fontana del Contarini venne rimossa per far posto al monumento dedicato a Giuseppe Garibaldi e, smembrata in vari pezzi, fu portata in un cortile nei pressi di S. Maria Maggiore. Nel 1920 per iniziativa di Ciro Caversazzi vennero iniziati i lavori per ricollocare la fontana nel luogo originario mentre la statua di Garibaldi, rinnovata nel piedistallo, fu traslocata al centro della Rotonda dei Mille, in Bergamo-Bassa, dove venne inaugurata il 20 settembre del 1922. Una delle due sfingi è copia esatta di quella originaria prematuramente rovinatasi tanto da dover essere sostituita.

39


Fontana VIA MARIO LUPO Ubicazione: Accessibile: Acqua:

Via Mario Lupo sì no

“AQ - Acque in Città Alta”

40

Sottostante cisterna realizzata nel 1890 (capacità di 300 mc d’acqua). Particolare il lavatorio sovrastante.


“AQ - Acque in Città Alta”

41


Fontana VISCONTEA (“fontanone”) Ubicazione: Accessibile: Acqua:

Via A. Vitali sì no

“AQ - Acque in Città Alta”

42

Sorge al centro della piazza, allora della Cattedrale di S. Vincenzo, poi denominata piazza Mercato del Pesce e quindi intitolata piazza dell’Ateneo. Più che di una fontana si tratta di una cisterna, alimentata da acque provenienti dalla scomparsa fonte Saliente e convogliate tramite l’acquedotto magistrale. Venne allestita per raccogliere una grande quantità d’acqua nell’eventualità di un assedio. La capienza è di 43.800 brente bergamasche, circa 800 mc d’acqua. Per le rimarchevoli dimensioni fu subito denominata “fontanone”. Dall’iscrizione a caratteri gotici della tuttora ben conservata lapide marmorea, posta al centro del lato longitudinale dell’edificio, si apprende che questo “fontanone” fu edificato nel 1342, essendo Signori di Bergamo i fratelli Giovanni e

Luchino Visconti , Podestà e Capitano Gabrio Pozzonelli, Tesoriere Bondirolo de Zerbi, per opera di Giovan Maria da Corteregia e Giacomo da Correggio. Di particolare interesse sono i tre grandi scudi araldici sovrastanti: in mezzo quello dell’Arcivescovo Giovanni raffigurante un’aquila, a destra quello di Luchino, un aquilotto che artiglia un animale, a sinistra (secondo il Caversazzi) lo scudo rappresentante l’antica “arme” (in araldica, l’insieme delle figure araldiche e degli smalti che costituiscono uno stemma) della città a strisce rosse e gialle disposte verticalmente. Nel 1481 il comune di Bergamo completò l’opera viscontea facendovi costruire una coperuta piana, a mo’ di protezione, essendo fino allora l’invaso scoperto al


“AQ - Acque in Città Alta”

fine di potervi accogliere anche le preziose acque piovane. Nel 1768 il “fontanone” fu sottoposto a lavori di ristrutturazione che ne alterarono visibilmente la fisionomia; infatti, su disegno dell’arch. Costantino Gallizzioli, venne edificato il palazzetto che lo sovrasta e la duplice scalinata esterna inglobante la nicchia ove si attingeva l’acqua. L’edificio fu dapprima sede del Museo delle Anticaglie e quindi dal 1810, a seguito di nuovi lavori di restauro cui si deve l’attuale struttura neoclassica (disegno di Giacomo Bianconi), ospita l’Ateneo di Scienza Lettere ed Arti di Bergamo, sorto dalla fusione delle Accademie degli Arvali e degli Eccitati. Sul lato sinistro si può notare una presa d’acqua funzionante mediante una pompa manuale.

43


Fontana SANT’EUFEMIA Ubicazione: Accessibile: Acqua:

Via Solata Sì No

“AQ - Acque in Città Alta”

44

Fontana medioevale posta sotto un arco in Via Solata. Le prime notizie di questa fontana risalgono al 1200. Serviva le abitazioni della vicinia di S. Eufemia. Strutturalmente doveva essere simile alle fontane del Gromo e di S. Agata. Venne alla luce durante i lavori di risanamento di via Solata, nel 1920.


“AQ - Acque in Città Alta”

45


Fontana PARCO RIMEMBRANZE Ubicazione: Accessibile: Acqua:

Rocca - Parco delle Rimebranze sì (per quel che ne resta...) no

“AQ - Acque in Città Alta”

46

Simpatica fontanella, composta con materiali di recupero, venne collocata durante i lavori di ristrutturazione del parco. Il conchiglione da cui zampilla l’acqua, del tutto simile a quello posto alla base della fontana dell’Ercole (passaggio della Torre di Adalberto), lascia supporre la sua provenienza dallo smantellamento di una precedente fontana settecentesca.


“AQ - Acque in Città Alta”

47


Fontana DEL GROMO o di S. CASSIANO Ubicazione: Accessibile: Acqua:

Via Donizetti sì no

“AQ - Acque in Città Alta”

48

Situata all’altezza del palazzo della Zecca, incavata sotto un possente arcone a riprendere e sottolineare la tipica struttura delle medioevali fontane di Bergamo. La denominazione deriva dalla località in cui è stata edificata: il colle del Gromo. Serviva gli abitanti della vicinia di S. Cassiano.


“AQ - Acque in Città Alta”

49


Fontana S. PANCRAZIO Ubicazione: Accessibile: Acqua:

Via S. Pancrazio - Via Gombito sì sì

“AQ - Acque in Città Alta”

50

Campeggi al centro della piazzetta a pianta quadrata che si apre davanti alla chiesa di S. Pancrazio (chiesa risalente all’anno 1000, demolita e ricostruita nel 1450, consacrata nel 1474). La fontana, commissionata dalla Municipalità di Bergamo, venne edificata su disegno di Leonardo Isabello, figlio del famoso architetto Pietro, nel 1549. All’opera hanno contribuito i maestri Bernardo di Agazzi e Comino de Zorzini, tagliapietre, i quali si obbligavano a fornire la pietra bianca di Zandobbio, con cui venne realizzata la fontana. E’ inolotre visibile quanto resta dell’incisione sul plinto tondo centrale el manufatto, recante le lettere “LLI ARCHIT PERFECIT” a testimonianza della paternità dell’opera a Leonardo Isabello. La fontana consta di una stele centrale con sopralzo a sagoma inflessa,

ornata di fogliami scolpiti, di una tazza circolare superiore decorata nella superficie inferiore da quattro mascheroni in rilievo gettanti acqua nel sottostante bacino quadrato. Da questa tazza s’innalza un finale reggente una più piccola vasca che, a sua volta, fa cadere acqua nella tazza circolare. Vi è poi un coronamento finale costituito da quattro figure allegoriche di animali, simboli dell’aquila bicipte imperiale. Le figure furono manomesse a colpi di piccone per vendetta popolare nei confronti degli austriaci in occasione della loro partenza dalla città nel giugno del 1859. Un primo restauro venne effettuato nel corso del XVII secolo ed altri due nel 1921 e 1930 a cura del Comune e sotto la direzione dell’ing. Selvelli, come testimonia l’incisione “A. IX E.F.”


