I NOSTRI EROI
Giuseppina Bellocchi
Nino Baglieri Sulle ali della croce
“Sono Nino Baglieri – disse – e sono immobilizzato sul mio lettino. Tanti hanno portato dei doni; io non posso muovermi e non posso venire all’altare, ma offro volentieri quello che ho: la mia preghiera, la mia croce, la mia sofferenza, la mia vita per lei Rettor Maggiore, per la Famiglia Salesiana, per le vocazioni, per i giovani”. Con la sua testimonianza ha saputo, nel corso degli anni, mostrare a tutti il valore della vita, di ogni vita, e cantare la gioia pur essendo inchiodato alla sua croce.
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ra il 24 novembre del 1985 e il Rettor Maggiore dei Salesiani del tempo, don Egidio Viganò, si era recato in Sicilia presso il Santuario della Madonna delle Lacrime di Siracusa per incontrare la Famiglia Salesiana dell’isola in una solenne celebrazione eucaristica. Nino aveva voluto essere presente. Disteso sul suo lettino in prima fila, seguiva con emozione ogni momento. Io ero proprio accanto a lui e avevo modo di osservarlo bene. Lo incontravo per la prima volta. Avevo sentito molto parlare di quel giovane, del suo incidente quando era appena diciassettenne, dei suoi dieci anni di disperazione, della sua conversione e della sua incredibile testimonianza di gioia. Mi colpirono subito il suo sguardo sereno e il suo sorriso. Marzo 2020
All’offertorio vennero portati vari doni all’altare. In quel momento Nino chiese che gli accostassero un microfono alla bocca per poter parlare. “Sono Nino Baglieri – disse – e sono immobilizzato sul mio lettino. Tanti hanno portato dei doni; io non posso muovermi e non posso venire all’altare, ma offro volentieri quello che ho: la mia preghiera, la mia croce, la mia sofferenza, la mia vita per lei Rettor Maggiore, per la Famiglia Salesiana, per le vocazioni, per i giovani”. Tutti avevamo le lacrime agli occhi, anche don Viganò che poco dopo scese dall’altare per abbracciarlo. Iniziai quel giorno a scoprire lo spessore della santità di quel giovane che ad uno sguardo superficiale poteva apparire una persona da compatire, un “rottame umano”, ma che con la sua testimonianza ha saputo, nel corso degli anni, mostrare a tutti il valore della vita, di ogni vita, e cantare la gioia pur essendo inchiodato alla sua croce.
«Ero sano, forte, robusto»
Nato a Modica, una cittadina siciliana in provincia di Ragusa, il 1° maggio del 1951 da una modesta