gabriele venditti b/n
gabriele venditti b/n
Sono lontano dal pensare che la fotografia possa esserci utile Paul Gauguin
intro
Mi piace fotografare l’attimo, il momento che è stato, nell’illusione tutta infantile di poter trattenere l’intrattenibile, come chi imprigiona lucciole sotto un bicchiere. È per questo che fotografo, sullo stesso albero, le gemme a primavera, le foglie color rame in autunno; per questo, prima che cominci l’estate, fotografo i papaveri nei campi dove il grano è ancora verde. Fotografo quello che vorrei conservare intatto, preservare dalle offese. Per questo fotografo le pozze d’acqua, la solitudine dell’albero, i campi a trifoglio, gli spazi verdi appena fuori le città, prima che tutto diventi comparto edilizio, zona di sedicente espansione, centro commerciale dell’incommerciabile; prima che piantino palme dove c’erano olivi. Fotografo il bello prima che si trasformi in utile. Per questo fotografo le pietre delle case, gli scuri delle finestre, prima che siano sostituiti da vetrocemento e alluminio anodizzato. Fotografo quello che ho intorno, quello che mi è familiare: molto ho fotografato rimanendo dietro i vetri o aprendo appena la finestra. Fotografo i tetti, le terrazze, i panni stesi; i pomodori su un davanzale di cucina, messi ad asciugare al sole. Mi tengono compagnia le voci che salgono dal mercato. Fotografia da camera, la si potrebbe chiamare. Fotografo le mie radici: Carpinone, San Michele, la Siberia, Via Porta Mulino: i luoghi in cui sento scorrere caldo nelle mie vene il sangue dei miei morti. Fotografo i paesi del Molise, li vado a cercare, violo indiscreto la loro ritrosia: non sono facili allo scatto, conservano un antico pudore fatto di vicoli, cortili, slarghi dove i vecchi si scaldano al sole imitati dai gatti, o viceversa. Paesi d’ombre che si allungano in piazze idealtipiche che hanno la chiesa di fronte al municipio, il bar tabacchi, la farmacia. Fuori delle case fotografo peonie piantate in una latta di sardine, ortensie che paiono i fuochi pirotecnici della festa del patrono. Tutto mi riempie l’obiettivo: qui fotografo panni stesi che altrove ignorerei; qui, una serratura, un battente a piede di leone mi interessa più del Koh-i-noor.
b/n
L’ora esatta/Massa Marittima/primavera 2006; Lauto ritratto/Nello specchio della camera da letto/autunno 2008; Andata e ritorno/Isernia/maggio 2007; Il cappotto/Isernia/maggio 2007; Gutta cavat lapidem/Isernia/marzo 2007; Riti di passaggio/Isernia/aprile 2007; Il Vaticano e l’Italia/Carpinone/16 agosto 2006; J.C. wash here/Isernia/aprile 2009; Klanners/Isernia/aprile 2009; Morning Glory/Pettoranello visto dalla mia terrazza, alle sei di mattina/ottobre 2008; Alla fine, la fine/Isernia/2008; Scale/Isernia/2007; Neiges d’antan/Dalla mia camera da letto/Isernia/dicembre 2007; L’impero delle luci/Isernia/marzo 2006; Contenuti di finestra/Dalla soffitta/dicembre 2007; Rio Bo/Carpinone/ottobre 2007; Transamazzonica Carpinone-Sulmona/Carpinone/ottobre 2007; Look-at-me/Miranda/Inverno 2006; Alone in Longano/Longano/Inverno 2007; Millefoglie/Carpinone/giugno 2006; La casa dei doganieri/Carpinone/marzo 2006; Porta/Rocchetta alta/estate 2007; Radici/Carpinone/agosto 2006; «Strano come una discesa assomigli a una salita vista dall’altro lato»/Pesche/dicembre 2007; Vicolo storto/Isernia/autunno 2006; La conversazione/Dalla finestra della stanza lunga/Isernia/inverno 2007; Bucato non bucato/Dalla finestra della stanza lunga/Isernia/2007; I giardini pensili hanno fatto il loro tempo/Isernia/2007; Chi sei, che vuoi?/Isernia, giardino palazzo D’Avalos/autunno 2006; A piombo/Carpinone/maggio 2007; I panni sporchi si lavano in famiglia/Carpinone/maggio 2007; E la luce fu/Rocchetta alta/giugno 2006; Come un dejà vu/Carpinone/maggio 2007; I marziani/Carpinone/maggio 2007; Escher (un’ossessione, la mia)/San Donato Val Di Comino/settembre 2007; Il maggiolone di Escher/Pesche/dicembre 2007; Tetti/Dalla soffitta/Isernia/2007; Ubiquo obliquo/Isernia/primavera 2009; In/Macchiagodena/maggio 2007;
In ordine di apparizione:
Out/Macchiagodena/maggio 2007; Il Golgota dietro casa/Pesche/dicembre 2007; Jerico/Rocchetta alta/estate 2007; Jerusalem/Macchiagodena/maggio 2007; San’a/Pesche/dicembre 2007; Mercato/Isernia/marzo 2008; La ville lumiére/Isernia/aprile 2007; Verso casa/Isernia/dicembre 2008; Il Bambino a mollo/Isernia/dicembre 2008; Parkour ‘na sega/Isernia/inverno 2007 Vico[lo]/Isernia/settembre 2006 Il cielo sopra Peppino/Isernia/2009 Su per tra fra/Isernia/2009 Per due punti passa una sola retta/Carpinone/maggio 2007 Per poco e per sempre/Isernia/2008 Strati/Isernia/2008 Tetto/Isernia/2009 Teorema/Isernia/inverno 2006 Avercelo come un tubo di stufa/Macchiagodena/maggio 2007 In clandestinità/Isernia – dietro i vetri della Stanza lunga/novembre 2008 La busta della spesa/Isernia/Inverno 2008 Solo/Isernia/2009 Mamözie/Isernia/2009 Lili Marlene/Isernia/2009 Casa e Chiesa/Isernia/2009 Plastico/Isernia/2009 St. Petrus/Isernia – dalla terrazza/2009 Silohuette/Isernia – sotto la Cattedrale/2009 Concetto spaziale/Isernia/2009 Viaggio al Terminal della notte/Isernia/inverno 2007 Nowhere fast/Isernia/inverno 2007 Starless/Monteroduni/novembre 2008 Contenuti di finestra/Pesche/dicembre 2007 Italiamobile/Pesche/dicembre 2007 Domestic Mongolia/da qualche parte tra Vastogirardi e Capracotta/Estate 2008 Solitude standing/Macchiagodena/maggio 2007 Il perché delle città/Rocchetta alta/giugno 2006 La luna anche di giorno/Isernia-Macerone/inverno 2007 Solo sul cuor della terra/ Isernia-Macerone/inverno 2007 Autoritratto/nello specchio retrovisore della Meriva/2007
Gabriele Venditti 2009 «Un grammo di applicazione vale più di una tonnellata di astrazione» Booker's law