“AQ - Acque in Città Alta”

51


Fontana DEL LANTRO Ubicazione: Accessibile: Acqua:

Via della Boccola no (solo su appuntamento) sì (nella cisterna)

“AQ - Acque in Città Alta”

52

… o del “Later”. La Fontana del Lantro, situata sotto la chiesa di San Lorenzo all’inizio di via Boccola, è una grandiosa costruzione in pietra squadrata a vista, caratterizzata da ampie volte con archi a tutto sesto ed a sesto acuto poggianti su una colonna posta al centro della cisterna. Le prime notizie sul Lantro si hanno da una pergamena dell’anno 928, scritta dal vescovo Adalberto, nella quale viene menzionata la sorgente del Lantro. Altre citazioni si trovano in documenti del 1032, 1042 e lo Statuto del 1248 indica che l’acqua di questa sorgente era incanalata in un complesso dotato di cunicoli, cisterna, lavelli ed abbeveratoi. La struttura attuale è della seconda metà del 1500, periodo di costruzione delle mura venete, quando la chiesa di San Lorenzo venne ricostruita sopra la cisterna

dopo l’abbattimento per la costruzione della cinta muraria. La Fontana del Lantro ha svolto durante i secoli un’importante funzione pubblica per la comunità della Vicinia di San Lorenzo. Per l’abbondanza delle sue acque e per la sua capienza fu impiegata per vari usi, anche non domestici: era infatti possibile prelevare acqua per abbeverare gli animali e per la concia delle pelli. Fornì acqua alla popolazione sino agli ultimi anni del 1800, quando entrò in funzione il nuovo acquedotto municipale e continuò ad essere utilizzata come lavatoio fino al 1950. A partire da tale anno e fino al 1992 la cisterna è rimasta in stato di completo abbandono diventando una discarica. E’stata riportata al suo antico splendore grazie all’intervento delle “Nottole”.


“AQ - Acque in Città Alta”

La Fontana del Lantro è costituita da una vasca principale, capace di circa 400 metri cubi, e da una vasca minore in posizione sopraelevata rispetto alla prima. Le due cisterne erano alimentate da altrettante sorgenti: l’antica sorgente del Lantro, che nasceva in una piccola cavità dietro la chiesa di San Lorenzo, e la sorgente di San Francesco intercettata durante i lavori di costruzione delle mura.

53


Fontana S. GRATA INTER VITES Ubicazione: Accessibile: Acqua:

Via Borgo Canale - Piazzetta di S. Grata inter vites sì no

“AQ - Acque in Città Alta”

54

Realizzata alla fine degli anni Cinquanta allorquando furono portati a termine importanti lavori di restauro della facciata e dell’abside della chiesa di S. Grata inter vites (“tra le viti” per distinguerla da quella, edificata successivamente all’interno delle mura di Città Alta), lavori effettuati su prog. dell’ing. Luigi Angelini. L’allora parroco don Giacomo Carrara fece completare lo scalone di S. Gottardo, aggiungendovi lo scalone di sinistra. La fontana, formata da mascherone in pietra eda una vasca di marmo bianco di Zandobbio, certamente autentici e di cui sarebbe interessante conoscerne la provenienza, ricompone in sé l’antica e classica struttura delle fontane bergamasche del XIII secolo, incavata com’è in una nicchia a volta dell’alto muro di pietra

grezza squadrata.


“AQ - Acque in Città Alta”

55


Fontana del DELFINO Ubicazione: Accessibile: Acqua:

Via Pignolo sì sì

“AQ - Acque in Città Alta”

56

“... trovatasi nella fabbrica della fortezza, appresso al baluardo De’ Zanchi, una bella acqua di fontana riputata sanissima, fu stabilito condurla nella piazza di Pignolo e ivi fabbricar un fonte per pubblico beneficio. Tanto fu eseguito, concorrenti alla spesa la vicinanza del Borgo con notabili utili di tutti.” Così scriveva Padre Donato Calvi nella sua “EFFEMERIDE SAGRO PROFANA” (1572). Sorge al centro della pittoresca piazzetta di Borgo Pignolo nel punto di incontro di quattro strade. E’ costituita da una stele centrale a pianta quadrata dagli angoli smussati, reggente la figura di un tritone dalle due code di pesce che tiene prigioniero tra le mani un delfino (da cui la denominazione della fontana) acendogli schizzare dalla bocca sporgente un getto d’acquea.

Tutto intorno un bacino di acqua chiuso da un parapetto a forma ovale. Sui fianche della stele due mascheroni, raffiguranti divinità marine, gettano acqua nel bacino: sulla parete centrale della stele è possibile notare lo stemma del borgo: una grossa pigna. L’opera eseguita in marmo bianco di Zandobbio è di artista ignoto, appartiene al periodo tardivo del rinascimento: secondo alcuni è da far risalire intorno al 1530 mentre, come già detto, il Calvi la colloca intorno all’inizio del 1570. Nella Piazza del Delfino, alla fine del XIX aveva luogo una caratteristica manifestazione di metà quaresima: il “rasgamento del poer Piero” (affine a quella parallela del “rasgamento de la egia” di Piazza Pontida. Il “poer Piero” rappresenta la figura del genero mentre la “egia” era la suocera.


“AQ - Acque in Città Alta”

57


Fontana della BOCCOLA Ubicazione: Accessibile: Acqua:

Via della Boccola sì, ma con difficoltà no

“AQ - Acque in Città Alta”

58

Ai più sconosciuta, poichè nominata raramente ed in pochi lavori specifici inoltre celata alla vista per la sua posizione e perchè nascosta da rovi per la maggior parte del tempo, la fontana della Boccola si trova sotto la strada omonima all’altezza del Seminarino. Questa piccola struttura raccoglieva le acque da sorgenti già in epoche remote: storici locali ne fanno risalire l’uso durante il periodo romano. Nel XIII secolo le sue acque potevano essere utilizzate per la concia delle pelli in apposite vasche costruite non lontano. La fontana, da quanto si è potuto apprendere in documenti antichi ritrovati presso la Biblioteca Civica A. Mai di Bergamo, era dotata di sorgenti proprie ma non

aveva una cisterna per l’accumulo e la conservazione. Inoltre doveva ricevere acqua anche dalle sorgenti che nel XVI secolo vennero utilizzate per l’acquedotto di Prato Baglioni e dal sopravanzo della Fontana del Vagine che si trova appena sopra.


“AQ - Acque in Città Alta”

Qualche tempo fa la fontana della Boccola si mostrava in maniera un po’ più decorosa...

59 Quello che resta della fontana è sotto il piano stradale di via della Boccola (immediatamente prima della vecchia muratura che si può scorgere, muratura che appartiene anna cinta muraria viscontea).

*


FONTES LUX MORUM Ubicazione: Accessibile: Acqua:

Via Pignolo no (“inglobata” in un edificio) no

“AQ - Acque in Città Alta”

60

Oggi possiamo solo intuirne l’esistenza grazie ad una importante lapide quasi del tutto consunta, posta sul muro della prima casa sul lato destro, scendendo in via Masone. La fontana risale al 1208 e venne costruita per volonta del podestà di Bergamo Gualtiero Rufino di Asti, come riportato, a caratteri longobardi, nel testo dell’iscrizione della citata lapide: “ANNO CURENTIS OTTO MILLEDUCENTIS FONTES LUX MOREUM T.C. PERGAMORUM FELICI SINE COMPLET TUTUERE RUFINI I IN NOMINE XPI” La fontana è citata negli statuti del 1248 assieme alle altre del Vagine, del Corno, della Boccola, laddove si ordina che a cura delle varie Vicinie, si provvedesse alla

custodia e regolamentazione dell’uso delle acque. Padre Calvi nella sua “EFFEMERIDE” riporta alla data del 1208 la costruzione della fontana e dallo stesso apprendiamo come, all’epoca in cui egli visse (1600), la fonte fosse ormai in disuso e senz’acqua. Di tutto ciò oggi rimane solo un vago ricordo e la lapide commemorativa; infatti, venuta meno la sua utilità, grazie alla costruzione della fontana del Delfino, la fonte venne inglobata dalle abitazioni private.


