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BIANCOSCURO #29

BIANCOSCURO Rivista d'Arte

Numero 29 - agosto/settembre 2018 - Bimestrale d’Arte, Cultura e Informazione

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In questo numero

Agostino Bonalumi Il pensiero di uno spazio dietro l’opera

ArtBasel 2018 Numeri vertiginosi

BIANCOSCURO Art Contest Tutti i partecipanti e i 100 selezionati

Achille Castiglioni. Il creatore di icone nella cultura del design

Mediterraneo: il Megatilismo e le Mura di Alatri

9 772385 170005

Marco Ferrari

La ricerca dell’oggetto fino al suo insito concetto di forma

biancoscuro

L’arte è in città Mimmo Paladino conquista Brescia

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Paladino, ha la capacità di alimentare la storia, trasformando i

“Mimmo

simboli della cultura figurativa del mediterraneo, dagli arche-

Zenith alluminio, 2007

Ph © Salvetti Francesco

tipi al Novecento”, è questo il motivo per cui Luigi di Corato direttore di Brescia Musei e curatore della mostra, l’ha scelto per inaugurare questo ambizioso progetto che si intitola Brixia Contemporary, evento pluriennale voluto dalla Fondazione e dal Comune di Brescia, con il patrocinio di quest’ultimo e del Comune di Provaglio d’Iseo. Domenico Paladino, per tutti Mimmo, nasce a Paduli, nei pressi di Benevento nel 1948. Lo zio pittore lo avvia ad interessi artistici, che lo stimoleranno così tanto da iscriversi al Liceo Artistico di Benevento. Nel 1964 visita per la prima volta la Biennale di Venezia, restando affascinato dagli artisti pop americani, che in quegli anni erano sulla scena mondiale. Paladino è uno degli esponenti principali della Transavanguardia negli anni Ottanta, un movimento fondato dal critico d’Arte Achille Bonito Oliva che, con il suddetto termine, voleva indicare un gruppo di artisti che ritornavano alla pittura tradizionale sotto il profilo tecnico, dopo le varie correnti concettuali che caratterizzarono gli anni Settanta. Tra i vari artisti di questa corrente, ricordiamo Sandro Chia, Enzo Cucchi e Francesco Clemente. L’arte di Paladino, fa capo ad una grande sperimentazione nelle diverse tecniche, che gli ha certo concesso un’evoluzione in tutti gli aspetti artistici, dalla fotografia alle incisioni, dai dipinti sul metallo alle installazioni. È riuscito, nel tempo, ad elaborare un linguaggio che fonde, con disinvoltura e vivacità cromatica, gli elementi figurativi ispirati all’arte

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“... Il pensiero di uno spazio dietro l’opera”

A Milano la prima antologica di Agostino Bonalumi

Palazzo Reale di Milano, dal 13 luglio al 30 settembre 2018, ospita, a pochi anni dalla scomparsa, la prima antologica di Agostino Bonalumi (1935-2013), dal titolo “Bonalumi 1958 – 2013”.

Agostino Bonalumi - Rosso - tela estroflessa e tempera vinilica,1974, 140x140 cm.

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Il progetto dedicato all’artista, curato da Marco Meneguzzo e promosso dal Comune di Milano - Cultura, Palazzo Reale, Museo del Novecento in collaborazione con l’Archivio Bonalumi, presenta circa 120 opere dell’artista milanese: ne emerge tutto il suo

straordinario percorso creativo, a partire dall’esordio, avvenuto a Milano nel 1959; si sviluppa, poi, attraverso gli anni sessanta in contatto con i maggiori gruppi europei, per arrivare alla recentissima riscoperta e rivalutazione internazionale. Agostino Bonalumi nasce il 10 luglio 1935 a Vimercate, Milano. Compie studi di disegno tecnico e meccanico. Pittore autodidatta, inizia a esporre giovanissimo. Nel 1958 nasce il gruppo Bonalumi, Castellani e Manzoni con una mostra alla Galleria Pater di Milano, alla quale fanno seguito altre mostre a Roma, Milano e Losanna. Nel 1961, alla Galleria Kasper di Losanna è tra i fondatori del gruppo “Nuova Scuola Europea”. Nel 1966, inizia un lungo periodo di collaborazione con la Galleria del Naviglio di Milano, e, nello stesso anno, è invitato, per la prima volta, alla Biennale di Venezia. Segue un intenso periodo di studi e di lavoro in Africa e di collaborazione con gruppi artistici europei e celebri gallerie internazionali. Nel 2002, l’Accademia Nazionale di San Luca di Roma celebra con una personale il conferimento ad Agostino Bonalumi del Premio Presidente della Repubblica 2001 alla carriera. Muore a Monza il 18 settembre 2013.

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Marco Ferrari

La ricerca dell’oggetto fino al suo insito concetto di forma

di Daniela Malabaila

Vincitore dell’edizione invernale del BAC (Biancoscuro Art Contest), Marco Ferrari, realizza le sue opere lavorando materiali ceramici e cartapesta, personalizzandole poi in base alle differenti lavorazioni. La ceramica è

Marco Ferrari nel suo laboratorio

composta principalmente da argille, sabbia silicea, ossidi di ferro e quarzo; la carta è realizzata con fibre vegetali: il risultato è una trasformazione di “materie della terra” in opera d’arte, legate dunque tra di loro dal concetto di ecologia particolarmente caro all’artista veneto.

