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I Macchiaioli A Trieste, i più importanti artisti dell’Ottocento
di Vincenzo chetta
Siamo nella Firenze del 1855: si forma il gruppo dei Macchiaioli, nato per reazione all’inerzia concettuale e formale delle accademie. Il movimento macchiaiolo (appellativo dispregiativo in realtà) affermava la teoria della “macchia’’: macchie di colore, distinte, accostate o sovrapposte ad altre macchie di colore, erano gli elementi costitutivi di piccoli quadretti di estrema sintesi. È a loro che è dedicata la mostra “I Macchiaioli. L’avventura dell’arte moderna”, in scena a Museo Revoltella di Trieste fino al prossimo 10 aprile, promossa e organizzata da Comune di Trieste, Assessorato alle politiche della cultura e del turismo, Museo Revoltella e Arthemisia. La cura del progetto è di Tiziano Panconi, che in catalogo spiega le caratteristiche della pittura macchiaiola, come la particolarità della Scuola di Piagentina: “Un’ampia serie di luminosissime tavolette di piccole dimensioni dipinte en plein air costituisce la prova più emblematica del lessico empirico macchiaiolo. […] Nella seconda metà degli anni sessanta, nacque la cosiddetta Scuola di Piagentina. Qui le forzature chiaroscurali venivano sorprendentemente meno, aprendosi a tonali- tà più tenui, di pacato intimismo, recuperando in questo ufficio l’amore per l’interno di gusto borghese, di estrazione olandese o comunque nordeuropea, ma soprattutto ispirato alla vita reale, al convivio quieto della gente comune considerata non sempre nei momenti di maggiore responsabilità civile o di specificità sociale.”
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Attraverso un corpus di oltre 80 opere altamente significative del movimento, rappresentando gli
Sotto: Vincenzo Cabianca Acquaiole della Spezia 1864, olio su tela, 60x127 cm. Collezione privata Courtesy Butterfly Institute Fine Art, Galleria d’arte, Lugano
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