“AQ - Acque in Città Alta”

61


Fontana giardinetto BELVEDERE S. VIGILIO Ubicazione: Accessibile: Acqua:

“AQ - Acque in Città Alta”

62

NESSUN TESTO


“AQ - Acque in Città Alta”

63


Le cisterne del CASTELLO DI S. VIGILIO Ubicazione: Accessibile: Acqua:

Castello S. Vigilio no no

“AQ - Acque in Città Alta”

64

Le due cisterne si trovano sotto il piazzale superiore del castello ed in fronte alla casa del castellano, l’ex “Trattoria del Castello”. La prima presenta pianta circolare con diametro di circa sette metri e volta a cupola alta cinque metri. Attorno alla cisterna, verso la superficie, è stato costruito un cunicolo ad anello che doveva raccogliere l’acqua piovana per immetterla, dopo decantazione, nella vasca principale. La cisterna, secondo quanto citato in documenti antichi, doveva essere alimentata anche da una sorgente. E’ possibile che la struttura sia stata ricavata da uno dei vani dell’antica torre del fortilizio, torre presente all’interno del recinto del castello prima della sua demolizione avvenuta con le modifiche apportate dalla repubblica di Venezia alla fine del 1500. La seconda cisterna, quella della casa del castellano, è ubicata sotto il balcone dell’abitazione. Ha pianta trapezoidale e volta a botte. Nella cisterna venivano scaricate le acque del castello ed è possibile ipotizzare un collegamento fra la cisterna superiore e quest’ultima. Una parete della vasca appartiene alla struttura antica del castello, modificata con i lavori della fine del XVI secolo. Sono in corso ricerche per verificare l’esistenza di altre cavità ipogee utilizzate per la raccolta e conservazione dell’acqua.

Il castello di S. Vigilio Il castello che è possibile ammirare sulla cima del colle di San Vigilio è una struttura ultimata nel 1622-23 dalla Repubblica di Venezia per ottenere un luogo sicuro che non potesse essere utilizzato dal nemico contro Bergamo Alta. Con certezza si conosce la data più antica del fortilizio, 1167, anno in cui il Consiglio Comunale di Bergamo delibera la costruzione del castello. E’ comunque probabile la presenza di una struttura fortificata in epoche più antiche. Fra il 1166 ed i primi anni del XVII secolo sono varie le modifiche apportate al fortilizio dai suoi dominatori. Dopo Venezia il castello di San Vigilio passerà ai francesi, quindi agli austriaci, poi ad alcuni privati per arrivare, verso il 1950, ad essere acquistato dal Comune di Bergamo per farne un parco pubblico.


“AQ - Acque in Città Alta”

65


Fontana SALIENTE Ubicazione: Accessibile: Acqua:

“AQ - Acque in Città Alta”

66

Porta S. Alessandro no (distrutta) no

Ha indicato l’acquedotto di Castagneta (dei Vasi) ma originariamente si riferiva al serbatoio (“castellum”) situato nei pressi dell’antica Porta S. Alessandro, serbatoio che raccoglieva le acque provenienti da Castagneta. Il grande serbatoio venne distrutto con la realizzazione delle mura venete. Risulta che vi fosse anche una piazza del Saliente, piazza dalla quale si dipartivano diverse strade. Si tratta di un’opera molto importante, la cui distruzione ci priva di una testimonianza fondamentale per risalire alle origini storiche delle condotte d’acqua della nostra città. Tuttavia alcune osservazioni si possono fare sul significato originale che i termini “saliente” e “castellum” hanno nella letteratura romana relativamente alla condotta delle acque. Nel diritto romano si distinguono tre tipi di acque: - le scolatizie: acque scorrenti lungo un pendio; - le caduche: acque che vanno disperse e quindi perdute; - le salienti: acque che fuoriescono perché spinte verso l’alto. Sotto la denominazione “salienti” le leggi romane comprendevano quindi quelle acque che fluiscono fuori da tubi e fistole (= fenditure), che le gettano verso l’alto a formare le fontane. Tuttavia il termine “saliente” preso come sostantivo in senso assoluto identifica propriamente un edificio che emette acqua per via di ascensione. Se accostiamo a questo concetto quello espresso dal vocabolo “castellum”, che sempre secondo la terminologia romana, indica una costruzione di notevoli dimensioni collocata presso le mura della città con funzioni di ripartitore

finale dell’acqua, possiamo immaginare il nostro “saliente” come un importante costruzione, costituita da un grande serbatoio in cui il condotto principale, proveniente da Castagneta, confluiva per uscire con varie canalizzazioni minori nelle varie direzioni e che nello stesso tempo emetteva acqua come fontana. Infatti spesso il letteratura il “Saliente” è citato come fontana mentre nell’uso corrente è stato identificato con l’acquedotto stesso. Si potrebbe osservare infine che la terminologia dei manufatti e la tecnica idraulica prettamente corrispondenti alla tecnologia romana relativa ad alcuni tratti dell’acquedotto depongono a favore di quanti considerano parte dell’acquedotto di “Castagneta” di origine romana. Testimonianze di una rete idrica nella Bergamo romana si ritrovano in resti di strutture individuati in cari punti di Città Alta tra cui alcune cisterne nel bastione di Sant’Alessandro (in Colle Aperto), sul colle S. Giovanni (Seminario) e nella Rocca. A ciò si aggiunga l’importante scoperta (1985) che in via Salvecchio ha portato alla luce un tratto di conduttura idrica costituita da alcuni tubi in marmo di Zandobbio. Dal Saliente prendeva diramazione l’”ACQUEDOTTO MAGISTRALE” che serviva Città Alta sino a porta Dipinta.


