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FMA
Emilia Di Massimo Mescoliamo i colori
Una casa che fa educazione a 360 gradi: si comincia dalla scuola dell’infanzia, si pas sa ai ragazzi perché sia loro garantito il doposcuola, ai giovani ai quali sono offer ti momenti formativi secondo lo spirito salesiano; inoltre svariate attività oratoriane, il Grest estivo frequentato da tutti i bambini e i ragazzi del terri torio. Ma ancora: la casa è aperta anche agli anziani che si ritrovano numerosi, settimanalmente, per il loro “Mercoledì insieme” e a loro si affianca un gruppo di ex allieve. Questo e molto altro, avviene a Pegolotte, un pic colo Comune della provincia di Venezia, appartenente alla Diocesi di Padova, nel quale la missione delle Figlie di Maria Ausiliatrice è davvero prezio sa, come ci dicono i validi collaboratori della comunità educante. Carla, Grazia e Luigina, volontarie, sorridendo sostengono che la direttrice, suor Carlina, ha una speciale attenzione per i profughi e per gli immi grati, più di 2500 che, dal luglio 2016 al 31 dicembre 2018, per ordine del Prefetto di Venezia, sono stati alloggiati nell’ex base militare del paese, vicino Cona. Infatti, con il Gruppo Caritas, sono state numerose le iniziative promosse per favorire una cultura dell’accoglienza: l’animazione della ce lebrazione eucaristica con il Vangelo letto in lingua inglese, gli incontri con le testimonianze dei A Pegolotte, un piccolo Comune della provincia di Venezia, appartenente alla Diocesi di Padova, la missione delle Figlie di Maria Ausiliatrice è davvero preziosa e indispensabile. I bambini del doposcuola.
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La casa è aperta anche agli anziani che si ritrovano numerosi, settimanalmente, per il loro “Mercoledì insieme”.
ragazzi, di suor Annamaria Zabai, responsabile dell’associazione vides (Volontariato Internazionale Donna Educazione Sviluppo), di famiglie che si sono adoperate in diverso modo a favore dei profughi. Ma poiché a Pegolotte si vuole educare a 360 gradi, si animano anche cerimonie religiose per il comune, quali la Via crucis e la Domenica del le Palme, in genere celebrata dal Vescovo Claudio Cipolla che desidera rendersi partecipe, ci dice suor Carlina, della bella realtà pastorale che la comunità educante porta avanti quotidianamente con dedi zione e creatività. La marcia della pace diocesana è stata realizza ta unendo le forze. Promossa dalle parrocchie dei Vicariati di Agna, Conselve e Pontelongo, dalle
associazioni e dai Movimenti ac, acli, Agesci, csi, noi (nei vari livelli organizzativi: parrocchiale, vicariale, diocesano), dalla Comunità di San Egi dio al Movimento dei focolari, dall’Associazione Giovanni XXIII alla pastorale dei richiedenti asilo di Cona e Bagnoli, la marcia si è svolta presso i locali della Parrocchia e dell’Oratorio di Pegolotte ed è stata una grande festa. Riconosciuta da tutta la Diocesi di Padova, si è rivelata un’occasione pre ziosa di interculturalità e di dialogo interreligioso soprattutto per la presenza dell’Imam di Trieste e Verona. Le attività differenziate per i grandi e per i piccoli sono state proposte dalle diverse associazio ni tra le quali spiccava, per numero di partecipanti, quella marocchina.
A seguito di questa fantastica esperienza è nata “Aggiungi un posto a tavola”: una o più famiglie, la prima domenica del mese, invitano a pranzo richie denti asilo e persone sole. Un’occasione semplice per condividere un pasto, frammenti di storia e di vita, per conoscersi, per superare paure e pregiudizi, per arricchirsi reciprocamente vivendo una singola re esperienza di umanità. Da un anno, presso la scuola stessa, è iniziato an che un corso di italiano per le mamme straniere che desiderano apprendere la nostra lingua e così poter seguire meglio i propri figli a scuola, comu nicare più facilmente con i docenti ed interagire senza troppe difficoltà con il prossimo. In qualità di volontarie che gestiscono il corso di italiano per le mamme marocchine, Grazia e Luigina ci dicono: “ci siamo rese disponibili due volte alla settimana per incontrare le mamme marocchine, aiutarle, sostenerle nell’avventura che stanno vivendo per ché sia positiva; per far cogliere loro che essa offre nuove opportunità. Ricordiamo i volti preoccupati e tesi di queste giovani donne (alcune di loro non avevano mai seguito un corso di studi regolare) nei nostri primi incontri, ma presto timori e paure sono state vinte dall’accoglienza gioiosa, prima fra tutte quella delle nostre suore, la quale ha fatto vivere a ciascuna il tradizionale spirito di famiglia che caratterizza le case salesiane. Abbiamo imparato a leggere e a scrivere ancora una volta, tutte insieme, e così è maturata gradatamente la stima reciproca ed una vera amicizia. Noi raccontiamo di noi ed ascoltiamo loro, ci conosciamo meglio, nasce una relazione semplice, umana, che guarisce tante ferite e aiuta a riprendere la vita con dignità. Grande è l’apertura che si è creata con l’esperienza che viviamo, soprattutto perché la scuola si è riem pita di colori africani. Le nostre mamme hanno incominciato a sorridere, a salutare, a creare semplici relazioni, donando speranza perché, in terra stra niera, nessuno si senta forestiero. I colori africani si perdono sempre più e si mescolano con altri carat teri somatici, mentre le Figlie di Maria Ausiliatrice e i laici, uniti sempre più dallo spirito di don Bosco e di Maria Mazzarello, sentono ravvivarsi l’audacia che conduce a far sentire ciascuno finalmente giun to a casa, ovviamente tra mille colori!
È nata “Aggiungi un posto a tavola”: una o più famiglie, la prima domenica del mese, invitano a pranzo richiedenti asilo e persone sole.