Daniela Malabaila: Buongiorno Marco, è un piacere poter chiacchierare con te. Ci siamo incontrati qualche volta, ma non abbiamo mai potuto approfondire purtroppo, e finalmente abbiamo l’occasione di farlo... Marco Ferrari: Buongiorno a te Daniela, e grazie a tutta la Giuria per aver scelto la mia opera, è un lavoro al quale tengo particolarmente. D.M.: Partiamo da questa occasione, credevi in questa vittoria o ti iscritto principalmente per la visibilità che dà questo concorso? M.F.: Iscrivendomi non avrei mai pensato di poter vincere la copertina e sono stato

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Le mie opere nascono da pensieri notturni, dove il silenzio regna. Nella notte le idee mi sono più congeniali, rifletto su come rendere nuovo un oggetto semplicemente dimenticato o già usato. Il filo conduttore sono la materia e la relativa trasformazione da “semplici” materiali della terra, in opere d’arte. Nasce così una tanica in cartapesta o un motore in ceramica oppure una borsa dell’acqua calda, legati tra di loro per tecnica d’esecuzione ed emozione che mi danno quando li vedo nascere dal nulla. Una nuova vita quindi, ma soprattutto un concetto di attenzione all’ambiente che mi sta particolarmente a cuore.

Marco Ferrari

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Michela Valenti

Pochi gesti istintivi per esprimere il suo mondo

Non molto tempo fa ho

avuto il piacere di conoscere i dipinti della talentuosa Michela Valenti, e da subito ne sono rimasto piacevolmente colpito. Prima ancora di conoscere la sua storia personale, ho intuito quanto di suo ci fosse impresso sulle tele, ma soprattutto era evidente la sua necessità di far vedere a tutti, cosa aveva visto lei. Lunghe figure, macchie di luce e ombre a disegnare le forme, un segno tranquillamente riconducibile al neoespressionismo tedesco, così immediato, così istintivo, così necessario. Ecco, ho trovato da subito che l’arte della Valenti fosse “necessaria”: al mondo, perdi

Vincenzo Chetta

Le temps passe, la vie aussi…

La peinture c’est un peu comme réussir à saisir les instants de vie, les expériences, les pensées, l’évolution personnelle, les bonheurs et les tristesses, les certitudes et les doutes. Un message pour partager la perception des

«choses de la vie», avec son quotidien, ses surprises, dans une démarche dynamique, riche en couleurs, vécus «dans l’instant présent». Michela Valenti

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Sgomento, polvere di marmo, 2018, h 26 cm.

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Contemporary Art Fair Zurich

La 20ª edizione al PULS 5

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artmagazine.biancoscuro.it

Il Contemporary Art Fair

Zurich, importante e affermato appuntamento per l’Arte a Zurigo, conferma anche per il 2018 la nuova location: la 21ª edizione della kermesse si terrà al PULS 5 in Giessereistrasse 18. L’inaugurazione è fissata per il 20 settembre alle ore 18; le opere provenienti da ben 20 diversi paesi, saranno accompagnate dalle note del sax di “Mr. Soulsax”. Omogeneo il collegamento tra l’Artist Positions e l’Art Galleries, un’esposizione in continua crescita da oltre 20 anni.

Ettore Tiretto

20ª ART INTERNATIONAL ZURICH Puls 5, Zurich

dal 21 al 23 settembre 2018

Preview 20 settembre 2018 info@art-zurich.com www.art-zurich.com

Inquadra con il tuo smartphone il codice

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www.art-zurich.com

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L’eterna Roma

La collezione fotografica del Royal Institute of British Architects

Monica Pidgeon Colonnade, St Peter’s Square (arch. Gian Lorenzo Bernini) Gelatine silver print, 1961

Monica Pidgeon / RIBA Collections

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200 fotografie che ritraggono Roma, realizzate fra la seconda metà del XIX secolo e l’età contemporanea: “Eternal City”, la mostra a cura di Gabriella Musto e Marco Iuliano, e per il RIBA, a cura di Valeria Carullo. Da sempre Roma attrae

l’interesse degli artisti e dei viaggiatori, che nel corso dei secoli hanno cercato di interpretare i suoi mille volti, e le sue atmosfere, i suoi pregi ed i suoi lati scuri, tante identità diverse che si sovrappongono a creare tanti racconti diversi. Le foto, provenienti dal Royal Institute of British Architects, costituiscono un momento chiave nel percorso secolare della città. Fondato nel 1834 a Londra, il RIBA conserva nei suoi archivi circa tre milioni tra fotografie, diari, lettere e fascicoli personali. Il RIBA non è solo un importante ordine professionale, vuole infatti promuovere l’educazione alla qualità dell’architettura, dentro e fuori la Gran Bretagna. La mostra ricostruisce l’immagine della città eterna in un momento chiave della sua esistenza. Pensiamo al classico Grand Tour, immergiamoci in quella atmosfera, osservando la città con gli occhi del mondo anglosassone e condividendone gli sguardi iconici sì, ma anche inusuali e profondamente narrativi. La mostra accompagna il pubblico alla scoperta della capitale suggerendo le classiche riflessioni architettoniche, urbanistiche, politiche, sociali, ma allo stesso tempo stimola la critica verso la scoperta di luoghi che la fotografia come sempre, reinterpreta e racconta. Roma è l’esempio per antonomasia di città che ha da sempre stimolato l’immaginazione collettiva. Tra memoria dell’antico e sperimentazione del moderno, la città è sempre stata soggetto ideale per pittori e incisori dal Rinascimento,

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