Cenni storici sugli antichi acquedotti di Bergamo

1 - L’ACQUEDOTTO dei VASI (o di CASTAGNETA) L’acquedotto dei Vasi dalla zona collinare a nord - ovest di Bergamo, pendici nord del monte Bastia, con un percorso di 3544 m portava l’acqua di varie sorgenti che incontrava lungo il percorso all’interno delle mura venete. Il tracciato dell’acquedotto è stato ricostruito dal Gruppo Speleologico Bergamasco le Nottole dopo mesi di lavoro lungo l’antico sentiero dei Vasi e con ricerche presso gli archivi della Biblioteca Civica A. Mai. Grazie ad una relazione del fontanaro Carlo Milani del 1728 è stato possibile tracciare con precisione il percorso del canale andato perso in più punti. L’acquedotto dei Vasi aveva origine con la “Sorgente della Noce” situata in località Cavato, nel bosco sopra via Ramera. Scendendo verso la città lungo il Sentiero dei Vasi, la vecchia strada comunale del Canale, veniva alimentato dalle sorgenti dette “dello Scudo”, “del Gallo”, “del Bosco”, “della Tavernelle”, “della Carisolla” e “della Valle del Pozzo”. Lungo il sentiero è possibile vedere ancora alcuni manufatti quali cisterne e parti del vecchio condotto. L’acquedotto proseguiva poi alla destra di via Castagneta e raccoglieva le acque delle sorgenti “della Tavernella”, “della Sortiva Migazzi” e “della Sortiva Nuova” prima di attraversare la porta di S. Alessandro ed unirsi all’acquedotto di Sudorno all’interno del baluardo di S. Alessandro. L’origine dell’Acquedotto dei Vasi è attribuita dalla storiografia locale al periodo romano. Sicuramente questo manufatto portava acqua in Città Alta nel 1200, quindi molto prima della costruzione delle mura volute dalla Repubblica di Venezia. L’acqua delle sorgenti elencate precedentemente veniva incanalata, tramite condotte minori, nel canale principale percorribile dai “fontanari” cioè gli addetti alla manutenzione di acquedotti e fontane. Il canale, con dimensioni di 25 x 40 cm, era infatti inserito in un cunicolo ispezionabile di 90 cm d’altezza e 70 cm di larghezza. Lungo il percorso dei Vasi erano state costruite 3 cisterne per regolare il flusso dell’acqua, per permettere la sedimentazione delle impurità e per costituire una piccola riserva. Dalla sorgente di origine (Sorgente della Noce, 435 m s.l.m.) sino a porta S. Alessandro (365 m s.l.m.) l’acquedotto copriva un dislivello di 70 m.

“AQ - Acque in Città Alta”

Com’erano alimentate le fontane di Città Alta?

67


Com’erano alimentate le fontane di Città Alta? Cenni storici sugli antichi acquedotti di Bergamo

2 - L’ACQUEDOTTO DI SUDORNO (o di S. GOTTARDO) e le fontane di ACQUA MORTA/FONTANA MORTA e del GAVEZZOLO

“AQ - Acque in Città Alta”

68

Il tracciato dell’acquedotto di Sudorno, o di S. Vigilio, si snodava lungo le pendici meridionali del monte Bastia e del monte S. Vigilio scendendo lungo via San Sebastiano, via Torni e via Sudorno sino al baluardo di S. Alessandro, ove si univa con l’acquedotto dei Vasi. Rispetto a quest’ultimo aveva una struttura meno complessa e scorreva, per la maggior parte del percorso, in un canale di piccole dimensioni. Dalla prima sorgente sino alle mura venete la lunghezza totale era di 2245 m con dislivello di 58 m. Le sorgenti che alimentavano l’acquedotto erano solo due: dell’Acqua Morta, situata in via San Sebastiano e del Gavazzolo, ora in proprietà privata, lungo l’antica via del Gavazzolo. La prima sorgente con le relative opere di captazione e la fontana omonima sono molto antiche: il nome compare già in un atto del 1156 e l’architettura è certamente medioevale. Tutta la struttura ci è arrivata in buono stato di conservazione. Non così per la Fontana del Gavazzolo che risulta interrata per metà altezza. Dietro la fontana è comunque possibile vedere la cisterna, le vasche di decantazione e la sorgente all’interno di una piccola grotta naturale. Dopo il Gavazzolo l’acquedotto proseguiva verso la salita dello Scorlazzone ove è possibile vedere ancora oggi una fontana – uschiolo (gli uschioli erano gli accessi di servizio per l’ispezione degli acquedotti). Lungo via Sudorno il fabbricato più importante che veniva rifornito dall’acquedotto era il convento di San Gottardo. L’ingresso del condotto nelle mura venete era consentito, sino alla fine del 1800, da un ponte canale che collegava con leggera pendenza via Sudorno con il baluardo di Sant’Alessandro. L’acqua, secondo quanto riportato nella relazione Milani, scorreva sul ponte in un canale di rame. Successivamente il ponte è stato sostituito con un sifone e quindi con una condotta in pressione. All’interno del baluardo non è più possibile una lettura precisa del percorso dell’acquedotto, almeno per quanto riguarda la parte terminale del sifone, a

seguito di lavori per la costruzione del rifugio antiaereo di Santa Grata durante la seconda guerra mondiale. Si può tuttavia vedere ancora il punto di unione di questo acquedotto con l’acquedotto dei Vasi.


Cenni storici sugli antichi acquedotti di Bergamo

3 - L’ACQUEDOTTO DI PRATO BAGLIONI Meno noto rispetto a questi due acquedotti e considerato spesso erroneamente come una derivazione del primo, l’acquedotto di Prato Baglioni è una struttura indipendente che, con una lunghezza di circa 1400 metri, riforniva sia la popolazione residente all’interno delle mura venete di Città Alta, sia parte degli abitanti di via Pignolo Alta, proseguendo all’esterno delle mura venete sino ad alimentare la fontana del Delfino. Di questo acquedotto si erano perse ormai quasi totalmente le tracce. Da quanto si è potuto dedurre dai documenti ritrovati, la costruzione dell’acquedotto di Prato Baglioni risalirebbe alla seconda metà del 1500, contemporaneamente alla realizzazione delle mura venete. Trattasi di una deduzione poiché documenti antichi, risalenti ad epoche antecedenti la costruzione delle mura venete (1561 – 1588), non riportano in modo specifico la descrizione dei condotti dell’acquedotto, mentre in un documento del 1803, che restituisce copia autenticata di un manoscritto del 1504, appartenente alla nobile famiglia Pedrocca Grumelli, viene menzionata la fontana della Boccola dove “li soi sortivi vi sono in quella valle sotto la porta de castegnita in li prati di quelli de la crota et la qual sortiva è in forza dun pozo grando, et chi vol andar soto a trovare quella sortiva bisogna andare soto per uno scaletto di preda chi vuol vedere, e detto vaso traversa li prati che son sotto la piazza nuova, se leva verso sera e vanno verso domane che vanno a la ditta bocola e dalla sortiva della bocola fin alla bocola sono cavezi novantadoi … ”. Tale sorgente coincide con quella che in documenti di epoca successiva viene descritta quale sorgente dell’acquedotto di Prato Baglioni. A conferma della tesi relativa al periodo di costruzione dell’acquedotto si ricorda che nel 1891 l’ing. Fornoni scriveva che il governatore generale conte Sforza Pallavicino - illustre esperto cui la Repubblica veneta aveva affidato l’incarico di costruire la cinta muraria di Città Alta - durante la costruzione delle mura, aveva trovato una sorgente nei prati sotto Colle Aperto e l’aveva successivamente incanalata verso le fontane di Osmano e Pignolo. Potrebbe essere, con molta probabilità, la stessa sorgente della Fontana della Boccola deviata, anche solo in parte, verso le fontane indicate poiché la Boccola era comunque alimentata da proprie sorgenti. Una descrizione completa del tracciato dell’acquedotto è invece contenuta nella relazione del diciottesimo secolo ad opera del fontanaro Carlo Milani: “1728 memorie de acquedotti fori e dentro la città fatta da me Carlo Milani per mia cognizione”, scritta “… per formare un diligente disegno, e rac-

coglier tutto quello si è mai potuto intorno quelli acquedotti, e sortive …”. Informazioni relative all’acquedotto sono inoltre contenute in vari documenti di epoche successive, la maggior parte dei quali costituiti dalle note di fontanari del secolo XIX. La relazione alla Giunta Municipale di Bergamo redatta dal consigliere comunale ing. Albani6, datata 13 settembre 1885, è ricca inoltre di informazioni sullo stato di conservazione, inquinamento e possibili migliorie agli acquedotti di Castagneta e di Prato Baglioni. Padre Celestino Colleoni nella “Historia quadripartita di Bergomo” del 1617, riporta una sintetica descrizione del tracciato dell’acquedotto da Colle Aperta alla fontana di via Pignolo. La denominazione “acquedotto di Prato Baglioni” trae origine, a partire dal 1824, dal nome della proprietà dei prati ove si trovava la sorgente, detti appunto “prati dei Nobili Baglioni”. La sorgente indicata nelle relazioni Milani ed Albani quale origine dell’acquedotto, è la “Sorgente delle Noche” o “Sorgente di Colle Aperto” ed è costituita da una cameretta situata sul fondo della valletta di Colle Aperto, tutt’oggi visibile e accessibile tramite una scala in pietra. L’acquedotto di Prato Baglioni è una struttura indipendente che, con una lunghezza di circa 1400 metri, riforniva sia la popolazione residente all’interno delle mura venete di Città Alta, sia parte degli abitanti di via Pignolo Alta, proseguendo all’esterno delle mura venete sino ad alimentare la fontana del Delfino. Il canale dell’acquedotto di Prato Baglioni, passando sotto o molto vicino alle case poste tra via Boccola e via San Lorenzo, si dirige verso la Fara. L’andamento è sconosciuto sino al punto in cui il canale risulta accessibile e percorribile per breve tratto. Molto probabilmente si tratta di un canale non transitabile. L’accesso alla porzione di acquedotto percorribile si trova all’interno della sortita della cannoniera della Fara (ribattezzata per l’occasione Sortita dell’Acquedotto) e permette di percorrere il manufatto in entrambi i sensi, ossia consente sia di seguire il flusso d’acqua che di risalire verso la sorgente. In questo tratto il canale percorribile è alto circa 90 cm e largo 60 cm, al centro scorreva e scorre tuttora l’acqua in un piccolo canale di 30 x 40 cm. Lateralmente si trovano due marciapiedi di circa 15 cm che facilitavano il passaggio del fontanaro durante le visite di ispezione e di manutenzione del manufatto stesso.

“AQ - Acque in Città Alta”

Com’erano alimentate le fontane di Città Alta?

69


“AQ - Acque in Città Alta”

70


Indice delle FONTANE Denominazione principale

Denominazione alternativa

Accessibile

Accessibile (con acqua)

Fonte

Acquedotto (*)

? anni 1950 romana ? 1960 1763 ante 920 ? romana ‘900 1220

no no no no no sì no no no no Sì

sì no sì no no sì no no sì no no

no no no no no no sì sì sì no sì/no

= Rete idrica Vasi e Sudorno Sudorno Magistrale Magistrale = = = Rete idrica =/P.to Baglioni

Castello S. Vigilio Via Borgo Canale Colle Aperto Porta S. Alessandro Colle Aperto P.zza Mascheroni Via del Vagine Via della Boccola Via della Boccola Rocca Via Fara 7

S. Michele XIX sec. = 1575 = S. Aless. d . Croce 1530/1570 = 1208 = S. Michele del P. XIII sec. = S.ta Eufemia ante 1200 F. DI S.TA EUFEMIA S. Andrea XIII sec. = ? F. VECCHIO MERCATO 1486 = S. Cassiano Medioevo F. DI S. CASSIANO 1930 = S. Pancrazio 1549 = S. Giacomo Medioevo = 1342 FONTANONE 1780 F. DI PIAZZA VECCHIA Antescolis Medioevo F. DI ANTESCOLIS Medioevo = ? =

no sì no sì no no no no no no no sì sì sì no sì no no

no no no no no no no no sì no sì no no sì no no no no

no no no sì no sì no sì no no no no no no no no no no

Prato Baglioni Prato Baglioni Prato Baglioni = Prato Baglioni = Magistrale = Magistrale Magistrale Rete idrica Magistrale Magistrale Magistrale Magistrale Magistrale Magistrale Magistrale

Via Porta Dipinta Via delle Mura Via Pignolo Via Pignolo/Via Masone Via Osmano Via Solata Via Porta Dipinta P.zza Mercato d. Scarpe P.zza Mercato d. Scarpe Via Donizetti Via Mario Lupo Via S. Pancrazio Via S. Giacomo Via A. Vitali Piazza Vecchia Via dell’Arena Via Colleoni Colle Aperto

= = = = = = F. DEL VASINE = F. DEL LATER = F. DE PIOGIIS

Vicinia

Difficoltà accesso

Data Iscrizioni Cisterna costruzione

F. BELVEDERE S. VIGILIO F. S.TA GRATA INTER VITES F. SALIENTE F. PORTA S. ALESSANDRO F. DELL’ERCOLE F. PIAZZA MASCHERONI F. DEL VAGINE F. DELLA BOCCOLA F. DEL LANTRO F. PARCO RIMEMBRANZE F. DEL CORNO F. DEL POZZO BIANCO F. PORTA S. AGOSTINO F. DELFINO F. LUX MORES F. VIA OSMANO F. VIA SOLATA F. VIA PORTA DIPINTA F. SECCA - S.ROCCO F. PIAZZA MERCATO SCARPE F. DEL GROMO F. VIA MARIO LUPO F. S. PANCRAZIO F. PORTA S. GIACOMO F. VISCONTEA F. CONTARINI F. S.TA M. MAGGIORE F. S.TA AGATA F. BALUARDO S. GIOVANNI

Persa/chiusa

S. Grata

S. Lorenzo S. Lorenzo

Le CISTERNE sono le seguenti: Ubicazione LANTRO PIAZZA ATENEO “FONTANONE” - 1342 PIAZZA MERCATO DELLE SCARPE - 1485 PIAZZA MASCHERONI - 1606 VIA MARIO LUPO - 1890

Brente Bergamasche

Metri cubi

25.800 25.200

1.200 1.170 2.000 300

=

Stato Indirizzo attuale

N.B. Con “acquedotto magistrale” si fa riferimento alle condutture e derivazioni che originavano dalla fonte Saliente e che attraversavano Città Alta da Porta S. Alessandro sino a Porta Dipinta. Con “rete idrica” si intende far riferimento alla rete “moderna” (che risale al 1889). Riguardo alle CISTERNE si segnala che risultano soltanto notizie dell’esistenza di manufatti di epoca romana: SALIENTE, SEMINARIO e ROCCA.


La geografia delle FONTANE

Difficoltà accesso Accessibile F . DEL F. DEL F. DEL VAGINE F. PORTA POZZO BIANCO F. DELL’ERCOLE LANTRO S. ALESSANDRO F . DEL CORNO F. PORTA F . DELLA F. PIAZZA F. SALIENTE F. S. GRATA F. PARCO S. AGOSTINO BOCCOLA MASCHERONI INTER VITES RIMEMBRANZE

F. BELVEDERE S. VIGILIO (CISTERNE)

Persa/chiusa

Accessibile (con acqua) F. DEL DELFINO

1

2 Acquedotti 1 - dei Vasi/di Castegneta 2 - di Sudorno/di S. Gottardo 3 - “Magistrale” 4 - Prato Baglioni

*

4

A

3

Partitori (distrutti)

*

*

B

A - Orto degli Albani B - Giardino del Vescovado C - P.zza Regilando Giuliani

F. S. AGATA F. BALUARDO S. GIOVANNI

F. S. M. MAGGIORE (ANTESCOLIS)

F. VISCONTEA F. CONTARINI

C

*

F. SAN PANCRAZIO

F. VIA F. PIAZZA SOLATA MERCATO F. SECCA DELLE F. VIA SCARPE PORTA DIPINTA

F. DEL GROMO F. PORTA S. GIACOMO F. VIA MARIO LUPO

F. VIA OSMANO

cisterne interrate esistenti

F. LUX MORES

cisterne perdute


Denominazone F. di S. SALVATORE F. di S. STEFANO F. di S. BENEDETTEO F. di S. ERASMO

Ubicazione/Note Di epoca medioevale, alimentata dall’acquedotto magistrale e dalla fontana di S. Erasmo. Di epoca medioevale, alimentata dall’acquedotto magistrale e dalla fontana di S. Erasmo. Via Borgo Canale Di epoca medioevale. Alimentata da sorgente.

Immagine

“AQ - Acque in Città Alta”

Minori, nascoste, perdute

73 F. DEL COTER F. DI P.ZZA R. GIULIANI F. di VIA SALVECCHIO F. PALAZZO BERZI F. DEL CERRETO F. DEI GOZZI

Salita Capitanio (?) P.zza Regilando Giuliani Via S. Tomaso Situata a nord-ovest di S.ta Lucia, era ben individuabile sino a qualche decennio fa. Via S. Tomaso Alimentata da sorgente


Minori, nascoste, perdute

“AQ - Acque in Città Alta”

74

F. VAILETTI-MEDOLAGO

Via delle Mura, 42 Situata all’interno dell’omonima proprietà privata nei pressi di Porta S. Giacomo. Forse risalente al X-XI secolo, riformata nel secolo XII. Nel 1783 in gran parte abbattuta ed “assorbita” dalla costruzione del palazzo Valietti-Medolago: l’arc. Cantoni che curò i lavori destinò la fontana a scuderia. E’ presente una cisterna rettangolare ed un vano, quadrato e voltato, adibito a fontana. Alimentata con ogni probabilità da un canale proveniente dalla vicina fontana di S. Giacomo. Manca documentazione storica specifica.

F. di VIA DEGLI ORTI

Via degli Orti Piccolo volto a filo strada inserito nell’antico tracciato delle mura medioevali. E’ costituito da due locali, ora uniti, posti non in asse, con volta a botte. A filo strada vi è un ampio arco di accesso al primo spazio (fontana), mentre un muro, ora demolito, separava questo ambiente da un altro di fondo (la cisterna). Nella sommità della volta della cisterna vi è una botola per il prelievo dell’acqua della sommità del muro di difesa senza dover uscire dalle porte cittadine. La destinazione a fontana del volto non è tutavia suffragata da testi - documenti Via Borgo Canale Già citata un un documento del 1367 (atto di vendita di una casa del pittore Pietro da Nova), raccoglie acqua da una fonte poco distante. La fontana era costituita da un unico locale con volta a botte. Sul lato del fronte (a sud) vi era un grande arco in pietre squadrate, tamponato. Era presente una cisterna che alimentava anche un vicino lavatoio. Lavori nel corso del XIX secolo hanno stravolto la fontana, realizzando un piano superiore.

F. di VIA BORGO CANALE


F. ACQUEDOTTO S. AGOSTINO

Porta S. Agostino Piccola fontanella settecentesca all’interno di un giardino allestito nel 1880 ad ornamento del grande acquedotto civico. Non si conosce nulla dell’origine e della provenienza della fontanella che sicuramente appartiene ad un’epoca anteriore. L’acquedotto civico di S. Agostino (che raccoglie le acque provenienti dalle fonti di Albino - Bondo Pelello e di Serina- Algua), venne inaugurato il -5/11/1881 dal sindaco Aldo Cucchi.

“AQ - Acque in Città Alta”

Minori, nascoste, perdute

75

F. DELLO SCORLAZZONE

F. DI CASTAGNETA

Scalinata dello Scorlazzone Ubicata proprio davanti alla chiesa di S. Rocco, oggi non più individuabile. A detta F. si faceva riferimento nei regolamenti daziari dei sec. XIV-XV quando si accennava all’antica “porta di Castagneta”, già documentata del XIII secolo, spesso descritta con l’indicazione “apud fontem Castaneta”. F. e relativa cisterna sono andate distrutte per i lavori di ristrutturazione della settecentesca casa parrocchiale.


Minori, nascoste, perdute POZZO DI VIA BARTOLOMEO COLLEONI

“AQ - Acque in Città Alta”

76

Via B. Colleoni Fra vicolo Sant’Agata e piazza Mascheroni, celato da un comune tombino in ghisa, si trova un pozzo profondo circa 15 metri dal diametro di 1,8 metri. La parte superiore del pozzo, scavato per raggiungere una falda acquifera, presenta un tessuto murario ed una struttura differenti dal resto del manufatto: è possibile pensare che questo sia il risultato di un innalzamento, verso la superficie, di un pozzo preesistente. Il pozzo era collegato con il vicino edificio tramite un corridoio ad arco ora completamente ostruito da materiale. Durante le prime visite a questo sotterraneo da parte delle Nottole negli anni ‘80, sul fondo del pozzo era presente neve in quanto lo stesso era utilizzato come scarico nella stagione invernale. Sul vecchio chiusino era riportata la dicitura “scarico neve”.


SORGENTE BERTELLO

F. DI VIA SUDORNO F. LARGO DEL POZZO F. PARCO SAN VIGILIO F. PAISETTO

Viale V. Emanuele II Ad una cinquantina di metri ad est del percorso dlla funicolare. si trovano i resti di un serbatoio medioevale (proprietà privata, non accessibile). La zona tra le mura di Città Alta ed il canale Serio (costruito tra il 1190 ed il 1210) che attraversava da est ad ovest la Città Piana, dove si trovava il prato di S. Alessandro, era denominata “prati Bertelli”. Una sorgente dallo stesso nome contribuiva lla’irrigazione della zona e forniva acqua a case e nuclei sparsi lungo le vie che salivano a porte, anche secondarie, della città murata. Probabilmente favorì l’insediamento del monastero Domenicano di “Matris Domini” , situato pochi metri più a valle, con il quale è sempre stata in collegamneto. All’interno delle mura (piattaforma di S. Andrea) venne costruito un pozzo con scale per arrrivare all’acqua della fonte scendendo dall’alto. Questo pozzo venne colmato nel secolo scorso. Ai piedi della fontana dello Scorlazzone All’imbocco si via Scalvini da via Cavagnis All’interno del parco realizzato negli anni 2000 sotto i bastioni del castello di San Vigilio. Via S. Alessandro Fuori dalla cinta delle Mura. Alimentata dalla fontana di S. Erasmo. Non ve n’è più traccia.

F. SAN FRANCESCO Si hanno notizie di questa fontana, ormai dispersa, situata sotto l’ex-convento di S. Francesco

“AQ - Acque in Città Alta”

Minori, nascoste, perdute

77


Le acque della Città Piana Denominazone F. della FIERA

“AQ - Acque in Città Alta”

78

F. di PIAZZA F. detta la “FIASCONA” F. dell’OSPEDALE F. DELLA STAZIONE F. rotonda S.TA LUCIA F. PARCO LOCATELLI F. P. RUGGERI DA STABELLO

Ubicazione

Note

Piazza Dante Relizzata nel 1734, dopo che nel 1731 i Consiglieri dell’Ospedale Maggiore avevano deliberato la ri-costruzione della Fiera in muratura (in precedenza le strutture erano di legno). I lavori furono assegnati all’arch. G.B. Caniana. La bellezza del disgno non è stata però mantenuta nella cura della realizzazione (in pietra di Zandobbio). Venute meno nel corso dell’ ‘800 utilità ed importanza della Fiera, il Comune bandì nel 1905 un corcorso nazionale per un progetto di trasformazione. Il vincitore, arch. Marcello Piacentini, volle comunque mantenere la fontana settecentesca. Alimentata dalla Roggia Nuova, acque che arrivavano alla fontana dopo aver ricevuto i rifiuti dell’Ospedale Maggiore e delle altre abitazioni del luogo: la fama non era delle migliori... Piazza Pontida Realizzata nel secolo XVI. Realizzata nel 1912

Piazza Pontida Realizzata nel 1933 ad iniziativa degli “Amizi di Piazza Pontida” con la seguente epigrafe: “PIETRO RUGGERI DA STABELLO CANTO’ IN RIMA VERNACOLA L’ANIMA DELLA GENTE BERGAMASCA” Le sculture sono di G. Remuzzi, mentre basamento e vasca sono della matita dell’Ing. Angelini, il tutto in marmo di Camerata Cornello:

Immagine


F. DEGLI ALPINI

F. di PORTA NUOVA detta la “ZUCCHERIERA”

F. DELLE POSTE F. ANTONIO LOCATELLI

F. PARCO CAPROTTI

Piazzale degli Alpini Inaugurata il 18/03/1963 in occasione dell’adunata nazionale degli Alpini tenutasi in Bergamo. Il progetto si deve al vincitore di un concorso promosso nel 1957 dell’A.N.A. di Bergamo, un “gruppo” composto da: Peppino Marzotto, scultore, e da Giuseppe Gambirasio, Aurelio Cortesi e Nevio Parmeggiani, architetti.. Rimarchevole l’effetto dei giochi d’acqua, regolabili, formanti grazie all’illuminazione una galleria luminosa. Sulla pavimentazione sono presenti mosaici che raffigurano scene di vita alpina Largo Porta Nuova Opera in marmo bianco di Zandobbio realizzata nel 1939 su progetto dell’arch. Bergonzo. Due curiosità: il retro della fontana è stato adibito fino agli anni ‘60 a chiosco di una stazione di servizio. La fontana poi è stata per lungo tempo inattiva in quanto per problemi alle tubature si verificavano infiltrazioni nelle cantine dell’adiacente sede del Credito Bergamasco. V.le V. Emanuele II Realizzata nel 1956 in occasione del ventesimo anniversario della morte dell’Eroe Bergamasco (triplice Medaglia d’Oro al Valor Militare). Criticata sia per motivi estetici che per motivi “politici” suscitati anche dalla mancata presenza all’inaugurazione dell’allora Presidente della Repubblica, On. Gronchi. Il progetto è dovuto all’arch. Aldo Piantanida (realizzazione in marmo bianco di Zandobbio). Il busto dell’Eroe, opera dello scultore Antonio Berti, è una copia dell’originale (conservato in Palazzo Frizzoni). L’apparato idraulico prevede l’utilizzazione di una pompa elettrica per il recupero-riutilizzo dell’acqua sgorgante dagli 8 metri di lunghezza della cascata d’acqua. La fontana alimenta con le acque un piccolo laghetto nel parco. La costruzione in manufatti di calcestruzzo e pietre è al suo interno scavata, formando una specie di piccola grotta. Il genere “grottesco”, denuncia chiaramente la matrice tardo settecentesca, fortemente influenzata dalle tematiche inglesi del romanticismo.

“AQ - Acque in Città Alta”

Le acque della Città Piana

79


Le acque della Città Piana F. PIAZZA SANT’ANNA

Fontane DEL CIMITERO

F. PIAZZA DELLA LIBERTA’ F. PALAZZO SUARDI F. DI PIAZZA PONTIDA Fontane DEL SENTIERONE

“AQ - Acque in Città Alta”

80

P.zza Sant’Anna Fontana che sino al 1953 si trovava nel giardino della Casa Parrocchiale (edificata nel 1860 da Mons. Noli). Potrebbe essere attribuibile all’Arch. Giuseppe Berlendis, già responsabile dei lavori di ristrutturazione delle Chiesa di Sant’Anna. Via Pirovano Due semplici fontane all’interno del Cimitero Unico realizzato nel 1901 su progetto dell’arch. Ernesto Pirovano. P.zza della Libertà Fontana settecentesca situata nella parte privata del Parco Suardi. Fontane posizionate tra il Sentierone e Porta Nuova nel 1897 in occasione delle celebrazioni di Gaetano Doniezetti.


“Parochiae”, “portae”, “capellae”, “sestiere”, “quartiere”, “vici, “vicinantia”, “viciniae”... sono molte le definizioni utilizzate nel corso del Medioevo ad identificare quella “porzione” all’interno di un abitato, di significative dimensioni, “la cui missione era principalmente la tutela degli interessi del proprio riparto, la locale polizia e la denuncia del delitti che vi venissero commessi.” (Mazzi - “Le vicinie”, 1884). Nella maggior parte dei casi la “vicinia” si identificava negli immediati dintorni e con la denominazione della chiesa “parrocchiale” (anche se non è detto che i due ambiti territoriali ed amministrativi, previsti dagli ordinamenti civile e religioso, combaciassero puntualmente). Sempre il Mazzi precisa: “...il governo episcopale abituò 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22

1251 Canale S. Giovanni Ev. S. Salvatore S. Agata S. Matteo S. Michele dell’Arco S. Pancrazio S. Lorenzo S. Eufemia S. Andrea S. Michele del Pozzo S. Alessandro della Croce S. Cassiano Antescolis S. Giacomo S. Stefano S. Alessandro in Colonna

i Comuni a tenere le loro adunanze nella Cattedrale, così queste condizioni devono aver mantenuto nei vicinati, anche dopo che formarono parte integrante dell’ordinamento municipale, il costume di raccogliersi a trattare dei comuni interessi nella Chiesa da cui avevano nome, come ne forniscono una continua prova gli Atti della Vicinia di S. Pancrazio.” L’importanza delle vicinie è confermata anche dagli Statuti cittadini che nel tempo sono stati emanati e che prevedevano appunto definzione degli ambiti territoriali ed un insieme di norme finalizzate alla definizione di importanti diritti/ doveri. “... è cosa assai difficile, per non dire impossibile, il voler

1263 S. Grata Canale S. Giovanni Ev. S. Salvatore Arena S. Agata S. Matteo S. Michele dell’Arco S. Pancrazio S. Lorenzo S. Eufemia S. Andrea S. Michele del Pozzo S. Alessandro della Croce S. Giovanni dell’Ospitale S. Antonio S. cassiano Antescolis S. Giacomo S. Stefano S. Alessandro in Colonna S. Leonardo

1453 S. Grata S. Giovanni Ev. S. Salvatore Arena S. Agata S. Matteo S. Michele dell’Arco S. Pancrazio S. Lorenzo S. Eufemia S. Andrea S. Michele del Pozzo S. Alessandro della Corce S. Giovanni e S. Antonio S. Cassiano Antescolis S. Giacomo S. Stefano S. Alessandro in Colonna S. Leonardo

1491 S. Grata S. Giovanni Ev. e Arena S. Salvatore S. Agata S. Matteo S. Michele dell’Arco S. Pancrazio S. Lorenzo S. Eufemia S. Andrea S. Michele del Pozzo S. Alessamdro della Croce S. Giovanni e S. Antonio S. Cassiano Antescolis S. Giacomo S. Stefano S. Alessandro in Colonna S. Leonardo

stabilire quale sia stato il numero delle nostre vicinie nelle diverse epoche” (Mazzi). Così ho ritenuto untile ed interessante riportare l’elencazione delle vicinie previste negli statuti cittadini che sono stati emanati negli anni: 1251, 1263, 1453, 1491, 1563 e 1596. Si potranno rilevare “accorpamenti” e “scorpori” che si sono verificati nel corso dei secoli: le vicinie sono hanno cessato di esistere verso la fine del Settecento. Con riferimento alle fontane vi è da ritenere che ogni vicinia abbia avuto in abbinamento alla propria “chiesa” anche una propria “fontana”!

1563 S. Grata S. Salvatore S. Agata S. Matteo S. Michele dell’Arco S. Pancrazio S. Lorenzo S. Eufemia S. Andrea intus S. Andrea foris S. Michele del Pozzo S. Alessandro della Croce S. Giovanni dell’Ospitale S. Antonio S. Cassiano Antescolis S. Giacomo S. Stefano S. Alessandro in Colonna S. Leonardo

1596 Borgo Canale S. Agata S. Matteo S. Michele dell’Arco S. Pancrazio S. Lorenzo S. Eufemia S. Andrea intus S. Andrea foris S. Michele del Pozzo S. Alessandro della Croce S. Giovanni dell’Ospitale S. Antonio S. Caterina S. Cassiano Antescolis e S. Salvatore S. Giacomo S. Stefano S. Alessandro in Colonna S. Leonardo

“AQ - Acque in Città Alta”

Due parole sulle “vicinie”

81


Indice dei nomi

“AQ - Acque in Città Alta”

82

Nome ACQUA MORTA, di

Tipologia fontana

ACQUA MORTA, di ACQUEDOTTO S. AGOSTINO, dell’ ALESSANDRO, ALPINI, degli ANTESCOLIS, di ANTONIO LOCATELLI, di BALUARDO S. GIOVANNI, del BELVEDERE S. VIGILIO, del BERTELLO BERTELLI BOCCOLA, della BOSCO, del CARISOLLA, della CASTAGNETA, di CASTAGNETA, di CERRETO, del CIMITERO, del CONTARINI CORNO, del CORNU, de COTER, del DELFINO, del ERCOLE, dell’ FIASCONA. la FIERA, della FONTANONE FONTANONE GALLINA GALLO, del GAVAZZOLO, di GAVAZZOLO, di

sorgente fontana prato fontana fontana fontana fontana fontana sorgente prati fontana sorgente sorgente fontana acquedotto fontana fontana fontana fontana fontana fontana fontana fontana fontana fontana fontana cisterna località sorgente fontana sorgente

Pagina

Note

Prati che occupavano la zone tra i prati Bertelli ed il canale del Serio (a sud delle mura).

Prati che dipartivano dalla base esterna delle mura venete. Una delle sorgenti che alimentavano l’acquedotto dei Vasi. Una delle sorgenti che alimentavano l’acquedotto dei Vasi.

Prima zona abitata incontrata dal corso dell’acquedotto dei Vasi. Una delle sorgenti che alimentavano l’acquedotto dei Vasi.


Nome GOZZI, dei GROMO, del LANTRO, del LANTRO, del LATER. del LUX MORES MAGISTRALE OSPEDALE, dell’ PALAZZO BERZI, di PALAZZO SUARDI, di PARCO CAPROTTI, di PARCO LOCATELLI, di PARCO RIMEMBRANZE PARCO DI SAN VIGILIO PIAZZA DELL’ATENEO PIAZZA DELLA LIBERTA’, di PIAZZA FONTANA, di PIAZZA MASCHERONI, di PIAZZA MASCHERONI, di PIAZZA MERCATO DEL LINO PIAZZA MERCATO DEL PESCE PIAZZA MERCATO SCARPE PIAZZA MERCATO SCARPE PIAZZA PONTIDA, di PIAZZA REGINALDO GIULIANI, di PIAZZA SANT’ANNA, di PIAZZA VECCHIA, di PIAZZA VECCHIA, di PIETRO RUGGERI DA STABELLO, di PIOGIIS, de PORTA NUOVA, di PORTA S. AGOSTINO

Tipologia fontana fontana fontana cisterna fontana fontana acquedotto fontana fontana fontana fontana fontana fontana fontana fontana fontana fontana fontana cisterna fontana fontana fontana cisterna fontana fontana fontana fontana pozzo fontana fontana fontana fontana

Pagina

Note

All’interno del nuovo parco realizzato sooto i bastioni del castello di S. Vigilio.

“AQ - Acque in Città Alta”

Indice dei nomi

83


Indice dei nomi

“AQ - Acque in Città Alta”

84

Nome PORTA S. GIACOMO PORTA S.ALESSANDRO, di MORTA PAISETTO PIAZZA DANTE, di POSTE, delle POZZO BIANCO, del NOCE, della POZZO, largo del POZZO, Valle del PRATO BAGLIONI, di ROCCA, della ROTONDA SANTA LUCIA, della SALIENTE SALIENTE SAN BENEDETTO, di SAN CASSIANO, SAN FRANCESCO, di SAN GOTTARDO, di SAN PANCRAZIO SAN ROCCO SAN SALVATORE SANT’AGATA, di SANT’ERASMO, di SANT’EUFEMIA, di SANTA GRATA INTER VITES, di SANTA MARIA MAGGIORE, di SANTO STEFANO, di SCORLAZZONE, dello SCUDO, dello SECCA

Tipologia fontana fontana fontana fontana fontana fontana fontana sorgente fontana sorgente acquedotto cisterna fontana fontana cisterna fontana fontana fontana acquedotto fontana fontana fontana fontana fontana fontana fontana fontana fontana fontana sorgente fontana

Pagina

Note

Altra denominazione della fontana dell’Acqua Morta Scomparsa. In via S. Alessandro, furo la cinta muraria. Altra denominazione della fontana della Fiera.

Prima delle sorgenti che alimentavano l’acquedotto dei Vasi. In largo del Pozzo, allimbocco di via Scalvini da via Cavagnis Una delle sorgenti che alimentavano l’acquedotto dei Vasi.

Una delle sorgenti che alimentavano l’acquedotto dei Vasi.


Nome SEMINARIO, del SENTIERONE, del STAZIONE, della SUDORNO, VAGINE, del VAILETTI-MEDOLAGO, di palazzo VASI, dei VASINE, del VECCHIO MERCATO, del VIA BARTOLOMEO COLLEONI VIA BORGO CANALE, di VIA DEGLI ORTI, di VIA MARIO LUPO VIA MARIO LUPO VIA OSMANO VIA PORTA DIPINTA VIA SALVECCHIO, di VIA SOLATA VIA SUDORNO VISCONTEA ZUCCHERIERA, la

Tipologia cisterna fontane fontana acquedotto fontana fontana acquedotto fontana fontana pozzo fontana fontana fontana fontana cisterna fontana fontana fontana fontana fontana fontana

Pagina

Note Fontane tra Sentierone e Porta Nuova (rimosse).

“AQ - Acque in Città Alta”

Indice dei nomi

85

Situata “ai piedi” della fontana/uschiolo dello Scorlazzone


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.